TITOLO Serendipity – Quando l`amore è magia (Serendipity) REGIA
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TITOLO Serendipity – Quando l`amore è magia (Serendipity) REGIA
Serendipity – Quando l’amore è magia (Serendipity) Peter Chelsom John Cusack, Kate Beckinsale, Jeremy Piven, Molly Shannon, John Corbett, Bridget Moynahan, Eugene Levy, Lucy Gordon, Kate Blumberg, Mike Benitez, Pamela Redfern, Brenda Logan, Colleen Williams, Stephen Bruce, Aron Tager, Lilli Lavine, Michael Guarino Jr, Abdul Alshawish, David Sparrow, Gary Gerbrandt, Ron Payne, Marcia Bennet, Victor Young Commedia GENERE 90 min. - Colore DURATA USA - 2001 PRODUZIONE New York, 1990, si avvicina il Natale. Nel corso di una convulsa giornata di shopping a Manhattan, Jonathan e Sara si incontrano in un grande magazzino, si litigano un paio di guanti, cominciano a camminare senza meta per le strade intorno. A sera, colpiti da reciproca attrazione ma in procinto di congedarsi è Sara a prendere una decisione: scrive il proprio numero di telefono all'interno di un libro preso su una bancarella, e lui su un biglietto da 5 dollari. Se il libro o la banconota torneranno in loro possesso, allora si potranno rivedere. Trascorrono alcuni anni. Jonathan e Sara, che già allora erano impegnati, sono ormai prossimi al matrimonio. Qualcosa però li tiene in ansia, soprattutto Jonathan, che da alcuni avvenimenti è indotto a riprendere la ricerca di Sara. Così lei, nonostante lavori in California, torna a New York, ed entrambi girano intorno ai luoghi del loro primo incontro. C'è tempo per mandare all'aria i rispettivi matrimoni e, finalmente, per rivedersi sulla pista del ghiaccio. Forse per volontà, forse per magia TITOLO REGIA INTERPRETI "Perché mettere a rischio il tuo rapporto con Halley per una chimera?". "E' come se Halley fosse Il Padrino parte II. Devi comunque vedere il primo per capire ed apprezzare il secondo". Il film, diretto da Peter Chelsom, ‘Il mistero di Jo Locke’, ‘Il sosia’ e ‘Miss Britannia 1958’, che gli è valso il titolo di miglior esordiente ai British Film Awards dell’Evening Standard, abbina a una coppia di protagonisti che funziona, un’elementare meccanismo narrativo che forse non solletica eccezionalmente i neuroni, ma intriga, e diverte. Siamo a natale a New York durante gli acquisti dei regali, in un grande magazzino, Jonathan (John Cusack) e Sara (Kate Beckinsale, la stellina inglese di ‘Pearl Harbor’) si scontrano, col sorriso sulle labbra, per impossessarsi di un paio di guanti. Lui lo deve regalare alla sua ragazza, lei se li vuole tenere. Alla fine, tra una battuta e l’altra, i due si ritrovano in una gelateria di nome “Serendipity” a scambiarsi platoniche effusioni: eh sì, i due si piacciono, ma sono già impegnati e sono due persone di coscienza. Sara crede al destino e quindi ha un’idea: basta che Jonathan scriva il suo numero su un biglietto da 5 dollari e che lei faccia lo stesso su un vecchio libro e se il fato lo vorrà un bel giorno ad una bancarella di libri usati o cambiando il resto si riannoderà il filo che ora bisogna sciogliere. Ognuno prende la propria strada e la propria vita. Passano gli anni e sia Sara che Jonathan arrivano alla soglia del rispettivo matrimonio: lei deve legarsi ad un musicista new age (John Corbett), lui ad una graziosa ragazza di nome Halley (Bridget Moynahan), ma c’è qualcosa che non va. Sono insoddisfatti e continuano a pensare a quell’incontro. Scatta, per entrambi, un’affannosa ricerca, tra le strade e i negozi di New York. Jonathan, aiutato dal fido amico, scrittore di necrologi al New York Times, Dean (Jeremy Piven), Sara da una altrettanto fida amica di nome Eve (Molly Shannon). Il destino può riunire cuori fatti per pulsare insieme? Il film ci dice che è possibile. Critica: Quando, in una narrazione, le coincidenze si moltiplicano siamo in presenza del romanzesco: quando si moltiplicano troppo, siamo in presenza di uno sceneggiatore poco dotato. E' il caso di 'Serendipity' dove il numero di combinazioni sfiora il ridicolo. D'accordo che i protagonisti vanno a spasso per Manhattan, quella che le love-story erano solite rappresentare prima del traumatico risveglio dell'11 settembre. Però la facilità con cui gli innamorati, dopo tanta lontananza, s'incontrano nell'epilogo ti fa pensare di trovarti, anziché in quello di New York, nel centro di Voghera. Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 23 dicembre 2001 Inevitabili i paragoni con 'Sliding Doors'. Ma se il film con la Paltrow faceva della filosofia facile in forma abbastanza sciatta, 'Serendipity' sorregge la storiella con ritmo, leggerezza e bei caratteristi. Inglese trapiantato a Hollywood, regista di film graziosi come 'Il mistero di Jo Locke' o 'maledetti' come 'Il commediante', Chelson ha un gran mestiere. Ma continua a aspettare la grande occasione". Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 dicembre 2001 Serendip, antico nome arabo di Ceylon, è il luogo della fiaba persiana I tre principi di Serendip, nella quale i protagonisti hanno il dono naturale di trovare cose di valore senza averle cercate. Serendipity indica dunque la tendenza alla scoperta inattesa di qualcosa di imprevisto e fortunato. Nel caos euforico che precede le vacanze di fine d'anno a New York, nel 1990 un ragazzo e una ragazza s'incontrano, si sentono reciprocamente attratti, s'affidano al destino per il loro futuro, si separano. Anni dopo finiscono per ritrovarsi. Carino, con due giovani attori molto interessanti, John Cusack e Kate Beckinsale. Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 21 dicembre 2001 Coniato da Horace Walpole, Serendipity significa “il massimo della felicità” ovvero, per dirla con le parole del film, “incidente fortunato”. In ogni modo il senso non cambia. Per un caso, alla vigilia di un Natale di qualche anno Jonathan incontra ai grandi magazzini di Bloomingdale l'inglesina Sara in vacanza a New York. Attratti l'uno dall'altra, i due vanno a pattinare a Central Park e termimano la serata nella pasticceria Serendipity. Pur sentimentalmente impegnati, non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione offerta dal destino. Al motto “se deve essere, sarà”. Sara scrive il suo numero di telefono su una copia di L'amore ai tempi del colera che lascerà l'indomani in una libreria dell'usato. Mentre Jonathan annota il proprio su un biglietto da cinque dollari che lei subito spende. Se un giorno la banconota tornerà nelle mani di Sara o se Jonathan troverà il romanzo di Marquez, le loro vite si riuniranno e stavolta per sempre. Qualche anno dopo Jonathan e Sara in procinto di sposarsi con i rispettivi partner, sono più che mai tormentati dal ricordo della magica serata e cercano di tentare un'ultima volta la sorte. Diretta in modo un po’ zuccheroso da Peter Chelsom, Serendipity è un Insonnia d'Amore in tono minore: la commedia di Nora Ephron era meglio costruita, più spiritosa e interpretata da divi di prima fila come Tom Hanks e Meg Ryan. Il che non si può dire del pur bravo John Cusack e della graziosa Kate Beckinsale, vista di recente in Pearl Harbour. Ambientato nella cornice di una New York, magica e romantica, per Serendipity uscire nelle sale a ridosso dell'11 settembre poteva costituire uno sfortunato incidente. Tuttavia, eliminate elettronicamente le Twin Towers rievocanti i funesti eventi, il film, si è difeso benino incassando da un pubblico in cerca di oblio circa 50 milioni di dollari. Alessandra Levantesi, ‘La Stampa’, 27 Dicembre 2001 L'amore che trionfa quando il destino è deciso da un paio di guanti neri. Lui sfida la metropoli (elenchi telefonici, ascensori, bancarelle, aeroporti) per ritrovarla. Lei si fa portare sulle ali dell'intuizione mettendo a dura prova la paziente credulità del romantico spettatore. Tra il Waldorf Astoria e il Central Park, vedere e rivedere New York, notturna, natalizia, colorata, insolita e solita, e le facce dei nuovi-vecchi attori che scrivono come su palinsesto le affezioni di Cary Grant / Ingrid Bergman / Audrey Hepburn / Fred Astaire eccetera nel corso delle generazioni e del flusso di riciclaggio del mito, questa è la tastiera di Serendipity (titolo originale che viene da una fiaba persiana sul dono di trovare cose di valore senza averle cercate). Dunque, che piaccia o non piaccia, questa improbabile esaltazione del bizantinismo americano del senso del destino e della seconda possibilità per tutti (la terza te la fanno pagare per le altre che hai perso) è meno importante della coesione sociale sul cinema classico e sull'aura della sua immortale gloria che il film diretto da Chelsom alimenta. Accomodatevi, che la ruota panoramica è in partenza. Nevica. Ci sono anche i fuochi artificiali. Silvio Danese, ‘Il Giorno’, 2001 Non ci crederete, ma la parola serendipità esiste, significa scoprire qualcosa di inatteso e importante. Ma il piacevole film di Peter Chelsom, che rilancia la New York galeotta di una volta, traduce tutto in termini romantici ed è così che tutti ci identifichiamo facile nel colpo di fulmine. È serendipity scoprire per caso una strada, mangiare una leccornia, è serendipity amarsi a Natale, aspettare un messaggio sms. In stile Insonnia d’amore, ma senza il bacio di quella commedia che finiva all’Empire State Building mentre qui si termina pattinando sul ghiaccio, la love story ci presenta un lui e una lei carini che si incontrano per caso ai grandi magazzini sotto Natale, nel 1990, prendono qualcosa insieme, si guardano negli occhi con momenti di poesia ma poi, essendo già promessi, lasciano fare al Caso, lasciando tracce in giro: una banconota con un indirizzo, un libro contrassegnato. E quando il Destino va a rilento, si daranno una mossa. Una love story pensata a sospiri, ideale per chi è in lista di attesa per l’anima gemella, capace di trasmettere, pur nella banale classicità dell’impianto narrativo, una buona dose di suspense sentimentale fino alla classica scena del matrimonio, ritrovandoci tutti per una volta a tifare per l’happy-end che mescola la forza del destino e diffusa voglia di tenerezza. La musica fa le fusa, New York, trattata in digitale, è nel suo fulgore, le Torri sono state limate dai panorami, e i due protagonisti sono naturalmente adorabili anche se saranno tra vent’anni una coppia nevrotica: Kate Beckinsale, nuova Meg Ryan, si fa perfino perdonare Pearl Harbor e John Cusack è finalmente cresciuto e può ambire ai ruoli che oggi Tom Hanks rifiuta. Maurizio Porro, ‘Il Corriere della Sera’, 2001 “Se qualcuno mi avesse detto anni fa che condividere il senso dell'umorismo è così vitale nel rapporto di coppia avrei potuto evitare un bel po' di sesso”. Pochi giorni prima di Natale, Jonathan incontra in un grande magazzino di New York una bella ragazza inglese, dalla quale rimane stregato e con la quale passa alcune delle ore più belle della sua vita. Lei però è una fanatica del Fatalismo, e decide che i due si incontreranno di nuovo solo quando (se) sarà il Destino a volerlo. I due si separano senza nemmeno sapere i rispettivi cognomi, e per 7 anni Jonathan vaga per la Grande Mela alla ricerca dell'indizio che lo porterebbe dalla sua anima gemella. Quando mancano solo tre giorni prima che lui si sposi con un'altra, il Destino sembra quasi volerlo convincere a non smettere la ricerca. E allora Jonathan prova a fare un ultimo, disperato, tentativo. Uno dei temi classici della commedia romantica è quello di due persone che si odiano e pian piano imparano ad amarsi. Un altro molto frequentato, e un po' più antico, è quello dei due amanti che il Destino ha separato e sembra non voler far rincontrare. "Serendipity" gioca con questo secondo archetipo, ribaltandone le premesse e prendendo in giro molte delle convinzioni che tutti noi abbiamo, anche se alcuni di noi non lo ammettono. Il risultato è un film pieno di situazioni frizzanti e cinematograficamente convincenti. Oddio, l'inizio, in cui l'inglesina dimostra tutto il suo eccessivo fatalismo, è talmente esagerato da risultare francamente irritante, ma quando i due finalmente si separano, paradossalmente, il film decolla: si fa più divertente e per niente melenso. Un po' come questa recensione, che dopo un inizio imbarazzante comincia ad assolvere al suo compito critico... I due protagonisti sono assolutamente perfetti, nonostante il doppiaggio mediocre: non riesco a capire cosa impedisca a John Cusack di diventare una vera stella del cinema, dato che è un buon attore con una faccia simpatica. Dal canto suo, Kate Beckinsale sembra definitivamente sulla rampa di lancio, con un personaggio che le si addice certo di più rispetto all'infermiera di "Pearl Harbor", ruolo che le è comunque servito per farsi conoscere dagli spettatori (e dai produttori) statunitensi. Per uno come me, che l'ha seguita e apprezzata fin dall'esordio (nel "Molto rumore per nulla" di Branagh), è certamente una bella notizia, anche se temo che ora corra il rischio di diventare "solo" la nuova Meg Ryan. Ma finora ha dimostrato molta intelligenza nella scelta dei ruoli, pur finendo per girare alcuni brutti film, e penso ne abbia a sufficienza per evitare di venir tipizzata. Il regista Peter Chelsom (quello di "Amori in città... e tradimenti in campagna" e "Basta guardare il cielo") è riuscito a creare per tutta la durata del film un'atmosfera molto intensa, nonostante il direttore della fotografia, John de Borman, si sia impegnato per rovinare alcune scene. Nella creazione dell'atmosfera ha molta importanza la buona selezione musicale, oltre alle belle musiche originali di Alan Silvestri. Nell'efficacia generale del film, invece, i meriti maggiori spettano sicuramente a Mark Klein, che ha scritto un'ottima sceneggiatura, divertente e con dei dialoghi ben riusciti, partendo tra l'altro da un soggetto intrigante, che dà da pensare a chi crede nel Destino e ama sognare che la vita ci possa regalare una seconda chance. Purtroppo però, questo è solo un film, perché nelle rare occasioni in cui la vita ci dà davvero una seconda possibilità, ci dà solamente la possibilità di fare due volte lo stesso errore. Alberto Cassani, ‘www.CineFile.biz’, 21 dicembre 2001 (a cura di Enzo Piersigilli)