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15 Luglio 2011 in questo numero Storia di una Nave Pirofregata Governolo Tecniche Modellistiche Eseguire la battura Cultura Navale La vela quadra parte II Schede Monografiche Il Lautello Le Pagine Disegnate Carabottini Notizie dal Web Editoriale Carlo Cavaletto (Artigliere) Sommario In questo numero 2 6 Editoriale Storia di una nave Pirofregata Governolo 10 Tecniche modellistiche Eseguire la battura 16 Cultura Navale La Vela Quadra parte II 7GLIHI1SRSKVE½GLI Il Lautello 28 Le pagine disegnate Carabottini 32 Notizie dal Web Recensioni dal Web 34 Questionario Redazione Andrea Vassallo Antonio Uboldi Germano Oss Luciano Bragonzi Marco Topa Roberto Venturin Rodolfo Mattavelli +VE½GEIHMQTEKMRE^MSRI : Adriano Antonini 'ETS6IHE^MSRI: Andrea Moia 6IWTSRWEFMPI4VIWMHIRXI%12 Carlo Cavaletto Contatti Redazione di VM [email protected] Associazione AMN Magellano Via Paravisi, 1 20092 Cinisello Balsamo (Milano) C.F. 94598450156 [email protected] Foto in copertina “Gozzo Ebano” modello di Patrizio Donnini 2 Cari amici Un altro trimestre è trascorso in compagnia dei nostri amati modelli con la passione che sempre ci contraddistingue. Come molti di Voi sapranno, l’associazione ha svolto la sua assemblea annuale con il rinnovo delle cariche sociali. Come era prevedibile le presenze in assemblea sono state veramente scarse, ma nonostante questo fattore ormai cronico, gli interventi sono stati intelligenti e costruttivi. Sono state ventilate diverse soluzioni, soprattutto per ciò che riguarda la gestione degli avanzi economici di bilancio ed alcune di esse sono state completamente recepite dalla nuova compagine sociale. Andiamo con ordine…….. Innanzitutto voglio ringraziare personalmente tutti coloro che hanno partecipato alla annuale assemblea dell’associazione e sono intervenuti con suggerimenti, critiche e consigli. Le elezioni si sono svolte con regolarità e con grande riconoscenza nei confronti di tutti i partecipanti voglio citarvi i nomi delle persone che sono state elette ed hanno accettato le cariche sociali proposte: Carlo Cavaletto Presidente Germano Oss Vicepresidente Roberto Venturin Segretario / Tesoriere Luciano Bragonzi Consigliere Antonio Uboldi Consigliere È stato altresì riconfermato il sig Andrea Moia nella mansione di responsabile editoriale. Le persone citate non hanno perso tempo e si sono immediatamente attivate per soddisfare al meglio le richieste dei soci e dopo alcune riunioni di rito hanno steso un programma ed un piano di lavoro per i prossimi tre anni di mandato. Non sono al momento in discussione le partecipazioni HIPP´EWWSGME^MSRIEPPIHYIGPEWWMGLI½IVIHIPQSHIPPMWQS che si svolgono a Verona ed a Novegro, alle quali contiamo di partecipare, qualora fossimo nuovamente invitati, magari con l’aiuto di coloro che tra di Voi volessero partecipare, con l’apporto di modelli e con la partecipazioRI ½WMGE©©VMGSVHMEQS GLI WMEQS WIQTVI MR TSGLM I GLIP´MQTIKRSEPPIHYI½IVIrRSXIZSPIWSTVEXXYXXSWIPE presenza è limitata a poche persone. Allo stato dell’arte non esistono mostre di modellismo alle quali siamo stati invitati, e qualora ricevessimo una richiesta in tal senso, saremo lieti di comunicarvelo con In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Editoriale tempestività in maniera tale da ottenere da parte vostra tanti bei capolavori da esporre. Abbiamo discusso sulla necessità e/o opportunità di attrezzarci per poter offrire dei servizi ai soci…. ma indipendentemente dall’investimento nell’acquisto di plotter o controlli numerici, ci siamo posti anche l’interrogativo sulle persone che dovrebbero operare per realizzare i vari manufatti. Chi può impegnarsi a realizzare per “conto terzi”? Riteniamo che i tempi non siano maturi per tali impegni, che toglierebbero a qualcuno di noi il poco tempo libero per il modellismo per doverlo dedicare alla produzione. Produzione che poi avrebbe dei costi talmente elevati da scoraggiare chiunque nel far produrre particolari in sede. Il costo della carta, dei tonner e della spedizione sarebbe decisamente più elevato rispetto a quanto si spenderebbe presso una copisteria vicino a casa. La produzione di particolari con il CNC, se da un lato è veloce nella realizzazione, comporta dei tempi decisamente elevati nella elaborazione al computer del percorso utensile, considerando che mentre la macchina funziona da sola, il disegno sul computer bisogna realizzarlo. SareQS GIVXEQIRXI E ½ERGS HM GLMYRUYI ZSKPME HIHMGEVWM alla produzione hobbistica di particolari, considerando che anche la costruzione in proprio di una piccola fresa a controllo numerico è una esperienza da non sottovalutare e ricca di soddisfazioni. Io ne ho iniziato la costruzione circa due anni or sono e solo nei giorni scorsi ho iniziato a produrre il primo “truciolo” Tornando ad un programma realizzabile, che non comporta l’impegno di una sola persona, ma che offre la possibilità a tutti di partecipare, pensiamo che l’editoria sia al momento l’unica attività che ci permette di interagire con i soci, offrendo l’opportunità di collaborare alla realizzazione. La prima cosa che ci è venuta in mente è la stesura di YRESHYIQSRSKVE½IXIQEXMGLIWYTMGGSPIMQFEVGEzioni facilmente realizzabili da chiunque. Le monogra½IHSZVIFFIVSUYMRHMGSRXIRIVIHEXMWXSVMGMHIPTIVMSdo di costruzione, informazioni tecniche costruttive, corredate di tutti i disegni necessari alla realizzazione del modello, nonché le foto dello stesso ed i particoPEVMHIXXEKPMEXMHIPPIPEZSVE^MSRM±HMJ½GSPXSWI²7EVERRS GIVXEQIRXI HIPPI QSRSKVE½I GSR QSHIPPM VIEPM^^EFMPM da chiunque di noi con pochi attrezzi e con legnami anche di recupero, potranno essere eseguiti con la tecnica classica della falsa chiglia e ordinate o con la costruzione cosiddetta “di cantiere” ovvero costruite così come nella realtà. Già da alcuni numeri della rivista state osservando delle schede storiche redatte da Giovanni Santi Mazzini e da Sergio Bellabarba; contiamo di continuare le trattazioni anche con implementazioni necessarie per meglio comprendere gli argomenti, anche se sulla velatura di Bellabarba, sarebbe nostra intenzione realizzare un “Volumetto” riservato ai soci con tutta la raccolta completa delle schede…..Bisogna impaginare tutto il materiale e renderlo accessibile per la stampa, in maniera tale da realizzare un piccolo trattato sulla falsa riga di quello già realizzato due anni or sono. Altre opere che ci sono state richieste riguardano i famosi “trucchi” che ciascuno di noi vorrebbe conoscere per realizzare al meglio i propri modelli. A questo proposito stiamo già facendo una ricerca tra i nostri soci sulle tecniche particolari usate, in maniera tale da poter realizzare foto o disegni esplicativi per poterle “raccontare”, poiché spesso e volentieri valgono molto di più le sequenze di esecuzione anziché molte parole spesso incomprensibili. Alcune “pillole “ sono già state inserite in questo numero della rivista e molte altre ne seguiranno. L’ultima opera editoriale richiesta dai lettori attraverso il formulario allegato nei numeri precedenti riguarda il “corso” di modellismo, sulla scorta dell’esperienza maturata realizzando l’opera allegata alla “Constitution” della De Agostini. Intendiamo riproporre l’opera completa e corredata di foto dei vostri modelli, analizzando ogni singolo particolare di un modello, sia dal punto di vista storico che costruttivo; intendiamo raccontare tecniche costruttive per modelli autocostruiti che migliorie da apportare alle scatole kit, nonché metodi per costruirsi i piccoli utensili che servono per realizzare lavorazioni ripetitive. Per questa opera di grande impegno, viene richiesta la partecipazione di tutti i lettori, soprattutto per la parte che riguarda la foto da pubblicare, e per la quale alleghiamo una piccola scheda di adesione per realizzare il lavoro che non sarà certamente pubblicato in tempi rapidi. Auguro a tutti i lettori e relative famiglie delle liete vacanze di distensione e riposo con l’augurio di riTVIRHIVIPIEXXMZMXkVMTSWEXMITVSRXMERYSZIW½HI Grazie a tutti Carlo Cavaletto In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 3 Liberatoria 4 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Liberatoria In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 5 Storia di una Nave Pirofregata Governolo Marco Topa (Tricera) PIROFREGATA A RUOTE DI 2° RANGO GOVERNOLO La Governolo costruita nel 1849 presso i cantieVMREZEPMMRKPIWMHM4MXGLIV2SVXLGPEWWM½GEXEGSQI pirofregata di 2° rango a ruote, fu acquistata della Marina Sarda per “sole” 159.400 Lire; arrivò a Genova il 24 maggio 1850, ed effettuò le prove in mare il 16 giugno. L’unità, armata a brigantino con due alberi a vele che fornivano la propulsione. La presenza di questi tamburi la rendeva troppo larga, limitandone così la manovrava, soprattutto in acque ristrette, tanto che nel 1822 le ci vollero ben tre giorni per percorrere il Canale di Suez, essendo soggetta a rapide ed involontarie accostate. Altra caratteristica non di spicco dell’unità era la sua capacità di stringere il vento visto che, al massimo e con HMJ½GSPXkVMYWGMZEEWXVMRKIVPSHMWIXXIUYEVXIGSR una quarta di deriva. Figura 1 La pirocovetta a ruore di 1° ordine Governalo nel Golfo di Napoli nell’autunno del 1866 quadre era caratterizzata da un ponte continuo e da un batteria di cannoni scoperta; era dotata di una macchina ausiliaria a ruote della potenza di 450 hp (331 kw), costruita dalla ditta Maudslay & Field di Londra, con un’autonomia di 250 ore a tutta forza, ed un carico di carbone di 500 t. Lo scafo era caratterizzato da due enormi tamburi laterali, coperti a loro volta da barche copriruote Che servivano a proteggere le grandi pale 6 Punto di forza , invece, era la sua“comodità” dovuta soprattutto all’altezza del bordo ed alla disposizione dell’artiglieria tutta sulla coperta, cosa che lasciava il ponte di corridoio completamente sgombro. Al varo la Governolo vantava un armamento composto da dodici obici lisci da 20 cm. Nel 1861 venne avviata a lavori di raddobbo ge- In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Storia di una Nave nerale, con un preventivo di spesa di 535 000 Lire. Il raddobbo avrebbe dovuto essere eseguito dallo Stabilimento Metallurgico di Sampierdarena, ma la spesa fu giudicata eccessiva e fuori luogo per una nave come la Governolo, la quale, per tipo, non corrispondeva più alle esigenze di guerra dell’epoca.Venne così valutata l’opportunità di limitare i lavori in modo da utilizzare l’unità solo per qualche anno ancora, in relazione alla durata delle nuove caldaie che erano state approntate dallo Stabilimento Robertson di Sampierdarena. Dopo aver lasciato la nave per più di un anno in abbandono, fu prescelta questa seconda soluzione, tanto più che, appena iniziati i lavori, si vide che la parte immersa era in ottimo stato di conservazione e quindi riparabile senza bisogno di tirarla a XIVVE1EPKVEHSXYXXSGM{PEWTIWE½REPIVEKKMYRWI la cifra di 615 000 Lire. Divenuto però obsoleto, l’armamento venne completamente cambiato tra il 1867 ed il 1870 quando l’unità fu sottoposta a profondi lavori di ammodernamento. Dopo questi interventi, l’armamento risultò composto da otto cannoni in ferro rigato cerchiato da 16 cm ai quali si aggiunse, negli ultimissimi anni, un cannone in bronzo rigato da 7,5 cm a retrocarica tipo N. 2. Oltre che l’armamento i lavori interessano anche la struttura della nave che venne rinforzata per affrontare anche missioni oceaniche. 2IPMR½RIWMMRXIVZIRRIWYPPIGEPHEMIERGLIWI lo stato dello scafo, ed i frequenti problemi alle macchine costrinsero ad interrompere un viaggio che da Montevideo l’avrebbe portata sulle coste del Cile. Dopo un breve resoconto sulla storia “strutturale” della Governolo entriamo un po’ più approfonditamente nella sua vita operativa. Il 10 febbraio 1851, al comando del capitano di vascello di seconda Carlo Pellion di Persano, venne inviata a Londra per portarvi i prodotti dell’industria sarda destinati alla Esposizione Internazionale. Tra il 1851 e del 1852, la fregata fu impiegata come trasporto delle truppe Sarde ed in una camTEKRERIP1IHMXIVVERISSVMIRXEPIPE½ERGSHMEPXVI cinque unità, tutte al comando del capitano di vascello Pellion di Persano che però cadde in disgrazia l’anno successivo; nel luglio 1853, infatti, il Persano, a bordo della Governolo, aveva il compito di trasportare il Re in Sardegna per una partita di caccia. Durante la navigazione, però, ebbe un incidente con un’altra nave presso l’isolotto di Santa Maria nelle Bocche di Bonifacio. La nave venne inviata a Tolone dove fu riparato lo scafo, danneggiato non in modo grave. La Governolo venne impiegata, nel 1855, nella campagna di Crimea iniziando col trasportare il generale Alfonso La Marmora, Comandante del Corpo di Spedizione. L’8 settembre 1856 fu inviata da Genova in soccorso dell’avviso Ichnusa, incagliato presso l’Asinara, riusciva a trarlo in salvo. Durante la seconda guerra d’indipendenza, nel giugno 1859, entrò a far parte della divisione navale comandata dal capitano di vascello Tholosano di Valgrisanche, impiegata nelle acque dell’Adriatico Nel 1860, dopo il congiungimento della Toscana al Regno di Sardegna, fu incaricata di riportare a Pisa le antiche catene del porto, catene in possesso di Genova come trofeo di guerra. A maggio le fu richiesto di fermare la spedizione dei Mille, nel caso avessero tentato di arrivare in Sardegna. Durante l’avanzata garibaldina in Sicilia la fregata presidiò Palermo per poi spostarsi a Napoli, con l’incarico di appoggiare segretamente la spedizione.. Nel settembre 1860 partecipò all’assedio di AnGSREIHMPWIXXIQFVITVIWITEVXIEP½ERGSHIPPE fregata Carlo Alberto, al bombardamento e alla distruzione della batteria della Lanterna. Dopo Ancona venne rimandata nel Tirreno dove partecipò all’assedio di Gaeta che capitolò il 15 febbraio 1861. Il 17 marzo 1861, la Governolo fu iscritta nei ruoli HEPPERISREXE1EVMREHIP6IKRSH´-XEPMEGPEWWM½GEXE come pirofregata a ruote di 2° rango. Dopo un periodo di non utilizzo, fu richiamata in servizio e negli anni fra il 1862 e il 1865 effettuò In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 7 Storia di una Nave due campagne nel Levante; nel 1863, venne declassata a pirocorvetta a ruote di 1° ordine. Nel 1866, al comando del capitano di fregata Antonio Gogola, fu destinata a far parte dell’armata di operazione nell’Adriatico partecipando alla campaKREHM0MWWEHSZIMRQI^^SEPPEHMWJEXXEHIPPE¾SXXE italiana, fu una delle poche unità che si distinsero. Il suo impiego nella battaglia di Lissa iniziò il 19 luglio con i preparativi per sbarco sull’isola e con il bombardamento dei i forti di Porto San Giorgio. Il giorno 20, durante la battaglia con la squadra Palermo, ad ottobre venne inviata a Venezia in occasione dell’entrata nella città del Re Vittorio Emanuele II. Il 28 febbraio 1867 passò in disarmo rimanendo inattiva per alcuni anni. Venne richiamata in servizio ma non per essere impiegata in una squadra navale; il 19 dicembre 1872, al comando di Enrico Accinni, partì da Napoli e prese a rimorchio la Vedetta a Port Said per portarla a Penang, dove giunse, viaggiando lungo le coste del Mar Rosso e dell’Arabia, il 24 febbraio 1873. Figura 2 - La Governolo, ridotta a pontone, in attesa di essere demolita nel porto di Napoli austriaca, fu una delle poche navi in legno che riuscì ad aprire il fuoco contro il nemico. Attaccata dalle corazzate Prinz Eugen e Salamander, stava per soccombere quando la pirofregata corazzata Regina Maria Pia intervenne in suo aiuto e trarla d’impaccio. La Governolo a questo punto andò in soccorso della Palestro incendiata, ma non riuscì ad intervenire; dopo l’esplosione della Palestro ne raccolse i naufraghi. Dopo essere intervenuta per sedare una rivolta a 8 Venne a questo punto inviata a sostituire la Vettor Pisani e, dopo aver sostato a Singapore, aver visitato la costa superiore del Borneo e soggiornato per circa due mesi nell’arcipelago indonesiano, la Governolo si portò prima a Manila e poi ad Hong Kong, dove il 31 maggio 1 873 assunse il servizio di stazione dei mari del Giappone e della Cina. Durante il suo impiego in quelle acque, visitò Shanghai e numerosi porti del Giappone, delle cui isole fece il periplo. Fu richiamata in patria il 13 ot- In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Storia di una Nave tobre 1873: iniziò il viaggio di ritorno da Yokohama, passando per Argus, Nagasaki, Hong Kong, Singapore, Punta di Galle (Ceylon), Aden, Suez, Port Said e Napoli, dette fondo a Spezia il 28 ottobre 1874. Questa “passeggiata” misurò solo 21195 miglia. Nel maggio 1877, dopo un periodo di disarmo la +SZIVREPSJYVMGLMEQEXEMRWIVZM^MSIVMGPEWWM½GEXE come nave da guerra di 2° classe. Venne inviata nell’America Meridionale, lasciò Pozzuoli il 16 maggio 1877,al comando del capitano di corvetta Giustino Gonzales; passò per Gibilterra e Rio de Janeiro, giungendo a Montevideo il 14 luglio dove assunse il comando della stazione, STIVERHSMRUYIPPIEGUYI½RSEPP´IWXEXI Durante la sua permanenza a Rio de Janeiro ricevette l’ordine di effettuare una campagna nel Pa- GM½GS6MXSVREXEE1SRXIZMHISP´YRMXkPEWGM{UYIsto porto per la nuova missione il 26 dicembre 1878. Durante questo viaggio, all’altezza di Punta Arenas,a causa della gravi condizioni sia dello scafo che dell’apparato motore, fu costretta sospendere il viaggio e tornare a Montevideo. Il 23 settembre 1879, iniziando il viaggio di ritorno in Patria che si concluse a Napoli il 7 dicembre. In tale data passò in disarmo concludendo una gloriosa attività di trent’anni. Figura 2 - La Governolo, ridotta a pontone, in attesa di essere demolita nel porto di Napoli La pirocorvetta Governolo venne radiata dal Quadro del Naviglio Militare con R.D. del 25 giugno 1882, e fu venduta a privati per la demolizione nel 1884. In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 9 Tecniche modellistiche Eseguire la battura Giuseppe Bellacicco LA BATTURA ESEGUITA CON UN CACCIAVITE Foto 2 Incuriosito dalle tecniche costruttive dei Maestri d’Ascia, ho voluto cimentarmi nella costruzione di un modellino che fosse in grado di replicare le tecniche costruttive come nella realtà. Realizzare la Battura, è uno dei molti dettagli che richiede una certa precisione, molti modellisti hanno esposto i loro metodi, si va dall’impiego del cosiddetto “Truschino”, ricavato da una vecchia lama, a fresatrici spesso elaborate con la tecnologia CNC. Tra le tecniche osservate, quella del “Truschino”, risultava l’unica strada da percorrere. Serviva dunque una lama di recupero, per la costruzione dell’utensile, purtroppo tra la mia ferramenta domestica era disponibile solo un piccolo cacciavite spuntato, e osservandolo mi sono chiesto se da quel semplice oggetto non si sarebbe potuto materializzare un tagliente adatto allo scopo. Decisi di adattarlo per l’occasione, assottigliandolo con una mola da banco e conferendo al puntale un tagliente a “V”, a mano libera, feci una prova su di una tavoletta di legno, e mi resi conto che era perfettamente in grado di generare un solco dalle TEVIXMPMWGIIHI½RMXI Foto 3 Foto 1 Foto 4 Il supporto del cacciavite, è stato ottenuto da un listello di “Abura” (20mm x 20mm), forandolo nel centro e applicando due viti in corrispondenza di una fessura (nella foto evidenziata da una marcatura in Nero), ho stretto il cacciavite come in una QSVWESXXIRIRHSGSWvP´YXIRWMPI½REPI 10 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Tecniche modellistiche Eseguire la battura Foto 5 Foto 6 L’idea successiva è stata quella di costruire un banchetto dove a scorrere fosse la chiglia, quindi con una tavoletta di compensato da 30mm ed una da 10mm ho realizzato una battuta d’appoggio, e con due pattini sagomati per l’occasione, ho messo in contatto il cacciavite con la medesima che attraverso il suo scorrimento ha prodotto la Battura. Foto 7 Foto 8 Foto 9 Foto 10 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 11 Tecniche modellistiche Eseguire la battura 4IVHI½RMVIP´EPXI^^EHIPXEKPMIRXIrFEWXEXSEWWSXXMKPMEVIKVEHYEPQIRXIPEJEGGMEXEHIPFPSGGLIXXSEGSRXEXXSHIPTMERS½RSEPVEKKMYRKMQIRXSHIPP´EPXI^^EHIWMHIVEXE Foto 11 Foto 12 Dopo la messa a punto fatta con un pezzo di scarto, sono passato alla fase operativa. Inserita la chiglia e facendola scorrere in ambo i sensi ho gradualmente affondato il cacciavite, ottenendo GSWvPE&EXXYVEGLIEPPE½RIHIPTVSGIWWSrVMWYPXEXETIVJIXXERIPPIEPXI^^IIRIPPETVSJSRHMXkHEEQFSMPEXM Foto 13 Foto 14 Ora bisognava affrontare il problema delle Batture Curve, quelle che s’innalzano verso il diritto di PopTEIHM4VYEPITMHMJ½GMPMHEVIEPM^^EVI Da un foglio di Plexiglas, l’idea di riprodurre una feritoia in grado di ospitare il pattinino ricavato sul blocchetto porta cacciavite. Le sagome ricavate, sono state assicurate su di una dima di legno, mediante delle viti, inserite all’interno di fori perpendicolari, che oltre a mantenere tutto l’insieme, consentono di cambiare l’ordine di sequenza dei pannelli, e riprodurre simmetricamente la battura, anche sulla facciata opposta. 12 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Tecniche modellistiche Eseguire la battura Foto 16 Foto 15 Foto 17 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 13 Tecniche modellistiche Eseguire la battura Inserito l’elemento da incidere tra il Plexiglas e il compensato, ho stretto le viti è dato inizio all’incisione. Foto 19 Foto 18 Il procedimento è stato poi ripetuto anche sulla facciata opposta, invertendo semplicemente l’ordine dei pannelli. Foto 21 Foto 20 Foto22 14 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Tecniche modellistiche Eseguire la battura Foto 23 Per la perfetta riuscita della Battura, “consiglio” di mantenere il cacciavite sempre con lo stesso verso, ciò vi garantirà continuità e simmetria per tutta la lunghezza del percorso. I particolari presentati in questo articolo, riproducono l’idea originale, così come è nata, tutto è stato VIEPM^^EXSWYPQSQIRXSWIR^EHEVITIWSEPPIVM½RMXYVIIWXIXMGLIQEHERHSMQTSVXER^EEUYIPPITVEXMGLI Giuseppe Bellacicco In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 15 Cultura Navale La vela quadra parte II Sergio Bellabarba disegni di Giorgio Osculati L’evoluzione dell’attrezzatura Velica Appunti per Modellisti non più alle prime armi: La VELA QUADRA parte II Figura 1: Schizzo da un manoscritto inglese del ‘400, purtroppo non databile con precisione. Oltre alle manovre HSVQIRXMPE½KYra riproduce con chiarezza le mura. Potrebbe trattarsi della priQEVEJ½KYVE^MSRIHMquesto importante elementi dell’alberatura. 2. La nave a tre alberi e la vela di gabbia Nel precedente capitolo di questa serie abbiamo presentato pochi dati certi e molte supposizioni sull’attrezzatura velica elementare del periodo 1200-1300, costituita da un albero singolo a vela quadra. Ci sono state fatte numerose osservazioni critiche, tutte cortesi e giudiziose per la verità, ma alcune suffragate anche da prove. Almeno su di un TYRXS WMEQS WXEXM MRHSXXM E QSHM½GEVI PE RSWXVE opinione e si tratta di un punto importante. Dicevamo nell’articolo precedente, dunque, che «in testa d’albero tutte le manovre dormienti e correnti sembrano semplicemente passate con un collare intorno all’albero. Dove esiste una coffa, le manovre non si sovrappongono alle barre costiere, ma sembrano semplicemente date di volta attorno all’albero al di sotto di esse». Ora, sarebbe facile produrre un’abbondante documentazione icono16 Figura 2 7GLM^^SVEJ½KYVERXIYRTEVXMGSPEVIde «II buon governo» di Ambrogio Lorenzetti. Il dipinto risale al 1336-1338, e costituisce la prima VEJ½KYVE^MSRI½RSVEnota di un due-alberi di questo tipo. KVE½GEEVMTVSZEHMXEPIEWWYRXSQEGIRIEWXIVVImo, limitandoci invece a riconoscere che esistono RYQIVSWIVEJ½KYVE^MSRMGLITVSZERSGLIMPWMWXIma «moderno» era parimenti in uso. Particolarmente chiara l’illustrazione che riproduciamo alla ½KYVERIPPEUYEPIMJSVMTIVMPTEWWEKKMSHMWEVXMII straglio sono perfettamente visibili. L’illustrazione è anche interessante a proposito di sistemi per arridare gli stragli: il dubbio se fossero usate bigotte ad un occhio o paranchi è risolto nel senso che fosse anche possibile non arridarli affatto! Morale della favola: guardarsi da affermazioni apodittiche è sempre bene, trattando di storia della nave, e particolarmente di quest’epoca. Seconda morale: la critica dei lettori è un fattore altamente positivo. A costo di riuscire noiosi ripetiamo che la storia della nave è ancora in gran parte da scrivere, e che più si approfondiscono i vari problemi più crescono i dubbi. Accoglieremo con piacere ogni In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Cultura Navale Mediterraneo, non saranno state esplorate e vagliate a fondo e coscienziosamente come lo sono state quelle dei paesi del Nord d’Europa non si TSXVk HMVI YRE TEVSPE HI½RMXMZE WYPPE WXSVME HIPPE nave. Questo è attualmente un serio invito a tutti i lettori perché si facciano vivi segnalando quanto fosse a loro conoscenza. Dobbiamo fare a questo punto un breve «excursus» che sarà molto utile per inquadrare la materia che stiamo trattando e per chiarire eventuali dubbi sul metodo da noi seguito. Occorre cioè GLMEVMVIGLIPEPMRIEHMWZMPYTTSGLILETSVXEXSMR½ne al veliero classico a tre-quattro alberi, la cui attrezzatura fu detta «a nave» per antonomasia (vele quadre a maestra e trinchetto, vela latina [poi auVMGEAEQI^^EREI½SGGLMETVYETEVXIHEPP´EPFIVS singolo a vela quadra, e non dalla nave a più alberi mediterranea a vele quadre, o latine, o al terzo. *MKYVE7MKMPPSHM0YMKMHM&SVFSRIHIP%UYERXS½RSVE risulta si tratta della prima apparizione di un tre-alberl al nord. suggerimento che ci sembrerà utile, e con obiettività ogni critica documentata. In questo capitolo tratteremo due temi altamente interessanti, vale a dire l’apparizione della nave a tre alberi e l’introduzione dell’albero di gabbia. Partendo dall’albero singolo, il primo stadio dello sviluppo fu la nave a due alberi. È dubbio quale albero (un trinchetto a vela quadra o una mezzana a vela latina) sia stato per primo aggiunto all’albero maestro. Comunemente si cita, come TVMQE VEJ½KYVE^MSRI HM una nave a due alberi appartenente a questa linea di sviluppo, l’illustrazione dell’atlante di Pizigani (1367) conservato all’università di Parma, che mostra un albero di mezzana con vela latina. La già citata carta di Becharius del 1426 ed il contemporaneo dipinto di Gentile da Fabriano sono i due documenti successivi in ordine di tempo. 2SMEZVIQQSTIV{MRHMZMHYEXSYREVEJ½KYVE^MSRI anteriore e cioè, l’affresco di Ambrogio Lorenzetti, intitolato «il Buon Governo», che riporta sullo sfondo una navicella attrezzata con maestra e QI^^ERE E ZIPE PEXMRE ½KYVE 0´EJJVIWGS r HEtabile 1336-1338 ed attualmente è conservata a Siena. Questo documento, che permette di anticipare di ben trent’anni l’apparizione del due-alberi QEIWXVEQI^^ERE IVE ½RSVE WJYKKMXS EKPM WXSVMGM Una prova di più a favore della nostra opinione: ½RGLqPIJSRXMMXEPMERIIUYIPPIHIKPMEPXVMTEIWMHIP Figura 4 - Particolare del panorama di Napoli conservato al Museo di S. Martino, e databile dal 1464 al 1479. La nave in primo piano porta una vela di gabbia serrata sul pennone. Ciò consente di anticipare di alcuni anni la prima apparizione della gabbia in Mediterraneo. Queste rimasero in uso e si svilupparono per proprie linee indipendenti, o con forme miste, RIPP´MR½RMXEZEVMIXkHIKPMWGMEFIGGLMTSPEGGLIKS^zi, pinchi, bovi, fuste, trabaccoli, etc. che navigarono ½RSEMRSWXVMKMSVRM-PHYIEPFIVMQIHMXIVVERISGLI esisteva già nella epoca bizantina, attrezzato con due alberi più o meno della stessa dimensione, non fa parte di questa linea di sviluppo. Ne fa parte invece il due-alberi più tardo, sul quale, davanti ad un albero di maestra assolutamente dominan- In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 17 Cultura Navale Due particolari del ciclo «il martirio di S. Orsola di Vittore 'EVTEGGMS:IRI^ME2IPPE½KWSTVEKPMEPFIVM ed i pennoni di gabbia sono chiaramente visibili. GIi alberi di gabbia sembrano disposti sullo stesso asse dell’albero basso, sia nelle viste di dietro, sia in quelle laterali. Poiché i dipinti sono estremamente accurati e rigorosamente fedeli al reale, ciò ha TSVXEXSEPP´MTSXIWMMPPYWXVEXEEPPE½K2IPPE½KWSXXSGSQTEMSno sullo sfondo tre navi che portano vele di gabbia piccolissime e di forma rettangolare. te, compare un piccolo albero «di trinchetto». E, naturalmente, ne fa parte il due-alberi maestramezzana di cui parlavamo sopra. Dalla fusione di queste due linee di tendenza (si sarebbe tentati di dire: due linee di sperimentazione) nacque il tre alberi che portò gli europei a dominare la terra. Tornando al due alberi, la prima prova della sua esistenza al Nord d’Europa è una scultura lignea sul seggio di una chiesa inglese, a King’s Lynn, nel Norfolk, databile 1415. Nel 1418, inoltre, Re Enrico V fece costruire a Bayonne una nave di enormi dimensioni (il «Grace Dieu» del 1418). Il cronista registrò come cosa non usuale che la nave aveva due alberi. Ma non è certo se si trattasse di un due-alberi maestra-mezzana o di un due alberi con trinchetto. Quanto al tre-alberi, sembra che la sua introduzione sia avvenuta quasi contemporaneamente al Nord e nel Mediterraneo, il che è sorprendente, se si pensa che la nave plurialberi era comune da più secoli in Mediterraneo, del tutto eccezionale invece al Nord. Ma la documentazione esistente *MK7GLM^^SVEJ½KYVERXIPIREZMWYPPSWJSRHSHIPHMTMRXSHM Carpaccio (tratto da <Die Kolumbusschiffe» di H.Winter). porta chiaramente a concludere che l’apparizione fu quasi contemporanea. Per il Nord, la prima raf½KYVE^MSRIHMYRXVIEPFIVMHEXEFMPIGSRGIVXI^^E è il Sigillo di Luigi di Borbone del 1466. La prima citazione testuale è del 1462, e riguarda il «Pierre de la Rochelle». Non riteniamo invece attendibile PEGSPPSGE^MSRIEPHMYREVEJ½KYVE^MSRIHMYR 18 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Cultura Navale sto argomento, si può affermare che l’introduzione del due-alberi maestra-mezzana risale nel Mediterraneo agli inizi del ‘300, mentre è di circa un secolo posteriore al di là delle Colonne d’Ercole, dove probabilmente rimase apparizione saltuaria. Il tre alberi fu introdotto verso il 1450 o poco più tardi. Per inciso notiamo come la precisazione che abbiamo fatto poc’anzi circa la linea di sviluppo che stiamo trat*MK(MZIVWIVEJ½KYVE^MSRMHMREZMGSRZIPEHMKEFFMEUYEHVERKSPEVIPIWGSXXIIHM tando, sia indispensabile per FVEGGMHMKEWSRS½WWEXMEPPEGSJJE%WMRMWXVEREZIVEJ½KYVEXEMRYREGEVXETSVXSKLIWIHIP chiarire le idee: infatti di tre1510. A destra: nave spagnola, non esattamente datata. alberi nel Mediterraneo ne navigavano già da molti secoquattro-alberi citata da H. Winter in «das Hansaschiff». La cosa sarebbe assolutamente in contra- li prima del 1450: la «grande nave» saracena che WXSGSRXYXXIPIEPXVIJSRXM½RSVETYFFPMGEXIGLI JYEJJSRHEXEHEPPE¾SXXEHM6I6MGGEVHS-RIP permettono di datare la prima apparizione del tre- EZIZEXVIEPFIVMIHIWMWXSRSVEJ½KYVE^MSRMHMREZM alberi al massimo (circa il 1450 (tenuto conto di romane a tre alberi, stranamente ignorate dagli storici, ma non per questo meno attendibili. Ma si trattava di tre-alberi appartenenti ad altre linee di sviluppo (ovvero destinate a non svilupparsi affatto). Vediamo ora di precisare le nostre idee a proposito dell’albero e della vela di gabbia. Si è già accennato al fatto che i romani avessero realizzato il secondo ordine di vele montando due vele triangolari al di sopra del trevo delle navi mercantili più KVSWWI'M{TY{WSPSWMKRM½GEVIGLIWMIVEKMYRXMEP limite della manovrabilità della vela quadra, e non si riteneva di poterne aumentare ancora la super½GMI MR TVSTSV^MSRI EPPE GVIWGMXE HIPPI HMQIRWMSni della nave. Mille anni dopo, i mastri dei cantieri navali europei si trovarono di fronte allo stesso problema, aggravato dal fatto di poter disporre Sciabecco francese del 1789. di mezzi e cognizioni tecniche molto inferiori a Modelllo di M.P. Curiger di Goldau (Svizzera) quelle dei romani. La prima apparizione della vela un certo numero di anni trascorsi tra l’apparizione HMKEFFMEZMIRIKIRIVEPQIRXIHEXEXEZIVWSPE½RI HIPPEREZIIPEWYEVEJ½KYVE^MSRIMRMQQEKMRMSPE HIP8VEMHSGYQIRXMMGSRSKVE½GMWMGMXERSPE «carta di Benincasa» conservata all’Università di sua citazione in cronache, etc.) 4IVMP1IHMXIVVERISPETVMQEVEJ½KYVE^MSRIGSQ- Bologna (1482), la carta di Juan de la Casa (1500 pare sulla bolla di Pio II, già citata, che è del 1464. A o 1501), la Peregrinatio in Terram Sanctam di von questo punto non ci resta che sperare vivamente Breydenbach (1486); noi aggiungeremmo invece che qualche lettore fornisca la prova della priorità il panorama di Napoli, conservato al Museo di S. della marineria mediterranea che, come abbiamo 1EVXMRSGLIVMTVSHYGMEQSMR½KYVE9RSHIMHYI detto, sarebbe del tutto logica. Concludendo que- XVIEPFIVM VEJ½KYVEXM TSVXE YR TIRRSRI HM KEFFME In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 19 Cultura Navale Fig. 9 Ricostruzione ipotetica di un albero e di una vela di gabbia alla loro prima apparizione (circa 1460) basata sulle VEJ½KYVE^MSRMGMXEXIRIPXIWXS2IPPSWGLM^^SPEGSJJEETTEVITSsta sopra l’incappellaggio delle sartie basse. Il sistema per arrida re le Sartiole di gabbia è puramente ipotetico. Gli amantigli asiQIXVMGMYRSWIQTPMGIIHYRSHSTTMSWSRSVEJ½KYVEXMMRQSPXM HSGYQIRXMMGSRSKVE½GMHIP<:7)'303-PTIVGSVWSHIMFVEGGMr incerto. con la vela serrata. Il quadro, di artista ignoto, non è purtroppo databile con precisione, ma si conoscono le date estreme entro le quali esso può esser collocato: dal 1464 al 1479. Anche la data più tarda è anteriore alla carta di Benincasa, che, come abbiamo visto, è del 1482. La bolla di Pio II (1464), pur mostrando numerosi tre-alberi, non riporta nessun albero di gabbia. 20 Tenuto conto di ciò pare di poter datare l’apparizione dell’albero di gabbia nel decennio che va dal 1460 al 1470, e di poter confermare la sua origine mediterranea. I documenti dell’area nordica che per primi mostrano tale innovazione sono infatti databili 1480-1490. Per sapere qualcosa di più sulla vela di gabbia, oltre alla data di introduzione, dobbiamo esaminare un documento della massima importanza storica ed artistica: si tratta dei dipinti della serie del Martirio di S. Orsola del Carpaccio, databili con sicurezza nel periodo 1493-95. Ne diamo alcuni particolari di maggior interesse per la nostra riGIVGEEPPI½KYVII2SXMEQSGLIXYXXIPIREZM (nel 1495!) portano già la vela di gabbia. I pennoni di gabbia sono sottili, ma di discreta lunghezza, che si può stimare a poco meno della metà della lunghezza del pennone basso. Gli alberetti di gabbia sono molto sottili, in confronto al massiccio albero di maestra, ma possiedono le loro brave sartie, arridate sul bordo della coffa, che era rotonda, molto ampia e con alti bordi. Le vele di gabbia, sulle navi in primo piano, sono malauguratamente tutte ammainate. Sullo sfondo, ma dipinte in modo non molto chiaro, compaiono alcune navi con vele di gabbia spiegate, delle quali diamo uno schizzo MRKVERHMXSMR½KYVE0IZIPIHMKEFFMEWSRSTMGGSlissime e di forma rettangolare. Dello stesso tipo sono le vele di gabbia della nave portoghese del ½KYVE 5YIWXI VEJ½KYVE^MSRM PI TM ERXMGLI IWMWXIRXM HM vele di gabbia spiegate, hanno a suo tempo indotto Hagedorn e poi il compianto Heinrich Winter a supporre che le prime vele di gabbia fossero, appunto, molto piccole e rettangolari. Questa interpretazione è stata poi accolta da Landstròm nella sua ricostruzione della S. Maria. Le prime rappresentazioni di vele di gabbia trapezoidali con la scotta portata all’estremità del pennone basso, risalirebbero al 1527 e al 1529, secondo H.Winter. La lunghezza dei pennoni di gabbia delle navi del Carpaccio non armonizza però bene con l’ipotesi di una vela piccolissima che, oltretutto, non avrebbe reso necessarie due-tre sartie di gabbia. La vela trapezoidale era a nostro parere già in uso accanto a quella più piccola, di forma rettangolare, le cui WGSXXI½RMZERSWYPPEGSJJEEKPMMRM^MHIP Questo è dimostrato in primo luogo da una veduta di Genova del 1507, che mostra una vela di gabbia trapezoidale, in secondo luogo, indirettamente, dal fatto che già nel 1507 egli cita la vela In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Cultura Navale di terz’ordine (velaccio) sulla nave inglese Regent, seguita nel 1509 da una nave francese e nel 1514 dal famoso «Henry Grace a Dieu» che era munito di velaccio e velaccino. È chiaro che un terz’ordine di vele mal si concilia con una vela di gabbia del tipo ipotizzato. Attenendoci alla tesi di Winter-Landstròm, la prima vela di gabbia sarebbe stata attrezzata come ETTEVIHEPPE½KYVEQIRXVIPE½KYVEQSWXVEPS stadio raggiunto verso il 1550. Lo sviluppo della vela di gabbia fu rapido. Su di un albero di trinchetto essa comparve per la prima volta nel corso del viaggio di Vasco de Gama verso l’India (1498). Nel 1520 la vela di gabbia al trinchetto si può già considerare di uso generale. Il modello qui VEJ½KYVEXSWSTVErFEWEXSWYPTVSKIXXS YJ½GMEPI WTEKRSPS HIP GSR QSHM½GLI marginali. Per la vela di gabbia, però è stata accolta la tesi di H. Winter e B. Landstròm. (Modello di S. Bellabarba). In basso: coffa della Santa Maria (ricostruzione spagnola, al vero. La nave è ancorata nel porto di Barcellona). In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 21 Cultura Navale Fig. 1 : modello di «nao» dell’epoca colombiana. Come è ben noto, il vero aspetto delle navi di Colombo è oggetto di mere supposizioni, e anche le ricostruzioni più autorevoli non sono esenti da critiche. Probabilmente oggi gli autori delle ricostruzioni del 1892 e del 1929, che sono le più note, giungerebbero a risultati in parte differenti dalle loro conclusioni di allora. 3 - L’ALBERO SCOMPONIBILE Abbiamo cercato nei capitoli precedenti di stabilire in quale periodo sia stato introdotto il veliero a tre alberi, e poi la vela di gabbia. Passiamo ora a considerare l’albero di gabbia. Esso si sviluppò probabilmente da un’asta di bandiera. Dai dipinti del Carpaccio sembra di poter concludere che esso nei primi tempi fosse inserito in un foro praticato al centro della testa dell’albero basso. Lo stadio WYGGIWWMZSrMPPYWXVEXSEPPE½KYVE3GGSVVITIV{ tener presente che accanto all’albero di gabbia costituito da un’asta separata, continuò sempre a coesistere un «albero di gabbia» costituito da un semplice prolungamento dell’albero basso. Si avrà in tal caso un albero detto «a palo» che rimarrà in YWSTIVREZMKPMQMRSVM½RSEMRSWXVMKMSVRM Particolarmente interessante è accertare il momento in cui l’albero di gabbia fu reso smontabile, o meglio «sghindabile». È chiaro che solo questa innovazione permise il suo sviluppo in altezza: infatti un albero di gabbia troppo lungo, e ½WWSVETTVIWIRXEZEYRMQTEGGMSIHYRVMWGLMSMR QEVI KVSWWS S GSR JSVXI VSPPMS - ½EQQMRKLM RI attribuiscono l’invenzione avvenuta nel 1570 ad 22 un maestro Kryn Wouters di Enkhuizen. La data è confermata implicitamente da fonti inglesi: infatti fu con sicurezza il vecchio John Hawkins in persona ad «introdurre» l’importante novità nella ¾SXXE MRKPIWI UYERHS IVE XIWSVMIVI HIPPE QEVMRE In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Cultura Navale *MKYVEEWMRMWXVE 9REHIPPITVMQIVEJ½KYVE^MSRMHIPPE vela di gabbia trapezoidale, con le scotte alla varea del pennone basso, (riprodotto da H.Win-ter «Die Kolumbusschiffe»). 7M XVEXXE HM YR´MPPYWXVE^MSRI VMTVIWE HE YRE GEVXE KISKVE½GE spagnola del 1529. carica alla quale fu elevato il 1° gennaio 1578. Ma le cronache inglesi non citano nessun connazionale come «inventore» dell’albero sghindabile. Gli stessi inglesi hanno però conservato un curioso documento, del periodo antecedente lo scontro con l’Armada Invincibile (1558), ma la cui data esatta purtroppo non ci è nota. Si tratta del rapporto di una loro spia, corredato da un preciso schizzo di una nave spagnola, con gli alberi di gabbia sghindati. Evidentemente la spia voleva mettere in evidenza un’innovazione tecnica considerata importanXI5YIWXSTSXVIFFIWMKRM½GEVIGLIP´MRRSZE^MSRI può esser attribuita agli spagnoli. In mancanza di una documentazione più completa siamo costretti TIVSVEEHEGGSKPMIVIPEXIWMHIPP´SVMKMRI½EQQMRKE dell’albero di gabbia sghindabile, sebbene ci roda il dubbio che si tratti di innovazione proveniente dall’area mediterranea oppure dalla marineria oceanica spagnola o portoghese, allora in pieno ed avventurosissimo sviluppo. Ci permettiamo qui una breve divagazione, che riguarda comunque due navi di questa epoca, molto popolari tra i modellisti, e cioè la «Golden Hind» e la «Revenge». Queste due navi sono molto note perché di esse furono pubblicate molti anni or sono le ricostruzioni, ad opera di Rolf Hoeckel, un benemerito del modellismo storico. Hoeckel fu Figura 3 : Albero di gabbia assicurato al suo tronco maggiore da legature e banda di ferro (prima del 1570, questo era l’unico sistema noto). autore, fra l’altro, delle ricostruzioni della Berlin, HIP;ETTIR ZSR ,EQFYVK HIPPE (IVJ¾MRKIV IXk di cui circolano in Italia i piani in diverse edizioni, non sappiamo se autorizzate. Ora, il piano della Golden Hind, che rappresenta la nave con l’attrezzatura presumibilmente adottata per la spedizione di Drake (la famosa circumnavigazione, iniziata nel In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 23 Cultura Navale Figura 4 : Le prime teste di moro nella forma inglese ed in quella « continentale » di origine olandese. GSR ½RM TMVEXIWGLM QSWXVE KMYWXEQIRXI KPM EPFIVM HM KEFFME HIP XMTS ½WWS Z ½KYVE 4IV PE Revenge, invece, che viene presentata nello stato di ammiraglia dello stesso Orake al tempo della guerra contro l’Armada (1588) il discorso diventa TMHMJ½GMPI In base a quanto detto sopra, circa l’anno di inXVSHY^MSRI HIPPE MRRSZE^MSRI RIPPE ¾SXXE MRKPIWI ci saremmo infatti aspettati di veder attrezzata la «Revenge» con alberi di gabbia sghindabili, mentre il piano di Hoeckel li riporta dello stesso tipo della «Golden Hind». Riconosciamo però a Hoeckel molta serietà e competenza, motivo per cui esitiamo a concludere di trovarci di fronte ad un suo errore. Tornando al nostro tema, è chiaro che l’introduzione dell’albero composto da elementi smontabili in navigazione costituisce un progresso fondamentale nello sviluppo dell’alberatura. Abbiamo cercato perciò di rendere chiaro il sistema col quale si ottiene di poter calare l’albero di gabbia «telescopicamente» lungo l’albero basso, facendolo scivolare fra le barre costiere, reKSPERHSPEZIPSGMXkHMGEHYXEGSRYRTEVERGS½KYVE Precedentemente all’introduzione di tale sistema P´EPFIVSHMKEFFMEIVE½WWEXSEPP´EPFIVSFEWWSGSR legature, e molto probabilmente anche da collari HMJIVVSGSQIMR½KYVE È evidente che con l’introduzione dell’albero di gabbia, si dovette cambiare il percorso delle drizze HIPTIRRSRIFEWWS%PPI½KYVIIWMrVETTVIsentato un sistema di rinvio della drizza per mezzo di pulegge ricavate nello spessore delle maschette. È chiaro che non si può escludere che fossero in uso anche dei bozzelli, per // rinvio delle drizze, 24 specie per navi minori. Ma non è invece ammisWMFMPI EXXVI^^EVI PI HVM^^I GSR TEVERGLM ½WWEXM EP colombiere. Sappiamo infatti che quest’ultimo sistema fu introdotto molto più tardi (dopo il 1650 per la marina inglese, ancora più tardi presso altre nazioni). Ma questo sarà materia di uno dei prossimi capitoli. 7IQTVI MR QEXIVME HM HVM^^I HIM XVIZM PI ½KYVI 5 e 6 mostrano i due sistemi in uso nel periodo immediatamente susseguente alla introduzione dell’albero sghindabile. A questo punto possiamo tentare di riassumere i dati cronologici contenuti in questi primi tre capitoli della serie dedicata all’evoluzione dell’attrezzatura velica nella tabella qui a destra: Se non andiamo errati, si tratta del primo tentativo di inquadramento sistematico di questa mateVME'LIRSRWMEWYTIV¾YSGIVGEVIHMQIXXIVIYR po’ d’ordine in tutta la massa di informazioni che sono reperibili in tante opere differenti, è dimostrato dalla seguente osservazione: abbiamo visto che la data di introduzione della nave a due alberi può essere spostata all’inizio del 1300; d’altra parte, una nave a quattro alberi è documentata al Nord nel 1485 (e vi è il sospetto, al quale accennavamo nel capitolo precedente, che ve ne fossero in circolazione addirittura cinquanta anni prima). Dalla tabella sopra esposta risulta quindi assurdo che la data di apparizione del tre-alberi sia al più presto il 1450, come siamo costretti a ritenere dalla mancanza di documenti precedenti. Questa ed altre «stonature», sulle quali non ci dilunghiamo, risalgono ad una causa della quale siamo ben consci, e sulla quale non ci stancheremo di insistere: la maggior parte delle informazioni che abbiamo potuto raccogliere ed elaborare provengono da fonti tedesche ed inglesi, con prevalenza quindi di attenzione per la marineria nordica. Ma nel periodo che stiamo considerando la marineria mediterranea aveva importanza almeno pari a quella atlantica, del Mar del Nord e del Baltico messe insieme. Ancora una volta, quindi, ed a costo di riuscire noiosi: occorre valorizzare i dati dispersi ed ignorati, contenuti negli archivi, nelle biblioteche, nelle chiese, nei musei e sa il diavolo in quali altri posti strani di questo nostro strano paese (e dei nostri vicini). Speriamo che, a forza di insistere, qualcuno raccolga l’appello. Con questo capitolo abbiamo raggiunto lo stadio di sviluppo della «vela quadra» immediatamente precedente quello dell’epoca classica dei grandi velieri del In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Cultura Navale In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 25 Cultura Navale 1600 e del 1700. Prima di passare ad esaminare in dettaglio questo periodo, che è senza dubbio il più popolare tra i modellisti, vorremmo però chiarire bene come si siano sviluppate le attrezzature di due alberi che non portano solo vele quadre, e che per le loro particolarità meritano speciale attenzione, e cioè la mezzana (più esattamente, vorremmo esaminare l’evoluzione della vela latina, poi aurica) ed il bompresso, con le sue vele HMGMZEHEIHM½SGGLM-PTVSWsimo capitolo sarà perciò dedicato alla vela latina. 'EVEGGE½EQQMRKEHIP<:WIGSPS-PQSHIPPSVIEPM^^Eto dal Dr. Romano Pacci di Firenze, mostra la stessa REZIHIPPE½K6 a pag. 41. La ricostruzione ha richiesto lunghi anni di studi e di ricerche. Sergio Bellabarba (disegni di Giiorgio Osculati) estratto da rivista LUSCI 1978 26 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Schede 1SRSKVE½GLI Giordano Gagianesi IL LAUTELLO Barca da lavoro Siciliana ormai scomparsa. Era attiva nel 800. Aveva un’attrezzatura a vela latina piuttosto evoluta. Zona di diffusione Il nome di lautello è tratto da lessicografo Siciliano (lauteddu) e voleva dire in senso generico piccola imbarcazione. Che fosse un imbarcazione molto antica lo dice la forma arcaica dell’ornamento di prora, anche la strana struttura di poppa rende perplessi; la lunga coda potrebbe essere stata aggiunta a uno scafo massiccio. Passando in rassegna le caratteristiche dell’attrezzatura si nota l’albero piantato sulla sovrastruttura di poppa che poteva IWWIVIEFFEXXYXSEPP´SGGSVVIR^EERGLIMPPYRKSFSQTVIWWSIVEVIXVEXXMPI0´EXXVI^^EXYVEHIM½SGGLMIVETMYXXSWXS±QSHIVRE² in quanto uniti a grossi anelli potevano scorrere sul bompresso. Anche l’albero maestro, con vela latina, portava una attrezzatura ricca che sorprende per un’imbarcazione di dimensioni modeste (15 metri al galleggiamento). La barca era molto bene attrezzata e l’impiego di bozzelli e paranchi era superiore a barche analoghe del tempo. Il Lautello siciliano era impiegato nella pesca delle spugne sulla costa orientale della Tunisia. Il battello portava una decina di barchette sovrapposte, per occupavate poco spazio sul ponte del Lautello durante la traversata; sul luogo di pesca venivano messe in mare e i marinai cominciavano la pesca delle spugne muniti di un barile con il fondo trasparente, per TSXIVSWWIVZEVIMPJSRHSIHMYREPYRKE½SGMRETIVGEXXYVEVPI Piani costruttivi Disegno del Lautello Modello eseguito da Giordano Gagianesi Tutta la documentazione è stata tratta dalla rivista Yacht Digest di alcuni anni fa. Ed il modello è stato eseguito seguendo l’articolo. In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 27 Le Pagine Disegnate Carabottini Luciano Bragonzi (Lubra) Le mie scarse, per non dire “nulle”, capacità operative con il PC sono ormai ben note a tutti gli amici Magellanesi. Però le continue e giuste insistenze della redazione, di cui faccio indegnamente parte , a redigere degli articoli di “tecnica modellistica”mi hanno spinto di pensare a come sopperire alle mie carenze mediatiche. *SVXIHIPPEGSRZMR^MSRIGLIEZSPXIYRHMWIKRSrTMGLMEVM½GEXSVIHMQSPXITEVSPILSTIRWEXSHMTVSporvi degli articoli basati principalmente sul disegno. In questo articolo disegnato descriverò uno dei vari modi per la costruzione dei carabottini. I carabottini sono costituiti da traversini mediamente quadri detti “baglietti” che sono paralleli ai bagli del ponte e a questi perpendicolari, altri traversini di minore spessore detti “latte” e il tutto legato da una cornice. Materiale occorrente: a) Sega circolare elettrica con lama di spessore uguale alla maglia. b) Foglio compensato sottile per la tavoletta guida. c) Bacchette quadrate con lato uguale alla maglia. d) Tavolette con spessore almeno 3 volte il lato delle bacchette e di identico legno, con un ingombro simile alle misure del carabottino da eseguire. f) Molta attenzione e cura nell’uso della sega circolare elettrica. Non viene ovviamente indicata nessuna misura , perché ognuno userà le quote della scala del proprio modello. Ho però disegnato su fogli millimetrati che facilitano la valutazione delle misure e proporzioni. 7TIVSGSRGM{GLIXYXXSWMEWYJ½GMIRXIQIRXIGLMEVSIWIGM{RSRJSWWIWSRSEHMWTSWM^MSRIWYPJSVYQ di Magellano per ogni chiarimento. 28 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Le Pagine Disegnate Carabottini In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 29 Le Pagine Disegnate Carabottini Buon modellismo Luciano Bragonzi (Lubra) 30 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Photogallery Maccarone Salvatore Le Fleuron sezione maestra In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 31 Notizie dal Web Recensioni dal Web Antonio Uboldi Balenieri in criolina A partire dalla seconda metà del’800 molte donne americane accompagnarono i loro mariti, comandanti di navi baleniere, in viaggi lunghi anche quattro o cinque anni, entrando a far parte di una leggenda e di YRQSRHSGLI½RSEUYIPQSQIRXSIVEWXEXSIWGPYWMZEQIRXIQEWGLMle. Le baleniere partivano dalla costa orientale degli Stati Uniti e dal Nord Europa, ma soprattutto da New Bedford, una città del Massachusset vicino a Cape Cod, che si affaccia sull’Oceano Atlantico. New Bedford fu fondata nella seconda metà del 1600, quando arrivarono nella zona alcuni inglesi appartenenti alla colonia fondata a Plymouth HEM4EHVM4IPPIKVMRMWFEVGEXMRIPHEP1E]¾S[IVIGLIEGUYMWMVSRS questi nuovi territori dagli indiani locali sottopagandoli. Le baleniere non erano navi molto grandi, spesso non più lunghe di 30 metri, erano sporche, sovraffollate da equipaggi di una trentina di uomini di tutte le estrazioni sociali e tutte le razze, tra gli addetti alla caccia, gli addetti alle manovre, e gli uomini che si occupavano dell’estrazione dell’olio. Spesso facevano parte dell’equipaggio anche indiani, che volevano provare nuove esperienze, uomini di colore che si imbarcavano per sfuggire alla schiavitù ed agricoltori provenienti dall’interno che cercavano un qualche guadagno dopo una magra stagione, ma anche uomini che volevano sfuggire alla giustizia. Risorse internet http://www.ottante.it/blog/2009/12/balenieri-in-crinolina/ http://www.cosedimare.com/storie/balenieri.php http://www.youtube.com/watch?v=Xo7Xtaz3tDs&feature=related LXXT[[[QEVIFPYGEQSKPMGSQWXSVMICHMCQEVIPEC½KPMECHIPCFEPIRMIVILXQP Gozzi plananti Fra le barche tradizionali italiane il gozzo è la sola che ha mantenuto intatta la sua diffusione e la sua popolarità, pur avendo subito qualche contaminazione che ne ha in parte (o talvolta totalmente) intaccato i caratteri originari. Poco hanno a che vedere per esempio con la tradizionale barca ligure e tirrenica i gozzi plananti con alettoni di poppa che tanto incontrano il favore dei pubblico. E’ un pubblico evidentemente TSGSTSVXEXSEHYRVMWTIXXS½PSPSKMGSHIPPEXVEHM^MSRIREYXMGERIQQIRSRSMWMEQSHIMTYVMWXMMRUYIWXSGEQTSQEZIHIVI un gozzo che naviga a 25 nodi come un qualunque motoscafo ci crea qualche imbarazzo. Risorse internet http://www.nautica.it/pescaweb/barca/gozzo.htm http://www.nautica.it/boatshow/aquamarine/800.htm http://www.youtube.com/watch?v=XwbPkO3F_Rk&feature=grec_index http://www.youtube.com/watch?v=pGy4kW--T8Y http://www.youtube.com/watch?v=yTsXKGUdtCE&feature=related 32 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 Notizie dal Web La Leonardo da Vinci Presso la sede della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli (via XX Settembre, 31) sino a domenica 3 aprile è possibile vedere il modello in scala 1:100 della turbonave Leonardo da Vinci, che è stato recentemente restaurato da Duilio Curradi, e presentato sabato scorso presso il Museo Marinaro “Gio Bono Ferrari”. %H EVVMGGLMVI PE ZMWMXE ½PQEXM HIPPE REZI MR STIVE^MSRM I YR HITPMERX informativo sulla storia dell’unità e del restauro del modello; rappresentanti della Società Capitani e Macchinisti Navali sono presenti per illustrare i vari aspetti operativi e strutturali della nave. La Leonardo da Vinci, proprietà dell’Inail, dopo Camogli procederà per Roma, sua WIHIHI½RMXMZE La Leonardo da Vinci, che fu il transatlantico più rappresentativo della RSWXVE¾SXXERE^MSREPIWSWXMXYvP´%RHVIE(SVMEEJJSRHEXERIPWYPPE linea del Nord America; fu costruita nei cantieri di Sestri Ponente e varata nel 1960. Su di essa viaggiarono importanti personalità del mondo politico, manageriale e artistico, anche perché era dotata di caratteristiche innovative sia sul piano della sicurezza che su quello del comfort (fu la prima nave passeggeri ad avere l’aria condizionata in ogni sua parte). Risorse internet http://www.golfoparadiso.info/2011/03/23/il-modello-della-tn-leonardo-da-vinci-al-museo-marinaro/ http://digilander.libero.it/2mareblu/museo_marinaro.htm http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/crociere_e_traghetti/2011/03/28/AOp30HI iniziativa_camogli_leonardo.shtml http://www.scmncamogli.org/index.php?option=com_content&view=article&id=132:leon&catid=49:mediarte http://www.mitidelmare.it/Restauro_Leonardo_da_Vinci.html http://www.youtube.com/user/Duiliocurradi#p/a/u/0/_4i_kpEemH4 Manifesti navali L’avventura del trasporto navale attraverso M GETSPEZSVM HIPP´EVXI KVE½GE -P QERMJIWXS marittimo ricostruisce un storia, che è artistica e culturale, umana e industriale insieme. Artistica perché naturalmente vi è un’evoluzione del design. L’immagine della nave che fa la sua comparsa nel XX secolo accompagnata da informazioni sulle rotte servite, assumerà un’importanza crescente HEPTYRXSZMWXEKVE½GSIZMWMZSRIMQERMJIWXM%VX2SYZIEY2IPPEWYGGIWWMZEKVERHI ITSGE%VX(qGSQEIWXVMGSQI'EWWERHVI½VQERSSTIVIGSQITIVMP2SVQERHMIS P´%XPERXMUYIGLIVMQERKSRSRIPP´MQQEKMREVMS-R½RIRIPHSTSKYIVVEIWMRSEPPE½RI delle rotte transatlantiche, il manifesto si adatta nuovamente al gusto del momento, quello dell’arte moderna. È una storia culturale e umana perché, per più di un secolo, i transatlantici sono stati l’unico mezzo per viaggiare da un continente all’altro: «the only way to cross!» come scrive lo storico John Graham Maxwell. Milioni di passeggeri si sono serviti delle rotte transatlantiche, dai milionari che alloggiavano nelle suite dagli arredi da favola sino agli emigranti in cerca di un futuro migliore, ammassati in terza classe. Ma vi erano anche i funzionari coloniali, i militari, i commercianti, i turisti folle di persone hanno viaggiato WY UYIWXI REZM PI TM KVERHM QEGGLMRI HE XVEWTSVXS GLI P´YSQS EFFME QEM GSWXVYMXS -R½RI WXSVME MRHYWXVMEPI TIVGLq M transatlantici costituivano le «vetrine » dei loro rispettivi paesi, mettendone in opera tutte le capacità tecnologiche. Risorse internet http://www.invaluable.com/catalog/searchLots.cfm?scp=m&artistRef=LH068GR4J4&ord=2&ad=DESC&alF=1 http://www.facebook.com/note.php?note_id=190986767593758&comments&ref=mf http://blog.panorama.it/foto/2010/12/01/manifesti-navali-la-storia-dei-transatlantici-in-mostra-a-genova/manifesti-navali700/ http://libreriainternazionaleilmare.blogspot.com/2010/12/la-storia-dei-manifesti-navali.html http://www.prints-online.com/low.php?xp=gm&xg=12812 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 33 QUESTIONARIO GRADIMENTO RIVISTA Egregio Lettore/Socio, la Redazione ha redatto il seguente questionario al fine di valutare insieme eventuali aspetti migliorativi della rivista “VM”, con l’intento pratico di instaurare una sempre più dinamica e interattiva forma di partecipazione del lettore alla realizzazione di una pubblicazione di modellismo fatta da modellisti, concepita non solo come mezzo di diffusione di notizie ma anche idonea a soddisfare curiosità, interessi ed esigenze pratiche legate al modellismo, all’architettura, alla storia, alla cultura navale o comunque inerente la vita di mare. Sei invitato a dare il tuo contributo compilando il questionario ed inviarlo con le modalità illustrate sotto. Ogni tua osservazione, suggerimento o commento saranno indispensabili per il miglioramento e la sopravvivenza della nostra rivista. Grazie per la cortese collaborazione. Indicare nella seguente tabella con un valore da 1 a 5 (dove 1 sta per non interessato e 5 per molto interessato) a quali argomenti saresti maggiormente interessato oppure che vorresti approfondire maggiormente. Apporre una “X” nelle caselle apposite. A quale tipo di Modellismo sei interessato o vorresti che fosse approfondito? Modellismo Navale Statico in legno Modellismo Navale Statico in plastica Modellismo Navale Dinamico Modellismo Navale Scatole Kit Modellismo Navale Statico autocostruito partendo da disegni e progetti Modellismo Navale Statico in Ammiragliato Modellismo Navale – Realizzazione di Particolari Modellismo Navale – Navi in Bottiglia A quale lettura tecnica e culturale sei interessato o vorresti approfondire? Architettura Navale Antica Architettura Navale Moderna Archeologia Navale Storia e Cultura navale in genere Approfondimenti storici sui nostri modelli A quali tipologie di articoli di modellismo sei interessato o vorresti approfondire? Uso delle attrezzature Manuali Uso delle Attrezzature Elettriche Autocostruzione delle attrezzature Sistemi di colorazione dei modelli Rivista “VM” : a quale sezione sei più interessato o vorresti che fosse approfondita? Architettura Navale Storia Navale Corsi Modellismo Schede Culturali Attrezzature di Modellismo Attrezzature Fai da Te Costruzioni Passo-Passo Ristrutturazione Modelli Curiosità dal mondo Mostre ed Eventi nel nostro Paese Techiche Modellistiche - Tipps & Tricks 34 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 In viaggio con Magellano n. XV - Luglio 2011 35