età della maturità - Progetto Open Lab
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età della maturità - Progetto Open Lab
VERBALE FOCUS GROUP ETÀ DELLA MATURITÀ 5 – 12-2016 Apre Federica Aleotti, in rappresentanza dell’Unione Colline Matildiche. Da settembre 2015 i Servizi Sociali sono gestiti a livello di Unione. I servizi devono andare incontro ai cittadini, chiedere ai cittadini quali sono i bisogni, necessità ma soprattutto definire i desideri. A questo focus group denominato “Età della maturità” sono presenti esponenti/persone qualificate che per ruoli diversi fanno parte del tavolo dedicato alla terza età, per aiutare la costruzione di una intervista rispetto alla popolazione con più di sessantacinque anni. Cosa vorrei? cosa mi piace di ciò che c’è? L’intervista è al fine di definire insieme quali sono le priorità, i bisogni e le problematiche. Il progetto Open Lab (www.progettopenlab.it) è stato strutturato in anno di lavoro in gruppi eterogenei per cercare di capire come i giovani, i tecnici, gli anziani possono relazionarsi in particolare con la Casa della Salute. Un luogo che parte da situazioni di disagio socio sanitario ma che vuole allargare il concetto rispetto al tema del benessere della comunità, ovvero definire la progettazione del bene comune della comunità dell’Unione. Presenti: 1. Monica Venturi, coordinatrice Casa Protetta Anziani, Vezzano sul Crostolo. 2. Emanuela Fontana, figlia di persone anziane, fisioterapista 3. Gabriella Blancato, banca del tempo Quattro Castella 4. Giovanna Leuratti, AUSER 5. Ivan Aleotti, AUSER 6. Sonia Borelli, coordinatrice di Albinea Insieme Casa Cervi Luigi 7. Iva Animini, 8. Decimo Zanichelli, volontario, bisogna usare centri vicini agli anziani, andare al di là della casa della salute. 9. Giorgio Romani, centro sociale Montecavolo, volontario SPI Quattro Castella 10. Mario Stortini, AUSER Albinea e telefono amico 11. Maurizia Campanini, Volontaria Emmaus Albinea e telefono amico 12. Loredana Reverberi, Responsabile AUSER Vezzano (trasporto verso le strutture sanitarie) e telefono amico 13. Giuliano Barozzi, presidente circolo albinetano 14. Amos Bonacini, abitante di un appartamento assistito 15. Simona Bezzi, figlia di una persona avvezza da demenza senile COSA GIÀ C’È e FUNZIONA BENE: a. Servizi AUSER (telefono amico, trasporto anziani, Filo d’argento) b. Attività organizzate da USER allo scopo di raccogliere fondi (pranzi, tombolate, etc) c. banca del tempo d. caffè incontro (organizzate da AIMA all’interno dei centri sociali) e. centri sociali e attività ricreative collegate (serate di ballo, tornei di carte, etc) f. centri diurni g. assistenza domiciliare h. casa residenza i. alloggi assistiti j. appartamento assistito k. ricoveri di sollievo l. comunità alloggio CHE COSA SAREBBE NECESSARIO: Strutturare corsi di formazione a coloro i quali si rendono disponibili a fare del volontariato. I corsi dovrebbero essere organizzati da professionisti ASL ed essere gratuiti, nonché organizzati in luoghi e momenti della giornata ottimali per permettere la partecipazione degli interessati. Le tematiche che vengono sentite come maggiormente necessarie sono: la relazione con la persona anziana e la sua famiglia, il supporto psicologico alla persona anziana e alla sua famiglia; Migliorare la comunicazione rispetto ai servizi esistenti (non conosciamo bene cos’è la casa della salute e quali sono le sue funzioni). Inoltre si ritiene utile organizzare attività di informazione gratuita all’interno dei centri sociali (prossimità); Migliorare l’assistenza a domicilio, va definita meglio la funzionalità della casa della salute. Le persone over 55 con dei piccoli problemi possono stare agevolmente all’interno di appartamenti assistiti (riducendo, così, le spese che il comune ha per l’assistenza a domicilio) L’anziano abile o parzialmente abile potrebbe vivere in un locale protetto assistito 24 ore su 24 di non aver piu nessuna preoccupazione di nessun genere. Formazione alla cittadinanza nell’accudimento della persona anziana; la partecipazione non è stata sempre positiva a livello numerico. L’esperienza degli appartamenti assistiti ci dice che in Italia è difficile sradicarsi dalla propria casa a vita. E’ necessario un supporto all’anziano e alla sua famiglia per rendere accettabile l’ingresso in un percorso assistito. La formazione è un aspetto indispensabile per conoscere e sapere come rapportarsi con il bisogno (capire le esigenze delle persone anziane e fornire un sostegno psicologico efficiente). Il passaggio da casa a appartamento assistito viene vissuto come perdita di identità oltre che di autonomia. Manca aiuto concreto rispetto alle situazioni gestite in famiglia che sono in crisi a fronte di un servizio domiciliare non sufficiente (dal punto di vista economico, formativo, aiuto psicologico, ecc.). non c’è una risposta sufficiente, manca chiarezza rispetto alla rete sociale di cura e assistenza. Attualmente l’aiuto arriva solo da AIMA, ma sarebbe necessario potenziarlo. Inoltre, chi cura (i famigliari) rischia di ammalarsi per la situazione di stress che vive. Attualmente i servizi lavorano solo sulle emergenze, mentre sarebbe necessario prevedere servizi e azioni per prevenire il burn out dei famigliari. Potenziare le possibilità di assistenza anche all’esterno della famiglia (appartamenti assistiti, centro notturno, ricoveri di sollievo che permettano ai famigliari di prendersi un momento di pausa) Definire meglio i livelli di informazione che dal MMG vanno agli assistenti OSS; le famiglie hanno bisogno di essere accompagnate. Prevedere un’assistenza infermieristica che dia il servizio per più ore nell’arco della giornata. nella sede della casa della salute Informare tutti gli utenti dei servizi che sono a disposizione e in che fasce orarie sono disponibili per valorizzare la struttura. Prevedere formazione per le badanti. A dei famigliari che hanno un disabile in casa e che vogliono un periodo di sollievo, cosa offre l’USL e l’assistenza? Che possibilità ci sono? Cosa faremo della RSA ad Albinea? Ricovero di sollievo, ospedale di comunità (servizio infermieristico h 24, interazione infermieri/MDB, no emergenza acuta) che è meno traumatico, più vicino a casa e più adatto al sistema post ospedaliero. Valutare l’utilizzo come casa di sollievo per ricoveri post operatori con durate di massimo di 15 gg. Rispetto alle persone con disturbi lievi (ad es.inizio di Alzheimer e demenza) i centri sociali potrebbero svolgere due tipi di attività: da un lato il monitoraggio della situazione di alcune persone (andamento del disturbo e suo impatto nelle relazioni sociali + segnalazione di peggioramenti) e dall’altro l’organizzazione di attività stimolanti che riescano a coinvolgere tutti, prevenendo, così, l’isolamento sociale. Prevedere incontri mirati con ogni presidenza dei centri sociali per formare sul tema dell’accoglienza dei malati senili, con difficoltà motorie, ecc… Il centro sociale, così, potrebbe essere visto come risorsa di inclusione. Per attivare un percorso di funzionalità tra AUSL, Centri Sociali e Amministrazioni Comunali però, è necessario inserire le risorse in forma chiara rispetto ad una progettazione sociale. Il medico dovrebbe essere più paziente nella gestione degli utenti che visita e sarebbe necessario dotare i medici di una figura/infermiere che possa compilare le ricette al suo posto. Incentivare i poliambulatori/studi associati di medici di base per permettere un orario di accoglienza di circa 8/10 ore giornaliere, in relazione ai servizi offerti dalla casa della salute. Formazione come sostegno rispetto alla lettura/termometro sui bisogni. È importante creare una triangolazione tra AUSER, EMMAUS, Centri Sociali che delinei chiaramente le relazioni con AUSL e Comuni. Offrire la possibilità alle persone anziane di commutare la propria abitazione a fronte di abitazioni più piccole ma più vicine ai servizi. CHE COSA POSSONO OFFRIRE GLI ANZIANI: Disponibili a fare momenti ludico ricreativi nei centri diurni. L’anziano ha un retroterra culturale e di saperi che bisognerebbe stimolare e valorizzare, citazione: “muore l’anziano, brucia una biblioteca!” Curiamo il sapere!