INTERVISTA AD ARNALDO ALFREDO POLLINI _1_

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INTERVISTA AD ARNALDO ALFREDO POLLINI _1_
SECONDO APPUNTAMENTO CON …
“I PROTAGONISTI DI IPPOCAMPUS”
A cura di Chiara Orzeszko,
CONOSCIAMO MEGLIO
ARNALDO ALFREDO POLLINI
ARNALDO ALFREDO POLLINI è una delle più influenti personalità del mondo dell’Ippica, che può vantare
un palmares di tutto rispetto da catch driver ad allenatore, ci racconta la sua storia tra le scuderie di
Ippocampus.
D: Come è nata la passione per questo sport?
R: La passione per questo sport mi è stata trasmessa fin dall’infanzia, provengo da una famiglia che ha
sempre lavorato nel settore ippico, le scuderie, gli ippodromi e i cavalli hanno sempre fatto parte della mia
vita e cosi ho deciso di seguire anch’io le orme di mio padre
D: Il tuo percorso per diventare guidatore?
R: All’età di 14 anni, terminate le scuole medie ho iniziato ad intraprendere la gavetta per diventare
guidatore, il mio primo impiego l’ho svolto con mio zio a Roma, qualche anno dopo, concluso il corso per
ASPIRANTI ALLIEVI ottenni la licenza per poter partecipare alle corse come professionista, nella mia carriera
ho avuto la fortuna di poter viaggiare molto riuscendo ad aprire i miei orizzonti e vedendo realtà diverse.
Ho viaggiato anche oltreoceano, per alcuni anni ho lavorato a New York e in Florida, in Europa sono stato
parecchie volte in Svezia e in Francia, mentre per quanto riguarda, l’Italia Bologna la posso considerare un
po’ come la mia seconda casa, qui ho trascorso gran parte dei miei anni lavorativi. Ricordo con grande
soddisfazione anche il periodo in cui ho vissuto a Padova dove ho lavorato per la scuderia Biasuzzi.
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D: La tua prima vittoria da professionista?
R: La mia prima vittoria fu con Boemia Sbar a Roma nel lontano 1987
D: Una vittoria che ti è rimasta nel cuore?
R: Di vittorie che mi sono rimaste nel cuore ce ne sono diverse ma credo che le più significative siano state:
il Gran Premio E. N.C.A.T Nazionale nel 1997 con Ruth Bi , il Triossi nel 1998 con Uxer Lb, il Mangelli Filly e il
Città di Napoli
D: Il momento più difficile e quello più roseo della tua carriera?
R: Probabilmente l’inizio dell’anno 2014 lo posso identificare come il momento più difficile in quanto avevo
meno prospettive di lavoro e meno cavalli, mentre adesso posso ritenermi soddisfatto della mole e della
qualità di lavoro che ho sia in termini di cavalli sia di risultati
D: Le persone che maggiormente ti hanno sostenuto nell’affrontare questo percorso?
R: Sicuramente la mia famiglia è sempre stata un punto focale per me in quanto in questi anni mi ha sempre
sostenuto , sono molto riconoscente anche a Pasquale Del Pizzo un allenatore che soprattutto nei primi anni
mi ha permesso di guidare come professionista
D: Presentazione delle cavalle che correranno il G.P. Mangelli Filly Sabato?
R: Simona Om è una cavalla di tre anni, caratterialmente è molto sensibile, avverte parecchio le
competizioni ed è anche abbastanza emotiva, tecnicamente è molto veloce, parte bene, al momento nel suo
curriculum ha messo a segno un’importante vittoria aggiudicandosi il Marangoni Filly nel settembre scorso.
Seattle Bi è una cavalla più tranquilla, caratterialmente è meno sensibile di Simona , in corsa tende a non
partire subito veloce ma costruisce man a mano, per lei un ottimo terzo posto nelle OAKS del trotto 2014,
che si sono svolte a Roma Capannelle
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D: Un tuo pronostico sul Mangelli Filly guardando il campo partenti?
R: Penso sia una corsa molto aperta, è difficile stabilire un pronostico, le più accreditate a mio avviso
potrebbero essere Sharon Gar ,allenata dal vicino di scuderia Battista Congiu e Swan Wise AS che hanno
disputato la finale del derby ed infine citerei Savannah Bi che vanta un buon secondo posto alle OAKS
D: Tipologie di allenamento?
R: Non ci sono regole fisse per quanto riguarda l’allenamento, in ogni cavallo cerco le modalità che più si
addicono alle sue caratteristiche, per quanto riguarda le tempistiche mi attengo alle esigenze dei cavalli, c’è
chi ha bisogno di fare molte ripetizioni chi meno
D: Cavalli che ti hanno lasciato il segno in termini di risultati ed emozioni?
R: I due cavalli che forse mi hanno trasmesso di più e che ricordo maggiormente sono Cherokee Chief, buon
trottatore reduce di vittorie in corse molto importanti e Bondi’ di Casei
D: Com’ è stato il passaggio da catch driver ad allenatore?
R: Io sono sempre stato abituato a trascorrere le mattine in scuderia , la scelta di passare da catch driver ad
allenatore forse è stata più dovuta all’età e devo ammettere che allenare mi gratifica molto
D: Dopo aver vinto molte competizioni importanti quali sono le tue ambizioni per il futuro?
R: La mia ambizione è quella di ricercare dei campioni, allenare cavalli che possano davvero arrivare ai
vertici dell’ippica
D: Come vivi le competizioni?
R: Da allenatore le avverto parecchio, cerco sempre di rassicurarmi sulla forma dei cavalli mentre da catch
driver le vivevo in modo più sereno, soprattutto nel periodo in cui guidavo per Helert
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D: Hai trasmesso questa passione hai tuoi figli/e?
R: Le mie figlie hanno praticato per anni sella e volteggio ma adesso si sono dedicate prevalentemente allo
studio, mentre mio figlio piccolo gioca a calcio
D: Un consiglio che daresti agli aspiranti futuri drivers?
R: Come prima cosa consiglierei di dedicarsi molto allo studio e alla cura del cavallo, spesso i giovani
pensano solo a guidare, non tenendo conto di tutto il lavoro che in realtà comporta la preparazione dei
cavalli e soprattutto la cosa importante è quella di non pretendere tutto e subito ma raggiungere i traguardi
a piccoli passi.
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