Recensione Audiozen 413 – DAC Traduzione italiana della
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Recensione Audiozen 413 – DAC Traduzione italiana della
Recensione Audiozen 413 – DAC Traduzione italiana della recensione pubblicata su Mono & Stereo a febbraio 2014 Quando Mono & Stereo mi ha proposto di scrivere una recensione sul nuovo DAC 413 di Audiozen, ho accettato senza pensarci due volte, per parecchie ragioni. Innanzitutto, non conoscevo bene Audiozen, il costruttore italiano, e non avevo mai ascoltato nessuno dei suoi prodotti. Inoltre, da audiofilo, sono sempre alla ricerca di nuove sfide, e questo tipo di dispositivo ultimamente è spesso al centro dell’attenzione. Dopo avere accettato l’incarico, il DAC mi è stato subito recapitato a casa. I lettori di Mono & Stereo non ne saranno sorpresi, poiché conoscono bene l’organizzazione impeccabile della redazione quando si tratta di proporre novità dal mondo dell’HIFI, così in breve tempo nel mio soggiorno si respirava il tipico odore di un dispositivo nuovo di zecca. Aperto il pacco ed estratto il DAC con l’alimentatore, un dettaglio ha subito attirato la mia attenzione, lasciandomi perplesso: il 413 non ha un ingresso USB. Com’è possibile - mi sono subito chiesto realizzare oggi un DAC senza ingresso USB? Riflettendoci su, alcune possibili risposte iniziavano ad affiorarmi in mente, ma ne riparleremo in seguito. Il nome del dispositivo, 413, è in realtà una crittografia, in cui ogni numero sostituisce una lettera dell’alfabeto. Capito? 4 sta per D, 1 per A e 3 per C. Non è geniale?! È chiaro che in Audiozen si pensa in maniera anticonvenzionale, evitando i nomi noiosi e prevedibili che sono ormai all’ordine del giorno nel settore. Dal punto di vista tecnico, il DAC ha tre ingressi S/PDIF coassiali digitali e 2 uscite analogiche RCA sul retro. Tutto qua! Non c’è, come ho detto prima, uscita USB, né AES/EBU, TOSlink o BNC. Inoltre, non c’è la possibilità di connettere un clock esterno. Abbastanza spartano direi, specialmente se paragonato ai lussuosi dispositivi HIFI odierni. Il frontale presenta due LED, il primo sta ad indicare il collegamento elettrico, il secondo il segnale audio. Al centro del 413 c’è un Cirrus Logic CS4353, in configurazione Dual Mono, il tutto completato da due trasformatori toroidali indipendenti, che controllano separatamente la sezione digitale e quella analogica. Il 413 è in grado di processare segnali audio fino a 24 bit/192 kHz. L’ho collegato ad altoparlanti Wilson Audio Sophia 3, amplificatore Classe CA-2200 e preamplificatore/DAC Classe CP-800. Ho spento la sezione DAC del preamplificatore, perché non interferisse, e ho usato il convertitore SPDIF/USB M2Tech EVO con un alimentatore “custom”. Le mie sorgenti audio erano Mac Mini (mid 2010) con Fidelia e Audirvana Plus Mac OS player e OPPO DV981HD DVD player, che si è rivelato ottimo già altre volte. Ho collegato al 413 i cavi Kubala Sosna Anticipation (RCA) per la sezione analogica e Kubala Sosna Espression (75 Ohm RCA) per la sezione digitale. Ho lasciato il 413 acceso senza prestargli ulteriore attenzione, lasciandogli del tempo per sistemarsi ed entrare in sintonia con l’ambiente. Dopo avergli mostrato il materiale che avremmo usato nei giorni successivi, sono andato a letto. Più tardi, l’ho immaginato raccontare le vicende della sua fabbricazione fino a notte fonda. Dopo un paio di giorni di operatività no stop, giunto il momento di fare sul serio, gli ho proposto il suo primo CD: non è apparso affatto sorpreso ed ha prontamente accettato la sfida. Dal suo atteggiamento, avevo l’impressione di trovarmi di fronte a un elegante gentiluomo di mezza età. Non esagerava con i dettagli né metteva l’accento su una qualche parte dello spettro sonoro. Gli ho chiesto un parere su Orlando Cachaito Lopez, sul suo album omonimo (World Circuit, 2001) e la musica cubana, e mi ha risposto con una descrizione estremamente precisa del contrabbasso di Orlando. Mi ha poi fornito l’esatta collocazione degli altri musicisti e dei loro strumenti nello spazio. Ho ascoltato attentamente e con il passare del tempo mi sono reso conto che, tra le altre qualità, aveva anche un senso del ritmo sorprendente. Gli ho proposto in seguito Mercedes Sosa e Misa Criolla (Ariel Ramirez, DECCA, 1999). Da vero gentiluomo, davanti a una signora ha dato il meglio di sé. Quest’unione italo-argentina è stata la prova evidente che anche i più profondi registri della batteria possono essere riprodotti adeguatamente. Come se non bastasse, ha mantenuto l’autorità della voce di Mercedes Sosa dandole la giusta dimensione spaziale. Alla fine si sono salutati affettuosamente, decidendo che si sarebbero volentieri incontrati ancora. Ho dovuto separarli, perché John Martyn stava ansiosamente aspettando il suo turno. Voleva presentarci il suono della sua chitarra dall’album Solid Air (Island, 1973/1990). La loro conversazione è proseguita senza problemi, con la voce di Martyn che in alcune occasioni saliva di tono, solo per dimostrare che il 413 è capace di fare un ottimo lavoro con i salti dinamici. Un CD dopo l’altro, per qualche ragione iniziavo a credere che questo signore elegante avesse ancora qualcosa in serbo per me, anzi, avevo proprio la sensazione che mi nascondesse qualcosa. Dovevo assolutamente scoprire cosa, così ho collegato il MacMini e il M2Tech Evo al 413 ed è accaduto qualcosa di inaspettato che mi ha totalmente sbalordito. Il 413 mi ha finalmente mostrato il suo vero volto, mettendo a nudo la sua anima e mostrandomi la verità. Da quel momento la nostra conversazione si è svolta su un altro livello. La prima parola che mi viene in mente è “sofisticato”, poiché il 413 è effettivamente capace di far emergere una notevole quantità di informazioni dalla registrazione, in modo da far acquisire alla musica una forma logica e bilanciata. Ma cosa vuol dire questo in pratica? Innanzitutto, significa che il 413 è pienamente in possesso delle informazioni che riceve e poi processa in segnale audio. Così facendo, la musica non ha un suono artificiale e non rivela le caratteristiche digitali della sorgente. Inoltre, non mette l’accento su certe parti dello spettro del suono, cosa invece comune tra i DAC di questa fascia di prezzo. Di solito, in questa fascia di prezzo, ci sono troppi dettagli, mentre la regione dei bassi manca di fermezza e la sezione media è sottotono. Non forza i parametri dello spettro sonoro e dà la giusta dimensione spaziale a tutti i musicisti. Mentre ascoltavo il “Da Pacem Domine” (Arvo Part, Harmonia Mundi, 2006), sentivo il coro occupare una posizione chiara nello spazio. Fino ad allora, questa finezza delle voci, accompagnata da eccellente micro dinamica e struttura, l’avevo associata solo a convertitori D/A rari e molto più costosi. Grazie all’oscurità dello sfondo, l’organo ricreava l’atmosfera in una performance musicale convincente. Potevo sentire ogni dettaglio della registrazione, ogni fremito delle voci. Pazzesco! E mentre pensavo che non potesse fare di meglio, ecco una nuova emozione con Michel Godard e il suo album “A trace of Grace” (Carpe Diem Records, 2011). Questa registrazione eccellente (24 bit/192 kHz) è un viaggio musicale unico in cui, nella cappella del convento dell’Abbazia di Noirlac, primeggiano il serpentone di Godard, le voci di Guilemette Laurens e Gavin Murgia, la base di Steve Swallows e il violino di Fanny Paccoude. Per capire questo capolavoro fino in fondo, è essenziale sentire la qualità e il timbro degli strumenti in uno spazio specifico. L’eco nello spazio consente di provare un’emozione unica, ed è qui che il 413 mostra la sua potenza. L’aria della mia stanza d’ascolto si è riempita in modo tale da lasciarmi senza fiato. Paragonato al Classe CP-800, più costoso di quasi 4500 euro, è risultato solo leggermente inferiore in termini di dinamica e dettagli. Se vi è possibile ascoltare questo pezzo, fate attenzione al sassofono di Gavin Murgia e a come vibra dinamicamente nello spazio. In certi momenti, il suono è come un proiettile sparato direttamente al cuore. Si sopravvive solo se il proiettile è seguito dalla gratificazione del suono. Altrimenti, si muore durante l’ascolto. Le mie riflessioni iniziali acquisivano adesso un nuovo significato e avevano il valore di una conferma. Posso affermare che questo prodotto mette davvero in pratica il principio “il meno è il più”, e a questo punto sono certo che il convertitore SPDIF/USB sia stato appositamente omesso nel DAC per non compromettere la qualità del suono. In fondo, la stessa cosa era stata già fatta dalla ben più costosa Berkeley nel modello Alpha DAC. Dovendo quindi necessariamente scegliere il proprio convertitore SPDIF/USB, consiglio il modello M2Tech EVO perché è un prodotto High-End, e considerando quello che offre ha un prezzo sorprendentemente basso (350 €). Insieme al 413 crea un’unione difficile da battere a più livelli, e non soltanto in quella fascia di prezzo. Non avevo più domande da fare al 413. Lasciandolo parlare, avevo l’impressione di sentire la storia della nostra vita: qualcosa di familiare, noto e privo di esagerazioni. Abbiamo trascorso insieme più di un mese, nel corso del quale non mi ha mai mentito: i dischi di buona o di cattiva qualità non mi sono affatto sembrati migliori. Serberò per sempre il ricordo di un vero gentiluomo, per la sua onestà. Un tardo pomeriggio, ha ripreso il treno per l’Italia, rifiutando gentilmente il biglietto di prima classe che gli avevo offerto. Ci siamo separati senza lacrime e parole superflue, ma con grande rispetto reciproco. Una settimana dopo mi è giunta voce che era arrivato a casa sano e salvo. A prescindere dal prezzo, questo è uno dei migliori DAC che abbia mai avuto l’opportunità di ascoltare. Mi farebbe molto piacere, un giorno, conoscere di persona il costruttore per potermi congratulare con lui: si tratta di un prodotto italiano veramente ben fatto. Certo, è sempre possibile che vi imbattiate in un DAC di marca più rinomata, che mantiene il prezzo per anni, rendendovi più semplice un giorno rivenderlo. Ma se comprate il 413, vi lascerete coinvolgere dalla musica e vi direte – perché mai dovrei rivenderlo? Sarebbe una follia! Ed è davvero così. Testo originale e foto: Nebojša Uglješić www.tooloud.co Traduzione italiana a cura della Prof.ssa Antonella Licausi Test System: Speakers: Wilson Audio Sophia 3 Power Amplifier: Classé CA-2200 Preamplifier/DAC: Classé CP-800 Source: Mac Mini (Mid 2010/Mountain Lion) Software: Fidelia, Audirvana Plus USB/SPDIF Converter: M2Tech HiFace EVO PSU for M2Tech: Sound Speaker Cables: Transparent Musicwave Super MM2 Interconnects: Sumic Audio Black Hole 5 Plus (XLR), Kubala Sosna Anticipation (RCA) Digital Cables: Audioquest Raven AES/EBU (XLR), Nordost Blue Heaven USB, Kuba Sosna Expression (75 Ohm, RCA) Power Cables: Audioquest NRG-2, Audioquest NRG-3, Wireworld Stratus Power Bar: Supra MD06-EU MKII Listening Room: Acoustically treated, 8,5 x 3,8 x 2,8 m