Basta Lacrime
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Basta Lacrime
Basta Lacrime La violenza contro le donne è cosa antica, una costante della storia, tuttavia non rientra in quelli che possiamo definire comportamenti istintivi, naturali, è sempre radicata nella cultura e nella storia. di Alessandra Bocchetti Picchiare o uccidere una donna 500 anni fa non ha lo stesso senso che ha oggi. Per contrastare la violenza quindi è necessario capire da dove proviene, cosa racconta, cosa pretende oggi. Perché la violenza ha sempre un senso. Oggi una donna ha accesso all’istruzione, tutte le professioni le sono possibili, nessuno ha più il diritto di picchiarla, amministra i suoi beni, vota, viaggia, sceglie con chi vivere e può cambiare idea. Meno di cento anni fa nel nostro Paese tutto questo era impensabile. Ma vogliamo sottolineare un altro passaggio importante che spiega il senso della violenza oggi. Oggi una donna può dire a un uomo “tu sarai padre se lo voglio io, quando lo voglio io”. Questa frase non tutte le donne sono decise a pronunciarla, tuttavia dobbiamo tener presente che è una possibilità del nostro tempo. E questa frase è un colpo pesantissimo e definitivo all’assetto patriarcale ancora presente fortemente nella nostra società. Ora, se non riusciamo a valutare le implicazioni, le conseguenze e le reazioni consce e inconsce a questo fatto nuovo, non riusciremo né a capire, né a affrontare, né tantomeno a risolvere il triste fenomeno della violenza oggi. È quindi la libertà e la forza delle donne che scatena la violenza, che le fornisce un senso oggi. È dunque necessario cambiare paradigma. La lettura che vede l’uomo carnefice e la donna vittima, l’uomo forte e la donna debole, è frutto di un’analisi rudimentale e semplicistica. La società in cui viviamo è ancora profondamente impreparata alla libertà delle donne. Quando diciamo società intendiamo dire che anche noi donne siamo impreparate alla nostra libertà e alle sue conseguenze. Può sembrare un paradosso ma non lo è. Si tratta quindi di preparare la società tutta. Qui non si tratta di pari opportunità ma di un cambio di civiltà, a cui tutte e tutti siamo chiamati a contribuire. Un lavoro immenso e molto lento. Dovrà cambiare il racconto del mondo in cui viviamo e dovremo anche cambiare la forma di questo racconto. Per questo l’istruzione, la formazione, l’informazione hanno un’importanza capitale. La scuola , la televisione, i mezzi di comunicazione non danno ancora conto di questo cambiamento, al contrario sembrerebbero occupati a resistergli. La scuola italiana continua a raccontare un mondo di soli uomini. Se prendiamo un’antologia della letteratura italiana ci accorgiamo del femminicidio in azione: le donne presenti ”sopravvissute” sono pochissime. In televisione poi le donne muoiono tutti i giorni a tutte le ore. Ci è capitato di guardare alle due del pomeriggio sul secondo canale Rai tre telefilm uno di seguito all’altro, il primo raccontava di una bambina sequestrata da un pedofilo assassino, il secondo di una donna maltrattata e poi strangolata, nel terzo una donna veniva annegata in una piscina. È stata un’esperienza allucinante anche perché, trovandoci in fascia protetta, irrompeva di tanto in tanto la pubblicità che raccomandava pannolini, merendine, latte in polvere. Possono i bambini assistere a tutto questo? E le bambine? Ci si chiede chi compera questi programmi, chi li programma, chi sceglie le fasce orarie, cosa fa la commissione di controllo? Per contro esistono anche i programmi che affrontano il tema della violenza, che parlano delle morte ammazzate, delle loro storie, con rammarico, inscenando un cordoglio generale. Anche questi programmi, a nostro avviso, sono dannosissimi. Insomma, oggi la violenza contro le donne fa spettacolo, tanto che si rischia l’assuefazione scivolando verso una sorta di autorizzazione involontaria. Il racconto della violenza nei mass media è spettacolarizzato. Questa volontà così tenace di mostrare la donna vittima è così reiterata da diventare una sorta di perversa pedagogia. “Potrebbe succedere anche a te” questo ne diventa il messaggio neanche troppo segreto, che è insieme monito e minaccia. La violenza contro le donne è troppo presente in tutti i mezzi di comunicazione tanto che ci si rende conto di vivere una vera e propria Controriforma in risposta proprio alla libertà che le donne hanno conquistato. La violenza contro le donne è un problema che va affrontato in modo laterale, non servono raccomandazioni, né consigli, né prediche, né racconti pietosi, questo vale per tutti i mezzi di comunicazione. Noi pensiamo che solo la stima di sé possa salvare le donne dalla violenza, perché le renderà capaci di riconoscere la violenza prima che accada, le aiuterà a non affidarsi ciecamente e a contare sulle proprie forze. Il resto, le leggi, i provvedimenti, l’ascolto possono aiutare, ma la stima di sé è l’essenziale. Per questo tutti i mezzi di formazione e informazione sono determinanti. Le donne, le ragazze, le bambine hanno bisogno di storie di donne, di figure femminili forti che consentano loro un’identificazione positiva. Hanno bisogno di essere raccontate fuori da quel senso aggiuntivo che troppo spesso le significa. Hanno bisogno di raccontarsi anche con allegria fuori dall’immaginario maschile. Troppo spesso questo immaginario molto forte le connota come oggetto di desiderio ma le mette in trappola. Fuori di questa trappola la vita sarà più facile per tutti, perché più vera. Basta lacrime