inserto cavour 02 - Saluzzo
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CIBO E ALIMENTAZIONE: ALCUNE LEGGENDE METROPOLITANE Le leggende sull’alimentazione sono frequenti in rete. Vediamone alcune. Pasta, gelato, frittura, cioccolata fanno ingrassare. Non esiste un solo alimento che faccia di per sé ingrassare. Un piatto di pasta non fa ingrassare, come un gelato o un pezzo di cioccolata. Ingrassare dipende dalla quantità e dalla qualità del cibo. Mangiare poco ma male potrebbe far aumentare di peso, mangiare troppo sicuramente dà peso, ma non è il singolo, piuttosto la combinazione dei vari alimenti. E' molto più corretto bilanciare i cibi. Per dimagrire si devono eliminare pasta e pane. Esiste un tipo di dieta che elimina i carboidrati. E' rapida, però ha molte controindicazioni. Solo una persona sana può sopportare una dieta del genere per un tot di giorni. Latte e cereali sono la colazione ideale. Il latte alla mattina può essere fonte di calcio, vitamine e minerali, dà energia per cominciar la giornata e, per chi non soffre di intolleranza al latte, è davvero una buona scelta. Ma, insieme ai cereali, tutto questo decade, soprattutto se integrali. I cereali integrali hanno molecole capaci di legarsi ai minerali del latte e di limitarne l’assorbimento. I fritti fanno male. Se si mangiano 2 etti di fritto tutti i giorni sicuramente è male, ma se si mangia una volta al mese una frittura mista, non c’è problema. Bisogna regolarne la quantità e qualità. Gli oli sono tutti uguali. Non è solo questione di gusto. Alcuni oli, se consumati abitualmente, possono essere dannosi. Il miglior olio in assoluto è l’olio extravergine d’oliva, i peggiori sono quelli di palma e di cocco. Consumare la frutta lontano dai pasti. Un altro mito è quello di consumare frutta lontana dai pasti perché causano gonfiore. La tradizione della frutta a fine pasto ha origini millenarie e per un buon motivo. La frutta aiuta la digestione agendo come anti-ossidante. L’acqua frizzante fa ingrassare. Dovete sapere che l’acqua non contiene calorie, quindi non causa kg di troppo. L’acqua frizzante contiene solamente anidride carbonica, che causa solo gonfiore. Piuttosto, bisogna far attenzione alle acque scelte. Dobbiamo scoprire quale acqua è più adatta a noi. Virginia FILU’E FERRU La grappa è un distillato prodotto da vinacce ricavate esclusivamente da uve prodotte e vinificate in Italia o nella Svizzera italiana. La grappa deriva dalla distillazione delle vinacce, ottenute dalla svinatura di vini rossi. La Filu 'e ferru è una acquavite di origine sarda della seconda guerra mondiale, il nome tradotto vuol dire fil di ferro, deriva dal metodo utilizzato per nascondere gli alambicchi quando l’acquavite veniva prodotta clandestinamente. Si chiama così perché veniva nascosta sotto terra e per, poi, ritrovarla si faceva sbucare un fil di ferro dal terreno. Oggi, però, la produzione la legge vieta la distillazione casalinga e garantisce standard di qualità e sicurezza per quanto riguarda la produzione industriale. Ha un colore chiaro e, spesso, supera i 40 gradi di gradazione. Di solito si usa a fine pasto come digerente. Si tratta di un distillato d’uva e tra i più pregiati vi è quello prodotto con le vinacce di Vernaccia. Il processo di distillazione inizia riempiendo la caldaia con la materia prima e provvedendo al suo riscaldamento; una volta avviato, questo processo consente l’evaporazione di diverse sostanze che saranno eliminate in modo da non compromettere la quantità del distillato. La prima parte di distillato prodotta dalla lavorazione prende il nome di “testa” ed è composta da sostanze sgradevoli e nocive e viene totalmente eliminata. La seconda parte del distillato prende il nome di “cuore” ed è costituito da tutte quelle sostanze la cui ebollizione avviene tra i 78,4°C e i 100°C, tutte considerate positive per le qualità organolettiche del distillato. La parte finale, detta “coda”, è composta da sostanze la cui ebollizione avviene oltre i 100°C e che conferisco al distillato aromi e sapori sgradevoli, pertanto si rende necessaria la loro eliminazione. Una successiva stabilizzazione con acqua purissima ottenuta per processo di osmosi, che consente di ridurre la quantità di alcol ai valori desiderati. Marco IL SUSHI Il sushi è un cibo a base di riso cotto con aceto, zucchero e sale e combinato con diversi tipi di pesce, alghe, vegetali e uova. Questi diversi tipi di pesce possono essere crudi o cotti. Sono solitamente accompagnati con riso ghoan e arrotolati in una striscia di alga. Il sushi, diversamente da come si crede non è nato in Giappone ma in Cina come altri svariati elementi fondamentali della cultura giapponese (il ramen, il tofu, il tempura, i bonsai e il buddhismo Zen). Tutte queste cose sono state ritrasformate dai giapponesi e ora si può tranquillamente dire che siano nipponiche. Le origini del sushi risalgono al 400, quando in svariate zone del sud est asiatico era diffuso un particolare metodo di conservazione del pesce che consisteva nello sviscerarlo, salarlo e metterlo in mezzo a del riso cotto. La fermentazione del riso provocava l’aumento dell’acidità dell’ambiente in cui si trovava il pesce che in questo modo poteva durare anche diversi mesi ed essere trasportato. Questa tecnica venne introdotta in Giappone dalla Cina e dalla Corea insieme alla coltivazione del riso tra il terzo e l’ottavo secolo. In origine, prima di mangiare il sushi si eliminava il riso fermentato ma con il periodo Muromachi (1336-1573) si cominciò a mangiarlo insieme al pesce. Il sushi che si mangia adesso nasce nel 1800 tra le tante bancarelle che vendevano cibo da strada a Tokio. Il pesce che veniva scaricato nel porto insieme al nori (un’alga alimentare) e al riso venivano assemblati nei caratteristici bocconcini. Se il gusto non era molto gradevole a causa della mancanza di ghiaccio che non permetteva al pesce di essere sempre freschissimo si aggiungeva il wasabi (passata di colore verde dal sapore molto piccante). Il sushi si diffuse nel 1923 quando un tremendo terremoto e un devastante incendio distrussero quasi completamente Tokio. Nel 1958, dopo aver raggiunto la sua attuale forma, ebbe una successiva svolta con l’invenzione del rullo da parte di un gestore di un ristorante di Osaka che contribuì ad abbassare il prezzo del sushi perché i costi del personale si erano abbassati e a renderlo alla portata economica di tutti. Da allora vennero aperti molti ristoranti muniti di rullo in tutto il Giappone e in occidente. Mariachiar IL SUSCHI Il sushi non ha origini nipponiche ma di paesi stranieri che col tempo sono state talmente tanto modificate che ora si possono definire Giapponesi. Le sue origini risalgono al quarto secolo dove, soprattutto nelle zone del sud-est asiatico, era diffuso un modo particolare di conservazione del pese che consisteva nel rimuoverne le interiora, salarlo, metterlo in mezzo a riso cotto e infine aspettare il momento adatto, dopo aver aspettato la preparazione in barili, per consumarlo. Questo primo modo di preparare il sushi prende come nome NARE-SUSHI. Il secondo prende il nome di HAN-NARE SUSHI che è uguale al precedente ma il tempo di attesa per la preparazione e minore. Il terzo prende il nome di HAYA-NARE SUSHI e il tempo di attesa per la preparazione e di pochi giorni poiché la gente cominciò a condire il riso con aceti e poi porlo tra fette di pesce che poi venivano pressate. Il quarto prende il nome di EDO-MAE SUSHI si sviluppa a Tokio e si tratta di pesce pescato, salato, cotto e poi posizionato sopra il riso condito con l’aceto. Questo sushi aveva dimensioni molto grandi poi ridotte per i gusti. Il tonno più grasso era utilizzato come fertilizzante. Infine si arriva al sushi di oggi, il SUSHI MODERNO, che corrisponde in pesce crudo che è diventato un cibo di lusso. Esso nacque nel 1800 ma in Italia si diffuse negli anni’80, mentre negli altri posti negli anni ’60 dove l’America trovò la variante del riso sopra il pesce. Le cose che forse non sai sul sushi: • • • • • Il Wasabi e spesso un rafano colorato di verde mentre quello vero è la radice della Wasabia japonica ed è molto costosa. Il sashimi corrisponde al pesce crudo ma senza riso. Esiste un galateo del sushi è dice di: -mangiare il sushi con le mani e in un solo boccone - riposare le bacchette al loro posto e non nel piatto - immergere il sushi nella soia solo dalla parte del pesce per non ungere il riso - non mischiare mai il Wasabi con la soia poiché ai giapponesi non piacciono i mix. Lo zenzero serve per togliere il gusto dal palato il gusto tra un sushi e un altro Il fugu, se non preparato correttamente, è mortale poiché nel pesce spada ci sono degli organi che contengono veleno. In Europa è quasi completamente vietato. Gaia LA PIZZA MARGHERITA (la più buona che ci sia) La pizza ha origine antichissime, l’usanza di collocare gli alimenti sopra un disco di pasta da usare come piatto era diffusa ovunque e in tutte le epoche. La prima volta che compare la parola pizza è nel 997, in un contratto di locazione di un mulino sul fiume Garigliano. Il documento, conservato nell’archivio del duomo di Gaeta, afferma che, oltre all’affitto, ogni anno erano dovute dodici pizze ai proprietari nei giorni di Natale e Pasqua. Non sappiamo cosa fossero quelle pizze, probabilmente delle focacce. Ci è più chiaro, invece, in cosa consistesse la pizza napoletana descritta da Bartolomeo Scappi, cuoco personale di papa Pio V, nella sua “Opera”, pubblicata nel 1570. Questa è la seconda citazione conosciuta della pizza, e si tratta più che altro di un dolce. Scappi è il primo a legare la pizza a Napoli. Dopo qualche secolo, sempre a Napoli, la base si trasformerà da un pastone di frutta fresca e secca con uova e burro a una semplice pasta di farina e lievito. Con l’aggiunta del pomodoro arrivato dall’America, il gioco è fatto: ecco la nostra pizza. La margherita si chiama così in onore di Margherita di Savoia. Il colpo di genio di Raffaele Esposito, ovvero il pizzaiolo accreditato dell’invenzione, non sarebbe stato quello di aver creato dal nulla una pizza nuova, ma di aver risposto «margherita» – ovvero lo stesso nome della regina – alla domanda su come si chiamasse quella i cui tre colori (verde del basilico, bianco della mozzarella, rosso del pomodoro) richiamavano la bandiera italiana. La leggenda narra che il suddetto Raffaele Esposito, cuoco di una pizzeria fondata nel 1780, ancor oggi esistente con il nome di pizzeria Brandi, nel giugno del 1889 fosse stato chiamato da un funzionario della casa reale nella reggia di Capodimonte, dove si trovavano in visita il re d’Italia, Umberto I, e sua moglie, Margherita di Savoia. Il buon Esposito prepara tre pizze diverse e la regina dichiara di apprezzarne in particolar modo una, cioè quella che sarebbe diventata la margherita. A incoronare Raffaele Esposito re dei pizzaioli ci sarebbe poi una lettera, datata 11 giugno 1889, firmata da un certo Camillo Galli, capo dei servizi di tavola della real casa: «Le confermo che le tre qualità di pizze da Lei confezionate per Sua Maestà la Regina vennero trovate buonissime.» La lettera è esposta alle pareti della pizzeria Brandi, di Salita Sant’Anna di Palazzo. Sarà quella la prima destinazione del mio prossimo viaggio a Napoli. Roberto LEGGENDE METROPOLITANE: L’AUTOSTOPPISTA FANTASMA La leggenda dell’autostoppista fantasma è una leggende molto famosa. Narra di un camionista che durante una consegna notturna diretto verso Torino si ferma ad un distributore per fare benzina. Appena uscito dal distributore l’uomo nota, sotto la fitta pioggia di quella notte una ragazza bellissima: bionda, con la carnagione chiara e gli occhi di un azzurro molto chiaro. L’uomo restò a guardarla per qualche secondo e fu molto sorpreso e incuriosito dal fatto che la ragazza indossava solo una maglietta a maniche corte bianche e una felpa con il cappuccio sulla testa nonostante il freddo e la pioggia molto forte. Vedendo che la ragazza faceva l’autostop si fermò e le chiese se aveva bisogno di un passaggio. La ragazza ringraziò e salì in macchina. L’uomo mentre la guardava le chiese dove doveva andare e lei disse che la direzione che stava prendendo era quella giusta. Durante il viaggio la nebbia e la pioggia si fecero più forti e la ragazza guardando rapita fuori dal finestrino ad un certo punto disse che era proprio bella la pioggia e che non la vedeva da un sacco di tempo. A quel punto l’uomo pensò che fosse molto strano che non vedesse la pioggia da tanto visto che era più di una settimana che pioveva ininterrottamente ma non disse niente e si limitò a fissarla per un po’. Dopo un’ora di viaggio la nebbia si fece ancora più fitta e l’uomo non riuscì più a capire dove si trovassero ma la ragazza disse che erano molto vicini alla sua destinazione e infatti dopo 10 minuti disse all’uomo di fermarsi ringraziò e scese dalla macchina. Il giorno dopo l’uomo si accorse che la ragazza si era dimenticata la felpa sul sedile e allora decise di tornare nel luogo in cui aveva lasciato la ragazza la sera prima. Quando arrivò a destinazione visto che non c’era più nebbia si accorse di essere davanti ad un cimitero. Entrò e vide la lapide di una ragazza morta a circa vent’anni a cui era appoggiata la maglietta bianca della ragazza della notte prima. Ci sono diverse interpretazioni sul finale di questa leggenda ma questo è il più conosciuto. Mariachiara Storie-leggende metropolitane strane veramente accadute Una leggenda metropolitana, anche leggenda urbana o più propriamente leggenda contemporanea, è una storia insolita e inverosimile, normalmente a trasmissione orale e che, a un certo punto della sua diffusione, riceve larga eco dai media, tv o social che siano, tramite i quali riceve una patente di credibilità. Sepolta viva Ben conosciuta la leggenda secondo cui una giovane sepolta viva torna sulla terra sotto forma di zombie per vendicarsi. Questa storia è talmente nota che ha ispirato addirittura molti film. Non molti sanno però che in realtà deriva da una vicenda realmente accaduta in Polonia dove un giovane respinto in amore decise di stordire l'amata, sigillarla all’interno di una scatola di cartone pressato e seppellirla in un bosco. Incredibilmente la ragazza riuscì a liberarsi, tagliando il cartone proprio con l’anello di fidanzamento che lui le aveva regalato. Arrestato pochi giorni dopo, l'uomo fu condannato a 20 anni. Ladri di reni Celebre la storia di qualcuno che si sveglia in una vasca da bagno piena di ghiaccio con una scritta che lo avvisa di correre in ospedale, se vuole sopravvivere, perché privo di un rene. Mentre la vasca da bagno con i pezzi di ghiaccio e l’avviso scritto possono essere finzione, questo genere di brutta sorpresa accadeva normalmente in India, dove era presente un fiorente mercato nero di organi. Nel 1998 tre chirurghi e sette complici sono stati arrestati dopo essere stati accusati di rubare reni ai pazienti inconsapevoli e convinti di aver bisogno di una piccolo intervento. Marco LA FILIERA CORTA ED IL CIBO L'argomento cibo a km 0, ha numerosi aspetti che si intrecciano con la complessità del sistema distributivo e di consumo. Vorrei evidenziare il contributo positivo che il cibo a km 0, o a filiera corta, dà all'abbattimento dell'inquinamento. E' opportuno far cenno anche ai GAS, cioè dei Gruppi di Acquisto Solidale, i quali permettono un acquisto alternativo al classico canale della Gdo. Questi gruppi, attivi in Italia dagli anni 90, permettono di comprare dal produttore, i cui prodotti vengono messi a disposizione in appositi centri di vendita. Le caratteristiche dei GAS sono la riduzione dei passaggi da produttore a distributore, permettendo di eliminare le inefficienze presenti nella grande distribuzione, dove il 40% si perde lungo la filiera. Si tratta di un sistema ecosostenibile perché non vengono sprecati prodotti e vengono riciclati gli imballaggi. Non esistono giacenze invendute, perché le richieste di prodotti arrivano dal consumatore finale. Per soffermarci sulla riduzione di emissioni, spreco della merce e packaging, riporto alcuni dati presi da studi specifici, i quali han portato come esempio il caso della filiera della mela nella provincia di Viterbo, confrontando la vendita del prodotto nei supermercati, al dettaglio, e attraverso i cosiddetti “farmers' market”. Il consumo di suolo è stato valutato, in metriquadri per tonnellata di mele, in 40,7 per la filiera Gdo, 13,4 per quella al dettaglio e 11 per la filiera corta. Il servizio di filiera corta che consegna con prodotti di stagione direttamente nelle case, ha calcolato l'impatto ambientale della filiera sul territorio lombardo, attraverso il metodo LCA – Life Cycle Assessment. È emerso che la riduzione di gas serra all'anno è pari a 27.100.000 kg di Co2, pari alla Co2 di più di 50.000 voli aerei europei; il risparmio di energia è di 193.000.000 di kWh l'anno; e il risparmio d'acqua è di 14.600.000 m3 all'anno. Per i rifiuti organici, sono state considerate le mele rimaste invendute: mentre per la Gdo il dato è del 3,5%, per la filiera al dettaglio e la filiera corta è praticamente nullo, proprio perché c'è un controllo ravvicinato sullo stato di conservazione del prodotto. Gli scarti relativi al packaging sono stati nella del 75,42 nella Gdo, del 9% nella filiera al dettaglio e nulli nella filiera corta. Marco COINCIDENZE L’EREDE INCONSAPEVOLE Nel 1858, un giocatore di carte di nome Robert Fallon è stato accusato di aver barato durante una partita di poker a San Francisco. I suoi avversari gli hanno sparato uccidendolo. Nessuno voleva prendere il posto del defunto, ma alla fine gli avversari sono riusciti a trovare un sostituto che è entrato in gioco con i seicento dollari di Fallon. Il sostituto di Fallon vinse 2.200 dollari prima dell'arrivo della polizia che insistette sul fatto che i seicento dollari fossero dati al parente più prossimo. Si è poi scoperto che il sostituto era il figlio di Fallon. Il figlio non vedeva suo padre da sette anni ed era completamente all'oscuro che il padre quel giorno si trovasse nello stesso luogo. FATALE CONNESSIONE CON LA COMETA DI HALLEY La cometa di Halley completa la sua orbita in 75 anni. La cometa si è avvicinata alla Terra ed è apparsa in cielo quando è nato lo scrittore Mark Twain, nel 1835. John H. Lienhard, docente di storia presso l'Università di Houston, cita la previsione di Twain: «Sono venuto con la cometa di Halley... ora sta tornando... e con essa me ne andrò... l'Onnipotente l'ha detto, non c'è dubbio: “Ecco qui due inspiegabili eventi eccezionali, sono arrivati insieme, devono andarsene insieme”». Le previsioni di Twain si sono avverate. Morì il 21 aprile 1910, quando la cometa di Halley si avvicinò di nuovo alla Terra. ALTRE DUE MORTI SIMMETRICHE Nel luglio del 1975, il diciassettenne Neville Ebbin è stato ucciso a Bermuda mentre era alla guida di un ciclomotore. È stato investito da un taxi. Nel luglio del 1976, Erskine Lawrence Ebbin, suo fratello minore, guidava lo stesso ciclomotore sulla stessa strada. È stato investito dallo stesso tassista, con lo stesso passeggero a bordo. La collisione lo ha ucciso quando aveva 17 anni, la stessa età del fratello deceduto un anno prima. GEMELLI MUOIONO LO STESSO GIORNO: STESSA STRADA, INCIDENTI DIVERSI Nel 2002, un uomo di settant'anni è stato ucciso su una strada della Finlandia del Nord, investito da un camion mentre era in sella alla sua bicicletta. Circa due ore dopo, suo fratello gemello ha attraversato la stessa strada sempre in bicicletta a circa un chilometro e mezzo di distanza dal luogo dov'era morto suo fratello e anche lui è stato colpito e ucciso da un camion. Davide LEGGENDE METROPOLITANE SUL CIBO Sono molte le leggende metropolitane sul cibo e la maggior parte sono il frutto della fantasia. Per capire di cosa stiamo parlando, elencherò tre tra le leggende più note che circolano in rete, spiegando perché non possono essere vere. La prima leggenda che vorrei trattare è ormai famosa e parla degli agrumi che, per la quantità di vitamina C che contengono, farebbero passare influenza e raffreddore. La verità è che fanno bene alla salute, ma non contengono abbastanza vitamina C per far passare i malanni stagionali. La seconda bufala che vorrei raccontare è una delle più note qui in Italia, smentita dagli sviluppi della scienza, ovvero che l’ananas brucerebbe i grassi. In realtà questa notizia non è minimamente vera perché l’elemento che “brucia i grassi” dovrebbe essere una porzione del gambo, però anche questo è stato subito smentito, perché la bromelina, presente nel gambo, non brucia i grassi ma favorisce la sintesi e la digestione delle proteine. L’ultima leggenda è quella basata sul latte (o i latticini) che farebbe bene alle ossa per il loro elevato contenuto di calcio. È vero che latte e derivati contengono calcio ma, per la precisione, in una percentuale che da sola non è sufficiente a rinforzare le ossa del nostro corpo. Per fare sì che l’intero scheletro sia abbastanza forte bisognerebbe berne litri. Arianna