Rut - ISSR Portogruaro
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Rut - ISSR Portogruaro
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE «RUFINO DI CONCORDIA» IN PORTOGRUARO DIOCESI DI CONCORDIA-PORDENONE FACOLTÀ TEOLOGICA DEL TRIVENETO RUT Donna straniera e benedizione per tutti Insegnare IRC: l‟utilizzo della Bibbia nella Didattica dell‟IRC a scuola Studente: Mauro TADIOTTO Professore: Stefano VIDUS ROSIN Portogruaro, 2012-13 INTRODUZIONE Il libro di Rut l‟ho scelto perché mi sembrava potesse aiutarmi a dare una risposta a un problema di coscienza posto da un amico in relazione alla sua compagna che risulta cristiana, perché battezzata, ma di fatto non è credente e per il momento non intende effettuare nessun cammino di fede. Questo mio amico si chiede se è bene sposarla sapendo che può correre il rischio di non condividere, per tutta la vita, una cosa importante per lui, la fede. Egli afferma che per la sua vita questo aspetto sia essenziale, anche se poi con i fatti ampiamente lo smentisce. Lasciando stare il caso specifico, si ripresenta anche per i cristiani di oggi il problema presente anche al tempo di Mosè: mi giova sposarmi con una persona che non ha la mia stessa fede? La legge deuteronomista, nei confronti degli stranieri, era giunta a questa norma: «Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dei stranieri, e l‟ira del Signore si accenderebbe contro di voi» (Dt 7,3-4). Lo studio del libro di Rut, unito a quello delle lettere paoline, ha ampliato i miei orizzonti, facendomi comprendere meglio quale possa essere la volontà di Dio nel riguardo dei rapporti di coppia. Egli non impedisce di sposare una persona straniera1 a meno che questa non impedisca di professare liberamente il culto del Signore. Il libro mi ha aiutato a considerare il caso del mio amico come un possibile matrimonio canonico di disparità di culto, nel caso la sua fidanzata al momento del matrimonio non voglia professare il credo della chiesa cattolica. Rut non dice nulla di tutto ciò, ma attraverso associazioni e similitudini mi ha fatto vedere con occhi nuovi la ragazza del mio amico, che anche se «straniera» (estranea perché non cristiana praticante), sia di fatto uno strumento di liberazione per la storia personale del mio amico. Potrei dire con un po‟ di azzardo, una Rut per il mio amico. Si è pensato di calare il libro di Rut in una scuola secondaria di secondo grado, in specifico nel Liceo delle Scienze Umane “Leopardi - Majorana” in una classe quinta durante la settimana che racchiude il giorno della festa della donna. 1 Volendo si può intendere il termine straniera anche in chiave spiritualmente, persona di fede estranea a quella del Dio di Gesù. 2 LA LOCAZIONE NEL CANONE Il libro di Rut è posto dopo il libro dei Giudici nella LXX, nella volgata e nelle traduzioni moderne. Nella tradizione ebraica è raccolto tra gli agiografi come uno dei cinque rotoli, i megillôt, che sono letti nelle feste principali: Rut viene letto a Pentecoste per l‟accento alla mietitura del grano, Pentecoste infatti è una festa di origine agricola. Forse la Bibbia ebraica ha raccolto Rut tra proverbi e Cantico dei Cantici per suggerirne il carattere sapienziale. D‟altra parte il libro è stato collegato al periodo dei Giudici a menzione del versetto 1,1, ma di per se il testo non faceva parte della tradizione deuteronomista che si estendeva da Giosuè fino al secondo libro dei Re. Ma allora perché è stato inserito qui? È necessario fare due passi in dietro nell‟attuale canone. Sappiamo che Giosuè segue immediatamente il libro del Deuteronomio e il legame è garantito dalla continuità tematica, cioè Giosuè è il successore di Mosè. Poi il libro dei Giudici ha a che vedere con il libro di Giosuè perché se in Giosuè si narra la conquista della terra, in Giudici si raccontano le difficoltà del popolo di mantenere e consolidare tale conquista. Questa unità tematica vacilla quando si arriva al libro di Rut. La questione della collocazione nel canone dopo quello dei Giudici, avviene allora per mano dei traduttori greci e latini perché gli ebrei esiliati non riconoscevano più la loro lingua d‟origine, e questa ignoranza portava a una mal comprensione del testo se lo si poneva tra i libri sapienziali e lo si separava dal libro dei Giudici2. LA DATA DI COMPOSIZIONE La data di composizione è molto discussa: sono stati proposti tutti i periodi da Davide (X sec. a.c.) a Salomone fino a Neemia (IV sec. a.c.)3. Fra le molte letture possibili a mio parere spicca quella davidica che attribuisce al libro lo scopo di preservare il ricordo di un antenato del re Davide. La localizzazione a Betlemme, patria di Davide e anche del futuro messia, coincide con i dati sulle origini del re, come pure con la condizione umile di coloro che sono scelti da Dio. Altra lettura, quella esilica poteva proporre il libro di Rut per animare la speranza di un ritorno nella terra di Palestina4. 2 Cfr. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut, Città Nuova Editrice, Roma 1994, p. 7. Cfr. A. BONORA, «Capitolo tredicesimo: Libro di Rut», in Libri Sapienziali e altri scritti, a cura di A. Bonora – M. Priotto e collaboratori, Elle Di Ci, Torino 2008 2, p. 196. 4 Cfr. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut, pp. 26-27. 3 3 LA STORICITÀ Ad una prima impressione il libro non sembra avere nulla di storico, almeno secondo i nostri attuali parametri che vorrebbero una ricostruzione dei fatti fedele alla realtà, ma in Rut sono presenti piccole tracce che si rifanno a determinati periodi storici. È vero che non sono riportati fatti storici puntuali, ma si parla di una carestia, inoltre la narrazione ha termine con una genealogia molto importante, e il testo richiama alcune leggi della tradizione ebraica, come quella del levirato e del riscatto. La legge del levirato (dal titolo levir, “cognato”), che impone al parente prossimo di un uomo morto senza figli di contrarre matrimonio con la vedova per assicurare al defunto una discendenza (cfr. Dt 25,5-10; Rt 4,5). La legge del riscatto riguarda il diritto-dovere da parte dei parenti più prossimi di acquistare la terra proprietà del fratello, nel caso in cui la sua famiglia si fosse trovata in difficoltà economiche (cfr. Lv 25,25; Rt 4,3-4). Questo avviene perché secondo la Torà, la terra appartiene a Dio e non agli uomini che la abitano come stranieri. Ogni sette anni, nell'anno del Giubileo, i terreni venduti dovevano tornare ai vecchi proprietari: l'acquisto di un terreno, in altre parole, era solo un acquisto relativo ai raccolti e non poteva durare più di sei anni. Alta legge che possiamo incontrare in Rut 2,3.15-16 è quella legata alle modalità di mietitura, nata per garantire il cibo allo straniero e ai più sfortunati. La Torà infatti, stabilisce che durante la mietitura qualcosa rimanga sempre nei campi, come si legge in Levitico 19,9-10: «Quando mieterete, non taglierete le spighe che sono ai bordi dei vostri campi e non tornerete a raccogliere le spighe rimaste sul campo. Non passerete neppure a raccogliere, nei vostri vigneti, i grappoli dimenticati o gli acini caduti a terra. Li lascerete per i poveri e per gli stranieri». IL GENERE LETTERARIO Il libro di Rut, composto di soli quattro capitoli, incarna benissimo lo stile narrativo breve ed essenziale degli autori biblici. A noi lettori di oggi abituati a un tipo di lettura prolissa ed estesa risulta di difficile approccio perché lo percorriamo senza renderci conto di ciò che succede, del come e del perché. Perciò è necessario leggere il testo molto lentamente più di una volta. Anche a causa dello stile narrativo è dunque prudente dubitare della storicità del racconto, che pare una raffinata novella. Altra particolarità di questo tipo di narrazione è data nell‟intenzione dell‟autore. Egli fa tutto il possibile perché il lettore si immedesimi con alcuni personaggi e ne respinga altri, quindi più che una narrazione storica di tipo informativo, Rut è una narrazione con finalità formativa. Il racconto ben architettato si svolge in quattro scene nelle quali predomina la concentrazione, secondo lo stile dei racconti popolari. I personaggi appaiono e scompaiono opportunamente e i cambi di scena sono significativi. Predomina il dialogo 4 sull‟azione e si viene a conoscenza dei personaggi attraverso il loro stesso racconto. Ci sono tre personaggi principali: Rut, Noemi e Booz con una predominanza di personaggi femminili. Anche se il libro è intitolato a Rut, la straniera, a livello infranarrativo la storia è portata avanti da Noemi: è lei che da avvio al racconto e che dispone un piano per la nuora. Spesso il libro di Rut è stato catalogato come un “romanzo rosa” per la fedeltà che Rut dimostra alla suocera Noemi, alla quale consegue una ricompensa in amore. Questa è tutto sommato una considerazione semplicistica. Le nozze tra Booz e Rut non esprimono l‟amore come lo intendiamo nel nostro contesto, né Booz è l‟uomo che toglie dai guai le due vedove. Il testo è ricco di ambiguità e ironie. Tra le più interessanti c‟è quella che fornisce la cornice storica del testo. Con il versetto 1,1 si mette in relazione il testo di Rut con quello dei Giudici, ma se nel secondo libro si narrano vicende cariche di violenza, qui si svolge una storia serena dai tratti quotidiani, dove risalta l‟influenza che le donne hanno nel corso della storia. Se il libro dei giudici racconta di uomini forti e coraggiosi, in Rut si spezza lo stereotipo dell‟affermazione maschile, e Booz che significa “il potente” in realtà non lo è5. Altra caratteristica del libro di Rut è l‟utilizzo di nomi narrativi, cioè nomi che racchiudono già in se la storia del proprio personaggio: alcuni studiosi ritengono che il nome Rut sia un nome moabita, altri lo ricollegano alla radice ebraica rwh, che significa irrorare, irrigare, ristorare - e in questo caso vorrebbe dire «ristoro, conforto» - oppure alla radice r'h, che significa stare insieme, essere amici, e quindi significherebbe «amicizia», ma più in generale Rut è la “compagna fedele”; Noemi è “la dolce” o “la piacevole” che si vorrebbe chiamare Mara, cioè “amarezza” a causa della non continuazione della propria stirpe; Orpa colei che è “sleale” o colei che “volta la nuca”; Booz è “il potente” o “il forte”; mentre Elimèlec significa “il mio Dio è re”; Malcon significa “essere malato”; e Chilion significa “consumarsi”6. LA TRAMA DEL RACCONTO Come abbiamo già citato, il libro di Rut è composto di soli 4 capitoli che raffigurano 4 splendidi quadri. 1° quadro (1,1-22) Il racconto di Rut si apre al versetto 1 con una famiglia costretta ad emigrare in un territorio straniero a causa della carestia che assedia il paese di Betlemme (casa del pane). Solo al versetto 2 conosciamo la vera identità dei personaggi. Forse il narratore non li presenta subito al primo versetto per trasmettere al lettore che questa storia può interessare chiunque. Per la famiglia che si trasferisce a Moab la situazione si 5 6 Cfr. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut, p. 29. Cfr. E. DE LUCA, Libro di Rut, Feltrinelli Editore, Milano 1999, p. 26. 5 fa subito complessa. A Noemi, donna ebrea, muore il marito Elimèlec. I due figli Malcon e Chilion sposano due donne straniere, cosa molto grave al tempo perché trasgredendo la legge del popolo ebreo presente in Dt 7,3 pongono un ostacolo alla propria discendenza nella retta sequela del Dio liberatore. Dopo poco tempo anche i figli muoiono7 e restano sulla scena solo le tre vedove. Una storia quella del libro di Rut segnata fin dall‟inizio dalla morte. Morte della promessa fatta agli ebrei sulla terra fertile (cfr. Es 3,17), in quanto è narrata una carestia; morte fisica dei mariti che porta con se anche la morte dell‟altra promessa fatta al popolo ebraico, la numerosa discendenza (cfr. Es 32,13). Per un lettore ebreo ogni speranza è perduta, ma in un momento di completa morte interviene sommessamente il Signore. Noemi sente che nella sua terra è tornato il pane e decide di ritornarvi (cfr. Rt 1,6). Per questo invita con insistenza le nuore, Rut e Orpa a ritornare dalle loro famiglie di origine, avvertendole che lo stare con lei non garantisce loro il futuro, perché lei è vecchia e non può più generare figli, quindi non è più causa di tranquillità fra le braccia di un marito (cfr. Rt 1,9). Orpa al secondo invito della suocera si congeda baciandola e ritornando dalla sua famiglia e alla sua religione natia (cfr. Rt 1,15), Rut invece resiste all‟ostinazione della suocera. Questa scelta di stare con la suocera la ritroviamo ai versetti 16-17, dove esce con grinta, sicurezza e fermezza la decisione di Rut di voler seguire Noemi e così di accogliere il suo popolo e il suo Dio (cfr. Rt 1,16). Da notare che il ritorno a Betlemme avviene mentre è iniziata la mietitura del grano, e proprio al v. 22 abbiamo il secondo indizio che fa comprendere al lettore che la mano provvidente del Signore è con le due povere vedove. 2° quadro (2,1-23) Il capitolo secondo ritrae la scena che si colloca prima in ambiente privato poi in campo pubblico e poi di nuovo in privato. Subito è reso noto solo al lettore che in Betlemme, Noemi aveva un parente potente e ricco di nome Booz, fratello del proprio marito morto. Stupisce il fatto che Noemi nonostante una situazione di povertà non va a chiedere un aiuto al parente. Invece, la nuora Rut, un giorno, spinta dalla fame e dalla mozione di trovare grazia presso un uomo, và per caso a spigolare nei campo di Booz, ignara della parentela con Noemi. Dal testo si capisce che Booz era fuori città, e al rientro nota la giovane straniera seduta nei suoi campi, con timidezza chiede informazioni su di lei al sovrintendente dei suoi servi (cfr. Rt 2,5). Già da come pone la domanda si nota un certo interesse per la donna, ma si manifesta maggiormente quando va a parlargli di persona rivolgendole parole benevole (cfr. Rt 2,8) e comandando agli uomini di non molestarla (cfr. Rt 2,9). Rut di fronte a tanta benevolenza si commuove e domanda il motivo di tanto interesse (cfr. Rt 2,10). Booz risponde di aver sentito come ella si sia comportata con Noemi, lasciando la sua terra e il suo Dio, e di come abbia lavorato con assiduità fin dal mattino (cfr. Rt 2,11-12). L‟ambiente si fa sempre più 7 E. DE LUCA, Libro di Rut, p. 27, l‟autore sostiene che la morte dei tre uomini sia causata dal voler persistere lontano dalla terra di Israele. 6 intimo e Booz chiama la giovane a mangiare con se e con i suoi operai (cfr. Rt 2,14). Alla fine della giornata di lavoro, Rut torna a casa con una misura sovrabbondante di grano, rispetto alla quantità che di solito un povero era solito spigolare dietro ai mietitori. Infatti Booz aveva dato ordini agli operai di lasciar cadere apposta spighe per lei (cfr. Rt 2,15-16). Questi indizi pongono nel lettore una domanda implicita: che cosa farà Booz? Quali sono le sue intenzioni? La sottile arte narrativa spinge già da ora il lettore a tifare per un maggior coinvolgimento. Infine, il capitolo si conclude nuovamente nella casa della suocera, dove tra le due vedove si instaura un dialogo ricco di stupore poiché i personaggi svelano al lettore, mediante il loro raccontarsi la giornata, la bontà di Dio, e Noemi non manca di riconoscere nell‟accaduto la misericordia che Dio riversa verso due povere vedove come loro. Booz, infatti ha diritto di riscatto su Noemi. A stravolgere tutto questo entusiasmo ci pensa l‟ultimo versetto del capitolo che presenta nuovamente una situazione critica: è finita la stagione del raccolto. Come sarà il futuro delle vedove, visto che si delinea un nuovo periodo di carestia? Con la fine del lavoro finisce presto anche il cibo. 3° quadro (3,1-18) Nel terzo capitolo si ha il climax del libro, tutta la scena si svolge in privato e nell‟intimità della sera. Noemi, donna accorta si è resa conto che Booz è attratto da Rut e in modo audace si preoccupa del futuro della nuora progettando un incontro tra Rut e Booz (cfr. Rt 3,1-4). È il tempo in cui si ventila l‟orzo di notte per fuggire l‟afa e la polvere del giorno. Booz la sera dorme sull‟aia, a custodia del raccolto. Noemi invita Rut a recarsi, di notte, sull‟aia di Booz e di giacere con lui. Al versetto 3, Noemi sembra istruire Rut nell‟arte della seduzione per aprire un varco nel cuore di Booz. Sottile ironia questa visto che Rut era già esperta in quanto moglie del figlio di Noemi. Comunque, la nuora obbedisce alla suocera, si reca all‟aia e si pone ai piedi di Booz, ma quando si sveglia preso da un brivido (cfr. Rt 3,8), Rut esprime subito il suo desiderio di sposarsi con Booz contravvenendo al comando della suocera: «scoprigli i piedi e sdraiati lì. Ti dirà lui ciò che dovrai fare» (cfr. Rt 3,4). Alla volontà di Rut e dello stesso Booz si contrappone però un parente più stretto dello stesso che ha il diritto di riscatto su Noemi e quindi sulla stessa Rut. Il capitolo terzo si conclude nell‟oscurità, prima dell‟alba. Booz per paura di essere scoperto dai suoi servi riempie il mantello di Rut con sei misure di orzo e la rimanda a casa, in attesa di risolvere la situazione. Il versetto 18 termina con una suspense, lasciando il lettore in ansia. Come andrà a finire la storia? 4° quadro (4,1-17) In contrapposizione al capitolo precedente, l‟ultimo capitolo si svolge completamente di giorno e in una piazza pubblica. Qui sono presenti diversi personaggi: Booz, il parente che ha il diritto di riscatto e dieci anziani per rendere valido l‟atto di riscatto. All‟invito di Booz di riscattare il terreno del fratello Elimèlec, l‟ignoto go’el asserisce. I progetti di Rut e Booz sono così frantumati e anche la loro storia d‟amore, 7 allora Booz esegue il suo affondo invitando il fratello ad acquistare anche Rut, perché il terreno è anche suo in quanto ha sposato uno dei due figli di Noemi, inoltre dovrà garantire una discendenza al parente morto. Davanti a questa clausola l‟avversario ritratta cedendo il diritto di riscatto a Booz perché sposando una straniera trasgredirebbe la legge deuteronomista e la stessa rovina che si è abbattuta sulla casa di Elimelec si riverserebbe su di lui. Un secondo motivo che spinge il go’el a rinunciare alle sue prerogative è il timore di perderci economicamente perché adempiendo alla legge del levirato, l‟acquisto del terreno non tornerebbe più a suo vantaggio in quanto il campo di diritto spetterebbe all‟erede nascituro. La disputa si conclude in un clima di gioia, di approvazione e di benedizione, dove gli anziani paragonano Rut a Lia che rappresenta la bellezza e la sessualità8, e a Rachele che rappresenta la fecondità e la maternità, due donne che al pari di Rut lasciano la casa paterna e distruggono l‟idolatria, fondando la casa di Israele9. Il quadro narrativo termina con Booz che prende in moglie Rut e unendosi a lei dona a Noemi un nipotino che gli garantisce la discendenza. Al vedere questo le donne del paese paragonano il caso di Booz e Rut e quello di Tamar e Giuda. Infatti, Rut e Tamar hanno molte cose in comune. Entrambe sono straniere ed entrambe generano una discendenza con mezzi che non erano quelli normali. Entrambe sono vedove e nuore di qualcuno che ha bisogno di una discendenza legittima. Entrambe rifiutano di tornare a casa dai loro padri e mostrano fedeltà al suocero e alla suocera. Appendice (4,18-22) Con la risoluzione della trama del libro, mentre a Noemi è garantita una discendenza legittima, al lettore sono presentati quattro versetti conclusivi che narrano la genealogia di Davide e che fungono da epilogo. In questa genealogia composta di soli uomini non compaiono le due protagoniste del libro, Rut e Noemi. Il narratore pone la nascita di Obed, il figlio di Booz, in un contesto più ampio di tempo, sia all‟indietro che in avanti. Si situa così il testo all‟interno della storia famigliare dell‟intero Israele, e come indica la genealogia: Obed fu il padre di Iesse, colui che a Betlemme genererà il futuro re Davide. Si comprende, allora, che il libro di Rut, la bisnonna di Davide, si presenta come un testo religioso, legato alla dinastia davidica e alla speranza messianica. Se Rut non rientra nella genealogia, significa che non ha importanza per l‟autore? Certo che no, semplicemente all‟autore piace giocare d‟ironia; in effetti ha già collocato Rut nella linea più antica e più pura della storia d‟Israele, e non per appartenenza etnica, ma per il suo atteggiamento, paragonandola ad alcune donne dell‟antichità: Lia, Rachele e Tamar. 8 9 Cfr. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut, p. 130. Cfr. E. DE LUCA, Libro di Rut, p. 60. 8 I MESSAGGI DEL LIBRO Il libro in se racchiude molti temi: il primo insegnamento ci arriva dalla narrazione stessa, che mostra un‟immagine di Dio misteriosa e nascosta. Infatti, Dio è evocato poche volte e non agisce con segni straordinari, tutto sembra essere affidato al caso (cfr. Rt 2,3). Di fatto il lettore, attraverso stratagemmi letterari del narratore, intuisce che sotto gli avvenimenti c‟è una mano che guida i personaggi, sopratutto nel momento del bisogno. Ad esempio le vedove hanno bisogno di mangiare e Dio vi provvede facendole ritornare a Betlemme; Rut sente la necessità di ingraziarsi un uomo che la protegga e Dio gli dispone Booz; Booz già anziano non vuole ammettere di aver bisogno di una donna, ma dopo le avances di Rut, si rivolge a lei ringraziandola di aver mostrato misericordia con lui (cfr. Rt 3,10); anche Noemi necessita di una discendenza e Dio vi provvede con Obed. Insomma, dal racconto traspare un Dio che conduce segretamente la storia attraverso la quotidianità e inoltre il lettore sperimenta la provvidenza che il Signore ha verso le vedove e i poveri. Si conferma così quanto detto nel Salmo 68 (67),6: «Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora». Vedove e orfani nella società orientale antica erano senza go'el, «il difensore giuridico», allora Dio stesso entra in scena per tutelare queste due categorie di persone. Ogni attentato nei loro confronti sarà, dunque, un delitto anche religioso, perché coinvolgerà il Signore stesso. In altre parole in Rut è presente la teologia della liberazione. Un secondo messaggio di speranza è dato dai versetti in cui Dio è nominato. In 1,6 il narratore dice: «Aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo». Ed in 4,13: «Il Signore le accordò di concepire». Questi versetti che costituiscono una cornice racchiudono in se la teologia della creazione e della promessa. Mostrano infatti un Dio che crea e provvede alla vita, che continua a moltiplicare le generazioni del suo popolo. Un terzo messaggio dal tema delle benedizioni: Noemi benedice le sue nuore (cfr. Rt 1,8), Booz benedice gli operai e gli operai benedicono Booz (cfr. Rt 2,4), Booz benedice Rut (cfr. Rt 2,12; 3,10), Noemi benedice Booz (cfr. Rt 2,19-20), gli anziani benedicono Rut e Booz (cfr. Rt 4,11-12), le donne benedicono Noemi (cfr. Rt 4,14). La benedizione che i vari personaggi si scambiano è un appello a Dio dalla cui bontà, fedeltà (significati racchiusi nell‟ebraico hesed in Rt 1,8; 2,20) e potenza viene aiuto, protezione e fecondità10. Con uno slogan potremmo riassumere: benedizione chiama benedizione. Quarto messaggio importantissimo, che ritroviamo anche dal prologo di Matteo (cfr. Mt 1,1-16), è dato dalla figura di Rut, una straniera che porta avanti la storia di salvezza. Questo particolare unito all‟esempio di Tamar fa comprendere come 10 Cfr. A. BONORA, «Capitolo tredicesimo: Libro di Rut», in Libri Sapienziali e altri scritti, p. 202. 9 la storia della casa di Davide è fondata su una storia provvidenziale, nella quale gli stranieri entrano a far parte e hanno un ruolo fondamentale. I POSSIBILI MOTIVI DELLO SCRITTO Se si accetta una datazione del libro in epoca persiana, si può ipotizzare che esso sia stato scritto per protestare contro le misure ferree di Esdra che impedisce di sposare donne straniere. Questo libro infatti si mette in netta opposizione alla legge ebrea del deuteronomio che chiede al popolo di tenersi lontano delle donne straniere (cfr. Dt 7,3). Secondo motivo dello scritto di Rut è confermare l‟idea teologica deuteronomista e dei Giudici in riferimento alla retribuzione che Dio riserva a chi rimane fedele a Israele. In effetti il testo mostra chiaramente come la fedeltà a Dio e alle sue leggi conta più del luogo di origine e della condizione sociale. Infine, il libro riconosce la singolarità dei carismi della donna e li addita come qualità indispensabili per la storia della salvezza. Rut sembra essere tipos di Cristo, in effetti è modello di abbandono in Dio, di coraggio e di umiltà, di laboriosità, di dolcezza e di accoglienza. Attraverso di lei, Dio apre la sua alleanza ai popoli stranieri e prepara la novità del Messia11. Non è un caso allora che nel vangelo di Matteo, Rut risulti nella genealogia di Gesù, insieme ad altre tre donne straniere (cfr. Mt 1,1-16): esse preparano l‟annuncio della salvezza per tutti gli uomini e non solo per il popolo d‟Israele. LA CARTA DI IDENTITÀ: ANALISI DEI PRINCIPALI PERSONAGGI Anche se il narratore non si addentra in narrazioni psicologiche di sentimenti, pensieri e relazioni, a partire da un‟attenta lettura è possibile percepire quali siano le caratteristiche dei personaggi e quali sviluppi/mutamenti si hanno lungo la storia. Di seguito mi propongo di fare una sintesi di Rut, Noemi e Booz a partire da alcuni versetti commentati da Navarro e da De Luca12. RUT La protagonista Rut, originaria di Moab, si sposa nella sua terra con un emigrante ebreo, che successivamente muore quando lei era ancora giovane. Si decide per rimanere con la suocera ebrea Noemi e così andare nella patria del marito defunto, Betlemme. Al tempo le donne senza figli e senza uomini erano stimate un nulla. In contrasto con questo pregiudizio del tempo, Rut e Noemi, mostreranno al lettore, nel 11 12 Cfr. A. BONORA, «Capitolo tredicesimo: Libro di Rut», in Libri Sapienziali e altri scritti, p. 205. Cfr. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut. e E. DE LUCA, Libro di Rut. 10 corso della narrazione, la loro importanza a partire da loro stesse. Rut, infatti, si presenta già nel primo capitolo come una donna dotata di grande libertà e capace di forti scelte. Rut lascia il suo paese, non è schiava dell‟affetto che prova per le sue terre, si libera anche dell‟appartenenza etnica, delle credenze di origine e rinuncia anche alla sua identità di moabita (cfr. Rt 1,16-17). Ciò che spinge Rut a lasciare il suo paese e il suo Dio, è il forte affetto che prova per la suocera Noemi. Sembra che l‟essere vedova per di più straniera non l‟abbatta, anzi, in una terra non sua ella va in cerca di lavoro è si dimostra un‟ottima lavoratrice riconosciuta per la sua tenacia fisica (cfr. Rt 2,2-3.7). Rut rompe gli schemi del tempo che volevano l‟uomo come cercatore di lavoro e come protagonista nell‟iniziativa di azioni quotidiane. Lei invece si dimostra autonoma, capace di libera iniziativa e addirittura capace di andare incontro all‟uomo per proporsi. Rut emerge anche come donna del dialogo per il rapporto sincero, privo di doppiezza che instaura sia con la suocera Noemi, sia con tutti i personaggi del racconto. Dalle diverse azioni e dalle parole di Rut, si nota che al primo posto c‟è sempre il bene della suocera (cfr. Rt 1,16-17;2,18). La solidità di Rut si può percepire anche quando di fronte agli ordini/suggerimenti della suocera, sulle modalità di seduzione verso Booz, lei si sente sicura di se ed è disposta al rischio. Infatti Rut non si dimostra un‟esecutrice meccanica (cfr. Rt 3,3-4.8-9). Dal testo, ci si stupisce anche della limpidezza di Rut, ella infatti seduce Booz con la semplicità della sua persona senza usare l‟inganno, parlandogli di propria iniziativa (cfr. Rt 3,9). In tal modo si mostra trasparente, retta e senza doppia faccia. Nello stesso versetto Rut, otre ad essere libera, è una liberatrice in quanto richiama Booz ad assumersi le sue responsabilità di go’el, aiutandolo a scrollarsi l‟insicurezza sessuale che lo immobilizza. Nel versetto successivo Booz, con l‟esclamazione «Benedetta tu dal Signore, figlia mia! Hai agito bene, la tua misericordia seconda è più bella della prima», vede in Rut una caratteristica che appartiene a Dio, la misericordia (cfr. Rt 3,10). NOEMI Noemi è una vedova anziana essa stessa prima di Rut sperimenta cosa significhi sentirsi straniera e vedova. Risulta una persona pulita, non manipolatrice e senza inganno, infatti dalle sue parole si vede che ha a cuore il vero bene dell‟altro (cfr. Rt 2,9; 3,1), non manca di mette le nuore di fronte alla realtà: esse sono ancora giovani e possono ancora trovare accoglienza tra le braccia di un marito (cfr. Rt 1,9). Noemi, “la dolce”, ad un certo punto della storia corregge il suo nome perché il suo cuore è afflitto per come la vita è stata con lei, si vuol far chiamare Mara, “amarezza” (cfr. Rt 1,20-21). Interessante risulta questo versetto dove si nota anche, come ella credesse che la sciagura abbattutasi su di lei derivasse dal peccato di essersi allontanata dalla terra promessa. Noemi, anche se rimane vedova e si vede privata dei figli e quindi di una discendenza, non manca di cogliere i segni della benevolenza di Dio (cfr. Rt 2,3.15). Noemi, se ai primi capitoli sperimenta l‟abbandono di Dio e si lamenta, nel proseguire della storia questo muta in un gioia di esultanza. 11 BOOZ Booz è descritto come un ricco proprietario, che da quanto traspare dal testo è anziano ed è ancora da maritare. Questa caratteristica denota una certa problematica nell‟intessere relazioni con la parte femminile. Notiamo questo fatto in Rut 2,5 dove il padrone non si comporta da proprietario andando direttamente dalla donna, ma prima va dai servi a chiedere chi sia la giovane che spigola nei suoi campi. Booz ha molte caratteristiche positive, non è il padrone cattivo, dalle parole verso i servi si mostra gentile (cfr. Rt 3,4), con Rut questa gentilezza si trasforma in protezione paternalista (cfr. Rt 2,8-9), ma il resto della storia mostrerà una dolce ironia davanti a questo paternalismo, perché sarà la donna a svelargli l‟insicurezza e il timore inconfessato che lui prova davanti a lei (cfr. Rt 3,8-9). In questi versetti Rut libera l‟identità sessuale di Booz. Se lui sarà il suo redentore o go’el, lei lo riscatterà dalle sue inibizioni e dalle sue incapacità sessuali e in definitiva dalla sua insicurezza13. In altri versetti Booz si mostra generoso con Rut (cfr. Rt 2,9), fino a trattare Rut come la propria moglie (cfr. Rt 2, 14), usandogli benevolenza (cfr. Rt 2,12.16) e magnanimità (cfr. Rt 3,11). In altri versetti Booz “il forte” si mostra anche pauroso del giudizio altrui (cfr. Rt 3,14), ma questa paura è legittima perché in paese Booz gode di una buona reputazione. Nel dialogo con Rut, Booz si mantiene sempre onesto e sincero sia con se stesso sia con Rut, infatti invece di approfittarsene, prima di informarla che c‟è un altro go’el, si giustifica con lei parlandole di ciò che il suo gesto provoca in lui. Sa che sta realizzando con lui un‟opera buona, cioè ha scelto un uomo non più giovane e lo invita a compiere il suo dovere (cfr. Rt 3,12-13)14. A conclusione di queste brevi descrizioni dei principali personaggi del libro di Rut, stupisce il fatto che tutti ne escono realizzati: Noemi ora, grazie al nipotino non ha più motivo di volersi chiamare Mara; Rut ha trovato accoglienza tra le braccia di un uomo; Booz è riuscito a vincere le sue inibizioni sessuali. Una storia di liberazione dove, però, ogni personaggio è stato motivo di liberazione per l‟altro. Booz per Rut e Noemi, Noemi per Rut e Booz, e Rut per Booz e Noemi. A trarne vantaggio da questa vicenda è anche lo stesso Israele che in questo modo attraverso una donna straniera, perpetua la sua storia di salvezza. La morale ultima di questo libro sembra essere che la persona straniera è benedizione per tutti. PROGETTAZIONE DI UNA AZIONE D’AULA ALL’INTERNO DI UN’UNITÀ DI APPRENDIMENTO Come citato nell‟introduzione si è pensato di trattare il testo di Rut in una classe quinta di un Liceo delle Scienze Umane, per rispettare la tempistica di 50 minuti di lezione sono stati selezionati solo alcuni versetti, quali Rt 1,8-18; 2,1-18; 3,1-15; 4,913 14 Cfr. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut, p. 145. Idem, p. 144. 12 17. Ho pensato di inserire il testo di Rut all‟interno dell‟unità di apprendimento che interessa il matrimonio per far comprendere loro il concetto di misterion, aiutandoli a percepirlo come strumento pensato da Dio per continuare la storia della salvezza. All‟interno di una possibile unità di apprendimento ho ipotizzato di legare il libro di Rut al passo di Paolo sulla morale domestica (cfr. Ef 5,21-33), e sul pensiero teologico che riconosce al vincolo del matrimonio un mistero di salvezza (cfr. 1 Cor 10-16). Di seguito proporrò l‟ipotetica lezione di IRC e il possibile itinerario interdisciplinare: INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA Nella lezione precedente: prima di affrontare il libro di Rut in classe, invitare i ragazzi a leggere per casa i 4 capitoli della novella. In classe: inquadrare storicamente il testo di Rut, indicandone la motivazione nell‟inserimento nel canone. Rendere noto agli alunni quali sono i principali messaggi teologici del testo. Avviare i ragazzi a una lettura psicologica dei personaggi, attraverso una ricerca testuale simile a una caccia al tesoro: viene presentata loro una scheda dove sono rese note tutte le particolarità dei personaggi (tabella a pag. 15). I ragazzi dovranno annotare quali versetti dei 4 capitoli possono esprimere le caratteristiche dei personaggi. Se i ragazzi leggendo attentamente il testo trovano altre caratteristiche, possono annotarle nella scheda. Ogni alunno può prendere un personaggio a scelta. Leggendo il testo il ragazzo vive delle emozioni legate a molte realtà che può aver già vissuto o che inconsciamente desidera vivere come ad esempio: relazioni uomo-donna, piacere, sofferenza, insicurezza, lutto, fame, bisogno d‟approvazione sociale, solitudine, affetti, etc. Attraverso lo schema che rappresenta le caratteristiche dei personaggi, il ragazzo può essere aiutato a prendere coscienza di quali sono le virtù o le difficoltà che racchiude in sé. Presentazione delle leggi ebraiche presenti in Rut, specificandone la sua utilità sociale e religiosa. Alla fine dell‟analisi è utile avere un feedback di ciò che hanno trovato e cosa invece hanno scoperto oltre le indicazioni presenti nella scheda. Per valorizzare il lavoro svolto, nella successiva lezione d‟aula si può partire da qui. ITALIANO Affrontare qualche lettura di autrice femminile del „900 che ha lottato per l‟emancipazione della donna. STORIA All‟interno dell‟unità di apprendimento “Dalla guerra fredda ai giorni nostri”, introdurre il tema sulla la festa della donna. Come è nata? L‟emancipazione della donna dal 1908 al dopoguerra. 13 FILOSOFIA Introdurre tra gli autori contemporanei il pensiero di qualche donna, ad esempio Etty Hillesum. Anche se non è propriamente una filosofa, fu sicuramente una donna dotata di una vivace intelligenza. Si laureò in giurisprudenza, intraprese lo studio delle lingue slave e si interessò della psicologia junghiana. DIRITTO Il diritto di famiglia. Diritto al voto: apertura al voto anche alle donne. STORIA DELL‟ARTE - DISEGNO Anche se si va fuori programma rispetto alle competenze e abilità proposte dal POF, nell‟ora di storia dell‟arte, l‟alunno potrebbe rappresentare in un quadro/foglio i versetti che più hanno mosso delle forti emozioni in lui. Esso potrebbe decidere di rappresentare la scena che più l‟ha colpito nel libro di Rut oppure può dare libero estro alla creatività a partire dall‟ispirazione che determinate parole hanno suscitato nella propria interiorità. È vero che non siamo in un liceo artistico ma in ognuno si nasconde un pittore. 14 SCHEDA CON LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PERSONAGGI NOEMI - Non è manipolatrice, persona pulita non inganna saggia non si riconosce nell‟identità originaria ha la credenza che le calamità fossero legate ai peccati a volte è lamentosa vedova accogliente non è una persona passiva sa leggere i segni di Dio astuta progettatrice, ma non cerca la sicurezza totale altruista sa gioire della fortuna altrui ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... RUT - donna caratterizzata da una libertà disarmante affettuosa capace di rinunce vedova giovane straniera virtuosa lavoratrice persona non passiva donna ci comunicazione speranzosa coraggiosa (affronta le difficoltà) capace di amare altruista capace di seduzione trasparente retta, non doppia faccia desiderosa di sposarsi obbediente ma non esecutrice meccanica di comandi sicura di se capace di provocazione ................................................. .................................................. .................................................. .................................................. BOOZ - ricco proprietario timido gentile dolce paternalista si interessa della vita altrui e di quella del paese parente di Noemi insicurezza verso l‟altro sesso diritto di riscatto (go’el) generoso capace di onestà e di sincerità con Rut non sposato vecchio indeciso sulla sua identità sessuale inibizioni in campo sessuale gode di una buona reputazione pauroso ................................................. ................................................. ................................................. 15 BIBLIOGRAFIA Fonti La Bibbia di Gerusalemme, edizione italiana a cura di un gruppo di biblisti italiani, EDB, Bologna 2009. Studi A. BONORA, «Capitolo tredicesimo: Libro di Rut», in Libri Sapienziali e altri scritti, a cura di A. Bonora – M. Priotto e collaboratori, Elle Di Ci, Torino 20082. E. DE LUCA, Libro di Rut, Feltrinelli Editore, Milano 1999. M. NAVARRO, I libri di Giosuè Giudici e Rut, Città Nuova Editrice, Roma 1994. 16