UNA VITA DI RICORDI…
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UNA VITA DI RICORDI…
UNA VITA DI RICORDI… PICCOLA PRESENTAZIONE DI ME… Mi chiamo Giuseppe, sono nato a Brivio, ho ben 95 anni! Sono molto contento di raccontare la mia storia. In passato sono andato a scuola fino alla quinta elementare e poi sono andato subito a lavorare, nella vita ho cambiato più volte la mia occupazione. Ho incominciato a lavorare come contadino insieme a mio papà, poi ho fatto l‟ operaio (fattorino) e poi ho intrapreso la carriera dell‟ assicuratore. Mi sono sposato a ventotto anni con Celestina, sono nati ben presto 5 figli: Renato (Morì da piccolo), Luigia, Ornella, Renato, Remo. Tutti i miei figli si sono sposati, così sono diventato anche nonno di otto nipoti: Luca, Marco, Federica, Chiara, Michelangelo, Lucia, Angelo, Alessandro. Mi ricordo ancora del mio “amicone” Riccardo, era di Airuno, ci trovavamo nel tempo libero per delle passeggiate, ovviamente si girava per il paese per guardare le ragazze che andavano a fare la spesa, oppure ci divertivamo anche a giocare a bocce, morra, carte, eccetera. Quando ero un giovanotto mi piaceva vestirmi bene così attiravo gli sguardi delle ragazze, mi piaceva essere guardato! Se dovessi descrivere il mio carattere direi che sono una persona molto umana, buona con tutti, non sono prepotente. LE CASE DELLA MIA INFANZIA Ho vissuto a Beverate fino a nove anni, vivevamo in una casa contadina con da parte una bella fattoria. Questi beni non erano di proprietà della mia famiglia ma erano di un ingegnere di Brivio, noi pagavamo l‟ affitto e mio papà lavorava nella fattoria. Ad un certo punto però qualcosa era cambiato, mi ricordo i miei genitori preoccupati perché l‟ ingegnere voleva essere pagato a mezzadria, cioè voleva l‟ affitto della casa e metà dei beni che produceva la fattoria (raccolti, latte, carne etc.). I miei genitori così facendo pagavano molto di più e quindi decisero di cambiare paese, andammo ad Airuno. La casa di Beverate me la ricordo ancora, era una casa molto grande, vivevamo in diciotto persone: mia mamma, mio papà, io, Marta, Alessandro, Rachele, Rosa, poi cinque fratelli di mio papà: Vittorio, Gaetano, Enrico, Costante e Casimiro e le rispettive mogli (di cui però non ricordo i nomi). Nella casa c‟era una cucina e ogni famiglia aveva la propria camera da letto: i genitori infatti dormivano con i propri figli. Il bagno era fuori dalla casa e c‟era un vaso per i bisogni primari; per lavarsi c‟era una tinozza grande nella quale si metteva l‟acqua calda e ci si lavava. Mio zio e mia zia che erano i più anziani, quindi in pensione, cucinavano sempre per tutti. Quando decidemmo di trasferirci ad Airuno comprammo il terreno e sistemammo delle case che c‟erano già, siamo così riusciti ad avere una piccola casetta solo per noi: avevamo la cucina, il bagno sempre fuori, una camera per i genitori e un‟altra per noi fratelli. I miei zii vivevano lì vicino. VI PRESENTO LA MIA FAMIGLIA La mia famiglia era composta da: mamma Giuseppina, papà Gaetano, Maria, Alessandro, Rachele, Rosa e io. Mia mamma era una donna robusta, alta, portava i capelli raccolti ed era una bella signora. Lei era una contadina aiutava mio papà nel lavoro, era buona non era una mamma severa, andavamo molto d‟accordo anche se qualche volta l‟ho fatta arrabbiare. Si sa quando si è bambini capita a tutti. Gli anni passarono e quando mia mamma invecchiò io la assistii nei momenti peggiori facilitato dal fatto che da sempre, anche dopo sposato, ho vissuto nella casa insieme ai miei genitori. Mio papà era alto, magro, portava i capelli corti, era proprio un bel signorotto. Era contadino, amava tanto il suo lavoro, era sempre fuori casa! La mattina usciva molto presto quando fuori era ancora buio, rincasando la sera tardi, ma per fortuna facevo in tempo a salutarlo prima di coricarmi. Mio papà aveva un bel carattere, era buono, qualche volta sono perfino riuscito a farlo davvero arrabbiare, ma poi passava tutto per fortuna!! Mio papà morì giovane a causa di un infarto, aveva sessant‟ anni. Maria era una bella ragazza, alta, slanciata, assomigliava a mio papà. Lavorava come operaia a Lecco in una ditta di stufe, era impegnata per otto ore al giorno. Prendeva sempre il treno, fortunatamente noi abitavamo vicino alla stazione di Airuno. Io e Maria andavamo molto d‟ accordo, io sono più grande di lei. Venne il giorno che si sposò e dopo un po‟ nacquero due bambini un maschio e una femmina. Mia sorella Rosa era bella, devo dire che tutte le donne della mia famiglia erano davvero belle!! Era una ragazza vivace, brillante, mi piaceva trascorrere del tempo in sua compagnia. Lavorava a Beverate in una fabbrica di tela, ci andava a piedi camminando un bel po‟ prima di raggiungere la ditta. Si sposò anche lei e diede alla luce due femmine. La più piccola di tutti i fratelli era Rachele, era molto vivace ma andavamo d‟ accordo, anche lei era molto bella. Rachele andò a lavorare nella stessa fabbrica di Maria, quindi si faceva tutti i giorni un bel viaggetto fino a Lecco. Si sposò e nacquero due bambini un maschio ed una femmina. Mio Fratello Alessandro era il secondogenito, il primo ero io. Era un bel giovanotto andavamo d‟ accordo d‟ altronde era l‟ unico fratello maschio. Lavorava a Sesto S. Giovanni alla Magneti Marelli lì si costruivano le batterie dei Alessandro è treni. stato in Africa, ovviamente per la , sette anni! Quando partì aveva circa 28 anni, per fortuna tornò a casa vivo. In quegli anni ci tenevamo in contatto attraverso lettere. Una volta finita la guerra si sposò ed ebbe un figlio. le RICORDI LONTANI Ho molti ricordi di mia mamma. Uno tra questi, che ricordo con molto affetto, è quando mi arrivò a casa il cartellino del militare, avevo circa vent‟ anni, lei pianse molto perché dovevo stare lontano da casa per ben diciotto mesi prestando servizio a Brescia. La mattina della mia partenza mi sistemò tutto “a puntino”, nonostante fosse addolorata mi preparò l‟ acqua calda per il bagno, i vestiti puliti e tirò fuori la mia valigia già preparata qualche giorno prima. Anche a me dispiaceva partire, ma il militare era obbligatorio! Io ero il nipote preferito di mio zio Vittorio, fratello di mio papà. Lui faceva il cuoco internazionale sulle navi, ha girato tutto il mondo! Quando era tempo di ferie tornava a casa, ed ogni volta aveva valige piene di cose da regalarmi: vestiti di ogni tipo, camice, scarpe, pantaloni, giacche e mi andava sempre tutto bene!! Le ragazze impazzivano per come mi vestivo!!! Andavo in giro anche con le scarpe di coccodrillo!!! Quando incontravo le ragazze per strada mi sorridevano e loro furbe per rincontrarmi un‟ altra volta tonavano indietro..robe da matti!!! Il Natale è una parola che mi ricorda tanti momenti gioiosi di vita famigliare. Tanti anni fa non c‟ era niente, quindi le ricorrenze e le festività erano gli unici momenti dove si poteva fare uno strappo alla regola, sotto tutti i punti di vista. Il natale per eccellenza era un giorno proprio fuori dal normale, ci si vestiva bene, si abbondava nel cibo e nei dolci, nei regali, insomma si facevano cose che durante l‟ anno non potevamo permetterci. Per l‟ occasione uccidevamo la pecora, i conigli, il caprone, la gallina, il maiale, si raccoglievano i frutti. Tutto era della nostra fattoria! I dolci si andavano a comprare. È un bel ricordo il Natale, si stava tutti insieme, si mangiava, si giocava a carte, insomma i ricordi sono tanti e belli. Lo festeggiavamo sempre con i parenti a casa dei miei nonni, eravamo proprio una bella compagnia. Molti dei pomeriggi della mia infanzia li ho trascorsi ad aiutare mio papà nella fattoria e nei campi. la mattina andavo a scuola ed il pomeriggio lavoravo. I compiti riuscivo a farli di sera perché non ne avevo molti, spesso mi aiutavano anche i miei fratelli. PER ME E’ SEMPRE FESTA A me piaceva molto giocare, ogni occasione era buona per terminare velocemente i compiti ed andare a giocare a nascondino, a biglie, a morra, a bocce, saltare la corda, cantare… insomma mi piaceva divertirmi, era la mia passione, anche da grande!!! Mi ricordo che da bambino avevo molti giochi, anche gli animali di stoffa morbidi: il cane, il cavallo, il gatto, la pecora e tanti altri ancora. Avevo anche un bel pallone per giocare a calcio. Quanti regali che mi facevano!! La domenica mattina si andava a messa tutti insieme, la mamma mi metteva il vestito della festa, poi finita la messa dovevo correre a casa a cambiarmi. Mia mamma di domenica cucinava tante cose buone, il coniglio, la gallina, il tacchino, il maiale, lo spezzatino con i funghi, la polenta..e chi più ne ha più ne metta! La domenica si stava tutti insieme anche se io non vedevo l‟ ora di finire di mangiare per andare a giocare!! A me piacevano tanto i climi delle feste come il Natale, la Pasqua ed altre ancora, con tutte le bancarelle colorate piene di cose buone da mangiare! Mi ricordo ancora le caramelle tiramolla, i “baset”, le carrube, le castagne secche, i fichi secchi e chi più ne ha più ne metta! Ad Airuno le bancarelle le facevano alla Madonnina della Roccia, ora non le fanno più! Preferivo comunque andare a Brivio perché era più grande e ce n‟ erano di più, ma vi dirò una cosa, il bello delle feste del paese è che c‟ erano talmente tante ragazze ma talmente tante che non sapevo neanche io dove girare la testa per non farmene scappare qualcuna, per fortuna che ci pensavano loro a guardare me!! Gli anni della scuola per fortuna son passati, non ero molto bravo nello studio e quindi ci andavo di malavoglia. Mi ricordo bene di due miei maestri delle elementari, una era la maestra Luigia era molto brava, fece di tutto per aiutarmi a trovare lavoro in ferrovia. Infatti per alcuni lavori ci volevano le cinque classi delle elementari, io avevo frequentato fino alla quarta in questo modo non mi avrebbero assunto. Lei pur di aiutarmi falsificò dei documenti attestando la mia frequentazione fino all‟ ultima classe prevista!! L‟ altro era il maestro Bianchi che al posto di farmi stare in classe per la lezione insieme ai miei compagni, mi faceva uscire e mi mandava a sistemare il suo orto che era dietro la scuola! Per fortuna che mi promuoveva alla fine dell‟ anno! Me la ricordo bene la mia cartella fatta di legno!! L‟ avevo comprata in un negozietto. LA SECONDA GUERRA MONDIALE (p.1) Negli anni quaranta scoppiò la seconda guerra mondiale, io avevo 26 anni quando mi chiamarono per partire con l‟ esercito. Inizialmente mi mandarono per quattro mesi a Lissone in una caserma per un addestramento, poi da lì partii per Brindisi e subito ci fecero imbarcare, destinazione Albania, ci rimasi per un anno, infine mi trasferirono in Grecia per due anni. Ritornato in Albania, durante un bombardamento rimasi ferito alla testa così mi ricoverarono per sei mesi in un ospedale militare. La ferita era troppo grossa non guarivo più così decisero di rimpatriarmi. Appena arrivai in Italia mi ricoverarono subito in un asilo, allestito da ospedale militare, che si trovava a Varese, ci rimasi per quaranta giorni. Una volta dimesso, tornai a casa anche se in verità non ero guarito, infatti, ci vollero otto anni prima che io stessi davvero bene. In questo modo però evitai altre partenze con l‟ esercito. Un giorno mentre ero ricoverato presso l‟ ospedale in Albania, venne il Duce a farci visita, lui mi passò proprio davanti era un uomo alto, serio, tutto d‟un pezzo!! Un ragazzo Albanese quando lo vide si inginocchiò ai suoi piedi in segno di perdono e di riconoscenza, ma Mussolini gli diede un calcio nel sedere davanti a tutti, infatti Albania ed Italia non erano alleate, anzi!!! La guerra faceva paura, durante la battaglia non si poteva badare al freddo, alla neve, alla pioggia, si mangiava solo se c‟ era! Ho perso tanti amici in guerra, tramite i giornali scoprii che furono stati tutti sterminati! Anche mio fratello fu chiamato al fronte rimase sette anni in Africa, per fortuna non morì. Un mio amico di Valgreghentino che era in Grecia, fu catturato dai tedeschi, e come prigioniero di guerra, fu rinchiuso in un campo di concentramento in Germania obbligandolo ai lavori forzati. In questi luoghi pietosi si trovavano tantissime persone di razze e culture diverse, ma in maggior numero erano gli Ebrei. Il mio amico (decimato) fu molto fortunato, spesso i tedeschi uccidevano a caso chiamavano le persone e poi gli sparavano. Un giorno lui fu chiamato insieme ad altri nove, il caso vuole che lui fosse il numero dieci, agli altri spararono a lui invece no perché così decisero i militari in quel momento. Dopo un anno e mezzo circa, quando finì la guerra, tornò a casa sano e salvo, lo rividi qualche tempo dopo non sembrava neanche più lui era uno scheletro. LA SECONDA GUERRA MONDIALE (p.2) Ad Airuno, come del resto ovunque, c‟ erano i fascisti che perseguitavano le persone che manifestavano contrarietà per questo movimento. Anche io sono stato loro vittima, io ero contrario, il paese era piccolo per cui si sapevano tutte le idee degli altri. Per convenienza però dicevo di essere fascista, non tutti ci credevano appunto perché mi conoscevano. Poi c‟ erano i partigiani, persone coraggiose che andavano proprio contro al fascismo e che dovevano scappare se non volevano essere catturate e uccise. Si nascondevano tra le montagne, molti li conoscevo e spesso portavamo loro delle cose da mangiare, ovviamente di notte e di nascosto!! Se i tedeschi ci scoprivano ci avrebbero sparato all‟ istante. Durante la guerra ho visto tanta tanta gente morire, soffrire, mi ricordo ancora tutto molto bene. I fascisti facevano apposta a farti arrabbiare, come dicevo prima, anche io sono stato una loro vittima, ad esempio quando gli incontravo per strada mi prendevano dentro con i gomiti, a mio padre lo ricattavano dicendogli che volevano portare via il bestiame, la casa e altri beni, per dispetto ma anche per un loro rendiconto! Mi ricordo che mio papà si arrabbiò talmente tanto che lì minacciò con la forca, non tornarono per fortuna. La vita con i fascisti non era facile, era sempre una guerra! Un giorno io e alcuni ragazzi iscritti all‟ associazione Artiglieria decidemmo di andare a Como per un giretto. Sulla strada del ritorno ci fermammo in un bar ad Airuno per sorseggiare in compagnia un fiaschetto di vino. Ad un certo punto, mentre stavamo cantando le canzoni degli artiglieri, entrarono nel bar un gruppo di giovanotti fascisti. Questi ultimi, al solo sentire quelle canzoni si arrabbiarono tantissimo quindi ci fu un pestaggio generale. Ad un certo punto arrivarono i capi fascisti chiamati da questi giovanotti che ci presero immediatamente per i capelli e ci portarono in prigione a Pescarenico, io ero l‟ unico del gruppo che non aveva picchiato nessuno, ma a loro non interessava questo! Io facevo parte di loro e quindi meritavo il carcere! Rimasi dietro le sbarre per ben tre mesi e mezzo, ma nonostante tutto devo dire che mi divertivo! Addirittura aumentai di peso, di ben tre chili , d'altronde non facevo niente tutto il giorno! Condividevo la stanza con quattro miei amici e si rideva tantissimo, ci facevamo un sacco di scherzi! Dopo il processo io uscii dal carcere per insufficienza di prove. Mi ricordo molto bene del sabato fascista, tutti i giovani dovevano partecipare a questo momento, chi non andava veniva punito, costretto a bere un bicchiere di olio di ricino, e tutti noi sappiamo quale sia il suo effetto!! Tutti i sabati era così, non si poteva mancare, per noi ragazzi questo momento era il pre – militare , marciavamo per le vie del paese con la divisa militare che doveva essere rigorosamente pulita e ben ordinata! Partecipavo a queste manifestazioni di malavoglia come del resto tantissimi altri ragazzi, e i fascisti sapevano della nostra contrarietà, quindi ci comandavano esageratamente mettendo ancora di più alla prova i nostri nervi. Oltre al sabato fascista c‟ erano anche i raduni fascisti, si facevano in piazza ed erano anch‟essi obbligatori, in questi eventi pubblici i fascisti ci istruivano sulla vita militare e poi si cantavano le canzoni fasciste: “GIOVINEZZA, GIOVINEZZA, PRIMAVERA DI BELLEZZA DELLA VITA NELL‟ ASPREZZA, IL TUO CANTO SQUILLA E VA”… e tante altre canzoni! Il loro motto era: “CREDERE, COMBATTERE”, e bisognava gridare: “SALUTI AL DUCE!!” OBBEDIRE, IL MIO MATRIMONIO E LA FINE DELLA GUERRA Nonostante molte ragazze mi corteggiassero, io mi innamorai solo di una, Celestina. Che bella ragazza che era, eravamo vicini di casa, talmente vicini che spesso mi mettevo alla finestra per spiarla. Dopo un po‟ di tempo le chiesi di uscire con me e lei accettò. La portavo a fare dei bei giretti ed un giorno le chiesi di sposarmi, lei ne fu molto felice!! Mi sposai in tempo di guerra, era il 1943. Il giorno del nostro matrimonio me lo ricordo come se fosse ieri, avevo comprato per l „occasione un bel vestito grigio con il papillon, mia moglie stupenda come sempre arrivò in chiesa con un bellissimo abito bianco. Per festeggiare il nostro matrimonio organizzammo un eccellente banchetto a casa di mia moglie, gli invitati erano cinquanta. Un amico di famiglia divenne il cuoco della giornata, preparò di tutto e di più! La festa proseguì in compagnia della bella musica della fisarmonica fino a tarda sera. Per il viaggio di nozze in principio decidemmo di andare a Venezia ma ce lo sconsigliarono perché proprio lì era pieno di tedeschi, così decidemmo di andare tre giorni a Taceno in Valsassina. Il giorno dopo lo sposalizio partimmo da Airuno con un calesse trainato da un cavallo bianco che era del nostro amico macellaio, arrivando così fino alla stazione di Lecco. Lungo il tragitto tutti ci guardavano, davamo proprio spettacolo! A Lecco prendemmo il pullman per giungere a Taceno. Prenotammo un albergo, ma dato che nel tempo di guerra era raro vedere in giro qualcuno, tanto meno in vacanza, in quel posto c „eravamo solo noi. Le giornate passarono molto in fretta, visitammo molti posti nuovi … insomma più di così non posso dire niente..ci divertimmo tanto insieme! Dal matrimonio nacquero 5 figli, furono la nostra gioia!! Il venticinque aprile del 1945 la seconda guerra mondiale finì, andammo tutti per le strade a festeggiare, la contentezza era infinita! Anche gli americani festeggiarono insieme a noi e dai loro carri armati lanciarono zollette di zucchero, pane, vestiti e tante altre cose, noi non avevamo più niente! Da quel giorno la vita cominciò lentamente a migliorare, la paura a poco a poco sparì, ritornammo così a vivere una vita più dignitosa. LA GIOVENTU’..NON TORNA PIU’.. Tanti anni fa quando ero giovane non potevo permettermi sempre le vacanze, i soldi non erano sempre sufficienti! E‟ capitato che mi concedessi qualche viaggetto, per esempio, prima di sposarmi andai per quindici giorni a Riccione in compagnia di Celestina. Ripensando a quel periodo devo dire che ci divertimmo molto. Con gli anni poi riuscimmo a fare dei bei viaggi, aderendo sempre alle proposte di qualche compagnia organizzatrice. Andammo anche all‟ estero, comunque visitammo: Roma, Napoli, Trieste, Sorrento, Firenze, Ancona, Francia, Parigi, Iugoslaviag, Germania, Austria, eccetera. Viaggiare divenne la passione! A diciassette anni comprai una bella..LAMBRETTA ROSSA! Riuscii nell‟ impresa perché mi feci male ad un piede mentre lavoravo, così mi rimborsarono di trecentomila lire, tanti anni fa erano soldoni!! Con quella caparra riuscii a comprare oltre alla moto, un bel paltò e una bici da corsa. Le ragazze quando mi vedevano in giro..non capivano più niente! A quarant‟ anni feci la patente e comprai da un mio amico la fiat 850 di colore marrone, ma la usai per poco tempo, ogni volta c‟ era qualcosa che non andava (olio, gomme, frizione…), era stancante ogni volta stare dietro alla macchina anche perché costava! Così la regalai a mio figlio e io andai in giro con la moto e la bici. Ai miei tempi non c „erano tutte le comodità che ci sono adesso! Non esistevano gli elettrodomestici e le donne facevano una gran fatica a lavare, stirare, cucinare..! Per esempio noi non avevamo il fornello quindi si cucinava sul camino o sulla stufa. I cibi che più si mangiavano a casa mia erano la polenta con il formaggio, tutti i beni della campagna, noi eravamo molto fortunati perché avevamo il terreno con il bestiame e vari raccolti! LETTERA A MIA MOGLIE CELESTINA Cara Celestina, ti ricordo sempre nulla sempre come se in è agonia più come ricordo della tua riuscissi a cercherei far per perché un tu da quando risposarti sei tempo. Quando bellezza tornare fossi ancora e indietro della andata ti tua il tempo un’ altra viva, sono penso via mi bontà. Se so che volta. La ti tua mancanza è la fine del mondo, mi piacerebbe averti ancora. Con questo biglietto ti saluto caramente. ARRIVEDERCI GIUSEPPE RINGRAZIAMENTI Il lavoro autobiografico del signor Giuseppe Formenti è giunto al termine e nella speranza che in questi mesi tutti i lettori del giornalino della Casa di Riposo si siano emozionati e divertiti allo stesso tempo, Giuseppe vuole cogliere l‟ occasione per fare dei ringraziamenti: “ RINGRAZIO ATTAVERSO PRIMA TANTI DI TUTTO INCONTRI MI LE ANIMATRICI HANNO CHE PERMESSO DI RACCONTARE LA MIA STORIA! SPERO TANTO DI AVER FATTO APPASSIONARE, MESE DOPO MESE, I LETTORI DEL GIORNALINO. SALUTO ANCHE I MIEI PARENTI NELLA SPERANZA CHE IN ALCUNI RACCONTI ABBIANO POTUTO RIVIVERE INSIEME A ME LA NOSTRA STORIA.” GRAZIE! GIUSEPPE AUTOBIOGRAFIA DEL SIG. GIUSEPPE FORMENTI