IL Vangelo di Giuda

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IL Vangelo di Giuda
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE
“RUFINO DI CONCORDIA”
IN PORTOGRUARO
Rebecca
Studente: Alessia MOZZO
Docente: prof. Stefano VIDUS ROSIN
Portogruaro, 2012-2013
INTRODUZIONE
Durante lo svolgimento del corso "L'utilizzo della Bibbia nell'insegnamento della
religione cattolica a scuola", sono rimasta molto colpita, ancora una volta, dalla varietà
delle figure che popolano l'Antico Testamento, dai loro caratteri diversi, grandi uomini
e grandi donne di tempi lontani, eppure così umani, così vicini a noi con i loro pregi e
difetti.
Ho scelto di approfondire la storia di Rebecca, in primo luogo perché si tratta di una
donna, e talvolta non ci si sofferma con molta attenzione sulle figure delle donne
nell'Antico Testamento. Mi ha colpito, inoltre, la sua lunga storia, che fa sì che
attraverso le pagine della Bibbia, noi possiamo seguirla nella sua vicenda umana da
quando era una ragazza a casa del padre, nella sua maturazione come persona e come
donna. Rebecca infatti non diventa solo la sposa di Isacco, ma dopo aver affrontato la
dura sofferenza della sterilità, diventa madre consapevole. E' una donna saggia, che
nella sua vita sa agire con decisione e determinazione per il bene non solo di suo figlio
ma soprattutto dell'intero popolo. Anche per questo merita di essere inserita tra le grandi
matriarche di Israele.
Per quanto riguarda la scuola in cui proporre questa figura, credo si tratti, come per
molte delle figure della Bibbia, di un personaggio che può essere tranquillamente
proposto in ogni ordine e grado di scuola. Io in questo elaborato ho pensato in modo
particolare alla primaria, che è la scuola in cui finora ho lavorato e ho fatto il tirocinio.
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REBECCA
Troviamo la storia di Rebecca nel libro della Genesi, il primo libro della Bibbia e del
Pentateuco. La Genesi è il libro che racconta, nella sua prima parte (capitoli 1-11), la
creazione del mondo da parte di Dio, mentre nella seconda (capitoli 12-50) la storia dei
patriarchi del popolo di Israele.
Gli eventi raccontati nella Genesi potrebbero essere suddivisi secondo lo schema
seguente:
•
1 . Creazione 1, 1 - 2,25
•
2 . Caduta dell'umanità, peccato originale e conseguenze 3,1 - 5, 32
•
3 . Trasgressioni e castigo: il diluvio e i suoi postumi 6,1 - 10, 32
•
4 . Diffusione della popolazione sulla terra 11, 1 - 32
•
5 . Storia di Abramo 12, 1 - 25, 11
•
6 . Storia di Isacco e di Ismaele 25, 12 - 27, 46
•
7 . Storia di Esaù e Giacobbe 28, 1 - 36, 43
•
8 . Storia di Giuseppe e ultimi anni di Giacobbe 37, 1 - 50, 26
Si presume che il testo sia stato scritto e raccolto intorno al 1400 a.C. e che l'autore
sia Mosè.
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LA STORIA DI REBECCA
La vicenda di Rebecca viene raccontata nei capitoli dal 24 al 28 di Genesi. La sua
storia può essere divisa in due parti: nella prima, che comprende per intero il capitolo
24, si narra della ricerca avventurosa della sposa per Isacco mentre nella seconda parte,
che è compresa nei capitoli dal 25 al 28, viene narrata la sua vicenda come madre.
Rebecca (il cui nome ebraico - Rivqah - sembra voler dire laccio, oppure corda che
lega) è una giovane donna che vive nella Mesopotamia settentrionale (l'antica Aram
Naharàim, la terra dei due fiumi), figlia di Betuèl e sorella di Làbano, nipote di Nacor,
fratello di Abramo. Ella fa parte quindi della stirpe di Abramo e la sua storia si colloca,
presumibilmente, intorno al 1800-1700 a.C.
Abramo, ormai anziano, incarica il capo dei suoi servitori (identificato dalla
tradizione con Elièzer) di andare nella terra dei suoi antenati alla ricerca di una sposa
per il figlio Isacco. Oltre a voler rispettare la tradizione per cui i matrimoni dovevano
avvenire all'interno dello stesso clan familiare (endogamia), Abramo vuole assicurarsi
che suo figlio non prenda come moglie una straniera, un'abitante del paese di Canaan, in
cui loro si sono stabiliti (cfr. Gen 24,3-4). Rassicura il servo, che sembra avere qualche
esitazione sul suo importante compito, e gli dice di affidarsi a Dio, certo che Egli
risolverà tutti i suoi dubbi (cfr. Gen 24,7).
Il servo di Abramo parte così alla volta della terra di Aram Naharàim, portando con
sé cammelli e doni. Non è mai stato in quella terra, né sa dove abitano i parenti del suo
signore. Quindi, arrivato a destinazione (non sappiamo dopo quanti giorni di cammino)
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si ferma, sul far della sera, presso il pozzo del villaggio, certo che le giovani delle
famiglie del posto arriveranno presto ad attingere l'acqua.
Rivolge una preghiera a Dio, perché mandi presto la ragazza adatta al figlio di
Abramo, una fanciulla che sarà disposta a dissetare lui e i suoi cammelli (cfr. Gen
24,12-14). La preghiera di Elièzer viene subito esaudita, e una fanciulla bellissima
giunge al pozzo. Alla richiesta del servo di dar da bere a lui e ai suoi animali, ella
risponde subito con gentilezza e disponibilità, mostrandosi pronta a farsi carico della
fatica di attingere acqua per dissetare lui e tutti i suoi cammelli (cfr. Gen 24, 17-25).
Possiamo notare come sia la disponibilità a prendersi cura del prossimo il principale
requisito della moglie che Elièzer sta cercando per il figlio del suo padrone. Rebecca
viene scelta in virtù della responsabilità che si assume verso il primo venuto, verso
questo sconosciuto straniero che le chiede da bere. La scelta non viene fatta in funzione
della sua eventuale devozione a Dio - nella sua terra non si praticava forse l'idolatria? -,
ma del solo gesto di misericordia verso uno straniero bisognoso. Rebecca quindi sarà
scelta per la sua gentile disponibilità verso il primo venuto, verso chiunque abbia sete,
verso lo straniero. E' interessante notare che l’elezione di Rebecca si svolge solo nella
sua attitudine a dare, nel suo sentimento di obbligo nei confronti del prossimo. Nella
Bibbia la prescrizione di amare lo straniero (Dt 10,19) è associata a quella di amare Dio
(Dt 6,5), perché il cammino verso la sua trascendenza passa attraverso l’assolvimento
degli umili doveri di assistenza nei confronti del prossimo.
Una volta conosciuto il nome della giovane e aver lodato il Signore per averla
mandata a lui (poiché aveva saputo così che si trattava di una fanciulla della famiglia di
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Abramo), il servo si reca con lei alla sua casa, per conoscere i suoi famigliari e
raccontare loro il motivo per cui è venuto fin lì dalla terra di Canaan (cfr. Gen 24,3449).
Dopo il suo lungo racconto, Betuèl e Làbano acconsentono al matrimonio e il servo
di Abramo ringrazia Dio del buon esito della sua missione, donando poi gioielli e vesti
alla futura sposa e a sua madre (cfr. Gen 24,52-53).
È molto importante sottolineare che quello tra Isacco e Rebecca è un matrimonio
combinato. Non siamo di fronte, però, a un semplice omaggio alla tradizione. La posta
in gioco, di nuovo, è molto più alta. Infatti non si deve dimenticare che, secondo la
tradizione, la terra che Abramo ha abbandonato era un mondo idolatrico. Dunque, colei
che accetterà di seguire Elièzer non sarà tenuta a concludere un semplice e normale
contratto matrimoniale, bensì dovrà ripetere lo stesso gesto di sradicamento totale
compiuto da Abramo (e da Sara). La donna dovrà provenire dalla stessa terra di Abramo
e dovrà ripetere, senza saperlo, il gesto con cui Abramo stesso si separò dal suo
ambiente, a seguito della chiamata di Dio. Rebecca dovrà essere pronta a lasciare i suoi
cari e a partire. Questa sarà la condizione per il matrimonio (per tutti i matrimoni). Solo
colei che sarà capace di lasciarsi coinvolgere, che accetterà lo sconvolgimento
dell’ordine della sua vita, sarà giudicata degna dell’elezione.
Una volta concluso l'accordo, il servo vuole ripartire il giorno dopo per tornare a
Canaan, ma i famigliari di Rebecca gli chiedono di aspettare un po', di modo che la
fanciulla possa rimanere ancora con loro per una decina di giorni. Elièzer insiste per
poter partire subito e allora viene chiesto a Rebecca cosa desideri fare. Lei risponde
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senza alcuna esitazione di voler partire subito alla volta di Canaan, incontro al suo sposo
(cfr. Gen 24, 54-58). In questo momento Rebecca compie una scelta consapevole e
definitiva, decide della sua vita con la determinazione e la prontezza che le sono
caratteristiche, con li suo "sì" si affida alla volontà di Dio, poiché non sa ancora cosa la
aspetti e non conosce né il suo sposo né la terra presso cui andrà ad abitare per il resto
dei suoi giorni.
Ella parte quindi con Elièzer per raggiungere la famiglia di Isacco e contrarre
matrimonio. La carovana è quasi giunta a destinazione quando, in aperta campagna,
avviene l'incontro tra i due fidanzati, che ancora non si conoscono. Rebecca vede Isacco
da lontano e, saputo dal servo che si tratta proprio dell'uomo che dovrà sposare, prima di
incontrarlo si copre il viso col velo, per modestia e per il rispetto della tradizione (cfr.
Gen 24, 61-65).
Una volta ascoltato il racconto del servo di Abramo, Isacco, affascinato, accompagna
Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara e si unisce a lei in matrimonio (cfr.
Gen 24, 66-67).
Si conclude così il lungo e bellissimo racconto della ricerca della sposa per Isacco, in
cui viene messa in evidenza la invisibile ma costante e reale presenza di Dio nella storia
della salvezza. E' interessante notare come, alla fine, l'autore del testo voglia
sottolineare quasi un passaggio di consegne: Rebecca, come primo atto una volta
arrivata nella terra di Canaan, entra nella tenda che fu di Sara, e così facendo ne assume
in un certo senso, in modo ufficiale, il ruolo di matriarca e di continuatrice della
promessa di Dio.
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Nei capitoli successivi (cfr. Gen 25-28) seguiamo Rebecca nella sua nuova vita di
moglie e, successivamente, di madre.
Come era toccato anche a Sara prima di lei Rebecca, almeno all'inizio della sua vita
matrimoniale, deve fare i conti con la sterilità (cosa che, peraltro, sarà poi comune
anche ad altre matriarche di Israele). La Bibbia ci dice infatti che ella fu sterile per
vent'anni. Isacco, a questa punto, prega Dio affinché renda finalmente feconda sua
moglie (cfr. Gen 25,21), e Dio esaudisce la sua preghiera.
Rebecca, finalmente incinta, si reca allora a consultare il Signore, poiché sente che i
bimbi che porta in grembo lottano tra loro. Egli le risponde dicendo:
«Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si divideranno; un
popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo» (Gen 25,23)
Al momento del parto, ecco che il primo bambino, rossiccio di capelli, viene
chiamato Esaù (Edom) mentre al secondo, che teneva il fratellino per il calcagno, viene
dato il nome di Giacobbe. Col passare del tempo Esaù diviene un uomo piuttosto rude,
abile cacciatore mentre Giacobbe si rivela un uomo tranquillo, devoto, intelligente (cfr.
Gen 25,27-28).
Rebecca tra i due figli predilige chiaramente Giacobbe; Esaù le causa dolore quando
mostra di disprezzare sia la tradizione, unendosi in matrimonio con donne straniere
(hittite che non fanno parte del clan famigliare, cfr. Gen 26,34-35), sia la primogenitura,
dal momento che la vende al fratello per un piatto di lenticchie (cfr Gen 25,29-34).
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Per questi motivi ella interviene nel momento della benedizione di Isacco. Lo ascolta
mentre chiede ad Esaù di andare a cacciare della selvaggina, di preparargli un piatto di
suo gusto e di fermarsi poi per ricevere la sua benedizione (cfr. Gen 27,1-4). A questo
punto Rebecca sente che non può più stare solo a guardare, deve agire, per il bene di suo
figlio Giacobbe e perché si compia quanto predetto dall'oracolo del Signore prima della
nascita dei gemelli. Prende in mano la situazione, ordendo un imbroglio ai danni di
Isacco in cui sostituisce il figlio minore al maggiore (cfr. Gen 27,14-17); con questo
sotterfugio ella che fa sì che sia Giacobbe a ricevere la benedizione dal padre
(diventando così il capo del clan, secondo quanto previsto dall'oracolo), e non Esaù, che
ha disprezzato la primogenitura e quindi, secondo lei, non è meritevole della
benedizione (cfr. 27, 18-46).
Rebecca sente su di sé, adesso come quando era una giovane fanciulla che ha lasciato
la sua casa per un'avventura ignota, la responsabilità di far procedere la Promessa.
Possiamo vedere come interviene nella vicenda in modo deciso e determinato,
secondo il carattere forte che ha dimostrato fin dalla sua giovinezza. Col suo imbroglio
Rebecca impedisce il trionfo della concezione (pericolosa, errata, quanto ricorrente)
dell'elezione: quella secondo cui essa va concepita come una specie di privilegio e
dipende, come la nobiltà degli antichi aristocratici, solo dai diritti di nascita, e non dal
comportamento etico.
Rebecca, memore dell'oracolo, è certa che Dio aveva riservato la sua benedizione al
figlio minore, Giacobbe. Nella sua paradossalità, la storia aiuta a capire che Dio,
nell’affidare i suoi progetti, è libero di scegliere chi vuole, come vuole, quando vuole.
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In questa scelta particolare non esclude nessuno dal suo amore. Anche Esaù sarà capo di
un popolo, infatti. Dio non è vincolato alle tradizioni e ai costumi umani, come Isacco
credeva, e le azioni di Rebecca glielo fanno capire.
Nel testo biblico si percepisce forse un tono di velato rimprovero nei confronti
dell'imbroglio di Rebecca ai danni del vecchio patriarca. La Bibbia non approva
l’inganno, ma in questo caso gli dà un orientamento positivo. Nonostante questo, però,
Rebecca, che si era resa disponibile ad accogliere su di sé la maledizione che avrebbe
colpito Giacobbe se la frode fosse stata scoperta (cfr. Gen 27,13), alla resa dei conti
paga la sua astuzia.
Quando Giacobbe, dopo essere fuggito da casa, ritorna in patria con la sua numerosa
famiglia, riconciliato con il fratello (cfr. Gen 33,4), ella infatti, essendo già morta, non
può vedere la benedizione di Dio su Giacobbe e i suoi sogni di madre realizzati. Di lei
non si sa altro se non che è sepolta nella tomba di famiglia a Macpela (cfr. Gen 49,31).
Rebecca, in questa seconda parte della sua storia, è presentata come la donna-madre,
che sa vedere come il progetto di Dio si sviluppa al di fuori delle logiche umane. Lo
accoglie e decide di andare, con coraggio e sofferenza, controcorrente. Impegna tutta se
stessa per rendere consapevole il tranquillo Giacobbe della sua "vocazione" e per
condurlo a quelle scelte responsabili che lo renderanno padre del popolo e portatore
della benedizione di Dio.
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Nell'Antico Testamento Rebecca si staglia come figura della donna saggia, dinamica,
forte, determinata, seconda matriarca del popolo di Israele, che sa vedere oltre e
lontano, assumendosi le sue responsabilità, anche a prezzo della maledizione.
PERCORSO INTERDISCIPLINARE
Per quanto riguarda un possibile percorso interdisciplinare nella scuola primaria,
credo che si potrebbe partire dalla figura di Rebecca per sviluppare un discorso ampio
sulla disponibilità all'accoglienza dell'altro, colui che è straniero, diverso, bisognoso,
facendo leva anche sull'esperienza quotidiana dei bambini, che vivono il diverso magari
nel compagno di classe straniero o disabile.

IRC: Rebecca, fanciulla gentile e disponibile, che non esita a fornire aiuto e
sostegno ad una persona che non conosce, bisognosa, straniera

Storia: presentazione di alcuni personaggi storici che si sono distinti per la
loro lotta a favore del bene dell'altro, discriminato, diverso, bisognoso (es.:
Madre Teresa, Gandhi, Martin Luter King, ecc.)

Geografia: presentazione dei paesi in cui queste persone hanno svolto la loro
opera

Italiano: lettura e riflessione su brani di alcuni di questi personaggi, per capire
meglio il loro pensiero e la loro attività

Arte e immagine: realizzazione con la plastilina/dash di un piccolo "Vaso di
Rebecca", simbolo della sua disponibilità a rendersi utile al prossimo
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BIBLIOGRAFIA
La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Edhoniane, Bologna 2009.
A. ANGHINONI, Rebecca. La sposa cercata, Edizioni Paoline, Milano 2011.
G. CAPPELLETTO, In cammino con Israele. Introduzione allʼAntico Testamento, Vol.
I, Edizioni Messaggero, Padova 1996-1997.
C. CHALIER, Le matriarche: Sara, Rebecca, Rachele e Lea, traduzione a cura di O.
Ombrosi, Giuntina Editore, Firenze 2002.
C. MEROZ, Donne della Bibbia: Sara, Agar, Rebecca, Rachele e Lia, traduzione a
cura di R. Pescara, Cittadella Editore, Assisi 1991.
J.G.G. NORMAN, «Rebecca», in Dizionario biblico GBU, Edizioni GBU, edizione
italiana a cura di R. Diprose, Chieti-Roma 2008, p. 1325.
R. VIRGILI, «Sterilità», in Temi teologici della Bibbia, a cura di R. Penna - G. Perego
- G. Ravasi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2010, pp. 1351-1354.
www.paoline.it
www.symbolon.net
www.laparola.net
www.keshet.it (rivista online di vita e cultura ebraica)
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