Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari

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Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
giugno 2011
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
• Il bilancio di un anno
• Sardegna in bianco e nero
• Viaggio nello Sri Lanka
• La moneta di Cagliari
Sommario
Rotary Club Cagliari
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
Anno di fondazione 1949
n. 3/4
giugno 2011
Pubblicazione riservata
ai soci Rotariani
Direttore responsabile:
Lucio Artizzu
Comitato di redazione:
Salvatore Fozzi,
Mauro Manunza,
Marcello Marchi,
Giovanni Sanjust
Segretaria di redazione:
Anna Maria Muru
Autorizzazione
del Tribunale di Cagliari
n. 171 del 18 agosto 1965
È il momento dei bilanci – Antonio Cabras
Conosci te stesso per abbracciare l’umanità
– Michele Rossetti
Il Rotary International e l’Inner Wheel – Angelo Cherchi
Gianni Campus: cresciuto con le fotografie
– Mauro Manunza
La Sardegna nel processo di unificazione nazionale
– Marinella Ferrai Cocco Ortu
Ricordi di un viaggio nella “Terra splendente”
– Paolo Piccaluga
Ricordo di Piero Nuti, Rotariano dal rigore morale
– Rafaele Corona
L’impegno nel Rotary di Piero Nuti – Ugo Carcassi
I suggestivi paesaggi dell’antica Sardegna – Beppe Cascìu
La moneta a Cagliari – Antonio Lenza
Il contributo dei Sardi e l’eroico Capitano Frau
– Marcello Marchi
Vincere il pessimismo lavorando con tenacia
– Pasquale Mistretta
Attualità e prospettive per la salute dei Sardi
– Carlo Carcassi
Quando nacque L’Unione Sarda – Mauro Manunza
La pratica della chirurgia nel Regno di Sardegna
– Angelo Deplano
Festeggiati altri due ottantenni – Marcello Marchi
Autonomia, il sonno e la ragione – Marcello Marchi
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Commissioni anno 2011-2012
Benvenuto ai nuovi soci
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LE RIUNIONI
Le presenze
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Progetto grafico e impaginazione
Bruno Pittau – www.brokenart.org
fotografie:
Archivio Rotary e soci del Club
Sardegna Digital Library
http://www.sardegnadigitallibrary.it/
Stampa e allestimento:
Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)
_____________________________
Le opinioni espresse negli
articoli firmati impegnano
esclusivamente i loro autori.
Hanno collaborato a questo numero:
Antonio Cabras • Beppe Cascìu • Carlo Carcassi • Ugo Carcassi
Angelo Cherchi • Rafaele Corona • Angelo Deplano
Marinella Ferrai Cocco Ortu • Antonio Lenza
Mauro Manunza • Marcello Marchi
Pasquale Mistretta • Paolo Piccaluga • Michele Rossetti
in copertina: Cagliari, “Parco della Musica” con sullo sfondo il T-Hotel
in quarta di copertina: Foto di Gianni Campus, “Munich”
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Rotary Club Cagliari
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Consuntivo
È il momento
dei bilanci
Antonio Cabras
U
n anno fa, di questi tempi,
scrivevo un articolo:
“gli obbiettivi di
un nuovo anno”
e preparavo la
relazione programmatica.
Oggi sono chiamato a fare
il bilancio di un anno di
attività intensa, a volte
frenetica, spesso, ma non
sempre, gratificante, certamente assorbente. È il
bello del Rotary. Un anno, un
anno solo; occorre concentrare
tutto in un anno... che utopia!!!
Quante incompiute! Quanti programmi
solo abbozzati! Quanti propositi rimasti
sulla carta! Per fortuna se si ama il club, se
si è in sintonia con l’incoming, se le idee e
le azioni conseguenti sono vissute non come realizzazione dell’“ego”, ma come strumenti atti a raggiungere gli obbiettivi del
Rotary, (in sintesi, se si è dei buoni rotariani), il girare della ruota può e deve essere
vissuto come il passaggio del testimone in
una ideale staffetta, in cui ogni atleta dà il
meglio di sé. I traguardi raggiunti vanno a
merito non del singolo, ma di tutti quelli
che si sono succeduti nel tempo, a qualsiasi titolo sia stata la loro partecipazione.
Mi rendo conto di avere scritto un testamento spirituale e di non avere parlato del
mio anno. Probabilmente perché non è facile farlo ed è contrario alla mia natura: sono gli altri, i soci in primo luogo e tutti
quelli che sono entrati in contatto con il
club, che devono valutare e giudicare. Ma
per i redattori della rivista è un obbligo al
quale non posso sottrarmi. E allora via!
Sull’effettivo mi ero posto tre obbiettivi e un quarto a livello di sogno:
• Soci giovani per implementare le classi di età tra i trenta
ed i cinquanta anni: ne sono stati cooptati ben cinque.
• Crescita numerica: l’organico è passato da centosei soci a centodieci, in
netta controtendenza con
il Distretto e l’area di Cagliari.
• Attingere tra gli ex rotaractiani e gli alumni: ne abbiamo
cooptato ben tre.
• Il sogno: colmare una delle classifiche
vacanti ed una (artisti...) è stata colmata.
Aggiungo che ci sono le premesse perché
tutti i nuovi soci siano dei buoni rotariani:
frequenza elevata, partecipazione attiva alle
iniziative, buon inserimento nel club.
L’Assiduità, altro tema caldo, dovrebbe attestarsi poco sopra il 39%, in miglioramento rispetto agli anni precedenti, ma
al di sotto di quelle che erano le mie attese.
Sui programmi l’apposita commissione
ha funzionato perfettamente. Il tema dell’anno “Sardegna, chi eravamo, chi siamo,
dove andiamo” è stato sviluppato e fuso con
la celebrazione dei centocinquanta anni
dell’unità d’Italia. Mi piace ricordare la
giornata dei festeggiamenti che ha visto oltre duecento persone, sei club Rotary, autorità militari e civili, riuniti ad ascoltare,
partecipi, la bella prolusione del Prefetto
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Serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia
Serata dedicata ai compleanni dei soci ottantenni
Circolo del burraco – Hotel Panorama,
1° Torneo di burraco, Rotary Club Cagliari.
Il Presidente Ninni Cabras premia la coppia prima classificata.
Dott. Giovanni Balsamo. Una cerimonia che ha esaltato
l’immagine del nostro club. Mi piacerebbe ricordare le
riunioni a mio giudizio tutte interessanti, tutte curate,
tutte di livello. Vorrei ricordare tutti i conferenzieri, che
ci hanno dedicato il loro tempo e resi partecipi della loro cultura ed ai quali va il mio grazie sincero. Non è
possibile e mi limito a citare l’incontro con la Brigata Sassari, la
bella prolusione di Rafaele Corona su “identità, immigrazione
e patria”, la conferenza del Prof.
Paolo Savona e le tante giornate
più giocose, dall’affiatamento
allietato dalle musiche del Maestro Luigi Puddu e dalle spiegazioni eno-gastronomiche della
Sig.ra Giuliana Dalla Longa, ai
festeggiamenti dei nostri ottantenni. E voglio ricordare anche
una giornata più triste, ma piena d’amore e di rimpianto: la
commemorazione di Piero Nuti,
un amico venuto a mancare.
Sui progetti di servizio si è
fatto molto, forse si poteva fare
di più, certamente molto resta
da fare.
Sinteticamente:
• L’Oasi di san Vincenzo ha
ricevuto visite e congrue donazioni raccolte con apposite iniziative. È stata costituita l’associazione “Amici di San Vincenzo – Onlus”. Ora occorre farla
funzionare.
• “Vela solidale” ha organizzato dodici stage, che hanno
coinvolto venti ragazzi con disagi psicofisici e sociali. Per la
prima volta, dopo tanti anni di
collaborazione, la Onlus ha ricevuto, grazie alla generosità di
una nostra socia, un congruo
contributo. È mancato l’effetto
mediatico di “Nave Italia” il cui
arrivo in Sardegna è previsto
per settembre.
• Il progetto “Per una nuova
vita” ha visto la proroga della
Convenzione tra il Rotary Cagliari ed i Servizi Sociali del
Tribunale dei minori. Grazie alla grande generosità della “Sartec Sardegna” e dell’Ing. Fran-
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Rotary Club Cagliari
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cesco Marini in questi giorni
partiranno due programmi di
apprendistato.
• Michele Bajorek con la
commissione “Il dono del sangue” ha visitato due caserme ed
una quindicina di istituti superiori, facendo conoscere il Rotary ad oltre millecinquecento
persone.
• Il convegno internazionale
“Prevenzione delle malformazioni congenite” si è svolto alla
Fiera campionaria il 28 maggio
u.s.: un momento importante,
ma a mio giudizio ancor più
importante la riunione del giorno precedente, da noi propiziata, tra tutti i primari di ostetricia e ginecologia della Sardegna
e l’Assessorato alla Sanità per la
istituzione dei registri delle
malformazioni natali. È un
grande progetto “in itinere”,
che può svilupparsi su molteplici percorsi: Conferenze nelle
scuole, già testate ed accolte favorevolmente da docenti ed
alunni; Ulteriore pressione per
l’istituzione dei registri; Formazione in continuo, insieme alla
FIMMG, dei medici di base con
piccole riunioni tenute dai nostri amici rotariani dell’apposita commissione presieduta da
Giuseppe Masnata, che di questo progetto è anima e motore.
• Il portone di san Lucifero,
è un ambizioso progetto a medio termine; quest’anno grazie
al Past President Marinella Ferrai Cocco Ortu è stato ottenuto
il nulla osta della Sovrintendenza e il club è riuscito a raccogliere ulteriori somme destinate alla realizzazione dell’opera.
Ecoparco Serbariu.
La consegna dei progetti al Sindaco di Carbonia
• Il progetto “Ecoparco di Serbariu” ha visto la premiazione dei progetti a concorso e la consegna degli
stessi al Comune di Carbonia in una bellissima convention alla quale hanno partecipato il Presidente del
Consiglio Regionale Onorevole Claudia Lombardo, vari Assessori Regionali, il Presidente della Provincia di
Carbonia-Iglesias Ing. Tore Cerchi, il Sindaco di Carbonia, docenti universitari e rappresentanti di altre
Istituzioni, in una folta cornice di pubblico. Grazie alla tenacia ed al lavoro di Mario Figus questo progetto
ha ottenuto il Premio Europeo del Paesaggio 2010/11
dal Consiglio d’Europa, superando prima novantacinque progetti italiani e poi tredici progetti presentati da
altri Stati della Comunità Europea. Mario Figus, e con
lui l’apposita commissione, sono già al lavoro per la
seconda fase: far conoscere il progetto nel mondo e trovare le risorse per la realizzazione.
L’impegno per le giovani generazioni, assurte a
quinta via, si è sviluppato nel Rotaract e nello scambio
giovani.
• Il nostro Rotaract, magistralmente guidato da Paola Carcassi, che sotto l’aspetto dolce nasconde grinta e
volontà, è cresciuto come organico (dovrebbe raggiungere i venti soci) ed è maturato nella capacità di sviluppare
azioni proprie e di affiancare le nostre: basti pensare alle
lotterie, al burraco, all’IDIR organizzato dal nostro club,
al convegno sulle malformazioni dove il loro apporto è
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• Il convegno sulle malformazioni: non solo alcune centinaia di persone coinvolte, ma
anche sinergie con le istituzioni
e con le associazioni quale l’Unicef, l’Asbi la FIMMG.
• Le visite nelle scuole e nelle caserme ad opera di Giuseppe Masnata e di Michele Bajorek che hanno coinvolto migliaia di persone.
L’albero della Vita
Ho tenuto contatti con le autorità civili (Prefetto, Sindaco,
Presidente della Giunta, Presidente del Consiglio, Camera di
Commercio) e militari (Comandante dell’Esercito, Comandante dell’Arma dei Carabinieri,
Comandante della Brigata Sassari, Ammiraglio e Comandan• Lo scambio giovani ha visto il nostro club, sem- te dell’Aeronautica), facendo
pre in prima linea, ospitare ben quattro ragazzi affida- loro visita e talvolta ospitandoli
al club. E il merito di questo va
ti a Franco Staffa.
anche a Paola Dessì.
Come sempre il nostro club ha corrisposto tutte le
In conclusione sento il doveattese della Rotary Foundation e con iniziative esterne – saggio di danza della scuola Athena, ballo di car- re di ringraziare tutti coloro che
nevale, torneo di burraco – è in grado di implementa- mi hanno supportato e aiutato
a realizzare questo vasto prore notevolmente le donazioni.
gramma, in primo luogo il mio
Ma di tutto il lavoro svolto, quello di cui sono più direttivo; i coordinatori delle
orgoglioso è l’essere riuscito, anche con l’aiuto di alcu- commissioni, i presidenti e i
ni soci, a parlare all’esterno di Rotary, a farlo conosce- membri delle stesse.
Un grazie particolare a Lure e a comunicarne i programmi.
• Basti pensare che si è iniziato, alcuni giorni dopo cio Artizzu, Beppe Cascìu, Anl’insediamento, con il saggio della scuola di danza gelino Cherchi, Ugo Carcassi,
Athena che, alcuni giorni prima del cambio della cam- Rafaele Corona, Salvatore Fozpana, completerà il graditissimo intervento con un zi, Marcello Marchi, Pasquale
nuovo saggio. Settecento spettatori ogni volta, ed una Mistretta, Paolo Piccaluga, che
congrua donazione al club. Di questo dobbiamo rin- con i loro suggerimenti, consigli
e azioni mi hanno permesso di
graziare Alessandro Palmieri.
• Abbiamo proseguito con la premiazione dell’Eco- superare alcune difficoltà. E inparco di Serbariu: svariate centinaia di persone e la fine il ringraziamento va a tutti
i soci, che mi hanno dato fidupartecipazione, convinta, delle Istituzioni.
• La giornata del burraco ha visto presenti duecen- cia e che mi hanno concesso di
to persone ed il ricavato della serata è stato destinato vivere questa bella esperienza
rotariana.
alla Rotary Foundation.
• Il convegno sulla “Obesità”: alcune centinaia di
■
persone hanno sentito parlare di Rotary.
stato prezioso e determinante. Sarà una casualità, ma io
lo leggo come una delle linee di sviluppo del Rotary e della società civile, la catena è formata tutta da donne, ben
determinate a raggiungere gli obbiettivi. Di Paola Carcassi ho già detto, ma il merito per il lavoro svolto va anche a Paola Dessi, nostro delegato giovani ed a Maria
Luigia Muroni, che coordina il gruppo di commissioni.
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Rotary Club Cagliari
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Inizia il nuovo anno
Conosci te stesso per
abbracciare l’umanità
Michele Rossetti
onosci te stesso per abbracciare
l’umanità». Nello scrivere queste righe per le pagine della rivista che, per tradizione ormai consolidata,
sono dedicate ad alcune considerazioni del
presidente entrante,
non posso nascondere una certa emozione e preoccupazione.
Emozione, poiché l’essere chiamato a ricoprire la carica di Presidente di
un Club così prestigioso suscita un misto di entusiasmo e
trepidazione; l’elenco dei 51 Presidenti,
succedutisi alla guida del Club in oltre
60 anni, comprende alcune delle migliori
personalità espresse da Cagliari e dalla
Sardegna intera, nei diversi campi delle
professioni e dell’imprenditoria: lungi dal
voler fare qualsiasi paragone, decisamente
irriguardoso, essere comunque designati a
continuare la loro opera nel Club può solo
riempire il cuore di orgoglio ed emozione.
Preoccupazione, poiché ricoprire l’incarico dopo un presidente iperattivo come
Ninni Cabras, che ha dedicato al Club tutto se stesso e tutto il suo tempo e realizzato
un’annata imponente per riunioni e programmi, richiede un impegno significativo
e costante, che non sempre si concilia con
l’attività lavorativa.
Mi rasserenano tuttavia due fatti:
Il nostro è un Club i cui soci sono dotati di
grandi capacità e disponibilità ad impegnar-
«C
si nei progetti di servizio; il ruolo del presidente è, di fatto, quello di catalizzatore e di
coordinatore delle varie attività e pertanto,
se gli insuccessi sono da ascrivere al presidente stesso, i successi dell’anno rotariano
sono principalmente
merito dei soci e frutto del loro impegno.
Inoltre l’affetto,
l’amicizia, la considerazione e la disponibilità dimostratami da tutti i
soci, fin dal momento della designazione, mi infondono
gioia e sicurezza.
Il motto del Presidente del Rotary
International per
l’anno 2011-2012, Kalyan Banerjee, è: «Conosci te stesso per abbracciare l’umanità».
È un motto che rispecchia l’origine indiana del Presidente, nonché la filosofia e
la spiritualità dell’India.
Riportando l’attenzione sul Rotariano
come individuo e sulla centralità della famiglia, Banerjee conclude: «Dovete essere
voi il cambiamento che volete vedere nel
mondo».
«Conosci te stesso per abbracciare l’umanità» – senz’altro un motto impegnativo, che richiede da parte di tutti noi una
profonda riflessione, e, credo, un interrogarci sul nostro essere Rotariani, sul senso
di appartenenza al Club e sull’essere testimoni dei valori del Rotary nella società.
Da questa riflessione può forse scaturire
un maggior coinvolgimento di ciascuno di
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
noi all’interno del Club, una ulteriore disponibilità a metterci in gioco in progetti di
servizio, un impegno ad essere più “produttori di Rotary” che “consumatori di Rotary”, come efficacemente proponeva, anni
fa, in un convegno, il rotariano Giuseppe
De Rita.
Ciascuno di noi ha sicuramente un pensiero, un’idea, un suggerimento che può
trasformarsi in un progetto, ed è perfettamente in grado, con altri soci, di elaborare
la proposta progettuale, reperirne le risorse
e trasformarla in azione concreta, con l’apporto di tutto il Club.
È questo un augurio che faccio, a me
stesso ed a tutto il Club: un coinvolgimento
della totalità dei soci, anche di quelli che,
pur non essendo troppo assidui, sono comunque pronti a mettere a disposizione le
loro capacità.
Ringrazio tutti gli amici che hanno già
assicurato la disponibilità per le attività
previste e ringrazio anticipatamente i soci
che vorranno comunque impegnarsi nel
corso dell’anno che ci attende.
Se poi riflettiamo sul traguardo, ormai
vicino, dell’eradicazione della poliomielite
con il programma PolioPlus, quello che è
stato definito «il regalo del Rotary al mondo», che ha richiesto già 26 anni di lavoro,
impiego di tempo dei volontari, un grande
impegno di networking, con una contribuzione finanziaria del R.I. di 1,2 miliardi di
$, e pensiamo che tutto questo è frutto del
contributo e dell’impegno, per quanto minuscolo, di ciascuno di noi soci; è frutto dei
biglietti per manifestazioni che abbiamo, a
volte controvoglia, comprato, a volte venduto ad amici e soci, suscitando anche
qualche rimostranza o malumore; è frutto
del lavoro dei soci per l’organizzazione di
eventi che a volte hanno avuto successo ed
a volte meno; è frutto delle mille idee che i
consigli direttivi ed i presidenti dei Club di
tutto il mondo hanno escogitato per “spillare” qualche euro in più ai soci; se pensiamo a tutto questo, ebbene, non possiamo
non sentirci pieni di orgoglio per l’appartenenza al Rotary e fieri di portare sul bavero della giacca la ruota dentata!
E tutto questo, ulteriore riflessione, senza essere un’organizzazione di beneficenza,
di “charity”, come dicono gli anglosassoni
o, più probabilmente, proprio per il non esserlo.
Il risultato è stato ottenuto perché costituiamo un network di professionisti ed imprenditori, che apportano, in amicizia, le
loro professionalità e capacità individuali
in un Club di servizio.
Questa nostra caratteristica fa sì che il
programma PolioPlus, per quanto importantissimo, non sia, per il nostro Club, che
uno dei tanti impegni e che una parte rilevante della nostra attività sia invece legata
alla comunità in cui operiamo ed al suo territorio (Azione di interesse pubblico).
A tale proposito sono andato a rileggere
quanto fatto dai presidenti del Club nell’arco dei 60 anni, un po’ per trovare spunti, un po’ per meglio capire il Club.
Dalle attività svolte nel passato appare
evidente quale importanza il nostro sodalizio abbia avuto nella vita cittadina e quanti contributi abbia apportato alla società.
Contributi che spaziano dalla riqualificazione di spazi urbani alla pubblicazione
di libri, dall’impegno nell’istruzione ad attività nel campo sanitario e della prevenzione, dagli apporti e suggerimenti su problematiche cittadine o regionali al sostegno
ad organizzazioni benefiche.
Sessant’anni di lavoro ed impegno che
hanno assegnato al Club un ruolo importante nella realtà cittadina.
E qui spero mi sia consentito un secondo augurio: che il Club possa ancor più divenire un punto di riferimento per la società cittadina ed isolana.
Questa ambizione, che confido sia condivisa da tutti i soci, richiede anch’essa una
riflessione ed un impegno comune.
Impegno affinché, oltre a potenziare
quanto facciamo per lo sviluppo della nostra comunità, siamo capaci di portare
maggiormente il Rotary nella società e la
società all’interno del Rotary.
In altre parole dobbiamo completare la
compagine dei soci per le classifiche attualmente scoperte, individuando potenziali
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soci che possano arricchire e rafforzare il
Club nella sua attività; dobbiamo moltiplicare le occasioni per pubblicizzare l’attività
del Rotary e del Club nella società; dobbiamo ancor più condividere le nostre attività
e le riunioni con esponenti qualificati della
società civile e con i rappresentanti delle
istituzioni.
Spero di non aver troppo annoiato con
queste mie considerazioni, forse destinate
più a me stesso che a soci preparati e motivati come quelli del Rotary Club Cagliari, e
rimando alla riunione del 7 luglio per l’illustrazione dei programmi del Club e delle
Commissioni per l’anno rotariano 20112012, anticipando solo il tema che sarà un
po’ il filo conduttore di molte delle riunioni: «La Sardegna ed il mondo del lavoro».
RENTATRÉ trentini... e così via, secondo il noto scioglilingua: questa volta,
invece, il numero non inizia un esercizio di dizione, ma indica quanti milanesi,
amici rotariani di Milano Sud-Est, sono
giunti in gita in Sardegna, accolti con molta
simpatia dal nostro Presidente Ninni Cabras,
già al loro arrivo.
Ninni ed Elia, Michele e Marina Pintus il
pomeriggio del 26 li hanno accompagnati in
un ampio giro per la città mostrandone i diversi e suggestivi panorami (Monte Urpino,
Poetto) e la antica struttura del quartiere
Castello con le sue torri, le mura e le terrazze. È seguita la visita al Museo Archeologico
ove, per nostro intervento, hanno potuto essere guidati dalla dottoressa Sebastiana Mele (a tal fine invitata dalla sua collega e nostra amica Donatella Cocco). La guida ha
saputo, sfruttando la sua rilevante cultura
specifica, illustrare in maniera dotta ma
chiara, sintetica ed intelligibile anche da
profani, i preziosi reperti esposti riscuotendo
unanime apprezzamento.
Le rinnoviamo il nostro ringraziamento,
felici di avere, con il suo prezioso contributo,
T
Rotary Club Cagliari
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A tutti l’augurio di un’annata rotariana
ricca di soddisfazioni ed un abbraccio affettuoso.
Michele
P.S. Un ulteriore augurio da queste pagine: quest’anno il Governatore del Distretto 2080 sarà, per la prima volta, una donna: Daniela Tranquilli Franceschetti.
Daniela è cresciuta a “pane e Rotary”,
in quanto figlia di Tonino Tranquilli, non
dimenticato PDG 1984-85 e sarà quindi
senza dubbio un Governatore capace ed attento.
L’augurio è che il Distretto 2080 sia
sempre più uno strumento efficace di supporto e di coordinamento dell’attività dei
Club.
■
offerto agli ospiti una visione di alto livello
culturale sul nostro passato.
Giovedì 28 aprile, ci siamo ritrovati nella
riunione interclub con lo scambio di saluti e
bandierine. Piero Corsini, oriundo sardo,
laureatosi nella nostra Università, e presidente del Club, ha espresso il compiacimento
suo e dei soci che rappresentava per l’affabile accoglienza.
Gli amici Caterina Lilliu, Stefano Oddini
Carboni e Michele Pintus hanno, con grande
abilità e piacevole esposizione, efficacemente
descritto i tratti più significativi della storia e
dell’arte della città suscitando grande interesse negli ospiti.
La processione di Sant’Efisio, con Ninni
ed Elia Cabras sempre in loro compagnia, ha
felicemente chiuso la gita sarda dei nostri
amici, che, con telefonate e scritti, hanno
manifestato il grande piacere per questo
viaggio in Sardegna e la riconoscenza per
l’affettuosa ospitalità.
Il Presidente Corsini ci ha proposto di ricambiare la visita a Milano quando il nostro
Club lo riterrà opportuno.
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Conosciamo la nostra storia
Il Rotary International
e l’Inner Wheel
PDG Angelo Cherchi
l Rotary International è nato a Chicago
il 23 febbraio 1905 ad opera di quattro
soci svolgenti attività differenti. La denominazione sociale Rotary è derivata dalla abitudine dei Soci di riunirsi a turno nelle rispettive sedi lavoro. I Soci erano tutti di
sesso maschile. Le loro Consorti venivano
invitate saltuariamente alle riunioni dei
Soci.
Questi fatti venivano accettati a malincuore dalle Signore, le quali iniziarono ad
organizzarsi in modo parallelo.
Il 15 novembre 1923 una riunione di
Consorti di Rotariani fu organizzata presso
i Bagni Herriotts, a Manchester con lo scopo
di fondare un Rotary Club di Signore. Di
conseguenza un certo numero di tali Club di
servizio legati a Rotary Club sorsero in differenti parti del Regno Unito sotto varie denominazioni: Tuttavia, il Rotary International non gradì che il nome di Rotary venisse
usato per indicare un Club di Signore.
Una seconda riunione del Club Manchester fu organizzata il 10 gennaio 1924. In
tale riunione la Signora Oliver Golding fu
eletta Presidente Fondatrice, il nome Inner
Wheel fu adottato, come anche furono
adottate le prime cinque regole della Associazione.
Attualmente, il 10 gennaio viene celebrata la giornata mondiale dell’Inner
Wheel.
Fin dai primi tempi fu ritenuto possibile l’estensione dell’Inner Wheel a paesi dove esisteva un Club Rotary. Successivamente, l’Inner Wheel si è esteso a tutto il
mondo seguendo lo schema di organizzazione del Rotary: Socie, Club I-W, Distretti,
Consiglio direttivo, Presidente, Consiglieri
I
centrali, Congresso Mondiale, senza ottenere un riconoscimento delle sue attività da
parte del Rotary Centrale.
L’Inner Wheel si è inserita in Italia nel
1977. In tale periodo esisteva nel Rotary
Club Cagliari un gruppo Signore molto attivo. Il Gruppo era stato costituito nel 1973
su sollecitazione del Governatore del nostro
Distretto Rotariano Carlo d’Amelio. Il
Gruppo fu coordinato inizialmente dal
PDG Giuseppe Peretti e, successivamente,
dal PP Nino Fara Puggioni. Il Gruppo Signore fu trasformato in Club Inner Wheel
su suggerimento del Presidente del Rotary
Club Cagliari ad opera di un motivatissimo
gruppo di Signore. Il primo Consiglio direttivo era così costituito: Gianna Peretti, Presidente; Paola Carcassi e Nelly Tronci Vice
Presidenti; Rosellina Corona Segretaria;
Lucia Pellicanò Tesoriera; Antonella Cherchi Corrispondente; Tina Trois, Pia Leoni,
Franca Pirri Consigliere. Questo Club Inner Wheel Cagliari era praticamente il primo IW italiano, dato che l’IW Napoli era
completamente ignoto a tutti. La Charta
dell’IW Cagliari fu consegnata personalmente dalla Presidente Internazionale Kay
Martin a Cagliari il 17 dicembre 1977.
La nascita dell’IW Cagliari determinò
un esplosione di nuovi IW in tutta Italia.
Seguì rapidamente il sorgere dei Distretti
con le seguenti Governatrici Luisa Bruni di
Napoli e Gianna Peretti di Cagliari.
Recentemente il Rotary International ha
finalmente riconosciuto il valore dell’Inner
Wheel come risulta dalla seguente risoluzione, approvata dall’ultimo Consiglio di
Legislazione.
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Rotary Club Cagliari
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RISOLUZIONE 10-102
proprio, sia in tandem con Rotary Club,
numerosi progetti di servizio degni di lode
Si richiede che il Consiglio Centrale e notevoli, e
(Board of Directors) del RI deliberi riconoscendo che l’Inner Wheel è un valido assoPOICHÉ, il successo degli sforzi conciato nelle attività del Rotary.
giunti delle due organizzazioni non solo è
sicuramente superiore, ma migliora anche i
POICHÉ, un considerevole numero di rapporti personali,
Rotary Club in tutto il mondo ha club Inner Wheel, consistenti in associazioni di
È STATO DECISO dal Rotary Internaparenti di Rotariani (passati e presenti), e tional che il Consiglio Centrale del Rotary
(Board of Directors) deliberi riconoscendo
POICHÉ, gli Inner Wheel Club sono di- che l’Inner Wheel è un valido associato nelventati indispensabili e leali alleati dei loro le attività del Rotary.
rispettivi Rotary Club effettuando sia in
■
hiara Castagna, medico otorinolaringoiatra, figlia dei nostri amici
Ezio e Luisella, la sera del 28 marzo, ha contribuito a dare una ulteriore dimostrazione dei vincoli di amicizia e solidarietà che si creano fra i rotariani, specie quando è necessario trovare sostegno
e conforto per sopportare eventi tristi.
Chiara e suo marito, Roberto Di Pietro, sono genitori di un bimbo, Edoardo,
che ha ora 2 anni e 6 mesi; dopo la nascita, per un virus contratto in sala operatoria, posto in incubatrice, per un eccesso di farmaci, ha subìto un gravissimo
danno alle retine con conseguente perdita della vista.
C
Un inutile, anzi dannoso intervento in
Italia, la induce a portarlo negli Stati
Uniti, a Detroit, ove opera, all’Ospedale
Beau Mont, un insigne oculista, Antonio
Capone, di padre siciliano e madre valdostana. L’illustre clinico con le sue cure
è già riuscito ad ottenere che Edoardo
abbia una vista, se pure ancora limitata,
all’occhio sinistro, non disperando, non
solo di raggiungere miglioramenti, ma
anche di poter procedere sull’occhio destro nonostante lo stato in cui è stato ridotto, ricorrendo all’impiego di cellule
staminali.
Chiara, in questi momenti di grande
travaglio, ha speso la “moneta” Rotary,
presentandosi come figlia di un rotariano
del nostro Club. Ha trovato amorevole
solidarietà, simpatia, affetto ed è stata
bene accetta e confortata dai soci di tanti club. A dimostrazione di questa accoglienza ha portato a noi le bandierine di
diversi Club compreso quello di Birmingham, la cittadina americana del prof.
Capone.
Questo è un ulteriore commovente segno della validità dei nostri valori, soprattutto di quello dell’amicizia. Ad una
mamma così impegnata con coraggio ed
amore per la salute di suo figlio, al padre
Roberto, ai nonni Ezio e Luisella e, in
particolare, al piccolo Edoardo, gli auguri più affettuosi di tutti noi.
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Nella luce, la mente
Gianni Campus:
cresciuto con le fotografie
Mauro Manunza
ianni Campus architetto, Gianni
Campus urbanista, Gianni Campus
docente universitario, Gianni Campus amministratore a Cagliari (assessore
all’urbanistica, come dire l’uomo giusto al
posto giusto). Gianni Campus rotariano
impegnato e fine interlocutore nei dibattiti
culturali del club. Si credeva di conoscerlo
bene, fino a quando nelle sale eleganti del
T-Hotel non è comparsa una mostra di sue
fotografie. Sorpresa grande per chi non sapeva di questa sua passione, all’improvviso
esplosa pubblicamente nella sua dimostrazione di competenza tecnica e straordinaria
sensibilità artistica. L’esposizione, dal titolo “Nella luce, la mente”, ha richiamato
tantissima gente nei dieci giorni a cavallo
tra febbraio e marzo e ha lasciato lusinghiera eco. La scrittura fotografica di Giovanni Maria Campus è prima di tutto nel
pensiero, quindi nel sentimento, infine nella resa di uno sguardo che si direbbe educatore.
La confidenza di Gianni Campus con la
macchia fotografica ha una lunga storia
molto personale. Il ragazzetto aveva un
nonno che nella prima guerra mondiale,
chiamato alle armi con le mostrine della
motorizzazione militare, venne incaricato
di fotografare il territorio dall’alto di un
piccolo aereo. Una volta congedato, l’autiere-fotografo trasmise la sua passione al genero: Salvatore Campus, splendida personalità, notissimo medico, convinto rotariano che non soltanto noi abbiamo conosciuto, ammirato e mai dimenticato. A molti
cagliaritani che ne hanno stimato le competenze professionali e la statura politica
probabilmente sfugge un curioso particola-
G
re: quand’era giovane, negli anni Trenta,
quel roccioso bittese collaborava con il
quotidiano L’Unione Sarda come fotografo
(allora non si diceva fotoreporter). Aveva
una Contax, macchina dal nome celebre
per prestazioni e tecniche innovative, che a
un certo punto – era ufficiale medico – vendette per potersi specializzare a Milano.
Più tardi regalò al figlio un’altra macchina
fotografica, con la quale il piccolo Gianni
(non ancora 10 anni) fece i suoi primi scatti, passando poco dopo a una Ducati da 20
mila lire (mica poco, nel 1954). Molto più
tardi poté acquistare una Hasselblad (e basta la parola). Nell’ambito della mostra, il
pubblico ha potuto ammirare la sua invidiabile collezione di apparecchi fotografici
di ogni tipo e marca, a corredo della rassegna di immagini.
Giovanni Maria Campus è cresciuto fra
una macchina fotografica e l’altra. E ha
scattato (e sviluppato, e stampato) tante di
quelle foto da non poterle contare. Racconta che la vera passione si scatenò quand’era studente di architettura a Firenze. Dovendo affrontare l’esame di “visual design”, fu incaricato dal suo professore Leonardo Ricci di andare in giro a scattare fotografie tematiche; qualcuno gli prestò una
superba Leica – primo amore – e così
scoccò la scintilla. Dice: «Fu il mio primo
vero rapporto con la fotografia, che è un
mezzo di conoscenza della realtà e quindi
strumento quotidiano della mia professione. Raccoglievo immagini, informazioni,
materiale preparatorio per la trasformazioNella pagina a fronte:
Gianni Campus, Lunamatrona
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Gianni Campus, Eisenstadt
ne della realtà». E qui c’è la sua filosofia
professionale: la realtà in cui ci muoviamo
e con la quale ci relazioniamo è culturalizzata, il mondo si trasforma continuamente,
tutto quello che abbiamo intorno è architettura («semanticamente parlando»).
Compito dell’architetto è capire, modificare, migliorare il già modificato, rendere lo
spazio vivibile e gradevole; e lo strumento
fotografico aiuta a scegliere e avviare il lavoro.
C’è molto di questa filosofia nelle immagini messe in mostra, quasi tutte in
bianco nero: 180 foto scattate nelle più disparate parti del mondo, dal Giappone al
Vietnam, dall’Europa al Medio Oriente,
passando ovviamente per la Sardegna (con
uno sguardo particolare all’isola più atavica, come le vestigia del complesso nuragico
di Romanzesu a Bitti). Ma c’è soprattutto
una poetica che si esprime nell’importanza
della luce e nell’attenzione al minimalismo.
Sono autentici ritratti d’autore: di cose
piuttosto che di persone. La natura e il fascino di ogni soggetto (case, strade, città,
scorci, muri, finestre, piante, acqua) si rivela attraverso le minuzie più significative
eppure meno evidenti per chi vede senza
guardare. Tutto ciò che diamo per scontato
e banale si scopre inedito e intrigante nel
dettaglio catturato in quel modo e in quel
momento. “Quel modo” isola il particolare,
rimuovendo gli elementi superflui e pur restando nella realtà; “quel momento” è descritto dalle luci (e dalle ombre) che tracciano in modo irripetibile l’immagine colta
dalla mente del fotografo e fermata nell’obiettivo. Ecco la ragione del titolo che l’autore ha dato alla mostra del T-Hotel. E che
così completa: «Nella mente, la luce scrive,
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Rotary Club Cagliari
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Gianni Campus, Tokyo
la luce racconta storie. Accarezza colori e
forme, seleziona e ritaglia, include ed
esclude, compone». La luce, si può aggiungere, è la trascrizione delle impressioni più
intime, per le quali nulla è insignificante.
Con spirito fanciullesco, quasi con stupore di fronte a una realtà che riesce a rivelare col suo pensiero fotografico, egli va
in esplorazione dell’ambiente umanizzato,
consegnandoci un reportage sulla vita nascosta di un mondo tanto vicino da essere
lontano (perché distrattamente ignorato).
Reportage dal linguaggio artistico personalissimo, lontano da tentazioni retoriche e di
maniera. Giovanni Maria Campus artista
della fotografia ha un po’ di Henri CartierBresson per la curiosità insaziabile e l’attenzione al “momento decisivo” mai costruito; un po’ di Luigi Ghirri come ponte
tra fotografia e pittura; un po’ di Alberto
Burri per la sublimazione poetica degli oggetti semplici e utilizzati: praticamente
“culturizzati”.
■
SITO INTERNET DEL CLUB: www.rotarycagliari.org
E-mail del club: [email protected]
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Fratture nel Rotary
on lasciatevi fuorviare dal titolo. Non è alle porte lo scioglimento
del Club. Non vi sono state liti fra il Presidente entrante e l’infaticabile Presidente Ninni Cabras, e neppure polemiche sulla designazione del Presidente eletto. Anzi, sia per Michele Rossetti che per
Mauro Manunza il gradimento è stato unanime.
N
Il clima, nel nostro Club, non è mai stato così amichevole come ora. Le
fratture di cui al titolo riguardano soltanto tre autorevoli soci: Marcello
Marchi, Lucio Artizzu e Vittorio Pilloni. Uno dopo l’altro, e in quest’ordine, hanno inciampato su qualcosa, e a farne le spese sono stati i rispettivi femori. Per fortuna Vittorio è ancora nel fiore degli anni, altrimenti qualche maligno avrebbe potuto attribuire all’avanzare dell’età la
causa delle fratture.
Ora fortunatamente il peggio è passato, e, tra una manipolazione e
l’altra, i tre stanno rimettendo i piedi per terra. E noi, sperando di non
subire il contagio, li attendiamo con gioia per il cambio della campana.
Q
uando lo si festeggiava il 21 Marzo, si diceva
«per San Benedetto una rondine sotto il tetto!»
Era il segno gioioso della Primavera che tornava a
fiorire.
Con questa stagione di nuova vita, quasi con la prima
rondine, il 23 marzo, un bambino, Giovanni Maria Campus,
figlio di Enrico e Stefania ha reso felici,
con i genitori, i loro nonni, a tutti
noi molto cari, Gianni e Mirella.
Auguri di tutto cuore.
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Facciam tutti una sola famiglia
La Sardegna nel processo
di unificazione nazionale
Marinella Ferrai Cocco Ortu
Archivio di Stato di Cagliari, per
celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia, ha allestito una mostra intitolata Facciam tutti una sola famiglia, che
è un verso dell’Inno del popolo sardo, di
autore anonimo, scritto probabilmente nel
novembre del 1847 in quel clima di “effervescenza” che portò i sardi a rinunciare alla loro secolare autonomia per formare un
unico Stato con i territori di terraferma
della monarchia sabauda.
Questo verso infatti esprime, in maniera semplice ed efficace, l’ideale che nel Risorgimento e nell’Unità determina il sorgere di un sentimento nazionale, lo stesso che
ha ispirato Goffredo Mameli a comporre il
Canto degli italiani, inno da lui scritto nel
medesimo periodo, durante i primi fermenti patriottici; chiaro segno dell’esistenza di un diffuso sentire che accomunava
quella generazione di italiani divisa, suo
malgrado, da contingenze storiche. Un
contesto nel quale si avvertivano forti stimoli verso il progresso e l’Italia unita era
un obiettivo essenziale per guardare a un
futuro migliore.
La Sardegna ha avuto un ruolo importante e poco conosciuto nel processo di unificazione nazionale: già la rinuncia all’autonomia, nel 1847, è stato un gesto di consapevole partecipazione al moto risorgimentale anticipatore, con la “fusione”, dello stesso processo unitario.
Nella Mostra, larga parte è dedicata agli
avvenimenti bellici, nei quali è evidenziata
la partecipazione eroica dei sardi alle guerre di indipendenza attraverso documenti,
cimeli, armi, libri e stampe, provenienti in
gran parte dalla Collezione Museo del Ri-
L’
sorgimento. Si tratta di una ricca raccolta
costituita a Cagliari intorno al 1936 per volontà di un Comitato formato da rappresentanti di istituzioni ed eminenti personalità della vita cittadina, in particolare l’ingegner Flavio Scano, pluridecorato della
prima guerra mondiale. La collezione è
stata salvata nel dopoguerra da sicura dispersione e custodita dall’Archivio di Stato:
la ricorrenza dell’Unità d’Italia è l’occasione per restituire alla fruizione dei cittadini
il suo Museo del Risorgimento.
Il filo conduttore della esposizione segue
il racconto storico ed abbraccia un arco di
tempo denso di avvenimenti, dal 1820 alla
prima guerra mondiale. Il percorso si articola in sette settori, una sorta di flash attraverso i quali vengono lumeggiati passaggi essenziali e fondamentali figure di
protagonisti del processo unitario, partendo dalla realtà sarda, con l’obiettivo di farne rivivere aspetti e momenti esaltanti e
gloriosi, e più prosaici; tenendo dunque insieme dentro lo scenario nazionale gli specifici caratteri locali, perché da questi ultimi si è poi costruita una identità comune.
Non sono narrate soltanto le guerre dell’epopea risorgimentale, cui fanno da contorno i figurini delle divise dei vari corpi
militari del Regno di Sardegna disegnati da
Italo Cenni ed esposti lungo tutto il percorso, ma anche «l’opera ciclopica di unificazione» amministrativa ed istituzionale dell’Italia.
Il primo settore è legato alla figura di
Efisio Tola, giovanissimo ufficiale sardo fucilato a Chambery solo per aver avuto tra
le mani “libri sediziosi”, cioè scritti di Giuseppe Mazzini.
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Si prosegue poi con la descrizione degli
apparati dell’Antico Regime, dal Viceré,
supremo organo politico, amministrativo e
militare, al Magistrato della Reale Udienza,
istituzione non solo giudiziaria, ma investita di diverse competenze, all’Intendente
Generale, incaricato di sovrintendere al
settore economico, all’organizzazione militare che permea la città: Cagliari è piazzaforte militare sino al 1860, e ciò ne condizionerà lo sviluppo urbanistico.
Un figurino veste l’abito, in parte con
pezzi autentici, del miliziano sardo, gloriosa truppa paesana di antichissima origine,
ed è posto accanto al disegno del vessillo
delle Guardie del Corpo di Carlo Alberto,
con l’effigie di sant’Efisio: due simboli che
ci rappresentano in quanto sardi e contestualmente portatori dell’identità unitaria.
Si arriva al 1847, a quel clima di effervescenza che pervade l’isola, e Cagliari in
particolare, che rivive nel racconto dei contemporanei, da Giovanni Siotto Pintor, che
ne scrive in un suo libro, a Francesco Cocco Ortu Sr., allora bambino, ai cui occhi si
offrì uno spettacolo indimenticabile di partecipazione collettiva. Diverse delegazione
partono a Torino per chiedere al Re, il quale accetta, «di formare una sola famiglia
con gli altri sudditi del Continente», sanzionando la fusione. Carlo Alberto estende
nel marzo 1848 alla Sardegna lo Statuto albertino, con tutto ciò che consegue per l’isola: libertà di stampa, libertà di culto, la
leva obbligatoria, l’estensione dei codici civile e penale già vigenti in terraferma.
Gli avvenimenti bellici si intersecano
con quelli politici: scoppia la 1ª guerra
d’indipendenza, e i volontari sardi accorrono. Compare anche nell’isola il più importante simbolo italiano, la bandiera tricolore. La popolazione infatti chiede che alla
antica bandiera sarda, sul bastione di Santa Caterina, venga sostituita quella tricolore con lo scudo sabaudo «siccome quella
che rappresenta l’unione e la indipendenza
italiana».
Il percorso si snoda, da questo momento, con il tricolore, il quale rimanda, con la
sua grande valenza simbolica, e quale logo
delle celebrazioni dei 150 anni, al messaggio di identità e unità nazionale.
L’ultimo viceré Gabriele De Launay,
prima della partenza, pubblica il proclama
che preannuncia lo svolgimento delle votazioni per la Camera dei deputati; la Sardegna elegge 24 rappresentanti e sono dal sovrano nominati 6 senatori, che partecipano
alla prima legislatura del parlamento subalpino a Torino nel maggio del 1848.
Le tappe del racconto bellico sono dedicate, in sequenza, alla prima guerra di indipendenza ed alla guerra di Crimea, la cui
partecipazione fu voluta da Cavour per inserire il Regno di Sardegna nel gioco politico europeo. Della spedizione militare fece
parte, come è noto, un battaglione di sardi,
che si distinse per eroismo, tra cui, in particolare, il medico cagliaritano Gaetano
Lai. Subito dopo si passa alla seconda
guerra d’indipendenza, nelle cui battaglie
«i figli della nostra isola scrissero a carattere indelebile di sangue e di gloria il loro nome»; come testimoniano le numerose decorazioni dell’epoca donate al Museo, tra cui
spiccano quelle del generale cagliaritano
Efisio Cugia di Sant’Orsola.
Non potevano mancare le vetrine dedicate a Garibaldi (sono esposte sue lettere) e
ai garibaldini sardi, tre dei quali parteciparono alla spedizione dei Mille.
Si arriva così al Regno d’Italia; al cui interno si è fatto posto alla monarchia sabauda, la quale diede concretezza al progetto
unitario attraverso la sua diplomazia, tessitore il Cavour, e con le sue truppe. Vittorio
Emanuele II, il re “galantuomo”, ha potuto
nel marzo del 1861 proclamare la nascita
dello Stato italiano.
Nel contesto del neonato Stato italiano
non possono però essere dimenticate le disagiate condizioni dell’isola, la quale comunque si apre a nuove speranze di rigenerazione economica. Ne è un chiaro segno
l’entusiasmo che caratterizzò la partecipazione alla prima Esposizione nazionale di
Firenze nel 1861. Oltre duecento espositori
aderiscono all’iniziativa, inondando il padiglione di prodotti sardi, tra cui molti vini,
che ottennero diversi premi. Il governo dà
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Marsina, con feluca, spada d’onore e decorazioni, indossata da
Francesco Cocco Ortu.
poi inizio faticosamente al piano di costruzione di strade, ferrovie, ed a una politica di incentivazione degli
scambi, grazie anche alla azione dei suoi senatori e deputati, che fanno sentire la propria voce in Parlamento,
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sia tra i banchi dell’opposizione,
sia tra i partiti di governo. Primeggiano i nomi di Giuseppe
Manno, Ignazio Aymerich, storica prima voce dello Stamento
militare, Emanuele Pes di Villamarina, Francesco Salaris, Giovanni Siotto Pintor, Pasquale
Tola, fino a Francesco Cocco
Ortu Sr., il politico di maggior
rilievo espresso dalla Sardegna
durante il Regno d’Italia.
Il cagliaritano Cocco Ortu,
infatti, prima a lungo Consigliere comunale e provinciale, e
per diversi periodi sindaco facente funzioni, è stato deputato
per 24 legislature. In Parlamento si lega immediatamente ai
personaggi di spicco delle lotte
risorgimentali, da Cairoli a Zanardelli. Più volte sottosegretario, ministro di Grazia e giustizia nonché esperto collaboratore nella stesura del Codice Penale e del Codice di Commercio, conclude la sua carriera di
ministro con Giolitti, reggendo
il Dicastero della Agricoltura,
Industria e Commercio dal 1906
al 1909. Egli lega il suo nome a
importanti riforme, e soprattutto al Testo Unico per la legislazione speciale della Sardegna
del 1907; nella sala è esposta,
per la prima volta, la marsina
con feluca, spada d’onore e decorazioni che indossava nelle
cerimonie ufficiali.
La Mostra riprende il discorso istituzionale illustrando la
nuova organizzazione della
Sardegna.
Perso lo status di regno autonomo l’isola viene inizialmente
divisa in 3 circoscrizioni che
fanno capo ciascuna a un Intendente Generale di Divisione,
successivamente limitate a due
province, Cagliari e Sassari.
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Ma le riforme più rilevanti riguardano le
autonomie locali. La Legge Comunale e
Provinciale n° 295 del 1848, emanata da
Carlo Alberto dopo lo Statuto, si può considerare il modello della moderna legislazione amministrativa comunale, pur attraverso successivi mutamenti ed adattamenti:
servì infatti da fondamento alle successive
leggi del 1859 e del 1865. La legge del 1848,
che si ispira ai nuovi principi liberali, fa tabula rasa delle vecchie distinzioni in classi;
i consiglieri, in ossequio al principio della
rappresentatività, vengono eletti dai cittadini; i Comuni assumono la veste di corpi
morali, i cui organi sono il Consiglio comunale, il Consiglio Delegato (poi Giunta Municipale) e il Sindaco. Cagliari, che nel 1848
aveva circa 30.000 abitanti, rientra tra i
comuni di 1ª classe ed elegge 40 consiglieri. Primo sindaco è stato Edmondo Roberti
di Castelvero, che tenne il mandato per ben
18 anni nel periodo che intercorse tra il
1846 e il 1875.
Con la stessa legge viene introdotta anche l’amministrazione provinciale e divisionale.
La Provincia è sia ente autonomo territoriale, sia circoscrizione che delimita la
sfera di competenza dell’ufficio periferico
statale più importante che fa capo all’Intendente, il quale per successivi provvedimenti, man mano che procedono le annessioni, diventa Governatore e infine dal 1861
Prefetto. Figura chiave dell’Italia liberale,
il Prefetto assomma su di sé tali e tanti poteri da potersi considerare il timone di tutta la provincia: infatti rappresenta il potere
esecutivo (è tradizionalmente longa manus
del governo, soprattutto in occasione delle
elezioni) e la sua funzione è stata fondamentale per radicare l’immagine del nuovo
Stato unitario, contribuendo a tutelare e
garantire la conseguita unità ancora minacciata da tante parti. Contemporaneamente il prefetto esercita ampi poteri di
controllo sulle amministrazioni locali e
presiede anche il Consiglio provinciale (fino alla riforma del 1888): entrambi hanno
sede, nel segno della continuità, nell’antico
palazzo governativo viceregio.
A Cagliari sono designati, quali Intendente, Governatore e Prefetto, personalità
di spicco della dirigenza sabauda: si citano
i nomi di Pietro Magenta, Augusto Nomis
di Cossilla, Antonio Mathieu e Carlo Torre,
primo Prefetto di Cagliari.
La mostra si conclude con la prima
guerra mondiale, considerata il completamento dell’impresa unitaria nazionale, legata per la Sardegna al nome della gloriosa
brigata Sassari; in particolare dominano i
cimeli appartenuti al generale Carlo Sanna, chiamato babbu mannu dai sassarini,
le sue onorificenze e la imponente spada
d’onore donatagli dalla Sardegna e realizzata su bozzetto di Carlo Figari.
In questo percorso il pieno recupero della nostra memoria storica resta «un patrimonio prezioso della identità nazionale,
una testimonianza del nostro passato che
contribuisce a consolidare il sentimento di
appartenenza alla Patria nazionale», e deve renderci orgogliosi per la straordinaria
impresa che e stata l’unificazione italiana.
■
pprendiamo, con molto
piacere per la stima
affettuosa che abbiamo
di lui, che Rafaele Corona è
stato nominato consulente della Commissione Giustizia del Senato
per la riforma del Codice Civile per quanto si riferisce
all’importante tema giuridico e sociale del Condominio.
A
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«Ayu bowan» rotariani!
Ricordi di un viaggio
nella “Terra splendente”
Paolo Piccaluga
yu bowan», ben arrivati, questo è il saluto che al loro arrivo
nell’aeroporto di Colombo i 22
partecipanti al viaggio del presidente Ninni
Cabras in Sri Lanka si sono sentiti rivolgere da un gruppo di graziose ragazze che
hanno poi provveduto ad offrire a tutti delle belle ghirlande di fiori.
È iniziato così, con questo gesto gentile,
il nostro intenso, affascinante tour di 8
giorni in Sri Lanka, termine che non a caso significa “terra splendente”.
La natura dell’isola, che è grande più
del doppio della Sardegna, è infatti lette-
«A
ralmente esplosiva, lussureggiante e sin
dall’uscita di Colombo, la capitale, ci siamo immersi in uno scenario naturale di
grande fascino e per tutta la durata del
viaggio abbiamo potuto ammirare, specie
nelle occasioni in cui ci trovavamo su qualche rilievo, un manto vegetale continuo talora compatto, talora più rado, interrotto
solo dalle risaie e da qualche rara coltivazione.
L’acqua poi è dappertutto, sotto forma
di laghi, fiumi e cascate che conferiscono al
paesaggio una suggestione, una spettacolarità veramente difficili da superare.
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Anche l’intervento dell’uomo ha contribuito alla bellezza del paesaggio, come testimoniano le bellissime piantagioni di tè,
estese per chilometri e chilometri nella parte centrale e più montagnosa dell’isola, che
offrono al viaggiatore un superbo colpo
d’occhio.
Così come meravigliosi sono i giardini
botanici, come quello, splendido, visitato a
Peradeniya, il cui primo impianto risale a
metà del ’700 ad opera dell’ultimo sovrano
dell’isola, e successivamente abbellito e arricchito di nuove specie dai colonizzatori
inglesi, o come il giardino delle spezie di
Matale dove ci sono state illustrate le loro
caratteristiche e il loro uso nella cucina e
nella medicina cingalese.
In questa natura in gran parte incontaminata vivono numerose specie di animali
e anche il nostro gruppo ha avuto l’occasione di osservarne molte.
Le scimmie numerosissime anche nelle
zone abitate e frequentate dagli uomini, gli
elefanti sia liberi che in cattività, iguane,
volpi volanti, serpenti, aironi etc. si sono
mostrati ai nostri occhi come in una immensa arca di Noè.
Bellissima la visita all’orfanotrofio degli
elefanti di Pinnawela, che fu fondato nel
1975, e dove oggi vive un branco di circa 60
elefanti che abbiamo osservato da vicino
durante il loro quotidiano bagno nel fiume
Mahaweli.
Gli unici temuti animali che pensavamo
di trovare in gran numero, le zanzare, quasi non si sono viste, anche grazie alla presenza di molti gechi, (in un albergo alcuni
di noi ne ospitavano forzatamente qualcuno nelle loro camere), impegnatissimi ad
eliminarle.
Ma le bellezze naturali non sono la sola
cosa che lo Sri Lanka offre ai suoi visitatori, perché è notevole anche il patrimonio
culturale fruibile sia nelle aree archeologiche che nei musei dell’isola.
Un sito fra i più interessanti che abbiamo visitato è senza dubbio il monastero rupestre di Dambulla, il cosiddetto Tempio
d’oro.
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Il sito, inserito dall’Unesco
nel Patrimonio dell’Umanità,
ha una storia di millenni, che
parte dal III secolo a.C., all’epoca della prima diffusione del
buddismo nell’isola. Era allora
un insediamento di monaci poi
divenuto un santuario meta di
pellegrinaggio dei fedeli buddisti, e in quanto tale continuamente abbellito e arricchito di
statue e di pitture.
Oggi è un complesso straordinario costituito da cinque
grotte contenenti un gran numero di statue di Buddha nelle
varie posizioni (dormiente, seduto e in piedi) e dei re che nei
secoli hanno contribuito ad accrescerne la bellezza (fino all’ultimo, Sri Wickrema Rajasinha, che regnò fino all’arrivo
dei colonizzatori inglesi), e con
le volte completamente e finemente decorate.
Altro importante e affascinante sito è la rupe di Sigiriya
che si eleva sulla circostante foresta raggiungendo i 180 metri
di altezza.
Alla fine del V secolo d.C., il
re Kasyapa per conquistare il
potere aveva ucciso il padre e
tentato, senza riuscirvi, di uccidere anche il fratello Mogallana.
Temendo la vendetta di quest’ultimo Kasyapa si rifugiò in
questo sito e fece costruire sulla
sommità della rupe una cittadella fortificata di cui si possono osservare cospicui resti, e alla quale si accede dopo una impegnativa ascesa di ben 1000 gradini.
La rupe veniva chiamata
Rupe del Leone perché alla sua
base era stata costruita una coSulla parete occidentale della rupe sono presenti aflossale statua di leone di cui sono arrivati fino a noi solo le due freschi (in origine 500, oggi solo 21) che rappresentano figure di donne riccamente adornate di gioielli,
enormi zampe.
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mentre nella sottostante pianura si stendono i giardini, risalenti anch’essi al V secolo,
attualmente in fase di restauro.
Tutto il complesso, dopo la morte in
battaglia di Kasyapa, venne lentamente dimenticato, conquistato dalla foresta, fino a
che venne riscoperto da un ufficiale britannico nel 1830.
Il sito è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1986.
Le antiche capitali Anuradhapura e Polonnaruwa sono oggi non solo siti archeologici di grande rilievo, ma anche luoghi di
culto e di fede per i buddisti.
Anuradhapura fu capitale politica dello
Sri Lanka per oltre un millennio ed è
tutt’oggi città sacra per il buddismo.
Anuradhapura venne distrutta quando
lo Sri Lanka venne conquistato dalla dinastia indiana dei Cola, nel 993 d.C., e perciò
sono giunti fino a noi solo parte degli edifici che comprendeva.
Sono di particolare importanza il tempio
Maha Bodhi dove si trova il sacro Bo-tree, il
ficus religiosa nato da un ramo dell’albero
sotto il quale Buddha ricevette l’illuminazio-
ne, e perciò venerato dai buddisti da più di
20 secoli, e ancora il santuario di Ruwanweli dove sorge una maestosa dagoba circondata da un muro decorato da oltre trecento
teste d’elefante a grandezza naturale.
Anche Anuradhapura è inserita dall’Unesco fra i Patrimoni dell’Umanità fin dal
1982.
Polonnaruwa divenne capitale dopo la
decadenza di Anuradhapura e tale rimase
per circa due secoli, durante i quali la città
si sviluppò fino ad occupare un’area di oltre 15 km2, dove sono ancora evidenti le testimonianze del suo glorioso passato.
Sono visibili le rovine del palazzo reale,
il tempio circolare denominato Vatadage, il
Tuparama, l’Atadage e numerosi altri templi decorati da statue di Buddha e da stele
sistemate ai lati delle scale d’accesso ai
templi.
Un monumento di particolare rilevanza
è il complesso di Gal Vihara costituito da
tre grandi statue di Buddha di cui una, di
dimensioni colossali, rappresentante il
Buddha sdraiato.
Insomma un’area sacra per il buddismo,
di grandi proporzioni, inserita in un conte-
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sto fascinoso, ricchissimo di alberi d’alto fusto, e non a caso inserito anch’esso fra il Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
A Kandy sorge un altro sito
dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, il tempio
del dente di Buddha, il Dalada
Maligawa, dove viene custodito
la reliquia più preziosa per il
buddismo, appunto il dente sacro del Buddha, sito che abbiamo visitato nel corso di una cerimonia che ha richiamato una
folla veramente oceanica, tanto
da rendere difficile la visita
stessa.
Kandy, il cui nucleo fondamentale sorge attorno ad un lago
artificiale, scavato nei primissimi anni dell’800, fu anch’essa
capitale dell’isola nel ’600 e fino
all’inizio della colonizzazione inglese all’inizio dell’800.
Ancora, la collina di Mihintale, coperta dalla foresta, ha
un grande significato religioso
per i buddisti perché da lì il
buddismo cominciò a diffondersi nell’isola.
Nella sommità della collina,
raggiungibile tramite una scalinata di 300 gradini, sorge una
dagoba, ma è soprattutto splendido il panorama sulla zona circostante, ricca di laghi e di vegetazione.
Anche la visita alla cittadella
fortificata del Yapahuwa Rock
Fortress Complex, antico baluardo contro le invasioni straniere, ha richiesto lo sforzo di
salire una ripida, maestosa scalinata, ornata di leoni e animali
mitologici.
L’ultima delle città visitate,
Nuwara Eliya, è interessante sia
per l’architettura di tipico stile
inglese, giacché il sito, situato a
Rotary Club Cagliari
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1800 metri di quota era una zona di villeggiatura per i
coloni inglesi, sia per le circostanti, estesissime e ordinatissime piantagioni di tè.
A Nuwara Eliya abbiamo anche potuto visitare un
animatissimo e maleodorante mercatino che è stata
una breve ma significativa full immersion nei luoghi
frequentati dalla popolazione locale.
Merita naturalmente un cenno la capitale, Colombo, città di circa 1 milione di abitanti che, sia pure nel
contesto di una visita alquanto frettolosa, ci è apparsa
vivace, ricca di ampi spazi, di giardini, e di eleganti
costruzioni in parte risalenti al periodo coloniale nella
sua zona centrale (diverso il discorso relativo alla periferia piuttosto degradata).
Notevole il Museo, ospitato in un bel palazzo risalente al 1877, il palazzo del municipio in stile Casa
Bianca e alcuni templi buddisti e induisti che abbiamo
avuto l’opportunità di visitare.
Non sono mancati, nel corso del viaggio, i momenti
di puro relax e così al pressante e impegnativo programma culturale si sono affiancati la passeggiata sul
dorso dell’elefante (qualcuno ha preferito i massaggi
ayurvedici), un gradevole spettacolo folcloristico a
Kandy, una piacevolissima serata di festeggiamenti in
occasione del compleanno di una delle signore del
gruppo e, immancabili e attesissimi, gli spazi dedicati
allo shopping con l’entusiastica partecipazione di tutti.
Così come non sono mancati momenti rotariani
perché sia a Colombo che a Kandy abbiamo avuto la
possibilità di incontrare, sia pure quasi casualmente,
gruppi di rotariani indiani e locali con i quali alcuni di
noi si sono intrattenuti molto cordialmente.
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
In conclusione le varie tappe del viaggio
hanno costituito una tavolozza molto ricca
e articolata e si può ben affermare che il
tour ci ha permesso di farci un’idea abbastanza completa del paese.
Un paese bellissimo dal punto di vista
naturalistico, ma anche ricco di opportunità e di interesse culturale, un paese impoverito da 150 anni di dominazione coloniale e soprattutto da una guerra durata decenni fra la componente maggioritaria cingalese e quella tamil.
Un paese che sembra avere, però, il potenziale per un rapido miglioramento della
sua situazione socioeconomica.
Intanto è in corso un intenso, intelligente investimento sulle risorse umane tramite
un programma di scolarizzazione completamente gratuito basato sull’obbligo scolastico fino ai 16 anni e sulla possibilità, per
i più meritevoli, di frequentare, sempre
gratuitamente, le scuole superiori e l’università.
Lo Sri Lanka potrà perciò contare su
una classe dirigente ben formata e in grado
di affrontare i problemi connessi allo sviluppo complessivo dell’isola.
Poi ci sono le risorse naturali il petrolio,
il tè, i legni di pregio, le spezie, le pietre
preziose, e il turismo, in vertiginoso sviluppo parallelamente alla conclusione della
guerra civile, e al miglioramento delle già
buone strutture ricettive.
Insomma un paese di grande fascino che
merita la fatica delle lunghe ore di volo necessarie per raggiungerlo, e che soprattutto
merita il nome che si è dato di “terra splendente”.
Un viaggio di successo, una felice iniziativa del nostro presidente che verrà ricordata con piacere da tutti i partecipanti.
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giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
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Amici che ci lasciano
Ricordo di Piero Nuti
Rotariano dal rigore morale
Rafaele Corona
i dice: «Il ricordo della felicità non è
più felicità; il ricordo del dolore, invece, è sempre dolore. Ma il ricordo è
l’unico paradiso terrestre dal quale non
possiamo venire cacciati».
Nonostante il dolore, è giusto ricordare
Piero Nuti, amico da
oltre mezzo secolo, del
quale ho sempre presente il senso del dovere, il rigore morale,
la rettitudine, la capacità, che lo hanno contrassegnato sul piano
umano e su quello
professionale.
Nonostante il dolore, è doveroso revocare l’onestà, la probità
incorruttibile, il costume di anteporre il
bene comune al tornaconto personale, inseriti in una concezione della vita, che privilegiava il culto della
famiglia, della nazione, del sapere.
S
Piero Nuti nacque a Senorbì il 29 aprile
1931, da genitori toscani (entrambi farmacisti). Dopo una breve permanenza in provincia, con la famiglia si trasferì a Cagliari,
dove frequentò il liceo e l’Università: da
prima conseguì la laurea in Chimica (nel
1955) e successivamente la laurea in Farmacia (nel 1958).
I miei ricordi risalgono agli anni dell’Università, quando lo incontravo sotto i por-
tici della via Roma: giovane assistente universitario, immancabilmente elegantissimo
e accompagnato da un bel cane.
Seguendo le tradizioni di famiglia, si dedicò alla professione di farmacista: professione della quale parlava con disincantata
ironia. (In una conferenza al Rotary, piuttosto che un preparatore di medicinali,
scherzosamente si definì un “potecariu” o
“cagabottu”).
Al lavoro dedicò
grandissime energie e
cospicue capacità, fino alla fine. Alle farmacie di Sardara, di
Cagliari in via Monte
Sabotino, di Quartu
S. Elena. Grande impegno e notevole abilità imprenditoriale
destinò alle aziende di
medicinali. Dismessa
la ditta Agus e Nuti,
che gestiva essenzialmente il deposito,
fondò la società Medifarma, di concessioni
e rappresentanza, che portò a dimensioni
commerciali di tutto rispetto.
Col personale era attento e generoso:
l’ascendente, la stima, l’affetto, dei quali
godeva, sono dimostrati dalla totalitaria,
commossa partecipazione alle esequie.
Alla famiglia, alla moglie Maria Laura
Mossa, sposata nel 1960, ed ai figli Mario e
Andrea, prestò cure premurose, sollecitudini costanti e ininterrotte, delicatissime af-
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
fettuosità, assicurando loro una tranquilla serenità
morale ed una agiatezza economica considerevoli.
Piero è deceduto a Cagliari il 18 dicembre 2010.
Più che riferire episodi o aneddoti, mi sembra importante sottolineare alcuni aspetti della sua personalità. Precisamente, gli interessi artistici, politico-culturali e religiosi.
Dell’arte si interessò sempre. Ne fanno fede i numerosi libri della sua biblioteca e i suoi numerosi viaggi
autunnali in Toscana, nella terra dei suoi. Impiegava le
brevi vacanze a visitare con la moglie le città d’arte ed
i borghi antichi: e magari ad acquistare pregevoli quadri ottocenteschi, che conserva nella signorile casa a
Cagliari, nella via Ghibli.
Seguì assiduamente gli avvenimenti politici, pur
senza prendervi parte.
Nel 1994 fu tra i fondatori dell’associazione “Nuove
Iniziative per la cultura”: un gruppo che, in opposizione alla egemonia culturale vigente, mirava a rivalutare l’amor di patria (prima di Benigni), la considerazio-
ne prioritaria del bene comune
su quello personale, il rispetto
della legalità, il senso del dovere ed il valore dell’ordine e della disciplina, il riconoscimento
del merito. Assieme a comuni
amici, alcuni dei quali sono oggi presenti, contribuì ad organizzare a Cagliari riunioni, tavole rotonde, conferenze con la
presenza di notevoli personaggi
contro corrente, quali Sergio
Romano, Gustavo Selva, Paolo
Armaroli, Marcello Veneziani,
Valerio Riva, che in città hanno
lasciato una traccia.
Quanto agli interessi religiosi, secondo la consueta riservatezza parlava poco del percorso
compiuto dalla posizione di appartata attesa alla sincera e fervente adesione alla fede; parlava poco dell’urgenza di superare la mera razionalità per rispondere alle fondamentali domande dell’esistenza «da dove
veniamo, chi siamo, dove andiamo»; parlava poco della pluralità di visioni filosofiche e religiose dell’uomo e del mondo,
del loro contrasto talora irriducibile e della mancanza di un
criterio razionale di preferenza.
Parlava poco, ma con la consueta sobrietà non nascondeva
la sua consapevole e convinta
scelta in favore della fede.
Il ricordo della sua scomparsa è doloroso. Nonostante il dolore, è giusto ricordarlo, perché
la sua vita raffigura un alto
esempio per tutti. Nonostante il
dolore, il ricordo costituisce un
momento di commozione, di tenerezza e di rassegnata serenità, che non ci può essere sottratto.
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Un vero rotariano
L’impegno nel Rotary
di Piero Nuti
Ugo Carcassi
iero Nuti veniva ammesso al
nostro Club
durante la Presidenza di Enrico Zanda,
il 29 maggio del
1979, presentato da
Rafaele Corona.
Subito apprezzato per il suo garbo e
per la sua disponibilità faceva parte
quale Consigliere
dei Direttivi di:
Franco Trois (Pres.
1982-83), di Carlo
Sanna (Pres. 198384) e di Luigi Figus
(Pres. 1984-85). Quando nel 1987 Rafaele
Corona assumeva la Presidenza del Club,
Piero Nuti ne diveniva Segretario. Egli
contribuiva in maniera rilevante, con la
sua discreta ma efficiente collaborazione,
al successo delle iniziative diversificate ed
importanti che hanno caratterizzato il
mandato di Rafaele Corona.
Salvatore Campus (Pres. 1988-89) lo
voleva, ancora una volta, membro del Consiglio Direttivo.
Angelo Berio (Pres. 1992-93) lo chiamava a far parte della Commissione Pubblico
Interesse.
Anche Lucio Artizzu (Pres. 1998-99) lo
nominava membro sia della Commissione
Affiatamento ed Assiduità sia di quella di
Azione di Interesse Pubblico.
Durante la Presidenza di Ugo Carcassi
(1995-96), Piero Nuti, ricopriva con Giovannino Sanjust, la carica di Vice Presi-
P
dente e contemporaneamente quella
di Coordinatore delle varie Commissioni.
Da questi dati
emerge chiara la dedizione costante di
Piero per il nostro
Sodalizio.
Egli è stato l’uomo del “sentire rotariano”
intimamente e profondamente vissuto. Questa sua dedizione
appariva così immediata e coinvolgente che tutti si sentivano portati a seguirlo nelle proposte e nelle varie iniziative.
In previsione dell’impegnativo Convegno su Ecologia della vita e società del Futuro che il Club aveva programmato di attuare il 10 novembre del 1996 era stato deciso di organizzare il 3 maggio dello stesso
anno una Riunione non Conviviale intitolata Parliamo tra noi, presieduta da
Sanjust (Carcassi, Presidente in carica,
aveva “giustificato” l’assenza), allo scopo
di valutare l’indice di gradimento dei soci
su vari aspetti del programma generale e
sulla manifestazione congressuale in particolare.
Nonostante l’assenza di parte dei soci
impegnati in un viaggio in Russia, la seduta era stata abbastanza affollata. Avevano
preso la parola F. Trois, A. Cocco, G. Mulas, A. Rusconi, S. Campus, L. Artizzu, G.
Ribolini, N. Deriu, A. Aru, P. Nuti.
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Molti degli intervenuti, pur giudicando
interessante ed attuale il tema del Convegno, avevano segnalato le possibili difficoltà legate alla sede prescelta che, su suggerimento di Achille Sirchia, era stata
quella del CASIC (offerta gratuitamente),
sita nella Zona Industriale di Cagliari e
quindi non facilmente raggiungibile. L’intervento pacato, cordiale e preciso di Piero
riusciva a convincere i presenti. La Seduta
si era chiusa con Giovannino Sanjust tranquillizzato dal consenso finale che incoraggiava a procedere speditamente nell’organizzazione del Convegno.
Come spesso accade quando dalle parole è necessario passare ai fatti il Gruppo dei
“Collaboranti” si era ridotto ai Soliti “Volenterosi”. Questi ultimi stimolati da Carcassi e Sirchia avevano preparato e distribuito i depliant illustranti i contenuti del
Convegno e posizionato la cartellonistica
necessaria per rendere più facile il raggiungimento della sede del CASIC. Questo lavoro veniva realizzato da Andrea Rusconi e
da Piero Nuti che imperturbabili si spostavano in macchina nelle varie stradicciole
della Zona Industriale posizionando Cartelloni con enormi frecce indicanti il percorso da seguire per raggiungere la sede del
Convegno. Carcassi, Sirchia e Sanjust avevano stilato e stampato il Programma e curato la parte “giornalistica”.
Piero fortemente impegnato nell’attività
professionale e nell’espansione di una importante Azienda di famiglia (le Terme di
Sardara), aveva mantenuto il suo attaccamento per il Club rinunciando però ad incarichi ufficiali.
Era tuttavia l’uomo a cui ci si rivolgeva
per risolvere problemi. Quando durante un
Archeotour mancava un pullman era Piero
che provvedeva subito a rendere disponibile quello delle Terme.
Negli ultimi anni si era creato e rafforzato un affettuoso ed efficiente sodalizio
tra Piero e Giorgio Mulas, quest’ultimo instancabile animatore delle iniziative in favore di malati soggiornanti prevalentemente nell’Africa Sub-Sahariana.
Lo scrivente riceveva spesso pressanti
telefonate da Giorgio che desiderava ottenere notizie precise ed attendibili sui più
recenti farmaci antimalarici, anti AIDS e
sui nuovi vaccini. Subito dopo era Piero,
che “affettuosamente” sollecitato da Giorgio, doveva procurare i vari medicinali necessari in tempi relativamente brevi e possibilmente a costi ragionevoli.
È inutile dire che tutto veniva recuperato da Piero presto e... “gratis”!!!
Piero e Giorgio si dedicavano a quest’opera con grande determinazione ma anche
con estrema discrezione. Pochi si rendevano conto del notevole impegno che il reperimento di questo materiale richiedeva.
Mentre parlo sento vivo il ricordo di Piero uomo probo e buono, mite e gentile, professionista stimato, sposo affettuoso e padre adorato.
La malattia che in qualche mese lo ha
portato a morte è stata da lui vissuta con
cristiana accettazione nella convinzione
che la sofferenza e la morte fanno parte del
tragitto terreno degli esseri umani.
Io che gli sono stato amico per tanti anni sento cocente il dolore per la sua scomparsa e vivo il desiderio di esternarlo alla
consorte Maria Laura ed ai figli Andrea e
Mario.
Il Presidente meglio di me esprimerà
formalmente la commossa ed affettuosa
partecipazione del Club al loro dolore.
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SITO INTERNET DEL CLUB: www.rotarycagliari.org
E-mail del club: [email protected]
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
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L’uomo e la natura
I suggestivi paesaggi
dell’antica Sardegna
Beppe Cascìu
La Sardegna è un vecchio paese rurale.
Essa presenta paesaggi antichissimi, non modificati per niente...
La nudità degli orizzonti dà loro una straordinaria uniformità.
Un altro elemento caratteristico è l’arcaismo dell’organizzazione umana,
delle tradizioni, dell’ospitalità.
(M. Le Lannou)
a “Convenzione Europea
del Paesaggio”, nel 2000
a Firenze, ha definito il
paesaggio come una determinata parte del territorio e un
ambito il cui carattere deriva
dall’azione di fattori naturali
e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Con questa traccia e in considerazione dei diversi significati dati a questo termine nelle
varie, recenti iniziative per il
governo del territorio, immagino il “paesaggio degli uomini”
come un amalgama complesso
tra l’individuo, gli elementi materiali che lo circondano e le sue
azioni immateriali, di tipo etico;
come l’armonizzazione tra l’uomo e la natura.
Penso al teatro delle vicende
umane, interfaccia tra le caratteristiche attrattive o repulsive
del territorio e delle persone che
lo vivono, della società che lo ha
prodotto. Presente nei luoghi di
particolare pregio come negli
ambiti “della vita quotidiana” e
in quelli cosiddetti “degradati”.
Che parla di natura (l’ansa di
un fiume nel verde, le coltiva-
L
Nuoro, particolare del quartiere di Seuna ai primi del ’900
zioni), ma anche della cultura e della storia dei popoli
(le città, le simboliche piazze); di possibilità di contatti e di scambi (il mercato, le vie del commercio), di
informazioni fra tutti gli appartenenti alla comunità.
Questo paesaggio riflette l’uomo, è lo specchio e lo
scenario di una evoluzione arricchita dall’agire delle
genti nel nostro mondo in continuo cambiamento.
L’integrazione profonda tra i panorami naturali ed i
segni delle attività umane, la suggestione indotta dall’armonioso inserimento delle infrastrutture nel territorio ereditato, la coscienza e la responsabilità che tutto ciò esprime e i comportamenti che ne derivano possono offrire qualcosa di magico, di musicale al visita-
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
tore. Sono in questo caso il risultato del
giusto processo di evoluzione del “paesaggio umano”, appunto, e di sintesi delle tante risorse che hanno portato alla partecipazione e al coinvolgimento: le componenti
materiali, i sentimenti di amore o di odio,
le emozioni, curiosità e impulsi produttivi... e le componenti legate ai costumi e ai
modelli di vita quali l’indole della gente, la
capacità di integrazione, le religioni, le varie attività e tradizioni... e così via.
Il “paesaggio degli uomini” diventa così
un “elemento significativo della nostra
qualità di vita”, che permetta l’espressione
della personalità degli individui senza depressive limitazioni o isolamenti dal contesto sociale. Che indica perché per un viaggio, per un weekend turistico, per un soggiorno, per il lavoro si sceglie, quando si
può, una destinazione più che un’altra. Da
quale immagine di vita si è attratti; quanto
il rapporto con l’ambiente può suscitare
quel senso di appartenenza che induce ad
essere, più che occupanti provvisori o aggressivi, oppure turisti distratti e frettolosi,
visitatori coscienti e interessati all’essenza
di un territorio. Attori partecipi alla vita
del luogo.
La realtà che ci circonda, dalle caratteristiche ambientali di grande rilievo, è il risultato dei fatti lontani che gradualmente
hanno plasmato società e territorio.
In buona parte di quest’isola, forse più
che in altri luoghi delle nostre regioni, pur
con le tracce millenarie della storia e le vicende che si sono succedute nel tempo prevalgono scenari genuini, più crudi ed aspri
rispetto agli ambienti umanizzati di cui in
genere si è diventati al tempo stesso autori
e conduttori attraverso la cultura e le attività scientifiche, industriali, commerciali...
Forse l’immagine che un viaggiatore attento può avere ancora oggi di molte zone della Sardegna, è quella di una terra con un’anima antica, di echi di un mondo talora
primitivo, di ampi spazi poco abitati, di
grandi silenzi e di rapporti con genti e persone dalla mentalità essenziale, dagli atti e
dagli umori istintivi e talvolta irrazionali. E
poi l’immagine di una terra... direi marginale, di una periferia scambiata e trattata
da quanti l’hanno occupata nel tempo, come “una cosa”; ma che forse proprio per
questa sua marginalità ha potuto miscelare
in modo lieve i propri valori originari con i
segni esterni della conquista, armonizzando l’artificiosità del progresso, talvolta distruttivo, col mito del suo passato e con la
natura del suo territorio.
È così emerso l’aspetto “classico” di noi
sardi: spettatori coscienti della natura all’intorno e delle particolari testimonianze
di tempi lontani, inserite in panorami unici, fatti di grandi solitudini, di deserti e di
cieli vasti. Custodi consapevoli, orgogliosi e
responsabili di questo grandioso patrimonio naturale, archeologico e storico, ma anche timorosi di mostrarlo troppo, di renderlo troppo facilmente accessibile, aggredibile dall’esterno. Perciò talvolta l’attaccamento alla madre Sardegna può portare
all’isolamento, al riaffacciarsi di atti e di
umori istintivi e quasi irrazionali nel nostro
mondo apparentemente primitivo. Al riaffacciarsi dell’identità della nostra anima
antica.
Nel tempo, per la natura dell’isola, la sua
posizione e la storia, alle caratteristiche originarie si sono sovrapposte le varie stratificazioni che tutti conosciamo (infrastrutture, industria, “rinascita”), con l’inserimento
di tecnologie, popolazioni e tradizioni nuove e diverse... Interventi e “modelli” venuti
in gran parte dall’esterno, apporti positivi
certo, che però hanno inciso profondamente sulle specificità del paesaggio e sull’ambiente, con implicazioni inizialmente sottovalutate e solo successivamente evidenziate
da studi di Enti pubblici e Università, come
risulta anche dai tanti contributi, tra gli altri, del nostro Angelo Aru.
E poi il dilagare del fenomeno turistico e
la diffusa edificazione residenziale stagionale, con molte possibili opportunità ma
anche con feroci condizionamenti per molte aree costiere e conflitti per il destino di
particolari risorse agricole alimentari e caratteristiche produzioni. E, per ultima,
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l’immigrazione dai paesi stranieri e la necessità di integrazione tra le parti.
A questa “trama” dei tanti
eventi si è gradualmente intrecciato “l’ordito” del positivo innesto di presenze, intelligenze e
forze di lavoro dall’esterno in
tanti campi; la continua dilatazione dei rapporti tra le genti
per la diffusione di vie e mezzi
di comunicazione, l’ampliamento dei comparti scolastici, il
rafforzamento delle Università
e la presenza di tante figure di
rilievo nei settori delle arti, delle scienze, della letteratura, della politica, dello sport... L’innesco frenetico, quindi, dei tanti
fattori della nostra modernità,
con la loro influenza sulle giovani generazioni e sul loro modificato rapporto con gli antichi
luoghi, usanze e tradizioni, e
con la vita attuale.
Queste vicende hanno contribuito a fare la nostra storia e
a modellare in qualche modo il
nostro “paesaggio” nel tempo.
Ma nell’attuale situazione, oggi,
chi siamo? A fronte di questa
eredità, al di là del raggiunto
maggior benessere materiale,
dell’innegabile arricchimento
di conoscenze, dei più facili
rapporti con gli altri, della cosciente disciplina urbanistica di
indirizzo e di protezione ambientale, come ci sentiamo rispetto alla realtà che abbiamo
all’intorno? Siamo ancora
spontaneamente legati al luogo
natio ove ci si è sempre rivelato
il mondo, amiamo sempre i colori e i sapori che hanno segnato la nostra infanzia; apprezziamo, parliamo e comprendiamo
ancora il linguaggio legato alla
fisicità delle cose che ci circon-
Cascatella nei pressi di Seui (NU)
dano e alla loro musicalità, nel modo giusto per difenderle e proteggerle per affidarle al futuro dei nostri figli o per offrirle ad altri oggi? In definitiva, dopo tante vicende e dopo tanto tumulto, a quale “paesaggio
degli uomini” possiamo, oggi, fare riferimento?
Potremmo dire che l’isolamento e l’arcaismo del
vecchio paese rurale descritti da Le Lannou nel 1941
sono ormai scomparsi, per il dinamismo e il continuo
cambiamento di paesi e città e per i diversi, nuovi
aspetti della vita. Anche se l’abbandono di campagne e
zone forestali, il vuoto attorno a episodi industriali e
minerari dismessi, lo spopolamento dei centri rurali
senza un futuro verso le aree costiere e urbane, la di-
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
saggregazione di periferie e centri storici
sono indice di emarginazione e sofferenza,
con riflessi da considerare.
Potremmo dire, circa l’organizzazione
umana, che pur senza il retaggio di potenze e dinastie che con ricchezze, arti, scienze, economia ed amministrazione hanno
plasmato nel tempo il “paesaggio” di varie
regioni italiane (penso alla Toscana, alle
Repubbliche marinare, alle Regioni del
Nord Est per i lontani contatti mitteleuropei), abbiamo forti caratteristiche identitarie; abbiamo la storia, le bellezze e le potenzialità ambientali dei vincenti. Anche se
un po’, ancora, ci crogioliamo nella mentalità dei vinti, per una suggestione sottile
che ci spinge spesso a scaricare inefficienze
e distorsioni su responsabilità altrui; ad appiattirci e sentirci psicologicamente dipendenti nei confronti dei governi e dello Stato; a cedere talvolta, senza giustificati motivi, ad esigenze e interessi che non sono
nostri né del territorio.
Per quanto riguarda l’ospitalità e l’accoglienza mi rifaccio alla seducente immagine letteraria di Sergio Atzeni, evocativa
delle origini della gente di Sardegna:
«Passavamo sulla terra leggeri, come l’acqua che scorre,... ...Eravamo felici, senza
rifiutare l’incontro con chi sbarcava nella
nostra isola, sospinto da qualsivoglia ragione... Capivamo la loro lingua...». Ecco,
questa essenza di popolo meticcio, destinato dai luoghi e dalla storia ad accettare
e condividere il confronto con tante diverse culture, può costituire ancora oggi la
motivazione profonda e irrinunciabile per
farci sentire cittadini del mondo, non solo
per la necessità o per le violenze di un
tempo lontano, ma per l’interpretazione
attuale dell’eredità ricevuta dalle precedenti generazioni. D’altronde, per dirla
con Claudio Magris, «l’identità assomiglia
ad una matrioska: somma di incontri e di
storie, una dentro l’altra, di inserimenti
sempre più vasti. L’identità è creativa
quando si apre al riconoscimento e all’amore di altre diversità, ugualmente necessarie al mosaico del mondo ed alla varietà
della vita».
Potremmo dire, infine, che il nostro ambiente naturale, che molti celebri pittori e
scrittori hanno rappresentato nel tempo, costituisce ancora oggi un paradiso per tutti.
Anche se i tanto vantati colori della nostra
isola – il “verde come bronzo antico” delle
foreste di un tempo, le gialle distese del
“granaio di Roma” e dei deserti di stoppie,
il rosso dei graniti e delle discariche minerarie, il rosa dei mandorli in fiore e l’azzurro
spettacolare del mare – rischiano di essere
sovrastati dal grigio e dal nero profondo di
desolanti incendi in tanti territori esposti alla desertificazione e all’impoverimento dei
sistemi idrici. E anche se la fine di tante iniziative economiche, l’incongrua trasformazione di aree attorno a siti archeologici e
monumentali diventati un po’ relitti avulsi
dal contesto, e i confusi interventi stagionali nelle coste (quasi “corpi estranei” che
spesso ne hanno mortificato il fascino), sono
un po’ l’indice di una vocazione male intesa
e dell’uso improprio del territorio e ci fanno
sentire non più i custodi coscienti e consapevoli di un grandioso patrimonio, ma spettatori indifferenti o distratti, frastornati per le
azioni di altri. Con immenso rimpianto e
immensa nostalgia non ritroviamo itinerari
e luoghi che abbiamo molto amato, perché
profondamente mutati. Anche se tante bellezze appaiono intatte la loro aura talvolta è
svanita, il contesto è degradato da traffico e
da sovraffollamento, con un’edilizia generica, anche incompiuta, scadente o nata già
cadente. E in ambienti caratteristici e particolari si è spesso in presenza non più dei
materiali e dei colori specifici che li hanno
generati e sorretti nel tempo ma di luoghi,
edifici, cibi ostinatamente omologati, omogenei, anonimi.
Mi ha colpito tempo fa una nota di
Chicco Gallus, giornalista satirico, sulle
strane spiegazioni che facciamo presentando a qualche amico ignaro i luoghi che gli
avevamo sempre magnificato come bellissimi: Tutte le spiegazioni sono al passato,
si passa il tempo a spiegare come era bella
una volta la spiaggia, fin dove arrivavano
le dune, come era la vegetazione intorno, e
che profumo aveva... ...Ci si fa la figura de-
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
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Basilica di Saccargia
gli svitati... ...È così!: siamo “laudatores
temporis acti”, ma pur col compiacimento
del tempo passato ci stiamo abituando all’impoverimento del presente, perdendo
emozioni e sentimenti evocati dallo spirito
delle cose.
A questi aspetti sono correlati i vari interventi e strategie per l’equilibrio economico e sociale del territorio: la legislazione
urbanistica, la legge salva coste, i vincoli e
i conflitti degli anni passati, dal 2006 in
avanti, sul piano paesistico; i tanti dibattiti sul paesaggio e sul turismo, sull’estensione della sua stagionalità e sui difficili
collegamenti con l’esterno, sui porti costieri; la pianificazione strategica territoriale e
comunale. E le varie iniziative finalmente
orientate (nel tentativo di riunire i “mal
unidos”) allo spostamento della prevalente
attenzione dalle zone costiere e all’equilibrio qualitativo tra il fascino delle aree
marine e le tradizioni e vocazioni stagionali delle aree interne. E per ultima, l’attenzione sull’uso del suolo e sul paesaggio
agrario.
È questo, quindi, il nostro mondo? Siamo così? So di avere sfiorato appena i tanti, poliedrici aspetti del nostro “paesaggio”.
Ma in definitiva ritengo che pur con molte
qualità fatichiamo ad esprimere la consapevolezza delle risorse di cui disponiamo
ed a manifestare l’orgoglio di essere all’altezza di questo unicum che la natura, la
storia e gli altri ci hanno affidato; di questa
terra descritta in modo tanto poetico, umano e commosso da Marcello Serra nel suo
lontano “Mal di Sardegna”, e ancora sempre all’attenzione di tanti nel mondo. E
forse siamo ancora diffidenti e restii a sostenere il ruolo di porta in entrata e in uscita di flussi, quella “funzione gateway” che
la nostra isola ha da sempre manifestato,
trasferendo la sua cultura e le sue tradizioni in varie forme d’arte e di tecnologia.
Mi sbaglierò, ma ho l’impressione di un
progressivo allentamento di legami dal nostro ambiente e dal nostro “paesaggio”. E
che tutto ciò che facciamo o lasciamo fare
sul nostro mondo, sembra nascere dall’idea di rappresentare il mondo degli altri;
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Kyte surf al Poetto di Cagliari
dall’esigenza, col miraggio del benessere o
l’illusione della modernità, di offrire all’esterno quella Sardegna, come dire... apparente, falsa che gli altri si aspettano di vedere; più che dalla necessità di ricomporre
per noi stessi una terra reale che ci piaccia
di più, da vivere pur accogliendo in positivo il “nuovo” che questi nostri tempi propongono.
Perché tutto questo? Potrei pensare alla
responsabilità di quel “mal unidos”, che
evoca poca partecipazione e distacco dal
bene comune e che contrasta palesemente
col simbolico “Forza paris”, richiamo di
assalti e battaglie lontani e anche recenti,
apparentemente stimolante e coinvolgente,
ma che difficilmente riusciamo a mettere in
atto con successo nelle cose di ogni giorno.
Potrei pensare anche ai tanti, discutibili
interessi nel settore dell’economia, al peso
della cattiva politica e della sudditanza
verso l’esterno; forse alla scarsa iniziativa
di noi singoli operatori. Ma soprattutto credo che tutto ciò rimandi alle funzioni e ai
doveri, remoti e presenti, dei settori della
scuola e della formazione, dell’educazione
in senso lato. Che deve essere sempre un
atto di sensibilizzazione e di conoscenza,
un tenace, continuo insegnamento d’amore
per la propria terra, verso se stessi e gli altri; una creazione di identità culturale.
Non mi riferisco ovviamente allo spirito
e alle tante azioni di singoli, illuminati individui, ma piuttosto agli “uomini comuni”
dell’antico detto, che conoscono solo ciò
che è avvenuto, mentre “i saggi e gli dei”
sanno, intuiscono quello che avverrà. Pen-
so ai tanti di noi che, pur coscienti dei guasti e degli errori compiuti, lasciamo che altri realizzino e magari ancora distruggano,
indifferenti e inconsapevoli delle ragioni
profonde che invece dovrebbero spingerci,
da uomini saggi se non proprio da dèi, a
determinare e progettare il nostro futuro
insieme, con rispetto e gratitudine per l’eredità trasmessaci. A sentirci tutti a far
parte di un tutto: del teatro della vita, appunto.
E per unire la consapevolezza dei successi conseguiti ad un positivo ottimismo,
bisogna far sparire quel senso di precarietà
e di insoddisfazione, quasi di continua attesa per azioni interrotte o sempre agognate, quel ri che periodicamente compare:
riforma, rinascita, rilancio del territorio, ripristino del paesaggio, risanamento ambientale. Attese che dovrebbero sparire assieme ad un altro ri, al rimpianto per varie
scelte finora fatte nei confronti di tanti e di
tanti luoghi, dove il modo e i ritmi della vita sono cambiati e dove il singolo individuo
ha in qualche modo perduto il controllo
dell’uso del territorio.
Penso che tutto questo sia il segno di
una profonda disarmonia, e che sia fondamentale, oggi, rivedere il concetto di questo
“paesaggio degli uomini”.
Un tempo c’era il territorio del mito, del
sogno (il dreaming della nostra realtà, direi), distante dall’uomo che ne era solo
spettatore, forse non cosciente, e che in
fondo non l’ha considerato proprio in
quanto manifestazione degli Dei, della na-
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Nora, sistemazione idraulica della bocca a mare
tura. Scenario che l’uomo non ha capito, e
anche progressivamente distrutto.
Oggi dobbiamo ripensare a questo paesaggio come a qualcosa di più, come fusione e armonia tra l’uomo e la natura. Il bel
paesaggio non è solo il bene elitario delle
argomentazioni di studiosi e intellettuali, o
il lusso che può permettersi chi fa teoria o
l’escursionista benestante in visita; categorie di marziani, oggi. Il bel paesaggio è un
obiettivo economico, segno, indice del raggiungimento di benessere e risultato di una
crescita culturale di tutti; indiscutibilmente
guidata, ma di tutti. È sintomo di equilibrio. Tolto l’equilibrio resta la disperazione, la tragedia della mancanza di agricoltura, degli incendi per i pascoli, delle inondazioni. In un paese povero, arretrato, con
un’agricoltura di sussistenza e con attività
di rapina sul territorio per sopravvivere,
non si può parlare di un bel paesaggio in
senso poetico: gli utilizzatori poveri, con
l’incapacità di utilizzare le risorse, sfrutte-
ranno e degraderanno sempre più il paesaggio perché non ne capiscono l’utilità e la
coerenza con la loro vita; perché non soddisfa i loro bisogni primari (vedi i conflitti
per il Parco del Gennargentu, la distruzione delle architetture in terra cruda e altro
ancora).
Perciò si potrà arrivare ad un paesaggio
“bello” solo se si riuscirà a farlo funzionare
bene anche in senso economico, con operazioni di crescita culturale, con logiche e direttive sul miglior utilizzo delle risorse.
È fondamentale, pertanto, anzitutto il
ruolo pubblico già indicato (che c’è stato e
c’è tuttora), con la capacità di intravvedere
questa ricchezza e con funzione di anticipazione e di guida. Per fortuna la Regione
Sarda ha avuto in dono, prima che venisse
ampiamente massacrato, un territorio bellissimo non ancora consumato data l’arcaicità della conduzione rurale, la tutela delle
servitù militari, e con le fasce costiere per
lungo tempo riservate e protette;
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
– in secondo luogo è necessaria l’adesione culturale e consapevole a questo processo di crescita, e l’attuazione dei suggerimenti della mano pubblica;
– terzo, la coscienza di averne un beneficio in ogni senso. Le cose per il singolo
hanno un valore se qualcuno è disposto a
darglielo, questo valore; quindi è necessario che qualcuno offra e proponga questi
benefici in modo corretto (una buona pianificazione economica e turistica, operatori
coscienti, attività spicciole del settore che
funzionino, ecc).
Ora, la spallata della mano pubblica c’è
stata, con il riconoscimento di valori, norme, con la giusta consapevolezza del Piano
Paesaggistico Regionale, coi tentativi per i
Parchi. Resta ancora, penso, e con un forte
peso, il problema della consapevolezza di
tutti di capire che il paesaggio è bello, e
sarà sempre bello solo se funziona.
In definitiva, bisogna certo sentire l’attaccamento alla madre Sardegna, ma senza
sofferenza e depressione. L’archetipo del
sardo che ti ospita da re perché si sente padrone del suo mondo, ma quando lavora o
collabora si sente servo, non ti apprezza e
talvolta cede al malessere o all’invidia, deve sparire dal nostro immaginario, sostituito dallo spirito positivo, di sintonia con la
vita e il tempo, che ha fatto di molti sardi
dei grandi geni.
E assieme all’ottimismo e al rifiuto del
nostro isolamento, per quanto riguarda l’apertura al mondo bisogna sentirsi ancor più
ambasciatori capaci e sostenitori convinti
della complessa interezza del nostro “paesaggio umano”. Le varie componenti, apparentemente diverse e distaccate della natura
e dell’ambiente in questo continente Sardegna: le tante immagini di acqua e di terre –
dall’infinito spettacolo delle coste ai nuraghi
e ai monumenti della storia, dalle fioriture
primaverili alle sughere fiammeggianti a fine estate; dal bianco fulgente dei graniti marini ai muretti di basalto delle tanche; dalle
case in terra cruda alle architetture della nostra modernità –, ma anche la somma delle
conoscenze e dei saperi – l’ospitalità citata
da Le Lannou così come il pecorino, il vino,
la solennità dei cori e del canto a tenore, la
cultura, le tradizioni antiche assieme alle
più recenti manifestazioni d’arte e di tecnologia – sono tutte zolle di questa nostra magnifica terra. Sono trama e ordito. Sono tutte tessere, l’una legata all’altra, di quel mosaico che costituisce il nostro universo emozionale da ricomporre con armonia in un
nuovo “paesaggio”, da vivere e da presentare agli altri in modo univoco e indivisibile.
Senza cedere quindi all’estraneità di
molti interventi, alla frantumazione di interessi o alla fascinazione di selettive specializzazioni tipo “organismo geneticamente
modificato”, dobbiamo sforzarci di sentire e
offrire da re, come nell’archetipo citato, l’intera immagine della nostra realtà. Di questa
miscela di mito e di innovazione, fascino e
ombrosità, distacco ed attrazione, artificio e
natura che in noi il fluire del tempo e la catena delle trascorse generazioni non hanno
ancora cancellato del tutto. Ma che forse
non abbiamo mai assimilato pienamente.
E quindi, per finire, la domanda cardine: oggi è ancora possibile costruire paesaggi, incidere sul paesaggio? Per i sardi di
un tempo e per quelli che lo sono diventati,
per i sardi meticci di oggi, ha ancora un
senso pensare a questo “amalgama” prima
indicato, a questo panorama ...direi euritmico, in equilibrio tra l’uomo, la realtà al
suo intorno, i saperi e i materiali che usa, le
tradizioni che lo sorreggono? Che tenga
conto del suo benessere futuro nel teatro
della vita, del riflesso di se stesso nello scenario naturale e nei luoghi del suo operare
giornaliero?
Spero proprio di sì, che questo progetto
si possa ancora sognare. È un’utopia? È
certamente un grande sogno, ma credo sia
anche un affascinante obiettivo per questa
nostra società, rivolta ad un continuo sviluppo turistico e un sempre maggior benessere, che dovrà vedere impegnati uomini
lungimiranti (diciamo i nostri figli, i figli
dei nostri figli?) nella definizione di nuovi,
futuri scenari.
Certo, per diversi equilibri e per altre organizzazioni del territorio potremmo perdere in parte la visione della nudità degli oriz-
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Cagliari, Monte Urpino visto dall’alto
zonti descritti da Le Lannou, dei profili dei
paesi e delle città, del distacco tra la natura
e il cielo al tramonto. E forse, anche se in
Sardegna permane il fascino e la meravigliosa armonia di tanti siti, forse potremmo
godere sempre meno del fantastico “giardino imprestatoci” dalla natura e dai nostri
avi nei grandi litorali e nelle verdeggianti
catene montuose ricoperte di lussureggiante
macchia; dell’andare delle greggi, dei pazienti lavori dei pescatori o della cura dei
contadini nelle colline di viti, di mandorli e
di ulivi attorno ai centri abitati. Chissà.
Però questo salto dai “paesaggi” del
passato, chiamiamoli i “paesaggi” della
nostalgia, ai “paesaggi” del futuro potrebbe essere alla fine attutito e compensato dal
grande balzo che noi sardi, pur legati all’isolamento e alla emarginante colonizzazione, da sempre abbiamo aspirato a compiere: dai limiti locali alla più ampia globalità,
dall’ambito rurale al regionale ed all’esterno planetario, proiettati a capire la complessità del mondo e ad innestarci in esso.
Un balzo sorretto dalla speranza che la
maggiore consapevolezza di noi stessi possa unire a quella nostra “anima antica”
uno sguardo del tutto “moderno” e armoniosamente integrato nel nuovo “paesaggio
degli uomini”. Possa riportarci...
...a passare sulla terra leggeri,
felici come l’acqua che salta giù dalla
conca piena della fonte... scorre per i
monti e i colli fino al piano...
■
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Le Zecche nell’isola
La moneta
a Cagliari
Antonio Lenza
l 1479 segna, di fatto, il passaggio della
Sardegna dalla dominazione aragonese
a quella spagnola. In questo anno, infatti si realizza l’unificazione delle corone
in capo a Ferdinando d’Aragona e ad Isabella di Castiglia, che avevano contratto
matrimonio un decennio prima.
Sia pure con un ruolo sostanzialmente marginale, relegato unicamente al sistema strategico spagnolo nell’area mediterranea, il regno di
Sardegna entra a far
parte di un contesto
che ben presto diventerà un vastissimo impero. La Spagna conduce una intensa politica mercantilistica e guarda
con attenzione alle
potenzialità delle risorse agricole isolane, sottoponendo a rigoroso controllo le coltivazioni dei prodotti
principali.
L’andamento economico del regno di
Sardegna è condizionato dalla situazione
monetaria fortemente incentrata sulla moneta minuta di bassa lega, divenuta non
più sussidiaria della moneta aurea e argentea, ma investita di valore liberatorio generale dall’autorità sovrana, essendo questo il
numerario preponderante in conseguenza
della tesaurizzazione delle monete di metallo pregiato o del loro assorbimento da
parte dei mercati esterni.
La contrazione delle attività produttive
sfocia in forme diffuse di baratto e intensi-
I
fica i prestiti usurari. Si impone dunque un
riordino monetario incentrato sul ripristino
della bontà intrinseca delle monete, attraverso il loro esatto valore metallico.
Ferdinando V (Ferdinando II d’Aragona) dispone alcune misure, ma i risultati
non sono quelli attesi. Nel 1492 il sovrano
accetta la proposta del Luogotenente
Generale per la Sardegna Giovanni Dusay e dispone la
coniazione nella zecca di
Cagliari di una moneta
aurea col nome di ducato, perché deve
corrispondere per il
titolo e il peso al
pregiato ducato di
Venezia,
nonché
delle seguenti due
nuove monete, una
d’argento e l’altra di
mistura:
– reale, il cui valore
intrinseco e il peso sono
uguali a quelli dell’alfonsino
d’argento della prima coniazione;
– cagliarese, denominazione della nuova moneta di mistura migliorata nella lega
e con un potere liberatorio limitato a pagamenti per un valore massimo di un quarto
di reale.
Queste nuove coniazioni hanno di fatto
una scarsa incidenza su una situazione fortemente compromessa. Viene inoltre commesso l’errore di insistere sul mantenimento di una circolazione alimentata unicamente dalle monete isolane e barcellonesi,
tenuto soprattutto conto che per ognuna
delle tre specie di monete non si è provve-
giugno 2011 —
duto a batterne quantitativi
idonei a potenziare la circolazione, portandola a livelli in
grado di sostenere lo sviluppo
degli scambi commerciali.
Inevitabilmente il ducato,
moneta aurea per sua natura
idonea alle transazioni di elevato valore, non si diffonde nei
pagamenti all’interno e fuori
dell’isola ma si riduce ben presto a una “merce”. Difficoltà incontrano anche le altre due monete. Come stabilito da Ferdinando II d’Aragona per mantenere costante il rapporto con il
ducato, i pezzi del reale d’argento devono essere “avvalorati
alla bilancia” secondo il loro
giusto peso e ciò ne inceppa
sensibilmente l’utilizzo nelle
transazioni. Da sottolineare, in
proposito, che nella coniazione
delle monete d’argento, l’imperfezione dei mezzi utilizzati
per la laminatura non garantisce un peso costante dei singoli
pezzi; siffatte differenze, spesso
piuttosto sensibili, inducono i
possessori di esemplari di peso
più elevato a fonderli, determinando alla lunga la circolazione
delle monete più scadenti.
La coniazione nella zecca di
Cagliari riprende durante il regno di Carlo V Imperatore
(1516-1556). Viene battuto lo
scudo d’oro, con al dritto lo
scudo coronato con intorno la
scritta “CAROLUS IMPER V R
SARDINIE”. Nel rovescio la
croce con intorno la scritta “CIVITAS CALARITANA”. II valore
intrinseco di questa moneta è
equiparato ad altri scudi aurei
che circolano in Spagna e in
Italia. Lo scudo d’oro si ragguaglia a 12 reali sulla base di una
Tariffa del 1537 che ne fissa il
valore in 51 soldi e 4 denari e
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fissa il valore del reale in 4 soldi e 4 denari, rivalutando cioè il soldo rispetto al reale.
Carlo V effettua in Sardegna le seguenti ulteriori
coniazioni, utilizzando anche le zecche di Sassari e Alghero, al fine di fronteggiare la carenza di moneta
spicciola:
Zecca di Cagliari
– tre tipi da 3 reali
– due tipi da 2 reali
– un tipo da 1 reale
– due tipi di cagliaresi
(argento)
”
”
(mistura)
Zecca di Sassari
– due tipi di minuto
Zecca di Alghero
– tre tipi di minuto
– un tipo di mezzo minuto
Nel 1556 Filippo II succede a Carlo V e dispone la
coniazione presso la zecca di Cagliari delle seguenti
monete d’argento:
– quattro tipi da 10 reali
– quattro tipi da 5 reali
– tre tipi da 2 reali
– un tipo da 1 reale.
Nell’ultimo decennio del Cinquecento, in piena crisi economica europea Filippo II decreta la sua ultima
coniazione nella zecca cagliaritana. Si tratta delle seguenti monete grosse d’argento, caratterizzate dal loro
basso titolo:
– due tipi da 10 reali “maltagliati”
– tre tipi da 5 reali “maltagliati”.
Queste monete presentano pesi e forme variabili a
causa della loro tosatura, operazione assai diffusa per
le monete di metallo pregiato che si accentuerà ancor
di più nelle coniazioni dei suoi successori, Filippo III e
Filippo IV, così da far assumere a questi reali in perio-
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
do più recente la denominazione di “maltagliati”. La denominazione di “patacche” o
“patacconi” delle monete grosse d’argento
di basso titolo battute dai tre sovrani hanno in effetti in comune solo la denominazione, mentre risultano differenti per “lega”, “peso” e “valore”. Va sottolineato al
riguardo che i patacconi e i mezzi patacconi di Filippo III e di Filippo IV erano frutto
di un “sovraconio”, corrispondente al dritto e al rovescio dei 10 e 5 reali coniati da
Filippo II, sui pezzi d’argento da 8 e da 4
reali castigliani, valutati rispettivamente
46 e 23 soldi.
Filippo II effettua nella zecca di Cagliari anche una battitura di monete di mistura:
– tre tipi da 3 cagliaresi
– un tipo da 1 cagliarese.
Va sottolineato che il pezzo da 3 cagliaresi equivale a sei denari e che il cambio di
10 reali in moneta spicciola richiede cento
monete da 3 cagliaresi oppure trecento da
un cagliarese o seicento denari.
A Filippo III si deve la coniazione di una
sola moneta d’argento, il pataccone da 5
reali, e di monete di mistura da 6 cagliaresi (soldo), da 3 cagliaresi (due tipi) e da un
cagliarese.
Filippo IV fa coniare due tipi di “maltagliati” da 10 reali, due tipi da 5 reali e un
tipo da 2,5 reali e da un reale. Dispone
inoltre la battitura di un tipo di soldo, un
tipo di 3 e di 2 cagliaresi e due tipi di un
cagliarese.
Alla data del 18 maggio 1624 la zecca di
Cagliari, come dichiarato dal suo sovrintendente, converte su disposizione di Filippo IV, 18.266 monete da 8 reali castigliani
in altrettanti pezzi da 10 reali sardi. Come
per le precedenti, questa battitura avviene
sui tondelli castigliani vistosamente tosati,
così da determinare una svalutazione delle
monete sarde di circa il 6 per cento. Coniazioni di monete da 10 e da 5 reali si susseguono a nome di Filippo IV nel periodo
1641-1664. Anche una battitura da un reale
viene effettuata nel 1652.
I “maltagliati” rappresentano sicuramente una produzione monetaria di pessima qualità, ma occupano una posizione comunque rilevante nella storia della zecca di
Cagliari e nella storia della monetazione
isolana, perché intorno al 1643 nel rovescio
di queste monete fu impresso per la prima
volta l’emblema della Sardegna, cioè la
croce di San Giorgio ornata e accantonata
da quattro teste di moro.
■
l Club, proseguendo nelle attività dirette a trovare apporti
finanziari per contribuire alla eradicazione della polio plus, in
collaborazione con i Club di Cagliari e di Quartu, ha
organizzato, il 6 maggio, una serata musicale al Teatro Massimo,
che ha avuto un successo superiore alla più ottimistica previsione.
Merito dello straordinario livello artistico e spettacolare che Elena
Ledda ed il suo splendido complesso hanno saputo raggiungere con
grande piacere del pubblico che riempiva la sala e che ha
manifestato il suo gradimento con ripetuti, intensi applausi.
I
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Rotary Club Cagliari
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I 150 anni dell’Unità d’Italia
Il contributo dei Sardi
e l’eroico Capitano Frau
Marcello Marchi
La riunione dedicata a celebrare anche dal nostro Club i 150 anni dell’Unità d’Italia, è stata prestigiosa per il gran numero di partecipanti, oltre
duecento fra soci ed amici e per l’intervento di tante Autorità che hanno, con
molta attenzione e viva partecipazione, ascoltato la dotta relazione del Prefetto di Cagliari, Dott. Giovanni Balsamo, che è riuscito, con felice esposizione, a richiamare gli aspetti più salienti di questo vasto, composito periodo storico.
Poiché esso abbraccia anche lo sviluppo del Risorgimento che, dopo la
terza guerra d’indipendenza e la presa di Roma, si è concluso nel 1918 con
il tricolore su Trento e Trieste, si è ritenuto, nello spirito di amor di Patria
che il ricordo di quegli eventi risveglia, di proporre ai lettori una vicenda,
quasi del tutto ignota, che nei giorni della conquista della città giuliana, ha
come protagonista un Ufficiale sardo.
e fonti ufficiali assegnano alla Sardegna
13.602 caduti nella Grande Guerra,
cioè 138,6 morti su ogni mille sardi
chiamati alle armi, una cifra di gran lunga
superiore alla media nazionale: 104,9.
Questo dato è di per sé significativo del
contributo apportato e del conseguente sacrificio patìto dai sardi nella sanguinosa,
crudele guerra di trincea.
Ognuno di noi conosce le glorie della
Brigata Sassari costituita a base regionale e
gli onori che le sono stati tributati (2 medaglie d’oro alla bandiera, 9 decorati con la
medaglia d’oro, 405 con quella d’argento e
551 con quella di bronzo).
Ma anche i sardi che non militavano in
essa parteciparono con pari coraggio al
conflitto meritando elogi e ricompense. Tra
essi è l’ufficiale Mario Frau di cui voglio
brevemente narrarvi la vita e le imprese.
Ciò mi è possibile perché era sposato con
Mariangela Orrù, sorella di mia madre e di
Raimondo Orrù, uno dei fondatori del nostro Club; ho quindi conoscenze dirette
L
grazie anche alla figlia, Miranda, moglie di
Edmondo Frigerio, l’artista autore delle incisioni per il conio di diverse medaglie per
il nostro Club.
Mario Frau era nato a Suelli il 19 settembre 1890; compiuti gli studi presso i Salesiani, a 18 anni si arruolò volontario nell’Esercito; nel novembre del 1911, sergente
maggiore nel 26° Reggimento Fanteria,
combatté in Libia nella guerra italo-turca.
Ammesso alla Scuola Militare venne nominato Sottotenente e raggiunse il territorio
in stato di guerra il 24 maggio 1915; fu promosso tenente e poi capitano.
Nell’agosto del 1916 gli fu concessa sul
campo la medaglia d’argento perché «nonostante lo scoppio di una mina avesse
mandato a vuoto un precedente attacco, si
offriva volenteroso, con alcuni soldati della
sua compagnia, per guidare un altro tentativo che, da lui attuato con accorgimento e
decisione, riusciva a conquistare l’importante trincea avversaria. Ferito durante
l’attacco, non acconsentiva ad essere tra-
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Sottotenente Mario Frau, 1914
sportato al posto di medicazione, finché non seppe la
trincea in nostro pieno possesso. S. Marco 8 agosto
1916».
Con decreto reale belga del 1 maggio 1917 gli venne
concessa la croce di cavaliere dell’Ordine di Leopoldo
del Belgio.
Nell’agosto del 1917, l’Esercito Italiano fu impegnato nella XI battaglia dell’Isonzo per conquistare l’altopiano della Bainsizza e togliere al nemico una posizione strategica indispensabile ai fini della difesa dei
campi trincerati di Tolmino e di Gorizia e delle vie di
comunicazione tra le armate del Tirolo e quelle dell’Isonzo. La lotta fu asprissima e si concluse con successo per le nostre truppe.
Il capitano Frau, in quella occasione, mostrò ancora il suo valore offrendosi volontariamente, per più
volte, in ricognizioni sotto il tiro dell’artiglieria avversaria, tanto da meritare la medaglia di bronzo.
Purtroppo il successo italiano
fu di breve durata. I tedeschi e
gli austriaci, rimosse le truppe
dal fronte russo, dove con l’avvento dei rivoluzionari era ormai
cessata ogni attività militare
operativa dell’esercito russo, ridotto per il gran numero di diserzioni e comunque deciso a rifiutare di combattere, avevano
creato una imponente forza
d’urto sul fronte fra Plezzo e Tolmino che sfondò le linee italiane
a Caporetto riversandosi nella
pianura veneta sino al Piave. In
quei giorni il capitano Frau come decine di migliaia di soldati
italiani venne fatto prigioniero e
ristretto nel campo di Theresienstadt. Questa era una città fortezza costruita alla fine del ’700,
a nord di Praga, il cui nome ceco
è Terezin, che venne nel ’14/18
utilizzata come carcere di guerra. Negli anni della seconda
guerra mondiale divenne tristemente famosa perché destinata a
ghetto e, presentata, propagandisticamente, come modello nazista di insediamento per ebrei,
mentre era punto di transito per
i deportati ai campi di sterminio.
Nel 1914, nella convinzione
errata che il conflitto sarebbe
stato di breve durata, nessuna
delle potenze aveva previsto e si
era quindi attrezzata per accogliere una massa imponente di
prigionieri di guerra, per cui la
vita nei campi fu estremamente
dura e centinaia di migliaia di
uomini persero la vita per gli
stenti e le malattie.
Mario Frau ricordava la disperata caccia alle bucce delle
patate e agli altri rifiuti comunque commestibili per poter cercare di calmare la fame.
Intanto la guerra continuava
e nell’ottobre del 1918 gli italiani
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Rotary Club Cagliari
riuscirono a battere definitivamente gli austriaci costringendoli, come con enfasi veniva scritto nel Bollettino
della Vittoria, a risalire «in disordine e senza speranza le
valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza».
A Trieste, il 29 ottobre, si costituì un Comitato di
Salute Pubblica formato da dodici italiani liberalnazionali, dodici italiani socialisti e quattro delegati slavi
al fine di insediarsi al posto delle autorità governative
imperiali per garantire l’ordine in attesa dell’esercito
italiano. Il giorno successivo una gran folla di triestini,
agitando bandiere tricolori confezionate ricorrendo a
ingegnosi accostamenti di drappi o dipingendo lenzuola, sfilò per le strade manifestando immensa gioia per
il ritorno all’Italia. Ma nelle caserme vi erano ancora
migliaia di soldati austriaci che con la Polizia caricarono i dimostranti strappando le bandiere e compiendo molti arresti; gli italiani, alla fine, riuscirono a prevalere e gli arrestati furono liberati. Sul campanile del
Comune venne issata la bandiera italiana. Il Governatore austriaco, dopo un incontro con delegati del Comitato, l’indomani, 31, lasciò Trieste consegnando
però la flotta da guerra al Comitato slavo che, tenuto
conto delle aspirazioni slovene ad espandersi sino al
Tagliamento, era ovviamente in contrasto con quanto
voluto dagli italiani, ma in maggior sintonia con gli
austriaci che osteggiavano soprattutto le mire dell’Italia di portare il confine alle Alpi Giulie.
Nella città la sicurezza diventò molto difficile: vi
era un esercito in rotta disperata, soldati russi e serbi
già prigionieri forzavano i vagoni in cui erano derrate
alimentari, teppisti e detenuti comuni evasi, forti del
cessato controllo della polizia, si scatenavano per le
strade, frequenti scontri a mano armata avvenivano
specie nella periferia e davanti alle caserme. Il Comitato, presi i pieni poteri, fece appello ai cittadini tra i
22 e i 40 anni perché aderissero ad una Guardia Nazionale per mantenere l’ordine.
Mario Frau, evaso da Theresienstadt il 27 ottobre,
raggiunse subito Trieste e assunse un ruolo di grande
rilievo nelle concitate vicende di quei giorni.
Si legge nella motivazione della medaglia d’argento
concessa sul campo: «Prigioniero di guerra, riusciva
ad evadere ed a giungere a Trieste ove era scoppiata
l’insurrezione. Messosi a disposizione del Comitato di
salute pubblica, con fermezza, attività, intelligenza
riuscì, organizzando la Guardia Nazionale e adottando
altri provvedimenti di carattere militare ed amministrativo, a ristabilire in città la calma turbata da bande armate di teppisti e di carcerati liberati. Theresienstadt Trieste 27 ottobre-3 novembre 1918».
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Con la efficace sintesi propria del riconoscimento ufficiale dell’azione premiata,
venne sottolineato come Mario Frau, primo
soldato dell’esercito italiano ad entrare nella città così a lungo meta sognata, proprio
mettendo a frutto doti di conoscenza e di
esperienza acquisite con la vita militare sino ad allora trascorsa, avesse ottenuto che
un corpo di volontari fosse organizzato e
reso funzionante per risolvere i problemi di
quei momenti, brevi come durata, ma particolarmente intensi e complessi.
Soltanto nel pomeriggio del 3 novembre
i soldati italiani sbarcarono in città. Sono
bersaglieri giunti con diverse navi della
flotta italiana tra cui il cacciatorpediniere
“Audace”, il primo ad attraccare. Scese il
Generale Petitti di Roreto che, nel silenzio
della immensa folla radunatasi in attesa
dello storico evento, gridò: «Prendo possesso di Trieste in nome del Re d’Italia!»
All’enorme gioia degli italiani si contrapponeva la delusione degli slavi che miravano al possesso di Trieste e dell’Istria –
e tale mira espansionistica sarà realizzata
per l’Istria e per le nostre città dalmate dopo il secondo conflitto mondiale – e che
pertanto avrebbero voluto che la città fosse
stata occupata da truppe dell’Intesa, lasciando impregiudicata la definitiva assegnazione.
Il Generale Petitti di Roreto venne nominato Governatore Militare della Venezia
Giulia ed il Capitano Mario Frau collaborò
con lui essendo stato comandato al Commissariato Civile di Trieste.
In seguito alle ferite riportate in guerra e
alle malattie che l’avevano colpito durante
la prigionia, venne prima collocato a riposo, poi fu promosso maggiore e congedato
definitivamente come mutilato di guerra.
Ottenne l’incarico di Presidente provinciale dell’Opera Nazionale Mutilati ed Invalidi
e svolse l’ufficio in varie città d’Italia e da
ultimo a Cagliari. In questa attività si impegnò con particolare fervore esercitando
ogni sforzo per tutelare quanti, come lui,
avevano il corpo dolorosamente segnato
servendo con coraggio la Patria.
Durante la seconda guerra, richiamato
col grado di Colonnello, gli fu affidato l’impegnativo ufficio di Presidente della Sezione provinciale di Cagliari per l’Alimentazione. Riuscì a superare con incessante lavoro il compito di vincere le enormi difficoltà sorte per le condizioni in cui la città e
la Provincia si trovavano per i bombardamenti aerei, per la fuga dal capoluogo ed il
conseguente problema dell’inserimento
nelle località dell’interno dei cittadini sfollati, per la cessazione di afflusso di beni per
l’isolamento dalla penisola.
Dopo tanta attività spesa con rilevante
prestigio e costante stima, un banale errore
terapeutico ne stroncò la vita a soli 55 anni.
■
ichele Pintus è stato nominato –
per il triennio 2011-2014 – Presidente della Sezione Sardegna dell’Istituto Italiano dei Castelli: Associazione culturale di grande prestigio, costituita per incoraggiare lo studio storico, archeologico e artistico dei castelli e dei monumenti fortificati, compresi i nuraghi, per la loro
salvaguardia, conservazione, per promuovere gli eventuali restauri, per inserirli
nell’attività pianificatoria riguardante il territorio.
L’affidamento di tale ufficio è segno della stima che gode e merita quale docente
e professionista di ottimo livello e per il costante impegno in attività di studio e diffusione della cultura: attuazione concreta del principio rotariano del servire. Al caro amico, valido “dente” della nostra ruota, vive congratulazioni.
M
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Rotary Club Cagliari
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Paolo Savona al Club
Vincere il pessimismo
lavorando con tenacia
Pasquale Mistretta
l pessimismo sul futuro che si percepisce
in Sardegna non è giustificato perché gli
indicatori economici non sono poi così
negativi come si vuol far credere. Con
questo taglio di cauto ottimismo Paolo
Savona, socio onorario del Club, ha tenuto
il 14 aprile una piacevole e illuminante
conversazione, in presenza di numerosi soci, dal titolo “Il quadro economico europeo
e globale e i problemi che incontra la
Sardegna”. Con un sintetico escursus sullo
tsunami finanziario del 2008-2010, un’ondata che ha colpito il sistema finanziario
mondiale e che si è trasmessa all’economia
reale, e quindi sul reddito e sull’occupazione, Savona ha spiegato che il motivo
va cercato nella grande invenzione finanziaria chiamata “derivati” (alcuni elementari, con operazioni sui tassi di interesse e con operazioni di cambio) e particolarmente ai derivati strutturati e ibridi, che
hanno fatto perdere qualsiasi collegamento
con l’economia reale. Con altre parole, l’operazione consisteva nel confezionare
crediti al di sotto degli standard dei mercati che, mischiati con titoli buoni, venivano venduti sui mercati internazionali. L’operazione ebbe grande successo fino a
quando alcune società si sono accorte che
questi titoli non venivano rimborsati ai
titolari di portafoglio. Per questi è stata
una drammatica sorpresa che ha determinato una frenetica corsa alle banche con il
tentativo, purtroppo senza risultati, di
ricuperare il capitale investito, provocando
con ciò il panico e il crollo del sistema.
Concetti difficili da capire per i profani
in sala, ma che la chiarezza espositiva di
Paolo Savona ha consentito di cogliere, an-
I
che quando ha continuato spiegando la dinamica del dollaro USA e dell’euro, del
ruolo strategico dei paesi del BRICS più
forti del mondo (ed in particolare della politica finanziaria della Cina), ed infine dei
rischi che l’Europa corre in assenza di
un’unica politica fiscale europea (che è rimasta di competenza dei singoli Stati
membri), tanto da considerare l’euro una
“moneta senza stato”.
Questi problemi colpiscono fortemente
anche la Sardegna, ed in particolare le industrie, in quanto i contratti derivati sono
ancora presenti e incidono sui prezzi delle
materie prime e sugli accordi internazionali. Tuttavia non è giustificato l’eccessivo
pessimismo di prospettiva perché, dagli ultimi dati a disposizione, la Sardegna è una
delle tre regioni meridionali (tra le sette)
che presenta una positività e il fenomeno è
in continua crescita. Inoltre, tra le venti regioni italiane, la Sardegna per l’intero
complesso delle attività economiche è la
dodicesima. Quindi la spiegazione del perché la Sardegna non cresce a sufficienza e
non crea occupazione, a causa della bassa
produttività dei fattori, non può essere
condivisa poiché altri dati significativi rilevano che il calo della produzione totale in
Sardegna, nel periodo 2007-2009, è stato
del 37%, a fronte del 98% del Mezzogiorno; quindi l’accusa che i lavoratori sardi lavorino peggio degli altri e non producano è assolutamente infondata.
Un’altra voce che Savona considera fondamentale (ricordando una sua teoria del
1970, quando copriva la carica di presidente del Credito Industriale Sardo) è
quella della “pentola bucata”, ovvero dello
46
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
spendere molto di più rispetto a quanto si
produce. Spiega questo concetto dicendo
che la Sardegna, se dispone di 100 euro all’inizio dell’anno (gennaio) ne perde 17,8
alla fine (dicembre); con questo deficit si
rende impossibile lo sviluppo. Ha proseguito con l’esempio di un giovane che dovendo
correre, con una canna, legata alla schiena,
appesantita da quel deficit, non potrebbe
mai competere con altri “corridori” senza
canna. Tra questi si colloca la Lombardia
che, avendo la stessa disponibilità di 100
euro all’inizio dell’anno, conclude l’annualità con 111,2, ovvero un incremento di
11,2 che consente di creare sviluppo e di
mantenere il potere d’acquisto. Ciò nonostante la Lombardia ha un passivo verso
l’estero di 8,2% del PIL, mentre quello sardo è soltanto del 7,3%, confermando una
scarsa competitività verso l’estero, ancorché minore rispetto al territorio nazionale nei confronti del quale il passivo è del
10,5%.
Soffermandosi ancora sul confronto tra
Lombardia, Sardegna e Mezzogiorno, Paolo Savona, illustra altri dati pubblicati in
un suo recente libro (DE BONIS R., ROTONDI
Z., SAVONA P., a cura di, Sviluppo, rischio e
conti con l’esterno delle regioni italiane,
Unicredit Spa – Laterza, Roma-Bari, 2010)
con i quali contrasta la tesi leghista del sacco del Nord. Succede infatti, come è noto,
che il Nord trasferisca al Sud molte risorse
finanziarie ma, è meno noto, che ne riceva
molte di più in termini di reddito e di occupazione attraverso l’esportazione al Sud
del 70% della produzione: in altri termini,
paradossalmente, il Mezzogiorno è di
sostegno all’economia reale del Nord.
Ritornando ai problemi della Sardegna,
Savona ha messo in guardia rispetto alle
tesi ritagliate di politica economica, ricordando che il quadro regionale non può essere disgiunto dall’influenza che esercita la
dinamica finanziaria globale in quanto la
nostra Isola è «immersa in Europa e immersa nel mondo». Condizionamenti forti, ormai sperimentati in tante occasioni, come a
proposito dei prezzi alla produzione del
settore agricolo e pastorale, che sono vinco-
lati e dipendono dalle negoziazioni fatte a
tavolino nell’Unione Europea dove non si
tiene conto dell’incidenza dei derivati. Per
questo motivo la Regione dovrebbe impegnarsi a ricercare nuovi mercati e a
sostenere le esportazioni, piuttosto che
erogare agli operatori in difficoltà contributi compensativi di necessità, che però
non danno un futuro.
Ma non basta, perché le strategie da
adottare per il settore primario sono
soltanto una parte di quanto dovrebbe essere fatto dalla politica isolana, se si vuole
bloccare il pessimismo diffuso e il rischio
che gli imprenditori abbandonino l’isola.
Quindi il suggerimento è quello di agire
con una politica incisiva e autorevole da
sviluppare con alcune azioni prioritarie:
diffondere la coscienza dei problemi e delle
opportunità di sviluppo negli abitanti, invitati a rimboccarsi le maniche e a smettere
di lamentarsi; non smettere di curare la
competitività, innovando i processi e la
cultura tecnica; migliorare il marketing dei
prodotti locali in Italia; incentivare le esportazioni all’estero disincentivando le importazioni dall’esterno; creare il capitale
sociale, migliorando le condizioni dell’ambiente (a tal proposito la Sardegna ha le
fortuna di non avere la criminalità organizzata del Sud perché la cultura sarda, compresa quella del pastore, la respinge diversamente da ciò che sta accadendo al Nord);
semplificare la burocrazia facendo capire a
tutti che il tempo (per espletare una pratica) è una delle variabili principali dell’economia moderna; e infine sviluppare il
turismo perché è fonte esogena di reddito e
contribuisce per circa il 3% di gettito netto
compensando in parte il 17,8% del deficit
rilevato. Insistendo sul turismo, e sulle
potenzialità enormi della Sardegna, per
crescere diventa fondamentale fare sistema
mettendo tutti gli attori sulla stessa
lunghezza d’onda che la Regione dovrebbe
guidare coordinando una struttura di supporto territoriale, aero e portuale, una regolamentazione delle modalità del trasporto interno passeggeri e del sistema tariffario. Parallelamente la catena distributiva
giugno 2011 —
deve convincere i cittadini a consumare i
prodotti sardi, anche se alcuni possono
costare qualche centesimo in più rispetto a
quelli della concorrenza, per ridurre lo sbilancio tra esportazione e importazione.
La conclusione di Paolo Savona è
dunque quella che il pessimismo innato dei
sardi può essere rimosso, ma è indispensabile acquisire la consapevolezza che lavorando con tenacia, con intelligenza e con
determinazione si riesce a produrre bene e
a superare le difficoltà che volta per volta si
presentano.
Dopo l’intervento di Paolo Savona sono
intervenuti per un breve dibattito Pasquale
Mistretta sui rischi che possono derivare
dalla forte diminuzione della popolazione
nell’intera isola e dallo squilibrio gener-
Rotary Club Cagliari
47
azionale tra giovani e anziani nei prossimi
40 anni; Gianni Campus sulla rigidità dei
vincoli di paesaggio che disincentivano gli
investimenti di alcuni affidabili operatori
già attivi in Sardegna nel settore turistico;
Ettore Atzori in merito al disinteresse che
manifestano gli Istituti di Credito rispetto
alle criticità del sistema imprenditoriale;
Vincenzo Carrozza su quanto il pesante
debito pubblico italiano possa condizionare la crescita; Giovanni Cavassino sulle
demotivazioni e sulla stanchezza dell’imprenditore, tra l’altro frastornato da un sistema di norme e di regolamenti che rallentano l’attività d’impresa; infine Michele
Rossetti sull’importanza delle infrastrutture di rete che lo Stato deve garantire con
risorse finalizzate.
■
Messa in suffragio dei soci defunti
l 16 aprile scorso, presso la basilica di Santa Croce, padre
Salvatore Morittu, nostro socio onorario, alla presenza del
Presidente e di un nutrito numero di soci accompagnati dalle
signore, ha celebrato una messa in suffragio dei rotariani defunti.
Nel corso della toccante omelia padre Morittu ha ricordato i tanti
amici scomparsi che seguendo i più alti princìpi che animano il
Rotary hanno voluto offrire alla comunità le loro azioni di servizio.
I
Vogliamo ringraziare di cuore Padre Salvatore che con la
consueta disponibilità, nonostante i suoi numerosi impegni, ha
voluto ancora una volta dimostrare la sua affettuosa vicinanza al
nostro club.
48
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Le cellule staminali
Attualità e prospettive
per la salute dei Sardi
Carlo Carcassi
Le cellule staminali da cordone
ombelicale:
attualità e prospettive future
l termine cellule staminali emopoietiche
si riferisce ad una popolazione cellulare
in grado di dare origine a tutti gli elementi corpuscolati del sangue periferico
(globuli rossi, globuli bianchi e piastrine).
Queste cellule sono in grado di rigenerare
l’ambiente midollare in tutti quei casi in
cui esso è stato danneggiato in seguito a
patologie (ad esempio aplasie midollari),
esposizione accidentali a radiazioni ionizzanti o a trattamenti chemio-radioterapici
per la terapia di patologie tumorali.
Dai primi trapianti di midollo osseo, effettuati da Thomas (premio Nobel per la
Medicina nel 1990) e collaboratori nel 1957
è stato calcolato che siano stati trattati un
numero sempre crescente di pazienti. Dati
recenti mostrano che in Europa vengono
effettuati oltre 20.000 procedure di trapianto ogni anno, di cui oltre 5.000 in Italia.
Elemento determinante al fine di effettuare una procedura trapiantologica è la
possibilità di reperire un donatore compatibile; la ricerca del donatore viene effettuata prioritariamente all’interno della famiglia, ma solo il 25% dei pazienti che necessitano del trapianto dispongono di un
donatore compatibile in ambito familiare
(generalmente un fratello o una sorella).
Per tutti gli altri è necessario effettuare una
ricerca nel registro internazionale dei donatori di midollo osseo, nel quale attualmente sono iscritti oltre 12.000.000 di donatori adulti.
I
Il cordone ombelicale come fonte di
cellule staminali
La difficoltà a reperire per alcuni pazienti
un donatore anche nel registro internazionale o la necessità di un intervento terapeutico rapido (la ricerca di un donatore
può richiedere vari mesi) hanno spinto a
ricercare fonti alternative di cellule staminali emopoietiche rispetto al midollo. L’osservazione che il sangue placentare contiene cellule staminali emopoietiche ha indotto una serie di studi e sperimentazioni,
prima su animali da laboratorio e poi sull’uomo, che hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue prelevato dal
cordone ombelicale come fonte alternativa
di staminali emopoietiche a scopo trapiantologico. In altre parole, le cellule staminali cordonali sono perfettamente in grado di
ricostituire un midollo osseo dopo la sua
distruzione ad opera di un trattamento radio-chemioterapico ad alte dosi. Il primo
trapianto di staminali emopoietiche ottenute da sangue cordonale venne effettuato
nel 1988 in Francia, ad oggi sono stati effettuati oltre 10.000 trapianti con questo
tipo di cellule staminali, di cui quasi 700 in
Italia, con risultati del tutto sovrapponibili a quelli ottenuti con cellule staminali da
midollo o da sangue periferico. Il sangue
cordonale raccolto immediatamente dopo
il parto consente di utilizzare in modo appropriato un elemento biologico la cui relativa immaturità immunologica consente,
fra l’altro, di superare, ancorché relativamente, le tradizionali barriere di compatibilità permettendo di effettuare il trapianto anche tra soggetti non perfettamente
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
compatibili, come invece è necessario per le staminali
emopoietiche da adulto.
La possibilità di effettuare trapianti con sangue
cordonale ha indotto la costituzione di vere e proprie
“banche”, dove vengono conservate le unità di sangue
cordonale raccolte. Il numero delle banche di sangue
cordonale è aumentato in questi ultimi anni molto rapidamente. In tutto il mondo oltre 400.000 campioni
sono stati criopreservati e sono al momento disponibili all’uso trapiantologico in oltre 100 banche. L’unità di
sangue cordonale, dopo la raccolta in sala parto, viene
inviata alla banca, dove viene sottoposta ad una serie
di controlli specifici per verificare l’idoneità alla conservazione e definire le caratteristiche immunologiche
finalizzate all’analisi della compatibilità fra donatore e
ricevente.
In Italia, le banche di sangue cordonale, istituite
esclusivamente all’interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività in base a standard di qualità e sicurezza definiti a livello nazionale ed internazionale.
La rete nazionale italiana è attualmente composta da
19 banche (inclusa anche quella di prossima apertura a
Cagliari), distribuite su tutto il territorio nazionale, ed
è coordinata a livello centrale dal Centro Nazionale
Sangue in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, per i rispettivi ambiti di competenza. Le unità di
sangue cordonale conservate presso le banche italiane
sono oltre 20.000 e di queste oltre 800 sono state utilizzate a scopo trapiantologico, sia in Italia che all’estero.
Uso “personale” delle staminali cordonali
Una prestazione sanitaria è “appropriata” se è basata
su evidenze scientifiche che scaturiscono dai risultati
di rigorosi studi clinici prospettici, randomizzati e controllati, i cui risultati siano preferibilmente dimostrati
e ripetibili a livello nazionale ed internazionale. Per
quanto riguarda l’utilizzo delle cellule staminali da
sangue cordonale, al momento esistono evidenze
scientifiche del tipo sopra descritto solo per l’uso allogenico. Analoghe evidenze non esistono per l’uso autologo del sangue cordonale, per il quale sono invece riportati in letteratura solo casi aneddotici (solo 3 casi
sono riportati in letteratura contro gli oltre 10.000 trapianti allogenici).
L’uso delle cellule staminali emopoietiche da cordone autologo in caso di malattie neoplastiche o geneti-
49
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
che non rappresenta la migliore opzione terapeutica, dal momento che le cellule del
sangue cordonale potrebbero essere già
portatrici dei markers della malattia, anche se questa non è ancora evidente, con
nessun beneficio, se non con danno, per il
paziente.
Il rischio stimato che un bambino possa
sviluppare una patologia per la quale vi sia
la necessità di effettuare un trapianto prima del 10° anno di vita varia da 1:200.000
a 1:2.700. Questa bassa probabilità non
giustifica un programma di conservazione
autologa, anche perché le evidenze relative
agli indici di rilascio delle unità di sangue
cordonale donate dimostrano che, in caso
di necessità, la probabilità di ritrovare il
proprio cordone in banca è del 97-98%
(l’indice di rilascio varia dal 2% al 3%).
Non sono segnalati casi di infusione di cellule staminali emopoietiche congelate per
oltre 15 anni, per cui non vi sono certezze
sulla possibilità di mantenere le caratteristiche biologiche e funzionali di queste cellule per lunghi tempi di conservazione. Negli ultimi anni, studi condotti da vari gruppi di ricercatori hanno dimostrato ulteriori
potenzialità delle cellule staminali e la possibilità di utilizzare tali cellule, sottoposte a
manipolazioni più o meno estensive, per il
trattamento di alcune patologie degenerative, aprendo un ulteriore capitolo della
medicina denominato “medicina rigenerativa”.
Etica
Vari autori, società scientifiche e comitati
etici internazionali hanno espresso parere
sfavorevole sulla conservazione autologa
nel corso degli anni, scoraggiando l’istituzione di banche private a scopo di lucro e
incoraggiando la donazione allogenica solidaristica in strutture pubbliche e la conservazione dedicata nei casi in cui l’evidenza
scientifica abbia dimostrato un vantaggio
come per la beta-talassemia, ad alta incidenza in Sardegna.
In conclusione, si ritiene opportuno e
doveroso accogliere e condividere le raccomandazioni delle società scientifiche, degli
esperti in materia, nonché degli organismi
di bioetica, che si sono espressi sull’argomento non raccomandando o scoraggiando
la conservazione autologa del sangue cordonale. Si ritiene, altresì, che l’attuale legislazione italiana sia coerente con questa posizione e che essa sia equilibratamente rispettosa dei diritti dei cittadini, nel primario interesse di sostenere l’accesso equo e
paritetico a prestazioni sanitarie appropriate e di alto valore assistenziale. Per quanto
concerne la conservazione e l’utilizzo autologo del sangue cordonale, è garantito l’impegno a valutarne in prospettiva l’applicabilità, ma unicamente con riferimento ad
evidenze scientifiche di elevata affidabilità
e ad indicazioni cliniche appropriate.
■
l 4 aprile scorso, Paola Dessì è stata trasferita ad Oristano per svolgervi
le funzioni di Vice Prefetto Vicario. L’incarico è segno dell’alta
considerazione delle sue doti professionali ed anche dei modi signorili e
cortesi che valgono a promuoverle attento ascolto e viva simpatia.
Siamo felici per lei, augurandole che continui ad ottenere meritati successi,
rammaricandoci che non potrà, con la stessa frequenza del passato,
essere presente alle nostre riunioni; le sarà possibile, quando lo desideri,
partecipare a quelle del club di Oristano i cui soci le hanno già manifestato
di essere ben lieti di ospitarla.
I
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
51
Sulle note di un’allegra marcetta
Quando nacque
L’Unione Sarda
Mauro Manunza
entoventi anni fa il quotidiano The Washington Post volle una composizione
musicale tutta per sé e la chiese a
John Philip Sousa, autore di inni militari divenuti immortali, quali la marcia nazionale
americana “Stars and Stripes Forever” e
quella dell’esercito Usa “Semper Fidelis”.
Nacque così nel giugno del 1889 la celeberrima marcia “The Washington Post”, il cui
autore non per caso è ricordato con una
community room nel palazzo del giornale (It
is the newspaper’s tribute to the man who
first gave it worldwide fame).
Singolare coincidenza: nell’ottobre di
quell’anno esordì il quotidiano L’Unione Sarda (quattro pagine al prezzo di cinque centesimi), e l’avvenimento fu celebrato pochi mesi dopo con la creazione di un’allegra marcetta intitolata appunto al nuovo giornale. La
mazurca “L’Unione Sarda” fu composta nel
1890 dal maestro Raffaele Ascolese, ufficiale
siciliano che guidava la banda musicale del
4° reggimento della Regia Fanteria.
Nato a Catania nel 1855, Ascolese aveva
studiato nel Conservatorio musicale di Napoli e quando giunse a Cagliari vantava già
un ottimo curriculum di compositore: i suoi
valzer, polke, serenate e marce militari gli
avevano procurato, ancora ventottenne, la
croce di Cavaliere della Corona d’Italia
«pei suoi speciali meriti artistici». Fu nell’agosto del 1890 che sul molo di via Roma
sbarcarono dal piroscafo “Umberto I” i
fanti del quarto reggimento al comando del
colonnello Stefano Horn, ex garibaldino
della Legione Ungherese. L’accoglienza fu
festosa, perché quel reggimento vantava
precedenti gloriosi nell’isola: nel 1792 un
suo battaglione era corso in aiuto delle mi-
C
lizie sarde impegnate a contrastare l’attacco dei Francesi, impedendo lo sbarco di
una fregata a Sant’Elia; e nel febbraio del
’93 aveva respinto la colonna di invasori
che dalla spiaggia di Quartu muoveva verso la città. Peraltro, una divisione del “4°
Fanteria” era legata al nome del cagliaritano Efisio Cugia che l’aveva comandata nella battaglia di Custoza, 1866.
Il reggimento, fra l’altro, era fiero della
sua banda musicale, considerata fra le migliori dell’Esercito. Quando giunse a Cagliari, la banda era diretta dal cavalier Ascolese,
del quale i più attenti musicofili conoscevano
la “Serenata” dedicata alla regina Margherita (che l’aveva ringraziato donandogli un
prezioso monile) e l’inno “Savoia Wittelsba-
52
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Raffaele Ascolese
ch” composto in occasione delle
nozze del Duca di Genova e per
la “Grande fantasia descrittiva”
scritta in onore di Guglielmo II
imperatore di Germania (composizione che lo aveva definitivamente consacrato Maestro).
Visti i precedenti, è facile
immaginare l’orgoglio di quei
pionieri redattori cagliaritani
del neonato “giornale politico
quotidiano” quando la Banda
del reggimento ospite, seguendo
la bacchetta di Ascolese, intonò l’allegro risoluto della
mazurka creata per L’Unione Sarda. Né loro, né gli altri cagliaritani accorsi allo straordinario concerto pubblico immaginavano di essere parte di un ideale (e assolutamente inconscio) gemellaggio con la lontana
città di Washington e con il suo prestigioso giornale. Si
può invece credere che la circostanza non fosse ignota
al musicista catanese, certamente attento agli spartiti
delle celebri bande militari del tempo e quindi ammiratore di Sousa, che era leader della Banda della Marina statunitense.
Il reggimento di fanteria andò via nell’ottobre 1893
lasciando rimpianti. Anche i militari soffrirono il distacco, come dimostrò il tenente Campolieti autore di
un’appassionata ode in versi: “Addio alla Sardegna”.
Ma fu soprattutto il capo-musica a consegnarci, oltre
alla mazurca, alcune melodiose perle: una marcetta intitolata “Sa tracca” e un “Omaggio a Cagliari”, scherzo su motivi di ballo sardo.
Raffaele Ascolese sarebbe rimasto a lungo nell’oblio
se dopo un secolo non fosse stato rispolverato dalla
Banda musicale “Giuseppe Verdi” di Sinnai, che il 6
gennaio 1990 celebrò i suoi sette decenni di attività con
un concerto diretto dal maestro Andrea Saba: musiche
di vari autori (Albinoni, Brahms, Haendel, Strauss, Silesu, Manca-Casu, Murgia) con al posto d’onore la misconosciuta mazurka di Ascolese. Un modo elegante
per festeggiare i settant’anni dell’associazione musicale sinnaese (fondata da Adolfo Rachel) e i cento dell’Unione Sarda, che ormai hanno compiuto – rispettivamente – 90 e 120 anni.
■
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
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Dal flebotomo allo specialista laureato
La pratica della chirurgia
nel Regno di Sardegna
Angelo Deplano
n Sardegna l’evoluzione della chirurgia
è stata piuttosto travagliata: durante
tutta la prima metà del 1700 vi era esercitata da alcuni chirurghi che avevano studiato in Spagna, in Francia o in Italia, e da
moltissimi praticoni privi di cultura, più o
meno dotati di esperienza, tra i quali si distinguevano “silurgianus”, “flebotomi” e
“barbieri”.
L’appellativo “silurgianu” deriva dallo
spagnolo: infatti ancor oggi in Spagna il
chirurgo è chiamato “cirujano”.
Il Dizionario della Lingua Italiana del
Di Mauro dice che in passato il “flebotomo” praticava salassi ed eseguiva le operazioni chirurgiche più semplici.
Ma l’Enciclopedia Medica Italiana, edita nel 1952, non menziona la voce “flebotomo” nella accezione che ci interessa, il che
dimostra quanto sia desueta la relativa attività.
Per il vero, come poi vedremo, i Re di
Spagna avevano tentato fin dai primi anni
del 1600 di istituire nelle Università di Cagliari e di Sassari delle Cattedre per l’insegnamento della chirurgia, ma poiché le due
Università non erano riuscite ad affermarsi
ed erano decadute subito dopo la loro istituzione, lo stesso destino avevano subìto le
relative Cattedre di chirurgia.
Solo molto tempo dopo, nel 1759, durante il regno di Carlo Emanuele III di Savoia,
si verificarono gli avvenimenti che i documenti custoditi presso l’Archivio di Stato di
Cagliari permettono di ricostruire, e che
portarono all’affermazione della chirurgia
come disciplina universitaria in Sardegna.
Il primo documento che è stato reperito
è un
I
“SENTIMENTO DELLA GIUNTA
sulla memoria intorno
agli Studj di Cirurgia”
(all’epoca si usava il termine “Sentimento” per indicare un progetto di normativa.)
In esso si legge: «Si è fatto premura S.
Ecc.za di raunare nanti se la Giunta composta de’ SS.ri Reggente la Real Cancelleria Niger, Giudice Anziano della Real
Udienza D.n Franco Cadello, Protomedico
Fancello, e Cerusico Collegiato della Regia
Università di Torino Michele Plassa Professore di Cirurgia in questa Capitale all’oggetto di disaminare la memoria d’Istruzioni, e Regolamenti per gli Studj di essa Professione, a seconda di quanto S.M.tà si è
degnata ordinare nel venerat.mo Reale Dispaccio del Primo del caduto Giugno ed in
quello de’ 2 di esso Mese di S.E. il Sig. Conte Bogino Ministro di Stato.
Quindi ha preso il Congresso in consideraz.ne l’accennata memoria riguardante le
Istruzioni da prescriversi ad esso Professore, ed il buon regolamento di studj, e vi ha
fatto le seguenti riflessioni».
Così recita la prima parte del documento, che prosegue con svariate considerazioni e indicazioni, sulle quali si tornerà in seguito.
In calce, la firma del Viceré, Conte Tana, e quelle degli stessi dignitari i cui nomi
sono citati nel testo. Datato Cagliari, li 10
luglio 1759.
In sostanza, il Re Carlo Emanuele III
aveva comandato che si studiasse l’istituzione di una cattedra di chirurgia presso
l’Università di Cagliari.
54
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Carlo Emanuele III di Savoia, Re di
Sardegna
Un secondo documento è il
«MANIFESTO
per il nuovo Piano, che si
stabilisce riguardo agli Studj
ed esercizio della Cirurgia nel
Regno di Sardegna».
(Il termine “Manifesto” è
usato per render pubblico un
programma che, prendendo le
mosse dalle indicazioni del
“Sentimento della Giunta”, si è
evoluto con l’apporto di diversi
contributi successivi.)
Sembra doveroso ricordare
che l’iniziativa relativa all’istituzione della Cattedra di Chirurgia fu una delle tante prese
dal conte G.B. Bogino in favore
della Sardegna.
Purtroppo in Sardegna il nome del conte, che pur tanti benefici aveva procurato all’Isola,
è stato tramandato nel modo
più negativo. Infatti, per via di
quel carattere orientato verso la
severità, è generalmente ricordato solo come un perfido boia:
Cagliari, duomo: il cenotafio di Martino il Giovane, Re d’Aragona
«Su Bugginu t’impicchidi!» (che tu sia impiccato dal
Bogino!) è l’espressione che frequentemente si rivolge
in vernacolo a qualcuno o con intenzione offensiva o
persino scherzosamente, ma sempre in rapporto alla
sua fama terribile.
Ma ormai anche noi Sardi dovremmo dimenticare lo
sterile risentimento col quale abbiamo ripagato per tanto tempo la sua severità, per risolverci a ricordare la generosità e l’intelligenza con le quali il conte Bogino ha
pensato e voluto fortemente tante riforme, provvidenze
e realizzazioni fondamentali per il progresso dell’Isola.
Prima di procedere all’esame dell’Editto Vicereale
col quale, in data 30 agosto 1759, si rende ufficiale
l’obbligo di osservare quanto prescritto dal “Manifesto”, sembra utile fare un passo indietro per ricordare
quanto di buono e valido era stato realizzato nell’Isola
nel campo della Sanità Pubblica a partire dal periodo
della dominazione aragonese, e ciò, nonostante la desolazione causata dalle continue guerre e dalle frequenti carestie.
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
Baltasar de Zuñiga y Guzman. Marchese di Valero e di
Ayamonte, viceré del Sovrano di Spagna in Sardegna
L’Ufficio del Protomedicato del Regno di Sardegna
era stato istituito fin dal 9 marzo 1456, con sede in Cagliari, dal Re d’Aragona Alfonso V il Magnanimo. Il
Protomedicato fu il primo serio tentativo di razionalizzare e migliorare la situazione sanitaria nell’Isola, fino
ad allora del tutto priva di controllo. Nel 1477 fu creato anche il Tribunale del Protomedicato, deputato ad
autorizzare l’esercizio della professione solo previo il
superamento di un esame. L’Ufficio Protomedicale
forniva il parere circa i provvedimenti di natura sanitaria al Viceré e questi emanava i relativi ordini; inoltre il Protomedicato ha avuto il merito di aver dato inizio, fin dalla metà del XV secolo, alla difesa delle coste
dell’Isola dai morbi epidemici e contagiosi.
Nell’anno 1479, quando furono riunite sotto la corona di Spagna quelle di Castiglia e di Aragona, il Regno
di Sardegna fu infeudato al Re di Spagna e da allora, a
capo del Protomedicato e di tutte le altre istituzioni
55
dell’Isola, fu nominato un Viceré spagnolo.
Gli spagnoli ebbero cura di
far attrezzare un lazzaretto ad
Alghero e uno a Cagliari.
Giuseppe Dodero scrive nella
sua Storia della Medicina e della Sanità Pubblica in Sardegna
che l’autorizzazione formale all’istituzione dell’Università di
Cagliari fu concessa dal Re Filippo III nel 1602, e che con Privilegio Pontificio del 16 febbraio 1606 cominciò a funzionare uno Studio Generale con cattedre dedicate alle discipline
teologiche-filosofiche, parecchie
delle quali coperte dai Gesuiti.
Giancarlo Sorgia invece, nel
suo libro Lo Studio Generale
Cagliaritano, Storia di una
Università, attribuisce la data
del Privilegio Pontificio a una
Bolla emanata da Paolo V in
data 12 febbraio 1607.
Lo stesso Re Filippo III istituì poi l’Università di Cagliari.
Gli Statuti furono pubblicati il
1° febbraio 1626, anno in cui
iniziò effettivamente l’attività
accademica. Nell’ambito del
corso di laurea in medicina furono istituite due cattedre di
chirurgia, assegnate rispettivamente ai dottori Mostallino e
Galcerin (considerati competenti probabilmente in quanto ambedue Protomedici). In un secondo tempo furono istituite
quattro cattedre, tre delle quali
per il corso di medicina e una
per quello di chirurgia.
Lo Studio Generale dell’Università di Sassari nacque
qualche anno prima di quello di
Cagliari, ma il Re Filippo IV
istituì l’Università, con Diploma Reale, soltanto il 18 ottobre
1632, affidandone ai Gesuiti il
governo e l’insegnamento. L’A-
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Editto del Conte Tana, Viceré del
Sovrano sabaudo in Sardegna
teneo turritano iniziò l’attività
nel 1634, ma, come si è detto,
entrambe le Università sarde
andarono incontro a grossi problemi che le portarono rapidamente alla decadenza.
Nella prima metà del ’600 si
era provveduto ad istituire anche la Giunta di Sanità, composta da alti dignitari tra i quali il
Protomedico, con l’incarico di
vegliare sulla Sanità Pubblica e
di aver particolare cura nel preservare l’Isola dai morbi contagiosi.
Nonostante questi accorti
provvedimenti, nel 1651 una funesta epidemia colpì tutta la
parte settentrionale dell’Isola,
uccidendo a Sassari ben 15.000
persone.
La guerra di Successione
Spagnola, che si scatenò dopo la
morte del Re Carlo II, avvenuta
nell’anno 1700, condizionò per
dieci anni l’occupazione dell’Isola da parte degli imperiali austriaci, e infine il 2 agosto 1718 il
Trattato di Londra assegnò la
Sardegna ai Savoia. Da allora il Protomedicato e gli altri Uffici furono soggetti a Viceré che arrivavano da Torino.
Il 5 aprile 1738 il Viceré marchese Carlo Amedeo di
Rivarol promulgò un Pregone, anch’esso attualmente custodito presso l’Archivio di Stato di Cagliari e manoscritto in lingua spagnola. A questo proposito è interessante
notare che durante gli anni successivi alla presa di possesso del Regno di Sardegna i Savoia avevano usato ancora la lingua del precedente regime allo scopo di facilitare il rapporto con la popolazione, da secoli abituata a
quell’idioma. Con quel Pregone il Viceré proibiva ai laureati nelle scienze mediche l’esercizio della professione
qualora non avessero compiuto tre anni di pratica: si dimostrava così un certo interessamento per la Medicina
ma, come già detto, l’istituzione di una Cattedra di Chirurgia fu riproposta solo il 10 luglio 1759, per quanto il
Protomedico Giuseppe Fancello avesse insegnato Chirurgia a Sassari per alcuni anni prima di quella data, e
per un periodo imprecisato.
Il documento è pubblicato in spagnolo con a fronte
la traduzione italiana; riallacciandomi con quanto detto in precedenza vorrei ricordare che partì proprio dal
Ministro Bogino l’iniziativa di dare all’Isola un’impronta di italianità.
I concetti più importanti espressi nelle ventinove
istruzioni possono essere così sintetizzati: il Professore era tenuto ad espletare le lezioni di chirurgia in lingua italiana; per le esercitazioni doveva essere utilizzato o il cadavere di un giustiziato o quello di un soggetto deceduto negli ospedali; gli studenti, per essere
ammessi agli esami, erano tenuti a dimostrare la frequenza sia alle lezioni che in ospedale; gli studenti che
intendevano esercitare la professione nelle città erano
tenuti a seguire un corso di due anni e due esami,
mentre quelli che intendevano esercitarla nei villaggi
erano tenuti a seguire un solo anno di corso e un esame; la commissione esaminatrice doveva essere composta dal Protomedico, dal Professore e da due Cerusici Collegiati; coloro che da allora in poi avessero
osato esercitare la chirurgia senza aver seguito il relativo corso di studi e superato gli esami, sarebbero stati severamente puniti; ai Cerusici del Capo di Sassari
si limitava severamente la possibilità di esercitare in
quello di Cagliari; si disponeva l’obbligo per i flebotomi di presentare tempestivamente alle Autorità le proprie Patenti; inoltre si raccomandava ai Ministri di
Giustizia di vegliare sul puntuale rispetto delle precedenti determinazioni.
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
57
Il 21 agosto 1761, dopo appena due anni
dal 1759, il Viceré conte Tana ritenne indispensabile promulgare un Pregone che
conteneva disposizioni più severe: in esso si
proibiva ai flebotomi di lavorare nelle piazze in cui fosse presente un chirurgo e ai chirurghi di esercitare l’arte medica.
Giancarlo Sorgia scrive che, con Diploma Regio del 28 giugno 1764, il Re Carlo
Emanuele III approvò uno schema di Costituzioni, proposto per l’Università di Cagliari, che ricalcava quelle in vigore nell’Università di Torino.
Un Billancio dell’Università di Cagliari
compilato in data 11 luglio 1764, anche
questo custodito dall’Archivio di Stato, si
riferisce a “Cattedre ed altri Impieghi dell’Università” ed è relativo a “stipendi e
trattenimenti in moneta di Piemonte”. Il
documento divide le spese tra: Teologia,
Legge Canonica e Civile, Filosofia, Matematiche, Rettorica, Medicina, Chirurgia.
La Medicina dispone di quattro Cattedre:
Materia Medica al Dr. Pietro Francesco De
Gioanni; Teorico-Pratica al Dr. Giacomo
Giuseppe Paglietti; Notomia “ai suddetti
alternativamente”; Instituta e Medica al
Protomedico Fadda. La Chirurgia ha una
Cattedra per Michele Plazza.
Un Diploma Regio promulgato dallo
stesso Re Carlo Emanuele III nel 1765
rifondò anche l’Università di Sassari, con le
stesse Facoltà prese in considerazione per
quella di Cagliari.
In data 18 luglio 1766 “Il Protomedicato di Sardegna” mandò “a tutti i Tenenti
Protomedici, o Delegati” e con obbligo di
pubblicazione, un Manifesto che proibiva:
«A qualunque chirurgo, così nelle Città;
come nelle Ville provviste di Medico, di assumere cure di malattie non chirurgiche,
principalmente febbrili, né ricettare in alcun modo – medicine interne».
Infine Carlo Felice, Re di Sardegna, di
Cipro e di Gerusalemme, in data 1.mo
Marzo 1822, promulgò un:
“Regio Biglietto” di Carlo Felice di Savoia, Re di
Sardegna
Il documento consta di un prologo e di
XIX articoli: il più significativo dei quali
sembra essere il VI, che così recita: «Essendo ugualmente preziosa la salute degli individui dimoranti nei Villaggi, che quella
dei Cittadini, e richiedendosi perciò in chi
attende alle facoltà salutari eguale maestria, e capacità sia in un luogo, che nell’altro, rimane abolita la diferenza stabilita a
tale proposito nel predetto titolo 22 delle
Regie Costituzioni, e saranno perciò sì gli
uni, che gli altri sottoposti all’istesso corso
di studj teorici, e pratici, ed all’istesso sistema di esami».
Negli altri articoli il Sovrano disponeva
che la “Notomia” dovesse esser insegnata in
italiano, e non più in latino; ordinava che il
corso di Chirurgia dovesse essere per l’avvenire di quattro anni, negli ultimi due dei
quali gli studenti sarebbero stati tenuti ad
intervenire alle lezioni pratiche negli ospedali. Inoltre ordinava che si procedesse ad
organizzare per gli studenti di Chirurgia an-
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
L’Università di Cagliari all’epoca di Carlo Felice di Savoia, Re di Sardegna
che la frequenza obbligatoria alle lezioni di “Notomia”.
Sarebbe stato consentito agli studenti di Chirurgia di
assistere alle lezioni di Fisiologia, Igiene e Terapeutica
presso le Scuole Mediche: di tale frequenza si sarebbe
tenuto conto al momento della Laurea in Chirurgia.
Concludendo, tutto il merito di aver stimolato la rinascita della Cattedra di Chirurgia spetta senza dubbio
al “Sentimento” e al “Manifesto” ispirati nel 1759 dal
conte Bogino, ed esitati nell’“Editto” del conte Tana.
Però il “Sentimento” affermava come cosa ovvia
che i Cerusici destinati ad esercitare nelle città dovessero essere più preparati di quelli che avrebbero dovuto servire nelle campagne: e fu solo con l’Articolo VI
del “Biglietto” promulgato nel 1822 dal Re Carlo Felice che si ebbe il correttivo a quell’orientamento ancora influenzato da convincimenti arcaici sul modo di
concepire la società civile: il conte Bogino, con tutte le
sue qualità, è pur sempre da considerarsi un figlio del
suo tempo.
BIBLIOGRAFIA
• ANONIMO, Billancio dell’Università (di Cagliari) con Disp° 11 Lug.° 1764 manoscritto, Archivio di Stato di Cagliari
• CARLO FELICE RE DI SARDEGNA DI CIPRO E DI GERUSALEMME, Regio Biglietto con
cui Sua Maestà dà varie disposizioni per la migliore illustrazione degli Studj
Chirurgici nelle due R. Università del Regno di Sardegna 1° Marzo 1822 stampa,
Archivio di Stato di Cagliari
• DEIDDA per il Il Protomedicato di Sardegna manoscritto, 18 luglio 1766, Archivio di Stato di Cagliari
• DEPLANO A., La peste a Cagliari nell’anno
1655, Atti 1° Congresso in Sardegna di Storia
della Medicina, Cagliari 29-30 aprile 2002
• DEPLANO A., La difesa delle coste sarde dai
morbi conseguenti ai traffici marittimi, dai
suoi inizi all’avvento del Regno d’Italia, Periodico del Rotary Club Cagliari, dicembre 2004,
Archivio di Stato di Cagliari
• DODERO G., Storia della medicina e della Sanità Pubblica in Sardegna, Aipsa Edizioni
1999
• ENCICLOPEDIA ITALIANA TRECCANI, Vol. VII,
voce Bogino, Giambattista Lorenzo, conte;
Vol. VIII, voce Cagliari; Vol. XXX, voce Sardegna, 1949
• MANCONI F., Il grande flagello, Almanacco di
Cagliari 1984
• PINNA G., Sulla La Pubblica Sanità in Sardegna dalle origini fino al 1850, Sassari-Cagliari 1898
• RIVAROL MARCHESE C.A. Pregone Viceregio
che proibisce ai laureati nelle Scienze Mediche
di poter esercitare la loro Professione se prima
non hanno compiuto tre anni di pratica manoscritto, 5 aprile 1738, Archivio di Stato di Cagliari
• SORGIA G., Lo Studio Generale Cagliaritano,
Storia di una Università, STEF s.p.a. per l’Università degli Studi di Cagliari, 1986
• TANA CONTE F. et al,, Sentimento della Giunta sulla memoria intorno agli Studj di Cirurgia
manoscritto, 10 luglio 1759, Archivio di Stato
di Cagliari
• TANA CONTE F. et al., Progetto di Manifesto
per la Cattedra di Chirurgia, manoscritto,
1759, Archivio di Stato di Cagliari
•TANA CONTE F., Editto Vicereale per lo stabilimento della Cattedra di Cirurgia in questa
Città, inseguendo le intenzioni di Sua Maestà.
Cagliari li 30 Agosto 1759, stampa, Archivio di
Stato di Cagliari
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Rotary Club Cagliari
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Al Rotary si matura
Festeggiati
altri due ottantenni
Marcello Marchi
Nello scorso numero avevamo ricordato il tris dei soci che avevano raggiunto gli ottant’anni (Artizzu, Cascìu, Sanjust) salutati, il 9 dicembre 2010, in
simpatica festa, rimandandola all’anno in corso per l’altro tris: Angelo Aru,
nato nel 1930, ma negli ultimi giorni del dicembre e i due soci, nati nel primo semestre del 1931, Giuseppe Fois e Piero Nuti; scrivendo, al corrente del
suo male, «che speriamo di riavere con noi». La speranza non si è avverata,
Piero ha lasciato il mondo terreno. Tutti lo ricordiamo con grande rimpianto espresso anche in questa rivista.
sono le lettere che negli
annunci economici aprono, spesso, la comunicazione per avere, ricorrendo alla prima lettera
dell’alfabeto, sovente ripetuta, il posto iniziale della rubrica onde attirare immediatamente l’attenzione del lettore.
Angelo Aru, A.A., appunto le sue cifre,
non ha certo bisogno di esse per destare attenzione, sono la sua scienza, la cultura,
l’impegno, l’apporto allo studio dell’ambiente ed ai rimedi necessari per preservarlo che impongono di avere una considerazione tutta speciale per quanto ha operato
sinora nel lungo tratto di vita senza cessare, neppure adesso, la sua attività.
Nato il 26 dicembre 1930; è sposato con
Annuska Malquori; ha una figlia, Monica
moglie del dott. Sergio Podda, genitori di
Valentina, 8 anni, e Luca, 6 anni.
Laureato in Agraria a Sassari si è poi
specializzato in Scienza del suolo a Firenze.
Ha insegnato geopedologia nelle Università di Cagliari e Venezia. Nel nostro
Ateneo ha concluso la sua carriera di docente.
Lo studio del suolo e, in particolare, del
suo degrado e dei rimedi per risolvere i gravissimi danni che esso comporta, è stato
A.A.
sempre il centro dei suoi studi e degli innumerevoli interventi che lo hanno visto protagonista. Anche nell’ambito del Rotary –
fa parte del nostro Club sin dal 1977 – ha
promosso attività, o vi ha partecipato, dirette alla salvaguardia del suolo, alla tutela
dell’ambiente, all’urgente problema delle
risorse idriche, al pericolo della desertificazione, riferendone anche in questa rivista,
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Rotary Club Cagliari — giugno 2011
oltre che, più ampiamente, in convegni specificamente dedicati a queste primarie esigenze. Autore di una Carta dei Suoli della
Sardegna, di pubblicazioni di altissimo valore scientifico, di interventi diretti in Italia
e all’estero, ha riscosso unanime plauso segnato anche dai numerosi premi conferiti
(da ultimo, nel 2010, come Agronomo dell’anno). Nel libro per i 60 anni del Club,
(ma già nella Rivista del giugno 2007) viene
specificamente ricordata l’azione solidale
promossa per il Benin, uno dei Paesi africani più poveri, realizzata proprio per l’intervento di Angelo che compare, ritratto con il
Grande Capo locale, il Re – con tale titolo è
onorato – con la solita aria tranquilla di chi
si trova sempre a suo agio.
Angelo continua oggi la sua preziosa
collaborazione alle azioni del Club, con lo
stesso lodevole impegno con cui lo ha presieduto nel 2002/2003 ed ha partecipato a
tante commissioni.
compito di avviare la filiale neonata), Pistoia, Vicenza, ancora Pisa, Cagliari (1988)
ed infine, palese segno della stima e della
considerazione godute per le capacità professionali, Napoli dal 1992 al 1996.
Rotariano di antica data, essendo entrato
nel Club di Oristano nel 1977 e poi, via via,
socio di Pistoia-Montecatini, Vicenza, Pisa,
del nostro Club dal 1988 al 1992 ove rientra
nel 1996, dopo essere stato in quello di Na-
Giuseppe Fois
Nato a Cuglieri il 6 febbraio 1931, ha conseguito la laurea in Scienze Economiche e
Commerciali presso la Università di Cagliari nel 1957. Ha anche svolto attività didattica insegnando, per tre anni, Ragioneria e Tecnica bancaria e mercantile presso
l’Istituto Tecnico Commerciale di Nuoro.
La passione per l’economia lo ha indotto ad affrontare il difficile concorso per
l’ingresso nella carriera direttiva della Banca d’Italia. È noto che l’Istituto è particolarmente severo nella scelta dei funzionari
che, soprattutto nel progredire della carriera, assumono incarichi e decisioni di grande importanza.
Giuseppe Fois nel 1958 vince il concorso
e, l’anno successivo, è destinato a Sassari.
Nel 1960 si sposa con Lina Carrus, docente di lettere. Il loro figlio, Luca, è padre di due
bambine Arianna di 11 anni e Simona di 6.
Le sue capacità sono subito apprezzate
ed i successivi trasferimenti appaiono tappe
di una continua progressione. Nuoro,Vercelli, Pisa, Sassari, Oristano (ove è chiamato al
poli dal ’93 al ’96. Sono ben 34 anni di vita
rotariana: un lungo periodo trascorso in varie città italiane che porta a trarne molteplici considerazioni. Anzitutto è la riprova della persistenza in lui di una adesione ferma e
costante ai valori Rotariani, poi, di una esperienza tanto più valida in quanto formatasi
in Club, che pur nella unità degli intenti, li
perseguono con diverse sfumature di modi.
Inoltre, la costante chiamata a far parte del
Rotary in tutti i luoghi in cui ha esercitato la
professione, dimostra come egli sia stato
sempre stimato e ritenuto meritevole di essere inserito nei Club locali. Anche qui ove, ormai, vanta molti anni di appartenenza, con
il suo carattere amabile, con l’interesse per la
vita sociale, con l’assidua frequenza, costituisce una valida tessera del nostro mosaico.
■
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Libro di Pasquale Mistretta e Chiara Garau
Autonomia,
il sonno e la ragione
Marcello Marchi
i intitola Autonomia, il sonno e la ragione, il libro scritto a quattro mani
da Pasquale Mistretta e Chiara Garau, recentemente pubblicato dalle Edizioni Della Torre.
L’intento degli autori è quello di analizzare gli oltre sessant’anni dell’autonomia
della Sardegna dal punto di vista storico,
politico, demografico e sociale con lo scopo
di «focalizzare l’attenzione della politica
sulle questioni più delicate, che richiedono
chiarezza di intenti e tempestività nelle decisioni».
È un punto di vista particolare quello di
Pasquale Mistretta, professore emerito di
Urbanistica alla Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari, e di
Chiara Garau, ingegnere, dottore di ricerca
in Ingegneria del Territorio nell’Università
degli Studi di Cagliari, che utilizzano una
chiave di lettura influenzata dalla loro specializzazione urbanistica «la quale offre,
forse più di altre discipline, molti strumenti per cogliere e tentare di interpretare settori di conoscenza diversi e riferiti ad un
arco di tempo molto ampio».
In apertura dell’opera gli autori sottolineano che la nostra isola è profondamente
legata alle sue radici storiche ma deve, ora
più che mai, guardare al futuro e decidere
quale strada imboccare per poter avere un
ruolo incisivo nel quadro europeo e mediterraneo.
Per farlo è necessario porsi nei confronti delle vicende che hanno interessato e interessano la Sardegna, contemporaneamente come osservatori e come attori di
una realtà in continua evoluzione, per ricercare concreti strumenti che rendano
S
plausibili e fattibili le azioni politiche e
strutturali più idonee.
Nella prima parte del libro si affronta
dunque l’analisi delle contestualità, partendo da un aspetto imprescindibile quale
l’insularità per poi allargare lo sguardo alla più ampia realtà italiana. Si mettono a
confronto le tre Questioni: quella sarda,
quella meridionale e quella settentrionale.
Si tratta la specialità statutaria e le politiche di programmazione e di pianificazione
del territorio.
Nella seconda parte del volume si discutono invece le prospettive, il percorso culturale e istituzionale, i fattori di cambiamento urbanistici e territoriali.
62
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Non è un messaggio di pessimismo, ma
piuttosto un incoraggiamento per una presa di coscienza e di azione quello che gli
autori vogliono esprimere con questo libro
che concludono riassumendo con tre
espressioni in dialetto cagliaritano «le questioni poste sul tappeto che trattano dell’autonomia e della specialità; delle respon-
sabilità dirette e del tempo dell’agire; della
consapevolezza di avere la forza e l’intelligenza per crescere: «Attura attentu, po’ no
ti fai pappai is maccarronis in conca»;
«Scirarindi de pressi po’ no mi fai perdi su
mengianu»; «A ti biri mannu e bonu e cun
tottu su chi disigiasa».
■
mezzi di informazione hanno ampiamente diffuso la notizia della nomina
a Cavaliere del Lavoro di Franco
ARGIOLAS.
I
Per il nostro Club è motivo di grande
gioia, anche per la luce riflessa che ne gode, che uno dei suoi soci venga insignito di
così alta onorificenza (in passato, per
quanto ricordiamo, aveva premiato un altro socio, Franco Trois).
L’Ordine al Merito del Lavoro è una
istituzione creata dal re Vittorio Emanuele III nel 1901, e ripresa, in virtù dell’unanime stima del suo valore, dalla Repubblica che l’ha riordinata nel 1952 e 1986,
che premia ogni anno, proprio nell’anniversario della nascita di Essa, il 2 giugno,
venticinque imprenditori che «si siano resi singolarmente benemeriti nell’agricoltura, nell’industria, nel commercio, nell’artigianato, nell’attività creditizia e assicurativa».
Capo dell’Ordine è il Presidente della
Repubblica che su proposta, attualmente,
del Ministro della Sviluppo Economico di
concerto con quello delle Politiche Agricole, sceglie fra una rosa di 40 candidati i 25
meritevoli, scelta particolarmente rigorosa
(si pensi che in 110 anni dell’Ordine sono
stati nominati soltanto 2697 Cavalieri).
L’azienda familiare che Franco dirige,
con il fratello Giuseppe, ha origine quasi
centenaria, risalendo al 1918, ad una iniziativa dell’omonimo nonno Francesco,
poi proseguita dal padre Antonio, che in
un secolo di vita, ha proseguito ed ampliato l’attività con il concorso poi dei figli e, oggi, anche dei nipoti.
Il prestigioso titolo è quindi il riconoscimento di una attività continua, intelligente, che ha saputo introdurre nell’esperienza di una conduzione familiare antica
le più moderne tecniche, per produrre vini
di mirabile gusto imponendoli in tutti il
mondo con notevoli benefici economici e
di immagine per la Sardegna.
Congratulandoci con Franco esprimiamo i più affettuosi auguri perché prosegua il lavoro con rinnovati successi.
giugno 2011 —
Rotary Club Cagliari
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COMMISSIONI ANNO 2011-2012
AMMINISTRAZIONE
DEL CLUB
CLASSIFICHE E SVILUPPO
DELL’EFFETTIVO
Presidente: G. Paolo RITOSSA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ercole Bartoli, Alberto Cocco
Ortu, Paola Giuntelli, Cecilia Onnis
AFFIATAMENTO
Presidente: Lino CUDONI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Giuseppe Cocco,
Riccardo Lasic, Alessandro Palmieri,
Giampaolo Piras, Luigi Puddu
INFORMAZIONE
E FORMAZIONE
ROTARIANA
Presidente: Angelo CHERCHI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Lucio Artizzu,
Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,
Marcello Marchi, Paolo Piccaluga
Presidente coordinatore:
Paolo PICCALUGA
E-mail: [email protected]
ASSIDUITÀ
Presidente: Massimo FRONGIA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Efisio Baire, Alberto Cocco
Ortu, Gaetano Giua Marassi, Andrea Lixi
PROGRAMMI
Presidente: Caterina LILLIU
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Rafaele Corona,
Piergiorgio Corrias, Pasquale Mistretta,
Paola Piras
RAPPORTI CON I MEDIA
Presidente:
Giovanni SANJUST DI
TEULADA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Francesco Birocchi,
Riccardo Lasic, Enzo Pinna
RIVISTA
E SITO WEB DEL CLUB
Presidente: Lucio ARTIZZU
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Carlo Carcassi,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi,
Mauro Manunza, Marcello Marchi,
Giovanni Sanjust di Teulada
EFFETTIVO
Presidente coordinatore:
Antonio CABRAS
E-mail: [email protected]
AMMISSIONI
Presidente: Ettore ATZORI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ezio Castagna,
Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,
Guido Maxia, Roberto Nati
NUOVE
GENERAZIONI
Presidente coordinatore:
Cecilia ONNIS
E-mail: [email protected]
ROTARACT
Presidente: Paola DESSÌ
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Riccardo Lasic, Roberto Nati,
Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa.
RYLA
Presidente: Enzo PINNA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Maurizio Boaretto,
Carlo Carcassi, Giuliano Frau,
Mauro Manunza, Maria Luigia Muroni,
Paolo Piccaluga
SCAMBIO GIOVANI
Presidente: Pier Francesco STAFFA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Christian Cadeddu, Giulia
Casula, Salvatore Ferro, Andrea Lixi
PROGETTI DI
SERVIZIO
Presidente coordinatore:
Giovanni BARROCU
E-mail: [email protected]
AZIONE
INTERNAZIONALE
Presidente: Giovanni BARROCU
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Angelo Aru,
Christian Cadeddu, Angelo Deplano,
Giuseppe Masnata, Giulia Vacca Cau
EVENTI SPECIALI
Presidente:
Stefano ODDINI CARBONI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Stefano Liguori,
Alessandro Palmieri, Luigi Puddu,
Marco Rodriguez
SVILUPPO COMUNITARIO
AMBIENTE E TERRITORIO
Presidente: Mario FIGUS
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ginevra Balletto,
Maurizio Boaretto, Pasquale Mistretta,
Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa
SVILUPPO COMUNITARIO
ASPETTI CULTURALI
(Rotary per la Città)
Presidente: Michele PINTUS
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ginevra Balletto,
Giuseppe Cascìu, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Lucia Pagella, Franco Passamonti
SVILUPPO COMUNITARIO
ASPETTI SANITARI
Presidente: Giuseppe MASNATA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ugo Carcassi,
Angelo Deplano, Mario Graziano Figus,
Alessio Grazietti, Giorgio La Nasa, Salvatore
Lostia, Margherita Mugoni
SVILUPPO COMUNITARIO
ASPETTI SOCIALI
Presidente: Michele BAJOREK
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Carlo Carcassi
Gaetano Giua Marassi, Stefano Liguori,
Lucia Pagella, Paolo Piccaluga
SVILUPPO COMUNITARIO
PREVENZIONE TOSSICODIPENDENZE
Presidente: Maria Pia LAI GUAITA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Paola Dessì,
Michele Pintus, Mauro Rosella
FONDAZIONE
ROTARY
Presidente coordinatore:
Salvatore FOZZI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Franco Argiolas,
Giulia Casula, Angelo Cherchi,
Marcello Marchi, Alessandro Palmieri
64
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
Benvenuto ai nuovi soci
GINEVRA BALLETTO
LUIGI PUDDU
Nata a Roma nel 1971, laureata in Ingegneria nella Università di Cagliari nel 1996, e abilitata alla professione
nel 1997; presso lo stesso Ateneo, Dipartimento di Ingegneria del Territorio, svolge il dottorato di ricerca superando brillantemente l’esame nel 2001; dall’anno accademico 2005/06, è docente nel corso di Politiche urbane e territoriali. L’attività di ricerca è rivolta alla riqualificazione dei siti degradati industriali ed in particolare
di quelli di miniera. Pubblica i risultati su autorevoli riviste e partecipa a numerosi congressi nazionali ed internazionali. Opera in Cile collaborando con una istituzione che cura la redazione di progetti di recupero di siti
degradati e svolgendo attività didattica presso le Università Internazionale SEK e quella Cattolica di Santiago. Ha accresciuto le vaste conoscenze scientifiche –
traendone poi frutto nell’attività professionale – compiendo studi presso prestigiosi Istituti italiani e stranieri, conseguendo dottorati di ricerca, impegnandosi in
corsi di perfezionamento e specializzazione, affidando
tesi di laurea e di ricerca, seguendole come relatore, per
promuovere gli studi nella materia da lei curata.
Con numerosi valenti studiosi ha partecipato al
Concorso di idee bandito dal nostro Club per il Largo
Carlo Felice di Cagliari, con un progetto che è stato il
primo classificato.
Ha sempre svolto attività sportive: equitazione
salto ostacoli, canoismo, nuoto.
Ha vivo interesse per la storia e lo coltiva con letture di saggi e biografie; ha una profonda passione per
i viaggi.
È sposata con il medico dott. Paolo Simbula ed hanno due bambini, Federico di 5 anni ed Antonio di 9 mesi.
Nato a Cagliari nel 1969 ha qui iniziato gli studi musicali conclusi al Conservatorio di Alessandria con il
massimo dei voti. Segue corsi internazionali con insigni musicisti (Leo Brouwer, Manuel Barrueco, David
Russel, Alirio Diaz e Narciso Yepes). A 19 anni già si impone per il suo valore, ottenendo il secondo premio in
un concorso internazionale svolto in Spagna; vince poi
come solista e, anche in duo con il fratello Giovanni,
molti concorsi di prestigioso rilievo.
È fuori dai limiti di questa nota citare i successi ottenuti in Cile, in altri Paesi del Sud America e in Europa. Chiamato come concertista e docente di masterclass nei più rinomati festival.
Annualmente invitato a Linares presso la Fondazione A. Segovia importantissima istituzione musicale. Per il rilievo culturale e sociale occorre segnalare
come sia stato promotore della Legge Regionale per la
istituzione delle scuole civiche di Musica (dirige, con
grande impegno quella del Comune di Cagliari) provvedimento che ha consentito ad oltre 3000 utenti di
avvicinarsi allo studio della musica con una ricaduta
occupazionale di oltre 200 posti di lavoro. Non è nuovo al mondo rotariano essendo stato, per molti anni,
attivo roctariano ed avendo in tante occasioni collaborato per iniziative benefiche promosse dai Rotary.
Separato, con una bambina Letizia di 6 anni, prosegue l’impegno per diffondere la musica tra i giovani
e giovanissimi, partecipando ad un gruppo di lavoro
interregionale per la stesura di un disegno di legge nazionale per l’introduzione dello studio pratico della
musica come materia curricolare nella scuola dell’obbligo.
giugno 2011 —
Le riunioni del Club
2 DICEMBRE
Presiede: Antonio Cabras.
Argomento della serata: Assemblea dei soci.
Soci presenti: Lucio Artizzu, Francesco Birocchi,
Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Ugo Carcassi,
Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Giulia Casula,
Paolo Ciani, Angelo Cherchi, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Maria
Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Mauro Manunza,
Marcello Marchi, Guido Maxia, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Paola Piras, Giampaolo Ritossa, Marco Rodriguez, Mauro Rosella,
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Angelo Strinna, Alberto Villasanta.
9 DICEMBRE
Presiede: Antonio Cabras.
Argomento della serata: festeggiamenti per
il compleanno dei soci Lucio Artizzu, Giuseppe
Cascìu e Giovanni Sanjust.
Soci presenti: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore
Atzori, Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu,
Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Angelo Cherchi, Vincenzo Cincotta, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona,
Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Angelo Deplano,
Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano
Frau, Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli,
Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Antonio
Lenza, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello
Marchi, Margherita Mugoni, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Giampaolo
Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Alberto Villasanta.
Le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras,
Maria Gabriella Caletti, Antonella Cherchi, Franca
Cincotta, Pietrina Ferro, Lina Fois, Maria Rosaria
Lenzi, Lia Lixi, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Maria Grazia Rosella, Elisabetta
Sanjust.
Ospiti dei soci: di Andrea Lixi il fratello prof.
Mario e la moglie Maria Bonaria Palomba, di Giovanni Sanjust il figlio avv. Efisio e la cognata Annamaria Sanjust Pascarella, di Marcello Marchi la
mamma Cecilia.
16 DICEMBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: cena degli auguri di Natale.
Sono presenti
Rotary Club Cagliari
I soci: Ambrosio Leo, Lucio Artizzu, Angelo Aru,
Ettore Atzori, Michele Bajorek, Berto Balduzzi,
Giovanni Barroccu, Francesco Birocchi, Maurizio
Boaretto, Christian Cadeddu, Mario Carta, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu,
Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Enzo Ferraris, Salvatore Ferro, Mario Figus,
Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore
Fozzi, Giuliano Frau, Gaetano Giua Marassi, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Luigi Lepori, Alessio
Grazietti, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe
Loddo, Margherita Mugoni, Mauro Manunza,
Marcello Marchi, Guido Maxia, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Larry Pagella,
Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo
Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo
Piras, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele
Rossetti, Giovanni Sanjust, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Annuska Aru, Maria
Bajorek, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi, Elia
Maria Cabras, Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu,
Antonella Cherchi, Maria Pia Ciani, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano, Maria Gabriella Ferraris, Pietrina
Ferro, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, Lina
Fois, Franca Fozzi, Maria Teresa Frau, Luisanna
Giua Marassi, Rosanna Grazietti, Paola Lasic, Maria Rosaria Lenza, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Bruna
Loddo, Mariangela Manunza, Maria Vittoria
Maxia, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Giovanna
Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Barbara Pinna, Marina Pintus, Loredana Piras, Diana Rodriguez, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti, Elisabetta Sanjust.
Ospiti del Club: Paola Carcassi, Lucia Ambrosio,
Nicola Cossu, Renata e Riccardo Succu, Andrew
James Taylor.
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la cognata
Rita Masala, di Alberto Cocco Ortu i figli Giovanni
e Emanuele, di Margherita Mugoni la sorella
dr.ssa Mariagiovanna, di Paolo Ciani il dr. Giovanni Tuveri e la signora Adelida, di Riccardo Lasic il padre ing. Mario e la mamma Paola, di Salvatore Ferro il dr. Emiliano Cirio e la dr.ssa Susanna, di Silvano Costa il cav. Gino Caproni, di
Alessandro Palmieri il figlio Alberto, di Antonio
Cabras l’avv. Stefanino Casti e la signora avv. Elena D’Angelo, le figlie Alessandra e Cristiana con il
marito Stefano Agus.
13 GENNAIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore Rafaele Corona
Titolo “Identità, immigrazione, patriottismo:
interazioni”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ercole Bartoli, Marcello Caletti, Gianni Cam-
65
pus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Cocco
Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola
Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Giuliano Frau, Vittorio Giua
Marassi, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea
Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza, Marcello
Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni,
Roberto Nati, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Paola Piras, Giampaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele
Rossetti, Giovanni Sanjust, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella Caletti,
Giulietta Cascìu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria
Corona, Maria Corrias, Paola Deplano, Marinella
Mistretta, Giovanna Passamonti, Marina Pintus,
Elisabetta Sanjust.
Ospiti del Club: l’ing. Piero Corsini Presidente
del Rotary Club Milano Sud/Est, Paola Carcassi e
Antonello Fiori del Rotaract Club Cagliari.
Ospiti dei soci: di Marcello Caletti il dr. Cesare
Mangarotti con la signora Gisella, di Rafaele Corona i figli il notaio Maurizio e la moglie avv. Gabriella Massacci, l’avv. Elisabetta e il marito avv.
Enrico Salone, di Roberto Nati l’ing. Riccardo Almerighi e la dr.ssa Maria Adelaide Serrau, di Angelo Cherchi la signora Graziella Peretti.
20 GENNAIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore Prof. Aldo Accardo
Titolo “La fusione imperfetta”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Michele Bajorek, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Marcello Caletti, Gianni Campus, Giuseppe Cascìu,
Angelo Cherchi, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona,
Lino Cudoni, Angelo Deplano, Salvatore Ferro,
Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Paola Giuntelli,
Riccardo Lasic, Stefano Liguori, Giuseppe Loddo,
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni,
Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras,
Paola Piras, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giorgio Sanna, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella Caletti,
Maria Rosaria Corona, Mariella Mistretta.
Ospiti del Club: il Prof. Aldo Accardo.
Ospiti dei soci: di Pasquale Mistretta l’ing.
Chiara Garau
27 GENNAIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore dr. Emiliano Cirio
Titolo “I trapianti di cuore”.
Sono presenti
66
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Michele Bajorek, Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Carlo
Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Angelo
Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Mario Figus,
Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giorgio La Nasa,
Riccardo Lasic, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo,
Mauro Manunza, Guido Maxia, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia
Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo
Piccaluga, Michele Pintus, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lia Lixi, Marina Pintus.
Ospiti del Club: il dr. Emiliano Cirio e la signora
dr.ssa Susanna Falqui.
Ospiti dei soci: di Andrea Lixi il dr. Giovanni
Lixi, di Silvano Costa il cav. Gino Caproni.
3 FEBBRAIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore prof. Patrizia Mureddu
Titolo “A mustazzu stampaxinu femmina
biddanoesa”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Paola Dessì, Angelo
Deplano, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Giuseppe Fois, Alessio Grazietti, Laura Jottini, Giorgio La Nasa, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Salvatore Lostia di Santa Sofia, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo
Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Gianpaolo
Piras, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Vittoria Carcassi, Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu,
Rossana Cocco, Paola Deplano, Rossana Grazietti, Elisabetta La Nasa, Mariella Mistretta.
Ospiti del Club: la prof.ssa Patrizia Mureddu e
il prof. Gianfranco Nieddu.
Ospiti dei soci: di Alessio Grazietti il prof. Mauro Coni e la signora Lisa.
10 FEBBRAIO
Presiede: Michele Rossetti
Riunione: Relatore prof. dr. Angelo Deplano
Titolo “La sanità militare dell’Armata Sarda
nella Transizione verso l’Unità”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Angelo Aru,
Efisio Bajre, Michele Bajorek, Giovanni Barroccu,
Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona,
Lino Cudoni, Salvatore Ferro, Mario Figus, Ulisse
Figus, Salvatore Fozzi, Giuseppe Fois, Giuliano
Frau, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa,
Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Giuseppe Loddo,
Mauro Manunza, Giuseppe Masnata, Pasquale
Mistretta, Roberto Nati, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti, Pier Francesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Paola Deplano, Antonella Figus, Mariella Mistretta.
Ospiti del Club: il dr. Peter Ziegler Presidente
del Rotary Club di Berna.
17 FEBBRAIO
Presiede: Michele Rossetti
Riunione: Relatore avv. Ettore Atzori
Titolo “Mediazione e conciliazione nel nuovo
processo civile. Una nuova sfida!”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Giovanni
Barroccu, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu,
Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,
Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa
Miglior, Paolo Ciani, Piergiorgio Corrias, Rafaele
Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Giuliano
Frau, Massimo Frongia, Riccardo Lasic, Caterina
Lilliu, Giuseppe Masnata, Giovanni Olla, Cecilia
Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo
Pinna, Giampaolo Ritossa, Mauro Rosella, Giovanni Sanjust, Giorgio Sanna, Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Rosella.
Ospiti dei soci: di Silvano Costa il cav. Gino Caproni.
24 FEBBRAIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore dr.ssa Antonietta Boninu
Titolo: “Monte Prama l’esercito di pietra dei
sardi”.
Ugo Carcassi e Rafaele Corona ricordano il socio
scomparso Piero Nuti.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Angelo Aru,
Ercole Bartoli, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Giovanni Cascìu, Angelo Cherchi,
Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Giuseppe Cocco,
Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Laura Jottini,
Gaetano Giua Marassi, Riccardo Lasic, Antonio
Lenza, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Andrea
Lixi, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,
Giampaolo Piras, Giampaolo Ritossa.
Sono presenti in sala le Signore: Elia Maria
Cabras, Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Franca
Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias,
Maria Grazia Figus, Lia Lixi, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus.
Ospiti del Club: dr.ssa Antonina Boninu, dr.ssa
Antonella Pandolfi, l’ing. Andrea Rusconi.
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga il dr. Alfonso
Dessì e la moglie Paola, di Mario Figus il cognato
dr. Massimo Scano.
3 MARZO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore ing. Giuseppe Cascìu
Titolo “Il paesaggio degli uomini in Sardegna,
l’ambiente ereditato e l’ambiente costruito”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Angelo Aru,
Michele Bajorek, Ercole Bartoli, Gianni Campus,
Flavio Carboni, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Giovanni Cascìu, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Giuliano Frau,
Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,
Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Margherita
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry
Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga,
Giampaolo Piras, Michele Rossetti, Giampaolo Ritossa, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli.
Sono presenti in sala le Signore: Annuska
Aru, Maria Lodovica Bartoli, Elia Maria Cabras,
Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Franca Cincotta,
Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Lina Fois,
Elisabetta Sanjust.
Ospiti dei soci: di Angelo Aru il dr. Ettore Crobu
e signora, di Silvano Costa il cav. Gino Caproni, di
Guido Chessa Miglior il dr. Vittore Nieddu Arrica e
la signora Alessandra Menesini, di Beppe Cascìu il
figlio Andrea.
10 MARZO
Presiede: Antonio Cabras
Relatore: dr. Michele Bajorek
Titolo: “Il dono del sangue”.
Sono presenti
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Giovanni Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Silvano Costa, Lino Cudoni,
Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella
Ferrai Cocco Ortu, Giuseppe Fois, Salvatore
Fozzi, Giuliano Frau, Giorgio La Nasa, Gaetano Giua Marassi, Caterina Lilliu, Giuseppe
Loddo, Mauro Manunza, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni,
Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia
Onnis, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Michele
Rossetti, Giampaolo Ritossa.
È presente in sala la Signora: Maria
Teresa Piccaluga.
giugno 2011 —
Ospiti del Club: la dr.ssa Lucia Ambrosio
del Rotaract Club Cagliari e il sig. Antonello
Carta Presidente Avis Provincia di Cagliari.
Ospiti dei soci: di Pasquale Mistretta
l’ing. Ginevra Balletto.
24 MARZO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Celebrazione dell’Unità d’Italia.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,
Efisio Bajre Michele Bajorek, Giovanni Barroccu,
Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Giovanni
Maria Campus, Mario Carta, Giovanni Cascìu,
Giuseppe Cascìu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi,
Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano
Frau, Massimo Frongia, Paola Giuntelli, Riccardo
Lasic, Alessio Grazietti, Caterina Lilliu, Giuseppe
Loddo, Margherita Mugoni, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto
Nati, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Marco Rodriguez, Michele
Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Haydee Cascìu, Giulietta Cascìu, Ortu, Maria Rosaria Corona, Paola Deplano, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, Lina
Fois, Rosanna Grazietti, Paola Lasic, Bruna Loddo, Mariangela Manunza, Cinzia Nati, Patrizia
Palmieri, Maria Teresa Piccaluga, Barbara Pinna,
Marina Pintus, Loredana Piras, Diana Rodriguez.
Ospiti del Club: il Prefetto di Cagliari Giovanni
Balsamo, il Sindaco di Cagliari dr. Emilio Floris, il
Sindaco di Quartu S.E. dr. Mauro Contini e la consorte signora Laura, il Comandante del Comando
Militare Autonomo della Sardegna Ge. Claudio
Tozzi, l’Aiutante di Campo Ten. Col. Michele Tavaglione, il Comandante della Legione Carabinieri
della Sardegna con la consorte signora Gigliola
Astolfi, il Comandante del Comando Militare Marittimo Autonomo della Sardegna Ammiraglio
Gerald Talarico con la consorte signora Greta, il
Prof. Aldo Accardo, il dr. Emiliano Cirio e la consorte dr.ssa Susanna Falqui, l’ing. Ginevra Balletto, il Maestro Paolo Puddu, del Rotaract Club Paola Carcassi, Giorgia Fiorilla, Carmen Piras, Claudia D’Aprile.
Ospiti dei soci: di Vincenzo Cincotta i conti Anton Carlo con Mamy e Bruno Tomasini Barbarossa, di Giovanni Sanjust l’ing. Andrea Rusconi.
31 MARZO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: ammissione socio-donazione di Angelo
Deplano per l’ospedale di Herat, festeggiamento
compleanni Angelo Aru e Giuseppe Fois.
Rotary Club Cagliari
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo
Cherchi, Paolo Ciani, Silvano Costa, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Salvatore Ferro, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Gaetano Giua Marassi, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi,
Giuseppe Masnata, Margherita Mugoni, Maria
Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Larry
Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga,
Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Michele Rossetti,
Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Annuska
Aru, Elia Maria Cabras, Paola Deplano, Maria Teresa Piccaluga, Lina Fois.
Ospiti del Club: il maestro Cinzia Casu direttore
della Scuola Civica di Musica.
Ospiti dei soci: di Angelo Aru la figlia Monica
con il marito dr. Sergio Podda, di Giuseppe Masnata la mamma Cecilia, di Silvano Costa il cav.
Gino Caproni.
7 APRILE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatore Giovanni Maria Campus
Titolo: “Cagliari: prospettive e strategie”
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Alessio Grazietti, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Salvatore Lostia di Santa
Sofia, Guido Maxia, Margherita Mugoni, Maria
Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras,
Luigi Puddu, Marco Rodriguez, Mauro Rosella,
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Elia Maria
Cabras, Mirella Campus, Haydee Cascìu, Paola
Deplano, Lina Fois, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi,
Maria Vittoria Maxia, Maria Grazia Rosella.
14 APRILE
Presiede: Antonio Cabras
Relatore: Prof. Paolo Savona.
Titolo: “Il quadro economico europeo e globale
e i problemi che incontra la Sardegna”.
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Maurizio Boaretto, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Flavio Carboni, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu,
Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta,
Alberto Cocco Ortu, Piergiorgio Corrias, Silvano
Costa, Lino Cudoni, Giuliano Frau, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Paola Giuntelli, Riccardo Lasic, Caterina Lil-
67
liu, Stefano Liguori, Giuseppe Loddo, Salvatore
Lostia di Santa Sofia, Margherita Mugoni, Mauro
Manunza, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,
Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Elia Maria
Cabras, Maria Gabriella Caletti, Giulietta Cascìu,
Ortu, Franca Cincotta, Paola Deplano, Antonella
Figus, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Mariella Mistretta, Patrizia Palmieri, Marina Pintus, Loredana Piras.
I consorti: Michele Pietrangeli.
Ospiti del Club: il Dr Paolo Savona e la consorte Luisanna, il dr. Nanni Savona e la consorte
Antonella, il sig. Simon Hauch, l’ing. Ginevra
Balletto.
Ospiti dei soci: di Marcello Caletti l’ing. Antonio Giua Marassi e la consorte signora Marcella,
di Ettore Atzori il sig. Giorgio Delli Castelli, di
Piergiorgio Corrias il figlio prof. Paoloefisio, di
Paolo Piccaluga il dr. Alfonso Dessì e la consorte
Paola, di Pasquale Mistretta l’ing. Chiara Garau,
di Giovanni Sanjust l’ing. Andrea Rusconi, di
Giuseppe Masnata il sig. Andrea Mura, di Marinella Ferrai Cocco Ortu il figlio Francesco.
28 APRILE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Relatori Caterina Lilliu, Stefano
Oddini Carboni, e Michele Pintus.
Titolo: “Cagliari: archeologia, storia e
architettura”.
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,
Riccardo Lasic,Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Giovanni Olla, Mauro
Manunza, Margherita Mugoni, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni,
Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Luigi Puddu, Mauro Rosella,
Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti, Antonio
Scrugli, Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella Caletti, Luisella Castagna, Antonella Cherchi, Maria Rosaria
Corona, Paola Deplano, Maria Rosaria Lenza, Lia
Lixi, Lina Fois, Mariella Mistretta, Carola Oddini
Carboni, Gabriella Olla, Maria Teresa Piccaluga,
Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.
Ospiti del Club: L’ing. Otmar Seuffer prof. di
geografia dell’università di Darmstad (premio La
Marmora 2002/03 per le fondamentali ricerche
68
Rotary Club Cagliari — giugno 2011
svolte in Sardegna nel campo della geoecodinamica) e la consorte signora Michelle; i giovani Kotaro Soma, Ginena Ruiz Saladino, James Andrew
Taylor, Hauck Simon Murrai; il presidente del Rotaract Club Cagliari Paola Carcassi con i soci Valentina Amorino e Antonello Fiori.
Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni l’avv.
Paolo Poddi; di Ezio Castagna la figlia dr.ssa Chiara con il marito dr. Roberto Di Pietro
Rotariani in visita: il Presidente del Club di Milano Sud-Est con 14 soci e rispettive consorti.
5 MAGGIO
Presiede: Antonio Cabras
Relatore Andrea Mura.
Titolo: “L’avventura, l’ignoto, la paura”.
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Ginevra Balletto, Ercole Bartoli, Maurizio Boaretto, Marcello Caletti, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior,
Paolo Ciani, Pergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus,
Giuseppe Fois, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis,
Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Giampaolo Ritossa, Michele
Rossetti, Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Atzori, Elia Maria Cabras, Giulietta Cascìu,
Franca Cincotta, Maria Corrias, Maria Grazia Figus, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Mariella Mistretta, Patrizia Palmieri, Diana
Rodriguez, Maria Grazia Rosella.
Ospiti del Club: Andrea Mura
Ospiti dei soci: di Margherita Mugoni la sorella
dr.ssa Maria Giovanna; di Marinella Ferra Cocco
Ortu il figlio avv. Francesco; di Cecilia Onnis la
dr.ssa Gabriella Mallus e l’avv. Fabrizio Coni; di
Riccardo Lasic il dr. Alessio Cicalò; di Mauro Rosella il dr. Fabrizio Malpinti e la consorte signora
Paola; di Giuseppe Masnata la mamma Cecilia; di
Giampaolo Ritossa il sig. Alioski Mancosu.
12 MAGGIO
Presiede: Antonio Cabras
Relatore: prof. Luciano Marroccu.
Titolo: “La Sardegna nel 1° Novecento fino
all’Autonomia”.
Sono presenti
I soci: Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior,
Rafaele Corona, Pergiorgio Corrias, Lino Cudoni,
Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Graziano Figus, Giuseppe
Fois, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Luigi
Lepori, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello
Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni,
Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna,
Giampaolo Piras, Giampaolo Ritossa, Michele
Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Elia Maria
Cabras, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Maria Grazia Figus, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Mariella
Mistretta.
Ospiti del Club: il Prof. Luciano Marroccu, la signora Alessandra Piras e il comandante Giuseppe
Meloni Presidente del Rotary Club Sedilo Marghine Centrosardegna.
19 MAGGIO
Presiede: Antonio Cabras
Relatore: l’ing. Giampaolo Ritossa.
Titolo: “Il porto di Cagliari tra storia, realtà e
aspettative”.
Sono presenti
I soci: Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Ercole
Bartoli, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo
Cincotta, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Pergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,
Gaetano Giua Marassi, Vittorio Giua Marassi, Mario
Graziano Figus, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai
Guaita, Riccardo Lasic, Giorgio La Nasa, Caterina
Lilliu, Andrea Lixi, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Guido Maxia, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia
Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro
Palmieri, Larry Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Giampaolo Ritossa, Marco Rodriguez, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Elia Maria
Cabras, Maria Gabriella Caletti, Franca Cincotta,
Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Maria Grazia Figus, Luisanna Giua Marassi, Lia Lixi, Diana
Rodriguez.
Ospiti dei soci: di Piergiorgio Corrias il prof.
Giovanni Corona e la consorte Fernanda; di Ugo
Carcassi l’ing. Andrea Rusconi; di Silvano Costa il
cav. Gino Caproni; di Marcello Marchi la sorella
Cecilia Masnata.
26 MAGGIO
Presiede: Antonio Cabras
Relatore: l’ing. Paolo Piccaluga.
Titolo: “Viaggio nella Terra Splendente”.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Paolo Ciani,
Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,
Gaetano Giua Marassi, Salvatore Fozzi, Maria Pia
Lai Guaita, Riccardo Lasic, Giorgio La Nasa, Mauro Manunza, Giuseppe Masnata, Marcello Marchi,
Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia
Onnis, Alessandro Palmieri, Larry Pagella, Paolo
Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Franca Cincotta, Paola
Deplano, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus,
Loredana Pintus.
Rotariani in visita: Mr. Gar Boglie e consorte
Donna Boglie del Rotary Club Hollan (Michigan).
Ospiti del Club: il dr. Alfonso Dessì, l’ing. Gianpaolo Porcu e la consorte Myriam, Telma Koalcle
con la figlia Dhiidra e il dr. Mario Orgiana, i giovani del Rotaract Sara Luchi e Nicola Satta.
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la sig.ra Rita
Masala; di Marinella Ferrai Cocco Ortu la dr.ssa
Ornella Gabrielli; di Vincenzo Cincotta il dr. Carlo
Valli.
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ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA
ROTARY CLUB CAGLIARI
ORGANIGRAMMA DEL CLUB
Anno Rotariano 2011 / 2012
Presidente
Michele ROSSETTI
E-mail: [email protected]
Presidente
uscente
Antonio CABRAS
E-mail: [email protected]
Presidente
eletto
Mauro MANUNZA
E-mail: [email protected]
Vice Presidente
Salvatore FOZZI
E-mail: [email protected]
Segretario
Maria Luigia MURONI E-mail: [email protected]
Tesoriere
Salvatore FERRO
E-mail: [email protected]
Prefetto
Paolo CIANI
E-mail: [email protected]
Consiglieri
Giuseppe COCCO
E-mail: [email protected]
Paola DESSÌ
E-mail: [email protected]
Mario FIGUS
E-mail: [email protected]
Roberto NATI
E-mail: [email protected]