LA FELICITA` E LA TOVAGLIA OVALE

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LA FELICITA` E LA TOVAGLIA OVALE
LA FELICITA’ E LA TOVAGLIA OVALE
di Rachele Filippetto
C’era una volta in un paese pieno di strade in salita e in discesa una
bambina che si chiamava Pinki. Lei era una bambina quasi felice. Aveva una
mamma, un papà, una sorellina e due nonne. Andava a scuola e andava anche in
piscina due volte alla settimana. E anche a lezione di inglese.
Una notte sognò uno gnomo che le disse che c’era in un paese lontano una
grande piazza. In questa piazza c’era un grande tavolo ovale. Il tavolo aveva
una tovaglia ovale e al centro c’era un fiore che si chiamava Fiorindietro. Chi
andava su quella piazza e trovava il fiore sarebbe stato felice per tutta la
vita.
Pinki dopo quel sogno cercava e cercava e cercava. Voleva proprio trovare
questo fiore che stava in mezzo a quella piazza sulla tovaglia ovale . Non è che
cercava questo fiore perché non era proprio felice. Lei pensava di essere una
bambina quasi felice. Però le sembrava che avrebbe voluto essere più felice.
Perciò cercava quella tavola e quella tovaglia, e soprattutto cercava quel fiore
che stava sopra la tovaglia. Cercava nei prati, nel giardino della nonna, nei
paesi dove andava in villeggiatura. Ma niente.
Lei a volte riceveva dei rimproveri dai suoi genitori, a volte anche dalle
maestre e dalle nonne per le cose che non faceva bene. Questi rimproveri lei
quasi non li sopportava perché non le sembravano giusti.
Un giorno mentre era tutta arrabbiata venne da lei uno gnomo. Era uguale a
quello che aveva sognato, ma era proprio lui in persona. Era piccolo e con un
grande cappuccio rosso in testa. Veniva dal paese degli Gnomi e delle Fate. Lui
la guardò e le chiese se si chiamava Pinki. Lei rispose di sì, era proprio lei
Pinki. Lui la prese per mano e cominciarono a camminare insieme. Camminavano e
camminavano e camminavano ma non si stancavano mai. Arrivarono finalmente in un
paese strano. Non c’erano le case con le porte e le finestre. Tutti vivevano
insieme in una grande piazza. Lì c’erano papà, mamme, fratellini, maestri,
istruttori di piscine e quelli che insegnavano inglese. Abitavano tutti insieme
in quella grandissima piazza. Le case erano senza porte e finestre.
Pinki guardò bene cosa facevano tutti quelli che stavano sulla piazza.
Tutti sembravano contenti e felici, ma Pinki non capiva se c’era qualcuno che
li comandava. Guardando bene quello che capì era che succedeva che i bambini
chiedevano una cosa e i genitori, le maestre e tutti gli altri cercavano di
adattare quello che volevano loro a quello che chiedevano i bambini.
Per esempio se i bambini volevano mangiare a pranzo solo gelato e
cioccolato, loro non dicevano di no, ma proponevano di mangiare insieme al
gelato e alla cioccolata anche la pastasciutta. E i bambini facevano così.
Se i bambini volevano giocare prima di fare i compiti loro erano
d’accordo.
Se non volevano fare i compiti e studiare poesie quando era domenica,
loro dicevano che avevano ragione, perché quando è festa è meglio riposare.
Poi parlavano di questa cosa con le maestre e anche loro capivano questa cosa e
dopo erano d’accordo.
Se non volevano andare a lezione di inglese un giorno perché erano
stanchi, i genitori
non ce li portavano, però quando ci andavano dovevano
imparare le cose che quel giorno non avevano imparato.
Insomma i genitori e le maestre e tutti gli altri che di solito comandano
sui bambini ascoltavano e capivano quello che chiedevano i bambini e se era
giusto si faceva così. Si mettevano d’accordo
Così erano tutti più felici .
Se durante le vacanze i bambini non volevano fare tutti quei compiti che davano
le maestre e
preferivano leggere libri o disegnare o scrivere un diario
raccontando quello che vedevano, i genitori erano d’accordo. E quando tornavano
a scuola anche le maestre erano d’accordo.
Se volevano dormire un po’ di più la domenica i genitori non li
svegliavano anche se avevano deciso di andare al supermercato insieme.
Se a tavola i genitori parlavano al telefono di lavoro col capufficio
loro chiedevano di parlare invece con loro, senza usare il telefonino e loro
dicevano che era giusto così. E così facevano.
Se la mamma quando faceva una passeggiata parlava e parlava con una sua
amica e lei e la sua sorellina dovevano solo stare zitte, e dicevano alla mamma
che loro così non erano proprio felici, lei ascoltava e non parlava solo con la
sua amica ma anche con loro.
I bambini che stavano su quella piazza con la tavola e la tovaglia ovale
a volte scrivevano insieme una piccola commedia per fare una rappresentazione
per tutti. Poi sceglievano tra loro le parti e recitavano in mezzo alla piazza.
Tutti interrompevano quello che stavano facendo e guardavano la rappresentazione
e applaudivano sempre, anche se i bambini a volte sbagliavano le parole.
Lo gnomo fece vedere a Pinki tutte queste cose che succedevano sulla
piazza. Poi le disse di guardare attentamente la tavola che stava in mezzo a
quella grande piazza. Pinki guardò attentamente una grandissima tavola ovale che
stava in mezzo alla piazza. La tavola aveva sopra una tovaglia ovale come lei.
Sulla tovaglia c’erano tanti fiori di tutti i colori messi uno accanto
all’altro. I fiori erano: gialli, blu, rossi, viola, rosa, insomma erano di
tutti i colori che esistono. Ma quello che c’era in mezzo alla grande tavola
con la tovaglia ovale era un fiore più bello di tutti gli altri. Era molto più
grande degli altri ed era fatto di tutti i colori di quelli più piccoli. Allora
Pinki capì! Era lui Fiorindietro! Era il fiore della felicità del sogno! Infatti
c’era un cartellino col suo nome! L’aveva trovato finalmente!
Ecco perché su quella piazza tutti erano felici, grandi e bambini! Perché
avevano il fiore della felicità! Pinki guardò tanto a lungo questo fiore
bellissimo e si sentì felicissima anche lei. Perché addirittura pensò che
avrebbe potuto vivere lì con i suoi genitori e la sorellina e persino con le
nonne.
A questo punto non vide più lo gnomo vicino a lei. Subito pensò di aver
fatto un sogno come l’altra volta. Infatti adesso stava nel suo letto a casa
sua ed era mattina.
Si meravigliò molto di questa cosa perché pensava che quello che aveva
visto fosse tutto vero. E diventò un po’ triste perché avrebbe voluto essere
ancora lì nella grande piazza e sedersi con gli altri a mangiare alla grande
tavola ricoperta da quella bellissima tovaglia ovale con Fiorindietro in mezzo e
gli altri fiori intorno. Invece c’era la solita colazione sul tavolo della
cucina e doveva anche sbrigarsi a mangiare perché era ora di andare a scuola.
La sera però raccontò il suo sogno ai genitori e alla sorellina mentre
stavano tutti seduti sul divano. La mamma le disse che sarebbe stato bello
vivere in quel paese del suo sogno senza porte e senza finestre. Ma che
purtroppo loro non potevano trasferirsi a vivere lì, perché infatti quello era
un paese solo sognato. Ma a lei piaceva quel modo di vivere e forse si poteva
provare anche in questo nostro mondo a fare qualche cosa come facevano quelle
mamme quei papà e quelle nonne e maestri. Anche il papà e la sorellina furono
d’accordo. Anzi la sorellina disse che quelle cose si sarebbero potute fare
anche quì se da noi i grandi e i piccoli avessero capito che non può esserci
felicità vera se ognuno non rinuncia un po’ alle cose che vuole fare e accetta
anche le idee degli altri. Lei disse che quella era la vera felicità. Era uguale
a quella degli abitanti di quella città del sogno. La sorellina di Pinki era una
bambina molto saggia e tutti dissero che aveva ragione.
E pensarono che forse col tempo se si impegnavano tutti ci sarebbero
riusciti a creare anche loro una città come quella del sogno dove tutti erano
felici e i bambini potevano esprimere i loro desideri e tutti gli altri li
ascoltavano
e dopo cercavano di prendere insieme le decisioni. Forse, un
giorno……