IL GEOMETRA BRESCIANO - Collegio Geometri di Brescia

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IL GEOMETRA BRESCIANO - Collegio Geometri di Brescia
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Rivista bimestrale
d'informazione
del Collegio Geometri
della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice
prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio
Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la
multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile
Bruno Bossini
Segretaria di redazione
Carla Comincini
Redazione
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Alessandro Colonna, Mario Comincini,
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Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento,
Stefano Fracascio, Francesco Ganda,
Francesco Lonati, Guido Maffioletti,
Franco Manfredini, Giuseppe Mori,
Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli,
Giovanni Platto, Valeria Sonvico,
Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi
Hanno collaborato a questo numero
Beppe Battaglia, Andrea Botti, Luca De Stefani,
Alessandro Folli, Andrea Lariccia,
Umberto Monopoli, Vittorio Nichilo,
Franco Robecchi, Vito Sosio
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25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12
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N. 1 - 2011 gennaio-febbraio
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Sommario
EDITORIALE - Tra criticità professionali
della categoria e aspettative di lavoro per
i giovani
2
FORMAZIONE CONTINUA - I corsi specialistici del Collegio di Brescia per la formazione degli iscritti
50
INTERVISTA - Scuola e professione, legame sempre più stretto con l’Istituto Tartaglia
6
CTU - Relazione esecuzioni immobiliari per
il tribunale di Brescia: cambia la prima pagina
52
DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Le modifiche alle direttive sulla pratica professionale presentate all’Assemblea dei Presidenti
14
AGRICOLTURA & FORESTE - La Lombardia verso la Politica Agricola Comune
del 2020
54
DALLA CASSA - Ritocchi allo statuto anche
per la previdenza integrativa
16
DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Rettifiche ai
regolamenti riguardanti la pensione di
vecchiaia
18
Il mattone come bene rifugio. Attenzione
alle nuove tasse
20
Il ricordo di quattro colleghi, esempi di
professionalità per i giovani geometri22
Un’idea sulla certificazione di resistenza
al fuoco delle strutture prefabbricate 26
LEGISLAZIONE - Il nuovo costo di costruzione per gli edifici residenziali dal 2011 in
Lombardia
28
La ritenuta per gli oneri fiscali non dovrà
più essere detratta
32
SCUOLA - Riflessioni sugli esami di Stato
per l’esercizio della professione di geometra
34
SICUREZZA CANTIERI - La valutazione del
rischio legato allo stess da lavoro correlato
38
DAL COLLEGIO DI SONDRIO - La realtà in
cui opera il geometra
42
DAL COLLEGIO DI LODI - Costruire e abitare in salute. Acquisto consapevole della
casa
44
TECNICA - L’evoluzione della Topografia e
della Cartografia nella storia
56
Grattacieli ecologici: a Milano il bosco verticale dello studio di Stefano Boeri 62
Manutenzione e salvaguardia dell’architettura anni ’50-’60 del secolo scorso a
Brescia
66
La cava dismessa, luogo di spettacolo e
cultura
72
GEOLOGIA - Relazione geologica nelle
“Norme tecniche per le costruzioni” 76
CONDOMINIO - Nuove opere condominiali
e conseguente variazione delle tabelle
millesimali
84
CULTURA - La Leonessa e il tricolore: Brescia durante il Risorgimento - 1
86
Dai Pompieri ai Vigili del fuoco
90
Le meridiane di S. Giuseppe a Brescia e
di S. Petronio a Bologna
98
“I due cammini”, quasi un giallo del geometra Alberto Azzini
102
TEMPO LIBERO - XVI campionato italiano
di sci per geometri a Ponte di Legno e
Temù
104
Novità di legge
109
La parola agli esperti
110
Aggiornamento Albo
116
DAL COLLEGIO DI MANTOVA - Iscrizioni e
cancellazioni dall’Albo dei geometri di
Mantova nel 2010
48
ILILGEOMETRA
GEOMETRABRESCIANO
BRESCIANO2010/6
2011/2-- 1
EDITORIALE
Bruno Bossini
Tra criticità professionali
della categoria e aspettative
di lavoro per i giovani
ei momenti di
grave crisi economica, come quella
che stiamo vivendo, con un’edilizia così pesantemente
colpita e con prospettive di
ripresa molto problematiche,
ben maggiori di quanto sta
avvenendo per l’industria
manifatturiera, verrebbe naturale e quasi giustificato per
la Categoria concentrare le
sue forze (in attesa di tempi
migliori) sul mantenimento
del suo statu quo raggiunto,
piuttosto che sulla ricerca
delle contromisure neces-
sarie a superare questo grave
momento.
Sarebbe questo però un atteggiamento poco produttivo che ignorerebbe le aspettative di coloro fra i suoi
iscritti che pur in un momento
di contingente difficoltà chiedono ed esigono a sostegno
del loro futuro interventi
sulle criticità della nostra professione. Criticità a mio avviso riconducibili sia da questioni interne alla nostra
struttura organizzativa, sia da
inadempienze dello Stato.
Fra le prime va certamente ri-
N
2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
compresa la palese difficoltà
dei geometri verso una riorganizzazione della loro attività in chiave più moderna.
La nostra è una fra le più vecchie professioni ordinistiche
(quelle che per legge sono regolamentate in un Ordine
professionale) ed è tuttora
basata strutturalmente su un
regolamento professionale
che risale al lontano 1928, e
questo fatto, nel tempo, ha favorito il consolidarsi di un’attività professionale tendenzialmente conservatrice, con
poca propensione alle tecniche moderne informatiche,
all’utilizzo di internet e di
tutto ciò che costituisce la
moderna comunicazione,
quei mezzi a disposizione
che sollecitano indirizzi di lavoro innovativi e orientati
verso attività specialistiche e
nuove. Lavoro professionale,
quest’ultimo, molto congeniale alle aspettative di lavoro delle giovani leve:
quelle che costituiranno l’ossatura della nostra categoria
nel futuro. E se a tutto ciò si
aggiunge anche il problema
del difficile ricambio del suo
corpo dirigenziale che, per
vari motivi, continua ad essere frenato – inutile negarlo
– anche da interessi di posizione consolidati. Si comprende quindi quanto la nostra categoria debba ancora
impegnarsi per riammodernare la sua struttura organizzativa e operativa. Senza tali
presupposti essa potrebbe
restare priva di quel contributo di idee e di soluzioni
tecnico scientifiche innovative che più facilmente rientreranno nel patrimonio professionale delle giovani leve.
Va detto, e questo certamente è un aspetto positivo,
che pur con le difficoltà sopra
citate continua a mantenersi
costante la presenza di giovani geometri iscritti nell’Albo, anche se in genere tale
presenza risulta “silenziosa”
e caratterizzata da un forte
turnover.
Superato pur con difficoltà
l’esame di Stato (vedi i risultati dell’ultimo a pag. 32), una
percentuale abbastanza costante di neo geometri, alcuni
magari con poco entusiasmo
o in attesa di altre prospettive di lavoro, ma molti, invece, con l’idea effettiva di intraprendere un’attività proficua per il loro futuro, si cimentano nella nostra professione. Quasi sempre i settori
interessati sono quelli più
specialistici (sicurezza, risparmio energetico, bioedilizia, pratiche antincendio,
ecc.), nei quali i giovani si applicano molte volte anche
con buoni risultati . I più impegnati di loro hanno acquisito esperienza attraverso
master e corsi specialistici, conoscono tutti i meccanismi e
le opportunità del web e utilizzano internet che garantisce loro le informazioni tecnico-legali.
ttraverso questi
mezzi e conoscenze
essi sono in grado di
offrire la loro prestazione professionale a un mercato variegato peraltro quasi sempre senza vincoli di competenze, trattando essi materie
nuove e moderne non rientranti nell’obsoleto regolamento che governa la nostra
professione. Vantaggio que-
A
EDITORIALE
La nota del Presidente
Cultura e categoria
bbiamo costatato come la crisi economico-finanziaria ha influito su tutte le attività, comprese quelle professionali. Anche la nostra categoria è rimasta coinvolta. Dobbiamo trasformare gli effetti della crisi in opportunità.
Analizziamo chi è stato maggiormente colpito e chi ha
meglio reagito.
Negli anni Cinquanta il boom economico e il relativo sviluppo sono stati realizzati con intuizioni, lavoro e sacrifici da
parte di tutta la società italiana, ma senza cultura.
Negli anni Novanta, per affrontare il mercato a livello mondiale, le medie industrie sorte sulle basi dell’artigianato e basate sulle intuizioni personali non hanno retto il confronto internazionale; principalmente quelle attività che si erano adagiate restando staccate dalla cultura, mentre quelle attività che
si erano dotate di cultura hanno retto al confronto e si sono
inserite dignitosamente nella globalizzazione.
Nel 2011 nessuna attività potrà sopravvivere con i criteri
degli anni ’50; indispensabile quindi programmare la propria
attività sorretti e guidati dalla cultura.
La nostra categoria non può adagiarsi sulle basi culturali e sulle qualità professionali utilizzate a tutt’oggi, cominciando dalla scuola.
Già dal Congresso di Palermo la nostra categoria ha ravvisato la necessità di migliorare la qualità professionale.
La principale strada per raggiungere la qualità è la cultura cominciando dalla scuola.
I rapporti tra la categoria dei geometri e la scuola dovranno essere intensificati, collaborando con la scuola stessa
con la partecipazione di colleghi liberi professionisti al fianco
A
st’ultimo non indifferente rispetto agli iscritti che invece
“vivono” di progettazione e
direzione lavori, settori di attività che invece, come sappiamo, risultano sempre più
gravate da problematiche legate alla competenza stessa.
È una componente, questa
dei giovani, che la categoria
deve valorizzare, anche con
incentivi economici (un esempio potrebbe essere l’esenzione della quota di partecipazione ai corsi di formazione per i più meritevoli),
che avrebbero un duplice
scopo: quello di premiare
l’impegno di coloro fra i giovani che si rivolgono con dedizione alla professione e
quello di avvicinare i più preparati all’impegno per la categoria, presupposto di quel
ricambio generazionale che,
come dicevamo, fatica a farsi
strada.
Altra criticità che continua ad
essere un freno all’auspicato
“salto” qualitativo della nostra professione è da ricollegarsi invece alla carenza legislativa delle Istituzioni che la
sovraintendono. Dopo decenni di costanti promesse, il
Parlamento ancora non è
stato in grado di garantire ai
geometri quella riforma professionale sempre promessa
ma mai attuata.
dei docenti per inserire quegli aggiornamenti ai programmi scolastici a volte rimasti obsoleti o ridotti non certo per colpa dei
docenti.
Il nostro Collegio sta intraprendendo collaborazioni con
gli Istituti per geometri della nostra provincia con la partecipazione ai Comitati Tecnici Scientifici e con altre forme da definire con i relativi dirigenti scolastici.
La nostra partecipazione dovrà sobbarcarsi anche oneri
finanziari per attuare quanto sopra proposto, oneri che non potranno essere caricati agli Istituti stessi, già a corto di finanziamenti.
I rapporti con i vari dirigenti scolastici sono condotti con
la massima collaborazione e con comuni intendimenti, premesse, queste, che porteranno ad una migliore cultura propedeutica, ad una maggiore qualità professionale che il mercato oggi richiede.
Centotrentamila sono i tecnici mancanti alle nostre imprese di costruzioni e centoottantamila sono i tecnici mancanti
all’industria.
Prepariamoci e la nostra categoria saprà inserirsi dignitosamente nel mercato con soddisfazioni professionali ed economiche.
Abbiamo iniziato un nuovo anno con l’ottimismo di chi
ha retto i contrattempi della crisi e la sa trasformare in opportunità.
Il Presidente
Giovanni Platto
petente. Il tema, per esempio, dell’abolizione
delle tariffe minime, quello
della pubblicità regolamentata e della facilitazione di accesso agli Albi (con la dovuta
riorganizzazione del prati-
cantato e degli esami di
Stato), ha visto i geometri di
fatto sempre consenzienti
sulle proposte governative.
Perfino l’abolizione del valore legale dei titoli di studio,
che molti auspicano in ar-
e ultime difficoltà
sulla strada della
sua possibile approvazione sembrano legate
al tentativo di liberalizzazione degli Ordini, sul quale
noi geometri abbiamo peraltro sempre dato il nostro
consenso al Ministero com-
L
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 3
EDITORIALE
Nuovo direttore al Collegio di Brescia
monia con la legislazione europea, ci vede d’accordo. Ben
sappiamo al riguardo che non
può un “pezzo di carta” garantire sulla professionalità
dei geometri liberi professionisti. Essa è assicurata esclusivamente dalla loro preparazione tecnica che deve, dopo
la formazione scolastica, graduarsi nel tempo, lavoro
dopo lavoro, commessa dopo commessa e deve essere
garantita anche durante la
professione con lo studio e la
formazione continua che per
noi geometri è diventata obbligatoria.
Altre categorie professionali
non si mostrano, sull’argomento della liberalizzazione,
così aperte. Esse, forti dei loro
numeri e degli evidenti loro
appoggi politici (mi riferisco –
è ciò che emerge dai media, in
particolare agli avvocati o
commercialisti) continuano
ad opporsi, con tesi spesso
non fondate, ad ogni ipotesi
legislativa che vada a modificare i loro diritti acquisiti.
Questo stato di cose non
promette per ora nulla di
buono e purtroppo sempre
4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
complessi continuano a restare i problemi che si frappongono ad una rapida approvazione della tanto auspicata riforma delle professioni.
Certamente sull’argomento
va anche denunciata l’incapacità del Parlamento che di suo
non riesce a garantire quella
mediazione tra l’interesse
dei cittadini e dei professionisti che sarebbe necessaria
oltre che auspicabile il raggiungimento di un tale importante traguardo e continua a non essere in grado di
mettere la parola fine all’annosa vicenda. Tutto ciò non va
dimenticato anche per i pro-
Cambio della guardia alla direzione della segreteria del Collegio di
Brescia. Dopo 10 anni di proficuo lavoro il geom. Mariangela Scotti
lascia l’incarico. Anni importanti per la riorganizzazione dei servizi
di segreteria che il Presidene Fausto Savoldi, sotto la cui presidenza Mariangela Scotti aveva assunto l’incarico, aveva fortemente
voluta per rendere sempre più funzionale e semplificata l’attività del
Collegio alle esigenze di una moderna professione in grado di
garantire un miglior servizio agli iscritti.
Miglioramenti significativi di tutte le attività informatiche: dalla contabilità alla tenuta dell’Albo, ai rapporti con la Cassa geometri, all’archivio telematico e riorganizzazione del sito Internet che nel tempo
si è rivelato sempre più indispensabile, con le sue informazioni in
tempo reale di tipo legislativo, normativo e di informazione tecnica,
al servizio dell’attività degli iscritti.
E grande impegno nell’organizzazione dei corsi di formazione professionale degli iscritti e dei praticanti di preparazione agli esami di
Stato, che hanno visto il nostro Collegio assumere una delle posizioni di preminenza tra gli altri Collegi italiani.
Ringraziamo Mariangela Scotti per l’impegno profuso a favore dei
geometri bresciani e le auguriamo ogni bene per le nuove attività
che ha assunto e assumerà a favore della categoria dei geometri, sia
nell’ambito della sua città di Cremona, sia a livello nazionale,
soprattutto per la sua competenza negli ambiti della formazione che
l’hanno vista operare a Brescia.
A partire dal 1° aprile 2011 le subentrerà Stefano Benedini, bresciano, che presenteremo nel prossimo numero della rivista.
❑
blemi legati al fragile equilibrio politico che sta vivendo
il Parlamento. Stando così le
cose le criticità del sistema
delle professioni continueranno purtroppo a permanere. E per ora non se ne
vede la fine
❑
INTERVISTA
Scuola e professione,
legame sempre più stretto
con l’Istituto “Tartaglia”
Cambio della guardia al vertice dell’istituto
tecnico per geometri Nicolò Tartaglia di
Brescia: l’estate scorsa il preside Fulvio
Negri, dopo una lunga, proficua ed
apprezzata direzione, è andato in pensione.
Salutato dalla commozione di docenti e
studenti (riassunta persino da alcuni
spontanei striscioni di ringraziamento vergati
dai ragazzi, fatto assolutamente inusuale
almeno per un dirigente scolastico), il prof.
Negri ha lasciato la sua scrivania al prof.
Paolo Taddei, che a sua volta aveva
“abbandonato”, dopo ben 17 anni di
presidenza, il cittadino istituto agrario
Pastori. L’avvicendamento al vertice della
principale scuola per geometri bresciana –
visti gli ottimi rapporti e la quasi quotidiana
collaborazione che in tutti questi anni ha
legato l’Istituto Tartaglia al nostro Collegio –
ci era stato annunciato qualche tempo prima
dal prof. Negri e, inutile nasconderlo, aveva
creato qualche preoccupazione nella
categoria. Fin dai primi giorni, dalle
primissime occasioni di verifica dei progetti
in comune, abbiamo però avuto la
confortante conferma che, pur nella diversità
ovvia delle personalità e delle attitudini,
nulla cambierà nel positivo connubio tra il
Tartaglia ed il Collegio. Anzi che, di fronte
alle nuove sfide ed alle emergenze che la
scuola e la professione evidenziano, i
geometri liberi professionisti ed il preside
Taddei sapranno fare fronte comune per la
ricerca pragmatica di soluzioni. Anche
perché il patrimonio di cultura e di
esperienza del prof. Negri non andrà
disperso, ma sarà a disposizione del
6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Collegio. L’ormai ex preside del Tartaglia ha
infatti accettato di affiancarci e collaborare
ancora con noi sui temi della scuola e della
formazione, questioni centrali ed ineludibili
per il futuro della nostra professione. Non a
caso, dunque, alla prima intervista che il
nuovo preside prof. Paolo Taddei ha
rilasciato al Geometra bresciano – e che
leggete qui di seguito – il direttore Bruno
Bossini ha voluto che intervenisse, oltre al
presidente Giovanni Platto, anche il prof.
Fulvio Negri.
Prof. Taddei, innanzi tutto grazie
non solo e non tanto per la sua presenza qui oggi, quanto per la disponibilità che in questi pochi mesi ha
già dimostrato nei nostri confronti,
nell’approfondimento e nell’organizzazione dei percorsi di collaborazione
tra Collegio e Tartaglia. Proprio per
una vicinanza ed una frequentazione che i professionisti bresciani ritengono indispensabile per il futuro
della categoria, vorrei cominciare
questa nostra conversazione cercando di conoscerla un po’ meglio.
Anzi, perché non si presenta sinteticamente lei stesso?
«Paolo Taddei classe 1956,
bresciano di Nave, figlio di
agricoltori, meglio, di coltivatori diretti d’un piccolo
fondo. Famiglia di vecchio
stampo, dunque, tanto lavoro, tanti sacrifici, ma la volontà di offrire alle nuove generazioni la possibilità di
crescere, di formarsi una cultura ed una conoscenza professionale specifica che potesse servire a loro come alla
stessa impresa agricola. Per
questa ragione, dando seguito ad un mio naturale interesse – e sobbarcandosi
altri sacrifici – i miei genitori
assecondarono la mia decisione di studiare prima al
“Pastori” e poi Scienze agrarie all’Università di Piacenza, dove mi sono laureato nel luglio del 1979 con
una tesi in microbiologia del
latte».
Un tema legato alle tipiche produzioni dell’agricoltura e del sistema
verde bresciano…
«Sì, anche se proprio la passione per lo studio ed il
grande, insostituibile sostegno della mia famiglia, mi
hanno consentito subito
dopo la laurea di continuare
a frequentare la Facoltà, di
proseguire le mie ricerche e,
nello stesso tempo di iniziare ad insegnare agronomia ed estimo. Cominciai
così a far lezione alle superiori in quello stesso 1979,
prima al Pastori e poco dopo
anche al Tartaglia. Un’esperienza straordinaria che è
durata per dodici anni fino al
1992, quando ho scelto quasi per caso di provare il concorso da dirigente scola-
INTERVISTA
Da sinistra: il direttore della rivista
Bruno Bossini, il prof. Paolo Taddei,
nuovo preside dell’Istituto “Tartaglia”
e il prof. Fulvio Negri
stico. E l’ho vinto».
Ed è così che è diventato preside a
Brescia?
«Non immediatamente,
perché il primo anno mi è
stato assegnato un incarico
in un istituto a Codogno, ma
già dodici mesi dopo, nell’anno scolastico 1993/1994,
sono stato chiamato, neanche a farlo apposta, nuovamente al Pastori per sostituire il mitico prof. Stefano
Simonelli, una vera istituzione. Ed è proprio nella mia
vecchia scuola che sono rimasto fino a pochi mesi fa,
ovvero per ben 17 anni».
Si direbbe che il Pastori è stato a
buon diritto la sua vita. Ma se è così,
cosa l’ha spinta a cambiare?
«La decisione è maturata
negli ultimi anni, ovvero
quando ho realizzato che, da
studente, da professore o da
preside ero ormai alla soglia
dei 40 anni al Pastori e non
lontano ormai dalla pensione. Ed ho pensato che si
dovesse frapporre qualcosa
di diverso tra una vita intensa ed in qualche modo esaustiva di ogni spazio, passata interamente nello
stesso istituto, ed il momento conclusivo dell’uscita definitiva dal mondo
del lavoro e della scuola.
Non so, forse ho avuto paura
di chiudere tutto, traumaticamente, senza inserire,
nello scorrere tutta al Pastori
della mia esistenza, un’altra
esperienza egualmente intensa ma diversa, quasi un
volersi preparare gradualmente al distacco».
Non le chiederò se è contento della
sua scelta – per certi versi è troppo
presto e forse tutto sommato ingiusto
– ma sono convinto che già oggi può
dirci cosa ha trovato di diverso passando dal Pastori al Tartaglia. Ad esempio negli allievi.
«No negli studenti ed anche
nelle famiglie degli studenti
ho trovato molte similitudini
tra i due istituti. Al Pastori
molti sono, oggi come ieri,
non molto diversi da com’ero io quando mi sono iscritto
all’istituto di viale Bornata:
figli di gente che vive di agricoltura, abituata in famiglia
ai sacrifici, al contatto con la
terra e la natura, in cerca di
un futuro che migliori anche
l’azienda di casa. Ed al Tartaglia la situazione è simile:
giovani che scelgono un futuro da tecnici in settori
molto concreti – l’edilizia,
l’amministrazione di immobili, la gestione del territorio
– e che spesso hanno alle
spalle famiglie altrettanto
concrete e positive. Senza
voler fare sociologia a buon
mercato, mi pare prevalere
nei due istituti una tipologia
di famiglia e di studente dotata di buon senso, interessata ad una scuola seria, impegnativa e persino selettiva se serve a garantire un
futuro gratificante. Ed è proprio con queste famiglie e
questi ragazzi che io mi
sento a mio agio e mi trovo
perfettamente bene».
E le differenze invece? Magari riguardo al tipo di scuola?
«Beh, la differenza maggiore
sta forse nel fatto che alla direzione del Pastori era collegata pure la responsabilità
di un’azienda agricola di
tutto rispetto, una impresa
vera e propria di diritto privato con un fine formativo al
quale non può essere disgiunto quello di far quadrare i conti. E quando il fatturato è sui 100 mila euro all’anno e la responsabilità fi-
nale è del preside, le preoccupazioni non mancano.
Non voglio certo dire che la
direzione dell’azienda prevale sulla direzione della
scuola, neppure che questo
fardello fosse insopportabile (quante soddisfazioni
mi ha dato anche l’azienda agricola!), ma certamente
l’impegno deve esserci in
ogni stagione dell’anno ed è
gravoso. L’altra diversità è di
dimensioni: il Tartaglia non
ha l’azienda agricola ma in
compenso ha un maggior numero di studenti. Sono circa
800 quelli iscritti al diurno,
un centinaio al serale ed abbiamo persino le sezioni carcerarie, nelle quali coordiniamo e curiamo le materie
generali pure per i corsi del
Fortuny. C’è poi un’altra differenza che val la pena di
sottolineare, ovvero la straordinaria quantità di rapporti con l’esterno, di collaborazioni, di interfaccia con
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 7
INTERVISTA
Il prof. Paolo Taddei
il territorio e le più diverse
realtà associative e imprenditoriali che il Tartaglia
ormai storicamente vanta –
anche per l’ottimo lavoro di
chi mi ha preceduto – rispetto anche ad una scuola
comunque molto aperta
come il Pastori. Ecco: per
provare a tirar le somme di
queste similitudini e di
queste differenze tra le due
scuole, penso di poter dire
che al Pastori è forse più impegnativo il rapporto interno con l’onere dell’azienda agricola, mentre al
Tartaglia lo sono i rapporti esterni, quelli con le istituzioni, con gli enti, con i sodalizi di categoria con un’infinità di interlocutori. Peraltro, in un caso come nell’altro, sta proprio nelle due
specificità quel quid in più
che aggiunge qualche soddisfazione in più al lavoro
della formazione».
Fra i molti interlocutori c’è anche il
Collegio dei geometri…
«Sì ed in prima fila, giacché,
senza il rapporto stretto con
voi liberi professionisti ed il
sostegno continuo della vostra organizzazione professionale, non solo sarebbero
impossibili tante iniziative
che ci arricchiscono vicendevolmente, ma verrebbe a
mancare alla scuola quella
linfa vitale, quel contatto
con la realtà quotidiana
degli studi, degli enti e dei
cantieri che sola può ridurre
il tante volte deprecato distacco tra l’aula e la vita».
A questo punto – anche se forse era
già nelle cose non dette ma chiare di
questo stesso nostro incontro di oggi
8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
non è una novità bensì una
conferma, che è ferma intenzione del Tartaglia istituire
un Its, ovvero un Istituto tecnico superiore – annuale,
biennale o triennale si vedrà
– che contribuisca a completare l’iter formativo post diploma del professionista.
Non ci nascondiamo certo le
difficoltà normative e burocratiche che si frappongono
al perseguimento di questo
obiettivo, ma la nostra meta,
rilanciata proprio nella sede
del Comitato tecnico scientifico di qualche giorno fa,
resta questa».
– mi lasci prendere atto con soddisfazione che lei è intenzionato a proseguire nel lavoro che già era stato
avviato negli anni dal Collegio con il
prof. Negri…
«Proseguire e, dove possibile, intensificare, sia perché sono convinto che da
una parte la nostra scuola
possa essere uno strumento
decisivo per il futuro della
categoria e, dunque, della
società bresciana nel suo
complesso, sia perché i liberi professionisti possono
dare ancor più forza alla proposta formativa del Tartaglia, completarla ed adeguarla alle nuove sfide che il
mercato propone. Peraltro
voglio rimarcare che la collaborazione tra Collegio e Tartaglia non si è certo interrotta per il cambio del diri-
gente scolastico, ed anche in
quest’inizio d’anno abbiamo avuto più d’un incontro, l’ultimo qualche
giorno fa in sede di Comitato
tecnico scientifico per la
predisposizione dell’offerta
formativa post diploma e
non accademica».
Questo è un tema non solo di straordinaria attualità, ma pure di stringente interesse per la categoria, basti
dire che tra cinque anni chi uscirà dal
Tartaglia non avrà più il titolo di geometra e dovrà guadagnarselo con un
apposito iter formativo che noi del
Collegio non pensiamo possa essere
esclusivamente (e neppure principalmente) accademico ovvero universitario. Preside, può riassumerci
brevemente a che punto siamo su
questo delicato versante?
«Voglio dire subito, anche se
Però altri sono già partiti, in particolare in Lombardia sono già stati autorizzati sette Istituti tecnici superiori
che partiranno l’anno prossimo…
«No, non è così: è più corretto a questo punto dire
che sono stati autorizzati e
forse, ripeto forse, partiranno l’anno prossimo. Per
nessuno infatti sarà facile iniziare questo cammino,
visto soprattutto che dal Tesoro non ci sono notizie dell’atteso sblocco dei fondi. Inoltre ognuno dei progetti
autorizzati ha una specificità
locale che nulla ha a che vedere con la nostra necessità
di un percorso di alta specializzazione professionale
nell’ambito delle competenze di edilizia e gestione
responsabile e sostenibile
del territorio. Quindi, anche
se partissero tutti e 7 gli Its
lombardi previsti, noi con la
nostra iniziativa non rischieremmo certo di rompere le
uova nel paniere a qualcuno, ma solo di offrire una
opportunità nuova e necessaria per la nostra e le pro-
INTERVISTA
vince limitrofe».
La sensazione che si sia perso il treno
è dunque sbagliata?
«Non mi pare si possa porre
la questione in questi termini. Infatti non è possibile
improvvisare un percorso
formativo nuovo, un modulo
post diploma tarato sulle esigenze del territorio che va,
propria per questa ragione,
costruito con il concorso ed il
consenso di un numero non
piccolo di protagonisti, privati ed istituzionali, dagli
enti locali alle associazioni,
all’università. Pertanto il nostro realistico obiettivo oggi
è preparare rapidamente
ogni documento, ogni studio, ogni determinazione ufficiale da parte di tutti i necessari protagonisti, in
modo da essere pronti a
chiedere l’autorizzazione
non appena a livello nazionale saranno aperti i nuovi
bandi».
«Mi permetto di intervenire
anch’io, per concordare pienamente con il collega
Taddei – interviene l’ex preside Negri –. Il processo che
il Tartaglia ha cercato di costruire in questi anni non
puntava tanto a rincorrere
un treno (che, peraltro, con i
chiari di luna della finanza
nazionale, non si sa neppure
bene se è partito, parte o
partirà a breve), ma a costruire le basi solide per colmare una ormai evidentissima lacuna del nostro sistema formativo: ovvero la
creazione di quella che
molti già definiscono come
la gamba mancante della
formazione post diploma,
cioè un canale di formazione
superiore non universitario
bensì strettamente collegato al lavoro, alle esigenze
della società e del territorio».
È un tema ambizioso e sul quale peraltro si registrano da anni indicazioni divergenti, prima gli Ifts, ora gli
Its, prima le competenze regionali,
ora nuovamente un indirizzo statale…
«Esattamente – aggiunge il
prof. Negri – la confusione è
grande. Ma il fatto è che oggi
(ovvero dopo l’entrata in vigore della riforma Gelmini
della scuola secondaria,
dopo la scelta delle professioni di adeguarsi ai livelli di
formazione europei e di ammettere nei loro albi solo
professionisti con una formazione post diploma) la
scelta non è più rinviabile,
pena, da una parte, lasciare
generazioni intere senza
uno sbocco professionalmente credibile e, dall’altra,
impoverire la società delle
necessarie figure professionali tecniche».
Che fare allora?
«Occorre dare seguito – risponde ancora il professor
Negri – proprio a quello che
stiamo facendo (e vista la
proposta di collaborazione
che il Collegio mi ha confermato mi metto anch’io nel
novero di quanti sono impegnati in prima persona, accanto appunto al Collegio,
all’istituto Tartaglia ed al suo
nuovo preside ed a tutti i
protagonisti del Comitato
scientifico, dagli enti locali
all’Aib, ai costruttori). Si
tratta infatti di mettere le
basi solide, concrete, inattaccabili per poter approfittare di tutte le opportunità
che si potessero aprire a
tempi brevi. Magari partendo dalla positiva esperienza che al Tartaglia è stata
fatta con gli Ifts, varati dalle
Regioni alla fine degli anni
Novanta e poi variamente fi-
nanziati anche dall’Europa.
Ricordo che in quell’occasione, mettendoci ciascuno
tutto quello che potevamo,
abbiamo organizzato corsi
che hanno formato figure entrate immediatamente e
senza difficoltà nelle imprese bresciane. Occorrerà
essere pronti con tutte le deliberazioni delle istituzioni
coinvolte e con la disponibilità dei privati a svolgere un
ruolo specifico di concreto
sostegno».
Fuor di metafora, tutti i protagonisti
dovranno deliberare un’adesione
formale al progetto (che per gli enti
locali ad esempio non è una procedura né semplice né scontata) e
qualcuno, viste le casse vuote dello
Stato e della Regione, dovrà pure essere disposto a mettere mano al portafoglio. Si legge sui giornali che un
Its potrebbe costare dai 250 ai 300
mila euro all’anno, non è una cifra
da poco.
«La concretezza dei bresciani – replica ancora il prof.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 9
INTERVISTA
Negri – mi ha insegnato in
questi anni a fidarmi poco
delle cifre sparate sui giornali ed a verificare nel concreto spese e possibili economie. Dalla mia esperienza
con gli Ifts sono convinto che
i nuovi Its possano costareall’amministrazione molto
meno, sempre che i partners
pubblici e privati destinatari
dei profili professionali da
realizzare, concorrano con i
scuola, in particolare i geometri bresciani e la scuola
bresciana, che su questi
temi hanno sempre dimostrato una particolare sensibilità e una indubbia capacità progettuale, debbono
proporre a tutti i soggetti che
operano nel settore la creazione di una struttura comune, di un network capace
di dare risposta esauriente a
tutti i bisogni formativi».
sima, ma oggi pressoché monopolistica opzione universitaria, i nostri diplomati
debbono poter scegliere espansioni verticali non accademiche delle loro competenze, caratterizzate da profili certamente di alto spessore scientifico, tecnico e
professionale, ma anche
coerenti con l’impostazione
attenta ai processi induttivi e
alla metodologia concreta-
loro contributi culturali e si
assumano l’onere di ospitare e assistere nelle loro aziende i corsisti durante i
moduli pratico-operativi
previsti obbligatoriamente
dai progetti. Ma questi sono
discorsi che è giusto facciano il preside Taddei o il
presidente del Collegio
Platto. Io mi limito ad aggiungere che al di là del riuscire o meno a far partire a
breve un Its, i geometri e la
Pensa ad un appello, ad una dichiarazione pubblica, magari comune…
«No – dice ancora Negri –
penso più semplicemente
ad un convegno nazionale
che ponga al centro dell’attenzione di tutti proprio il
tema dell’alta formazione
tecnica come possibile altra
opzione nella prosecuzione
dell’itinerario di formazione
che molti ragazzi iniziano
negli Istituti tecnici. Oltre
alla tradizionale, validis-
mente esperienziale espressamente delineata dalla
riforma Gelmini per la nostra
scuola: segmenti più agili
con lo sguardo rivolto alla dimensione operativa come
naturale stimolo alla riflessione teorica. A questo tema
mi pare molto interessata la
cultura didattica della nostra
città (penso, ad esempio, ai
saggi del prof. Bertagna, ma
anche ai suoi articoli sul
Giornale di Brescia).
10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Il Ministro ha poi sottolineato opportunamente la
necessità che la scuola
cresca l’uomo prima dello
specialista e tuttavia l’opera
della preparazione professionale dello studente va
completata, magari anche
dopo il quinquennio nel suo
precipuo interesse ma
anche in quello generale.
Non è pensabile che l’università si faccia carico di
tutte le azioni necessarie a
tale scopo.
Non so cosa ne pensa il collega Taddei, ma credo sia
difficile non porsi e in maniera urgente questi problemi».
«Sono pienamente d’accordo – afferma a sua volta il
prof. Taddei – ed aggiungo
solo che tutti questi ragionamenti ci stanno portando
alla determinazione forte di
lavorare per il futuro Its e,
nello stesso tempo, a porre
le basi per organizzare, non
appena si aprirà uno spiraglio di finanziamento, magari ancora sul versante europeo, un Ifts di un anno
dopo il diploma che, ad esempio, possa valere come
praticantato. Sarebbe a
questo proposito molto significativo che il Collegio e
gli organi nazionali dei geometri si spendessero per
privilegiare gli Its e gli Ifts
quali occasioni valide di praticantato».
E il nostro Consiglio nazionale, il nostro Collegio cosa risponde a questa
sollecitazione? Cosa ne dici tu caro
presidente?
«Noi ci sentiamo impegnati
in prima linea e siamo al
fianco del preside prof.
INTERVISTA
Taddei come lo siamo stati
del professor Negri – risponde immediatamente il
presidente Platto, che ha assistito a tutta l’intervista –.
Innanzitutto c’è l’indirizzo
chiaro del Consiglio nazionale e del nostro presidente
nazionale Fausto Savoldi
che ha stabilito la necessità,
per un geometra che voglia iscriversi al nostro Albo, di
completare la sua formazione con un percorso post
diploma, con anni di praticantato oppure con corsi universitari (le cosiddette
lauree brevi) o di alta specializzazione professionale
svolti negli istituti superiori.
Su questi temi non abbiamo
tentennamenti: ci interessa
una formazione reale, non
solo accademica, concreta e
il più possibile vicina all’effettiva operatività che il
mercato richiede. Non è un
caso se praticamente ogni
giorno nella nostra sede ci
sono corsi ed incontri di approfondimento e qualificazione. Per noi la formazione
permanente è una scelta irreversibile e – al di là della
predisposizione, della condivisione e, se servirà, pure
del finanziamento dell’iter
post diploma per i giovani –
al Tartaglia chiediamo un
rapporto continuo. Ovvero
non tanto l’ospitalità comunque importante dei nostri convegni, ma anche la
possibilità di incontrare i ragazzi per parlare della nostra professione negli anni
prima del diploma e di avere
in cambio opportunità di apprendimento nuovamente a
scuola anche per le generazioni di colleghi che sono già
da tempo nella professione
ed hanno la necessità di tenersi aggiornati».
Noi geometri siamo dunque pronti
alla massima collaborazione?
«Certamente – sostiene
Platto – e non da oggi. Inoltre
come categoria siamo pienamente favorevoli agli Its e ad
ogni ipotesi di formazione
post diploma che possa
anche valere come pratican-
nella nostra sede. Ed i risultati finali non sono comunque soddisfacenti. L’impressione generale in definitiva è che la scuola stia dando
meno di quanto dovrebbe,
manchi appunto l’iter post
diploma e si debba guardare
dentro pure al praticantato:
sarebbe proprio la miglior
occasione per affrontare una
volta per tutte un nodo e cercare di scioglierlo».
tato, a patto che non sia esclusivamente accademica,
ma sappia offrire occasioni
d’esperienza reale, nel cantiere o nello studio. D’altra
parte vediamo tutti gli anni
che spesso i nostri ragazzi
non hanno l’opportunità,
neppure durante il praticantato, di apprendere i rudimenti della professione e
siamo costretti ad effettuare
corsi di preparazione alla
prova di Stato proprio qui
È esattamente quanto ci ha detto
altre volte il prof. Negri sulla mutazione della scuola italiana in questi
anni…
«Sì, ma con la libertà che contraddistingue il nostro rapporto permettetemi di aggiungere qualcosa – interviene Negri –. L’ho detto
tante volte, ma giova ripeterlo: la scuola superiore italiana è oggi chiamata a svolgere un ruolo assai più gravoso che nei decenni pas-
sati. Inutile nasconderselo:
dobbiamo surrogare compiti
educativi un tempo appannaggio quasi esclusivo della
famiglia e di altri agenti sociali che oggi, per mille oggettivi motivi, non sono più
nella condizione di assolverli con la stessa intensità.
C’è inoltre da combattere
con modelli diseducativi che
i media propongono ai giovani a getto continuo; dobbiamo infine tenere
il passo con una società che si muove ad
un ritmo molto più
veloce anche solo di
dieci, vent’anni fa. Il
risultato ovvio è che
mentre ci dedichiamo a formare un po’
di più le persone e il
cittadino, certamente licenziamo geometri meno attrezzati al lavoro rispetto
ad un tempo. Anche
perché oggi, comunque, quanto si insegna in termini di
tecnica, rischia di essere obsoleto tra uno
o due anni, forse è
meglio che il ragazzo
sia pronto ad incrementare costantemente le sue competenze e
sappia come e dove cercare
le informazioni e gli aggiornamenti necessari a stare al
passo con l’innovazione. C’è
comunque da aggiungere già
oggi un quid di formazione
tecnica in ogni spazio possibile del quinquennio ordinamentale.
Al Tartaglia si cerca di farlo,
ad esempio, al pomeriggio,
spesso con l’intervento di
vostri colleghi su temi speciIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 11
INTERVISTA
fici come il catasto o la sicurezza. Abbiamo inoltre provato a sfruttare pure l’estate
o il sabato con le uscite o gli
stage in azienda, anche se a
questo proposito devo rimarcare una certa diversità
nelle risposte delle aziende
bresciane rispetto alla richiesta di aprire le loro porte
agli studenti».
Si potrebbe forse dire lo stesso anche
di tanti nostri studi professionali,
anche se a giustificazione dei colleghi
dico che il lavoro oggi è talmente frenetico che trovare lo spazio per la didattica diventa un’impresa.
«Non dico che sia semplice,
ma l’imprenditore che chiede di poter contare domani
su un tecnico diplomato e
capace non solo di snocciolare qualche formuletta ma
di lavorare in azienda, potrebbe accogliere e seguire,
tramite figure di tutoraggio,
gli studenti impegnati nelle
sue aziende nell’alternanza
studio-lavoro, oppure potrebbe guidare stage di
gruppo che permettano ai
ragazzi di imparare a lavorare in equipe, requisito assolutamente necessario a
sentire le associazioni di categoria. Insomma, dobbiamo tutti poter fare di più,
certamente la scuola, ma
anche le imprese; in questo
modo si colmerebbero le distanze fra i due mondi e soprattutto si fornirebbero ai
ragazzi motivazioni supplementari, col mostrare loro il
senso finale dell’impegno
che viene richiesto in aula».
Vedo che il prof. Taddei annuisce e
non sto a chiedergli altro su questo
tema. Semmai sono curioso di sapere
12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
se questo progetto di Its a Brescia,
che coinvolge nel Comitato scientifico
anche l’Università, non veda proprio
l’ateneo in una posizione di potenziale conflitto di interessi. Mi spiego:
non è che con la crisi delle iscrizioni
della quale si legge in questi giorni e
con le necessità di bilancio di ogni facoltà, l’Università abbia l’interesse a
convogliare su di sé tutta la domanda
di formazione post diploma senza
promuovere altri canali potenzialmente concorrenziali?
successi. In pratica l’Università si trova intasata di studenti del primo anno o di
fuori corso, e così non può
dedicare le sue strutture a
chi più proficuamente potrebbe utilizzarle, ovvero
quegli studenti che possono
puntare a seguire l’iter accademico in tempi ragionevoli
dall’inizio alla fine. Inoltre,
nel contempo, la società si
trova senza quelle figure tec-
vorevole alla distribuzione
del “Geometra bresciano”
nelle classi maggiori del mio
istituto, sono favorevole a
che i ragazzi collaborino alla
rivista come mi ha chiesto il
direttore, estenderò ai ragazzi gli inviti ai vostri convegni, in una parola troverete sempre la porta aperta
del mio ufficio per promuovere nuove occasioni di incontro e di frequentazione,
«Non credo – risponde il
prof. Taddei trovando l’immediato sostegno del prof.
Negri – il punto infatti è un
altro. L’Università ha sì l’interesse ad avere un maggior
numero di iscritti, ma pure a
mantenerli negli anni, mentre l’assenza di un’alta formazione professionale non
accademica fa sì che sia altissimo il numero degli abbandoni al primo anno, che sia ugualmente alto il numero
delle dispersioni e degli in-
niche decisive senza le quali
nessun cantiere, nessuno
studio, nessuna azienda può
procedere. E proprio perché
è quest’ultima l’emergenza
maggiore alla quale tutti
dobbiamo guardare, che io
ed il Tartaglia riteniamo indispensabile proseguire la collaborazione con il Collegio
per riuscire a moltiplicare
quelle occasioni di incontro
e di confronto, anche attraverso la rivista, tra i ragazzi
ed i professionisti. Sono fa-
oltre naturalmente al lavoro,
del quale vi sono grato tanto
nel Comitato scientifico
come nell’affiancamento dei
docenti durante le ore pomeridiane di approfondimento. Non ho preclusioni di
sorta, anche perché sono
convinto che pure il solo conoscersi spesso basta a superare gap e diffidenze altrimenti insormontabili».
❑
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Le modifiche alle direttive sulla
pratica professionale presentate
all’Assemblea dei Presidenti
D
urante la VII Assemblea dei Presidenti tenutasi a
Roma il 24 e il 25 gennaio
scorsi, tra gli altri argomenti
esaminati, alla voce “Formazione scolastica”, sono state
apportate modifiche alle direttive sulla pratica professionale: in particolare:
Titolo 1 - “Norme generali Ambito di applicazione” –
Articolo 1, “Iscrizione nel Registro dei praticanti”, al paragrafo 3 “Requisiti minimi
per l’accesso al registro dei
praticanti”, punto a) leggasi:
«Possesso deldiploma del
corso di studi di geometra,
ovvero il diploma di istruzione tecnica - indirizzo costruzioni, ambiente e territorio».
Punto c) leggasi: «Possesso
del diploma del corso di
studi di geometra ovvero diploma di istruzione tecnica
di cui al punto a) con frequenza dei corsi di istruzione Tecnica Superiore di
cui al DPCM 25 gennaio 2008
con riferimento alle seguenti aree tecnologiche: 1.
efficienza energetica; 2. mobilità sostenibile; 3. nuove
tecnologie per il made in Italy; 4. tecnologie innovative per i beni e le attività
culturali; 5. altre, aree tecnologiche correlate con le attività professionali del geometra».
Titolo II - “Accesso all’esame
di Stato - Legge n. 75/1985,
Dpr n. 328/2001 e DPCM 25
gennaio 2008”
Articolo 8 “Percorsi formativi
di accesso” al punto è stata aggiunta la seguente frase: «Qualora tali corsi risultassero di
durata inferiore ai 4 semestri
14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
dovranno essere integrati
con un anno di tirocinio».
Al punto f: «chi abbia frequentato con esito positivo
corsi di istruzione tecnica
superiore della durata di almeno un biennio, secondo il
DPCM 25 gennaio 2008 e successive integrazioni e/o modificazioni, compresi nelle
aree tecnologiche, efficienza energetica, mobilità
sostenibile, nuove tecnologie per il made in Italy e
tecnologie innovative per i
beni e le attività culturali,
altre aree tecnologiche correlate con le attività professionali del geometra».
Titolo III - Capo 1 “Praticantato presso studi professionali e studi associati”, all’articolo 9 “Svolgimento del
periodo di praticantato”, al
punto 6. «La pratica biennale è incompatibile con
rapporti di lavoro subordinato a tempo pieno o parziale, qualora non risulti di-
mostrato che la pratica
stessa possa avvenire al di
fuori dell’orario di lavoro,
senza pregiudizio per la sua
effettività e continuità».
Al punto 7. «È facoltà del
tutor corrispondere un compenso al praticante, comprensivo di rimborso spese,
da definirsi prima dell’inizio
della pratica a mezzo di apposita convenzione».
Al punto 8. «La corresponsione del compenso, di cui
al comma 7, obbliga il praticante all’iscrizione alla
Cassa di Previdenza Geometri e Geometri Laureati
ed il tutor all’apertura della
relativa posizione INAIL».
Articolo 10 “Libretto della
pratica”, al punto 3. «Il “Libretto della pratica” deve
essere esibito alla segreteria del Collegio per la regolare vidimazione e le opportune verifiche ogni sei
mesi, nonché al termine del
praticantato, con l’attesta-
zione del tutor, circa la veridicità delle indicazioni ivi
contenute».
Al punto 4. «Il “Libretto della
pratica” (documento dimostrativo
della regolare e compiuta pratica),
deve essere allegato alla domanda di ammissione all’esame per il suo inserimento
nel fscicolo personale del
praticante».
Capo 2 “Attività equipollenti
al periodo di pratica”
Art. 17 “Esperienze formative”, al punto 1. «Il praticante è tenuto a frequentare
almeno 2 corsi di formazione
per un totale minimo di 120
ore: •obbligatorio sulla progettazione edilizia e rendimento energetico (con esclusione di chi dimostra di
aver sostenuto esami universitari o corsi con programmi equipollenti a quelli
tenuti dal Collegio); • a
scelta del praticante fra i
corsi che il Collegio organizza in base ai moduli indicati nella tabella A,
per i quali è previsto il
corrispondente livello di “competenza”».
Titolo IV “Svolgimento di attività tecnica subordinata”, Articolo 19 “Modalità”,
al punto 6. «Può essere sostitutiva dell’attività tecnica subordinata quella
svolta dal geometra
nell’impresa di cui
egli stesso è titolare,
socio o amministratore con funzioni operative, da comprovare
ai sensi di legge».
❑
DALLA CASSA
Simonetta Vescovi
C
ome avevamo anticipato nell’articolo di pagina 18
del n. 6/2010 del “Geometra
bresciano”, nel comitato dei
delegati del Cipag del novembre scorso, sono state
introdotte alcune modifiche
allo Statuto e ai Regolamenti
della Cassa, in particolare:
Regolamento
sulla contribuzione
Art 7 – Si è introdotta la riscossione dei contributi minimi in quattro rate, per cui
oltre alle scadenze note, si
avranno le date del 15 ottobre e del 15 dicembre;
questo consentirà delle rate
più snelle, che soprattutto in
questo periodo economico
di scarsa liquidità agevoleranno l’iscritto nel versamento.
Art. 36 bis – è riscattabile il
periodo legale dei corsi universitari di laurea o equiparati, utile ai fini dell’ammissione all’esame di Stato per
l’esercizio della professione
di geometra; sono analogamente riscattabili, il periodo
del servizio militare o servizio civile. Detti periodi
posso essere riscattati ai fini
della pensione di vecchiaia
o di anzianità, purché non
siano stati richiesti e riconosciuti presso altri enti previdenziali e non possono essere coincidenti, con altri
periodi considerati nell’anzianità assicurativa, posseduta presso taluna delle gestioni previdenziali obbligatorie. Il riscatto avviene tramite versamento di un onere pari, per ciascun anno,
alla riserva matematica.
Questa modifica permetterà
16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Ritocchi allo Statuto anche
per la previdenza integrativa
il recupero di anni che, in taluni casi non rientravano in
nessuna gestione previdenziale, agevolando l’iscritto
sia al momento dell’esame
di Stato, sia per il raggiungimento dei requisiti ai fini
pensionistici.
Statuto
Art. 2 ed art. 12 sono stati integrati con lievi modifiche,
per permettere alla Cassa la
gestione della previdenza
complementare; queste
modifiche sono state introdotte al solo fine di poter
ampliare le competenze del
Cipag, permettendo in futuro di considerare anche
altre forme previdenziali
per gli iscritti. A seguito dei
risultati sul questionario inoltrato nel mesi scorsi, relativo alla previdenza complementare, la Cassa provvederà ad approfondire l’argomento, considerando le
esigenze che saranno emerse dagli iscritti.
Facciamo notare che le varianti introdotte saranno efficaci solo dopo l’approvazione degli organi di controllo dello Stato; sicuramente apriranno nuove possibilità sia agli iscritti, sia alla
Cassa per poter operare al
meglio.
Mod. 17 anno 2011
A partire da quest’anno,
grazie alla convenzione tra la
Cipag e l’Agenzia delle Entrate, sarà possibile per i nostri colleghi determinare i
contributi alla Cassa all’interno del Modello Unico, adempiendo così agli obblighi previdenziali con il
solo adempimento fiscale.
Non sarà più necessario fare
una seconda dichiarazione
attraverso il Modello 17 ma
ogni professionista potrà
compilare la nuova sezione
per gli iscritti alla Cipag inserita nel quadro RR, dedicato ai contribuenti previdenziali, del Modello Unico
2011.
Q
uesta innovazione non solo consentirà uno snellimento dei tempi e una riduzione del rischio di sanzioni
a causa di errori nella compilazione, attendibili con due
dichiarazioni diverse, ma
apporterà tre importanti
vantaggi per gli iscritti:
– il primo riguarda la compensazione debiti-crediti
che, già utilizzata per i pa-
gamenti con il Modello
F24, si estenderà anche ai
debiti contributivi verso
Cipag, che potranno essere compensati con eventuali crediti verso gli altri
enti impositori (Iva, Irpef,
etc.);
– il secondo, non meno importante, prevede la rateizzazione dei pagamenti
possibile fino ad un massimo di sei rate rispetto
alle due previste con il Modello 17, acquisendo così
le stesse modalità e scadenze di quelle fiscali;
– il terzo vantaggio è rappresentato dalla riduzione al
4% del tasso annuo di interesse per le rate rispetto al
precedente 6%.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Da “Il triangolo” n. 3/2010
I
l 5 maggio 2010 sono
state approvate dai
Ministeri vigilanti le
modifiche regolamentari adottate dal Comitato dei Delegati nella riunione del 24
novembre 2009, che hanno
vigenza dal 1° gennaio 2010.
Non vi è dubbio che la novità più rilevante è rappresentata dall’innalzamento –
da 65 a 67 anni dell’età pensionabile – ai fini del riconoscimento della pensione di
vecchiaia retributiva ai sensi
degli articoli 2, comma 1 e
34, commi 5 e 6 del Regolamento di Previdenza.
L’innalzamento è disposto in
modo graduale, sei mesi ogni
anno, a partire dal 2010 (con
la previsione di 65 anni e 6
mesi) per arrivare a regime
nel 2013 (con l’età di 67 anni).
Rettifiche ai regolamenti
riguardanti
la pensione di vecchiaia
Le modifiche approvate
contemplano, altresì, la facoltà di accede comunque al
trattamento di vecchiaia al
compimento dei 65 anni di
età per coloro che siano in
possesso dell’anzianità contributiva minima prevista
dalle norme regolamentari
(32 anni nel 2010, 33 nel
biennio 2011/2012, 34 nel
2013/2014 e 35 a regime dal
2015). In tali casi il trattamento è liquidato con il sistema misto e cioè con il criterio di calcolo retributivo
relativamente all’anzianità
contributiva maturata fino al
31 dicembre 2009 e con il criterio di calcolo contributivo
di cui alla legge n. 335/95 per
le annualità successive al
2010 e fino al perfezionamento del 65° anno di età.
Esempio 1
Effetti innalzamento età
Il geometra nato il 22 febbraio
1945 e iscritto alla Cassa dal
1979, ha compiuto 65 anni di età
il 22 febbraio 2010 e vanta
un’anzianità assicurativa complessiva di 32 anni e 2 mesi.
Potrà quindi accedere, con decorrenza 1 marzo 2010, alla pensione di vecchiaia:
a) con calcolo misto (fino al 31
dicembre 2009 - 32 anni con calcolo retributivo e dal 1 gennaio
2010 - 2 mesi con calcolo contributivo), oppure
b) attendere di compiere 65 e 6
mesi il 22 agosto 2010 e accedere alla pensione di vecchiaia
retributiva con decorrenza 1 settembre 2010 e con un’anzianità
complessiva di 32 anni e 8 mesi.
Un’assoluta novità è poi rappresentata dalla modifica
recata dall’articolo 33,
commi 1 e 1bis del Regola-
mento di Previdenza che
consente:
a coloro che al compimento
dell’età pensionabile, pur
vantando un periodo iscrittivo di 32 o più anni (anzianità
utile ex artt. 2 e 34) non abbiano provveduto al pagamento integrale della contribuzione dovuta di optare per
la pensione calcolata con il
sistema contributivo. Fermo
restando in tali casi il recupero anche coattivo da parte
dell’Ente della contribuzione non prescritta, la modifica in discussione introduce
la possibilità, per tali soggetti, di ottenere subito, pur
in presenza di morosità, la liquidazione della pensione
calcolata con il sistema contributivo sulla base dei soli
contributi regolari.
L’
opzione per la liquidazione del
trattamento contributivo è però irrevocabile
e irreversibile e, quindi, laddove successivamente intervenga il pagamento o il
recupero della contribuzione mancante, il trattamento sarà riliquidato, a domanda, sempre con criterio
di calcolo contributivo, a far
data dal 1° giorno del mese
successivo a quello dell’intervenuto versamento.
Esempio 2
Opzione per pensione
contributiva in presenza
di morosità
Il geometra nato il 22 febbraio
1945 e iscritto alla Cassa dal
1979, alla data del compimento
dei 65 anni e sei mesi - il 22 agosto 2010 - ha irregolarità contributive non prescritte per 5 annualità: a fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo
18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
DALLA CASSA
di anni 32 e 8 mesi, ne ha regolari solo 27 e 8 mesi.
Il geometra quindi:
a) o regolarizza le annualità
mancanti;
b) oppure potrà optare per la
pensione contributiva che verrà
liquidata sulla base dei soli contributi riferiti alle annualità regolari.
La scelta è irrevocabile e la
Cassa provvederà comunque al
recupero coattivo della contribuzione non prescritta.
A fronte di tali incisive novità
regolamentari e al fine di armonizzare il sistema previdenziale, la Cassa provvederà alla liquidazione in via
provvisoria della pensione
di vecchiaia retributiva in
tutte le ipotesi in cui il pensionando sia in possesso dei
requisiti minimi per l’accesso al trattamento: età
pensionabile e anzianità
contributiva minima (32 anni
nel 2010), per la quale siano
stati correttamente versati i
contributi obbligatori, seppure in presenza di un arco
assicurativo maggiore (ad
es. 36 anni) non coperto dal
versamento integrale della
contribuzione e quindi con
morosità anche non continuative nell’arco iscrittivo
complessivo.
Liquidata in via provvisoria
la pensione, ove intervenga
il versamento o il recupero
della contribuzione per gli
anni mancanti, si procederà
alla riliquidazione del trattamento con il sistema retributivo con decorrenza dal 1°
giorno del mese successivo
alla data della regolarizzazione.
Esempio 3
Liquidazione
provvisoria vecchiaia
retributiva
Il geometra nato il 22 febbraio
1945 e iscritto alla Cassa dal
1974, alla data del compimento
dei 65 anni e 6 mesi - il 22 agosto
2010 - ha irregolarità retributive
non prescritte per 4 annualità: a
fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo di anni 37
e 8 mesi, ne ha regolari solo 33
e 8 mesi.
La pensione del geometra verrà
liquidata con calcolo retributivo
in via provvisoria, tenedo conto
delle sole annualità regolari,
salvo procedere alla riliquidazione sempre con il sistema retributivo dal momento della regolarizzazione.
La Cassa provvederà comunque
al recupero coattivo della contribuzione non prescritta.
Stesso principio troverà applicazione anche per le pensioni contributive ordinarie,
per le quali le citate modifiche regolamentari hanno
disposto in via generale
l’abbassamento dell’anzianità contributiva utile per la
liquidazione della pensione
da 10 a 5 anni.
N
elle ipotesi in cui
al raggiungimento
dei 65 anni di età
risulti un periodo assicutaivo superiore a 5 anni di
anzianità non coperto integralmente dalla contribuzione (ad es. 12 anni di anzianità contributiva di cui regolari solo 6) si procederà
alla liquidazione provvisoria del trattamento contributivo con le sole annualità
regolari, salvo il successivo
ricalcolo (ovviamente sempre contributivo) una volta
intervenuta la regolarizzazione con decorrenza dal
primo giorno del mese successivo alla detta regolarizzazione.
Esempio 4
Liquidazione provvisoria
vecchiaia contributiva
Il geometra nato il 22 febbraio
1945 e iscritto alla Cassa dal
1998, alla data del compimento
dei 65 anni - il 22 febbraio 2010
- ha irregolarità contributive non
prescritte per 5 annualità: a
fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo di anni 12
e 2 mesi, ne ha regolari solo 7.
La pensione del geometra verrà
liquidata con calcolo contributivo in via provvisoria tenendo
conto delle sole annualità regolari salvo procedere alla riliquidazione sempre con il sistema
contributivo dal momento della
regolarizzazione.
La Cassa provvederà comunque
al recupero coattivo della contribuzione non prescritta.
L’istituto della liquidazione
provvisoria troverà analogamente applicazione anche
ai trattamenti di invalidità e
di inabilità.
Rimangono immutati i principi dettati dalla delibera di
Giuta esecutiva n. 81/2008 in
caso di irregolarità contributiva, le cui previsioni troveranno applicazione ogni
qual volta la situazione contributiva del pensionando
non dia luogo ad una liquidazione in via provvisoria
della pensione e cioè in
tutte le ipotesi in cui il pensionando non sia in possesso dei requisiti minimi richiesti dal regolamento per
la liquidazione del trattamento richiesto.
Per quel che riguarda la liquidazione provvisoria, la
stessa non può applicarsi
alle pensioni in totalizzazione, atteso che detto istituto – secono quanto espressamente recato dall’art. 1 del Dlgs n. 42/2006 –
«è ammesso a condizione
che riguardi tutti e per intero
i periodi assicurativi» e non
può quindi riguardare periodi parziali.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 19
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Da CorrierEconomia
I
l mattone ha battuto
Borsa e Btp negli ultimi otto anni. A Roma
la locazione e l’aumento dei
prezzi hanno fruttato più
dell’8% l’anno dal 2002 a
oggi. A milano il rendimento
ha superato il 5%. E l’arrivo
della cedolare secca sugli affitti potrebbe rilanciare l’investimento immobiliare,
sempre molto amato dagli italiani. Ma il Fisco, che si alleggerisce da una parte, potrebbe essere in agguato da
un’altra. Con il ritorno delle
tasse locali. O la minacciata
(ma improbabile) patrimoniale.
Le violente oscillazioni di
Borsa, il passo sicuro dei
Btp, un’inflazione tutto sommato tranquilla, la solidità
del mattone. Il grafico che
pubblichiamo a lato mette a
confronto il rendimento di
un ipotetico investitore che
avesse investito 100 euro
nel 2002 comprando una
casa in una grande città, rispetto ad altri risparmiatori
che, invece, avessero preferito puntare su azioni o Btp.
Otto anni dopo, la durata dei
contratti di locazione, si può
vedere che, tenendo conto
dei canoni affittati e, soprattutto della rivalutazione dei
prezzi, il mattone esce vincente.
Per le varie forme d’investimento è stato è stato considerato il total return, cioè si
è tenuto conto sia dei frutti
periodici, sia della liquidazione del capitale investito
ai valori del 2010 o di rimborso. Come si può vedere
se la supremazia degli immobili sui Btp e sull’inflazione è stata schiacciante, la
20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Il mattone come bene rifugio
Attenzione alle nuove tasse
sfida con la Borsa è stata appassionante. Dal 2002 al
2006 l’investimento in azioni
avrebbe reso di più. Nel
2006, ad esempio, il valore
dell’investimento iniziale
era quasi raddoppiato. Poi
però la grande crisi lo ha riportato indietro al 2002, facendolo precipitare a quota
126,4 contro il livello 180 del
mattone. La conclusione?
Nessun investimento è perfetto. L’importante è cavalcare il ciclo.
❑
196,2
Case grandi città
187,9
180,1
Inflazione
Titoli di Stato
176,9
175
176,2
169,7
Borsa
161,2
155,8
150
138,7
141,6
129,7
118,2
116,2
112,2
103,4
130,7
126,4
122,2
127,6
126,4
114,3
110,6
116,2
106,9
106,3
100
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Fonte: elaborazione CorriereEconomia su dati Nomisma, Banca Intesa, Istat e Banca Italia
Prezzi delle case nelle principali città
AREE DI PREGIO
CENTRO
SEMICENTRO
PERIFERIA
Hinterland
min
max
min
max
min
max
min
max
min
max
TORINO
3.700
5.400
3.500
4.500
2.300
2.800
1.500
2.000
1.900
2.300
MILANO
8.700
13.000
6.600
11.500
3.800
4.500
2.700
3.300
1.900
3.800
GENOVA
5.000
7.000
4.10
6.000
2.800
3.500
1.800
2.500
2.300
4.400
VENEZIA
11.000
15.000
6.300
8.400
4.500
5.800
3.300
4.200
2.200
3.300
BOLOGNA
5.500
6.300
4.100
5.000
3.200
3.900
2.200
2.900
2.200
3.100
FIRENZE
7.500
12.000
4.900
6.500
3.500
4.600
2.300
3.200
2.300
3.500
ROMA
9.000
14.000
8.000
10.000
4.500
5.500
2.300
3.400
2.100
4.100
NAPOLI
6.300
9.000
3.800
5.100
2.700
3.200
1.700
2.100
1.900
2.400
BARI
4.000
5.600
3.300
4.500
2.500
2.900
1.600
2.300
2.300
2.900
PALERMO
3.000
3.500
2.400
2.800
2.000
2.300
1.200
1.400
1.400
1.700
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
In ricordo di quattro colleghi
esempi di professionalità
per i giovani geometri
I
naspettatamente e repentinamente ci ha lasciati Tarcisio Campana, già Consultore, ma poi
per alcuni mandati Consigliere del nostro Collegio
con oltre 60 anni di iscrizione
all’Albo. Sapevamo delle
sue non buone condizioni di
salute, peggiorate ultimamente, ma nessuno pensava
che così rapidamente avrebbe lasciato il suo lavoro
e con esso quell’attività per
il Collegio alla quale teneva
tanto. Tarcisio è semre stato
pronto ad offrire la sua espe-
rienza in campo legislativo e
normativo, a rappresentare
le esigenze territoriali dei
“suoi” iscritti del comparto
di Chiari nella strenua e mai
venuta meno difesa delle
prerogative e delle competenze della categoria.
Anche in considerazione
dell’età avanzata (solo negli
ultimi decenni della sua professione era entrato in consiglio) il suo costante dinamismo e la caparbietà che
metteva al servizio delle sue
idee (per le quali era pronto
a battersi fino in fondo senza
Tarcisio Campana
22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
compromessi) avevano quasi dell’incredibile, visto che
non sempre era in grado di
ottenere i risultati che si era
prefissati.
Era anche questo il segno
dell’amore che portava alla
sua professione, nella quale
si era molto giovane cimentato (erano gli anni del secondo dopoguerra) consolidando poi la sua professionalità soprattutto con gli innumerevoli incarichi presso
le amministrazioni con le
quali collaborava come progettista e poi soprattutto
come consulente urbanistico.
Ma in questi ultimi mesi, non
possiamo dimenticarlo, altri
tre colleghi anziani sono
purtroppo mancati: Antonio
Donati di Brescia, Mario Agostini di Chiari e Giovanni
Camadini di Cedegolo.
A vario livello e a vario titolo,
in special modo i primi due,
durante la loro prolungata
attività professionale,
hanno avuto modo di offrire
il loro disinteresato impegno alla categoria dei
geometri bresciani. In parti-
Antonio Donati
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Mario Agostini
colare Antonio Donati può
essere considerato fra i “fondatori” del nostro Collegio
sin dai tempi di Via Grazie
(la sua iscrizione risale al
1945) con la sua esperienza
rivolta essenzialmente al
tema delle competenze avendo a lungo fatto parte
dell’omonima commissione. Iscritto al Collegio da
ben 61 anni era un uomo, il
nostro Antonio, di riferimento, al quale si poteva
chiedere consiglio; lui che si
era sempre molto interessato dell’attività dei giovani
con passione e generosità.
Mario Agostini, fratello dell’ex sindaco di Nave Luigi,
geometra pure lui, ha svolto
la sua attività polivalente rivolta sprattutto alla progettazione civile e industriale a
Chiari dove è stato molto apprezzato anche per la sue
doti umane e professionali.
Per il Collegio di Brescia (del
quale ha ricoperto negli anni
Ottanta il ruolo di consigliere) ha avuto modo di rappresentare le istanze professionali degli iscritti del
suo comparto.
Giovanni Camadini, proveniente da una delle famiglie
più conosciute della Valla
Camonica, fratello del Presidente del Centro Paolo VI.
Anch’egli progettista poliva-
Giovanni Camadini
lente per molti anni ha espresso la sua professionalità come presidente del
Consorzio del Medio Chiese
(il più importante fra i consorzi irrigui della Bassa bresciana). Nella sua attività ha
ben rappresentato la nostra
categoria in un mondo come
quello agricolo che costituisce ancora una entità rilevante dell’economia bresciana.
Quattro geometri, quattro
professionalità che se ne
vanno lasciando una cospicua esperienza di lavoro
che alimenterà, come è
sempre avvenuto per la nostra categoria, quel patri-
monio professionale da
mettere a disposizione dei
nuovi geometri. Un doveroso ricordo di conforto non
può mancare per i familiari e
per tutti coloro che hanno
condiviso con questi nostri
colleghi i momenti salienti
della loro vita anche professionale come sempre avviene con tutti i momenti di
gioia e di dolore che da essa
scaturiscono.
B.B.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 25
DAL COLLEGIO
Stefano Fracascio
S
i continua a riscontrare la ormai nota
posizione di un’associazione di categoria legata al mondo dei prefabbricati di difficile gestione in
merito alla certificazione antincendio della resistenza al
fuoco delle strutture prodotte dalle aziende ad essa
iscritte.
In particolare, alla luce delle
modifiche alla modulistica
di prevenzione incendi di
cui alla Circolare del Ministero dell’Interno 24 aprile
2008 è stato deciso di “scari-
26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Un’idea sulla certificazione
di resistenza al fuoco
delle strutture prefabbricate
care” il problema della certificazione sul professionista
che coordina la prevenzione
incendi che dovrebbe, a loro
dire, firmare il cosiddetto
mod. Cert.Rei 2008. Ciò
anche relativamente a strutture interamente progettate
prodotte e montate in opera
dalla ditta medesima. È superfluo far notare che detto
professionista non ha calcolato nulla e spesso non ha
compiti di D.L.
In sede di Commissione Sicurezza della Consulta Regionale degli Ordini degli in-
gegneri (C.R.O.I.L.) si è deciso di proporre ai vari Ordini della Lombardia di sensibilizzare gli iscritti a proporre ai clienti di porre
molta attenzione alle clausole di contratto con le ditte
di prefabbricati.«Al termine
dei lavori e prima del collaudo statico strutturale
dovrà essere prodotta dalla
ditta la documentazione di
cui al D.M. 4/05/2008 prot.
P515/4101 sott. 72/E.6. In
particolare, un professionista abilitato da Voi incaricato, sia esso interno o e-
sterno alla ditta, iscritto
negli elenche del Ministero
degli Interni ex legge818/84,
dovrà certificare la resistenza al fuoco delle strutture portanti e/o separanti
sul mod. Cert.Rei. 2008 completo di idonei allegati grafici».In tal modo non nasceranno contenziosi al termine
dei lavori, quando é necessario procedere alla richiesta del Certificato di
Prevenzione Incendi.
❑
LEGISLAZIONE
A cura di
Antonio Gnecchi
Il nuovo costo di costruzione
per gli edifici residenziali
dal 2011 in Lombardia
Costo di costruzione
(art. 16, comma 9, Dpr n. 380
del 2001, art. 48, commi 1 e 2,
Legge regionale n. 12 del
2005)
stata fatta una prima individuazione in Lire 482.300 al
metro quadro con la deliberazione della Giunta regionale n. 53844 del 31 maggio
1994 (pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione
Lombardia, 5° supplemento
straordinario del 24 giugno
1994). Successivamente non
vi è stato più alcun intervento regionale né vi sono
previsioni a breve termine
in questo senso.
La Regione, appositamente
interpellata, ha risposto «...
essendo la legge n. 537 del
1993, per così dire solo “esortativa” in tale senso ed avendo valutato gli esiti complessivi del primo aggiornamento (che fissava un costo
unitario di Lire 482.300 al
metro quadro), la Regione
Lombardia ha stabilito di lasciare libertà ai Comuni, in
virtù dell’autonomia loro
concessa dalla Costituzione.
Sono pertanto i Comuni a stabilire individualmente i costi
di costruzione annualmente
aggiornati» (comunicazione
della Regione a quesito in
data 24 novembre 1997).
I moduli operativi potrebbero essere più d’uno, in
base ai più vari elementi:
– da quando fare partire l’aggiornamento (dal giugno
1994, data della pubblicazione della delibera regionale, dal 1° gennaio 1995, inizio del primo anno successivo o dal giugno 1995,
momento del primo inadempimento regionale,
quindi momento di maturazione della funzione surrogatoria del comune);
- dal mese sul quale deve essere calcolato l’aggiorna-
Proposta di aggiornamento
del costo di costruzione
degli edifici residenziali per
l’anno 2011 (Comuni della
Regione Lombardia)
L’
articolo 16, comma
4, del Dpr n. 380 del
2001, che ha sostituito l’articolo 6 della legge
n. 10 del 1977 (i cui primi 4
commi sono stati sostituiti
dall’articolo 7, comma 2,
della legge n. 537 del 1993),
nonché l’articolo 48, commi 1
e 2, della legge regionale n.
12 del 2005, dispongono che
il costo di costruzione degli
edifici residenziali, ai fini del
calcolo della relativa quota
del contributo di costruzione, sia determinato periodicamente dalle regioni,
con riferimento ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata, definiti dalle
stesse regioni a norma dell’articolo 4, primo comma,
lettera g), della legge n. 457
del 1978.
Le predette norme stabiliscono altresì che nei periodi
intercorrenti tra le determinazioni regionali, ovvero in
eventuale assenza di tali determinazioni, il costo di costruzione è adeguato annualmente, ed autonomamente (dai Comuni), in ragione dell’intervenuta variazione dei costi di costruzione accertata dall’Istituto
nazionale di statistica (ISTAT).
Per la Regione Lombardia è
28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
mento (giugno, gennaio, o
il mese in cui si rende pubblico l’aggiornamento);
- da quando deve avere effetto l’aggiornamento (dal
mese di giugno, dal mese
di gennaio o da qualsiasi
momento in cui sia reso
pubblico l’aggiornamento
stesso).
Bisogna tenere presente
che gli indici Istat sono resi
noti con alcuni mesi di ritardo, quindi, nell’impossibilità di aggiornamenti in
tempo reale, tra i vari atteggiamenti (tutti opinabili)
sembra più ragionevole
quello che:
- tiene in considerazione le
variazioni Istat intervenute
annualmente nel mese di
giugno (primo mese di applicazione della prima, e unica, determinazione regionale) in modo che l’importo base di riferimento
sia omogeneo;
- rende effettivo l’aggiorna-
mento dal 1° gennaio successivo (visto che, di
norma, gli indici Istat di
giugno sono resi noti solo
in novembre o dicembre).
Nel corso del 2009 l’Istat ha
provveduto ad aggiornare
gli indici mensili relativi al
costo di costruzione dei fabbricati residenziali, reso necessario considerando le
modifiche intervenute nelle
tecniche di costruzione e le
novità legislative in materia
e per prendere in esame una
nuova tipologia di costruzione, a partire dal 2005
(base = 100) e fino a settembre 2009, con coefficiente di raccordo pari a
1,186, che ha pubblicato nei
primi giorni del 2010.
Si ritiene accettabile che,
per il 2011, sia da considerare un costo di costruzione
per gli edifici residenziali di
euro 378,81 al metro quadro,
ricavato dal seguente prospetto:
Costo costruzione 1995 = Lire 482.300
Indice giugno 1994 = 120,9 ; Indice giugno 1995 = 123,8
Costo costruzione 1996 = Lire 482.300 x 123,8 / 120,9 = Lire
493.868
Coefficiente di raccordo tra base 1990 e base 1995 = 1,232
Indice giugno 1995 = 123,8 ; Indice giugno 1996 = 101,0
Costo costruzione 1997 = Lire 493.868 x 101,0 / 123,8 x 1,232
= Lire 496.390
Indice giugno 1996 = 101,0 ; Indice giugno 1997 = 103,60
Costo costruzione 1998 = Lire 496.390 x 103,6 / 101,0 = Lire
509.168
Coefficiente di raccordo tra gli indici che decorrono dal gennaio 1998 e gli indici precedenti = 1,0285
Indice giugno 1997 = 103,6 ; Indice giugno 1998 = 102,7
Costo costruzione 1999 = Lire 509.168 x 102,7 / 103,6 x 1,0285
= Lire 519.130
Indice giugno 1998 = 102,7 ; Indice giugno 1999 = 104,6
Costo costruzione 2000 = Lire 519.130 x 104,6 / 102,7 = Lire
528.735
LEGISLAZIONE
Indice giugno 1999 = 104,6 - Indice giugno 2000 = 107,7
Costo costruzione 2001 = Lire 528.735 x 107,7 / 104,6 = Lire
544.405
Indice giugno 2000 = 107,7 ; Indice giugno 2001 = 110,1
Costo costruzione 2002 = Lire 544.405 x 110,1 / 107,7 = Lire
556.636 pari a Euro 287,43
Indice giugno 2001 = 110,1 ; Indice giugno 2002 = 114,8
Costo costruzione 2003 = € 287,43 x 114,8 / 110,1 = € 299,70
Coefficiente di raccordo tra base 1995 e base 2000 = 1,0776
Indice giugno 2002 = 114,8 ; Indice giugno 2003 = 109,4
Costo costruzione 2004 = € 299,70 x 109,4 / 114,8 x 1,077 =
€ 307,59
Indice giugno 2003 = 109,4 ; Indice giugno 2004 = 114,2
Costo costruzione 2005 = € 307,59 x 114,2 / 109,4 =€ 321,09
Coefficiente di raccordo tra base 2000 e base 2005 = 1,186
Indice giugno 2004 = 114,2 ; Indice giugno 2005 = 99,9
Costo costruzione 2006 = € 321,09 x 99,9 / 114,2 x 1,186 = €
333,13
Indice giugno 2005 = 99,9 ; Indice giugno 2006 = 102,9
Costo costruzione 2007 = € 333,13 x 102,9 / 99,9 = € 343,13
Indice giugno 2006 = 102,9 ; Indice giugno 2007 = 106,7
Costo costruzione 2008 = € 343,13 x 106,7 / 102,9 = € 355,80
Indice giugno 2007 = 106,7 ; Indice giugno 2008 = 112,8
Costo costruzione 2009 = € 355,80 x 112,8 / 106,7 = € 376,14
Indice giugno 2008 = 112,8 ; Indice giugno 2009 = 111,6
Costo costruzione 2010 = € 376,14 x 111,6 / 112,8 = € 372,14
Indice giugno 2009 = 111,6 ; Indice giugno 2010 = 113,6
Costo costruzione 2011 = € 372,14 x 113,6 / 111,6 = € 378,81
Per quanto attiene le modalità necessarie a rendere
pubblico il nuovo importo,
potrebbe bastare una determinazione del responsabile
dell’ufficio tecnico, che
renda noto al pubblico l’av-
venuto aggiornamento. Non
pare tuttavia del tutto inutile che il prospetto di calcolo dell’aggiornamento sia
deliberato dalla Giunta comunale.
SCHEMA DI DETERMINAZIONE
(a cura di Antonio Gnecchi)
Aggiornamento costo di costruzione ai sensi dell’articolo 16,
comma 9, del dPR n. 380 del 2001;
articolo 48, commi 1 e 2, L.R. n. 12 del 2005
IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO
• Premesso che l’articolo 16, comma 9, del dPR n. 380 del
2001, che ha sostituito l’articolo 6, comma 3, della legge n.
10 del 1977 (i cui 4 commi erano stati sostituiti dall’articolo
7, comma 2, della legge n. 537 del 1993), ha demandato
alle regioni la determinazione del costo di costruzione
degli edifici residenziali da applicare al rilascio dei permessi di costruire, con riferimento ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata;
• Visto che la Regione Lombardia ha determinato, ai sensi
delle norme citate, con deliberazione della Giunta regionale n. 5/53844 del 31 maggio 1994, (pubblicata sul
B.U.R.L., 5° supplemento straordinario del 24 giugno
1994), in Lire 482.300 al metro quadrato il costo di costruzione riferito al contributo afferente il costo di costruzione
relativo al rilascio dei permessi di costruire;
• Visto inoltre che lo stesso articolo 16, comma 9, del Dpr n.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 29
LEGISLAZIONE
380 del 2001, nonché l’articolo 48, commi 1 e 2, della legge
regionale n. 12 del 2005, hanno stabilito che nei periodi
intercorrenti tra le determinazioni regionali, ovvero in assenza di queste, il costo di costruzione è adeguato annualmente ed autonomamente dal Comune in ragione
della intervenuta variazione del costo di costruzione accertata dall’Istat;
• Richiamata la propria determinazione n. ___ del
__________, con la quale il costo di costruzione era stato
aggiornato per l’anno 2010, in euro 372,14 al metro quadrato, con efficacia fino al 31 dicembre 2010;
• Considerato che l’Istat non ha provveduto, per ragioni tecniche e su autorizzazione di Eurostat, a pubblicare gli indici mensili relativi al costo di costruzione dei fabbricati
residenziali nel corso del 2009, mentre lo ha fatto nei primi
giorni del 2010, con la pubblicazione degli indici su base
2005 = 100, con coefficiente di raccordo tra base 2000 e
base 2005, pari a 1,186;
• Visti i nuovi indici Istat del costo di costruzione dei fabbricati residenziali relativi al giugno 2005 (=99,9), giugno
2006 (=102,9), giugno 2007 (=106,7), giugno 2008 (=112,8)
e giugno 2009 (=112,6).
Che pertanto, a decorrere dal 1° gennaio 2011, il costo di costruzione base sul quale calcolare la pertinente quota di contributo di concessione è stabilito in Euro 378,81 al metro quadrato, come risulta dall’allegata relazione dell’ufficio tecnico;
DETERMINA
ai sensi dell’articolo 16, comma 9, del dPR n. 380 del 2001 e
articolo 48, commi 1 e 2, della L.R. n. 12 del 2005, l’aggiornamento del costo di costruzione, di cui alla deliberazione regionale citata, è di euro 378,81 al metro quadrato, a decorrere
dal 1° gennaio 2011, per le ragioni precisate in premessa.
Il Responsabile del servizi
30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
LEGISLAZIONE
Luca De Stefani
Da “Il Sole 24 Ore” del 1° agosto 2010.
N
ovità interpretative sul fronte
delle agevolazioni fiscali in edilizia. Per fruire
delle detrazioni sulle ristrutturazioni edili o sul risparmio energetico, per le
quali è obbligatorio effettuare il pagamento tramite
bonifico bancario o postale,
i committenti non devono
più pagare le fatture dei professionisti o delle imprese al
netto dell’eventuale ritenuta d’acconto del 20 o del
4%, in quanto la normativa
speciale relativa alla nuova
ritenuta del 10%, operata
dalla banca, prevale su
quella generale. A seguito di
questa interpretazione, fornita dall’Agenzia delle Entrate con la circolare 28 luglio
2010, n. 40/E, quindi, devono
essere analizzati attentamente i casi in cui è applicabile la nuova trattenuta introdotta dall’articolo 25, decreto legge 78/2010 (convertito con la legge 122 del 30
luglio 2010) e quelli dove, in
situazioni normali, si dovrebbe operare un altro tipo
di ritenuta. Per consentire al
committente o all’impresa
di emettere una fattura o un
avviso di fattura senza la ritenuta d’acconto (del 20 o
del 4 per cento), i committenti devono comunicare a
chi esegue i lavori che hanno
intenzione di fruire dell’agevolazione fiscale del 36 o del
55%. Spesso questa comunicazione viene già effettuata,
in quanto viene chiesto alle
imprese di indicare in fattura il costo della manodopera impiegata, ma ciò non
accade sempre, in quanto,
ad esempio, per le presta32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
La ritenuta per gli oneri fiscali
non dovrà più essere detratta
zioni professionali questo adempimento non è previsto.
Una volta ricevuta la comunicazione da parte del committente relativa alla sua volontà di usufruire degli incentivi fiscali, il professionista o l’impresa non devono indicare in fattura alcuna ritenuta. Non sono obbligati ad indicare neanche
quella nuova del 10%, che
verrà trattenta direttamente
dalla banca di accredito del
bonifico bancario.
Ristrutturazioni edilizie
Relativamente alla detrazione Irpef sul 36% sono agevolate anche le spese professionali, come ad esempio
quelle di progettazione, per
le perizie e i sopralluoghi
(circolare 24 febbraio 1998,
n. 57/E), per la messa a
norma degli edifici, per la redazione della documentazione obbligatoria atta a
comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio
(articolo 1, legge 449/97 e circolare 57/E/98).
F
ino al 30 giugno
2010, i pagamenti
effettuati da ditte
individuali o da società di
persone per prestazioni
professionali agevolate al
36%, devono essere effettuati al netto della ritenuta
d’acconto del 20%, la cui trattenuta era esposta in fattura.
Dal 1° luglio 2010, l’istituto
bancario o postale del professionista deve trattenere
sui bonifici accreditati la
nuova ritenuta del 10%, che
deve poi versare all’Erario. Il
committente che ordina il
bonifico, invece, non deve
più considerare la ritenuta
del 20%, anche se questa è
stata esposta nella fattura
del professionista, a prescindere dalla data di emissione della fattura (prima o
dopo il 1° luglio). In questi
casi, comunque, è consigliabile sostituire la fattura, togliendo l’indicazione della
ritenuta. Va ricordato che se
il committente è un privato,
neanche prima del 1° luglio
2010 era prevista l’applicazione della ritenuta d’acconto del 20% per le prestazioni professionali.
Risparmio energetico
Per gli incentivi sul risparmio energetico degli edifici, sono detraibili al 55%
tutte le spese per le prestazioni professionali necessarie alla realizzazione degli
interventi agevolati, come
ad esempio quelle relative
alla redazione dell’attestato
di certificazione energetica
o di qualificazione energetica (articolo 3, comma 1, lettera d, decreto 19 febbraio
2007).
Nell’ambito dell’agevolazione del 55%, l’obbligo di
trattenere la ritenuta del
10% da parte della banca e
quello di pagare il professionista per un importo pari al
totale fattura, al netto della
ritenuta d’acconto del 20%,
sussisterebbe quando la fattura del lavoratore autonomo viene emessa nei confronti di un altro professionista, di un’associazione
professionale o di un ente
non commerciale. Anche in
questi casi, quindi, come
per il 36%, dal primo luglio i
pagamenti devono essere
effettuati al lordo della ritenuta professionale del 20% e
la banca deve trattenere e
versare all’erario il 10% dell’importo accreditato nel
conto corrente del professionista. Anche se la circolare n. 40/E/2010 non tratta il
tema dei pagamenti effettuati dalle imprese per le
spese agevolate al 55%, si ritiene che la nuova ritenuta
d’acconto del 10% non vada
applicata in questi casi, in
quanto questi soggetti possono beneficiare dell’agevolazione sul risparmio energetico anche se pagano
le relative spese tramite assegno o, al di sotto di 5.000
euro, in contanti. Anche in
caso di bonifico, in questa ipotesi non vi è l’obbligo di
effettuarlo con la procedura
specifica prevista per
questo tipo di detrazioni.
Condomini
Dal 1° luglio, infine, anche i
pagamenti per prestazioni
relative a contratti d’appalto
di opere o servizi, effettuate
da imprese nei confronti dei
condomini, non sono più
soggetti all’ordinaria ritenuta del 4% (articolo 25-ter,
Dpr 29 settembre 1973, n.
600), ma a quella del 10% operata dalla banca, a patto
che i condomini intendano
usufruire, per queste prestazioni, dell’agevolazione del
36% o del 55%.
❑
SCUOLA
Nadia Bettari
N
ei mesi di ottobre
e novembre scorsi
si sono svolti
presso le sedi di Brescia (2
commissioni), Chiari e Darfo
gli esami di Stato per l’abilitazione alla libera professione di geometra.
Le Commissioni d’esame
sono composte da un preside di un Istituto tecnico
con la funzione di presidente, da un docente di un Istituto tecnico delle materie
tecniche (costruzioni, topografia, tecnologia, o estimo)
e da tre geometri iscritti all’Albo da almeno 10 anni. In
ciascuna Commissione alcuni geometri avevano –
come Commissari d’esame –
un background anche decennale, altri di pochi anni e
altri ancora erano alla loro
prima esperienza.
Le due prove d’esame scritte
(pubblicate nel numero
scorso della rivista) erano
molto simili a quelle dello
scorso anno; nello specifico,
la progettazione riguardava
una sala polifunzionale
(pianta, due prospetti, una
sezione, la relazione e un
particolare della capriata) e
la seconda materia riguardava sia topografia con uno
spianamento, sia estimo con
il calcolo dei millesimi condominiali e la redazione del
regolamento condominiale.
La prova orale, come sempre, si è basata sulla verifica
dell’apprendimento delle
materie svolte durante il periodo di praticantato.
Come si evince dai prospetti
finali, quest’anno però i risultati non hanno visto le
percentuali di promozione
degli scorsi anni, nonostante
34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Riflessioni sugli esami di Stato
per l’esercizio della professione
di geometra
Riepilogo sessione 2010
Candidati ammessi
Candidati presentati
Non presentati
Esiti positivi
Esiti negativi
280
244
36
150
94
Percentuale abilitati
61%
– ribadisco – i temi fossero
ripetitivi rispetto a quelli
dello scorso anno.
Anche il risultato delle varie
Commissioni è stato molto
variabile, nonostante il Ministero avesse suddiviso le
Commissioni in ordine alfabetico e nonostante il confronto sulla metodologia di
valutazione sia stato quotidiano sia tra i tutor delle
commissioni bresciane, sia
con commissioni di altre
province.
Al termine degli esami noi
commissari geometri ci
siamo ritrovati per fare un’analisi generale dei risultati e
per fare alcune proposte al
Consiglio. Il grado di preparazione dei ragazzi, purtroppo, è molto diminuito rispetto agli anni scorsi e
anche il modo con il quale si
affronta l’esame è notevolmente cambiato. Sembra
che, in considerazione di
false affermazioni girate negli
ultimi anni, i ragazzi diano
per scontata la promozione
in quanto – a loro dire – la
Cassa avrebbe bisogno di iscritti per pagare le pensioni
e che l’iscrizione ai corsi di
preparazione sia già una garanzia per la promozione. Per
non parlare dell’arroganza
che aleggia tra diversi esaminandi, che pretenderebbero
che i geometri esaminatori
suggerissero la soluzione del
tema d’esame, perché –
sempre secondo loro – così
sarebbe stato promesso loro
da qualcuno – durante i corsi
di preparazione. Nessuno
vuole fare terrorismo agli esami, i suggerimenti sono
stati dati da tutte le Commissioni ad alta voce per aiutare
tutti senza agevolare il singolo, ma sempre di un esame
si tratta. Peraltro, i docenti
dei corsi di preparazione agli
esami sostengono che i temi
d’esame dello scorso anno
sono stati risolti durante i
corsi del 2010.
Per quanto riguarda la prova
di progettazione, nessuno
dei commissari si è sognato
di valutare se il progetto
fosse disegnato con precisione e chiarezza, ben consapevoli che, ormai, negli studi
professionali si disegna solo
con il computer e quindi l’utilizzo di squadre all’esame è
difficile. È stato infatti ripetuto più volte durante l’esame di non curare la definizione grafica, quanto piuttosto di verificare il rispetto
delle normative vigenti e di
rispondere a tutti i quesiti
del tema. Va da sé che chi si
è soffermato solo su un dettaglio non rispondendo a
buona parte dei quesiti, è
impossibile che abbia raggiunto la sufficienza. La valutazione viene fatta con l’utilizzo di griglie che, per ogni
quesito, prevedono una valutazione numerica in base
al raggiungimento di sufficiente conoscenza, buona
conoscenza, ottima conoscenza, ma se il quesito non
è stato nemmeno preso in
considerazione dal candidato, risulta impossibile attribuire un punteggio e, conseguentemente, raggiungere la valutazione minima
di 12/20 è impossibile.
P
er quanto concerne
la prova orale, per
tutti ha riguardato
in particolare l’attività svolta
durante il praticantato dichiarata nel curriculum allegato alla domanda di ammissione. Qualche domanda generale non pertinente il praticantato in diversi casi è comunque stata posta, ma
questa situazione si è verificata quando era palese che
quanto scritto nel curriculum
non rispecchiava la realtà,
visto che le risposte erano
vaghe o silenziose. Nella
commissione di cui facevo
parte, visti i risultati dei
primi giorni, siamo arrivati a
chiedere ai ragazzi di dire
cosa avevano realmente
svolto durante il praticantato, lasciando perdere il
curriculum. È stato molto deludente sentire che il praticantato per molti è consistito
semplicemente nel fare da
centralinista al professionista, fare da osservatore,
fare da disegnatore di schizzi
predisposti da altri, scoprendo che la maggioranza
SCUOLA
Commissione 14
Istituto Tartaglia - Brescia
Abeni Fabrizio
Abram Andrea
Alberti Enea
Andreolassi Andrea
Antonioli Daniela
Apostoli Paolo
Armanni Giuseppe
Arrighini Michele
Baccanelli Marco
Bazzana Paolo
Belinghieri Alessio
Bellina Dario
Bellucco Andrea
Benedetti Paolo
Berta Paolo
Bertoli Mauro
Bertoli Nicola
Bettinazzi Claudia
Bettini Simone
Bianchi Alex
Bodei Erik
Bolis Stefano
Bonato Leonardo
Boninsegna Emanuel
Boniotti Dario
Bozzoni Chiara
Brida Giacomo
Brunori Fabio
Castellini Alex
Cattaneo Cristina
Cazzago Marco
Cividati Stefano
Cocchetti Francesca
TOTALE n. 33
Commissione 15
Istituto Tartaglia - Brescia
Consolandi Elisa
Consoli Federica
Cuelli Cristian
Dalaidi Samuele
Delaini Marco
Deori Marco
Donina Nicola
Ferri Estevan
Fratelli Dyana
Garufi Simone
Geroldi Maurizio
Ghidini Alessio
Ghidini Matteo
Ghidini Simone
Giammanco Laura
Giudici Federica
Grilli William
Guerini Enrico
Guizzardi Damiano
Karkoshka Yury
Laffranchi Sara
Luna Simone
Maffinelli Carlo
Maifredi Laura
Manini Cristian
TOTALE n. 25
Commissione 16
Istituto Einaudi - Chiari
Marchetti Luca
Marchetti Stefano Luigi
Marchina Elisa
Marini Fabio
Maroni Tiziana
Martinazzoli Gabriele
Martinelli Marco
Martinotta Luca
Marzari Matteo
Mazzolari Alessandro
Meneghello Riccardo
Metelli Vittoria
Minelli Andrea
Minuti Giuseppe
Monfardini Simone
Monje Maria Victoria
Morandi Francesca
Morandini Maurizio
Moraschi Daniela (da Bergamo)
Mosca David
Mosconi Franco
Odelli Manuel
Orioni Alice
Orlando Anna
Ottelli Davide
Ottelli Mariangela
Paghera Andrea
Panteghini Veronica
Pasinetti Massimo
Passeri Viola
Pedersini Daniele
Pedrazzi Domenico
Palamatti Claudio
Pelizzari Anna
Pensa Mariavittoria
Pezzotti Andrea
Pezzotti Claudio
Pignoli Alberto
Pigoli Nicola
Pintossi Maurizio
Pinzin Fabio
Pizzolato Federica
Plona Moira
Poetini Gian Claudio
Polesini Enrico
Poli Daniel
Poli Michele
TOTALE n. 47
Commissione 17
Istituto Olivelli - Darfo
Porcu Leonardo
Porelli Pamela
Poviani Nicola
Prandelli Angelo
Prandini Manuel
Quarantini Daniele
Raffelli Giulio
Raffelli Mauro
Ramera Marcello
Ravarini Simona
Reboldi Nicola
Riboni Federico Maria
Rivetti Daniele
Rocco Federico
Ronconi Diego
Rosa Isabella
Rossini Alessandro
Sala Matteo
Sartorelli Pierangela
Scalvini Francesca (da Milano)
Scalvinoni Alberto
Scaratti Giuseppe
Scotuzzi Thomas
Serina Mauro
Sforzani Elena
Signorini Rudy
Silli Tiziana
Spazzini Andrea
Squaratti Fabio
Taddei David
Taglietti Giuseppe
Tavelli Valeria
Testa Fabio
Tonelli Roberto
Toninelli Cristian
Toninelli Simone
Torresani Dario
Tosana Greta
Vavassori Alex
Vavassori Mara
Vermi Daniele
Verzeletti Laura
Vitali Fabio Enrico
Vitali Mauro
Volpi Andrea
TOTALE n. 45
dei ragazzi non ha mai visitato un cantiere e, addirittura in alcuni casi, che la pratica non è proprio stata fatta.
Alla luce di queste situazioni, mi sento di invitare i ragazzi a cambiare lo studio
professionale presso il quale
stanno svolgendo il loro praticantato quando fanno di
tutto tranne che ricevere insegnamenti sulla professione di geometra, perché
così perdono due anni della
loro vita, oltre a rischiare di
non superare l’esame di abilitazione e quindi dover fare
un altro anno di pratica. E
qualora dovessero superare
l’esame e iscriversi al Collegio, realmente sarebbero
in grado di svolgere l’attività
di geometra? Nessuno di noi
è in grado di fare tutto, ma
l’arte del sapersi arrangiare è
importante, non nel senso
che vada come vada l’importante è aver preso un incarico, ma nel senso che bisogna almeno sapere come
districarsi nelle varie soluzioni, collaborando anche
con altri professionisti, ma
sapendo sempre di cosa si
sta parlando.
Le responsabilità aumentano quotidianamente e se
non vogliamo che le competenze ci vengano continuamente tolte, dobbiamo impegnarci con serietà a svolgere la nostra professione, iniziando fin dal praticantato.
Il mio non è un invito solo ai
ragazzi, ma anche ai professionisti che si avvalgono di
praticanti solo per una questione di vantaggio economico. Se vogliamo mantenere alta la nostra categoria,
dobbiamo essere i primi a
creare un futuro capace.
In tal senso il Consiglio del
Collegio ha approvato la
proposta degli esaminatori
di iniziare una campagna di
controllo a tappeto di tutti i
praticanti, sia per verificare
il reale svolgimento della
pratica professionale, sia
per verificare che i professionisti adempiano ai loro
obblighi.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 35
SICUREZZA CANTIERI
Andrea Lariccia
I
l 18 novembre 2011, il
Ministero del Lavoro
e delle Politiche sociali, con lettera circolare,
prot. n. 15/SEGR/0023692 ha
emanato le indicazioni metodologiche per eseguire la
valutazione dello stress lavoro-correlato, che sono
state approvate nella riunione del 17 novembre 2010
dalla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro.
L’obbligo di valutazione del
rischio determinato dello
stress da lavoro-correlato,
previsto dagli articoli 6
comma 8. lettera m) quater e
28 comma 1-bis del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., è
stato introdotto nell’ordinamento legislativo italiano,
con un espresso richiamo all’accordo quadro europeo
dell’8 ottobre 2004 sullo
stress lavoro-correlato stipulato a Bruxelles tra Unice/Ueapme, Ceep e Ces, e successivamente recepito in Italia a seguito dall’accordo
interconfederale del 9 giugno 2008, fissando il termine
del 1° gennaio 2009 per concludere il processo della
suddetta valutazione, termine in seguito prorogato al
31 dicembre 2010, con estensione dell’obbligo di adempimento dalle sole amministrazioni pubbliche
anche alle imprese private.
La data del 31 dicembre
2010, di decorrenza dell’obbligo previsto dall’articolo
28, comma 1-bis del D.Lgs. n.
81/ 2008, deve essere intesa
come data di avvio delle attività di valutazione da eseguire ai sensi delle indicazioni metodologiche conte38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
La valutazione del rischio
legato allo stress
da lavoro correlato
nute nella Circolare.
La programmazione temporale delle suddette attività di
valutazione e l’indicazione
del termine finale di espletamento delle stesse devono
essere riportate nel documento di valutazione dei rischi. Gli organi di vigilanza, ai
fini dell’adozione dei provvedimenti di propria competenza, terranno conto della
decorrenza e della programmazione temporale di cui al
precedente periodo.
I datori di lavoro che, alla
data della approvazione
delle presenti indicazioni
metodologiche, abbiano già
effettuato la valutazione del
rischio da stress lavoro-correlato coerentemente ai
contenuti dell’Accordo europeo così come recepito
dall’Accordo Interconfederale non debbono ripetere
l’indagine, ma sono unicamente tenuti all’aggiornamento della medesima
nelle ipotesi previste dall’articolo 29, comma 3, del
D.Lgs. n. 81/2008.
Cosa si intende
per stress da
lavoro-correlato?
Lo stress lavoro-correlato
viene descritto all’articolo 3
comma 1 del sopracitato accordo europeo dell’8 ottobre
2004 così come recepito dall’accordo interconfederale
del 9 giugno 2008 quale
«condizione che può essere
accompagnata da disturbi o
disfunzioni di natura fisica,
psicologica o sociale ed è
conseguenza del fatto che
taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspetta-
tive riposte in loro». Nell’ambito del lavoro tale squilibrio
si può verificare quando il lavoratore non si sente in
grado di corrispondere alle
richieste lavorative. Tuttavia
non tutte le manifestazioni
di stress sul lavoro possono
essere considerate come
stress lavoro-correlato.
Lo stress lavoro-correlato è
quello causato da vari fattori
propri del contesto e del
contenuto del lavoro.
Con che metodologia
va condotta l’analisi
del rischio legato allo stress
da lavoro-correlato?
In ragione delle difficoltà operative ripetutamente segnalate in ordine alla individuazione delle corrette modalità di attuazione della valutazione, in forza dell’articolo 28 il comma 1bis si è attribuito alla Commissione
consultiva permanente per
la salute e sicurezza sul lavoro il compito di formulare
indicazioni metodologiche
in ordine al corretto adempimento dell’obbligo, finalizzate a indirizzare le attività
dei datori di lavoro, dei loro
consulenti e degli organi di
vigilanza.
La suddetta Commissione
consultiva, ha quindi elaborato una serie di indicazioni
metodologiche, contenute
nella Circolare sopracitata
del 18 novembre 2010, che
sono state elaborate nei limiti e per le finalità puntualmente individuati dalla
legge tenendo conto della
ampia produzione scientifica disponibile sul tema e
delle proposte pervenute
all’interno alla Commissione consultiva e sono state
redatte secondo criteri di
semplicità, brevità e comprensibilità.
Il documento prodotto dalla
Commisione indica un percorso metodologico che rappresenta il livello minimo di
attuazione dell’obbligo di
valutazione del rischio da
stress lavoro-correlato per
tutti i datori di lavoro pubblici e privati.
La valutazione del rischio da
stress lavoro-correlato è
parte integrante della valutazione dei rischi e viene effettuata (come per tutti gli altri
fattori di rischio) dal datore
SICUREZZA CANTIERI
di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione
(Rspp) con il coinvolgimento
del medico competente, ove
nominato, e previa consultazione del Rappresentante
dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls/Rlst).
È, quindi, necessario preliminarmente indicare il percorso metodologico che permetta una corretta identificazione dei fattori di rischio
da stress lavoro-correlato, in
modo che da tale identificazione discendano la pianificazione e realizzazione di
misure di eliminazione o,
quando essa non sia possibile, riduzione al minimo di
tale fattore di rischio.
A tale scopo, va chiarito che
le necessarie attività devono essere compiute con
riferimento a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti. La
valutazione prende in esame non singoli, ma gruppi
omogenei di lavoratori (per
esempio, per mansioni o
partizioni organizzative) che
risultino esposti a rischi
dello stesso tipo secondo
una individuazione che ogni
datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della effettiva organizzazione aziendale (potrebbero essere, ad esempio, i
turnisti, i dipendenti di un
determinato settore oppure
chi svolge la medesima
mansione, ecc.).
S
econdo i contenuti
della Circolare del
18 novembre 2010,
la valutazione si articola in
due fasi: una necessaria (la
valutazione preliminare),
l’altra eventuale, da attivare
nel caso in cui la valutazione
preliminare riveli elementi
di rischio da stress lavoro-correlato e le misure di correzione adottate a seguito
della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci.
La valutazione preliminare
consiste nella rilevazione di
indicatori oggettivi e verificabili, ove possibile numericamente apprezzabili, appartenenti quanto meno a
tre distinte famiglie:
I. Eventi sentinella, quali ad
esempio: indici infortunistici; assenze per malattie;
turnover; procedimenti e
sanzioni; segnalazioni del
medico competente; specifiche
e frequenti lamentele formalizzate da parte
dei lavoratori. I
predetti eventi
sono da valutarsi
sulla base di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (esempio
andam e n t o
nel tempo degli
indici infortunistici rilevati in azienda).
II. Fattori di con-
Si segnala che sul sito del Collegio di Brescia nel link “settori/sicurezza/software” è stato pubblicato il software relativo al
calcolo dei costi della sicurezza con i prezzi aggiornati al 2011.
Si ringraziano le colleghe geom. Maria Tomasoni e geom. Laura
Ferrari della Commissione Sicurezza per il lavoro svolto a favore
della categoria.
tenuto del lavoro, quali:
ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi
di lavoro; orario di lavoro e
turni; corrispondenza tra
le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti.
III. Fattori di contesto del lavoro, quali ad esempio:
ruolo nell’ambito dell’organizzazione; autonomia
decisionale e controllo;
conflitti interpersonali al
lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (esempio incertezza in ordine alle prestazioni richieste).
In questa prima fase possono essere utilizzate liste
di controllo applicabili
anche dai soggetti aziendali
della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva, complessiva e,
quando possibile, parametrica dei fattori di cui ai punti
I, II e III che precedono.
In relazione alla valutazione
dei fattori di contesto e di
contenuto di cui sopra
(punti II e III dell’elenco) è
necessario consultare i lavoratori e/o il Rls/Rlst. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile consultare
un campione rappresentativo di lavoratori.
La scelta delle modalità tramite cui interpellare i lavoratori è rimessa al datore di
lavoro, anche in relazione
alla metodologia di valutazione adottata.
Ove dalla valutazione preliminare non emergono elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 39
SICUREZZA CANTIERI
sarà unicamente tenuto a
darne conto nel Documento
di Valutazione del Rischio
(Dvr) e a prevedere un piano
di monitoraggio.
Diversamente, nel caso in
cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si
procede alla pianificazione
ed alla adozione degli opportuni interventi correttivi
(ad esempio, interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi, etc.).
O
ve gli interventi
correttivi risultino inefficaci, si
procede, nei tempi che la
stessa impresa definisce
nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (c.d. valutazione approfondita).
La valutazione approfondita
prevede la valutazione
della percezione soggettiva
dei lavoratori, ad esempio
40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
attraverso differenti strumenti quali questionari, focus
group, interviste semistrutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori di cui all’elenco sopra riportato. Tale
fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei
di lavoratori rispetto ai quali
sono state rilevate le problematiche. Nelle aziende
di maggiori dimensioni è
possibile che tale fase di indagine venga compiuta tramite un campione rappresentativo di lavoratori.
Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori, in
luogo dei predetti strumenti
di valutazione approfondita, il datore di lavoro può
scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunioni) che garantiscano il
coinvolgimento diretto dei
lavoratori nella ricerca delle
soluzioni e nella verifica
della loro efficacia.
Parallelamente ai lavori
della Commissione, si segnalano e si rimanda a due
pubblicazioni contenenti
una effettiva e dettagliata
proposta di metodologia di
valutazione, entrambe liberamente reperibili in Internet, nei rispettivi siti, che
sono editi da:
• Ispesl (maggio 2010): “La
valutazione e gestione
dello stress lavoro-correlato – Approcio integrato
secondo il modello Management Standard Hse contestualizzato alla luce del
D.Lgs 81/2008 e s.m.i.”;
• Coordinamento Tecnico
Interregionale della Prevenzione nei Luoghi di Lavoro (marzo 2010): “Valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato – Guida Operativa”.
❑
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
Vito Sosio
L’
accertamento dell’Ici in corso nel comune di Valdidentro in Valtellina ha fatto emergere le problematiche
con cui i professionisti devono spesso confrontarsi
nell’eseguire il loro lavoro,
spesso dovute all’incompetenza, alla trascuratezza e all’indifferenza nell’operare
di elementi dell’apparato
burocratico, a omissioni amministrative, e alla carente
organizzazione dei servizi.
La società a cui è stato affidato l’incarico di affiancare
l’Amministrazione Comunale di quel paese nell’azione d’accertamento, ha
sfornato un prodotto impresentabile, con errori grossolani che manifestano scarsa
capacità organizzativa e conoscenza dei meccanismi
catastali e urbanistici di chi
ha eseguito il lavoro.
Anzitutto è mancato un metodo di ricerca. Qualsiasi
tecnico, quando un cliente
lo incarica di progettargli la
casa, in primo luogo si informa se ha il terreno su cui costruirla, dove si trova, che dimensioni e che caratteristiche ha. Lo analizza alla
luce delle norme urbanistico-edilizie per accertarsi
che ci siano le dimensioni e
le condizioni concrete per
costruire.
La documentazione pervenuta ai cittadini fa presumere che questo essenziale
lavoro preparatorio sia mancato. Non sono stati esaminati gli atti comunali per determinare i fondi che negli
ultimi venti-trent’anni con adesione amichevole sono
stati trasferiti al Comune per
42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
La realtà
in cui opera il geometra
l’esecuzione di strade, parcheggi e strutture pubbliche
in genere. Sono stati ignorati
i mappali impegnati urbanisticamente per la costruzione dei fabbricati licenziati. È mancata una verifica
degli atti del catasto che, in
presenza di aerofotogrammetria, avrebbe favorito la
presenza di fabbricati demoliti o crollati, ridotti a sedime o rudere.
Il lavoro eseguito ha fatto emergere gravi carenze operative e organizzative dell’apparato comunale e catastale.
Dopo venti-trent’anni l’amministrazione non ha ancora
provveduto ad intestarsi gli
immobili acquisiti: i cittadini che hanno ceduto
quegli immobili, non ne
hanno più né il possesso né
la disponibilità, ma dai registri immobiliari risultano ancora esserne i titolari. Qualora richiedano la documentazione per esigenze fiscali
o personali se li ritrovano in
carico. L’assenza presso gli
uffici comunali di un prontuario dei mappali acquisiti
dal Comune, favorirebbe,
quanto meno, la ricostruzione dello stato di fatto esistente, facilitando non solo
per l’operatore esterno ma,
in presenza dei cambiamenti del personale, anche
gli stessi addetti all’ufficio.
Analoga considerazione si
può fare per i mappali asserviti alle volumetrie costruite
in conformità con le vigenti
disposizioni edilizie e urbanistiche. L’assenza di un
prontuario dei numeri di
mappa asserviti agli edifici
esistenti causa difficoltà e
Collegio geometri di Sondrio
Seduta n. 13 del 16 dicembre 2010
Iscrizioni Registro praticanti
Mattia Giacomelli
Andrea Abram
Cancellazioni dall’Albo professionale
Gemma Fancoli
Paolo Della Marta
Paolo Borserio
Seduta n. 1 del 13 gennaio 2011
Iscrizioni Albo professionale
Moira Plona
Jessica Pedraglio
Giancarlo Rinaldi
Simone Pedrini
Nicolas Galli
Andrea Scamoni
Federica Rocca
Emanuele Magatelli
Luca Miotti
Cancellazione dall’Albo professionale
Virginio Cattaneo
Michele Mozzi
Giuseppe Mottarella
Sergio Chiesa
Roberto Frigoli
Seduta n. 2 del 3 febbraio 2011
Iscrizioni Albo professionale
Elisa Gianoli
Jessica Cornelli
Valentina Pongitore
Debora Gosparini
Riccardo Antonioli
Iscrizioni Registro praticanti
Stefano Matiz
Giordano Trabucchi
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
perdita di tempo tanto al
tecnico comunale preposto
all’esame della pratica,
quanto al tecnico proponente, con incremento di possibilità d’errori, causa non ultima di contestazioni e contrasti sia tra i confinanti sia
nei confronti dei progettisti.
Sono altresí emerse anomalie nella documentazione catastale per la ritardata od omessa registrazione delle volture degli atti
di trasferimento della proprietà, per le imprecisioni e
gli errori nel riportarle e, in
qualche caso, per la loro
mancata presentazione.
L’inserimento dei fabbricati
ex rurali, specie dei casolari
sparsi e d’alta quota, ha documentato difformità alle
volte anche consistenti, tra
quanto riprodotto in mappa
e lo stato di fatto rilevato
degli appezzamenti di terreni e dei manufatti.
È
assurdo che, mentre giustamente la
pubblica amministrazione chiede ai proprietari di immobili di regolarizzare la loro posizione presso
gli uffici competenti, essa la
ignori.
Un insieme di elementi che
complicando l’attività dell’operatore tecnico, generano riduzione di produttività per inutili perdite di
tempo e inducono all’errore.
Queste anomalie, frutto di
incompetenza, trascuratezza, menefreghismo e
mancanza di controllo, richiedono una svolta organizzativa radicale che preveda la collaborazione tra
uffici tecnici e uffici fiscali e il
superamento dei comparti
stagni. Sono situazioni che
richiedono disponibilità o-
perativa, capacità organizzativa e impegno del personale preposto qualificato e
investimenti che, con le moderne tecniche informatiche, non paiono impossibili da attuare.
Per questo ritengo che noi
professionisti tecnici dobbiamo attivarci per essere di
stimolo e collaborare al fine
di conseguire un obiettivo
importante per i cittadini
oltre che per gli operatori
del settore.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 43
DAL COLLEGIO DI LODI
Alessandro Folli
Costruire e abitare in salute
Acquisto consapevole
della casa
G
uardare ad un futuro sostenibile e
diffondere l’etica
del costruire: sono questi gli
obiettivi principali del convegno didattico-divulgativo
che si è tenuto presso il Parco
Tecnologico Padano a Lodi il
27 novembre 2010 con il patrocinio del Comune di Lodi.
Il futuro della società dovrà
essere sostenibile ed anche
le costruzioni dovranno esserlo. È con questo slogan
che si apre l’evento, rivolto a
colmare il vuoto di un’adeguata formazione ed informazione in merito alle costruzioni eco-sostenibili che
sono oggetto di una domanda sempre maggiore.
A rompere il ghiaccio sui
concetti concreti che stanno
alla base di un edificio ecosostenibile è l’Ing. Ruben
Herlacher, docente e consulente dell’Agenzia CasaClima, che focalizza l’attenzione sull’involucro edilizio
ancora prima di pensare alle
risorse tecnologiche che
consentono un risparmio energetico. “L’energia più pulita è quella non consumata
- afferma con convinzione il
relatore - prima bisogna
pensare a ridurre il fabbisogno energetico dell’edificio, poi possiamo cominciare a parlare di fonti rinnovabili”. La sostenibilità di un
edificio non si misura soltanto in base all’efficienza
degli impianti o al numero di
pannelli solari installati; una
casa a basso fabbisogno energetico (Classe A o B CasaClima oppure edifici della
categoria termica C) indica
una casa che con la sua modalità costruttiva e con l’iso44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
lamento termico dell’involucro, permette di riscaldare
il volume abitabile con una
quantità di energia limitata.
Del resto, come evidenzia
anche l’Ing. Erlacher nel suo
intervento, l’energia fossile è
in continua diminuzione e
per salvaguardare le risorse
del pianeta senza rinunciare
a comodità e benessere abitativo, è necessario cambiare
modo di pensare. In particolare si deve focalizzare l’obiettivo di coniugare il comportamento ecologico con il
fattore economico dell’edificio: una casa ad alta qualità
abitativa non deve infatti essere cara, come invece è portato a credere l’immaginario
collettivo, soprattutto tra i
non addetti ai lavori.
A quest’ultimo concetto di
eco-sostenibilità accostata
al risparmio economico
fanno eco gli architetti dello
studio di architettura MCA
(Mario Cucinella Architects)
presentando il progetto
“Casa 100 k” che abbina i cri-
teri di edilizia sostenibile a
quelli della prefabbricazione: un complesso residenziale composto da diversi nuclei abitativi a costi
contenuti, a misura di desiderio e a basso impatto ambientale. Le relatrici si soffermano molto sul concetto
che costruire con una logica
economica è possibile, utilizzando una prefabbricazione leggera e flessibile
che risponda alla flessibilità
degli spazi in funzione degli
usi e delle abitudini di chi
vive una casa. L’obiettivo di
ricerca che ha dato vita all’idea “Casa 100 k” è legato
alla ottimizzazione del costo
di costruzione ed ha orientato la scelta della tipologia
costruttiva e degli elementi
tecnologici verso sistemi
prefabbricati e a secco, sia
per la riduzione dei costi, sia
per la rapidità di esecuzione, nonché per la riduzione dei rischi di cantiere.
Il progetto è finalizzato alla
realizzazione di una casa da
100 mq (ma estremamente
personalizzabile in relazione alle esigenze dell’u-
DAL COLLEGIO DI LODI
Muri contro terra con casseri a
perdere aventi anche funzione di
collaborazione strutturale.
Sotto: solai realizzati con sistema
Plasbau.
tente finale) a Zero emissioni di CO2, grazie all’impiantistica fotovoltaica integrata architettonicamente,
all’utilizzo di superfici captanti energia solare per i
mesi invernali, circolazione
interna dell’aria per quelli estivi e a tutte le strategie
passive adottabili per rendere l’edificio una macchina
bioclimatica.
I
l contenimento dei
costi di realizzazione
è invece affidato all’impiego di prefabbricazione leggera e flessibile: elementi strutturali, apparati
tecnici, attrezzature mobili
come pareti/pannelli scorrevoli-smontabili-curvabili
per la divisione interna degli
alloggi; sistemi di chiusura o
tamponamenti monoblocco
fatti di componenti sostituibili che possano diversificare l’aspetto esterno, ma
anche garantire un’estensione di quello interno (balconi, terrazzini, logge, ecc.).
Dopo un breve escursus atto
ad evidenziare gli aspetti
giuridici dell’acquisto consapevole di una casa, l’intervento conclusivo del convegno ha esposto una panoramica incentrata sui valori
etici che deve avere “una
banca di riferimento per le
persone e le organizzazioni
che vogliano praticare scelte
responsabili anche in
campo finanziario”.
Tanti bei concetti e altrettanto buoni propositi che
solitamente rimangono
quasi utopia, un traguardo
da raggiungere in un futuro
non meglio definito. Nonostante si parli, come nel no-
stro caso, di costi tutto sommato contenuti rispetto all’edilizia convenzionale non
è semplice radicare questi
concetti e sovvertire un sistema edificatorio ormai
consolidato. Nel nostro caso
però tutti gli argomenti trattati nel corso del convegno si
sono concretizzati nel Progetto Le Sorgenti: il primo significativo intervento di edilizia eco-sostenibile nella
Provincia di Lodi per la realizzazione di un edificio autonomo ad elevatissima efficienza energetica (30
kWh/mqa), alimentato esclusivamente da fonti rinnovabili e certificato in
Classe A CasaClima. L’idea
di fondo del suddetto progetto è quella di realizzare
un complesso energeticamente pulito ed autonomo
che si armonizzi e sia al servizio dell’ambiente nel
quale è inserito, in continuità con una zona paesaggisticamente “delicata” e “fragile” sotto il profilo geomorfologico e ambientale,
con funzione di connessione
fra il sistema insediativo urbano e il territorio agricolo.
L’ambizioso e innovativo
progetto è ormai in fase di
ultimazione ed è costituito
da 14 abitazioni unifamiliari,
eseguite secondo il concetto architettonico degli
appartamenti in villa, e da
un centro direzionale.
A livello costruttivo il primo,
fondamentale, concetto imposto dal progetto è stato
dedicato alla coibentazione
ed all’isolamento termico,
con l’eliminazione dei ponti
termici mediante l’utilizzo
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 45
DAL COLLEGIO DI LODI
maniera tradizionale, si
passa alle scelte radicali relative agli impianti tecnologici. Il cuore dell’impianto,
centralizzato con contabilizzatori singoli, è una centrale
a sonde geotermiche verticali con pompe di calore per
la produzione di acqua calda
per l’inverno e fredda per
l’estate. La centrale sarà alimentata dall’energia prodotta dai pannelli fotovol-
di tecniche costruttive non
molto difformi da quelle tradizionali ma semplicemente più attente al giusto
posizionamento dei materiali isolanti ed all’utilizzo di
elementi di ottima qualità,
per lo più naturali.
Eliminati quindi i problemi
relativi alle dispersioni, realizzati i tetti ventilati con
ampio isolamento e manto
di copertura in coppi, eseguite le finiture interne alla
46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
taici (installati sulle falde
dei tetti esposte a sud e
sulla sommità della barriera
antirumore realizzata per
schermare gli edifici dalla
prospiciente ferrovia) che
forniranno elettricità anche
alle singole unità abitative/direzionali. Tutta la distribuzione interna avverrà
con sistemi a bassa temperatura mediante l’utilizzo di
pannelli radianti.
L’intervento edilizio, così
come il convegno (primo di
una serie di eventi), sono
stati promossi da CRB Impresit e dalla Cooperativa
Santa Francesca Cabrini
Due.
❑
DAL COLLEGIO DI MANTOVA
Iscrizioni e cancellazioni
dall’Albo dei geometri
di Mantova nel 2010
ISCRIZIONI dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2010
N. iscr.
Iscrizione
Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
2604
14/01/2010
Algeri Enrico
Correggio (Re) 10/09/1988
46020 Pegognaga (Mn), via G. Di Vittorio 24
2601
14/01/2010
Benassi Pietro
Suzzara (Mn) 26/06/1987
46029 Suzzara (Mn), via Guido 14
2613
25/02/2010
Bernini Andrea
Mantova 13/12/1986
46037 Roncoferraro (Mn), via del Donatore 26
2600
14/01/2010
Bombonati Emanuele
Mantova 23/12/1971
46031 Bagnolo San Vito (Mn), via Gramsci 3/4
2615
17/03/2010
Borsari Simone
Suzzara (Mn) 23/07/1988
46020 Pegognaga (Mn), via U. Sissa 16
2621
20/05/2010
Calvi Francesca
Castiglione d. Stiviere (Mn) 29/04/1987
37067 Valeggio s/Mincio, via Don A. Carpani 7
2622
20/05/2010
Compri Mattia
Mantova 13/07/1986
46049 Volta Mantovana (Mn), via B. Castiglioni 31
2614
25/02/2010
Condello Rocco
Viadana (Mn) 25/06/1986
46019 Viadana (Mn), via G.B. Vico 14
2620
29/04/2010
Fregni Matteo
Mantova 21/11/1988
46040 Rodigo (Mn), via Caduti del Lavoro 30
2626
02/09/2010
Gazzola Ivano
Mantova 09/12/1973
46030 Bigarello (Mn), via della Pace 10
2602
14/01/2010
Giazzoli Marco
Asola (Mn) 25/10/1987
46040 Casalromano (Mn), via A. De Gasperi 3
2612
25/02/2010
Lora Federico
Mantova 25/08/1986
46037 Roncoferraro (Mn), via San Cassiano 4
2605
14/01/2010
Madaschi Marco
Mantova 11/08/1988
46037 Roncoferraro (Mn), via G. Rossini 10
2603
14/01/2010
Marzullo Alessandro
Mantova 09/07/1986
46100 Mantova, Piazza Cavallotti 11
2616
17/03/2010
Negrini Cristiano
Ostiglia (Mn) 25/11/1988
46028 Sermide (Mn), via P. C. Margutti 71
2606
14/01/2010
Nodari Luigi
Castiglione d. Stiviere (Mn) 12/06/1987
46043 Castglione d. Stiviere (Mn), via B. Croce 1
2608
04/02/2010
Pedrazzoli Gianluca
Mantova 25/01/1988
46027 S. Benedetto Po (Mn), via A. Gramsci 25
2609
04/02/2010
Picetti Denis
Castiglione d. Stiviere (Mn) 22/09/1985
46043 Castiglione d. Stiviere (Mn), via P. C. Beschi 108
2618
08/04/2010
Puerari Valentino
Bozzolo (Mn) 06/11/1985
26030 Calvatone (Cr), via Don Veronesi 17
2625
29/07/2010
Ruberti Loris
Mantova 04/08/1985
46026 Quistello (Mn), via Nuova 16
2624
29/07/2010
Savi Andrea
Mantova 26/05/1985
46033 Casteldario (Mn), via F.lli Kennedy 3/A1
2610
04/02/2010
Scalari Stefania
Mantova 30/03/1987
46014 Castellucchio (Mn), via San Marco 20
2617
08/04/2010
Seghetti Samuele
Mantova 27/01/1985
37060 Sorgà (Vr), via della Pace 6 - Bonferraro
2607
04/02/2010
Stermieri Alberto
Mantova 29/06/1984
46100 Mantova, via Riviera Mincio 112
2619
08/04/2010
Strina Marco
Parma 09/06/1976
46017 Rivarolo Mantovano (Mn), via G. Garibaldi 4/A
2623
03/06/2010
Taverna Vittorio
Crotone (Kr) 21/07/1986
46019 Viadana (Mn), via Codisotto 114/C
2611
25/02/2010
Zaccagni Andrea
Mantova 03/10/1981
46044 Goito (Mn), via L. B. Alberti 31
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
DAL COLLEGIO DI MANTOVA
CANCELLAZIONI dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2010
N. iscr.
Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Cancellazione
2415
Araldi Valentina
Bozzolo (Mn) 13/08/1981
46010 Curtatone (Mn), via Martiri d. Libertà 40
14/01/2010
2541
Begotti Davide
Suzzara (Mn) 07/06/1984
46029 Suzzara (Mn), via Curtatone Montanara 30
25/11/2010
453
Berni Aldo
Moglia (Mn) 09/05/1929
46025 Poggio Rusco (Mn), via Fioretti 8
12/10/2010
2486
Bettelli Alice
Asola (Mn) 30/04/1983
46042 Castel Goffredo (Mn), via Copenaghen 311/B
23/12/2010
1710
Borsari Elisa
Ostiglia (Mn) 18/04/1963
46025 Poggio Rusco (Mn), via Matteotti 24
14/01/2010
1007
Bosi Gianni
Mantova 28/03/1944
46047 Porto Mantovano (Mn), Str. Mantovanella 19
14/01/2010
2108
Capra Sonia
Asola (Mn) 07/06/1973
46041 Asola (Mn), via M. Parenti 98
03/06/2010
2481
Cardella Roberta
Asola (Mn) 08/05/1973
46041 Asola (Mn), via G. Garibaldi 30
14/01/2010
1011
Cattalani Paolo
Mantova 17/04/1944
46047 Porto Mantovano (Mn), via M. Montessori 26
14/01/2010
2017
Cauzzi Marina
Valeggio s/Mincio (Vr)
37014 Castelnuovo Garda (Vr), via Colombara 6
14/01/2010
2023
Dall’Oca Giulio
Mantova 08/10/1967
46030 Virgilio (Mn), via S. Cataldo 24
13/12/2010
2361
Diletto Roberta
Suzzara (Mn) 22/09/1980
46030 Virgilio (Mn), via T. Folengo 8
25/02/2010
692
Ferrari Carlo
Marcaria (Mn) 03/05/1936
46014 Castellucchio (Mn), Piazza A. Gardini 2
04/02/2010
1391
Ferri Luigi
Solferino (Mn) 30/11/1953
46040 Solferino (Mn),via Ossario 28
13/12/2010
2169
Flisi Mauro
Bozzolo (Mn) 26/11/1974
46010 Curtatone (Mn), via Roda 96
14/01/2010
2412
Fontanesi Davide
Bozzolo (Mn) 22/09/1976
46010 Curtatone (Mn), via Caravaggio 19
04/02/2010
1065
Frigeri Luigi
Magnacavallo (Mn) 01/04/1945
46025 Poggio Rusco (Mn), via A. Murri 18
28/10/2010
2409
Grazioli Raffaele
Cremona 03/08/1972
46040 Casalromano (Mn), via Don B. Grazioli 5
14/01/2010
2215
Incarbone Gianfranco
Mantova 12/09/1974
46030 Bigarello (Mn), via S. Quasimodo 10
14/01/2010
1644
Lucchini Mario
S. Benedetto Po (Mn) 20/02/1954
46027 S. Benedetto Po, via E. Ferri 41
28/10/2010
825
Martini Odino
Castel Goffredo (Mn) 18/12/1934
46046 Medole (Mn), via G. Mazzini 44
01/07/2010
2573
Mattesco Omar
Castiglione d. Stiviere (Mn) 12/01/1981
46043 Castiglione d. Stiviere (Mn), via delle Teodore 10/B
11/11/2010
2344
Mazzoni Marcella
Mantova 27/11/1977
46049 Volta Mantovana (Mn), via Solferino 1/A/2
03/06/2010
2228
Melotti Matteo
Mantova 18/09/1976
46047 Porto Mantovano (Mn), via Martorelli 12
30/09/2010
1135
Minuti Giuliano
Goito (Mn) 27/06/1948
46047 Porto Mantovano (Mn), via M. Montessori 63
29/04/2010
2468
Molinari Mauro
Ostiglia (Mn) 22/07/1968
45030 Castelnovo Bariano (Ro), via Sanseverino 59
14/01/2010
1931
Parise Damiano
Porto Mantovano (Mn) 15/10/1963
46010 Marcaria (Mn), Strada Tosa 8 ter
14/01/2010
1331
Pasquali Cesare
Castellucchio (Mn) 08/05/1941
46014 Castellucchio (Mn), via 4 Novembre 38
23/12/2010
2419
Pezzo Elisa
Mantova 30/11/1979
46045 Marmirolo (Mn), Strada Soave 79
13/12/2010
2252
Scardocci Massimiliano
Mantova 22/02/1975
46044 Goito (Mn), via V. Bellini 4
14/01/2010
1010
Spitti Gianfranco
Asola (Mn) 08/10/1943
46012 Bozzolo (Mn), via Giuseppina 39
14/01/2010
1398
Tieghi Gianfranco
Adria (Ro) 28/08/1928
46100 Mantova, P.le Michelangelo 2
14/01/2010
1407
Trazzi Silvio
Quistello (Mn) 13/01/1953
46031 Bagnolo San Vito (Mn), via G. Mazzini 75
23/12/2010
2248
Vincenzi Giorgio
Mantova 07/09/1961
46010 Curtatone (Mn), via Partigiani 6
28/10/2010
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1- 49
FORMAZIONE CONTINUA
I corsi specialistici
del Collegio di Brescia
per la formazione continua
C
ontinua l’immutato impegno del
nostro Collegio
bresciano nellala produzione di corsi di specializzazione e aggiornamento professionale che riscuotono il
grande interesse degli iscritti, sempre molto numerosi. Questo dato dice dell’importanza che gli iscritti
attribuiscono alla propria
formazione tecnica. Diamo
di seguito l’elenco dei corsi
realizzati dall’inizio del 2011
e di quelli in preparazione.
Corsi già ultimati a Brescia
a) “Preliminare di compravendita e relazione per il notaio”.
Relatori: avv. Dario Allocco e geom. Giovanni
Gares.
Partecipanti: 159.
b) “Sicurezza luoghi di lavoro
e cantieri temporanei e mobili”.
Relatori: avv. Francesco
Menini, geom. Francesco
Botte, geom. Nadia Bettari, geom. Laura Ferrari.
Partecipanti: 91
c) “Successione legittima e testamentaria, successione e
donazione”.
Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni
Gares.
Partecipanti: 40
Corsi già ultimati
a Darfo Boario Terme
a) “Preliminare di compravendita e relazione per il notaio”.
Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni
Gares.
Partecipanti: 66
È uscita XVIII edizione del “Valentinetti”, il
manuale informativo per chi opeera nei LL.PP.
Vannini Edititrice ha dato alle stampe la diciottesima edizione de “La
pratica amministrativa e contabile nella condotta di opere pubbliche”,
testo meglio conosciuto come il “Valentinetti” che subentra alla precedente edizione del 2005 dopo l’entrata in vigore, dal 1° luglio 2006, del
Codice deo contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, approvato dal Decreto Legislativo n.163 del 2006, che ha recepito le disposizioni contenute nella Direttiva 2004/18/CE.
Il codice, con cui è stata accorpata in un unico testo normativo la disciplina attinente agli appalti e ai contratti di lavori, beni e forniture, ha
avuto poi nel tempo ulteriori modifiche e integrazioni fino alla recente
introduzione del Decreto legislativo 53/2010 “direttiva ricorsi”.
Nella revisione e rielaborazione del testo si è cercato di mantenere lo
stile e la chiarezza propri dell’autore e del suo revisore principale. Nella
trattazione dei vari argomenti, infatti, è stato come sempre privilegiato
l’aspetto applicativo delle norme di riferimento cosicché il manuale può
senz’altro rispondere in modo completo alle richieste di carattere pratico degli operatori. L’opera è completata da una sezione on-line da cui è
possibile scaricare moduli in formato word.
Il testo si distingue come punto di riferimento per ingegneri, geometri,
50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
b) “Successione legittima e testamentaria, successione e
donazione”.
Relatori: avv. Doario Allocco e geom. Giovanni
Gares.
Partecipanti: 42
Corsi già programmati
a Brescia
a) “Successione legittima e testamentaria, successione e
donazione”.
Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni
Gares.
Data: 21 marzo 2011
b) “Preliminare di compravendita, relazione per il notaio”.
Relatori: avv. Dario Allocco, geom. Giovanni
Gares.
Data: 4 aprile 2011
Corsi in preparazione
a) “Certificati energetici”
Relatori: ing. Gian Battista Pasquini, ing. Antonio Manfredini, ing.
Mara Berardi.
b) “Gestione rifiuti di cantiere”.
Relatori: ing. Zetera, sig.
Quaresmini, geom. Bellomira.
c) “Conciliatori professionali”.
Corsi in fase di studio
a) “Aggiornamenti per gli abilitati 818”
b) “Aggiornamento impiantistico per gli abilitati “Certificatori enegetici”
❑
architetti, enti pubblici e imprese edili per la capacità di affrontare in
maniera chiara ed esauriente tutte le fasi che caratterizzano dall’inizio
alla fine i lavori pubblici e per i commenti significativi che guidano il lettore alla comprensione del testo.
• La normativa in materia di lavori pubblici e la sua evoluzione;
• le opere pubbliche e i soggetti pubblici e i soggetti preposti alla realizzazione ed alla vigilanza;
• la programmazione delle opere pubbliche;
• il progetto dei lavori pubblici;
• verifica ed approvazione del progetto;
• i sistemi di realizzazione dei lavori pubblici;
• l’esecutore dei lavori pubblici;
• la scelta dell’esecutore dei lavori pubblici;
• i piani di sicurezza;
• l’esecuzione e la condotta dei lavori;
• il collaudo dei lavori.
Il nuovo testo “Valentinetti ”, XVIII edizione è disponibile on-line sul sito
della editrice www.vanninieditrice.it e nelle librerie. Prezzo di copertina
72,00 euro.
Per informazioni: [email protected]
CTU
Stefano Fracascio
Relazione esecuzioni immobiliari
per il Tribunale di Brescia:
cambia ancora la prima pagina
I
n variazione di quanto
precedentemente comunicato (n. 1/2010
della rivista), si propone ai
tecnici che eseguono relazioni di valutazione per Esecuzioni Immobiliari per il Tribunale di Brescia di adottare, come prima facciata per
le perizie il fac simile qui di
fianco riprodotto e concordato sia con il Giudice delle
Esecuzioni, sia con la Cancelleria del Tribunale di Brescia; ciò per semplificare, uniformare e rendere visibile
di primo acchito la consistenza dell’immobile. Si ricorda che per scaricare la
pratica si può consegnare il
file della relazione e degli allegati in formato Pdf direttamente in Cancelleria.
❑
Intestazione del C.T.U.
Arch./Ing./Geom. ………………………………………………………………………………
con studio a ……………………………, via ………………………………………………...
tel.……………………, fax ……………………, e-mail ……………………………………….
TRIBUNALE DI BRESCIA
Esecuzione immobiliare n. ……………………
CREDITORE PROCEDENTE: ………………………………………………………………………………………CF………………… P. IVA …………...................
con sede a ………………………………………………………… in via ………………………………………………………..………………………………………………….
con l’Avv.……………………………………………………………………………………..................................................................................................................................................
CONTRO …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………......………
Magistrato:…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….........……….
Udienza d’incarico e giuramento ……………………………………………………………………………………………………………………….............................
Determinazione modalità di vendita udienza del ……………………………………….............…………………………......…………………….……..
Descrizione del bene e suddivisioni in lotti ……………………………………………..........................................………………............................................
Dati generali del bene e suddivisione in lotti
Lotto 1
IL TECNICO LEGALE
Quota di proprietà ……………………………………………………… %
nuova rivista on-line
Immobile sito nel Comune di ……………………………………………………………………………………………………………………………….……………….
In seguito a un progetto del
nostro collaboratore geometra
Paolo Frediani il Gruppo 24 Ore
ha dato vita a una specifica
pubblicazione on-line dal titolo
“Il tecnico legale”, alla quale i
tecnici interessati si possono
abbonare collegandosi al portale del Sole 24 Ore dedicato al
mondo immobiliare (www.immobili24.com).
Distinto in catasto con identificazione destinazione d’uso ………………………………………………….……………………………….………..
I colleghi geometri esperti della
materia che intendessero collaborare alla nuova rivista apportando contributi e idee nei settori
di edilizia, topografia, catasto e
normative correlate possono
mettersi in contatto direttamente
con Paolo Frediani:
[email protected]
52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Valore intero € ………………………………………………………………………………………………………………………………....................................………..................
Valore quota pignorata € ……………………………...……………………………………………………………………………………………...……………………..........
Comproprietari ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………..……...…………
Divisibilità ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………………….............…........
Problematiche (con riferimento pagina relazione relativa descrizione ……………………………..........……………………………...……
Lotto 2
Quota di proprietà ……………………………………………………… %
Immobile sito nel Comune di ……………………………………………………………………………………………………………………………….……………….
Distinto in catasto con identificazione destinazione d’uso ………………………………………………….……………………………….………..
Valore intero € ………………………………………………………………………………………………………………………………....................................………..................
Valore quota pignorata € ……………………………...……………………………………………………………………………………………...……………………..........
Comproprietari ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………..……...…………
Divisibilità ……………………………...………………………………………………………………………………………………………………………………….............…........
Problematiche (con riferimento pagina relazione relativa descrizione ……………………………..........……………………………...……
e così eventualmente di seguito.
AGRICOLTURA & FORESTE
Valeria Sonvico
La Lombardia verso
la Politica Agricola Comune
del 2020
L
a PAC dopo il 2013?
Il futuro della programmazione
2013-2020? Sono le domane
che spesso si sentono, in
particolare tra gli imprenditori agricoli, ormai giunti al
giro di boa dell’attuale programmazione. Si avverte la
necessità di capire quali misure e risorse economiche
saranno messe a disposizione dall’Unione Europea.
Dalle future scelte strategiche della Politica Agricola
Comune (PAC), infatti, dipenderanno le dinamiche
imprenditoriali delle aziende e di conseguenza del
settore primario.
Mancano ancora un paio
d’anni al 2013, ma nelle opportune sedi istituzionali si
è già aperta la discussione
della PAC, nonché del prospetto finanziario: incertezza o opportunità?
Negli ultimi trent’anni la
stessa Europa è cambiata radicalmente, siamo passati
da 15 Stati membri a 27, e se
è vero che in termini percentuali di prodotto lordo vendibile europeo (PLV) la
spesa è diminuita, e quindi
più efficiente e mirata, è altrettanto vero che oggi la
nuova Europa ha un’agricoltura estremamente diversa
da un paese all’altro.
Tre saranno le sfide che governeranno la nuova programmazione:
1) sfide economiche sia nell’ambito della sicurezza alimentare sia nell’ambito
dei prezzi per garantire in
tutta Europa una produzione agricola di qualità;
2) sfide ambientali con una
54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
AGRICOLTURA & FORESTE
lettura duplice: da un lato
il continuo degrado del
suolo, le emissioni in atmosfera potenzialmente
inquinanti e le preoccupazioni climatiche, dall’altro il ruolo fondamentale dell’agricoltura come
conservatore del territorio, biodiversità e regolatore dei gas serra;
3) sfide territoriali i 27 Paesi
Membri sono testimonianza di un’agricoltura
articolata con adozione di
sistemi molto diversi gli
uni dagli altri e mantenere
l’agricoltura in tutti i Paesi
sarà la principale strategia
all’interno delle politiche
europee.
Altrettanti tre sono gli obbiettivi della PAC del futuro:
1) Contribuire al reddito dell’agricoltore;
2) aver una produzione con
una fetta di valore aggiunto adeguata, nonché
un incremento della competitività del settore;
3) offrire misure compensative per chi si trova in zone
con specifici vincoli ambientali.
La Politica Comune è necessaria. È importante accompagnare la futura ristrutturazione attraverso la diversificazione, garantendo l’evoluzione tecnologica, l’interazione tra settori e il sostegno
dell’occupazione.
In sintesi, una politica meglio orientata e più equilibrata con una distribuzione
migliore dei pagamenti diretti rispetto al passato e sostenuta da opportune misure di mercato che andranno a riequilibrare il pagamento unico, di cui attual-
mente l’Italia percepisce un
corrispettivo superiore rispetto alla media comunitaria.
Agli obbiettivi si potrà arrivare attraverso cambiamenti graduali o incrementano le giustificazioni per
una Pac “più verde” o adottare politiche agricole mirate allo sviluppo rurale.
Il prossimo appuntamento
sarà prima dell’estate in cui
verranno presentate le
tappe in considerazione
delle proposte legislative e
dell’evoluzione dell’impatto che si potrebbe avere,
nonché i criteri attraverso
cui verranno distribuite le risorse.
N
on si può nascondere che l’effetto
ridistributivo
avrà un impatto enorme
sulle zone particolarmente
intensive (ad esempio il settore zootecnico), ma la sfida
per il nostro Paese sarà riuscire attribuire un valore
maggiore alla superficie: riconoscere la ricchezza del
prodotto per ettaro al fine di
garantire benefici concreti e
a lungo periodo per il nostro
territorio.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 55
TECNICA
Umberto Monopoli
L’evoluzione della Topografia
e della Cartografia
nella storia
(Parte seconda)
Gli Etruschi
Molto spesso si pensa che i greci siano stati gli “iniziatori”
delle conoscenze romane. Ci si dimentica, in materia topografica come in altre questioni, la grossa influenza della civiltà etrusca, geograficamente molto più vicina. È pacifico
che il concetto di proprietà, la sacralità della proprietà, (gli
dèi “Penati”), è stato trasmesso a Roma con l’intervento
degli Etruschi. Il proprietario definiva i limiti della sua proprietà con un omaggio agli dei, con riti propiziatori e cerimonie codificate; il collocamento della pietra o un pezzo di
legno a confine costituiva un atto importante e chi violava
tale confine era sottoposto all’ira degli dei…il parallelo sui
contenziosi per i confini di proprietà dei giorni nostri è d’obbligo…
Il “limite/confine” del tempo prende il nome dal “termini”
del dio Terminus, che rappresentava e garantiva l’inviolabilità.
I Romani
Agli àugures etruschi subentrano gli agrimensores romani. I geometri romani beneficiarono ovviamente delle conoscenze
acquisite dai Greci e dagli Etruschi.
Un esempio dell’ingegno e della abilità raggiunta dai romani è quello relativo al tracciamento e alla costruzione
degli acquedotti. In un arco di tempo di oltre 500 anni furono
realizzati per il fabbisogno urbano di Roma undici acquedotti maggiori, oltre ad un
considerevole numero di diramazioni. É stato calcolato
che la portata complessiva
di tali acquedotti, messi insieme, superava di parecchio la quantità giornaliera
di acqua su cui oggi può contare la città moderna. Tale
abbondanza, che non fu mai
raggiunta in nessun’altra
parte del mondo, valse a Roma il nome di regina aquarum, cioè
regina delle acque. É interessante notare che i romani non
davano un nome all’acquedotto in sé, ma all’acqua che portava, per cui la gran parte di essi veniva chiamata aqua (Aqua
Appia, Aqua Marcia, Aqua Iulia, ecc.), seguito spesso dal nome
del regnante o del funzionario che lo aveva fatto realizzare
o aveva presieduto alla costruzione.
I romani chiamavano il loro ispettori del tempo agrimensores,
lo strumento principale utilizzato era la groma. Era costituita
da un’asta verticale, che si conficcava nel terreno e che in
sommità aveva un braccio di sostegno per due aste tra loro
ortogonali. Le estremità delle aste avevano dei fori a cui venivano appesi dei fili a piombo, che risultavano due a due
tra loro ortogonali e servivano di riferimento per i traccia56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
menti. Questo strumento era in legno con particolari di metallo nelle zone ritenute di maggiore importanza o usura.
Questo dispositivo ha permesso il tracciamento, caro ai romani, delle città a geometria regolare, con angoli retti fra le
vie… e arriva la “centuriazione romana”.
L’ager centuriatus veniva tracciato dall’agrimensore che, analogamente agli insediamenti, individuava un umbilicus agri da
cui tracciava due assi stradali perpendicolari tra loro: il
primo in direzione est-ovest, chiamato “decumano massimo” (decumanus maximus), il secondo di direzione nord-sud,
detto “cardo massimo” (cardo maximus). Per ragioni pratiche,
l’orientamento degli assi raramente coincideva con i quattro
punti cardinali: spesso seguiva la pendenza del terreno (per
far defluire l’acqua piovana) o altre caratteristiche geomorfologiche, altrimenti si basava su vie di comunicazione
preesistenti; talvolta, risultavano essere il prolungamento
del cardo e del decumano massimo di una città, la quale veniva dunque a trovarsi in corrispondenza dell’umbilicus.
I campi, le città e tutti gli edifici urbani sono fatti secondo regole rigorose, che sono identiche, generando paralleli e perpendicolari (schema a griglia), alcuni dei quali possono essere ignorati per consentire alcune varianti. Molte città
hanno mantenuto questa conformazione regolare, mante-
TECNICA
La Tavola Peutingeriana
nendo l’impianto antico originale (Parigi, alcune zone di
Roma…).
Il progetto e la collocazione geografica strategica delle città,
l’orientamento, la viabilità non sono lasciati al caso ma accanto a ciascun isolato di forma quadrata, vi sono strade di
diversa larghezza a secondo della loro importanza e della
tipologia del luogo.
Ma una delle funzioni essenziali del agrimensores è stata la realizzazione di un registro (catasto) di Roma e delle nazioni
conquistate. Queste misurazioni colossali, ma sistematiche,
delle terre conquistate, erano inizialmente previste con
l’equa distribuzione della terra alle famiglie e la determinazione del tributo; i rilievi sono stati poi utilizzati per il pagamento in natura da parte dei soldati e per la ridistribuzione delle terre degli sconfitti generalmente i due terzi
della superficie. Se ci si riflette non è un problema da poco!
Una non equa ridistribuzione avrebbe generato malcontenti e…
Le misurazioni eseguite, le decisioni prese, le attribuzioni,
l’insieme delle planimetrie vengono trascritte su uno (o più)
lastre di marmo in due copie identiche, di cui una destinata
agli archivi dello Stato, formando così un catasto e tecnico
giuridico. Fra i documenti più noti è il piano della città di Orange, in Francia, la cui lastra assemblata ha dimensioni di
7,56 metri per 5,90 metri. La carta più famosa di tutto l’Impero Romano è probabilmente quelle compilata da Marco
Vipsanio Agrippa (64 a.C. - 12 a.C.), amico e genero dell’imperatore Augusto e, tra l’altro, costruttore del primo
Pantheon, in seguito ricostruito totalmente da Adriano nel
123. Si pensa che la sua redazione fosse finalizzata ad illustrare il cursus publicus (cioè la rete viaria pubblica sulla quale
si svolgeva il traffico dell’impero, dotata di stazioni di posta
e servizi a distanze regolari, che era stata appunto riordinata
da Augusto). Dopo la morte dell’imperatore, la carta fu incisa nel marmo e posta sotto la Porticus Vipsaniæ, non lontano
dall’Ara Pacis, lungo la Via Flaminia. Da questa carta ha origine la carta forse più famosa del XII-XIII secolo “La Tavola
Peutingeriana” o Tabula Peutingeriana. Porta il nome dell’umanista e antichista Konrad Peutinger, che la ereditò dal suo amico Konrad Bickel. Peutinger avrebbe voluto pubblicare la
carta, ma morì prima di riuscirci. La Tavola è composta da 11
pergamene riunite in una striscia di 680 x 33 centimetri. Mostra 200.000 km di strade, ma anche la posizione di città,
mari, fiumi, foreste, catene montuose. Non è una proiezione
cartografica, quindi il formato non permette una rappresentazione realistica dei paesaggi né delle distanze, ma non era
questa l’intenzione di chi l’aveva concepita. La carta va piuttosto considerata come una rappresentazione simbolica,
una sorta di diagramma come quello di una metropolitana,
che permetteva di muoversi facilmente da un punto ad un
altro e di conoscere le distanze fra le tappe, ma non
voleva offrire una rappresentazione fedele della
realtà. La Tabula mostra
tutto l’Impero romano, il Vicino Oriente e l’India, indicando il Gange e Sri Lanka
(Insula Trapobane). Vi è menzionata anche la Cina. I
membri della corporazione
degli agrimensori dividono i
campi, misurano il terreno,
in vista dell’applicazione
delle imposte… e te pareva!
Queste corporazioni sono
specializzate, i loro membri
prestano servizio per lo
Stato, per la giustizia, per il
Catasto o per i ricchi privati:
e ci siamo inventati il “Collegio dei geometri”….o
“l’Ordine degli ingegneri”.
La posa dei termini di confine, per i romani, conserva l’importante e simbolico carattere religioso di origine egiziana
e poi etrusca: grande rispetto per i confini e la proprietà
(proprio come ai giorni nostri).
Nel tempo tuttavia l’aspetto religioso tende a scomparire
quando prende campo il diritto romano che comincia a goIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 57
TECNICA
L’antico strumento topografico del
coròbate, utilizzato dai romani anche
nella costruzione degli acquedotti. È
l’equivalente della nostra attuale
livella.
La pietra tombale di un
agrimensore, orgoglioso … fino alla
morte! del proprio lavoro. Vi è
rappresentato il suo strumento di
lavoro.
vernare queste
operazioni;
siamo all’incirca
tre secoli prima
di Cristo. Oltre
alla groma, l’agrimensor disponeva
di altri strumenti: il corobate, le pietre miliari, l’asta (10
piedi). Il “coròbate” ... che, a
parte il nome strano, è un antico strumento topografico. È
servito anche per permettere
la costruzione degli acquedotti. Uno strumento di legno
simile all’attuale livella, ma di
dimensioni assai più grandi.
Questo era in esatta posizione
orizzontale quando i fili a piombo attaccati al suo ripiano di
legno pendevano perpendicolarmente alle gambe e
quando l’acqua che si trovava in una vaschetta scavata nel
legno non debordava.
Misure di superficie romane
Unità romane
Latino
piede quadrato
Pes quadratus
pertica quadrata
Actus Quadratus
SI decimale
1 / 14 400
876,16 cm_
scripulum
1 / 144
8,7816 m_
actus minimus
1 / 30
~ 42,2 m_
verga
clima
1/4
~ 316,25 m_
atto quadrato
actus quadratus
1
~ 1265 m_
iugero
iugerum
2
~ 2529 m_
4
~ 5059 m_
eredio (mattutino) heredium
centuria
centuria
"quadruplice" (salto) saltus
400
~ 50,6 ha
1600
~ 202,3 ha
L’atto quadrato è il quadrato dell’atto. (1 atto = 120 piedi)
Ciò corrisponde a 14 400 piedi quadrati o circa un ottavo di ettaro.
Più precisamente sono 1264,673 metri quadrati.
Nel mondo occidentale fermiamoci ai Romani … chissà magari in un’altra occasione potremmo andare avanti con il Medioevo, il Rinascimento, la fine dell’Ottocento … i giorni nostri…e anche lì ne potremmo scoprire delle belle (Newton
e Leibniz che litigano … la genialità di Gauss … il sistema
di prismi di Porro … e chi non ricorda il famigerato “Problema di Snellius” … Niccolò Tartaglia 1499-1557 o forse me58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
glio con il suo vero nome Niccolò Fontana, cognome tipicamente bresciano).
E i mondi “molto Orientali”… Cina, India, Giappone
… e il mondo Arabo?
E gli Inca, i Maya … e la Polinesia …?
Cina
E qui bisognerebbe aprire un
lungo discorso, non solo scientifico.
Siamo purtroppo abituati a vedere molto bene quanto abbiamo vicino a noi, e a dimenticarci (o far finta) di quello un po’
più lontano. Cina, Giappone,
India e in generale tutto il
mondo Orientale hanno sviluppato autonomamente e parallelamente (… molto spesso
prima!) le conoscenze del
mondo occidentale. Già detto
del teorema di Pitagora, ma
molte altre conoscenze sono
state sviluppate prima che nel mondo “Occidentale” se ne
affrontasse la risoluzione.
Lo 0 sarebbe stato inventato dal popolo cinese intorno al
500 a.C. e solo riscoperto dopo.
Lo stesso per il valore di p “pi greco”, che andrebbe forse
chiamato “pi cinese”!, dato che già nel 300 a.C. ne era stata
trovata l’espressione fino alla quinta cifra decimale.
Zhang Heng (200 a.C.) fu forse il primo a inventare la rappresentazione cartografica, permettendo i posizionamento
preciso, il calcolo della distanza fra due punti, ed enunciando qualcosa di molto simile al teorema di Talete.
Prima del XIV secolo la Cina era uno dei paesi più sviluppati
in matematica del mondo. Per esempio il Teorema di Pitagora è illustrato nel “Zhou Bi Suanjing”, un’opera specialistica di matematica del II secolo a.C. Nel testo “Jiuzhang
Suanshu” (Nove capitoli di matematica) compilato nel I secolo sono avanzati per la prima volta nella storia della matematica il concetto di numero negativo e le regole di addizione e sottrazione dei numeri positivi e negativi.
Gia nel XIII secolo in Cina esisteva la soluzione delle equazioni di decimo grado, mentre solo nel XVI secolo l’Europa
arrivò alla soluzione delle equazioni di terzo grado.
Maya
I Maya avevano raggiunto un alto grado nelle scienze matematiche; lo rivela l’uso dei numeri.
Li usavano nell’astronomia, ma anche a scopi pratici, come
TECNICA
la cronologia e l’elaborazione del loro calendario, a
scopi rituali, per stabilire
date di carattere magico. I
numeri dallo 0 al 19 (ai Maya
viene generalmente attribuita la scoperta dello zero)
venivano espressi mediante due diversi metodi:
A. Con forme dette “normali”;
B. Per mezzo di appositi glifi,
i quali rappresentavano le teste delle divinità.
Polinesia
Le carte degli isolani delle Isole Marshall, nel Pacifico, sono
uniche nella storia della cartografia. Furono costruite utilizzando fibre di palma, unite una all’altra da fili di palma di
cocco, così da puntare in molte diverse direzioni. Delle conchiglie, indicanti isole, erano fissate alle intersezioni dei fili
di palma. L’uso di queste
carte nautiche dipendeva da
una buona conoscenza dei
sistemi di swell che si manifestavano nella regione delle Isole Marshall. Riconoscendo
questo sistema di onde, gli
antichi navigatori polinesiani delle Isole Marshall erano capaci di navigare di isola in isola. Si distinguono
tre tipi di queste mappe: le
Sistema di orientamento dei
mappe di tipo mattang, che
navigatori polinesiani
danno soltanto una indicazione
teorica dei sistemi di onde, per
cui queste mappe potrebbero svolgere una funzione didattica. Mappe di tipo rabbang, indicanti interi gruppi di isole, cioè
mappe generali. E infine, mappe di tipo meddo, indicanti
varie parti dell’arcipelago. Il metodo di costruire queste
mappe era un segreto custodito gelosamente e tramandato
di padre in figlio. Una flottiglia di almeno 15 o più canoe partiva sotto la guida di un esperto interprete di queste mappe.
Purtroppo, a mano a mano che i nativi vennero in contatto con
le mappe europee non sentirono più la necessità di preservare la loro tradizione sulla costruzione e sull’uso delle loro
mappe, che oggi si è persa completamente.
Mondo Arabo
Lo stesso dicasi del mondo arabo. Basta citare Al Khwarizimi
con le sue opere tra cui Al-jabr wa’l muqabalah che in occidentale è stato tradotto come “Algebra” … sbaglio o conosciamo
questo termine?
Ma anche Thabit ibn-Qurrae Omar Khayyam… e molti altri ancora.
Per finire….
Uno spunto per incuriosire. Un applicazione del foglio di calcolo Excel®
Grande volo di qualche migliaio d’anni: dal mondo romano
all’utilizzo del PC con i fogli di calcolo.
Siamo abituati ad utilizzare il foglio di calcolo Excel®, OpenOffice per risolvere problemi numerici, tabelle e calcoli. Un
utilizzo che ho notato affascina molto gli allievi “alle prime
armi” è la costruzione di disegni e grafici a partire dalle tabelle di Excel®.
Semplice problema di topografia.
Rilevare i vertici di un poligono con tacheometro e stadia con un rilievo a raggiera e rappresentare il rilievo in coordinate cartesiane, per determinare il valore del terreno, noto il valore unitario.
Si tratta di misurare a partire da un punto (stazione) l’angolo
rispetto a una certa direzione e la distanza dalla stazione
stessa.
Una tabella di campagna che raccoglie i dati del rilievo (non
sono nient’altro che le coordinate polari dei punti), e le letture alla stadia.
Le distanze si calcolano con la relazione
D= 100 x (Ls-Li) sen 2 (j)
Con termini antichi (alla araba) si direbbe moltiplica per 100
la differenza fra la lettura superiore e la lettura inferiore, ridotte del quadrato del seno dell’angolo zenitale … (dimostrazione di come il linguaggio matematico sia più breve
dell’italiano).
Quindi
X= d x sen (h)
Y= d x cos (h)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 59
TECNICA
La redazione de “Il geometra bresciano” esprime un sentito ringraziamento
e un vivo apprezzamento al prof. Umberto Monopoli* per il pregevole lavoro divulgativo
che ci ha cortesemente consentito di riprodurre.
* Il prof. Umberto Monopoli è Docente di Topografia e Fotogrammetria
nell’Istituto Statale Superiore “Teresio Olivelli” di Darfo Boario Terme.
Registro di campagna
P.ti
Stazione battuti
100
Risultati
Angolo
azimutale
a
[grad]
Angolo
zenitale
j
[grad]
ls
lmed
linf
letture alla stadia
[m]
[m]
[m]
distanza
[m]
x
ascissa
[m]
y
ordinata
[m]
aree
parziali
[mq]
A
270,33
104,33
2,010
1,770
1,520
48,77
-43,57
-21,92
-1078,388
B
133,66
107,66
1,840
1,570
1,300
52,73
45,53
-26,60
-1572,158
C
28,34
93,34
1,590
1,280
0,980
59,84
25,77
54,01
-1454,165
D
333,63
95,63
2,050
1,810
1,560
48,77
-42,12
24,58
-997,132
-43,57
-21,92
Superficie
Valore unitario
Valore complessivo
Nel foglio di calcolo basta inserire un grafico a linee, con dati
le x e le y…et voilà il primo disegno del terreno.
Se si vuole trovare il valore del terreno… basta inserire una
formulina di Gauss per il calcolo delle aree…e il valore unitario del terreno….et voilà… foglio di calcolo riciclabile per
tutti i problemi simili…. Anche per 200 punti battuti…
5101,84 mq
5101,84 mq
30 €/mq
€ 153.055,30
E concludendo …
Ritengo che tutti gli strumenti possano servire per incuriosire i ragazzi, futuri “scienziati” o “misuratori”. Quasi per
gioco ogni tanto inserisco nella mia pagina di Facebook, sì
proprio il Social Network, alcune riflessioni riguardanti le curiosità in Topografia. Alcune le ho riportate all’interno di
questo articolo. Non c’è da scandalizzarsi. Ritengo che per
discutere con i giovani, ma anche con i geometri, bisogna
parlare ed utilizzare il linguaggio e gli strumenti con cui loro
sono abituati, magari anche per dimostrare come vi siano
metodi alternativi di utilizzo rispetto alle banalità.
Per chi volesse contattarmi in Facebook prego … non nego
mai l’amicizia a nessuno; può essere un modo per scambiarsi opinioni … o anche per indicarmi eventuali errori
commessi nell’articolo, che molto probabilmente gli attenti
osservatori hanno già trovato!
Inutile dire che il foglio di calcolo è estensibile velocemente
con il calcolo dei dislivelli e delle quote.
Ma magari si potrebbe approfondire il ragionamento con un
articolo ad hoc!
Attenzione… Excel® e OpenOffice utilizzano per gli angoli l’unità di misura “radianti”, e non centesimali o sessagesimali!
E per finire, abusando di altri … la storia … «se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a
chi l’ha accomodata, ma se invece fossi (mo) riuscito (i) ad annoiarvi,
credete non s’è fatto apposta». (A.M. - P.S.)
60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
E per finire, abusando di altri … la storia … «se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha
accomodata, ma se invece fossi(mo) riuscito(i) ad annoiarvi, credete, non s’è
fatto apposta…»
❑
TECNICA
Da “I maestri dell’architettura”
per gentile concessione di
Hachette Fascicoli e Boeri Studio
I
l Bosco Verticale è un
progetto di forestazione metropolitana
che contribuisce a rigenerare l’ambiente e la biodiversità urbana senza implicare una espansione della
città nel territorio: un nuovo
modello di densificazione in
altezza del verde e del costruito all’interno della città.
Bosco Verticale si collega
alle politiche di riforestazione e rinaturalizzazione
dei bordi delle grandi aree
urbane e metropolitane (i
cosiddetti metroboschi):
due dispositivi di sopravvivenza ambientale, due modi
per ricostruire un rapporto
tra natura e città nel territorio e nelle città dell’Europa contemporanea. Il
primo esempio di Bosco
Verticale, composto da due
torri di 110 e 76 metri, verrà
realizzato nel centro di Milano all’interno del progetto
Porta Nuova, ai margini del
quartiere Isola, formando,
insieme alle altre torri e ai
numerosi interventi di urbanistica previsti, un esempio
unico in Italia. Le torri ospiteranno 900 alberi (alti fino a
8 metri) oltre a numerosi arbusti e piante floreali. In termini di quantità di alberature il Bosco Verticale a Milano equivale a una superficie boschiva di circa 10.000
mq. Se fosse distribuita sul
territorio l’area equivalente
in villette unifamiliari sarebbe pari a 50.000 mq. Il
Bosco Verticale è un sistema
che ottimizza, recupera e
produce energia; aiuta a costruire un microclima e a filtrare le polveri sottili nell’ambiente urbano. La diver62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Grattacieli ecologici:
a Milano il bosco verticale
dello studio di Stefano Boeri
TECNICA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 63
TECNICA
sità delle piante e le loro caratteristiche producono umidità, assorbono anidride
carbonica e polveri, producono ossigeno, proteggono
dall’irraggiamento e dall’inquinamento acustico, migliorando il comfort dell’abitare risparmiando energia. Il
Bosco Verticale sarà quindi
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
in grado di costituire un vero
e proprio microclima che
produce umidità e ossigeno;
inoltre, assorbendo gli inquinanti, costituirà un polmone verde all’interno della
città. L’irrigazione delle
piante avverrà per larga
parte attraverso un impianto
centralizzato di filtrazione
delle acque grigie di
scarico. Inoltre una
superficie di 500 mq
di panelli solari e sistemi che usufruiscono dell’energia
geotermica sono solo
alcune delle innovazione ecocompatibili
che presenta il progetto. La gestione
del verde nel Bosco
Verticale sarà centralizzata e affidata a
una agenzia che avrà
uno sportello aperto
al pubblico. Ogni
“cellula” di manutenzione del verde verticale potrà infatti essere utilizzata per la
raccolta di dati e divulgazioni utili a valutare nel tempo la
funzionalità ecologica del sistema. L’arretramento degli edifici rispetto alla
strada consentirà la
creazione di un
grande marciapiede arredato. Inoltre le torri saranno
alleggerite alla base dove si
aprirà una piazza coperta
pedonale che servirà come
luogo di incontro e di ritrovo.
Il progetto prevede anche la
realizzazione di spazi collettivi con piscina e palestra.
Boeri Studio ricorda che l’ispirazione per edifici così
“verdi” non viene da molto
lontano, ma affonda le sue
radici in quei palazzi tipicamente milanesi risalenti al
tardo Ottocento le cui facciate sono ricoperte di edera
o i cui piani alti sono ornati
da terrazze fiorite. Nel caso
del Bosco Verticale, però, le
soluzioni costruttive hanno
richiesto numerose e approfondite ricerche – nonché test sui materiali – che
permettessero la realizzazione di un progetto tanto
sviluppato in altezza e che si
scontra quindi con le problematiche legate al peso
della terra necessaria per
impiantare gli alberi e ai
venti che possono spirare
anche piuttosto forti. Alcuni
dei test sono svolti presso il
Politecnico di Milano. La
presenza della copertura
“boschiva” permetterà anche un mutamento continuo
della “pelle” esterna dell’edificio a seconda della sta-
gionalità e della conseguente modificazione del
colore delle foglie. Il Bosco
Verticale si pone quindi
come un esempio interessante di green building che
cerca nuovi modi per conciliare l’esistenza umana con
quella del mondo naturale.
Le strategie messe a punto
in questi ultimi anni per
un’architettura sostenibile
sono diverse e vanno dai
nuovi sistemi per le facciate,
all’isolamento e coibentazione, fino ad arrivare alla riduzione del consumo di
acqua e all’uso di energie alternative.
❑
BOSCO VERTICALE
luogo: Milano, Italy
incarico: masterplan e progettazione
edifici residenziali
anno: 2007 – in corso
committente: Hines Italia
superficie intervento: 40.000 mq
importo: 65.000.000,00 €
web: www.porta-nuova.com
Progetto architettonico
Boeristudio (Stefano Boeri, Gianandrea
Barreca, Giovanni La Varra)
PII e Progetto preliminare
Frederic de Smet (coordinatore),
Daniele Barillari, Marco Brega, Julien
Boitard, Matilde Cassani, Andrea
Casetto, Francesca Cesa Bianchi, Inge
Lengwenus, Corrado Longa, Eleanna
Kotsikou, Matteo Marzi, Emanuela
Messina, Andrea Sellanes
Progetto definitivo esecutivo
Gianni Bertoldi (coordinatore),
Davor Popovic (direzione artistica),
Alessandro Agosti, Andrea Casetto,
Matteo Colognese, Angela Parrozzani,
Stefano Onnis
Consulenti per il progetto del verde
Emanuela Borio e Laura Gatti
Crediti fotografici
Boeri Studio: pagg. 40, 41, 42
Salottobuono: pag. 42 in basso
TECNICA
Alessandra Pelizzari
I
l mercato immobiliare,come si sa,ha
vissuto una fiorente
stagione in occasione dello
sviluppo economico verificatosi nei decenni successivi al secondo conflitto, ricordato col termine di boom economico.
Tali anni, segnati dalla ricostruzione postbellica e dallo
sviluppo delle città quali rinnovati poli attrattivi,si sono
tradotti anche a Brescia nella
realizzazione di nuovi quartieri che ancor oggi punteggiano in modo significativo il
tessuto edilizio esistente.
Gli interventi realizzati rap-
66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Manutenzione e salvaguardia
dell’architettura anni ’50-’60
del secolo scorso a Brescia
presentano infatti una testimonianza dell’arte del costruire propria di quel periodo e, seppur nella loro
eterogeneità, presentano richiami e riferimenti anche al
“dibattito architettonico”
sviluppatosi nella prima
parte del secolo scorso. A
tale proposito sono note le
posizioni del movimento
moderno rappresentato dall’esperienza dei CIAM e dai
contributi di personalità
molto significative come W.
Gropius, e Le Corbusier.
Si ricorda in modo particolare da un lato l’attenzione
posta sugli aspetti funzionali
e dall’altro sui rinnovati caratteri compositivi dello
stesso edificio.
Caratteri che si riassumono
nei cinque punti della
“nuova architettura” dettati
da Le Corbusier e così precisati.
1 - l’uso di pilotis
2 - il tetto giardino
3 - la pianta libera
4 - le finestre a nastro
5 - la facciata libera
Tali proposte portarono ad
una riflessione sempre più
approfondita a cui partecipò
anche la cultura italiana, che
darà un contributo originale
che si colloca tra istanze ra-
zionaliste e neoliberty appena precedenti.
L’interpretazione, la citazione, il riferimento episodico
o strutturato a questo dibattito si può vedere anche in
una veste più circoscritta o
di dettaglio in molti edifici
della nostra città, pertanto
sarà opportuno saperli riconoscere per poterli conservare e salvaguardare attraverso i necessari interventi
manutentivi e di consolidamento che cominciano a interessare anche questo tipo
di architettura.
È una risposta alla crisi del
Movimento Moderno inca-
TECNICA
pace, nella sua componente
più importante, quella del razionalismo, di affrontare i
profondi e contraddittori mutamenti avviati dopo il periodo della ricostruzione degli
anni Cinquanta, dove per
altro cominciano sperimentazioni in molte direzioni.
L
e avanguardie riemergono negli anni
'60 come storica
componente propulsiva del
Movimento Moderno propria dei primi decenni del
Novecento.
Le avanguardie si confrontano con le innovazioni nel
campo della tecnologia, sollecitano sperimentazioni, affrontano i temi dello sviluppo urbano e metropolitano, rappresentano uno stimolo per poetiche e ambiti
architettonici anche lontani,
offrono materiali e procedimenti compositivi per percorsi anche contrapposti.
Ricorderei inoltre la teoria
di Cesare Brandi nei confronti delle scelte da attuarsi
per le colorazioni /manutenzioni di edifici storici (si possono considerare tali gli edifici che in Italia arrivano fino
al 1950/60) soggetti a rinfreschi, manutenzioni o re-
stauri: «Ogni città è uno
spazio in divenire che non si
può cristallizzare, pertanto,
avendo come unico riferimento un preciso periodo
storico dove ogni atto tende
a unificare gli elementi che
compongono l'immagine,
non si può prescindere dai
criteri di rendere leggibile la
vicenda storica...». Infatti se
la fattura originaria appartiene ad un ambito temporale specifico, scelto in virtù
della maggiore documentazione disponibile o per
qualsiasi altra ragione, può
essere un metodo di ricerca
riduttivo anche se diffuso e
spesso istituzionalizzato.
Sarebbe quindi opportuno
saper vedere per poter conservare alla storia della nostra città le testimonianze
dell’esuberanza edilizia degli anni del boom.
La necessità di intervenire in
molti casi è conseguenza diretta dell’età dell’immobile,
e la si può affrontare scegliendo nell’ampia gamma
di soluzioni e procedure tecniche che il settore dei produttori di materiali per l’edilizia offre in modo mirato
ed efficace.
L'individuazione della corretta soluzione da adottare
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 67
TECNICA
non può prescindere da
giusta diagnosi delle patologie con cui confrontarsi in
modo approfondito.
I
l contesto urbanistico
territoriale spesso si
avvale di una divisione in tipologie edili che
possono influenzare le
scelte sia dei materiali strutturali, coloristici e cromie di
tinteggiatura, così la redazione di un piano colore potrebbe avvalersi di alcune
regole base che ne facilitano
l’attenzione per vari aspetti
concorrenti :
– osservazione delle caratteristiche della strada;
– riproposizione ritmica di
tecniche e definizioni cromatiche;
– selezione delle tipologie
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degli intonaci e dei materiali;
– equilibri dei rapporti spaziali delle superfici;
– ambiti di pertinenza delle
tonalità calde o fredde delle
coloriture da adottare;
– cernita delle qualità degli
intonaci che possono supportare differenti generi di
qualità pittoriche.
I livelli d’azione dell’osservazione e pianificazione della manuntenzione delle facciate nel rispetto delle caratteristiche dei materiali e
delle finiture pertanto saranno i seguenti:
1 – analisi e valorizzazione
del colore naturale dei materiali, approccio alla composizione cromatica delle
variazioni di densità e aspetto superficiale, che agisce
sulla percezione a distanza;
2 – analisi delle tinte-colore
applicate sul supporto sia
continuo che discontinuo
con gamma di variazione
ampia e recupero referti storici in sede di rilievo (individuazione delle terre, dei
materiali lapidei e degli ossidi, delle tecnologie e delle
lavorazioni tradizionali in
funzione di una ricostruzione
delle tinte preesistenti tipiche;
3 – influenza degli accostamenti e delle caratteristiche
degli elementi decorativi nel
contesto d’insieme, infatti la
tinta di fondo agirà, anche se
non connessa direttamente,
sulle sottolineature che regolano l’apparato decorativo: cornicioni, marcapiani,
etc.
Saranno da effettuarsi interventi di manuntenzione dei
tetti e delle facciate che sol-
TECNICA
decorativi che caratterizzano le facciate e, in particolar modo, architettonicamente le superfici che presentano variazioni modulari
in cemento decorativo dell’epoca nella forma di finti
bugnati, cornici, contorni
delle finestre, marcapiani,
nuto presente il giusto aggrappo del film cromatico o
di nuovi elementi a completamento delle zone lacunose.
Pochi e indispensabili sono
oggi gli artigiani abili e attrezzati in grado di utilizzare
e utilizzare sapientemente
strollati, piastrelle, inserti in
pietra tagliata a mano, basamenti in marmo e altro.
I problemi che spesso sorgono in questi casi sono che
alcuni elementi delle facciate si rovinano perché soggetti a degrado traumatico
dovuto a sovraesposizione
termica, ma anche a sovraccarico di patine e croste calcaree, dovute a passate ridipinture o a interventi aprossimativi che non hanno te-
l’arte del calcestruzzo a fini
decorativi, il riposizionamento di partiture ceramiche
e la lavorazione della pietra
a costituire pannellature decorativo/razionaliste sull’intera superficie delle facciate
per integrare correttamente
gli ammanchi delle architetture di questo periodo.
❑
leveranno la necessità di approfondire corrette metodologie esecutive in forza di
cambiamenti sia da un
punto di vista urbanistico sia
sociale nel corso del tempo
per quanto riguarda una tipologia edilizia residenziale.
Opereranno diversi tecnici e
imprese costituendo un ampio panorama di applicazione di metodi, mezzi e sistemi di ripristino nei confronti della salvaguardia del
bene storico condiviso dalla
cittadinanza almeno da un
punto di vista estetico.
S
i dovrà lavorare,
pertanto, nel rispetto delle caratteristiche estetiche e storiche dovute ai parametri
Si ringrazia per il contributo informativo
l'arch. Silvano Saleri.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 71
TECNICA
Andrea Botti
F
ra le novità introdotte quest’anno
negli Istituti Tecnici
per Geometri quella relativa
alla nascita di un indirizzo
geotecnico, destinato a formare
diplomati con competenza
anche in ambito geologico,
acquista in area bresciana
un’ulteriore valenza, giustificata dalla presenza nella
nostra provincia del secondo sito estrattivo d’Italia
con una concentrazione di
cave, da Botticino a Sabbio,
che ogni giorno forniscono
varietà destinate ai mercati
mondiali, spesso previa trasformazione nelle circa 300
aziende dislocate sul nostro
territorio. Nel bacino della
pietra bresciana la figura del
geometra non è una novità.
Già in passato, del resto, la
rivista se ne era occupata approfondendo l’argomento
attraverso interventi diretti
da parte di professionisti
specializzati. Si era ampiamente dimostrato, in quelle
occasioni, quale fosse il suo
ruolo nella redazione del
progetto di un Ambito Territoriale Estrattivo in aggiunta
alle tradizionali competenze quali: il rilievo planoaltimetrico, la produzione
cartografica, la sicurezza
(tanto per citare le più note).
È ragionevole pensare, tuttavia, che i futuri tecnici dovranno sviluppare competenze e sensibilità anche
verso temi oggi in fieri, ma destinati a trasformarsi in autentiche opportunità, primo
fra tutti il recupero e la rifunzionalizzazione dei siti estrattivi non più in funzione.
Nel bacino bresciano si è recentemente completato il
72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
La cava dismessa
luogo di spettacolo e cultura
recupero della cava Corna
Rossa, ma il confronto con
altre esperienze condotte in
Europa indica che a questo
passo importante ne dovranno seguire altri, poiché
il tema è complesso e di rilievo sempre crescente.
Nell’immaginario collettivo
la definizione di cava dismessa ha spesso indicato
un territorio definitivamente
compromesso, “finito”. Un
luogo “non-luogo”, capace di
comunicare quell’irrequietezza che solo una rovina
può trasmettere. Negli anni
dell’area delle Cave di Cusa,
per la sensibilità dimostrata
nel tutelare «…il luogo che
da oltre ventiquattro secoli
custodisce le materie e gli artifici dai quali traeva origine
la costruzione dei Templi di
Selinunte…». Non più di
venti anni fa si è aperta una
nuova fase sul tema del recupero ambientale, basata
sull’interpretazione del sito
estrattivo dismesso in maniera propositiva: non più
“ferita ormai esangue” ma
scenario ideale per nuovi obiettivi culturali.
primo ha carattere basilare
(…) perché la presenza di
cave in un determinato territorio crea un forte impatto
ambientale dovuto alla sottrazione di terreno vegetale
e di materiali minerali, e
quindi di impoverimento di
tutto il sistema idrogeologico (…) l’altro tocca uno
degli aspetti più sensibili,
quello percettivo, perché
l’opera di escavazione ed asportazione dei materiali litici della superficie terrestre
altera in modo radicale la
morfologia del terreno e la
sostanza materiale che lo riveste, portando alla cancellazione sia degli aspetti naturali visibili sia di quelli antropici rintracciabili nei
segni lasciati dall’uomo,
ossia allo stravolgimento
dell’insieme di forme che
chiamiamo paesaggio».
A
’90, la nascita di un dibattito
a livello europeo sul tema,
ha prodotto, anche nel nostro paese, un nuovo atteggiamento nei confronti di emergenze che da luoghi
dello sfruttamento e dell’abbandono sono divenuti
nuove, stimolanti occasioni
di rivitalizzazione territoriale. Nel 1999 la Fondazione
Benetton Studi Ricerche aveva posto l’accento sulla
questione attribuendo il
Premio Internazionale Carlo
Scarpa per il Giardino al sovrintendente responsabile
Oggi questo argomento impegna le istituzioni mediante processi di pianificazione che coinvolgono necessariamente saperi di carattere tecnico- scientifico e
paesaggistico-ambientale:
architetti, ingegneri, tecnici
del territorio, geologi, botanici, paesaggisti ed artisti.
Ciò perché «la diffusa presenza di impianti estrattivi
dismessi, si impone spesso
su altre problematiche territoriali principalmente per
due ordini di problemi: l’ecologia ed il paesaggio. Il
ttualmente, per
tutte quelle realtà
che non dimostrano particolare pregio dal
punto di vista paesaggistico–ambientale, la normativa prevede un’operazione
di ricomposizione ambientale mediante “rivestimento” con manto vegetale,
ossia il ripristino di una situazione antecedente al periodo di sfruttamento, equiparabile ad un intervento di
restauro per anastilosi su un
edificio storico, in altre parole una rimozione delle
tracce del tempo e del lavoro dell’uomo.
Secondo una recente ricerca, nata con l’obiettivo di
selezionare gli interventi ritenuti esemplari per qualità
del progetto e risultati otte-
TECNICA
A sinistra: Cathèdrale d’Images,
vista del territorio circostante
In questa pagina: Cathèdrale
d’Images, l’ingresso e proiezioni sulle
pareti interne
nuti, oggi è possibile tentare
una classificazione dei recuperi effettuati distinguendo
fra tre realtà:
– interventi di recupero mediante lo sfruttamento di
particolarità del sito;
– interventi di recupero in
zone caratterizzate da fenomeni di degrado;
– interventi di archeologia
industriale.
In questa sede saranno presi
in esame esempi relativi alla
prima categoria: cave a cielo
aperto ed ipogee nelle quali
i metodi di escavazione
hanno prodotto una morfologia originale e unica che ne
ha favorito la notorietà. Gli
interventi di recupero eseguiti hanno saputo trasformare tali particolarità in valore aggiunto.
In età romana la costruzione
delle città francesi di Arles e
Lione fu possibile grazie alla
Si tratta di siti ipogei, dotati
di grandi spazi vuoti, organizzati nel ventre della montagna, separati da pareti e
pilastri di risulta di notevole
dimensione. Il piano di recu-
presenza di cave poste nelle
vicinanze dell’attuale Le
Baux de Provence, dalle
quali si estraevano un calcaree bianco ed un materiale rosso scuro (per l’alto
contenuto di bauxite). Il recupero di questi siti, vicini al
pero fu studiato in base ai
caratteri spaziali e morfologici esistenti, supporto di un
progetto d’allestimento interattivo che trasformò la
cava in quella che oggi è co-
centro abitato ed in funzione
fino ai primi decenni del secolo scorso, è datato 1975, il
merito è di Albert Plècy, un
fotografo che con le sue
idee, influenzerà non poco
le scelte del progetto di rifunzionalizzazione.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 73
TECNICA
Nelle due fotografie in alto: Cava
Arcari, l’interno e una scena dello
spettacolo di Marco Paolini
In basso: Dalhalla vista dall’alto
Immagini tratte da V. Pavan, Architetture di Cava, ed.
Motta, Faenza, 2010
luogo simbolo di interrelazione tra natura e tecnologia.
A
distanza di dieci
anni dalla ri-funzionalizzazione
della cava di Le Baux de Provence, sui colli Berici nella
provincia di Vicenza, si concludeva con successo un intervento analogo: anche in
questo caso uno spazio ipogeo, segnato da giganteschi pilastri che sembrano
munemente conosciuta come Cathèdrale d’Images: un sistema di “luoghi” sotterranei, adeguati alle necessità dei visitatori mediante
la predisposizione di percorsi e luoghi di sosta, animati da combinazioni di immagini proiettate sulle superfici in pietra e di suoni,
secondo un itinerario che si
snoda fra atmosfere sempre
diverse.
Lo spazio è interrotto solo
dai giganteschi pilastri, con
spessori di 5-10 m e un’altezza che sfiora quasi i 10 m,
74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
lasciati dai cavatori per sostenere il “tetto dello scavo”.
La superficie muraria destinata alle proiezioni è di circa
4000 mq, su di essa 3000 immagini provenienti da 48
fonti di proiezione vengono
tagliate, ripetute, ricomposte, creando una rappresentazione sempre in equilibrio tra fantastico e reale,
sacro e profano. L’intervento
è stato completato con un
imponente ingresso utilizzato anche per proiezioni e
una zona destinata alla gestione amministrativa di un
nascere dall’acqua. In questa zona si estraeva la Pietra
di Vicenza, un calcare
bianco, giallo e grigio, molto
diffuso sia nell’architettura
del passato sia in quella contemporanea (Frank Ghery,
Mario Botta, Tobia Scarpa,
Vittorio Gregotti). Il procedimento di escavazione (che
prevedeva una partenza
dall’alto con l’ausilio di martelli e cunei) ha prodotto
segni indelebili sulle super-
TECNICA
Dalhalla, vista del palcoscenico e di
uno spettacolo notturno
vere di calce. L’attività proseguì fino al 1991, quando erano ormai stati estratti i due
terzi del materiale disponibile. Vent’anni fa la cava si
presentava come un gigantesco anfiteatro dalla forma
vagamente elissoidica (con
due assi di 400 e 175 m)
profondo circa 60 m, collocato al centro di un territorio
integralmente coperto da foreste. La proposta di recupero si basava un intervento
mimetico: l’allagamento del
sito e la formazione di un piccolo lago con una profondità
massima di 10 m: l’antica
cava veniva trasformata in
uno dei tanti laghi svedesi.
A
fici del soffitti, delle pareti e
dei pilastri ricavati “in negativo” ed immersi in uno
specchio d’acqua generato
dalla presenza di falde acquifere sotterranee.
Da quando, alla fine degli
anni ’90, si è interrotto il regime di sfruttamento, Cava
Arcari (questo è il nome) è
divenuta metà di visite turistiche e spazio per iniziative
di carattere culturale. L’azienda, che dal 1985 gestiva
il sito, intuendone il potenziale si è trasformata, con abile mossa imprenditoriale,
in organizzazione di eventi,
fra cui quello che nel 2008 ha
portato la cava sui teleschermi degli italiani, come
location dello spettacolo teatrale di Marco Paolini “Il ser-
gente della neve“. In quel
caso l’allestimento prevedeva la messa in opera di
una scena al centro dello
specchio d’acqua sotterraneo, originale elemento di
separazione dalla platea.
Ora la tappa successiva sarà
la realizzazione di una struttura stabile, destinata ad accogliere le prossime iniziative: lo studio
inglese David
Chipperfield
Architects ne
sta predisponendo il progetto.
L’allestimento
con l’acqua
realizzato
presso la cava
Arcari ha, in
Europa, un precedente
ormai famoso: la Cava di
Dalhalla in Svezia. Più di trecento milioni di anni fa un
meteorite di notevoli dimensioni ha prodotto quello
che oggi si chiama lago di
Siljan vicino al quale dal
1898 una società di Rättvik iniziò a estrarre e cuocere un
calcaree per ottenere pol-
ncora una volta,
come nel caso di
Le Baux de Provence, la visione lungimirante di un artista ha risolto
il problema: la cantante lirica svedese Margareta Dellefors, intuita la naturale
predisposizione del luogo
ad ospitare eventi musicali
si è fatta portavoce dell’iniziativa presso le istituzioni.
Il progetto che ne è scaturito, affidato all’architetto
Erik Ahnborg specializzato
nella realizzazione di spazi
musicali all’aperto, prevedeva: un ristorante, servizi
per gli spettatori, un auditorium, una platea da 4000
posti a sedere ed un palcoscenico galleggiante sull’acqua coperto da una
tenso-struttura. Dal 1993
Dalhalla non indica più una
cava dismessa, ma un teatro
nel quale si svolgono alcuni
dei più importanti festival
musicali europei.
❑
GEOLOGIA
Giovanni Fasser
Relazione geologica
nelle “Norme tecniche
per le costruzioni”
N
ell’articolo precedente sulle Norme Tecniche per
le Costruzioni (Il geometra
bresciano n. 5/2010) si fa riferimento, nel Capitolo 6
delle stesse norme, a due
documenti che competono
alla specifica professionalità
del geologo: la relazione
geologica e la relazione geotecnica, la prima in forma esclusiva e la seconda in maniera concorrente con altre
professionalità. La relazione geologica ha per oggetto la fattibilità degli interventi e deve fornire elementi indispensabili per la
loro progettazione, pertanto
essa deve sempre far parte
degli elaborati prodotti fin
dalle prime fasi dell’iter autorizzativo e della progettazione (ad es. parere preventivo, studio di fattibilità, progetto preliminare, progetto
architettonico, strumenti urbanistici esecutivi, ecc.).
Per la relazione geotecnica
si auspica una collaborazione dei geoloogi e ingegneri con gli altri professionisti coinvolti nella progettazione, come avviene in genere per le grandi opere.
In ogni caso le NTC/08 operano una netta distinzione
tra la relazione geologica in
senso stretto e quella geotecnica. Si tratta infatti di
due documenti distinti,
anche se molti tecnici, sia tra
i professionisti, sia tra i dipendenti pubblici, ancor
oggi confondono la relazione geologica con quella
geotecnica, oppure le accorpano entrambe nella “relazione geologica l.s.”.
Di seguito si intende specifi76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
care i contenuti essenziali
della relazione geologica,
che secondo noi deve comprendere anche il modello
geofisico e la programmazione delle indagini geologiche e geotecniche.
Lo scopo principale della relazione geologica è di elaborare, sulla base degli elementi acquisiti da lavori e
studi precedenti e dalle indagini si campagna, il cosidetto “modello geologico di
riferimento”, che permetterà di progammare le successive indagini geognostiche (con prove geotecniche in sito e/o in laboratorio) ed elaborare il modello geotecnico. Il passo
successivo consiste nelle
verifiche geotecniche agli
stati limite, in condizioni
statiche e/o dinamiche,
come secondo le NTC/08.
Come previsto dalle stesse
norme, nei casi in cui determinate tematiche richiedano uno specifico approfondimento, potranno
essere prodotte delle relazioni specialistiche (ad es.
relazione idraulica, relazione idrogeologica, rela-
zione di verifica di stabilità
dei versanti naturali e/o artificiali, ecc.). Tali relazioni
dovranno essere allegate
alla relazione geologica,
nella quale si farà specifico
riferimento ai risultati cui le
stesse sono pervenute
Si riporta di seguito il diagramma di flusso relativo a
quanto detto sopra.
Relazione geologica
La relazione geologica deve
comprendere innanzitutto
un inquadramento geografico del sito, la descrizione
del ripo di intervento in funzione del lievllo di progettazione (preliminare, definitivo od esecutivo), i riferi-
menti normativi nazionali e
locali. Si dovrà fare una rassegna degli strumenti sovraordinati, quali classe di
fattibilità PGT/PRG, PAI (L.
183/89), aree ad elevato rischio idrogeologico (DLgs.
267), PTCP, PTR, ecc..
Quindi si entra nel merito
con un inquadramento geologico, partendo da una
scala regionale (tettonica,
stratigrafia, ecc.), che descriva i tipi di rocce e depositi superficiali presenti
nella zona. Si passa quindi
alla geomorfologia, che
tratta dei processi che sono
responsabili della morfologia del territorio, compreso il fattore antropico, e
che permette di dare un giudizio generale sulla stabilità
dell’area in cui è previsto
l’intervento. Una particolare
attenzione sarà dedicata
alle forme e depositi legati
all’azione della gravità (ad
es. vari tipi di frane e dissesti) e le forme e depositi
connessi all’idrografia superficiale. Dovrà essere
presa in considerazione
anche l’idrografia, che tratta
delle acque superficiali naturali e incanalate, e delle
possibili criticità da un
GEOLOGIA
punto di vista idaulico.
Si passa quindi all’idrogeologia, che tratta delle acque
sotterranee e della loro salvaguardia. Dovranno essere
individuate eventuali falde
acquifere (sia in mezzi porosi, che fessurati), i livelli
piezometrici, la produttività
delle stesse, eventuale carsismo, presenza di sorgenti,
pozzi, prese, la vulnerabilità
intrinseca della falda acquifera. Si dovranno prendere
in considerazione le escursioni del livello piezometrico e le possibili interferenze della falda acquifera
con le fondazioni e le strutture in progetto.
oggetto di intervento, prima
e a seguito dell’intervento
stesso, in modo da mettere
in evidenza le problematiche esistenti o quelle conseguenti all’intervento, sia
in fase esecutiva (problemi
di cantiere e di interferenza
con terreni o fabbricati adiacenti, ecc), sia dopo la realizzazione dell’opera, prevedendo eventualmente un
monitoraggio.
S
ulla base degli elementi acquisiti si
può fare una sintesi
delle possibili pericolosità e
criticità geologiche in un modello geologico preliminare
per poter programmare gli
approfondimenti necessari.
Si dovrà valutare quale tipo
di indagini geognostiche in
sito e in laboratorio sono necessarie per elaborare il modello geologico di riferimento. Il programma delle
indagini si basa sul modello
geologico preliminare, sui
dati da letteratura e dati da
indagini precedenti, sul tipo
e importanza dell’opera, sul
fattore logistico e sul bilancio costi/benefici.
Dopo aver effettuato le indagini in campagna e/o in laboratorio si potrà elaborare
il Modello Geologico di Riferimento
(MGR) relativo all’area ed al
progetto in esame: in sostanza si dovrà produrre un
modello concettuale del
suolo e sottosuolo per l’area
Pertanto una esaustiva definizione del modello geologico, tende ad analizzare
tutti gli aspetti utili alla caratterizzazione del sito (partendo da un ambito geologico e morfologico più esteso, secondo la valutazione del professionista) ai
fini della definizione degli
scenari di pericolosità geologica in senso lato (Circolare n. 617/09, § 6.2.1.). Di-
venta quindi indispensabile
un’analisi del contesto geologico a scala più ampia di
quella d’intervento, per la
definizione di ambito geomorfologico significativo, ed
il legame che questo ha con
la tipologia e le dimensioni
dell’opera (fase progettuale).
Tale approccio si può definire meglio in ambiti montani o pedemontani, mentre
nelle aree di pianura, laddove non si hanno zone soggette a problemi di tipo idraulico, l’individuazione
della “zona significativamente ampia d’influenza”
appare più complessa e può
non avere riscontri geomorfologici significativi, per
cui tale individuazione deve
essere ascritta ad aspetti diversi, quali, ad esempio, elementi litologici e stratigrafico-strutturali e/o a valutazioni idrauliche ed idrogeologiche e anche geotecniche
(argille sensitive, sabbie
sciolte in presenza d’acqua,
quindi potenzialmente li-
Il modello geologico è una ricostruzione concettuale esaustiva e rigorosa di un insieme geologico, considerato nelle tre dimensioni spaziali e
nella dimensione tempo, capace di
descrivere compiutamente le caratteristiche geologiche (l.s.) del sottosuolo, le correlazioni tra i diversi elementi ed i loro processi evolutivi e di
descrivere le interrelazioni tra l’insieme geologico e le opere in progetto.
La modellazione geologica
del sito consiste nella ricostruzione dei caratteri litologici, stratigrafici, strutturali,
geomorfologici, idrogeologici, e, più in generale, di pericolosità geologica del territorio (§ 6.2.1 delle NTC/08).
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 77
GEOLOGIA
quefacibili, ecc.).
Un aspetto importante, che
potrà implicare approfondimenti da parte di specilisti,
è quello idrologico e idraulico, sia per problemi di mitigazione del rischio idraulico, sia per problematiche
riguardanti lo smaltimento
delle acque meteoriche nel
reticolo idrico e/o nel sottosuolo.
Una particolare attenzione
dovrà essere riservata ai
“fattori antropici”, soprattutte nelle aree urbane o urbanizzate, per la possibile
presenza di rimaneggiamento più o meno profondo
del suolo (discariche abusive o no, aree degradate)
contaminazione del suolo e
delle acque, scavi e movimenti terre in aree adiacenti, aree di cava attiva o
no, attività produttive di
vario tipo, aree protette,
ecc.
Un capitolo a parte della relazione geologica può essere dedicato all’argomento
78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
delle “terre e rocce da
scavo”, anche se spesso tali
problematiche sono affrontate in relazioni a parte,
spesso in modo molto approssimativo, banalizzando
problematiche non sempre
di facile soluzione.
In ogni caso in tale capitolo/relazione si dovreb-
bero affrontare in modo esauriente i seguenti argomenti :
– storie ed utilizzazione passata dell’area;
– nuova destinazione, tipo
di intervento in progetto
(se non già indicato sopra);
– campionamento, metodi
di campionamento, n.
campioni, n. e tipo di analisi;
– cubatura dei materiali da
scavo riutilizzati in loco;
– cubatura e destinazione
dei materiali da scavo da
portare via;
L’argomento è stato trattato
dallo scrivente nel n.3/2009
della rivista “Il geometra
bresciano”.
Le conclusioni della relazione geologica riassumono
gli aspetti salienti del modello geologico di riferimento ed eventuali considerazioni geotecniche di carattere preliminare. In sostanza
si darà un giudizio di fattibilità o compatibilità delle opere in progetto in relazioni
ai vincoli esistenti, alla normativa di riferimento, la definizione degli aspetti prescrittivi (ad es. accorgimenti
tecnici e modifiche progettuali), le verifiche ed indagini da effettuarsi in sede esecutiva, e gli aspetti particolari di cui si dovrà tenere
conto nell’ambito della relazione geotecnica.
Fra i requisiti fondamentali
della relazione geologica rivestono particolare importanza gli elaborati grafici, di
cui deve essere ampiamente corredata, allo scopo
di rappresentare con chiarezza ed efficacia il modello
geologico di riferimento
(MGR), analogamente a
quanto accade per altri elaborati progettuali. Gli elaborati grafici (cartografia, se-
zioni e schemi vari) saranno
relativi alla rappresentazione di dati generali (es. corografia, stralci di piani o
carte esistenti, etc.) e a
quella dei dati raccolti ed elaborati nell’ambito dell’indagine (es. carte tematiche,
ubicazione indagini, sezioni
o schemi del modello geologico, etc).
Relazione sulla sismicità
Modello geofisico
La pericolosità sismica in un
generico sito deve essere
descritta in modo tale da
renderla compatibile con le
NTC/08, dotandola di un sufficiente livello di dettaglio,
sia in termini geografici che
in termini temporali. Tali
condizioni possono ritenersi soddisfatte in quanto i
risultati dello studio di pericolosità sono forniti in termini di valori di accelerazione orizzontale massima
ag e dei parametri (Fo, Tc*,
etc.), che permettono di definire gli spettri di risposta,
ai sensi delle NTC/08, nelle
condizioni di sito di riferimento rigido (categ. A = be-
GEOLOGIA
drock o substrato sismico),
orizzontale (condizioni freefield), in corrispondenza dei
punti di un reticolo di riferimento i cui nodi sono sufficientemente vicini fra loro.
La rete nazionale è definita
da nodi che non distano più
di 10 km tra loro, sulla base
degli studi sulla pericolosità
sismica elaborati dall’INGV
(Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
L’azione sismica così individuata, viene successivamente variata, con le modalità precisate dalle norme,
per tener conto delle modifiche prodotte dalle condizioni stratigrafiche locali del
sottosuolo presenti nel sito
di costruzione e dalla morfologia della superficie. Tali
modifiche rappresentano la
risposta sismica locale (RSL)
dovuta ai cosiddetti “effetti
si sito”, che spesso sono i responsabili dei danni maggiori in occasione di un
sisma. Quindi, ai fini della
definizione dell’azione sismica di progetto, si rende
necessario valutare l’effetto
della risposta sismica locale
mediante specifiche analisi
(vedi cap. 3.2.2 NTC/08). In
assenza di tali analisi, si può
fare riferimento ad un approccio semplificato, che si
basa sull’individuazione di
categorie di sottosuolo di riferimento (Tab. 3.2.II e
3.2.III), attraverso la misura
delle Vs30 (velocità di propagazione delle onde sismiche S, di taglio) o di alcuni parametri goetecnici
(cu, Nspt, Qc, ecc.) questo
approccio, introdotto dall’OPCM n. 3274/03, allo stato,
appare frequentemente uti-
Tabella 3.2.II - Categorie del sottosuolo
Categoria
Descrizione
A
Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori a 800 m/s,
eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m.
B
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei
terreni a grana grossa e cu,30 > 250 kPa nei terreni a grana fina).
C
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti
con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche
con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina).
D
Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana
grossa e cu,30 < 70 kPa nei terreni a grana fina).
E
Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di riferimento (con Vs > 800 m/s).
Tabella 3.2.III - Categorie aggiuntive di sottosuolo
Categoria
Descrizione
S1
Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s (ovvero 10 < cu,30 < 20 kPa) , che
includono uno strato di almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza, oppure che includono almeno 3 m
di torba o di argille altamente organiche.
S2
Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti.
lizzato nella comune pratica
professionale.
Si ritiene che, anche se la valutazione dell’azione sismica è stata posta nel § 3
delle NTC/08, molto prima
quindi della definizione del
“modello geologico” (§ 6), la
buona pratica professionale, solo dopo aver definito il “modello geologico di
riferimento _ M.G.R.” richiede che il geologo (e solo
lui), potrà decidere, in rela-
zione sia alle condizioni
geologico-stratigrafiche e
strutturali sia in funzione
dell’importanza del progetto (ad es. edifici strategici), se è correttamente
percorribile ed utilizzabile
l’approccio semplificato
(basato sull’individuazione
della categorie di sottosuolo) o, viceversa, se è più
opportuna o, addirittura, necessaria l’analisi di risposta
sismica locale (definizione
degli specifici spettri di risposta di sito e di progetto
secondo le metodiche note
in letteratura).
Ci sembra utile a questo
punto ricordare che la semplificazione riportata nelle
norme, non esime comunque il geologo da valutazioni connesse alla pericolosità sismica del sito, in termini di stabilità dei suoli e di
effetti di sito, i quali esulano
dalla semplice amplificaIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 79
GEOLOGIA
zione stratigrafica monodimensionale, ma che investono altre problematiche
come, ad esempio, effetti di
bordo, fagliazioni, subsidenza, liquefazione etc., affrontati e valutati con le normali tecniche di indagine
geologica e geotecnica.
Una valutazione del periodo
proprio del terreno, ad esempio mediante misure
del “rumore sismico”, permette di confrontarlo con il
periodo proprio del fabbricato, allo scopo di minimizzare la possibilità di efftti di
risonanza, devastanti in presenza del sisma.
Anche per i motivi sopra esposti si ricordare che la relazione geologica è sempre
obbligatoria anche per gli interventi sui fabbricati esistenti, soprattutto in fase di
adeguamento antisismico,
qualunque sia la tipologia di
intervento proposto (ad eccezione degli interventi di
manutenzione ordinaria,
come da Dpr n. 380/01).
La relazione sulla sismicità
deve comprendere innanzi
tutto una introduzione sulla
sismicità dell’area, in relazione alle zone sismogenetiche di riferimento (INGVDPC/SSN) e al contesto geodinamico in cui è inserita. Si
passa quindi ad analizzare
le condizioni geologiche al
contorno (elementi stratigrafici, idrogeologici, morfologici, cavità, stabilità dei
versanti, ecc.), che possono
essere riferiti a scenari di pericolosità sismica (PSL), confrontandoli anche con gli
strumenti sovraordinati
(PGT/PRG, ecc). In Lombardia la L.r. 12/05 sui PGT
80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
fornisce delle direttive ben
precise sulla microzonazione sismica di 1° e 2° livello, per la definizione e
giustificazione di eventuali
coefficienti correttivi diversi
da quelli previsti dalla
norma nazionale, in relazione agli effetti di sito.
La stima della Risposta sismica locale, con individuazione e caratterizzazione
degli elementi di ulteriore
penalizzazione ai fini del
calcolo della forza sismica orizzontale, permetterà di
calcolare gli spettri di risposta secondo le NTC/08.
Se si opta per il metodo di
calcolo semplificato delle
NTC/08 si dovrà definire la
categoria del suolo di fondazione, mediante il calcolo
della velocità di propagazione delle onde S per una
profondità di 30 m (Vs30),
sulla base di indagini geofisiche ad hoc o sulla base di
indagini geotecniche (vedi
cap.6 delle NTC/08). Il volume significativo nel quale
vanno effettuate le indagini,
da un punto di vista sismico,
è definito dalle normative
vigenti nella misura di 30 m
sotto il piano di imposta
delle fondazioni, la normativa infatti prevede di caratterizzare il terreno in una
delle 5 + 2 “categorie di
suolo di fondazione” sulla
base della velocità media di
propagazione delle onde di
taglio nei primi trenta metri
sotto la superficie del terreno di fondazione (VS30).
Se il bedrock sismico (ovvero il substrato con velocità
delle Vs > 800 m/sec) risulta
a profondità < 30 metri, il volume sismico significativo
può limitarsi al raggiungimento del contatto copertura/substrato (approfondendo comunque il volume
per alcuni metri al di sotto
del contatto).
Sulla base di tali elementi si
possono calcolare gli Spettri
di Risposta Elastici utlizzando il software messo a disposizione dal Considlio Superiore dei LLPP, oppure mediante prodotti commerciali.
Infine si dovrà effettuare una
valutazione, in via preliminare, sul potenziale di liquefazione dei terreni di fondazione in condizioni sismiche, sempre sulla base
delle indagini fin qui eseguite, oltre che su dati di letteratura. Nel caso in cui si
abbiano le condizioni per il
verificarsi di tale fenomeno
(presanza di terreni sabbiosi, falda acquifera) entro
15 m di profondità, si potranno eseguire verifiche e
calcoli del potenziale di liquefazione, oppure, in assenza di dati sufficienti, rimandare le verifiche alla re-
GEOLOGIA
lazione geotecnica, proponendo indagini specifiche.
Indagini geologiche
e geotecniche
La norma prevede (§ 6.2.1)
che le indagini siano distinte in più fasi, infatti si
legge che «specifiche indagini saranno finalizzate alla
documentata ricostruzione
del modello geologico» (§
6.2.2). Le indagini geotecniche devono essere programmate in funzione del
modello geologico di riferimento (MGR) e del tipo di opera e/o intervento in progetto e devono riguardare il
volume significativo (§ 3.2.2)
e devono permettere la definizione dei modelli geotecnici di sottosuolo necessari alla progettazione. In
tale contesto viene, altresì,
tralasciato quanto sancito
dal Dpr 554/99 (ancora cogente) che, almeno per le opere pubbliche, prevede
più fasi di approfondimento
(preliminare, definitivo ed
esecutivo) e quindi di indagine.
Nella pratica professionale
occorre trovare un giusto
compromesso tra indagini
geologiche e geotecniche,
nelle varie fasi progettuali
ed in quelle di acquisizione
dei relativi pareri, che, in
ambito privato, possono assumere una fattispecie simile a quella della progettazione preliminare o definitiva. A tal proposito sembra
opportuno sottolineare, a livello deontologico, che i
dati necessari per ottemperare ai vari aspetti normativi
devono essere acquisiti sin
dalla fase di impostazione
dello studio, in quanto, non
è pensabile di redigere più
indagini o più relazioni geologiche, se non necessario.
Tale impostazione sta ad indicare l’unicità del modello
geologico e della pericolosità geologica del sito, che
deve tener conto anche
degli aspetti sismici, e si ritiene che non sia fattibile la
redazione di più relazioni
geologiche, che riguardino
aspetti e vincoli diversi (permesso di costruire, Vincolo idrogeologico, vincoli del
PAI, classidi fattibilità
L.r.12/05, zone sismiche).
Per la relazione geologica e
geotecnica le indagini allegate ai progetti che generalmente giungono in Commissione edilizia devono essere possibilmente definitive: cioè contenere tutti gli
elementi necessari al progettista strutturale per il dimensionamento delle opere di fondazione e dell’interazione terreno struttura.
Come già detto, esistono attività soggette ad iter procedurali che prevedono fasi
progressive di sviluppo dell’opera (fattibilità, preliminare, definitivo ed esecutivo
Dpr 554/99).
In particolare in alcune opere pubbliche assumono
particolare rilevanza gli
studi di fattibilità a supporto
del rapporto preliminare
ambientale, allo studio di
impatto ambientale (Dlgs.
04/08) ed alla relazione paesaggistica (D.Lgs. 42/04), in
quanto tali elaborati, da implementare anche in una
fase di prefattibilità, preve-
dono lo sviluppo di ipotesi
alternative con la valutazione dei possibili impatti
sull’ambiente (DPCM 27 dicembre 88). Come già detto
sopra, trattandosi di un processo iterativo, è evidente
che esso potrà essere svolto
al meglio, solo da una fattiva
collaborazione tra il progettista delle strutture ed il
geologo.
Per quanto rigurada l’ampiezza delle indagini la normativa prevede che siano estese al “volume significativo”, inteso sia come l’area
interessata dall’intervento
in progetto, sia la profondità
da indagare. Il volume significativo va però esteso non
solo all’area occupata dall’opera in progetto, ma ad un
intorno più vasto, che deve
essere definito in funzione
dell’importanza dell’opera
e della complessità del sottosuolo, tenendo conto dell’impatto gli interventi previsti possono produrre sull’area o sugli edifici circostanti.
Per esempio la presenza nel
sottosuolo di terreni parti-
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 81
GEOLOGIA
colarmente scadenti (depositi torbosi, sottoconsolidati, limi e sabbie molto
sciolti etc.) o di terreni molto
resistenti (roccia, depositi
ghiaioso-ciottolosi ben addensati) modifica in maniera
sostanziale il volume significativo di sottosuolo interessato dalla costruzione dell’opera. Il “volume significativo” può cambiare anche in
funzione del problema che
si deve affrontare, quindi se
il problema è geologico,
geotecnico o sismico il volume significativo può variare anche notevolmente.
Il volume significativo, in
geotecnica, può essere ricondotto alla porzione di
sottosuolo in cui l’incremento di pressione indotto
dall’intervento è maggiore
del 10% della pressione litostatica efficace, oppure
come secondo le indicazioni
in funzione delle dimensioni e del tipo di manufatto
riportate nelle Raccomandazioni A.G.I. (1977) e nelle
Normative Europee (EC7).
In relazione al volume significativo ed in funzione delle
informazioni esistenti, dei
rilievi di campagna, dell’esame dello stato dei luoghi e
dei dati di progetto dovranno essere definite il tipo
e il numero di indagini da effettuare, la loro ubicazione e
la profondità massima da investigare. Nel caso che il
substrato roccioso sia affiorante o sub-affiorante, deve
essere eseguito un rilievo
geomeccanico sui singoli affioramenti.
Il numero di accertamenti effettuati dovrà consentire tramite la correlazione tra i vari
82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
punti, di risalire ad una attendibile ricostruzione stratigrafica, geotecnica e geofisica del sottosuolo, da effettuare alla scala del progetto.
Da un punto di vista professionale è buona norma che,
laddove limportanza dell’intervento comportino l’esecuzione di un numero consi-
stente (> 4-5) di prove in sito
continue (prove penetrometriche statiche o dinamiche,
dilatometriche, pressiometriche), venga effettuato un
sondaggio a carotaggio continuo di taratura. È buona
norma anche mantenere un
rapporto tra prove indirette
(prospezioni sismica, geoe-
lettriche, ecc.) e prove dirette (prove penetrometriche, sondaggi, scavi, ecc.)
che permetta una attendibile ricostruzione del modello geologico, sismico e
geotecnico del sottosuolo.
❑
CONDOMINIO
Francesco Ganda
C
ome comportarsi
per le nuove opere nei confronti
della comunità condominiale, in rapporto alla modifica dei valori e di conseguenza dei millesimi?
A) Un caso tipico è la chiusura del balcone trasformato
in veranda. In applicazione
della norma dell’articolo 69,
comma 2, delle disposizioni
di attuazione del Codice civile, la revisione può essere
richiesta solo in presenza di
una notevole alterazione
del rapporto originario tra i
valori dei singoli piani e porzioni di piani.
Questo di solito non succede perché le dimensioni
del balcone non sono tali da
84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Nuove opere condominiali
e conseguente variazione
delle tabelle millesimali
poter procedere ad un aumento sostanziale delle dimensioni dell’appartamento o dell’unità immobiliare.
Sottilizzando si potrebbe obiettare il maggior consumo
di calore qualora la veranda
venisse dotata di elementi
riscaldanti collegati al sistema centrale di riscaldamento. In questo specifico
caso è opportuno rivedere, a
spese di chi esegue le opere, la modifica della tabella millesimale di riscaldamento affidando l’incarico a un termotecnico.
B) Balcone/terrazzo posto
sopra il passaggio comune o
proprietà pubblica: la manutenzione della parte infe-
riore risulta in disponibilità
di tutto il condominio e di
conseguenza la manutenzione ordinaria relativa alle
malte e pitture deve essere
a carico di tutti i partecipanti
alla comunione condominiale.
Qualora il degrado coinvolgesse la struttura o l’impermeabilizzazione e le altre opere superiori (di proprietà
privata) la spesa della manutenzione sarebbe a carico
del soggetto proprietario.
C) Balcone terrazzo in comunione tra due appartamenti:
in questo caso abbiamo la
soletta in comunione in
quanto elemento principale
di compartecipazione all’uso. Il caso riguarda i bal-
coni cosiddetti strombati,
cioè entro i limiti delle murature perimetrali. In questo
caso il balcone viene considerato come il proseguimento di detta soletta della
casa e pertanto le spese
sono di pari costo tra le due
parti per le finiture: ogni
condomino paga le sue.
C
aso diverso invece
se si tratta di balcone a sporgere
dal fabbricato: in questo
caso l’elemento di sostegno
è di proprietà del condomino che lo usa come elemento di calpestio. Infatti è
casuale il fatto che svolga
anche la funzione di copertura del piano sottostante.
Pertanto in questo caso le opere e le responsabilità di
manutenzione sono a carico
del condominio soprastante, però con la partecipazione alle pitture del condominio sottostante.
D) Sovrastrutture: muretti,
ringhiere o altro, solo per la
parte di finitura sono a carico
del condominio, il resto è a
carico del condomino proprietario. In particolare la
cura degli elementi e manufatti necessari per usufruire
della terrazza o balcone.
Corollario: varie sentenze
hanno preso in considerazione i casi secondo la disposizione sia degli articoli
del Codice civile n. 1126, ripartizione delle spese un
terzo a carico del proprietario del lastrico solare e due
terzi a carico del condomino
o condomini sottostanti, sia
dell’articolo 2051 del Codice
civile. Si tratta di dividere il
degrado nei casi di mancata
CONDOMINIO
manutenzione corrente o
nel caso di accettazione di
un lavoro eseguito sia in carenza operativa, sia in carenza di esecuzione a regola
d’arte da parte dell’impresa
esecutrice. Con la sentenza
n. 9084 del 15 aprile 2010, la
Corte di Cassazione ha esaminato il caso avente per oggetto “La vetustà della
guaina impermeabilizzante
collocata su un lastrico solare ad uso esclusivo di un
solo condomino”.
L
a sentenza, scindendo come sopra
descritto, ha enucleato le condizioni in cui si
sono svolti i fatti, imputado
le responsabilità di mancata
manutenzione per vetustà al
condominio, con suddivisione della spesa applicando l’articolo 1126 del Codice civile e imputando la
spesa al proprietario del terrazzo al costo per difetti di esecuzione della manuten-
zione. Anche la sentenza
della Cassazione Civile Sez.
II del 24 agosto 1990 n. 8669
è dello stesso avviso.
Le responsabilità dell’appaltatore: procediamo all’esame di questo caso leggendo le ultime sentenze.
Recentemente la giurisprudenza ha consolidato un orientamento interpretativo
secondo cui l’espressione
“gravi difetti” previsti dall’articolo 1169 del Codice civile prevede il diritto del
committente al risarcimento
dei danni da parte dell’appaltatore non solo nelle ipotesi di vizio del suolo o difetto della costruzione, ma
anche quando l’opera per la
sua natura sia destinata a
durare a lungo e presenti
gravi difetti, tali da generare
dei danni. Tra i gravi difetti,
articolo 1169 del Codice civile, rientrano anche le infiltrazioni d’acqua determinate da carenze dell’impermeabilizzazione, in quanto
esse incidono sulla finalità
dell’opera menomandone il
godimento. Pertanto si precisa che, ai fini delle responsabilità dell’appaltatore, costituiscono gravi difetti dell’edificio, non solo quelli che
incidono in misura sensibile
sugli elementi essenziali
delle strutture dell’opera,
ma anche quelli che riguardano elementi secondari e
accessori della costruzione,
purché tali da compromettere la funzionalità dell’opera stessa (Cassazione. n.
10533/2007). Oggi si ritengono rientranti nei gravi vizi
anche la semplice umidità
dipendente dal difetto di inadeguata coibentazione
termica. Trib. di Milano 18
giugno 2004. Si tenga presente anche l’elemento di areazione da costruire nelle
cucine e nei bagni.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 85
CULTURA
La Leonessa e il tricolore:
Brescia durante il Risorgimento - 1
Vittorio Nichilo
C
i sono eventi che segnano uno
spartiacque, su cui si possono
avere idee differenti, perfino
pregiudizi ma che rimangono
per sempre impressi nella
storia: il Risorgimento ad esempio, epopea a cui
anche la nostra provincia
ha partecipato, da protagonista.
Brescia, 17 giugno 1859:
da porta San Giovanni,
l’attuale piazza Garibaldi,
fa il suo ingresso Vittorio Emanuele II di Savoia, re del1861 - 2011
l’agguerrito regno sardo –
150° anniversario
piemontese, tra uno scinUnità d’Italia
tillio di baionette, cavalli scalcianti ed una folla festante.
Cinque giorni prima, sempre
da lì, era entrato trionfalmente Garibaldi con la
stessa grinta leonina della sua statua equestre, lambita ogni
giorno dal traffico di via dei Mille. Gli Austriaci se ne erano
andati alla chetichella dalla città e da quel castello comandato in quegli ultimi mesi da Joseph Rilke, padre del celebre letterato Rainer Maria. L’11 giugno Giuseppe Ragazzoni issa in castello il tricolore mentre il giorno prima un Giuseppe Zanardelli, poco più che trentenne, porta da Sarnico
ad Iseo la nostra bandiera. Vittorio Emanuele con il suo alleato Napoleone III stava inseguendo gli austriaci di
Francesco Giuseppe per
tutta la pianura lombarda, in
un estenuante partita fatta
di battaglie sanguinose, arrocchi e sganciamenti. Poco
meno di due anni dopo, il 17
marzo 1861, quel sovrano orgoglioso della sua forza virile e dai suoi modi ruvidi
che parla francese, piemontese e poco italiano sarebbe
diventato il primo re di un’Italia finalmente unita con
capitale Torino, anzi sarebbe stato qualcosa di più:
il padre della patria, come lo
soprannominarono all’epoca. E Brescia? Torniamo
un attimo indietro, al 1815.
86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Tra grida di feriti e fumo di cannonate finiva a Waterloo l’impero napoleonico. Con il trattato di Vienna, la nostra provincia non tornava a far parte della repubblica veneta che,
per altro, non era stata più ricostituita; l’Austria aveva istituito il regno lombardo – veneto, sulla carta autonomo, di
fatto una sua propaggine. Ex ufficiali napoleonici e notabili
insofferenti della dominazione austriaca, anche a Brescia, si
riuniscono in una società segreta, con legami milanesi. La
struttura viene però scoperta tra il 1821 – 1822, processata
nel 1824, provocando la fuga all’estero di patrioti quali Filippo Ugoni o lo scrittore Giovita Scalvini. Si diffondono le
idee di Mazzini anche nella nostra provincia e nel 1833 viene
arrestato un fornaio di vent’anni, Gabriele Rosa; questo gio-
vanotto avrebbe lasciato
un’eco profonda nella Brescia risorgimentale anche
per l’internamento allo
Spielberg, il famigerato carcere reso celebre da Le mie
prigioni di Silvio Pellico. Un
altro anno fatidico sarebbe
stato anche per Brescia il
1848. Il 15 febbraio di quell’anno sempre il Rosa a Pil-
Dieci giornate di Brescia: lo scontro in
Piazza dell’Albera (oggi Piazzetta Tito
Speri) tra gli insorti bresciani e i soldati austriaci - dipinto di Faustino Joli.
A sinistra: Garibaldi a S. Antonio di
Anfo, ferito nello scontro di Monte
Suello - particolare di un’incisione.
A destra: “Cacciatori delle Alpi” - olio
di Angelo Trezzini
CULTURA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 87
CULTURA
Avviso di arruolamento (10 giugno
1859) volontario tra i “Cacciatori
delle Alpi” comandati da Garibaldi.
In basso: un episodio delle Dieci
Giornate a Porta Torrelunga (oggi
piazzale Arnaldo) - dipinto di
Faustino Joli
zone, nell’albergo la Fenice,
sventola un tricolore. L’Austria inasprisce le misure
contro i patrioti ma tutta
l’Europa si sta mettendo in
movimento. Il 23 marzo
Luigi Lechi, parente di generali napoleonici, diventa
capo di un governo provvisorio bresciano. Carlo Alberto, re di Piemonte, attraversa il Ticino e dà inizio alla
prima guerra di Indipendenza. Le cose poi non andranno come ci si aspetta e
Brescia dovrà pagare una
grossa multa. L’anno dopo,
sempre il 23 di marzo, Brescia scrive a lettere di fuoco
il suo nome nella storia risorgimentale con le Dieci giornate,
pagine di epica, in un diluvio di cannonate e in un susseguirsi di combattimenti casa per casa. Si decide di resistere
anche se poi si scoprirà che i Piemontesi in guerra, di nuovo,
erano stati sconfitti ancora prima di cominciare. La nostra
città è un fremere di figure di nobili e popolani, volti destinati a diventare leggenda come quelli di Tito Speri e don
Pietro Boifava o a sbiadire nella memoria come il popolano
Carlo Zima che in fiamme come una torcia se ne va abbracciando un soldato austriaco. Carducci poi, riprendendo l’Aleardi, con una sua magia in punta di metafora, avrebbe definito, proprio per questo “Brescia la forte, Brescia la ferrea,
Brescia Leonessa d’Italia”. Per dieci anni il risentimento
cova sotto la cenere, anni fatti di esilio per molti verso la
Svizzera o il Piemonte sabaudo. Stefano Botti da Riviere di
Brione è un contadino, “illegalmente assente”, dopo le perquisizioni austriache seguite alle Dieci giornate. Ercole Oldofredi è un conte, ripara in Piemonte dove sarà tra gli ideatori della ferrovia che
porterà in Italia gli zuavi di
Napoleone III. Oldofredi ha
avuto anche il tempo di accompagnare un amico di famiglia, a Plombiers: il conte
di Cavour che andava ad assicurarsi l’intervento della
Francia nella Seconda
guerra di Indipendenza. La
moglie di Ercole sarà la
prima a portare a Brescia il
proclama di re Vittorio, consegnatole direttamente da
88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Cavour, ritagliato in sottili
strisce inserite al posto
delle stecche di balena nel
suo corpetto, ricomposto e
diffuso clandestinamente.
Brescia sarebbe stata di
nuovo in prima linea nel
giugno del 1859, per l’accoglienza dei feriti che arrivavano dai campi di San Martino e Solferino dove si era
combattuto per tutta la giornata del 24 giugno. A decine,
a centinaia, a migliaia arrivano con i mezzi più diversi,
sono ricoverati in case,
chiese, duomo compreso, i
feriti da quell’immane carneficina che causò 20.000
morti, il dieci per cento dei combattenti dei tre eserciti. Brescia, città – ospedale, come diranno alcuni commentatori,
ma anche diversi paesi della provincia accolgono militari feriti, i registri parrocchiali ed i cimiteri il ricordo e le spoglie
di chi non ce la fa. Il comune di Sarezzo manda volontari a
raccogliere a Valeggio dei feriti. A Pavone Mella il parroco
annota “Gautier Henres”, fuciliere francese poche righe
dopo “Giovanni Franz”, fuciliere austriaco; nel cimitero di
Manerbio una lapide ricorda i caduti francesi lì sepolti, tra
cui soldati marocchini arruolati da Napoleone III. Da Monticelli Brusati c’è chi parte con la divisa austriaca, come Giambattista Scotti, che muore a Solferino, chi con quella sabauda come il compaesano Amerigo Piotti o chi, infine, con
la camicia rossa garibaldina come Giuseppe Barboglio, che
è anche nipote di Gabriele Rosa. Da queste giornate alla Piccolo mondo antico nascono però anche nuove storie che
parlano di vita e futuro. Jean Batpiste Dubois, un fante francese in pattugliamento alla ricerca di cecchini in castello a
Brescia decide di rimanere
nella nostra città, dove troverà moglie e aprirà un negozio di ottica. Altre guerre,
altre battaglie avrebbero
segnato il completamento
del nostro Risorgimento ma
in quel marzo del 1861 tutto
sembrava possibile.
❑
CULTURA
Dai Pompieri ai Vigili del fuoco
Franco Robecchi
I
tecnici che si applicano all’edilizia, soprattutto come
progettisti, conoscono bene i Vigili del fuoco. L’approvazione dell’infinita serie di particolari costruttivi
antincendio costituisce uno degli scogli che geometri, ingegneri e architetti si trovano ad affrontare quando corrono
l’iter di perfezionamento di un progetto. Gamma complessa
di regole, burocrazia, soggettività di giudizio, atteggiamenti
non collaborativi e talora anche dinieghi pretestuosi possono sfiancare l’azione di un progettista, presso gli uffici
pubblici e nelle stanze della politica. Per non parlare di altri
interlocutori avversi e ostili, purtroppo presenti nel Sud del
Paese. Salvo questi ultimi, gli altri soggetti hanno tutti
un’ovvia legittimazione ad intervenire e formalmente si fregiano di finalità assolutamente rispettabili e condivisibili. Si
tratta della salute, della sicurezza, della tutela di valori storici, di organizzazione urbanistica, di norme che consentono
il vivere civile, il rispetto di standard della convivenza degni
del nostro grado di civiltà. I Vigili del fuoco sono stati sempre
più chiamati a valutare preventivamente i problemi che un
edificio può porre nell’eventualità di un incidente provo-
90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
cato dalla combustione, che, se si è ridotta, rispetto alla
realtà antica, dopo l’abbandono dell’edilizia in legno e paglia, è aumentata però per la presenza di sostanze e meccanismi nuovi, come i gas combustibili nelle cucine e nei sistemi di riscaldamento o come le automobili, con i loro serbatoi di benzina. I Vigili del fuoco, inoltre, sono sempre più
coinvolti anche in altri possibili accidenti relativi agli edifici,
a partire da quelli che riguardano gli ascensori sino a quelli,
tragici, dei crolli, sia per scoppio, sia per terremoti. Vi è
anche una partecipazione spicciola dei vigili alla vita quotidiana dei fabbricati, a portata di chiamata telefonica dei cittadini, che ad essi si rivolgono anche per i contrattempi di
routine, dal blocco in corsa di un ascensore alla porta chiusa
per lo smarrimento di chiavi fino al gatto arroccato sull’albero del giardino, dal quale non sa scendere. I Vigili del
fuoco sono quindi divenuti figure che interessano non solo
i tecnici, ma anche tutta la popolazione, essendo entrati
nella sfera emotiva e psicologica della gente. E questo non
da oggi e non solo dall’eroica immagine rimbalzata sui televisori di tutto il mondo nei giorni successivi all’11 settembre
CULTURA
A sinistra: una nuova invenzione del
Seicento per lanciare, tramite una
pompa, getti d’acqua antincendio
In questa pagina: veicoli con sacle,
manichette, pompe e una tuta
ignifuga per pompieri ottocenteschi
del 2001.
Nell’Ottocento i pompieri erano guardati come mitici
cavalieri salvatori, sempre
pronti ad accorrere come angeli sfavillanti, nei loro colori rossi e oro. I loro elmi di
ottone, sempre lucenti, la
scure nella cintola, i carri
sfreccianti al suono della
campana d’allarme, la destrezza da acrobati nel salire
scale da vertigine, le grandi
pompe azionate a mano sul
teatro di momenti drammatici, davanti a case in
fiamme, dove la gente si
buttava dalle finestre, avevano costruito un’immagine
mitica dei pompieri. Naturalmente era occasione di
prime pagine nelle riviste illustrate, il pompiere che,
lassù, tra le fiamme che eruttavano dalle finestre distrutte, rapiva alla morte,
stringendola tra le braccia,
la giovane svenuta o il
bimbo sopravvissuto.
L’
organizzazione di
un servizio antincendio nelle città
non è cosa antica, nonostante il ricorrente irrompere delle fiamme negli abitati delle case in legno. Nonostante accenni in epoca
romana e medievale, in genere ci si affidava alla collaborazione estemporanea
dei cittadini e a qualche intervento di persone minimamente attrezzate. Solitamente queste persone erano i brentatori, che esistevano anche in Brescia. Erano
un gruppo di liberi lavoratori, associati in corporazione, che svolgevano un umile lavoro: trasportavano il
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 91
CULTURA
Uno dei primi veicoli motorizzati in
dotazione ai pompieri dotati di
attezzature antincendio (primi anni
del Novecento)
Esibizione di pompieri a Milano nel
1891
vino, portandolo in spalla, entro un grande recipiente posto
a zaino sulle spalle, chiamato brenta. Era una sorta di gerla,
ma più cilindrica e soprattutto costituita non da vimini ma
da doghe di legno, come una botte, tale, quindi, da poter
consentire il trasporto di liquidi. I brentatori operavano soprattutto nella vinicoltura, trasportando uva, ma anche vino.
Furono ritenuti utili, in caso di incendi, poiché, con le
brente, potevano trasportare l’acqua necessaria per spegnere gli incendi. Anche in Brescia, fra le regole della corporazione, vi era l’obbligo, al suono della campana previsto
in caso di incendi, di attrezzarsi con la brenta e accorrere sul
luogo dell’incendio e fare la spola fra la più vicina fontana e
il punto dell’incidente. Il passaggio dai brentatori ad un
corpo di persone organizzato collettivamente per intervenire sugli incendi pare sia una conseguenza della vasta organizzazione amministrativa napoleonica. Ma pressoché
contemporaneamente si andavano costituendo nuclei di
pompieri pubblici anche negli stati preunitari italiani, in alcuni dei quali esistevano, come a Firenze, embrioni di simili
organizzazioni già da secoli. Le prime formazioni furono di
iniziativa comunale, con caratteri quasi militari, come era avvenuto a Parigi, dove i pompieri erano denominati anche sapeur, guastatari, scavatori di trincee, del Genio civile. La
scarsa tradizione del passato, frattanto, aveva tuttavia
messo a punto qualche attrezzatura, come la manica flessibile per la conduzione dell’acqua, invenzione di un olandese del Seicento, seguito, pochi decenni dopo, dall’inventore della pompa a mano portatile, su carri, che poteva
applicarsi alle fontane o a canali, per spingere l’acqua, con
una certa forza, in getti da proiettare sulle fiamme. Proprio
da quella pompa presero nome i pompieri, che appaiono in
molte illustrazioni ottocentesche proprio mentre, anche in
otto, quattro per parte, pigiano sui grandi manubri opposti
della grande pompa che produceva salvezza. Come i cara92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
CULTURA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 93
CULTURA
Un bellissimo disegno del primo
Novecento che ritrae un carro dei
pompieri, con cavalli, che accorrono
ad un incendio
binieri, i pompieri erano ospiti fissi delle copertine della
“Domenica del Corriere”, immortalati in gesta da eroi che
soccorrevano i deboli, inerpicati su incerte scale, tra i fumi
e le polveri, le macerie delle case crollate e poi nel fango
delle alluvioni e del Vaiont, e poi anche sommozzatori ed elicotteristi.
A Brescia i pompieri nacquero su iniziativa comunale a seguito di prime proposte del 1842, ancora in epoca di dominio austriaco. In Lombardia solo Milano, Pavia e Mantova
erano, allora, dotate di pompieri ufficiali, mentre già tutte le
maggiori città del Veneto avevano il loro Corpo di agenti antincendio. Una commissione bresciana, composta da tecnici
e amministratori municipali, giunse già a stendere, nel 1843,
un regolamento per un “corpo di zappatori pompieri”. Si voleva che quei giovani «provvedessero non soltanto pei casi
d’incendio, ma ben anco al bisogno di assistenza che ave94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
vano gli uffici di annona e di polizia comunale facendo appello a individui onorati che vegliassero all’esecuzione dei
regolamenti vigenti. È noto qui ancora come in quel primissimo rapporto trovi sotto segnate le parole ottimi cittadini
che accennano alle persone che avrebbero potuto coprir siffatti posti». Il Corpo dei pompieri doveva, quindi, essere un
corpo scelto, per soli cittadini esemplari.
S
ino al 1857 l’argomento non fu ripreso. In quella
data si discuteva, in Consiglio comunale, se, per
preparare il corpo dei pompieri bresciani, «abbiasi
a chiamare da Milano uno di que’ provetti ed intelligenti
Pompieri con un abile gregario per l’istruzione in luogo degli
aspiranti a formar parte del Corpo». Era previsto un primo
gruppo di 12 pompieri. Si voleva «scegliere per concorso od
in altro modo, un individuo dai 25 ai 30 anni che avesse tutti
CULTURA
Foto di gruppo di pompieri del primo
Novecento e degli anni Venti del
medesimo secolo. Quelli sul carro
sono i famosi Pompieri di Viggiù,
della nota canzone
i requisiti per divenire capo
dei Pompieri. Tale individuo sia temporaneamente inviato a Milano ove
possa apprendere l’istruzione del capo Pompieri di
quella città. Appena tale
uomo sia abbastanza istruito se ne mandino altri
due che anch’essi facciano la
loro pratica. Allora, quando
tutti e tre saranno sufficientemente ammaestrati si
chiamino a Brescia per dare
pubblici esperimenti del
maneggio delle macchine.
Si faccia indi appalto di volontari che intervengano
alle manovre fino che se ne
possano avere due o quattro
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 95
CULTURA
Scene da giornali illustrati del, 1930
e 1932, di momenti drammatici di
soccorso a vittime di incendi,
compresi i pompieri stessi
che coi primi formino un nucleo di cinque sette guardie. Il
rimanente provvisoriamente fosse fornito dai brentatori,
spazzacamini, fontanieri, cursori e messi del Municipio e dai
volontari». Nel 1860 si giunse alla decisione esecutiva circa
l’istituzione del Corpo dei pompieri comunali in Brescia. Si
pensò di utilizzare, come piccola caserma, alcuni locali nel
palazzo dietro la Loggia e poi l’ex convento di S. Giuseppe.
Infine, tuttavia, si approfittò della disponibilità di locali che
il comune aveva ricavato dall’acquisto del vecchio ospedale, che si trovava fra gli attuali corso Zanardelli e via Moretto. Mentre le attrezzature furono accolte nella chiesa di
96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
S. Luca, i pompieri presero
alloggio nel fabbricato che si
trova sull’angolo fra le vie
Cavallotti e Moretto, dove
rimasero a lungo. Le sedi
successive furono in via Milano, vicino all’attuale sede
dei Vigili urbani di via Donegani, nell’edificio occupato
dall’Assessorato alla caccia dell’Amministrazione provinciale. Solo una trentina d’anni fa i Vigili del fuoco si insediarono nella caserma attuale, di Via Scuole. Il nome di Vigili
del fuoco sostituì quello di pompieri, troppo francesizzante,
nel 1938, mentre nel 1935 era stato costituito il Corpo nazionale, che unificò i servizi antincendio sotto la direzione
del Ministero dell’interno. In seguito si sarebbe dilatata la
competenza agli interventi generali nell’ambito della protezione civile, che oggi, nel panorama mondiale, costituisce
un fiore all’occhiello dello stato italiano.
❑
CULTURA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 97
CULTURA
Franco Manfredini
L
Le meridiane
di S. Giuseppe a Brescia
e di S. Petronio a Bologna
o scopo di questo terzo intervento è di descrivere
le meridiane dette a “camera oscura” in quanto
realizzate in ambienti poco illuminati per poter osservare il fascio dei raggi solari che attraversano il particolare foro praticato nel soffitto.
Si differenziano dalle meridiane esposte nei due articoli
precedenti per il diverso loro indice o mezzo segnatempo:
in queste ultime è formato dalla luce, mentre nelle altre è
prodotto dall’ombra. Due sono le componenti essenziali
della tipologia di meridiane a camera oscura: la “linea meridiana” materializzata sul pavimento e il “foro gnomonico”
praticato nel soffitto.
La linea meridiana realizzata nel pavimento presenta direzione sud-nord e corrisponde alla intersezione sul pavimento del piano verticale passante per il foro e per il meridiano locale, vale a dire il meridiano identificato dall’angolo
di longitudine. Diversamente dalle “meridiane” realizzate
su pareti verticali od orizzontali nonchè dagli “orologi solari”, le meridiane a camera oscura non indicano le ore, ma
del giorno identificano unicamente l’esatto mezzogiorno locale. La linea meridiana è materializzata nel pavimento attraverso un profilato di ottone incastonato in masselli di
pietra o marmo sui quali sono incisi i riferimenti al calen-
dario e i segni delle costellazioni zodiacali, anch’esse utilizzate per misurare il decorrere del tempo.
Il foro gnomonico è posto nella struttura di copertura (tetto
più soffitto) ed è contenuto in una piastra metallica appropriatamente forata e meticolosamente posizionata nel
tetto. Lo si può assimilare al foro stenopeico delle primissime camere fotografiche, tantè che l’immagine di luce che
si osserva sul pavimento corrisponde al disco solare, ribaltato e deformato ad ellisse per effetto della inclinazione.
Il diametro del foro gnomonico non è casuale, ma risponde
quasi sempre al rapporto di un millesimo della distanza verticale del foro stesso dal pavimento.
Molte sono le meridiane a camera oscura realizzate nei secoli antichi, ma di seguito verranno prese in esame le seguenti due: la meridiana di San Giuseppe a Brescia e la meridiana di San Petronio a Bologna. Di entrambe vengono illustrati i dati angolari e metrici per consentire l’approfondimento degli elementi di natura tecnica, ma anche per stimolare l’apprezzamento dei significativi riscontri geodetici
ed astronomici.
Meridiana di San Giuseppe a Brescia
È ubicata nell’ex convento francescano di San Giuseppe,
posto nel centro storico di
Brescia, in Vicolo San Giuseppe collegato a corso Goffredi Mameli. Si sviluppa sul
pavimento della galleria del
primo piano e ha una lunghezza di metri 15,80; il soffitto a volta ha un’altezza in
colmo di metri 7,00.
Le coordinate sono: latitudine 45°32’26” = 45,54° e
longitudine 10°13’12” =
10,22°.
L
a foto 1 illustra la lapide di partenza,
mentre la foto 2 evidenzia un tratto intermedio
della meridiana con le incisioni delle unità gnomoniche di misura del tempo e
dei segni zodicali. Merita ricordare che i riferimenti ai
segni delle costellazioni zodiacali sono comuni a tutte
le meridiane e a tutti gli orologi solari, in quanto esse
nei secoli trascorsi erano ri98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
CULTURA
seppe in Brescia è stata realizzata nel 1792 da Padre Rosina, insegnante di astronomia, con la finalità di stabilire il preciso mezzogiorno
cittadino e di trasmetterlo,
tramite suono di campana,
al “temperatore” deputato
allo spostamento delle lancette degli orologi sulle torri
campanarie. Nello specifico, il segnale del mezzogiorno letto sulla meridiana
di Padre Rosina veniva utilizzato per il prestigioso Orologio Astronomico di
Piazza della Loggia, detto
dei “Macc de le Ure”.
Meridiana di San Petronio
a Bologna
Le dimensioni della meridiana presente nella navata
di sinistra della Basilica di
San Petronio in Bologna superano di ben quattro volte
le dimensioni della detenute segnificativi riferimenti per la misura del
tempo che scorre.
Gli elementi metrici e angolari che la caratterizzano
sono riportati nel grafico A, in
cui si possono osservare le
rette del solstizio d’estate
(21 giugno) e del solstizio
d’inverno (21-22 dicembre)
con le conseguenti lunghezze dei segmenti caratteristici, vale a dire: metri
10,58 per l’escursione invernale e metri 4,26 per quella
estiva con un totale di metri
14,84 oltre al segmento di
metri 2,74 corrispondente al
distacco dal punto sulla verticale del foro gnomonico
che si trova alla quota di
metri 7,13.
La meridiana di San GiuIL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 99
CULTURA
scritta meridiana di Brescia. Il grafico B evidenzia tutti gli elementi metrici determinati dalla notevole altezza del foro
gnomonico, che è di ben 27 metri e 7 centimetri.
Si noti perciò la straordinaria lunghezza del segmento di
meridiana a pavimento e le entità dei percorsi lineari che
l’immagine del sole compie nei giorni compresi fra le date
degli equinozi e quelle dei solstizi estivi o invernali.
Le coordinate sono: latitudine 44°29’37,6” = 44,49° e longit.
11°20’38” = 11,34°.
Purtroppo in San Petronio non è permesso scattare fotografie e quindi nemmeno alla meridiana. Gli zelanti guardiani-controllori hanno consentito però la presa delle misurazioni che hanno reso possibile la compilazione degli al100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
legati grafici. Osservando la linea meridiana riprodotta dal
grafico C si nota come essa presenti un sensibile scostamento
angolare rispetto all’asse longitudinale della basilica e lambisca l’esterno di due delle grandi colonne che separano la
navata centrale da quella di sinistra. Tale circostanza aveva
in un primo tempo esclusa la realizzabilità della meridiana,
stante il dover posizionare il foro gnomonico sul tetto della
navata laterale, ma i successivi accertamenti svolti dal progettista hanno dimostrato che il piano verticale passante
per il meridiano locale avrebbe generato sul pavimento la
ricercata linea retta senza subire interruzioni per la presenza delle due grosse colonne. Il grafico D illustra i dettagli
di alcune parti costituenti la meridiana di San Petronio e in
CULTURA
particolare il rettangolo terminale addossato alla parete di ingresso da Piazza
Maggiore. Su esso vi è riprodotto il disegno dell’ellisse
corrispondente al bordo
della figura di luce formata
dal sole al solstizio d’inverno, ossia al 22 dicembre.
Un solo cenno storico: la meridiana di San Petronio risale all’anno 1655 ed è opera di Gian Domenico Cassini, ma il suo attuale aspetto è dovuto ad Eustachio Zanotti, autore della integrale ricostruzione inaugurata nell’ottobre del 1776.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 101
LIBRI
“I due cammini”, quasi un giallo
del geometra Alberto Azzini
Francesco Lonati
U
n geometra che scrive romanzi fa notizia. Non è
davvero frequente che una categoria di professionisti che manifesta il meglio di sé nella concretezza del cantiere e della pratica agrimensoria esprima
anche personalità con la pulsione di comunicare ad altri i
propri pensieri, le proprie ansie, i propri sogni. Non è frequente, ma può accadere. È accaduto.
Il collega Alberto Azzini – di Fiesse, libero professionista con
studio nel suo paese nativo, appassionato di archeologia,
ma pure di montagna, trekking, canoa, con due figlie – è uno
di quelli che sentono questa irrefrenabile spinta. Lo avevamo già incontrato e segnalato nel 2007 quando sottoponemmo ai lettori di questa rivista il diario di un suo viaggio
effettuato pedibus calcantibus da Leon nella Castiglia a Santiago
de Compostela in Galizia.
A tre anni di distanza, arricchito da nuove esperienze,
ritroviamo il collega fiessese
a misurarsi non solo con un
diario di viaggio, ma addirittura con un romanzo. Il ché
presuppone una sua maturazione sul piano della scrittura, essendo il romanzo un
genere letterario difficile,
impegnativo, complesso da
affrontare. Eccolo quindi esordire con I due cammini, l’opera di cui si intende qui accennare.
Già il titolo allude alla
doppia valenza del termine
“cammino”: quella più corrente che assume il significato di percorso, viaggio,
pellegrinaggio: nel caso specifico da Saint Jean Pied de
Port nei Pirenei francesi a
Santiago de Compostela in
prossimità dell’Atlantico, e
quella più impegnativa, che
si declina come interiore
transito spirituale e religioso
da una condizione di fede
poco sentita, incerta, superficiale ad una più salda, consapevole e convinta. Che è
poi la sostanza del romanzo
di Azzini.
I due cammini narrano del tentativo, da principio neanche
102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
troppo convinto, di Paolo, il protagonista, di superare – su
consiglio di un amico – un proprio profondo stato di prostrazione, seguìto all’improvvisa morte dell’amatissima moglie Anna.
La vicenda è condotta su un doppio parallelo registro narrativo, evidenziato tipograficamente dalla continua alternanza di brani in carattere tondo – la cronaca degli avvenimenti (cioè la trama) – e di brani in carattere corsivo, il privato diario di Paolo, a cui questi affida giorno dopo giorno,
tappa dopo tappa, i suoi stati d’animo, impressioni, pensieri, preoccupazioni.
Non narrerò qui il canovaccio del libro che, ovviamente, lascio al piacere del lettore; mi limito a sottolineare come già
dalle pagine d’esordio questi avverta la tensione e l’avvincente curiosità del racconto:
vi troverà due fatti di sangue,
che l’acuta e tenace poliziotta Isabel Cardenas – finta
pellegrina segretamente incaricata dell’indagine su
Paolo primo indiziato, ma innocente – capace di sottili intuizioni psicologiche e suscitatrice di delicati e contraddittori turbamenti dell’indagato, riuscirà alla fine a risolvere, assicurando l’assassino
alla giustizia.
Cosa ha spinto Alberto Azzini a scrivere questo romanzo? Lo spiega lui stesso,
palesando il desiderio di far
conoscere al pubblico il
Cammino di Santiago e, più
in generale, tutti i Cammini
d’Europa, catarticamente
battuti nei secoli passati da
moltitudini di pellegrini e
che l’autore, per personale
conoscenza ed esperienza,
assicura siano fonte di intimo arricchimento, pace e
serenità per chi li percorra.
E allora, buona lettura ai colleghi. I due cammini, 238 pagine, Statale 11 editrice,
euro 16.00, è acquistabile in
libreria o direttamente dalla
casa editrice (www.statale11.it).
❑
TEMPO LIBERO
Franco Manfredini
«O
rganizzazione
superlativa,
ottime piste e
piacevoli incontri dopogara»
è stato questo il sintetico
commento espresso durante
l’ultima premiazione dal
geom. Sergio Navillond del
Collegio di Aosta, eccezionale
atleta 67enne cimentatosi in
tutte le gare disputate nei tre
giorni di competizioni fra geometri, ossia: slalom gigante,
fondo tecnica libera 10 km.,
slalom speciale, fondo tecnica classica di 5 km., nonché
slalom gigante e fondo tecnica libera di 2,5 km., valevoli
per la “combinata”.
Il 16° Campionato Italiano di
Sci alpino e nordico si è svolto
dal 26 al 29 gennaio sulle
nuove piste di Ponte di Legno
e Temù, con un’eccezionale
presenza di geometri appartenenti ad oltre trenta Collegi.
Molti anche i familiari al seguito e numerosi i “simpatiz-
XVI campionato di sci
per geometri
a Ponte di Legno e Temù
zanti” impegnati in tutte le
gare. I Collegi classificati sono
21, ai quali devono essere
sommati i Collegi presenti a
Ponte di Legno con loro delegati, presidenti o relatori.
Gareggiare “in casa” favorisce
la vittoria, ed è vero, ma i
punti conseguiti dal Collegio
di Brescia superano del
doppio i punti del Collegio di
Sondrio, secondo classificato.
Al terzo posto si è classificata
la gloriosa compagine di
Aosta, al quarto posto il sorprendente Collegio di Piacenza, al quinto il Collegio di
Torino, al sesto Varese, ecc.
come riportato nella allagata
classifica.
Le gare disputate sono 7 ed
essendo 8 il numero delle categorie, vedi allegata schematizzazione, la manifestazione sciistica ha prodotto le
56 classifiche visibili nel sito
internet del Collegio di Brescia. Ad esse devono essere
Classifica COLLEGI
Collegio
01° Brescia
02° Sondrio
03° Aosta
04° Piacenza
05° Torino
06° Varese
07° Milano
08° Mondovì
09° Rieti
10° Gorizia
11° Asti
12° La Spezia
13° Como
14° Bolzano
15° Cuneo
16° Lecco
17° Biella
18° Pavia
19° Massa Carrara
20° Mantova
20° Udine
Punti
717
366
329
314
189
133
93
85
85
76
60
50
45
42
25
21
19
17
5
2
2
aggiunte la “classifica assoluta” e quella della “combinata”, quest’ultima ricavata
dallo Slalom Gigante e Fondo
a tecnica libera 2,5 km.
Merita menzionare i colleghi
che hanno coadiuvato Dario
Piotti, instancabile mattatore
della manifestazione: Piergiovanni Lissana, Simonetta
Vescovi, Laura Lazzari, Franco
Aime, Italo Albertoni, Enrico
Raccagni, Riccardo Zanotti.
Il qui riportato prospetto evidenzia i risultati conseguiti
dai gareggianti bresciani con i
piazzamenti individualmente ottenuti nelle varie gare,
ciascuno nella sua categoria.
Fra curiosità o particolarità,
accanto al citato Sergio Navillond, merita menzione la vincitrice assoluta delle due gare
di fondo da km 10 e km 5, Elida Bavarex apprezzato sindaco del Comune di Nus in
provincia di Aosta. Vi è poi Antonio Erroi da Bolzano, il pre-
Vincitori assoluti
104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Gare femminili
Fondo 5 km
Fondo 10 km
Slalom speciale
Slalom gigante
Atleta
Baravex Elida
Baravex Elida
Piaser Cristina
Piaser Cristina
Collegio
Aosta
Aosta
Torino
Torino
Gare maschili
Fondo 5 km
Fondo 10 km
Slalom speciale
Slalom gigante
Snowboard
Atleta
Thiebat Orlando
Merli Roberto
Bechis Luciano Luigi
Bechis Luciano Luigi
Mattei Marco
Collegio
Aosta
Piacenza
Asti
Asti
Como
TEMPO LIBERO
sidente del Collegio di Lecce
per le sue simpatiche danze
durante le esibizioni dei musicanti fra i tavoli della sala
pranzo e il presidente del
Collegio di Massa Carrara per
la sua risposta alla incitazione
ad organizzare il 17° Campionato. Ma la chiamata campanilistica induce a menzionare
gli atleti bresciani che si sono
maggiormente distinti: Ric-
cardo Zanotti che ha partecipato a tutte le gare eccellendo nel fondo, Marco Saleri
per i suoi piazzamenti da primato nelle gare di slalom e di
fondo valido per la combi-
Classifica della Combinata
Categoria femminile
1°
2°
3°
3°
Atleta
Piaser Cristina
Confeggi Stefania
Rosano Silvia
Frigerio Alessandra
Collegio
Torino
Sondrio
Bologna
Varese
Categoria A4
1°
2°
3°
Saleri Marco
Erroi Antonio
Navillond Sergio
Brescia
Bolzano
Aosta
Categoria A3
1°
1°
2°
2°
3°
Piotti Dario
Thiebat Orlando
Raccagni Enrico
Vettovalli Pietro
Zammarchi G. Battista
Brescia
Aosta
Brescia
Sondrio
Brescia
Categoria A2
1°
2°
3°
Zanotti Riccardo
D’Ippolito Alessandro
Antonioli Davide
Brescia
La Spezia
Sondrio
Categoria A1
1°
2°
3°
Fortonato Alberto
Sandrini Federico
Maraffo Luca
Brescia
Brescia
Sondrio
Categoria Senior
1°
2°
3°
Natali Paolo
Raccagni Andrea
Marchesini Mirco
Bologna
Brescia
Piacenza
Categoria Simpatizzanti
1°
Tagliani Enrico
2°
Foresti Attilio
Brescia
Bergamo
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 105
TEMPO LIBERO
Piazzamenti conseguiti dagli atleti del Collegio di Brescia
Atleta
Saleri Marco
Maruffi Silvio
Piotti Dario
Raccagni Enrico
Zammarchi G. Battista
Zanotti Riccardo
Sandrini Federico
Platto Federico
Fortunato Alberto
Orsatti Paolo
Pagani Giuliano
Raccagni Andrea
Lazzari Laura
Aime Franco
Silini Severino
Lissana P. Giovanni
Moraschi Enea
Sterli Diego
Berneri Massimiliano
Parietti Claudio
Quarena Antonio
Bulferi G. Mauro
Orlandi Ruggero
Bodini filippo
Aime Carlo
Cat
A4
A4
A3
A3
A3
A2
A1
A1
A1
A1
Sen.
Fem.
A3
A2
A2
A1
Sen.
Sen.
Sen.
A4
A4
A3
A3
Sen.
nata, Dario Piotti per i suoi
ragguardevoli risultati atletici, ma anche per l’impegno
profuso nei mesi antecedenti
la manifestazione, per l’organizzazione di tutti gli eventi
sportivi e sociali, per la pregevole regia delle attività attribuite ai collaboratori e per
il ruolo di speaker durante i
vari incontri nell’auditorium
dell’Hotel Mirella.
Il 16° Campionato di sci e gli eventi annessi si sono conclusi
presso l’hotel Mirella con la
106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
Slalom
gigante
2°
4°
3°
5°
11°
8°
2°
5°
3°
13°
6°
4°
12°
12°
29°
1°
4°
16°
1°
3°
6°
14°
Fondo
classica
km 10
2°
Slaom
speciale
1°
3°
2°
3°
4°
5°
Fondo
classica
km 5
Snowboard
2°
3°
6°
15
41
21
15
15
3°
5°
6°
8°
17°
1°
2°
4°
1°
cena di chiusura durante la
quale il presidente Giovanni
Platto, ottimamente coadiuvato da Dario Piotti, ha presieduto le cermonie delle
premiazioni finali e di estrazione di doni per i numerosissimi partecipanti alla cena di
chiusura.
E a proposito dei trofei assegnati e dei premi distribuiti
devono essere ringraziati gli
“sponsor” e i Collegi che si
sono distinti per la messa a disposizione di coppe e di pro-
Totale
punti
utili
55
41
47
39
24
78
25
39
22
18
60
44
19
30
22
15
2
30
dotti tipici della loro terra.
Non è mancato l’allestimento
del gazebo al termine delle
gare delle tre mattinate con
distribuzione di bevande
calde e panini imbottiti a piacimento.
Nel corso del Campionato
sciistico si è svolto l’interessante Convegno tecnico dal
titolo “Studio di Settore
VK03U” del quale è stato relatore il consigliere nazionale
geom. Giuseppe Foresto con
a fianco il consigliere della
COMBINATA
Fondo
Slalom tec. libera
gigante km 2,5
1°
3°
3°
4°
4°
3°
2°
5°
4°
4°
2°
1°
1°
4°
2°
9°
3°
1°
6°
8°
9°
7°
3°
1°
2°
29°
4°
4°
1°
3°
6°
14°
5°
Cassa di previdenza geom.
Mario Ravasi e il presidente
della Consulta regionale lombarda geom. Michele Specchio.
Il merito dell’ottima riuscita
della manifestazione sportiva
viene tributato al Consiglio
Nazionale, presente a Ponte
di Legno con i consiglieri Giuseppe Foresto e Pierpaolo
Bonfanti, nonché e non ultima, all’AgeoSport con i
geomm. Luigi Ratano e Marcello Arrisicato.
❑
Novità di Legge
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.
Decreto Legge 12 novembre 2010 n. 187 (G.U. 12 gennaio 2010
n. 265)
Misure urgenti in materia di sicurezza.
Tracciabilità dei flussi finanziari negli appalti pubblici.
Determinazione Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici 18 novembre 2010 n.8.
Prime indicazioni sulla tracciabilità finanziaria ex articolo 3, Legge
13 agosto 2010 n.136, come modificato dal D.L. 12 novembre
2010 n.187 (G.U. 04 dicembre 2010 n. 284).
Determinazione Autorità Vigilanza Contratti pubblici 22 dicembre
2010 n.10 (G.U. 07 gennaio 2011 n. 4)
Ulteriori indicazioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari.
Circolare Ministero Lavoro e Politiche Sociali 18 novembre
2010 n. 15
Indicazioni necessarie per la valutazione dei rischi connessi allo
stress lavoro-correlato, elaborate dalla Commissione Consultiva
permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro in attuazione
dell’art 6, comma 8, lettera m- quater e dell’art 28, comma 1-bis
del D. leg /vo 81/2008 la cui scadenza era prevista al 31/12/2010.
Il mondo di B. Bat.
Proroga dei termini di efficacia di cui all’art 253 del D.lgs 163/2006
concernente i requisiti di qualificazione e di capacità tecnico-professionale ed economico finanziaria richiesti ai soggetti esecutori
di lavori pubblici,
-Emersione delle cosiddette case fantasma
Prevista la proroga dei termini per la presentazione delle dichiarazioni di aggiornamento catastale per regolarizzare immobili non
dichiarati;
Legge 13 dicembre 2010 n. 220
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (Legge di stabilità 2011)
G.U. 21 dicembre 2010 n. 297 Supplemento Ordinario n. 281)
Tra l’altro si segnala:
- l’estensione del beneficio della detrazione fiscale del 55% anche
per le spese sostenute fino al 31/12/2011;
-le nuove norme per i contratti di leasing immobiliare;
-il regime IVA per le cessioni di immobili effettuate dalle imprese
con allungamento da 4 a 5 anni del periodo entro il quale le cessioni di immobili ad uso di abitazione effettuate dalle imprese costruttrici o che hanno effettuato interventi di ristrutturazione sono
assoggettabili all’IVA (In vigore dal 1 gennaio 2011).
Decreto Ministero Lavoro e Politiche sociali 4 ottobre 2010
(G.U.13 dicembre 2010 n. 290)
Modalità di contribuzione nel settore dell’edilizia quanto alla misura dell’11.50% di riduzione contributiva prevista dall’art 29,
comma 5 della Legge 341 del 1995, come sostituito dall’art 1,
comma 51 della Legge 247 del 2007.
Decreto - legge 29 dicembre
2010 n. 225
Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi
urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese ed alle famiglie
(G.U. 29 dicembre 2010 n. 303); in
vigore dal 29 dicembre 2010.
I termini sono prorogati al 31 marzo
2011, tra l’altro, per:
-Sicurezza nei luoghi di lavoro –
proroga del termine previsto per
l’applicazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi da parte delle organizzazioni di volontariato.
-Prevenzione incendi nelle strutture
ricettive con oltre 25 posti letto;
Qualificazione di imprese e professionisti
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/2- 109
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Mutamento di destinazione d’uso
senza opere
Come si configura il mutamento di destinazione d’uso, senza opere?
geom. A.N.
L’articolo 52, comma 2, della Legge regionale n. 12 del 2005, regola
il mutamento di destinazione d’uso senza opere, prevedendo, dal
punto di vista procedurale, il solo obbligo della preventiva comunicazione al Comune (senza limite di slp).
Il contributo di costruzione è dovuto nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata con riferimento al
momento dell’intervenuta variazione, qualora la detinazione d’uso sia
stata modificata nei dieci anni successivi all’ultimazione (data di riferimento) ai sensi del successivo comma 3, stesso articolo.
Cosa diversa, ma non troppo, è il mutamento di destinazione d’uso,
senza opere, ancorché sottratto a qualunque atto di assenso, che è
soggetto al pagamento del contributo, qualora la nuova destinazione
comporti un maggior carico urbanistico. La circostanza che le modifiche di destinazione d’uso senza opere non soggette a preventivo titolo abilitativo, non comporta, di diritto, l’esenzione dagli oneri di urbanizzazione e quindi la gratuità dell’operazione. Il contributo non è
geneticamente collegato al rilascio di un nuovo permesso di costruire,
per cui il mutamento di destinazione d’uso, anche se non soggetto a
nessun titolo abilitativo (in quanto senza opere), cui consegua un
maggior carico urbanistico comporta l’onere del pagamento della differenza tra gli oneri connessi alla destinazione originaria e quelli dovuti per la nuova destinazione impressa.
Il mutamento di destinazione, se riconducibile ad una classe contributiva diversa e più onerosa della precedente, tale che, se il titolo abilitativo fosse stato richiesto fin dall’origine per la nuova destinazione, avrebbe comportato un diverso e meno favorevole contributo
urbanistico, impone l’applicazione della norma di cui all’ex articolo
10, della legge n. 10/1977, ora confluito nell’articolo 19, del Dpr n.
380/2001.
Una ulteriore annotazione riguarda il contributo di costruzione per
cambio di destinazione d’uso di un locale. Si tratta di partecipazione
del singolo a carico del Comune per i servizi derivanti dalle opere di
urbanizzazione. Il contributo diviene privo di causa se la costruzione
autorizzata non venga eseguita, ma se viene eseguita e utilizzata secondo la sua destinazione, l’onere contributivo non manca di causa.
La partecipazione agli oneri non è legata ad un periodo minimo di autorizzazione, ma connessa al potenziale godimento, e non misurabile
nel tempo, delle opere di urbanizzazione e non ne può quindi essere
richiesta la restituzione ove il carico urbanistico dell’opera venga a
mutare in quanto, in tal caso, sorge un nuovo obbligo che prescinde
da quello assolto in precedenza per un’opera di diverso carico urbanistico.
In definitiva, a fronte dell’accertato mutamento di destinazione d’uso
(comunicazione dell’interessato in questo caso), l’Amministrazione
può legittimamente calcolare di nuovo il quantum dovuto in relazione
al diverso carico urbanistico derivante dall’insediamento di un’attività
di tipo direzionale piuttosto che di una residenza, tenuto presente che,
110 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5
come già illustrato, il contributo di urbanizzazione non è genericamente collegato al rilascio di un nuovo titolo abilitativo, ma rappresenta la compartecipazione posta a carico del titolare dell’alloggio
alle utilità derivanti dalla presenza delle opere di urbanizzazione. La
giurisprudenza, sia dei Tar che del CdS, in diverse occasioni, hanno
sostenuto quanto sopra affermato.
Geom. Antonio Gnecchi
Piano di recupero
Nell’attività di geometra può esserci la realizzazione di un piano di recupero di iniziativa privata finalizzato all’ottenimento di un permesso
di costruire?
Preciso che tale piano attuativo non è un intervento di pianificazione
urbanistica, in quanto trattasi di intervento da realizzarsi su un singolo
lotto, già asservito da sottoservizi ma situato in zona A da Prg. Il mio
quesito prende corpo, in quanto la PA in questione mi ha richiesto la
firma del solo Pdr da parte di un tecnico laureato.
geom. F.C.
La prima risposta mi sembra ovvia nel senso negativo, in quanto è lo
strumento urbanistico generale a definire gli ambiti da sottoporre a
preventivi piani di recupero.
Mi si trova d’accordo se parliamo di scelte sbagliate di urbanisti (e di
amministratori) che esagerano nel subordinare a piani attuativi uno,
due o tre edifici che non siano di particolare interesse artistico, architettonico o storico, magari al solo scopo di recuperare “standard urbanistici” o “monetizzazioni di standard”, ma è altrettanto vero che
spesso i privati non si sono neppure opposti a queste scelte, né in
fase di predisposizione né in fase di approvazione del Prg (o Pgt), ritrovandosi con l’obbligo di subordinare a preventivo piano di recupero interventi edilizi che non siano di lieve entità.
Detto quanto sopra, c’è da precisare che si potrebbe ipotizzare, per
il caso in esame, la possibilità di un intervento comunque controllato
da parte della Pubblica Amministrazione mediante il rilascio di un
permesso di costruzione convenzionato.
Il fatto che si tratti di un intervento da realizzarsi su un singolo lotto,
già dotato di sottoservizi, non esclude l’obbligo della procedura del
piano attuativo che riguarda un ambito posto in centro storico e prescritto dalle Nta del Prg (o del Pdr del Pgt).
Diversa è la questione della forma del piano di recupero che riguardi
sostanzialmente un solo edificio che configuri un intervento edilizio di
ristrutturazione edilizia (anche mediante demolizione e ricostruzione)
che ricada nelle competenze di un tecnico diplomato e abilitato.
Ho sempre sostenuto che, a mio giudizio, qualora gli interventi edilizi
di un piano di recupero si configurino tra quelli di ristrutturazione edilizia (articolo 3, comma 1, lettera d), Dpr n. 380 del 2001 e articolo 27,
comma 1, lettera d), legge regionale n. 12 del 2005) possono essere
firmati da un geometra, mentre quelli di ristrutturazione urbanistica
(articolo 3, comma 1, lettera e), Dpr 380/01 e art; 27, comma 1, lettera
e), Legge regionale 12/05) devono essere firmati da un tecnico laureato.
Sempre a mio giudizio, se si impone l’obbligo della firma di un pro-
Richiesta di autorizzazione paesaggistica
classificabile come intervento
di risanamento e recupero conservativo
verde oliva con nuovi antoni di legno color noce; sostituzione finestre
e portefinestre in alluminio color bianco con nuove di legno color
noce; trasformazione di alcune finestre esistenti in portefinestre.
Interni. Sostituzione degli intonaci cementizi esistenti con nuovi a
calce con parziali messe a vista dei sottostanti paramenti di mattoni e
pietrame; sostituzione delle pavimentazioni esistenti in graniglia di cemento con nuove in cotto lombardo o listoni di legno.
La richiesta è stata respinta perché la commissione paesaggistica ritiene che le opere previste in progetto classifichino intervento come
“ristrutturazione edilizia” (non ammessa) anziché come “risanamento
conservativo”.
Esiste giurisprudenza favorevole alla mia interpretazione?
geom. F. I.
Al fine di recuperare un edificio inserito in ambito paesaggistico dichiarato di notevole interesse pubblico (e pertanto tutelato da specifiche prescrizioni) ho fatto richiesta di autorizzazione paesaggistica
per poter realizzare alcune opere che manterrebbero invariata l’attuale
destinazione d’uso, avverrebbero senza variazioni di volume e superficie e senza aumento in numero dell’unità immobiliare e che pertanto
ho chiesto di classificare come intervento di risanamento e recupero
conservativo.
Le opere in progetto sono le seguenti:
Solai. Sostituzione orizzontamenti esistenti in latero-cemento con
nuovi di legno (materiale congruente con i caratteri dell’edificio) senza
aumento della superficie utile e con modifica della quota d’imposta ai
fini del contenimento dei consumi energetici.
Copertura. Manto di copertura con tegole a canale coppo lombardo
(strato a coppo composto da tegole di recupero); soatituzione piccola
e grossa orditura di legno esistente con nuova di legno, senza modifica delle quote d’imposta e di colmo, ma con maggiorazione di spessore dello strato compreso tra orditura e manto di copertura per inserimento di materiale coibente ai fini del consumo energetico;
installazione di pannelli impianto fotovoltaico (3 kWp) complanare al
manto di copertura per ridurne l’impatto visivo e alterativo delle caratteristiche architettoniche.
Lattonerie. Sostituzione delle lattonerie esistenti in lamiera di ferro verniciata e/o in Pvc con nuove in lamiera di rame.
Fondazioni/vespaio. Consolidamento statico delle strutture con realizzazione di fondazioni in cls armato; deumidificazione dei locali al
piano terra mediante realizzazione di vespaio areato.
Balcone. Sostituzione sbalzo esistente in c.a. con nuovo di legno (materiale congruente con i caratteri dell’edificio) senza aumento della superficie utile e con modifica della quota d’imposta in conseguenza
della modifica di quota dell’orizzontamento del piano primo; sostituzione parapetto con profilati di ferro a disegno semplice verniciato
color grigio perla con parapetto e rastrelliere in assiti di legno color
noce per valorizzazione dei caratteri dell’edificio.
Facciata. Rimozione degli intonaci cementizi esistenti e messa a vista
dei sottostanti paramenti di mattoni e pietrame oppure semplice sostituzione degli intonaci cementizi con nuovi a calce color sabbia; soatituzione di soglie e davanzali in masselli di graniglia di cemento con
nuovi in Pietra Serena levigata o di Beola a spacco; inserimento di
nuovi cappelli in massello di Pietra Serena levigata o di Beola a
spacco; rimozione degli avvolgibili con stecche in Pvc o legno color
La risposta non è da ricercare nella giurisprudenza, ma nella definizione degli interventi di “risanamento conservativo” e di “ristrutturazione edilizia” delle Nta del Prg (o del Piano delle Regole del Pgt).
Bisogna comunque premettere che le diverse suddette norme di attuazione (o del Regolamento edilizio) non possono prevalere sulle definizioni stabilite dall’articolo 27 della Legge regionale n. 12 del 2005.
Questo vuol dire che definizioni diverse dagli interventi edilizi che
siano contenute nelle norme degli strumenti urbanistici (generali o attuativi) e nei regolamenti edilizi, indipendentemente dal fatto che
siano più restrittive o più permissive (se ciò può valere per le definizioni) non possono essere applicate, e devono lasciare il posto a
quelle della legge regionale. Non c’è bisogno che le norme comunali
siano abrogate o modificate o annulate dal Tar, perché le definizioni
sono prevalenti, e dunque si sostituiscono automaticamente a quelle
comunali in contrasto.
La prevalenza riguarda però esclusivamente le definizioni e non, cosa
molto diversa, se un determinato intervento edilizio sia o no ammesso
in certe parti del territorio comunale, o se un determinato intervento
edilizio possa essere ammesso esclusivamente con particolari limitazioni. Ad esempio, può essere uno strumento urbanistico che ammette, in condizioni specifiche, gli interventi di ristrutturazione edilizia
soltanto quando comportano la demolizione e la ricostruzione.
Questa è una norma che non dà una definizione della ristrutturazione
edilizia diversa e in contrasto con la legge regionale, ma una norma
che dice cosa si può fare e che cosa, invece, non si può fare, e che si
muove pertanto nell’ambito in cui gli strumenti urbanistici hanno
piena ed esclusiva potestà.
Le definizioni della Legge regionale non possono sostituirsi, insomma, agli strumenti urbanistici comunali nel decidere quali interventi si possono fare: è però evidente che se gli strumenti urbanistici
consentono genericamente e senza alcuna precisazione gli interventi
di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia,
per effetto della prevalenza delle definizioni regionali, tali interventi
potranno legittimamente comprendere tutto quel che le definizioni regionali prevedono (ad esempio il consolidameto, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso per il
risanamento conservativo).
È opportuno ulteriormente precisare che le Nta dello strumento urbanistico stabiliscono quali sono gli interventi edilizi ammessi, diversi
fessionista laureato, è possibile che sia apposto sul progetto anche
quello del tecnico diplomato che abbia ricevuto l’incarico delle prestazioni professionali riguardanti gli interventi proposti con il progetto
presentato al Comune.
geom. Antonio Gnecchi
IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/5 - 111
a seconda della classificazione del territorio comunale e non tanto
come sono classificati, per le ragioni sopra esposte.
È necessario, pertanto, verificare quali sono gli interventi edilizi ammessi in queste zone o per questo particolare edificio per poter valutare se il progetto già conforme alle norme di attuazione del Prg (o Pgt)
e, quindi, recuperabile in base alle opere e ai lavori previsti e descritti
puntualmente nel quesito.
C’è da sottolineare però l’ingerenza della commissione del paesaggio
in una questione prettamente edilizia urbanistica la cui competenza
dovrebbe riguardare solo la compatibilità dell’intervento con gli elementi di tutela del vincolo. Si tenga però conto che tale procedura è
preliminare a quella relativa al titolo abilitativo (permesso di costruire
o Scia) e, indipendentemente dalla compatibilità paesaggistica dell’intervento proposto, questo comunque dovrà essere conforme alle
prescrizioni e previsioni dello strumento urbanistico generale. S’impone, pertanto, in ultima analisi,l’obbligo di verificare se le opere in
progetto non siano tanto classificabili tra quelle della ristrutturazione
edilizia o del risanamento conservativo, ma se sono o meno ammissibili per quel tipo di edificio in modo che il progetto sia sostenibile per
entrambe le procedure di cui abbiamo parlato.
geom. Antonio Gnecchi
Trasformazione in un fabbricato
di una porzione classificata nsr in su.
L’articolo 2, comma a) prevede la possibilità di trasformare una parte
del fabbricato adibito a portico (pertanto snr) in su?
geom. A. B.
La legge individua, tra le tre fattispecie principali di intervento, quella
del recupero di volumi inutilizzati (articolo 2) ai fini residenziali, distinto
tra edifici esterni al centro storico e alle aree agricole (comma 1) ed edifici nelle aree agricole (comma 2).
Per quanto riguarda l’articolo 2, comma 1, lettera a), ovvero l’utilizzo
– in deroga – di volumi accessori per destinazioni residenziali o altre
ammesse dagli strumenti urbanistici, si tratta di utilizzare tutto il volume fisico presente in un edificio e, in particolare, del recupero di portici, logge, sottotetti, vani scala, ecc. per realizzare stanze di abitazione.
In buona sostanza si tratta di creare nuovi spazi (anche se non ammesso dallo strumento urbanistico) da adibire a stanze di abitazione
e per vani accessori, con un’avvertenza e cioè di non variare la sagoma dell’edificio.
In ogni caso (articolo 2, comma 1, lettera a) e b), legge regionale n. 13
del 2009, riguarda edifici, ultimati al 31 marzo 2005, posti in zone A,
B o C del Prg (o in zone residenziali del Pgt), comunque non in zone
agricole, industriali, artigianali o commerciali.
Altre condizioni da rispettare sono il recupero di portici, logge, sottotetti o l’utilizzo di seminterrati, non comportino:
– il cambio di destinazione in caso di attività economiche in essere al
18 luglio 2009;
112 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
– la totale demolizione e ricostruzione dell’edificio (ammessa quella
parziale);
Di riscontro, invece, deve comportare:
– il rispetto dei requisiti energetici (risparmio, energie alternative, ecc;)
previsti dalla normativa regionale;
– il rispetto dei caratteri architettonici, paesaggistici e degli insediamenti esistenti.
Da tener presente che il “recupero” in deroga non è ammesso se l’edificio ha subito interventi (amplianti, recupero sottotetto, ecc.) dopo
il 31 marzo 2005.
L’ultima annotazione riguarda il titolo abitativo che può essere acquisito mediante la richiesta del permesso di costruire o mediante la presentazione della Dia (opra Scia).
geom. Antonio Gnecchi
Un controverso ampliamento
con la legge 13
Ho presentato in Comune un ampliamento con la Legge 13; prima di
presentarlo l’ho illustrato al tecnico comunale che nulla ha obiettato;
Dopo due mesi di gestazione mi dice che la Commissione edilizia l’ha
bocciato, perché avendo il fabbricato un lato a filo strada, non rispetterebbe le distanze che le Nta prevedono (5 metri).
Premetto che il fabbricato è degli anni Cinquanta ed è formato da due
piani fuori terra più sottotetto che alzerei di 90 centmetri.
Ho obiettato che il Regolamento edilizio prevede che il sopralzo degli
edifici esistenti è consentito mantenendo le distanze dai fabbricati
prospicienti, distanza che ampiamente rispetto.
Il tecnico mi risponde che le Nta e il Regolamento sono in contrasto e
che per lui vale il più restrittivo, un po’ come la salvaguardia delle varianti al Prg.
Come mi devo comportare?
geom. B.M.
La derogaal Prg (o al Pgt) per l’ampliamento degli edifici residenziali
esterni al centro storico, disciplinato dall’articolo 3, commi 1 e 2 della
legge regionale n. 13 del 2009, riguarda solo le previsioni quantitative
(indici) e pone problemi di vicinato e di distanze.
Gli interventi in deroga devono rispettare il codice civile e i diritti di
terzi, le norme igienico sanitarie, di stabilità e sicurezza, in materia
idro-geologica, di paesaggio e di beni culturali e monumentali.
Fermo restando le altre ipotesi di esclusione dalla deroga, per quanto
riguarda i diritti di terzi, sembra logico ritenere che un ampliamento
possa determinare una limitazione delle distanze previste dalle Nta
dello strumento urbanistico ed in particolare quella degli edifici circostanti.
Non diverso è il discorso che riguarda la distanza dalle strade poiché
lo stesso articolo 3, comma 1, legge regionale n. 13/2009, ammette
la deroga «alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici» e
non a tutti gli altri parametri, così come non si individua all’interno
delle disposizioni generali per l’attuazione della legge (articolo 5)
alcun riferimento diverso da quelli sopra espressi. La decisione del
Comune però non verte su questo problema, ma sull’applicazione di
due norme diverse dei due strumenti urbanistici vigenti.
Da un lato il Regolamento edilizio che consente il sopralzo degli edifici esistenti nelle fasce di rispetto stradale e dall’altro le Nta del Prg
(o Pgt) che prescrive la distanza minima di 5 metri.
Agli effetti di quanto stiamo trattando, è ininfluente l’età del fabbricato
e che la sopraelevazione sia limitata a 90 centimetri. Mi pare strano
che le stesse Nta non dicano nulla sull’eventuale ammissibilità di sopralzi di edifici esistenti qualora questi siano posti ad una distanza inferiore a quella minima prescritta, come è altrettanto strano che il Comune non tenga conto in primo luogo di quanto prevede il Regolamento edilizio ed in secondo luogo che, in assenza di una specificazione della norma generale sulle distanze dalle strade, sostenga il
contrasto tra i due strumenti urbanistici, applicando la norma più restrittiva.
Non avviso il contrasto tra le due norme perché, mentre il regolamento
edilizio prevede la possibilità di sovralzare l’edificio a distanza inferiore a quella regolamentare, le Nta del Prg (o del Pgt) stabiliscono
solo un parametro generale al quale non è stato aggiunto (ritengo non
volutamente) una previsione specifica come per quella in esame.
L’ultima annotazione riguarda l’applicazione delle misure della salvaguardia delle varianti agli strumenti urbanistici e in particolare l’articolo 1 della legge n. 1902 del 1952 che non prevede l’applicazione
della norma più restrittiva, ma la sospensione della determinazione
sul progetto presentato fino a conclusione dell’iter di approvazione
dello strumento urbanistico in itinere, dopo di che si approva o si respinge il permesso di costruire a seconda se sia conforme o in contrasto con quest’ultimo.
Nel caso in parola, invece, siamo di fronte ad una situazione diversa
e, a fronte di un diniego basato sull’applicazione della norma più restrittiva tra i due strumenti urbanistici, occorre in primo momento controdedurre con le argomentazioni sopra esposte e, successivamente,
in caso di perseveranza del responsabile dell’ufficio tecnico nel sostenere una simile motivazione, ricorrere al competente Tar, appoggiandosi ad un avvocato.
geom. Antonio Gnecchi
Dubbi sulla Scia
Dal quesito non si capisce bene quali siano gli interventi edilizi da proporre al Comune, ma presumo che si tratti di trasformare una unità
immobiliare esistente (di civile abitazione) al piano terra di un edificio,
mediante un insieme di opere e di lavori che portino ad un organismo
in tutto o in parte diverso dal precedente, comprendendo anche lo
spazio adiacente all’abitazione, precedentemente utilizzato ad autorimessa.
Se questi sono gli interventi edilizi da eseguire, il progetto riguarda intervento di ristrutturazione edilizia ai sensi dell’articolo 27, comma 1,
lettera d), della legge regionale n. 12 del 2005 (essendo in Lombardia)
e, in quanto tali, non sono proponibili con la Scia.
Secondo quanto ho cercato di chiarire, a partire dall’agosto dello
scorso anno, la Scia si applica per gli interventi edilizi minori, precedentemente subordinati alla Dia, mentre quelli di maggior rilevanza
(quali nuove costruzioni, ristrutturazioni edilizie, ampliamenti, sopralzi, ristrutturazione urbanistica) sono proponibili solo mediante la
richiesta di permesso di costrire o la presentazione della SuperDia (in
Lombardia che ne prevede la possibilità, in alternativa al permesso di
costruire).
come ho già avuto modo di constatare, da più parti si sostiene l’applicabilità della Scia, ma sempre e limitatamente agli interventi edilizi
già in precedenza subordinati alla Dia, come ha sostenuto l’Ufficio legislativo del Ministero della Semplificazione e la Regione Lombardia
con i rispettivi comunicati.
Questo però non riguarda il caso in esame che, come sopra dicevo,
è subordinato al rilascio del Permesso di costruire oneroso, ovvero
alla presentazione della cosiddetta SuperDia, sempre a titolo oneroso.
Se il tecnico non se la sente di presentare la SuperDia, perché non
vuole incorrere in errori o responsabilità, chieda il permesso di costruire, lasciando al Comune la valutazione tecnico giuridica dell’intervento che condurrà al rilascio del relativo titolo abilitativo.
Comunque sia, al fine di una collaborazione con il Collegio e di una eventuale divulgazione del modello della Scia (che riguarda solo gli interventi in esso indicati), allegato al modello che ho elaborato e ha distribuito dopo il convegno sulla Scia dell’ottobre scorso, sia il Collegio
dei geometri della provincia di Brescia che al Collegio Costruttori della
stessa provincia.
Dovendo procedere a ridistribuire gli spazi interni di una unità immobiliare abitativa esistente accorpando alla stessa, e quindi mutando la
destinazione d’uso, un box attiguo, si deve ricorrere alla Scia?
E poi, dove si trova una modulistica Scia attendibile? Al Comune di
Crema hanno impostato una modulistica che è anche maggiore rispetto alla Dia; Manca solo il n. di scarpe del geometra e del capocantiere. Pesacndo in Internet si trova di tutto e di pù, anche moduli
in cui non viene richiesto il nome del D.L. ed in effetti a corredo della
Scia viene solo richiesta una relazione asseverata di tecnico abilitato…
quindi poi visto che la ridistribuzione provvederà più imprese, la figura
del direttore lavori da quale documento emergerà?
Grazie
Geom.G. R.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 113
Aggiornamento Albo
Iscrizioni all’Albo con decorrenza 31 gennaio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6047
Bruni Alessia
Gardone Val Trompia (Bs) 27/04/1985
25060 Collio (Bs) Via Ondola 32
6048
Corsini Rafaele
Castelnuovo S.G. (Vr) 07/01/1951
25030 Lograto (Bs) Via Donatori 80
6049
Del Vecchio Roberto
Brescia 12/07/1977
25136 Brescia Villaggio Prealpino Tr; 32 n. 42
6050
Magri Ramona
Montichiari (Bs) 16/08/1983
25018 Montichiari (Bs) Via S. Giustina 93
6051
Zanni Silvia Enrica
Brescia 10/03/1981
25031 Capriolo (Bs) Via Colombara Bosco 95
6052
Catterina Elena
Brescia 24/10/1983
25080 Mazzano (Bs) Via Togliatti 6
6053
Gerosa Maurizio Dante
Brescia 24/12/1962
25020 Flero (Bs) Via Europa 162
6054
Mazza Lara
Brescia 23/02/1983
25088 Toscolano Maderno (Bs) Via Virgilio 29
6055
Plona Mauro
Iseo (Bs) 24/05/1983
25050 Ome (Bs) Via Belvedere 11
6056
Caraffini Oriana
Manerbio (Bs) 25/01/1988
25020 Capriano del Colle Via Bachelet 17
6057
Braga Davide
Brescia 22/08/1980
25014 Castenedolo Via dei Santi 21
6058
Carcangiu Andrea
Leno (Bs) 28/07/1982
25020 Pralboino (Bs) Vicolo Silvio Pellico 2
6059
Pansi Stefano
Brescia 15/08/1972
25062 Concesio (Bs) Via Camerate 56
6060
Zubani Christian
Brescia 04/04/1986
25010 Borgosatollo (Bs) Via Nino Bixio 50
6061
Abeni Fabrizio
Brescia 11/06/1980
25046 Cazzago S. Martino (Bs) Via Don Luigi Lissardi 5
6062
Andreolassi Andrea
Brescia 01/08/1979
25014 Castenedolo (Bs) Via Caduti del Lavoro 4
6063
Armanni Giuseppe
Lovere (Bg) 19/07/1989
25052 Piancogno (Bs) Via Fiume 2/D
6064
Belingheri Alessio
Gardone Val trompia (Bs) 29/12/1986
25069 Villa Carcina (Bs) Via Aldo Moro 156
6065
Bellucco Andrea
Montichiari (Bs) 07/04/1987
25012 Calvisano (Bs) Via Visano per Montichiari 1
6066
Bertoli Mauro
Brescia 23/12/1987
25124 Brescia Via Galeazzo degli Orzi 6 Folzano
6067
Boninsegna Emanuel
Brescia 22/07/1988
25070 Sabbio Chiese (Bs) Via Fontana 20
6068
Cattaneo Cristina
Breno (Bs) 23/10/1989
25050 Temù (Bs) Via Tollarini 39/A
6069
Cazzago Marco
Chiari (Bs) 11/04/1988
25030 Castrezzato (Bs) Via Martiri P.zza Fontana 11
6070
Consoli Federica
Brescia 08/10/1987
25030 Castelmella (Bs) Via Redipuglia 64
6071
Ferri Estevan
Desenzano d/Garda 10/11/1988
25018 Montichiari (Bs) Via Vittorio Veneto 88/A
6072
Garufi Simone
Messina 07/08/1987
25124 Brescia S. Polo Via A. Allegri 138
6073
Maffinelli Carlo
Brescia 04/01/1968
25123 Brescia Via Val di Fassa 38
6074
Marchetti Luca
Desenzano del Garda (Bs) 03/01/1985
25088 Toscolano Maderno (Bs) Via Mantova 1
6075
Marini Fabio
Gavardo (Bs) 31/08/1984
25085 Gavardo (Bs) Via Ambrosina Leni 3
6076
Marzari Matteo
Bologna 04/01/1988
25123 Brescia Via Bernini 18
6077
Pedersini Daniele
Brescia 04/01/1988
25085 Gavardo (Bs) Via F. Salvi 2
6078
Pensa Mariavittoria
Montichiari (Bs) 21/05/1989
25010 Isorella (Bs) Via belvedere 8
114 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
8079
Pezzotti Andrea
Brescia 09/06/1988
25126 Brescia Via Divisione Acqui 92
6080
Pinzin fabio
Taranto 21/08/1953
25124 Brescia Via Malta 12
6081
Polesini Enrico
Manerbio (Bs) 23/06/1981
25012 Calvisano (Bs) Via S. Michele 88
6082
Quarantini Daniele
Iseo (Bs) 20/01/1989
25046 Cazzago San Martino (Bs) Via G. Ungaretti 32
6083
Reboldi Nicola
Brescia 29/06/1988
25064 Gussago (Bs) Via Vaila 21
6084
Riboni Federico Maria
Milano 10/12/1983
25080 Polpenazze (Bs) Via Fontanelle 15
6085
Rocco Federico
Gardone Val Trompia (Bs) 23/07/1987
25063 Gardone Val Trompia (Bs) Via X Giornate 151
6086
Rosa Isabella
Iseo (Bs) 31/08/1989
25054 Marone (Bs) Via G. Guerini 31
6087
Sala Matteo
Romano d. Lombardia (Bg) 19/01/1984
24058 Romano d. Lombardia (Bg) Via Della Morlana 27
6088
Scaratti Giuseppe
Chiari (Bs) 01/06/1982
25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via Paolo VI 25
6089
Scotuzzi Thomas
Brescia 10/01/1988
25069 Villa Carcina (Bs) Via Pasubio 30
6090
Signorini Rudy
Brescia 05/07/1986
25056 Ponte di Legno (Bs) Via Castellaccio 12
6091
Spazzini Andrea
Brescia 16/07/1988
25020 Bassano Bresciano (Bs) Via Galanti 73
6092
Tonelli Roberto
Salò (Bs) 22/06/1965
25079 Vobarno (Bs) Via Zafferini 11
6093
Toninelli Simone
Chiari (Bs) 12/12/1980
25038 Rovato (Bs) Via degli Alghisi 33
6094
Vavassori Alex
Brescia 01/06/1987
25036 Palazzolo s.Oglio (Bs) Via Vallecamonica 18
6095
Volpi Andrea
Brescia 03/06/1986
25060 Collebeato (Bs) Via G. Borghini 61
Iscrizioni all’Albo con decorrenza 28 febbraio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6096
Babiloni Marco
Brescia 12/10/1959
25014 Castenedolo (Bs) Via Viazzola 6
6097
Dotti Mariangela
Iseo (Bs) 13/08/1977
25046 Cazzago San Martino (Bs) Via A. De Gasperi 39
6098
Este Francesca
Montichiari (Bs) 11/03/1979
25013 Carpenedolo (Bs) Via Lame 27
6099
Bressanelli Fiorenzo
Breno (Bs) 08/01/1975
25048 Edolo (Bs) Via Valeriana 5
6100
Casanova Ermes
Brescia 05/06/1984
25030 Berlingo (Bs) Via IV Novembre 12
6101
Apostoli Paolo
Brescia 09/12/1989
25086 Rezzato (Bs) Via Leonardo da Vinci 8
6102
Benedetti Paolo
Brescia 15/12/1987
25133 Brescia Via E. Dabbeni 54
6103
Giudici Federica
Breno (Bs) 20/08/1988
25040 Ceto (Bs) Via Papa Giovanni XXIII 17
6104
Grilli William
Gavardo (Bs) 05/08/1988
25087 Salò (Bs) Via F. Bettoni 9
6105
Luna Simone
Brescia 13/04/1988
25016 Ghedi (Bs) Via Gasparo da Salò 15
6106
Martinotta Luca
Tirano (So) 01/07/1986
25040 Corteno Golgi (Bs) Via Bianchi 11
6107
Pelamatti Claudio
Lovere (Bg) 04/02/1989
25052 Piancogno (Bs) Via Boter 3/B
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 115
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6108
Pintossi Maurizio
Gardone V.T. (Bs) 09/05/1986
25068 Sarezzo (Bs) Via Monte Grappa 8
6109
Porcu Leonardo
Cremona 22/03/1987
25023 Gottolengo (Bs) Via Trento 12
6110
Poviani Nicola
Orzinuovi (Bs) 22/07/1987
25030 Villachiara (Bs) Via Villabuona 9/F
6111
Rossini Alessandro
Manerbio (Bs) 28/05/1987
25020 Pavone Mella Via Don Minzoni 4/A
6112
Squaratti Fabio
Breno (Bs) 23/08/1984
25040 Ceto (Bs) Via Marcolini 18
6113
Tavelli Valeria
Brescia 19/08/1988
25136 Brescia Via Passo del Moncenisio 38
6114
Vitali Fabio Enrico
Brescia 21/08/1988
25030 Corzano (Bs) Via A. Manzoni 9
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 30 novembre 2010
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
3389
Brescia 24/09/1951
25073 Bovezzo (Bs) Via della Libertà 48
Decesso
Mariani Giovanni
˙
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 25 dicembre 2010
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
4104
Brescia 09/09/1961
25060 Pezzaze (Bs) Via Lavone Sopra 17
Decesso
Beltrami Rinaldo
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 27 dicembre 2010
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
2874
Trenzano (Bs) 31/01/1954
37121 Verona Via Pellicciai 22
Trasferimento Vr
Rivetti Giovanni Carlo
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 31 dicembre 2010
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
5851
Arici Mirko
Gavardo (Bs) 14/08/1987
25080 Mazzano (Bs) Via Don G. Minzoni 21
Dimissioni
5743
Azzini Roberta
Manerbio (Bs) 15/02/1985
25020 Pralboino (Bs) Largo IV Novembre 16
Dimissioni
5748
Bertazzoli Fabio
Chiari (Bs) 28/05/1982
25037 Pontoglio (Bs) Via Piave 23
Dimissioni
1207
Bombardieri Arnaldo
Suzzara (Mn) 05/06/1942
25123 Brescia Viale Piave 69
Dimissioni
829
Cazzago Aimo
Brescia 14/07/1932
25127 Brescia Via Crotte 47/I
Dimissioni
4297
Civico Nicola
Trivento (Cb) 11/07/1962
25068 Sarezzo (Bs) Via Paolo VI 1
Dimissioni
3609
Di Monte Giuseppe
Ischitella (Fg) 03/03/1949
25018 Montichiari (Bs) Via F. Turati 31
Dimissioni
764
Filippini Ugo
Brescia 06/04/1931
25073 Bovezzo (Bs) Via Cesare Battisti 74
Dimissioni
116 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
5366
Franzoni Laura
Orzinuovi (Bs) 15/05/1982
25030 Comezzano Cizzago (Bs) Via Montello 6/B
Dimissioni
529
Gamba Walter
Brescia 28/10/1930
25126 Brescia Via Zamboni 31
Dimissioni
5326
Gatti Federica
Brescia 16/01/1981
25020 Capriano d. Colle (Bs) Villaggio E. Montale 126/A Dimissioni
4781
Giacomelli Giuliano Alberto Brescia 22/02/1972
25067 Lumezzane (Bs) Via XXV Aprile 97
Dimissioni
5660
Palini Manuel
Iseo (Bs) 23/08/1983
25050 Provaglio d’Iseo (Bs) Via Solferino 57
Dimissioni
700
Pecoraro Antonio
Brescia 31/07/1930
25121 Brescia Via A. Mario 53
Dimissioni
3585
Pirovano Antonio
Milano 04/09/1949
25060 Collebeato (Bs) Via Trieste 22/B
Dimlissioni
2878
Serena Francesco
Villa Carcina (Bs) 18/06/1948
25060 Villa Carcina (Bs) Via Repubblica 34/A
Dimissioni
3267
Sforza Roberto
Botticino (Bs) 26/06/1959
25082 Botticino (Bs) Via Tito Speri 71
Dimissioni
3347
Vezzoli Marino
Palazzolo s/Oglio (Bs) 15/11/1949
25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via Oberdan 12
Dimissioni
1566
Vianelli Milena
Passirano (Bs) 09/01/1945
25050 Passirano (Bs) Via Roma 6
Dimissioni
5024
Zani Samuele
Brescia 24/10/1978
25035 Ospitaletto (Bs) Via IV Novembre 108
Dimissioni
2087
Zanola Giancarlo
Serle (Bs) 04/04/1947
25080 Serle (Bs) Via Tesio Sopra 5
Dimissioni
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 31 gennaio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
5237
Angeli Gianpaolo
Breno (Bs) 27/12/1975
25044 Capo di Ponte (Bs) Via Piazza 1
Dimissioni
5511
Bossini Silvia
Desenzano (Bs) 26/09/1983
25013 Carpenedolo (Bs) Via Monterocchetta 15
Dimissioni
4194
Cipani Giovanna
Gardone Riviera (Bs) 29/01/1948
25083 Gardone Riviera (Bs) Via Carere 25
Dimissioni
5130
Comini Mariagrazia
Brescia 13/02/1979
25075 Nave (Bs) Via della Fonte 11
Dimissioni
1327
Cordioli Daniele
Brescia 22/12/1942
25128 Brescia Via Randaccio 17
Dimissioni
3459
Ebranati Eusebio
Salò (Bs) 25/05/1939
25087 Salò (Bs) Via Belfiore 8/10
Dimissioni
4084
Gussago Riccardo
Adro (Bs) 13/03/1944
25125 Brescia Via Toscana 53
Dimissioni
5814
Lò Paolo
Desenzano d. Garda (Bs) 02/02/1985 25127 Brescia Via Sofia Testi 49
Dimissioni
5910
Marletti Clara
Gardone V.T. (Bs) 19/05/1987
25060 Lodrino (Bs) Via Dosso 70
Dimissioni
2918
Mondini Fabiana
Gavardo (Bs) 22/07/1945
25085 Gavardo (Bs) Piazza Garibaldi 4
Dimissioni
2496
Pitozzi Carlo
Palazzolo s/Oglio (Bs) 10/02/1948
25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via S. Pancrazio 36
Dimissioni
5564
Polato Luca
Brescia 16/08/1979
25128 Brescia Via Martinengo Cesaresco 31/D
Dimissioni
5543
Turra Stefano
Chiari (Bs) 04/02/1981
25030 Castrezzato (Bs) Via F.lli Cervi 77
Dimissioni
2457
Venosta Paride Angelo
Lumezzane Pieve (Bs) 06/12/1948 25066 Lumezzane (Bs) Via Cornisino 1
Dimissioni
IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1 - 117
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 7 febbraio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
536
Castrezzato (Bs) 21/07/1928
25123 Brescia Via Salvemini 2
Decesso
Campana Tarcisio
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 11 febbraio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
5229
Sarnico (Bg) 15/07/1981
25031 Capriolo (Bs) Via Feniletto 100
Trasferimento a Bg
Vezzoli Mauro
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 16 febbraio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
3112
Rodengo Saiano (Bs) 11/08/1948 25060 Brescia Via Schivardi 96/A
Pedretti Valter
Residenza
Motivo
Decesso
Cncellazioni dall’Albo con decorrenza 28 febbraio 2011
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
5741
Almici Chiara
Iseo (Bs) 07/12/1984
25047 Darfo (Bs) Via Sandrini 2
Dimissioni
5963
Amadori Chiara
Gavardo (Bs) 06/09/1988
25080 Soiano d.Lago (Bs) Via X Giornate 80
Dimissioni
5234
Bindoni Denise
Brescia 28/04/1971
25062 Concesio (Bs) Via dei Biusconi 14
Dimissioni
5831
Bonfanti Andrea
Gardone V.T. (Bs) 30/05/1983
25065 Lumezzane (Bs) Via Rango 22/D
Dimissioni
5752
Bontempi Paolo
Leno (Bs) 15/10/1982
25016 Ghedi (Bs) Via Romanino 34
Dimissioni
5309
Ciollaro Massimo
Brescia 14/12/1963
25082 Botticino (Bs) Via Benedusi 68/A
Dimissioni
5129
Cobelli Cristina
Salò (Bs) 29/01/1965
25087 Salò (Bs) Via Odorici 8
Dimissioni
5756
Fedrighi Antonella
Breno (Bs) 03/09/1981
25042 Borno (Bs) Via Milano 22
Dimissioni
5367
Frassi Luca
Lovere (Bg) 05/03/1981
25055 Pisogne (Bs) Via Milano 12
Dimissioni
5371
Gazzoldi Davide
Brescia 20/07/1982
25081 Bedizzole (Bs) Via E. Montale 17
Dimissioni
4727
Gorlani Donato
Longhena (Bs) 14/01/1947
25030 Longhena (Bs) Via Don Dabeni 5
Dimissioni
4861
Rossi Paolo
Leno (Bs) 06/09/1972
25020 Gambara (Bs) Cascina Volte 4
Dimissioni
4982
Serioli Mariele
Brescia 10/10/1978
25040 Artogne (Bs) Via Valeriana 46/A
Dimissioni
1269
Sguazzi Alessandro
Brescia 18/04/1943
25124 Brescia Via San Zeno 129
Dimissioni
5721
Zontini Luigi
Orzinuovi (Bs) 23/04/1981
25022 Borgo San Giacomo (Bs) Via Ferrari 12
Dimissioni
118 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2011/1
memo
AVVISO AGLI ISCRITTI ALL’ALBO
Per consentire il periodico aggiornamento dei dati da inserire nell’Albo professionale tutti gli iscritti sono
tenuti a comunicare al Collegio ogni variazione d’indirizzo e di recapito telefonico utilizzando esclusivamente la seguente scheda:
SPETT.LE
COLLEGIO DEI GEOMETRI
DELLA PROVINCIA DI BRESCIA
25128 BRESCIA - PIAZZ.LE C. BATTISTI 12
FAX: 030/306867
PER AGGIORNARE GLI ELENCHI
DELL’ALBO PROFESSIONALE DI BRESCIA
IL COLLEGIO INVITA I GEOMETRI
A COMPILARE E A RISPEDIRE CON SOLLECITUDINE
QUESTA SCHEDA (ANCHE TRAMITE FAX)
IL SOTTOSCRITTO GEOMETRA
cognome e nome
…………………………………………………………………………………………..
luogo di residenza
cap
via
……………………………
………………………………………………………………………………………..
città
……………………………………………………………………...
………………………………………………………………………………………………………………………...
P. Iva
n. albo
…………………………………………...
luogo dello studio
cap
via
nato il
…………………………………………
………………………………………………………………………………......
……………………………………………….
città
…………………………………………....
………………………………………………………………………………………………………………......
……………………………………………………………………………………………………………………
tel. casa
…………………………………………………………………………………………………………….
cell.
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data
……………………………………………………………………………………………………………………..
tel. ufficio
e-mail
firma
……………………………………
fax
…………………………………………........
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Per l’invio della corrispondenza, usare l’indirizzo: ❑ residenza ❑ studio (segnare con una crocetta)
Autorizzi la pubblicazione della tua e-mail nel sito Internet del Collegio?
❑ sí ❑ no (segnare con una crocetta)
Si ricorda inoltre che le modifiche dell’attività svolta dai singoli iscritti, che comportano iscrizioni o cancellazioni alla Cassa di
Previdenza geometri a sensi della legge n. 236/90, devono essere comunicati alla Cassa stessa esclusivamente mediante la compilazione di specifico modello di atto notorio disponibile presso il Collegio. La segreteria è inoltre attrezzata per fornire tutte le
informazioni atte a evitare che l’iscritto incorra in sanzioni pecuniarie per effetto di tardive od omesse comunicazioni o versamenti
alla Cassa di Previdenza.
120 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2008/5