Chairs - Parco Scientifico e Tecnologico Galileo

Transcript

Chairs - Parco Scientifico e Tecnologico Galileo
Presentazione
è un progetto di
Direzione della mostra
Mirella Cisotto Nalon
Assessorato
alla Cultura
Cura della mostra,
ideazione e testi
Massimo Malaguti
Giorgio Pellizzaro
(PST Galileo - SID)
nell’ambito di
Segreteria organizzativa
Maria Pia Ferretti
Fiera di Padova
11/14 nov. 2011
in collaborazione con
Segreteria amministrativa
Daniela Corsato
Franco Zanon
Allestimento
Squadra allestimenti Servizio Mostre
Settore Attività Culturali
collezione
bortolussi
Graphic design
Lisa Pravato
(PST Galileo - SID)
© 2011 PST Galileo - Assessorato alla Cultura Comune di Padova
Riproduzione consentita con citazione della fonte
Stampato nel novembre 2011 da ilaboratori.com
Chairs costituisce la prima esposizione pubblica di pezzi appartenenti
alla Collezione Bortolussi, l’importante raccolta di oltre 2.000 oggetti di design
concessa in uso da Mara e Giuseppe Bortolussi al Comune di Padova.
Il tema di questa prima esposizione è la sedia, oggetto simbolo come
pochi altri della cultura dell’ industrial design. I venti pezzi di Chairs sono stati
selezionati in collaborazione con Scuola Italiana Design – PST Galileo tra le
oltre 500 sedie e poltrone di cui è dotata la Collezione, recentemente censita.
Questa prima selezione arriva infatti al pubblico a pochi mesi dall’inizio
delle attività di catalogazione dell’intera Collezione, iniziate nel luglio 2011 e
terminate nel mese di ottobre, a sottolineare la volontà dell’Amministrazione
Comunale di valorizzare questo importante patrimonio di oggetti, così
significativi per la storia della società, del costume e dell’industria del nostro
tempo.
La selezione di Chairs intende porre in rilievo il valore della creatività
progettuale in rapporto con l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei materiali
innovativi, e la stretta relazione tra l’industrial design e il mondo della
comunicazione e dell’arte contemporanea, testimoniata dalla collocazione
stessa di Chairs all’interno di ArtePadova.
Questi valori rappresentano gli elementi fondamentali dell’esposizione
permanente sul design industriale, che verrà realizzata all’interno del Castello
Carrarese e di cui Chairs costituisce una vera e propria anteprima, che
l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova ha posto tra i propri obiettivi.
L’Assessore alla Cultura
Andrea Colasio
Il Sindaco
Flavio Zanonato
1
Introduzione
La sedia, tra i tanti oggetti che popolano il nostro panorama visivo,
costituisce una sintesi esemplare dei principali valori formali e funzionali
propri del design industriale. L’importanza degli aspetti ergonomici ed estetici,
le prestazioni tecniche connesse ai processi produttivi e all’uso dei materiali
formano la qualità intrinseca di questo arredo, che emerge con evidenza
nell’uso quotidiano anche agli occhi del consumatore più distratto.
La storia della produzione industriale della sedia, o per meglio dire
dell’ “oggetto – seduta”, testimonia inoltre di un aspetto del design industriale
di grande importanza e significato: la sua appartenenza alla moderna
“industria culturale”. Proprio come i film o i libri, i prodotti del design industriale
sono soggetti al giudizio del pubblico (il “mercato”) e della critica. Gli stessi
mezzi di comunicazione dell’industria culturale (giornali, riviste specializzate,
televisione, radio, cinema…) contribuiscono a formare l’orientamento dei
consumatori, attraverso un continuo gioco di rimando e citazione dei contenuti
eminentemente culturali ed emozionali che caratterizzano i prodotti industriali.
I prodotti di maggiore successo divengono così dei “best sellers” che,
come per le “hit parades” dei brani musicali, scalano classifiche di vendita
specializzate. Alcuni di questi, tra i quali le sedie selezionate in Chairs,
conquistano un posto particolare nella nostra memoria collettiva e divengono
degli “evergreen”. Yesterday dei Beatles o la sedia Tulip di Eero Saarinen
sono esempi di creazioni senza tempo, che attraversano generazioni di
consumatori mantenendo o addirittura accrescendo il loro gradimento e la
loro popolarità.
Chairs non ha ovviamente alcuna pretesa di esaustività, ma intende
porre in rilevo i valori che hanno decretato il successo dei prodotti selezionati,
dei loro progettisti e delle aziende che li hanno realizzati, grazie ad un processo
di ricerca che accomuna creatività, tecnologia e stile.
Massimo Malaguti (PST Galileo - SID)
3
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
30
32
34
36
38
40
42
44
index
6
Tulip
Eero Saarinen
KNOLL (USA)
1940
Con la sedia Tulip Eero Saarinen ricevette il primo riconoscimento della
critica per il suo lavoro di designer. Il progetto di Tulip infatti vinse il premio del
Concorso “Organic Design” indetto dal MOMA nel 1940, cui Saarinen partecipò
assieme a Charles Eames.
Inizialmente questa sedia si chiamava “piedistallo”: il supporto unico era
la risposta progettuale moderna di Saarinen al “caos delle gambe” dei mobili
tradizionali da cucina.
Nelle intenzioni di Saarinen Tulip doveva essere realizzata interamente in
plastica, ma la base si rivelò non sufficientemente robusta: la sedia venne quindi
realizzata da Knoll in alluminio stampato.
I protagonisti della
serie televisiva
The Jetsons
(I Pronipoti)
di Hanna e Barbera
siedono sulla Tulip
(1962)
6
7
DSR Plastic Chair
Charles e Ray Eames
VITRA (Svizzera)
1948
Gli statunitensi Charles e Ray Eames, marito e moglie, sono tra i più
importanti protagonisti del design industriale del ‘900.
La DSR costituisce una evoluzione delle sedute in compensato curvato
che Eames presentò assieme a Eero Saarinen nel 1940 al Concorso “Organic
Design” indetto dal MOMA di New York.
Anche la DSR fu presentata per la prima volta ad un Concorso indetto
dal MOMA, quello per il “Low-Cost Furniture Design” del 1950. Era prodotta in
collaborazione con Zenith Plastic, e realizzata in fiberglass. La DSR è stata la
prima sedia in plastica prodotta in serie.
Il regista Billy Wilder prova
una seduta degli Eames (foto: LIFE - 1950)
8
9
Ant Chair
Arne Jacobsen
FRITZ HANSEN (Danimarca)
1951
La Ant Chair è uno dei progetti più famosi del designer danese Arne
Jacobsen. Progettata nel 1951 e prodotta nel 1952, questa sedia a tre gambe
elegante e impilabile è il risultato della ricerca di Jacobsen sui nuovi materiali e le
moderne tecnologie di produzione.
Il restringimento della parte bassa dello schienale, che gli conferisce
l’aspetto di “corpo di formica” da cui deriva il nome della sedia, si rendeva necessario
per ottenere la piegatura del compensato e realizzare quindi la seduta in un pezzo
unico.
Nel 1955 Jacobsen disegnò una versione a 4 gambe, la Sedia 7, che
divenne un successo commerciale ancora maggiore della Ant, con 5 milioni di
copie vendute in tutto il mondo.
Un particolare
del giunto
di connessione
delle tre gambe
10
11
Sedia Universale
Joe Colombo
KARTELL (Italia)
1965
La sedia Universale prodotta da Kartell e disegnata dal milanese Joe
Colombo è la prima sedia stampata interamente ad iniezione.
L’Universale presenta aspetti funzionali decisamente innovativi: oltre ad
essere impilabile ed affiancabile, è facilmente sollevabile grazie ad una apertura
baricentrica posta sul sedile. L’altezza della sedia è inoltre variabile sostituendo i
piedi sfilabili.
Inizialmente fu studiata per essere prodotta in alluminio, quindi in ABS; nel
1967 iniziò la produzione in un unico materiale, il prolipropilene, e con un unico
stampo, ottenendo così una notevole riduzione in termini di tempi e costi.
Un’icona “pop”
degli anni ‘60:
Ewa Aulin
nei panni di Eva Kant
sulla Tube Chair
di Joe Colombo
(1969)
12
13
Ball Chair
Eero Aarnio
ADELTA (Germania)
1966
La Ball Chair progettata dal finlandese Eero Aarnio è divenuta negli anni
uno dei simboli maggiormente riconoscibili del panorama visivo degli anni ’60 e ’70.
La forma si ispira alle linee della Space Age, che contraddistingue quegli
anni in cui la “conquista dello spazio” era divenuto uno degli aspetti distintivi di
un’epoca fortemente orientata al futuro ed alla modernità.
Eero Aarnio utilizzò per il suo progetto anche la nascente cultura dei nuovi
materiali, che proprio l’era spaziale aveva contribuito a promuovere e divulgare.
L’impiego della vetroresina conferì alla Ball Chair leggerezza, resistenza e
plasmabilità, caratteristiche che influenzarono un’intera generazione di designers.
Ann Margret in una Ball Chair
nel film Tommy di Ken Russell (1975)
14
15
Panton Chair
Verner Panton
VITRA (Svizzera)
1967
Il danese Verner Panton è stato uno dei più influenti designer degli anni
’60 e ’70. Panton era entusiasmato dalle possibilità che l’utilizzo della plastica
consentiva al progettista per ideare nuove forme e nuove soluzioni funzionali.
La Panton Chair è il risultato di anni di lavoro con l’obiettivo di produrre una
sedia in plastica confortevole e realizzata con un unico stampo.
La collaborazione tra Panton e Vitra, iniziata nel 1963, porterà nel 1967 alla
produzione di questo intramontabile capolavoro della storia dell’industrial design.
Verner Panton
e i tecnici di Vitra
durante lo studio
del prototipo (1967)
16
17
Plia
Giancarlo Piretti
ANONIMA CASTELLI (Italia)
1969
La Plia, disegnata dal bolognese Giancarlo Piretti per la Anonima Castelli
nel 1969, è in assoluto uno dei maggiori successi a livello mondiale del design
italiano.
Parafrasando un celebre settimanale enigmistico, si potrebbe dire che la
Plia, venduta in decine di milioni di esemplari in tutto il mondo, è “la sedia pieghevole
che vanta il maggior numero di tentativi di imitazione”.
Plia è l’emblema del progetto industriale perfetto, in cui non c’è nulla
da aggiungere ma soprattutto nulla da togliere. Costruita con schienale e sedile
in acetato trasparente e struttura in tubo di acciaio appiattito, la sedia si ripiega
frontalmente su se stessa assumendo la forma piatta di un foglio dello spessore
della sua parte strutturale. Presenta quindi ingombri minimi sia nell’imballaggio che
nella spedizione, e può essere riposta in gran numero in piccoli spazi.
La Plia “on stage”
18
19
Vicario
Vico Magistretti
ARTEMIDE (Italia)
1970
La poltrona Vicario fa parte di una collezione che Vico Magistretti progettò
per ARTEMIDE negli anni dal 1966 al 1971.
Questa serie di mobili prende origine dalla forma di una vaschetta per
lo sviluppo fotografico che il titolare di ARTEMIDE Ernesto Gismondo mostrò a
Vico Magistretti, facendogli notare la particolare qualità del materiale con cui era
realizzata, il reglar (fibra di vetro).
I tavoli, le sedie e le poltrone della collezione in reglar, dalle forme leggere e
inconfondibili, nascono da progressive variazioni di quella bacinella. In particolare
Vicario, leggera e sovrapponibile, deve la sua impilabilità a due fori ricavati nella
scocca, che permettono inoltre di ottenere con un unico stampo anche i braccioli
della poltrona.
La Vicario
tra i protagonisti
del telefilm
Spazio: 1999
20
21
OMK Stack Chair
Rodney Kinsman
BIEFFEPLAST (Italia)
1970
La OMK Stack Chair, disegnata nel 1971 da Rodney Kinsman per l’azienda
padovana BIEFFEPLAST, è realizzata incorporando un sedile e uno schienale di
acciaio in una struttura metallica tubolare continua.
L’approccio progettuale razionale mirava a contenere tempi e costi di
produzione di questa sedia, che permane ancora oggi un simbolo del design “high
tech” degli anni ’70.
Caratterizzata da un profilo snello e da forme leggermente ondulate, la
OMK Stack Chair denuncia sin dal nome la sua prerogativa funzionale principale:
si possono impilare e trasportare, attraverso un apposito carrello, sino a 25 sedie.
Il sistema di trasporto
delle sedie impilate
fa parte del progetto
di OMK Stack Chair
22
23
Wiggle Side Chair
Frank O. Gehry
VITRA (Svizzera)
1972
Quando nel 1972 Frank O. Gehry progettava la Wiggle Side Chair non era
ancora diventato l’”Archistar globale” noto oggi in tutto il mondo per le sue opere
architettoniche rivoluzionarie.
A quel tempo Gehry era interessato alla ricerca sui possibili utilizzi dei
materiali di scarto o comunque di basso costo e facile reperibilità, e sulle loro
potenzialità estetiche e funzionali.
La Wiggle Side Chair fa parte di una serie di mobili denominata Easy
edges, ed è realizzata da Vitra impiegando circa 60 fogli di cartone ondulato con
fianchi in fibra dura.
La precisione architettonica con cui la sedia è costruita consente al cartone
di divenire un materiale strutturale robusto e stabile.
Frank O. Gehry
in un episodio
dei Simpsons di Matt
Groening accanto a un
modellino di architettura
“Gehry style”...
24
25
Consumer’s rest
Frank Schreiner – Studio Stiletto
SIEGEL (Germania)
1983
“Alcuni anni fa, mentre accompagnavo mia madre ad un negozio di oggetti
di design, lei guardò un mobile realizzato con un intreccio di fili di acciaio e disse
che le ricordava un carrello della spesa. Così nacque l’idea delle sedia – carrello”.
Questo è il racconto di Frank Schreiner, che negli anni ‘80 dirigeva lo Studio Stiletto,
situato nell’allora Berlino Ovest.
Il messaggio di Consumer’s rest è semplice ed al tempo stesso desolante:
i consumatori, cioè noi stessi, siamo ormai diventati merci, riposti nei nostri carrelli.
Il suo stile “iperrealista” è divenuto un’icona dell’avanguardia tedesca del design,
un movimento più interessato a comunicare un messaggio che alla funzionalità dei
prodotti. La Consumer’s rest è diventata oggi un oggetto di culto, molto richiesto
nelle aste d’arte di tutta la Germania.
La Consumer’s rest
in esposizione al
Museo di Colonia
26
27
First
Michele De Lucchi
MEMPHIS (Italia)
1983
Michele De Lucchi, designer di fama internazionale e di origini padovane,
progettò la First nel 1983 per Memphis.
Memphis era un gruppo di giovani architetti e designers costituito nel 1981
da Ettore Sottsass, uno dei più importanti protagonisti del design italiano.
Il Gruppo Memphis si caratterizzò, a partire dall’esordio al Salone del
Mobile di Milano nel 1981, per un design che si allontanava dalle rigide teorie
funzionaliste. Gli arredi di Memphis riscoprivano una dimensione più libera e
giocosa del’approccio progettuale, rivalutando la produzione in serie limitate e il
ruolo dell’artigianato e della piccola e media impresa.
Nel vassoio Tomato
del 1985 De Lucchi
riprende le geometrie
di First
28
29
S-Chair
Tom Dixon
CAPPELLINI (Italia)
1986
Tom Dixon, nato a Sfax in Tunisia, è stato proiettato sul palcoscenico del
design internazionale contemporaneo grazie all’ideazione di questa seduta dalla
forma sinuosa e scultorea.
Il profilo flessuoso e slanciato di S-Chair, che assomiglia ad una foglia
allungata idealmente contenuta in un cilindro, conferisce slancio ed eleganza a
questa sedia estremamente confortevole.
“Non volevo essere un designer. Volevo diventare una pop star”, ha
dichiarato Tom Dixon che ha raggiunto il suo sogno non con la musica (era bassista
nel complesso Funkapolitan), ma da design autodidatta progettando oggetti come
la S-Chair.
L’approccio
progettuale del
rethinking prende
ispirazione dalle
forme esistenti,
naturali o artificiali,
per ideare
nuovi oggetti
30
31
Umbrella Chair
Gaetano Pesce
ZERODISEGNO (Italia)
1995
Umbrella Chair, disegnata da Gaetano Pesce nel 1995 per Zerodisegno, è
un esempio dell’approccio progettuale decisamente non convenzionale di questo
straordinario artista – designer.
Gaetano Pesce riesce a far emergere dagli oggetti la loro particolare
individualità, che la produzione industriale e l’uso comune tendono a nascondere.
I progetti di Gaetano Pesce sono spesso permeati da un sottile ed allusivo
umorismo e da un brillante senso di auto-ironia. Umbrella Chair da chiusa si
presenta come un ombrello ma, premendo un bottone, si dispiega mostrando la
sua vera identità, quella di una sedia con schienale.
Questo non è un’ombrello...
32
33
Air Armchair
Jasper Morrison
MAGIS (Italia)
1999
La Air Armchair dell’inglese Jasper Morrison è nata dalla collaborazione
con Eugenio Perazza di Magis.
Questa sedia disponibile in diversi colori, di cui esiste anche una versione
senza braccioli, deve il suo nome alla tecnologia con cui è realizzata, lo stampaggio
a iniezione assistito da gas (air moulding).
La tecnologia consente di realizzare l’intera sedia in soli 3 minuti,
ottimizzando la quantità di materiale impiegato (polipropilene caricato con fibra di
vetro) e l’intero ciclo di produzione.
La Air Armchair
è impilabile
verticalmente
34
35
Cinecittà
Enzo Mari
MAGIS (Italia)
2001
La “folding chair” del tipo “da regista” deve la sua popolarità ai famosi
personaggi del mondo del cinema che la utilizzarono sui set hollywoodiani a partire
dagli anni ’50.
Questa sedia, nella versione dotata di braccioli e schienale, fece la sua
comparsa nei campi di battaglia del 19° secolo: il Musée de l’Armée di Parigi ne
conserva un esemplare appartenuto a Napoleone I.
Il progetto di Enzo Mari attualizza la sedia da regista conferendole una
linea elegante e rendendo maggiormente ergonomico il profilo delle diverse parti.
In Cinecittà è inoltre ulteriormente sviluppato il concetto di “ripiegabilità” trasversale
della seduta, che è esteso anche ai braccioli.
Alfred Hitchcock
sul set di Psyco
(1960)
36
37
MT3
Ron Arad
DRIADE (Italia)
2005
La MT3 fa parte di una serie di innovative sedute progettate nel 2001 per
DRIADE da Ron Arad, designer originario di Tel Aviv.
La MT3 è una seduta che rinnova profondamente la tipologia delle “sedie
a dondolo”, attraverso una sperimentazione progettuale che costruisce, sul tema
del vuoto, una forma in polietilene bicolore di adeguato spessore, ottenuta con la
tecnica dello stampaggio rotazionale.
La MT3, progettata per un utilizzo interno ed esterno all’abitazione, è stata
premiata con il Compasso d’Oro ADI nel 2008.
Una famosa
sedia a dondolo:
la Presidential
Rocking Chair
di John Kennedy
(foto: LIFE - 1961)
38
39
Jenette
Fratelli Campana
EDRA (Italia)
2005
I fratelli Fernando e Humberto Campana vivono e lavorano a San Paolo
del Brasile.
La terra d’origine ha una forte influenza sul loro lavoro caratterizzato dal
tema della eco-compatibilità, attraverso l’uso dei materiali di scarto e di riciclo, e
dalla dimensione “popolare” ma creativa e di qualità dei prodotti fatti a mano, anche
come via di sviluppo di un paese povero.
La sedia Jenette è una seduta in poliuretano rigido stampato. Lo schienale
è ricoperto da 900 steli flessibili di PVC, che ricordano la struttura di una scopa di
saggina.
Particolare
dello schienale di Jenette
40
41
Stool One
Konstantin Grcic
MAGIS (Italia)
2006
Con lo sgabello Stool One Konstantin Grcic sviluppa l’approccio adottato
per la seduta Chair One, progettata nel 2004 per Magis.
Anche qui la scocca in alluminio, ridotta al minimo, è costituita da piani
assemblati congiungendo gli angoli, in modo da creare una forma tridimensionale.
La linea di Stool One, solo apparentemente minimalista, è il risultato di un
lungo e progressivo lavoro sul modello strutturale, sviluppato a partire da schizzi e
da modelli in cartone sino al prototipo in metallo.
L’impilabilità
è una caratteristica
di Stool One
42
43
Steelwood Chair
Ronan e Erwan Bouroullec
MAGIS (Italia)
2008
La Steelwood Chair è un progetto dei fratelli francesi Ronan e Erwan
Bouroullec, le cui creazioni fanno parte delle collezioni permanenti del Centre
Georges Pompidou di Parigi e del Museum of Modern Art di New York.
E’ una sedia ottenuta dall’assemblaggio innovativo di due materiali
tradizionali, l’acciaio e il legno. Il sedile e le gambe sono in massello di faggio
naturale o verniciato, mentre la parte superiore con braccioli e schienale è in
lamiera verniciata, la cui curvatura ha richiesto 10 successive fasi di lavorazione.
La parte in legno impreziosisce e rende “viva” la sedia, che è destinata
ad acquisire ancora maggior fascino con il passare del tempo per la patina di
invecchiamento che ricoprirà il materiale naturale.
Particolare della connessione
tra le gambe in legno
e la seduta in acciaio
44
45
© 2011 PST Galileo - Assessorato alla Cultura Comune di Padova
Riproduzione consentita con citazione della fonte
Stampato nel novembre 2011 da ilaboratori.com
Il materiale illustrativo riprodotto in questo opuscolo è in parte originale e in parte tratto da Internet, ed è
proprietà dei rispettivi detentori dei diritti d’autore. La riproduzione è consentita nel rispetto dell’Articolo
70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti
connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché la presente pubblicazione
costituisce «riassunto, [...] citazione o [...] riproduzione di brani o di parti di opera [...]» utilizzati «per uso
di critica o di discussione», e per mere finalità illustrative e per fini non commerciali, e non costituisce in
alcun modo «concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera stessa».