La Rocca - Altervista

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La Rocca - Altervista
6/2003
NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE N. 4 REG. TRIB. PS NR. 427 - DIR. RESP. G. DALL’ARA REDAZIONE SANT’AGATA FELTRIA
FAX 0541/929744 - GRAFICA E FOTOCOMPOSIZIONE IL PONTE STAMPA TIPOLITO LA PIEVE, VILLA VERUCCHIO - EMAIL [email protected]
In pudria andè
a scola a pè?
Sommario
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Pungitopo, il vincitore
3
Urbini, chaffeur d’Europa
4
Riaprono vecchi sentieri
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Basta Messe improvvisate
6
Don Bonaccorsi, 100 anni fa
7
L’immagine delle Marche
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La famiglia Frampoli
9
Le poesie di Marani
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È uscito il cd della Banda
11
Attualità
ROCCA
È UN’INIZIATIVA
COMITATO FIERE
ED INIZIATIVE PROMOZIONALI
I
n pudria
andè
a
scola
a
pè... l’è enca
vicina!
Ui
faria ben ma
chi burdel...
ma adess i è
tot
esagerèt!...”
Scendendo
verso la piazza giorni fa ho involontariamente sentito queste parole, che due anziani si
scambiavano tra loro. Ed è stata ancora una volta l’occasione per ricordarsi
che i vecchi hanno sempre qualcosa da
suggerire. Per la verità in questi anni
l’importanza dell’andare a scuola a
piedi viene riscoperta un po’ da tutti,
anche dagli specialisti. Spesso la stampa dà spazio a pediatri ed esperti che
ci ricordano come camminare regolarmente - sia per i bambini che per gli
adulti - è un’importante fonte di benessere fisico, e risparmia la necessità di
iscriversi a società sportive e a corsi in
palestra. Il percorso scuola-casa è una
delle occasioni migliori per approfittare dei benefici delle passeggiate regolari e per raggiungere i raccomandati
30 minuti quotidiani di cammino. I
vantaggi per i bambini vanno molto al
di là degli aspetti fisici (che pure sono
importanti, se è vero che tutti ci raccomandano in continuazione che i nostri
figli rischiano, più di ogni altra generazione, di essere obesi, non tanto perché mangiano troppo e male, quanto
perché hanno uno stile di vita sedentario sin da piccoli), e riguardano sia la
capacità di socializzazione, che lo sviluppo psicologico.
Ecco quanto ha pubblicato lo psicoterapeuta Giacomo Toffol nella rivista
“Un pediatra
per amico”:
“Negli ultimi
anni alcune
amministrazioni comunali e
strutture scolastiche italiane,
seguendo gli
esempi
che
vengono dal
r e s t o
d’Europa, hanno iniziato ad organizzare delle modalità alternative al traffico
veicolare per recarsi a scuola. Le esperienze effettuate sono le più varie, ed
hanno visto sempre il coinvolgimento
attivo di genitori, insegnanti, e degli
entusiasti bambini. Si va dalla istituzione di percorsi pedonali protetti, fino
all’organizzazione di veri e propri
“autobus a piedi” come avviene in
alcuni quartieri di Roma. I bambini
accompagnati dai genitori alle fermate
del “pedibus” percorrono poi degli itinerari stabiliti in gruppo e accompagnati da volontari adulti, riuscendo in
tal modo a fare attività fisica e nel contempo a crearsi nuove amicizie, conoscendo meglio l’ambiente che li circonda.
L’obiettivo fondamentale cui puntano
queste iniziative è dare la possibilità al
bambino di muoversi senza motore in
quello che dovrebbe essere il suo
mondo.
I vantaggi per i bambini sono molteplici: danno la possibilità di effettuare del
movimento, sufficiente a mantenere
una buona salute; favoriscono la socializzazione; abituano i bambini ad una
corretta educazione stradale, rendendoli più sicuri come pedoni; migliorasegue a pag. 5
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
CRONACA
del paese coordinato dall’ideatore de “Il Pungitopo”, Efrem
Satanassi. Insieme a lui queste persone vogliono lavorare
per promuovere iniziative che potrebbero coinvolgere
anche il teatro. In questo modo il premio letterario sarà
visto come coinvolgimento di persone del luogo che lavoreranno insieme per valorizzare il nostro paese. Il gruppo
è aperto alle persone, con la passione per la lettura, che si
vogliono unire all’iniziativa”.
Benedetta Rinaldi
Romagnano:
furti in chiesa
Al lungo elenco di opere d’arte trafugate nel nostro territorio dobbiamo aggiungerne altre due. Nella chiesa di
Romagnano, nel mese di novembre, sono scomparse due
tele ad olio di circa due metri di altezza. Uno dei due quadri rappresentava Santa Flora, l’altro una Madonna con il
bambino. Il furto sarebbe avvenuto nottetempo forzando
una finestra della chiesa.
Parte bene
la stagione teatrale
L’eredità di Venanzio
La nuova stagione teatrale del Mariani è partita con uno
spettacolo splendido. La Compagnia Giovani del teatro stabile delle Marche ha presentato “L’Isola”, una pièce con
brani tratti da Shakespeare, Molière e Rostandt, e un filo
conduttore davvero originale fatto da spiritelli, musici e
maschere. Quindici attori, con la regia di Paola Galassi,
hanno incantato il pubblico presente (non molto a dire il
vero), con memorie fantastiche, interrotte da trovate comiche e da belle musiche originali.
È stato presentato Sabato 25 Ottobre il libro vincitore della
settima edizione del premio letterario “Il Pungitopo”.
“L’eredità di Venanzio”, questo il titolo dell’opera dello
scrittore pesarese Valentino Rocchi, aveva sbaragliato i suoi
avversari, i finalisti Vinicio Susi di Siena, Maurilio Barozzi
di Trento, Claudia Jandolo di Avellino e Mariella Marras di
Nuoro, nel Settembre 2002 aggiudicandosi il prezioso riconoscimento con la seguente motivazione: “per la compattezza di un disegno narrativo che pur con alcune sfrangiature si plasma in maniera efficace di una scrittura diretta e
di uno stile consono ad una mistery story della provincia
italiana”. “Si vuole presentare al pubblico - dichiara il presidente della Pro-Loco Margherita Marini - l’opera pubblicata dalla casa editrice Guaraldi la scorsa estate e abbiamo
colto l’occasione per delineare il progetto dell’impostazione del nuovo Pungitopo. Verranno mantenuti gli stessi
caratteri e lo stesso regolamento ma ci saranno innovazioni fra cui l’edizione biennale tenuta non più a Settembre
ma in Primavera e la premiazione di editi ed inediti, con lo
stesso tema del Pungitopo. Verrà riservata una sezione
anche degli editi, si sceglierà un’opera di valore sul tema e
verrà consegnato il nostro riconoscimento. Il premio - prosegue il presidente - sarà gestito da un gruppo di persone
Sandro Valli presenta
la sua Perticara
Sandro Valli! Chi non lo conosce. Se avete qualche numero arretrato della Rocca andate a vedere le pagine dedicate a Perticara e a Miniera, e troverete alcune delle sue poesie. Finalmente il nostro Sandro si è deciso a raccoglierle
tutte, ad aggiungerne altre, e a pubblicarle in un bel libro.
Il dialetto è il nostro, con qualche inflessione del
Casermone di Miniera.
Il libro è stato presentato a Perticara nei primi giorni di
novembre ed è diventato uno spettacolo.
Se non l’avete ancora letto lo trovate in edicola e in tutte le
librerie.
Gita a Venezia organizzata dalla Società del Mutuo Soccorso.
Anno ‘55 circa.
Prima fila in alto da sinistra: Parò, Adolfo
Piacenti, Maria Piacenti, Vittorio Piacenti, Ezio
de fabre, Giovanni Piacenti e suo fratello.
Seconda fila da sin.: Arduina (moglie di Parò),
Luigi D’Orazi (Durazon), Ciacci (babbo della
Tosca), Maria d’Ezio, Maria Guidi (de spazen),
Marani Mario (Marnin).
Terza fila: Francesca, Wanda dla Rinelda, Gina
Giuliani (la Ginona ad Marani).
Quarta fila: Bossari Vittorio, la nòna ad
Sciampino, Candida, la Giuliana dla Cisira, la
muzèna “Mariuccia”.
Quinta fila: Arnaldo D’Orazi, Edgardo Bossari,
Anna Marani (Maranenna).
Per gentile concessione di Anna D’Orazi.
Foto Ceccaglia.
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La Rocca
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PERSONAGGI
Mauro Urbini
“Chauffeur d’Europa”
O
ra che ha raggiunto la meritata
pensione, Mario Urbini ha
deciso di tornare alla “sua”
Sant’Agata, nella sua casa all’ombra di
Rocca Fregoso, alternando periodi di
permanenza nel suo paese con altri di
ritorno dai suoi familiari a Parigi, dove
ha vissuto per quarant’anni, esercitando il mestiere di autista di pullman da
turismo.
Proprio per questa sua attività, che lo
ha portato a viaggiare lungo tutte le
strade d’Europa, Mario, a Parigi, è
conosciuto come lo “chauffeur
d’Europa”. Tra l’altro, per un certo
periodo, è stato anche autista ufficiale
della Squadra Nazionale Francese di
tennis ed ha accompagnato in giro per
numerose nazioni fior di campioni
che hanno stimato e benvoluto il loro
“Mariò”.
Abbiamo voluto intervistarlo e farci
raccontare qualche episodio riguardante la sua attività.
Mario, come mai hai deciso di
ritornare a Sant’Agata?
“Beh! Dopo aver girovagato in lungo e
in largo per mezzo mondo ed aver
vissuto in una metropoli affascinante
ma caotica come Parigi, si desidera un
po’ di quiete e di relax (e qui di quiete ce n’è tanta davvero!). Inoltre qui ci
sono mio fratello Peppino e la sua
famiglia ed ho tanti amici”.
Ci piacerebbe conoscere qualche
episodio ce certamente avrai vissuto nella tua vita d’autista.
“Ce ne sono tanti da raccontare, ma
forse il più strano e quello che, ancor
oggi, mi procura un certo disagio è un
fatto avvenuto quando ho accompagnato dei turisti... naturisti in un villaggio-club nel sud-ovest della
Francia.
E’ successo nei primi anni della mia
attività. Mi era stato affidato il compito di trasportare dei turisti a Bezier. Io
non sapevo che si trattava di nudisti.
L’appuntamento era per la sera, con
partenza dal Trocadero, vicino alla
Torre Eiffel.
Avevo preparato il mio bel pulman
con 40 cuccette; il mio posto di guida
era separato dal resto del pulman da
una tenda. Alle 10 tutti i turisti sono
arrivati e saliti a bordo, mentre io stivavo i loro bagagli.
Al momento della partenza ho solle-
vato la tenda divisoria per assicurarmi
che tutti fossero ai loro posti e per
augurare loro buon viaggio.
La scena che se è presentata ai miei
occhi mi ha lasciato di stucco: ho visto
i miei... clienti, tutti nudi, che in modo
del tutto naturale chiacchieravano tra
loro.
Avevo preparato un bel discorsetto,
ma son riuscito a pronunciare solamente “bonsoir”, ho chiuso velocemente la tenda e sono partito. Certo
che a me, giovane e pieno dei buoni
insegnamenti ricevuti a casa, quella
vista mi ha choccato”.
Poi è andato tutto bene?
“Bene per modo di dire. Ho viaggiato
per tutta la notte senza più osare di
sollevare la tenda. Quando al mattino
siamo giunti a Bezier, i miei turisti
sono scesi, vestiti, hanno preso i loro
bagagli e si sono recati verso il villaggio turistico. Io ho sistemato il pulman
nel parcheggio poi mi sono avviato
verso la reception dell’albergo per
farmi assegnare la mia camera.
E qui mi capita la sorpresa. Il custode
al cancello del club mi chiede chi
sono ed io mi qualifico. Quello,
impassibile, mi dice che se voglio
entrare nell’abergo mi devo spogliare.
Io ribatto, discuto, impreco, prego e
spiego che non ho nessuna voglia di
La Rocca,
il giornale del tuo paese
Le vostre foto nel nostro sito, prendete nota del nuovo indirizzo
Tutti i sottoscrittori che ci faranno
avere la loro fotografia, potranno rivedersi nel sito web della Rocca. Se è da
molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino
Sampaoli è ora pieno di informazioni
e di fotografie inedite del nostro
paese. Aiutateci a realizzare la sezione
in dialetto e prendete nota del nuovo
indirizzo
http://santagata.altervista.org/
A scuola di dialetto
Gino Sampaoli sta organizzando una
nuova sezione del sito: “A scuola di
dialetto”. Per far questo avrebbe bisogno di qualcuno che lo possa aiutare
da S.Agata. Un'idea potrebbe essere
quella di coinvolgere gli insegnanti ed
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denudarmi. Niente da fare! Le regole
in un campo di nudisti sono quelle: o
nudi o non si entra. La discussione à
andata avanti per lungo tempo. Dopo
aver tentato e supplicato in tutti i
modi di farmi tenere almeno gli slip
da bagno, ho dovuto cedere: mi sono
spogliato, poi tutto vergognoso, con
una valigia protettrice sul davanti, mi
sono presentato alla reception, dove
una bella signorina, vestita come Eva,
mi ha consegnato con noncuranza la
mia chiave”.
Poi lo choc è passato?
“Per niente! Mi sono ritirato in camera,
deciso a non scendere più, ma all’ora
di pranzo ecco che bussano alla porta.
È il capogruppo che mi invita a scendere in sala da pranzo. Io tento di
rifiutare, sostengo che posso mangiare
in camera, che non me la sento di
scendere nudo. Niente da fare.
Dunque, così come mamma mi ha
fatto, scendo ed entro ad occhi bassi
nella sala dove tutti belli, sorridenti e
soprattutto... nudi, mi salutano con
cordialità e mi augurano buon appetito!
È andata avanti così per otto tremendi
giorni.
Non ho più accompagnato dei nudisti”.
Arrigo Bonci
i bambini delle Scuole di S. Agata F.
per aiutare il sito a documentare il
nostro dialetto.
Abbiamo bisogno
del tuo contributo!
Alla fine del 2003 la Rocca compie
dieci anni. Grazie ai volontari che
hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie alle fotografie
di Enzo Liverani e Marco Zanchini, e
grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace
ditelo ai vostri amici, e chiedete loro
di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a
fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e
commenti. Se non siete d’accordo con
il contenuto degli articoli pubblicati, o
più semplicemente volete dire la
vostra opinione, scriveteci.
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
CRONACA
Fernando ambasciatore da vip
W
inston
Churchill,
Peter
Ustinov, Bob Geldof, Jim
Carr. La galleria dei Vip
ritratti con Fernando Gianessi è pressoché infinita. D’altra parte, li serve a
tavola con il dovuto riguardo da oltre
25 anni... Classe 1938, santagatese d’origine, dopo aver frequentato gli studi
a Novafeltria e la scuola alberghiera a
Pesaro, Gianessi si è involato per
l’Europa. Prima cameriere, poi ristoratore, ha girato il vecchio continente in
lungo e in largo: prima in Belgio, poi
Francia, Lussemburgo fino ad approdare in canada. Dopo 12 anni trascorsi in Germania, si è stabilito oltre
Manica, a Hereford. Ed è in Inghilterra
che ha preso piede il suo particolare
hobby: farsi ritrarre con le celebrità.
Ministri laburisti e conservatori,
anchor man e scrittori, star dello spettacolo e della musica: gli scatti che
ritraggono
il
cameriere
della
Valmarecchia impegnato a stringere
mani ai Vip sono innumerevoli. “Il mio
grande cruccio, la foto che manca alla
collezione è la regina Elisabetta. Per
motivi di sicurezza e privacy non mi è
mai stato concesso di posare con lei.
Ho solamente potuto ritrarre la sua
Rolls Royce...” racconta il 65enne
Gianessi.
Attualmente Fernando è impegnato
con una ditta di catering di alto livello
Riaprono
i vecchi sentieri
A
Appesa la giacca e la cravatta, indossa una comoda tuta, infila le scarpe da trekking e impugna forbici e falci. Con l’obiettivo di dare un
“taglio” agli intrusi che hanno reso impraticabili i sentieri. Enrico
Gorini, 41 anni, avvocato riminese, è l’ideatore di “Sentierismo Romagnolo”,
un gruppo di volontari che si adopera per la ‘camminabilità’ dell’immediato
entroterra da percorrere a piedi e con discrezione. In parole povere, riportano in vita vecchi sentieri. Il primo obiettivo è stato l’apertura e la pulizia
di un vecchio sentiero ad anello nei paraggi di Maiano, a 6 km da S. Agata
Feltria, in mezzo a boschi popolati di caprioli. Insieme a Gorini e al co-fondatore Marino Ricci, un gruppo di persone: imprenditori, insegnanti, impiegati, grafici che per un giorno hanno faticato divertendosi all’aria aperta e
per un fine socialmente utile. Come premio, “Sentierismo Romagnolo” ha
offerto il pranzo, una ‘rustida’ di pesce preparata da un cuoco in pensione.
“Perché Alpi e Appennini, quando a 40 minuti d’auto si arriva in posti splendidi e - spesso- mai visti? - è il provocatorio invito - E perché ricercare culture esotiche, quando i sentieri dietro casa raccontano dei nostri nonni?”. Il
problema è soltanto la ‘fruibilità’ dei posti, imprigionati come sono da fili
spinati oramai privi di significato protettivo. Gambe in spalla, dunque.
“Sentierismo Romagnolo” (339-2121674, [email protected]) ha nel mirino antichi sentieri tra Maiano e Perticara: vorrebbe riesumarli con il nome
caratteristico “sentieri dei minatori”. Non solo Alta Valmarecchia, ma ogni
zona dell’entroterra. E senza far concorrenza a Cai o Comunità Montana,
“piuttosto vorremmo riaprire i sentieri secondo gli standard così da essere
ripresi anche nelle cartografie”. (m.c.)
Come e quanto sottoscrivere?
Ordinario 13 Euro
Sostenitore 15 Euro
Benemerito 25 Euro
Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca,
Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure possono
essere consegnate ai vari collaboratori che distribuiscono (volontariamente) il giornale a S. Agata, Novafeltria e nei paesi vicini.
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i cui titolari, gli Ascaris, sono di origine italiana. Nelle sue tournée in terra
britannica, coltiva due passioni, oltre
alle fotografie: la solidarietà e il legame con il Montefeltro. L’ultima raccolta di fondi da lui organizzata, in occasione del festival letterario Hay-onWyne, ha fruttato 8.000 sterline devolute per la ricerca sul cancro. Il 18 settembre, invece, Gianessi in veste di
testimonial omaggerà il capo della
polizia del West Midland della medaglia di Sant’Agata: per Fernando è
“l’occasione di allacciare un gemellaggio tra le forze dell’ordine inglesi e
quelle dell’alta Valmarecchia”. (m.c.)
SOTTOSCRIZIONI
Antonio Masini, (sost.) Rimini
Alberto Pradella (ben) S. Agata
Luigi Ciuffetti (ben) Novafeltria
Ristorante Perlini (sost) S. Agata
Mario Riceputi, Sarsina
Didier Montironi (sost) Parigi
Cinzia Giuliani, Sant’Agata
Ristorante Perlini (sost) S. Agata
Alberto Pradella (ben) S. Agata
Rita Agostini e Giancarlo, S. Agata
Franco Vicini (sost), S. Agata
Renato Mascella (ben.) Novafeltria
Gilberto Rossi (ben) S. Agata
Elide Guidi, Grassina, Bagno a Ripoli
Rosanna Guidi, Firenze
Marisa Narducci, Limbiate (MI)
Cleto Vicini (sost), Ravenna
Gianna Poggioli (sost) Ravenna
Ludovico Molari (sost) Novafeltria
Sportlife di Masini (sost) Rimini
Sestina Castellano (sost) Perticara
Luciano Paci (sost) S. Agata
Giancarla Paci (sost) Cesena
Paolo Antimi (sost) VezziPortio Genova
Giorgio Liverani (sost) RSM
Mario Urbini (sost) Parigi
Giovanni Alessandrini (sost) S. Agata
Marta Flenghi (sost) S. Agata
Gabriella Paci Salvi (sost) S. Agata
Alessandro Valli (sost) S. Agata
Remo Valli (sost) Bellaria
Fra Gianfranco Liverani (sost) Rimini
Arrigo Bonci (sost) S. Agata
Fratelli Grazia (sost) Novafeltria
Giuseppe Paci (sost) Genova
Rita Sampaoli (sost) S. Agata
Antonio Berloni (ben) S. Agata
Augusto Mancini (sost) S. Agata
Comunità Montana Novafeltria (ben)
Guerrino Sartini (sost) S. Agata
Angelo Gregori (ben) Imola
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
ATTUALITÀ
Basta con le Messe improvvisate
U
na buona notizia per quei cattolici che si trovano a disagio
di fronte a celebrazioni eucaristiche “creative”, a riti improvvisati, a
Messe stravaganti o “fai da te”, e in
genere ad Assemblee pseudoreligiose
spacciate per Messe.
L’autorevole rivista Jesus sul numero
di ottobre ha anticipato che è in uscita un’istruzione vaticana che metterà,
per così dire all’Indice, gli abusi
sull’Eucarstia. Il titolo provvisorio è
Pignus redemptionis ac futurae gloriae
e si tratta di una “istruzione” firmata
dalle Congregazioni per la dottrina
della fede, e per il culto e la disciplina
dei sacramenti. La bozza dell’ultima
versione del documento è stata distribuita a vescovi e consultori il 5 giugno
scorso, e l’uscita della stesura definitiva è prevista tra la fine dell’anno e l’inizio del 2004.
L’istruzione era stata preannunciata
dal Papa nel numero 52 dell’enciclica
Ecclesia de Eucharistia: “Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a
partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, non sono mancati
abusi”, aveva scritto il Papa nel testo
firmato il Giovedì santo di quest’anno.
E precisava: “Per rafforzare il senso
profondo delle norme liturgiche ho
chiesto ai dicasteri competenti della
Curia romana di preparare un documento più specifico, con richiami
anche di carattere giuridico, su questo
tema di grande importanza”.
È quello che si propone, appunto, l’istruzione in gestazione, che prende di
mira 37 “abusi” principali contro
l’Eucaristia. Il principale elemento di
novità è probabilmente quello del
paragrafo 197 dell’attuale bozza, in cui
si afferma che “ogni cattolico, sacerdote o diacono o fedele laico, ha il
diritto di sporgere querela circa gli
abusi liturgici”, in via preferenziale “al
proprio vescovo diocesano”, ma
anche “al pastore equiparato sui iuris
o presso la Santa Sede”. E nel paragrafo successivo si chiede che “tutti
portino il dovuto rispetto a coloro che
lamentano l’abuso e si astengano da
parole che possano nuocere alla
buona fama dei denuncianti.
Ma quali sono gli abusi elencati nell’istruzione? Nel capitolo sulla corretta
celebrazione della santa Messa, tra le
altre cose si esclude la possibilità di
“applausi e danze all’interno dell’edificio sacro, anche al di fuori della celebrazione eucaristica. Né viene ammesso alcun pretesto in loro favore”, ma si
denunciano sia gli atteggiamenti dittatoriali di certo clero che un eccessivo
protagonismo dei laici.
In riferimento alla partecipazione dei
laici si sostiene che l’Eucaristia non va
ritenuta una “concelebrazione” del
sacerdote con i fedeli presenti, e le
stesse espressioni “comunità celebrante” e “assemblea celebrante” vanno
evitate, perché richiamano modi di
dire politici, che poco hanno a che
fare con la materia liturgica.
Infine vengono inviatati i cattolici a
denunciare tutti gli abusi. Dunque se
vi trovate in chiesa con un sacerdote
che cambia a suo gusto il rito e che
compie abusi liturgici, non siete più
soli
(tratto da un articolo di
Vittoria Prisciandaro)
Sant’Agata vista dall’alto
Foto scattata da
Gerardo Boschi in
volo col parapendio
a motore
gentilmente
prestato
da Gabriele
Boldrini
5
segue dalla prima
no la qualità dell’ambiente urbano
in prossimità delle scuole, con la
riduzione del traffico, del rumore e
dell’inquinamento atmosferico”.
In un piccolo paese come il nostro
dovrebbe essere relativamente facile andare a scuola a piedi, e da noi
si otterrebbe come vantaggio ulteriore una minor confusione di veicoli nel piazzale di fronte alla scuola, dove all’ora dell’uscita i bambini schizzano gridando tra pulmini e
retromarce di macchine varie, in
uno spazio piuttosto ristretto,
facendo spesso trattenere il fiato
agli adulti intorno. Purtroppo ogni
genitore santagatese che ha figli
alle elementari e alle medie è perfettamente consapevole che nella
realtà di S. Agata, nonostante le
distanze siano ideali, non è al
momento possibile mandare tranquillamente i bambini da soli a
scuola a piedi.
Gli ostacoli principali sono due: la
mancanza di un adeguato tratto
pedonale sulla Sarsinate, dove
peraltro, come tutti sanno, negli
orari di ingresso e di uscita dalla
scuola passano moltissime macchine, e gli zaini pesanti. Spero che si
tratti di difficoltà non insormontabili.
A quanto pubblicamente sostenuto
durante le assemblee scolastiche
dai rappresentanti dell’amministrazione comunale, nel cassetto sono
già presenti i progetti relativi ad un
marciapiede sulla provinciale e ad
un collegamento adeguato tra la
zona di San Girolamo e la scuola.
Con un buon attraversamento
pedonale, la realizzazione di questi
interventi potrebbe far superare il
problema strutturale. L’altro ostacolo è relativamente più semplice: se
è vero che in alcuni comuni
dell’Emilia Romagna è stato stabilito che il peso degli zaini non
debba superare il 15% del peso del
bambino, credo che basti più semplicemente confidare nel buon
senso dell’istituzione scolastica ed
in una adeguata distribuzione del
materiale tra scuola e casa per
giungere ad ottenere zaini effettivamente trasportabili.
Paola Sorci
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
STORIA
La vicenda di don Bonaccorsi
Uno scandalo che divise il paese 100 anni fa
L
a Chiesa Collegiata di S. Agata
alla fine del ‘900 attraversava un
periodo di grande crisi. In passato era stata Concattedra Vescovile e
sede di un Capitolo Canonicale con un
Parroco Arciprete. In seguito alle leggi
anticlericali dello Stato italiano, decadde rapidamente e con essa il numero
dei sacerdoti diminuì fortemente.
Dopo la morte dell’ultimo Parroco
Don Eugenio Callegaris, avvenuta il
21.7.1897 viene retta da Economi
Spirituali, cioè da Vicari. L’ultimo di
essi fu tale Don Carlo Bonaccorsi. La
Rocca ha ricostruito in esclusiva per
voi l’intera vicenda.
Il 25 novembre 1901 Don Carlo
Bonaccorsi, Arciprete di Monteriolo
nella Diocesi di Modigliana, scrive al
Vescovo del Montefeltro, Alfonso
Andreoli. Ha saputo che vi sono delle
parrocchie vacanti tra le quali quelle
di S. Agata e Talamello, e si mette a
disposizione
Il 26 dicembre dello stesso anno il
Vescovo di Modigliana acconsente a
che il Bonaccorsi possa venire nel
Montefeltro, esprime valutazioni positive, ma al tempo stesso suggerisce di
non mettergli a servizio in casa donne
che non siano in età canonica.
Una sola cosa meraviglia il Vescovo di
Modigliana: che il Bonaccorsi pur
avendo di fatto chiesto una diversa
parrocchia non abbia formalmente
rinunciato alla sua attuale, quella di
Monteriolo.
Il 31 dicembre il Sindaco di Talamello
- informato da alcuni cittadini del possibile arrivo di Don Carlo Bonaccorsi comunica al Vescovo che le informazioni che ha raccolto sul prete sono
negative: il sacerdote lascerebbe
molto a desiderare nella condotta. Il
Sindaco prega il Vescovo di toglierlo
dall’impaccio che quella nomina finirebbe per causare. Poco tempo dopo
anche il Comune di Sant’Agata si
esprime negli stessi termini.
Il Vescovo allora chiede ulteriori informazioni. Un sacerdote gli scrive dalle
Balze che il Bonaccorsi, originario di
Marradi, fin da giovane ha lasciato
molto a desiderare nella sua condotta,
ma che si tratta di persona capace.
Nel frattempo il Bonaccorsi abbandona la parrocchia di Monteriolo, e pren-
de dimora a S. Agata, nonostante il
parere negativo ed i numerosi richiami
del Vescovo Sante Mei di Modigliana.
Il comportamento del Bonaccorsi, giudicato dal punto di vista del Vescovo
di Modigliana, in effetti lasciava a desiderare: il sacerdote si assentava per
intere settimane dalla sua chiesa, non
insegnava la dottrina, non spiegava il
vangelo, non prestava assistenza ai
malati.
Sembra però che il suo abbandono
della parrocchia di Montriolo fosse
dovuto anche all’insistente richiesta
del Vescovo di Pennabilli di assumere
l’Economato
Spirituale
della
Parrocchia di S.Agata - cosa che
avvenne nei primi mesi del 1902 - in
prospettiva dell’ottenimento della
Parrocchia stessa.
Fatto sta che il 28 luglio del 1902 il
Vescovo Mei sospende a divinis Don
Bonaccorsi dalla sua Diocesi.
Poco tempo dopo il Bonaccorsi fa
appello alla Congregazione dei
Vescovi contro il decreto di sospensione e il 12 agosto incurante del decreto, sostiene a Pennabilli l’esame di
concorso per la parrocchia di S. Agata
Feltria.
La posizione del sacerdote si ingarbuglia ulteriormente, perché nel leggere
la corrispondenza e gli articoli apparsi
sulla stampa dell’epoca si vede che
non ha dato al Vescovo di Modigliana
nessun segno di ravvedimento.
Finalmente, sei mesi dopo la sospensione a divinis, Don Bonaccorsi comunica la sua rinuncia formale alla parrocchia di Monteriolo al Vescovo di
Modigliana. Quest’ultimo gli risponde
per confermare che gli invierà i documenti necessari alla sua nuova situazione non appena la Congregazione
dei Vescovi si pronuncerà sull’esposto
presentato dal sacerdote.
Con lettera riservata il Vescovo Mei
scrive poi al Vescovo del Montefeltro
che, dopo accurate ricerche, non risulta che il Bonaccorsi possa a ragione
essere accusato di immoralità.
Il Vescovo del Montefeltro procede
però con i piedi di piombo, nonostante i solleciti del sacerdote, anche
perch‚ Giuseppe Celli da S. Agata lo
informa che il Bonaccorsi ha mostrato
di appoggiare nelle amministrative la
lista socialista-libero pensierista, un
6
movimento all’epoca molto forte in
paese.
Nel mese di giugno del 1903 Don
Bonaccorsi comincia a perdere la
calma con il Vescovo di Pennabilli. Per
lui il diritto alla parrocchia di S.Agata
è ormai un fatto acquisito, è stato chiamato, vi ha prestato servizio per 18
mesi, ha rinunciato alla parrocchia di
Monteriolo, ha consegnato il certificato di moralità. Così fa sapere al
Vescovo di Pennabilli che è disposto a
recedere solo a fronte di un indennizzo adeguato per il passato e per il
futuro: “Eccellenza Finiamola!”.
Il prolungarsi della vicenda che priva
S. Agata Feltria di un Parroco responsabile, provoca in paese malumori e
dicerie a non finire.
Al Bonaccorsi vengono rimproverate
apertamente le liti delle quali è causa
o nelle quali è coinvolto, ma a queste
accuse risponde “Possono le liti essere
un impedimento per consegnarmi la
Parrocchia? Le liti le possono avere i
preti, i frati, i Vescovi, i Cardinali, ne
dà esempio la Santa Sede, lo stesso
Divino Agnello, che in alcune circostanze si è rivelato furibondo Leone.
Occorre distinguere da lite a lite.
Difendere un diritto vero e sacro non
è disonore”.
Secondo il Bonaccorsi contro di lui è
in atto una vera trama. A guidare la
cordata contraria sarebbe il Segretario
Comunale Pirro Ricchi, che egli definizce “nemico di Dio, di Gesù”, un
uomo che si vergogna di essere stato
battezzato. A suo parere l’unico vero
ostacolo per l’ottenimento della Bolla
Pontificia cioè della Parrocchia è l’atteggiamento del Comune di S.Agata,
ma si tratta di un ostacolo non insormontabile perché - sostiene - molti
sacerdoti sono diventati parroci nonostante l’atteggiamento negativo dei
rispettivi Comuni. Don Bonaccorsi
scalpita “o Parrocchia o indennizzo!”,
ma il Vescovo continua a prendere
tempo.
Nelle relazioni con gli altri sacerdoti
della Diocesi il Bonaccorsi mostra la
propria durezza di carattere, e se vede
qualcuno con atteggiamenti contrari ai
suoi, minaccia apertamente querele, e
di questo molti si lamentano con la
Curia.
Un paio di anni dopo, nell’agosto del
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
STORIA
1905 la situazione è ancora la stessa, Don
Carlo Bonaccorsi è sempre sospeso a divinis nella vicina Diocesi di Modigliana (non
avendo ancora adempiuto completamente
alla ingiunzione del Vescovo del 28 luglio
1902, relativamente ai rapporti con il sacerdote che lo ha sostituito a Monteriolo), è
Vicario Spirituale a S. Agata, ma non ancora Parroco. Un fatto nuovo però lo spinge
a lamentarsi con il Vescovo. In paese il
sacerdote Aurelio Luchesi, sostenendo di
aver avuto incarico dal Vescovo, raccoglie
firme contro di lui. Ormai è guerra aperta
con Don Luchesi, e il Bonaccorsi scrive al
Vescovo per informarlo che per l’8 settembre è prevista a San Girolamo una festa
solenne, ma che sotto le apparenze religiose gli intendimenti degli organizzatori
sarebbero profani. L’8 settembre 1860, in
occasione di una rivolta contro lo Stato
della Chiesa, a S. Agata infatti erano state
atterrate le insegne pontificie, ed ora si
intende festeggiare quell’evento.
Alla festa parteciperà la Società di Mutuo
Soccorso, il Comune, e sono in programma
concerti, spettacoli e conferenze antireligiose.
G. D.
(fine della prima puntata)
Vatti a fidare degli amici!
S. Agata Feltria, 6 aprile 1876. Certo L.G. da S. Agata F., forse allo scopo
di ridurre alle sue voglie certa P. moglie a B. di detto luogo, il 26 marzo
scorso, valendosi dell’amicizia che egli aveva col B, domandò a quest’ultimo se gli permetteva di portare la di lui moglie P., a fare una passeggiata nel paese.
Avutone il consenso, il L. condusse la moglie del B. fuori del paese, e
quindi tentò con la violenza, poiché la P. non voleva acconsentire, di
sfogare su di lei la propria libidine. La P. però, divincolandosi riuscì a
sfuggire, e raccontato il fatto alla forza, questa si mise sulle tracce del
L. che non potè arrestare per essersi dato alla latitanza.
(Da un vecchio numero della Provincia di Pesaro e Urbino,
trovato da Martino Valli)
Marche, una magnifica
ossessione per gli stranieri:
è la nuova Toscana
Questo il titolo di un lungo articolo apparso sa La Repubblica dell’11
ottobre 2003, che riprende un pezzo apparso sul Wall Street Journal nel
quale le Marche sono presentate come una regione nella quale si trova
ancora un mare pulito, agriturismo autentici e piatti da fare gola, un
ventaglio di offerte artistico-culturali di assoluta vivacità, conflittualità
ridotte al minimo “il tutto a prezzi che fanno venire voglia di molare le
città e trasferirsi immantoinente”. “In nessun altra regione, prosegue
l’articolo, si assommano qualità e si detraggono problemi, qui si vive
più a lungo rispetto a tutto il resto del paese”. E conclude “difficile tornare a casa, dopo”.
Domenico Frampoli, veterano Garibaldino
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La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
STORIA
I Greci, i Frampoli ed Evelyne
G
e n t i l i s s i m i
Santagatesi, conoscendo poco e
niente dei miei antenati,
sono partita dall’Inghilterra
alla ricerca delle mie radici, e mio marito mi ha
accompagnato
durante
questo meraviglioso incontro con il mio passato.
Arrivata a S. Agata, quello
che mi ha stupito di più e
di avere avuto la sensazione di essere tornata a casa
mia, perché sono stata
accolta come se fossi nata
lì, e anche mio marito non
ha provato le stesse emozioni.
Quando siamo arrivati, in macchina,
nel paese per la prima volta, durante
le nostre vacanze estive, la prima bravissima signora che abbiamo incontrato lavorava in una stazione di servizio
e ci ha suggerito di cercare un alloggio in uno dei 3 alberghi disponibili.
Per fortuna abbiamo scelto la pensione Gaggiola da cui siamo rimasti una
lunga settimana invece di 2 giorni
come previsto perché la qualità dell’ospitalità era ottima. Questa brava
signora, dopo averci detto che non
conosceva la mia famiglia, mi ha parlato della frana del 1934 e della grande tristezza che ha lasciato nel cuore
degli abitanti. Non ne avevo mai sentito parlare.
Mia nonna, Teresa Frampoli, era nata
a Sant’Agata come i suoi genitori
Domenico e Maria Greci.
Dopo il loro matrimonio a Potenza,
provincia della Basilicata, Teresa e
Raffaele Pace, alla ricerca di un lavoro, emigrarono a Tunisi, nell’Africa del
Nord, proprio là sono nati la mia
mamma Olga e il mio babbo Nunzio.
Di nuovo, alla ricerca di lavoro e
vivendo sul territorio francese mio
padre adottò la nazionalità francese.
Finalmente la Tunisia dichiara l’indipendenza nel 1956 e i miei genitori si
ritrovano in Francia, a Marsiglia, nel
1959.
Io sono l’ultimagenita, nata a Tunisi, e
ho frequentato le scuole francesi. Ho
incontro mio marito in Inghilterra
durante un viaggio di studio e ho
lasciato di nuovo dietro di me le ultime radici.
Ho imparato l’italiano con mia nonna,
ma non ho mai conosciuto il nonno,
che di mestiere faceva il parrucchiere,
deceduto nel 1945 a Tunisi.
Veronica Frampoli, la sorella della
nonna, emigrò anche lei in Francia, a
Vallauris, nel 1902, con suo marito.
Dopo una straordinaria coincidenza
ho incontrato per la prima volta, 2
anni fa, il nipotino di Veronica a
Vallauris, Antoine, i genitori del quale
avevano un bar. E’ stato un lungo percorso per ritrovare Antoine. Proprio
lui mi ha detto che la famiglia Greci
doveva avere un panificio in piazza a
Sant’Agata.
Quando ho conosciuto Adalcisio della
pensione Gaggiola (una persona
molto gentile e accogliente), ho scoperto che aveva casualmente conosciuto i cugini di Teresa, Ciro e Maria
Frampoli, fratello e sorella, che abitavano insieme. Ciro è deceduto nel
1965 et Maria nel 1984. Ciro aveva
nella sua casa il primo telefono pubblico del paese, era muratore, lavorava l’inverno in Svizzera e l’estate a
Sant’Agata, era anche stato postino,
sacrestano e ogni tanto suonava le
campane. Zoppicava a causa di un
incidente di lavoro.
Il Marchese Lucchesi, prima di morire
ha lasciato la sua casa, quella in via de
Maschi, a Maria. Maria era la donna di
casa e il Marchese avrebbe voluto
sposarsi con lei. Per inciso, sembra
che il vino del Marchese fosse il
migliore del paese.
Sempre Adalcisio mi ha raccontato
che Franco Vicini è un parente dei
Greci, e che avrei potuto ottenere altre
informazioni da lui, perchè ha già
fatto delle ricerche. Non potendo trovare ‘Franco’ nè al supermercato, nè al
‘Buon Gustaio’, nè a casa, ho deciso di
cambiare direzione.
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Così mi sono fermata con
mio marito al panificio per
assaggiare uno dei più
gustosi panini (e paste) del
paese, e Milena, una simpaticissima persona, telefona alla sua nonna Mafalda,
la quale e dotata di una
memoria
straordinaria.
Milena mi dice allora che
la sua bisnonna si chiamava Luigia Greci. Mi presenta anche sua sorella
Manuela e suo padre
Tarcisio. Contenta di sapere che forse siamo parenti,
per saperne di più corro in
Comune, e Guido Guidi,
avendo conosciuto Ciro e Maria
Frampoli, mi fa sapere che Ciro e
Domenico Frampoli (il mio bisnonno)
non erano fratelli ma piuttosto cugini;
inoltre mi dà conferma che Luigia
Greci è sorella della mia bisnonna
Maria Greci. Con molta pazienza,
Guido mi fa anche sapere che i Greci
erano parecchi! Gliene sono molto
grata. Domenico era calzolaio ma
anche e soprattutto Veterano garibaldino.
Finalmente - se non avessi comprato il
prosciutto preferito di mio marito al
‘Buon Gustaio’ - non avrei mai incontrato Franco Vicini che, in qualche
giorno mi presenta tutti i parenti dei
Greci e ci racconta le storie le più interessanti che io abbia mai sentite.
Nel frattempo visitiamo il paese, il
castello sulla roccia, magnifico la sera
quando il sole tramonta; da lì il panorama è bellissimo. ‘Un Paese Piccolo,
Piccolo’ è il titolo del libro che ho
comprato
perchè
parlava
di
Sant’agata. Ho cominciato a leggerlo e
non potevo più fermarmi. Guardando
le fotografie mi ricordo delle piccole
strade lunghe e strette, le case che
appaiono piccole di fuori e molto spaziose dentro. In paese, tutti si fermano
in strada e parlano del tempo, della
vita di tutti i giorni, la gente parla con
noi, come se fossimo nati lì. Il teatro,
tutto di legno, è un edificio molto
attraente ma quello che non riesco a
dimenticare è la scelta dei colori, il blu
è predominante, che danno a questo
posto meraviglioso un carattere speciale, una identità unica.
Evelyne Cottingham
(continua)
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
POESIE
Nadèl
Nadèl l’éva un valòr.
Natale aveva un valore.
Adèss, Nadèl a ce magnèmm
Adesso, Natale ce lo mangiamo
o a ce mitémm madòss.
o ce lo mettiamo addosso.
E l’an dop arturnèmm a ciarchèl in fila
E l’anno dopo torniamo a cercarlo in fila
par arcumprèl t’al butéghi.
per ricomprarlo nei negozi.
I tétt j’è pénn d’ antènne
I tetti sono pieni di antenne
ch’al ricév sno’.
che ricevono soltanto.
I caménn i j’è ancora,
I camini ci sono ancora,
ma in trasmétt piò gnint.
ma non trasmettono più niente.
Nadèl l’è sultènt un rumor?
Natale è solo un rumore?
A’n vria che foss par cuprì e’ silenzie.
Non vorrei che fosse per coprire il silenzio.
Natale
Quand mè a séra znein
Quando io ero piccolo
Nadèl l’éra grand, andipartott:
Natale era grande, dappertutto:
l’éra par al strèdi, piò tranquélle,
era per le strade, più tranquille,
t’la facia d’la gènta, piò cuntènta,
nei visi della gente, più contenta,
ti chimp chi durmiva sotta al buféte,
nei campi che dormivano sotto le nevicate,
t’al bestie che ‘l rumchéva in silenzie t’al stale,
negli animali che ruminavano in silenzio dentro le stalle,
t’è pulej, andò che e’ capòn
nel pollaio, dove il cappone
e’ spitéva e’ so dé,
aspettava il suo giorno,
t’al chèsi che, ad nota, totti insèm,
nelle case che, di notte, tutte insieme,
el mandéva, s’è fom di caménn,
mandavano, con il fumo dei camini,
al storie d’la su gènta vers e’ cil.
le storie dei loro abitanti verso il cielo.
Nadèl l’éra tè paés
Natale era nel paese
c’us arcuntréva s’la scalinèta d’la ghjsa.
che si incontrava sulla scalinata della chiesa.
Nadèl l’éra t’la vocia ad Giginénn
Natale era nella voce di Giginénn
ch’ è cantéva sa Gino la Mèssa ad mezanota.
che cantava con Gino la Messa di mezzanotte.
Nadèl l’éra t’al pgnati pénne ad caplétt
Natale era nelle pentole piene di cappelletti
ch’aspitime da un an
che aspettavamo da un anno.
Nadèl l’éva cl’udòr.
Natale aveva quel profumo.
Nadèl l’éra t’al melangle
Natale era nelle arance
ch’avdime s’nò che dé.
che vedevamo solo quel giorno.
Nadèl l’éva chè culòr.
Natale aveva quel colore.
Nadèl l’éra t’la buchéta s’la cendra
Natale era nel bucato di cenere
c’la féva e’ dé prima la mi ma.
che faceva il giorno prima mia madre.
Nadèl l’éra te’ mi ba
Natale era in mio padre
che la maténna prèst
che la mattina presto
e’ rturnéva da la buga
ritornava dalla miniera
se su udòr ad soifne e ad sudòr.
con il suo odore di zolfo e di sudore.
Nadèl l’éra ma la tèvla
Natale era a tavola
parchè a sirme tòtt insèm.
perché eravamo tutti insieme.
Nadèl l’éra Nadèl,
Natale era Natale,
parchè a fime Nadèl.
perché “facevamo” Natale.
Natale 1989
Tonino Marani
Un pénn ad stèli
Un pieno di stelle
Stuglét s’la schinna, t’un chèmp,
Sdraiato sulla schiena, in un campo,
mè boj d’na séra d’agost,
al buio di una sera di agosto,
luntèn d’è paés, a guèrd è cil.
Lontano dal paese, guardo il cielo.
Um pèr ad guidé la tèra,
Mi sembra di guidare la terra,
cumè s’la foss un’astroneva,
come se fosse un’astronave,
e ad viagè te mèz dal stèli.
e di viaggiare in mezzo alle stelle.
A vag indrìa ad cinquènt’èn,
Vado indietro di cinquant’anni,
quand a séra un burdèl,
quando ero un bambino,
o avènti d’un més, cum a voj mè,
o avanti di un mese, come voglio io,
e dop do sgond,
e dopo due secondi,
i gréll d’la Chiòcla im dic
i grilli della Chioccola mi dicono
ch’a so arturnèt par tèra.
che sono tornato a terra.
T’vò métt la velocità d’la luce
Vuoi mettere la velocità della luce
sa quèlla d’la mènt?
con quella della mente?
E un gn’è bsogn di freni.
E non c’è bisogno dei freni.
24 settembre 1989
Tonino Marani
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La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
ATTUALITÀ
Il cd della Banda Musicale
Minatori Perticara
I
l 30 novembre a Novafeltria, in
Teatro, la Banda musicale dei
minatori di Perticara, la più antica
istituzione culturale attiva della nostra
realtà, ha presentato uno splendido
cd musicale. Il compact contiene una
raccolta delle musiche proposte dalla
Banda, che spazia dalla musica classica a quella tradizionale fino a quella
di accompagnamento. Un cd per tutti
i palati dunque. Nel teatro pieno per
l’occasione - presentatore ufficiale
Vallino Rinaldi - il Sindaco di
Novafeltria Gabriele Berardi, e il
Presidente della Comunità Montana
Rolando Rossi, hanno avuto parole di
sincero apprezzamento per l’iniziativa
(il Comune di Novafeltria ha in programma due corsi di orientamento
musicale).
Francesca
Grazia,
Presidente della Banda, e il direttore
Ermes Santolini hanno descritto brevemente la storia dell’istituzione e ne
hanno tracciato anche i possibili sviluppi futuri. Sono state diverse le testimonianze e le relazioni, tra le altre
quella di Carlo Colosimo che ha brevemente tratteggiato la figura di
Angelo Berardi, santagatese del ‘600,
una musica del quale del viene proposta nel cd. Si è parlato anche di
Don Teodoro Onofri, già direttore del
Seminario di Pennabilli (del quale il
cd propone un inno ai minatori), e
naturalmente di Amintore Galli. Tra i
partecipanti, oltre al Vescovo, e al
direttore dell’Istituto Lettimi, l’inossidabile appassionato Don Pietro
Cappella. Complimenti a tutti, ed in
particolare ai componenti la Banda
Musicale, da parte della redazione
della Rocca
Per inciso, il cd è in vendita a soli 10
euro
Festa in piazza, 1969
Riconoscibili
la famiglia
Cappelli,
Adamo Mosconi,
Italia con i
figli Moreno,
Giovanni e
Massimo, la
famiglia
Bernardini
Matteo,
Caterina e
Massimo,
Anna Peruzzi
con i suoi
genitori
(foto Zanchini)
10
La Rocca
Novembre/Dicembre 2003
ATTUALITÀ
convento una sede museale, chissà che il quadro, da
Milano dove si trova attualmente custodito, non possa tornare a casa. G.D.
Autorevole conferma:
il quadro di San Girolamo
fu trafugato
Il Paese del Natale
Una delle battaglie storiche del nostro giornale ha segnato
un passo decisivo: il capolavoro del pittore spagnolo Pedro
Berruguete (il quadro “Cristo in pietà tra due angeli”), il cui
furto dalla chiesa di San Girolamo è stato documentato per
la prima volta proprio dalla Rocca, è stato ufficialmente
classificato tra i furti napoleonici avvenuti nella Provincia
di Pesaro.
Diamo questa notizia ai lettori del nostro giornale con
molta soddisfazione, perché siamo convinti che questo
primo riconoscimento ufficiale del furto possa aprire altre
nuove opportunità per il futuro.
Il dr. Claudio Giardini, già responsabile dei musei civici di
Pesaro, ha curato per conto della Provincia di Pesaro una
corposa ricerca (appena pubblicata da Artioli Editore), e ha
schedato tutti i “furti” avvenuti in epoca napoleonica nella
nostra provincia. Una approfondita scheda riguarda proprio il quadro di San Girolamo, portato via il 16 giugno
1809. Come i lettori ricorderanno il quadro è stato portato
via contro la volontà dei santagatesi che più volte si erano
opposti allo strapotere delle autorità francesi che occupavano allora gran parte dell’Italia.
Se, come pare, i lavori di ristrutturazione di San Girolamo
partiranno a breve, e se come si spera sorgerà nell’antico
Nelle tre domeniche di dicembre, 7 - 14 - 21, si svolge
come ogni anno la VII edizione de “il Paese del Natale” che
richiama migliaia di visitatori, diventando l’appuntamento
d’Inverno del centro Italia per gli appassionati di mercatini
natalizi.
Il paese si avvolge in un’atmosfera ricca di fascino, i visitatori percorrono le strade e le piazze al suono melodioso
degli zampognari, alla ricerca di eleganti addobbi o regali
originali. Quest’anno la manifestazione si arricchisce di un
nuovo spazio: percorrendo via Battelli, antica strada di
accesso al paese sulla quale si affacciano prestigiosi palazzi d’epoca, si potranno ammirare svariati presepi realizzati
da abili artigiani. All’interno del paese del Natale nasce
anche un presepe permanente in una grande grotta del
Palazzo Valli, di fronte alla chiesa Collegiata, per opera di
un nostro concittadino, Tarcisio Fabbri (Ciccio) e dei suoi
collaboratori. Per tutto il periodo dell’Avvento ogni ristorante, trattoria e locanda presenta i Piatti dell’Avvento, preparati secondo usi e tradizioni ormai dimenticati. Attorno
alla casa di Babbo Natale, e alle renne, gli Elfi, i bambini
delle Scuole, come aiutanti, accolgono tutti i bambini che
consegnano la letterina in attesa del regalo sognato.
A cena per l’Oratorio
Grande successo
per la cena di
novembre per il
nuovo Oratorio
(Foto Zanchini)
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Miniera
La voce della Buga
n. 51
Perticara - Ascoli 1952
P
artita condotta senza risparmio di energie, gara fatta fu misura per entusiasmare confronto ben degno di avere
una sede di gran lunga diversa da quella in
cui fu disputato: immaginate una vasta palude, un mare di pioggia e di fango a causa del
disgelo, con qua e là macchie di neve gelata,
e per giunta - come già rilevato ieri - un
vento freddissimo che, senza scampo, invitava ad alzare il bavero e ad abbottonarsi completamente il pastrano.
Sotto la piccola tribuna una coperta - ed
anche questo è perito dei solerzi dirigenti
della società marchigiana - poche centinaia
di tifosi, intirizziti dal freddo, indiscutibilmente animati da una passione senza confronti per il giuoco del calcio; insomma per
dirla in breve, una giornataccia nel vero
senza della parola, con atleti in campo che
dopo pochi minuti sembravano maschere,
rendendo difficile anche l’individuazione dei
numeri.
Eppure nonostante il clima e l’ambiente,
bianconeri ed azzurri hanno dato vita ad un
confronto appassionante, condotto a ritmo
sostenutissimo, caratterizzato specie nella
prima parte, da un attacco in massa del
Perticara e da una difesa accorta ed attenta
degli ospiti.
Buzzegoli, che alla parlata rivela la sua origine toscana, aveva ieri adottato una tattica
particolare: lui, terzino volante di rottura alle
spalle di un trio di uomini cui era stata imposta la strettissima marcatura degli avversari.
Cuoghi quarto mediano, con un giuoco prevalentemente arretrato e soli quattro uomini
in posizione avanzata. Ma anche questi, si
vada bene, completamente rivoluzionati e
cioè il centro avanti Pavoni ala destra, l’ala
sinistra Di Muzio centro avanti, Guidetti e
Mazzoli “tandem” schierato a sinistra; insomma uno schieramento che, stando ai numeri
delle maglie, disorientava e non poco chi
aveva il compito di seguire le manovre dei
bianconeri.
Una tattica del genere diede ben presto i suoi
frutti: il Perticara, che teneva Valeni quasi
costantemente arretrato, forse nella speranza
di risucchiare in avanti il lungo Rossi, non
riuscì a far breccia contro una retroguardia,
assai difficilmente perforabile nella quale
eccelleva il validissimo Buzzegoli, lucido in
ogni intervento, padrone del campo, regista
perfetto di tutta la manovra bianconera. Per
la supremazia dimostrata dai padroni di casa
se il Perticara fosse andato al riposo con due
reti all’attivo nulla vi sarebbe stato da ridire:
ma Vergnani, un portierino che si è fatto assai
bene rispettare, non si concesse distrazioni di
sorta ed anzi fu proprio l’Ascoli, con qualche
ben azzeccato contropiede a far correre brividi di freddo alla vociante tifoseria azzurra.
Uno spettacolo, diciamolo pure, veder giostrare i cinque, o per meglio dire i quattro
attaccanti in maglia biancorossa; tocchi di
palla precisi, passaggi alla perfezione, azioni
intessute con il manuale alla mano: uno spettacolo di tecnica calcistica di prim’ordine
rovinata unicamente da quel fondo pesantissimo che rendeva inevitabilmente vano l’eccellente lavoro degli ascolani; molti si chiedevano in tribuna che sarebbe accaduto se
l’Ascoli avesse potuto giocare su un campo
asciutto: difficile dirlo con esattezza, certo
però la gara avrebbe assunto un’altra piega.
Nella ripresa l’Ascoli continuò a favorevolmente impressionare tenendo con somma
autorità il campo sino al decimo minuto, sino
cioè al goal degli azzurri: e non fu, come
alcuni erroneamente ritennero, per la mazzata subita (vittoria sfumata dopo soli tre minuti) ma per l’infortunio di cui rimase vittima
Buzzegoli: il capitano rimase al suo posto
impossibilitato però a calciare ed a muoversi
come all’inizio a causa di uno strappo noiosissimo: il perno attorno al quale aveva così
bene ruotato tutta la squadra, venne quindi a
cedere e naturalmente tutto l’Ascoli risentì
della minorata efficienza fisica del prestigioso
atleta. Si comprese subito allora che l’Ascoli
non avrebbe più raggiunto quel successo che
posizione di classifica e fama di compagine
di rango gli avevano in partenza accreditato:
sul finire venne fuori ancora minaccioso il
Perticara i cui uomini parvero risentire in
minor misura delle deleterie condizioni del
campo: ma non mutò il risultato ed il confronto si chiuse così con un salomonico verdetto di parità.
A fine partita giuocatori e dirigenti dell’Ascoli
si dichiararono lieti del risultato: in effetti un
punto a Perticara non è da disprezzare, specie se - come ieri - ottenuto contro un undici in gran vena e per giunta deciso ad assicurarsi ad ogni costo i due punti.
Fu forse questo motivo del successo da raggiungersi in ogni maniera che lasciò in parte
amareggiati tifosi e dirigenti della società
ospitante: uno di questi ci confermò di aver
proprio sperato in una affermazione piena
degli azzurri, scesi in campo decisi a smentire l’ultima deludente prestazione di domenica scorsa a Forlì. Se il successo pieno non è
stato possibile raggiungerlo - l’Ascoli lasciò in
tutti un’ottima impressione - è restata però
negli sportivi la convinzione che gli azzurri
avessero fatto il possibile per conquistarlo:
una gara disputata senza mezze misure con
la constatazione di per se stessa considerevole di aver seriamente impegnato un Ascoli in
tutto e per tutto degno del suo valore.
Gli avanti azzurri non trovarono mai, o per lo
meno in una sola occasione (staffilata di
Allani e rete inevitabile) l’attimo buono per
tirare con convinzione in rete: poiché se si
deve tirare in ballo la traversa colpita da
Pintelli, su calcio di punizione al 4’ del primo
tempo, bisogna anche menzionare un fallo di
mano ben netto di Budriesi che al 15’ arrestò
una palla calciata con precisione da
Buzzegoli in una delle tante punizioni battute dal bianconero. Se in campo ospite il validissimo difensore fece la parte del leone, nell’opposto campo il riminese Monaco rivaleggiò con lui in bravura e tempestività: pur in
non eccellente giornata (ma tutto è relativo)
il terzino azzurro riuscì ad imporsi decisamente confermandosi come uno dei più quotati difensori dell’intero girone. In ombra
Fabbri, polemico con gli avversari l’ala destra
Margaritas, i migliori ci parvero Valeni, Bezzi,
Aliani e Budriesi cui toccò il compito di rimediare in parte alla mediocre prestazione del
centro mediano.
Come complesso però un Perticara superiore
alle aspettative e con un cuore ed una generosità veramente degni della fama acquisitasi
anche in passato dai “minatori”: un cuore ed
una generosità tipici di questa compagine,
che si batte in ambiente completamente
diverso da quello di tutte le altre compagini,
in uno scenario (quello della miniera con i
suoi grandi “calcaroni” fumanti) che in una
giornata fredda come quella di ieri dava,
chissà perché, una sensazione di squallore e
di tristezza.
Grazie per l’articolo a
Giorgio Cappanelli