Carta di comunione per la missione nel Decanato di Melzo

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Carta di comunione per la missione nel Decanato di Melzo
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CONCLUSIONE
Questa Carta non avrà un futuro, se non sarà presa in carico da ogni
comunità, dai suoi sacerdoti, dai suoi operatori pastorali e dai suoi Consigli, cui compete anzitutto iniziare a realizzarla, consegnandola poi, quando essi saranno rinnovati nell’autunno del 2011, a quelli che verranno
dopo di loro.
Accogliendo questa Carta ogni parrocchia/comunità pastorale prenda coscienza che il Decanato non è una entità astratta ma l’insieme delle
comunità cristiane del territorio, chiamate a lavorare unite per la promozione e la salvezza dell’uomo.
Proprio per questo motivo riteniamo non solo che essa debba essere consegnata dal Decano ai sacerdoti che svolgono attualmente il proprio ministero nel Decanato di Melzo, ma anche a tutti i nuovi sacerdoti
che l’Arcivescovo destinerà nei prossimi mesi e nei prossimi anni alle
comunità del nostro Decanato: ciò in segno di accoglienza nei loro confronti e come comunicazione di quello che vuol essere il cammino comune.
Riteniamo infine necessario che le linee indicate in questa Carta
siano sottoposte a verifica al termine dell’anno pastorale 2011-2012 con
la presenza del Vicario in Consiglio pastorale decanale, previa consultazione di tutte le comunità del Decanato.
A Maria Santissima, cui sono intitolate numerose nostre parrocchie e
che veneriamo in decanato come Madonna dell’aiuto, beata Vergine di
Rezzano, Madonna del Pilastrello, S. Maria delle Stelle e nostra Signora
del s. Rosario di Fatima, affidiamo i propositi contenuti in questa Carta
perché ci aiuti a realizzarli.
La presente Carta di comunione per la missione è stata approvata
dal Consiglio pastorale decanale e dall’Assemblea dei presbiteri del Decanato
riuniti in seduta comune il 7 settembre 2010
Carta
di comunione
per la missione
nel Decanato
di Melzo
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INTRODUZIONE
Un maggior coordinamento delle Caritas.
Si attui a livello decanale un maggior coordinamento delle Caritas locali: esse si aiutino reciprocamente a mettersi in ascolto
dei bisogni del territorio e a rispondere ad essi con generosità e competenza, educando i fedeli a vivere la carità nei confronti dei fratelli, soprattutto di quelli che sono nel bisogno. E il bisogno assume
oggi forme molteplici e nuove.
L’Arcivescovo ci ha chiesto di stendere una carta di comunione per la
missione nel nostro Decanato, indicando le scelte che esso “deve affron-
tare… per attuare le indicazioni pastorali diocesane in uno spirito di
reale e intensa comunione e con un forte slancio missionario. La qualifica
di “missione” data a questa “carta”, non può ridursi ad un appello generico: occorre che… avvenga per il Decanato un deciso “salto di qualità”
in relazione alla missionarietà” (D. Tettamanzi, La Chiesa di Antiochia,
“regola pastorale” della Chiesa di Milano, pag. 92)
Nell’anno 2009-10 si è tenuta la visita pastorale che, condotta dal
Decano don Fidelmo Xodo a partire dalla fine di ottobre 2009, è culminata
nei due momenti di presenza dell’Arcivescovo:
- il 9 marzo 2010 a Melzo, per incontrare i sacerdoti, i religiosi, le
religiose e i laici dei consigli parrocchiali e decanale;
- il 14 marzo, a Gorgonzola, per la solenne celebrazione eucaristica
conclusiva.
Al termine di quell’evento di grazia e all’inizio del decennio che la CEI
ha voluto provvidenzialmente dedicato all’”emergenza educativa”, abbiamo steso questa Carta, che cerca di cogliere i primi frutti della visita,
unitamente alle indicazioni forniteci e agli adempimenti richiestici dall’Arcivescovo stesso nelle due lettere che ci ha inviato post visitationem.
Abbiamo voluto raccogliere i contenuti di questa Carta intorno a tre
punti essenziali, quelli indicatici dal Card. Tettamanzi nella sua“Lettera
alle comunità cristiane del Decanato di Melzo” come suggerimenti per costruire “sulla roccia” la casa del nostro Decanato”, credendo in tal modo
di rispondere anche alle aspettative che egli, pastore della Chiesa di Milano, nutre nei nostri confronti.
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Missione e promozione culturale.
Nelle nostre parrocchie/comunità pastorali sono presenti centri culturali, librerie, sale della comunità e radio che propongono regolarmente iniziative anche di buon livello (spettacoli teatrali, cineforum,
conferenze, programmi…), rivolte, normalmente, ad un pubblico che
travalica i confini delle singole comunità.
Riteniano necessario che il Decanato valorizzi tali realtà e le loro iniziative (che auspichiamo possano essere elaborate anche con una finalità
missionaria di “primo annuncio”), facendole conoscere il più possibile tramite il DDM e il sito internet.
Sarebbe auspicabile anche un coordinamento a livello decanale di
queste realtà culturali cristianamente ispirate.
PREGHIERA
Missione e pastorale dei malati.
Come comunità dobbiamo essere attenti soprattutto ai più deboli e
facilmente emarginati. Vogliamo essere attenti soprattutto ai malati.
Per questo intendiamo aumentare il numero dei ministri straordinari della comunione, soprattutto perché portino l’eucaristia, nelle domeniche nei giorni festivi, agli ammalati, che così potranno sentirsi davvero ciò che in effetti realmente sono: una grande ricchezza per tutta la
comunità cristiana.
Missione e ambienti di vita.
Ogni cristiano è chiamato a testimoniare l’amore di Dio nel posto dove vive la sua quotidianità.
Ognuno si senta inviato personalmente, ma in Decanato si dia impulso a questa esigenza missionaria chiamando a raccolta non solo
singoli fedeli, ma anche movimenti e associazioni affinché, con
gli strumenti opportuni, vengano evangelizzati gli ambienti
della scuola, della cultura, della cura alla persona malata, della politica,
del lavoro, dello sport e del tempo libero.
“Esorto tutte le comunità del vostro Decanato - ha scritto
l’Arcivescovo - ad essere anzitutto comunità di preghiera: la comunione con il Signore che si compie nella celebrazione eucaristica deve essere la sorgente della forza e della gioia della
vita cristiana. Vi invito a convertirvi ad una preghiera più intensa, più corale e insieme più personale; una preghiera che
professi la fede nel Signore Gesù e che apra i vostri cuori affinché possiate affidarvi a lui e compiere la sua volontà”.
Per favorire l’ascolto della Parola
Perché a nessun fedele manchi il nutrimento della Parola di Dio, debitamente presentata e spiegata, si intende favorire
- la diffusione delle “Scuole della Parola” per gli adulti (come già
avviene in Decanato per i giovani), dalle quali ci si attende una maggiore
diffusione della pratica della “lectio divina”;
- la costituzione di gruppi di ascolto della parola di Dio, a cui
chiamare tutti, per ricreare il “grembo materno” dove nasce e si comunica la vita cristiana: in essi i credenti si incoraggiano a vicenda e i lontani
non incontrano tanto una dottrina, ma una comunità che cerca di vivere il
vangelo;
- la valorizzazione – con opportuni sussidi - della preghiera in famiglia, mattino e/o sera: si crei in ogni casa un “angolo della preghiera”
in cui, davanti ad una croce o ad una immagine sacra, la famiglia possa
radunarsi, per la lettura della Parola di Dio e l’orazione comune.
Per una liturgia più curata e viva.
Si curino con maggiore attenzione le celebrazioni, favorendo
la nascita di gruppi liturgici nelle comunità che ne sono prive e potenziando, quanto a preparazione, quelle in cui sono già presenti; per questo, il Decanato s’impegna a proporre specifici corsi di formazione.
I sacerdoti illustrino alle loro comunità i contenuti del Sinodo
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47° a proposito della liturgia (cap. 2), impegnandosi a metterne in
atto tutte le disposizioni.
Si presti maggior cura alla preparazione delle omelie, magari
anche con la collaborazione dei laici, per meglio illuminare la vita nella
sua concretezza.
Si valorizzino, oltre alla Messa e all’adorazione eucaristica, altri momenti di preghiera liturgica, quali la recita (o il canto, specie
nei tempi forti dell’anno e nelle feste o solennità) di Lodi e Vespri.
In considerazione della diminuzione del numero dei sacerdoti e di una necessaria scelta di “sobrietà pastorale” non si moltiplichino le messe, specie nei giorni feriali quando si abbia un ridotto concorso di popolo.
parazione comuni all'interno delle attuali e future comunità pastorali.
- Offrire agli sposi e alle famiglie dei percorsi di formazione adatti alla loro situazione di vita, favorendo la partecipazione
ai gruppi familiari, che la pastorale familiare decanale si impegna a
promuovere offrendo, ove richiesto, un aiuto nella fase iniziale alle parrocchie o comunità pastorali che ne siano prive.
In questo ambito, è auspicabile che le famiglie, adeguatamente
formate, possano diventare soggetti di evangelizzazione anzitutto
al loro interno, così da favorire la crescita cristiana dei figli e, negli
anni dell'iniziazione cristiana, cooperare attivamente nel cammino di
preparazione e catechesi dei loro ragazzi e diventare autentico lievito di
vita cristiana nei diversi ambiti della vita sociale.
Per favorire la crescita spirituale
Si favoriscano, soprattutto nei tempi forti, le occasioni di un più lungo
e intenso ascolto della Parola di Dio attraverso ritiri ed esercizi spirituali, a livello parrocchiale o decanale, utilizzando anche il Centro di
spiritualità dei Padri del Cuore immacolato di Maria di Bisentrate.
Si individuino delle particolari chiese o oratori - come già avviene a Melzo con la chiesa di S. Francesco; a Gorgonzola con quella della
Madonna dell’aiuto; a Truccazzano col santuario della Madonna di Rezzano - dove sia più facilitata la preghiera, anche con la presenza di
sacerdoti disponibili per le confessioni.
Si preparino semplici sussidi per poter riprendere personalmente in settimana il vangelo della domenica ed anche dei foglietti di preghiera da mettere a disposizione di chi visita privatamente le nostre chiese.
Anche la proposta della “Peregrinatio Mariae”, se ben preparata
e condotta, potrebbe favorire la diffusione della pratica semplice e popolare della preghiera mariana nelle nostre famiglie e comunità.
La missionarietà delle famiglie
Oltre a curare la crescita e la missione al proprio interno, le famiglie
sono chiamate ad essere testimoni della loro fede anche nei confronti di altre famiglie. La pastorale familiare, insieme agli altri settori specifici (pastorale dei migranti, Caritas), ha il compito di essere soggetto di accoglienza ed evangelizzazione, soprattutto verso:
- Le famiglie bisognose sul piano economico o, comunque,
bisognose di ritrovare speranza e senso della vita. Anche in questo caso l'invito a partecipare a una qualche forma di gruppo familiare
può contribuire a far uscire dall'isolamento famiglie che vengono ad abitare nei nostri paesi, provenienti da località vicine e lontane.
- Le famiglie e le situazioni in stato "difficile o irregolare" (separati, divorziati, risposati), indirizzando le persone verso i percorsi di aggregazione e formazione organizzati nelle zone pastorali.
Più in generale, le famiglie sono chiamate a rendere viva e
attuale l'integrazione tra famiglie di diversa provenienza: tra
chi ha le radici nel proprio paese da sempre e chi è arrivato nel nostro
territorio in tempi più recenti.
Le inevitabili differenze siano di aiuto ad una reciproca crescita,
cristiana e civile.
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dalla Consulta di pastorale giovanile del nostro decanto e ritiene e che
essa possa “indicare una strada promettente in tutti gli ambiti e per tutte
COMUNIONE
le età” .
Missione e carità
Talvolta si dice che è difficile trovare un linguaggio adatto a trasmettere il vangelo di Gesù agli uomini e alle donne del nostro tempo; ebbene, quello dell’amore vicendevole, quello della carità riteniamo che sia il
linguaggio internazionale, l’inglese della fede, che tutti possono comprendere! Infatti, non è prima di tutto questa o quell’altra iniziativa, non
è tanto il nostro impegno, la quantità o la qualità del nostro lavoro per la
comunità, ma la nostra capacità di viverlo in armonia ed in comunione
con quello degli altri che sono capaci di evangelizzare. È soprattutto il
modo con cui ci comportiamo tra noi che dice al mondo chi è Gesù.
Noi abbiamo la grande e grave responsabilità che chi ci guarda, giudica Gesù Cristo, perché noi siamo suoi e il suo volto viene mostrato al
mondo attraverso il volto della sua Chiesa.
Missione e pastorale familiare
La missione verso le famiglie è orientata anzitutto alla preparazione al sacramento del matrimonio e alla catechesi battesimale.
Seguendo le indicazioni diocesane, la famiglia deve passare da
oggetto di pastorale a soggetto di pastorale, andando in controtendenza all'attuale processo di secolarizzazione, che la vede sempre più
interessante per quel che possiede rispetto al ruolo fondamentale di
trasmissione e cura della vita e della conseguente educazione cristiana e
civile della gioventù. Per tradurre questo proposito in realtà, la pastorale
familiare decanale intende muoversi nelle seguenti direzioni:
- Curare la preparazione dei fidanzati al matrimonio, che,
in alcuni casi, dovrà comprendere anche una fase di recupero del percorso fatto con l'iniziazione cristiana.
- Far crescere la sensibilità verso una pastorale di insieme
anche per il cammino dei fidanzati, organizzando cammini di pre-
“Ciascuno di voi è pietra viva della Chiesa - scrive ancora
l’Arcivescovo - presenza desiderata per la bellezza della casa di
Dio! Ma insieme, non da soli! Siete chiamati alla comunione.
Lo spirito del mondo porta alle divisioni, alle contrapposizioni,
ai personalismi, ai campanilismi. Lo Spirito di Dio edifica la
comunione, ci rende un cuor solo ed un’anima sola”.
Preti, diaconi, laici, consacrati
Chiediamo al Signore il dono grande che nelle nostre comunità
laici, sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate sappiano lavorare insieme e volersi bene!
Ai preti spetta anzitutto il compito di curare la preghiera, l’annunciò
della Parola di Dio (cfr. Atti 6,4) e la celebrazione dell'Eucaristia, così da
sostenere la crescita spirituale delle persone: molte incombenze che
magari per consuetudine hanno sempre svolto loro, possono essere
svolte da laici, in spirito di servizio e di corresponsabilità.
Vogliamo che i preti apprezzino la dignità dello stato laicale, considerino i laici non dei semplici esecutori di loro direttive o tutt’al più collaboratori alle loro fatiche, ma come persone corresponsabili con loro della
comunità cristiana e dell’annuncio del vangelo, in forza dell’unico sacerdozio battesimale. Tra i laici impegnati nelle nostre comunità vanno segnalati, per il particolare e utile servizio che svolgono, i direttori degli
oratori.
Vogliamo che siano riconosciuti e valorizzati i diaconi presenti
in alcune comunità nel decanato.
Vogliamo che le religiose e i religiosi siano apprezzati nelle nostre comunità non solo per il servizio che svolgono, ma anzitutto perché,
secondo la loro “propria connotazione carismatica, sono annuncio, diaconia, testimonianza profetica della resurrezione” e vivono “la loro missio-
ne, attestando il primato di Dio, attraverso una vita vergine, povera e
obbediente”. (n. 466. Sin. dioc. 47°)
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Promuovere e valorizzare le comunità pastorali.
Nel passaggio dal passato della parrocchia autoreferenziale al futuro
del Decanato come unità pastorale, vogliamo valorizzare e promuovere il
presente delle comunità pastorali, ritenendo ch esse possano interpretare con concretezza i segni dei nostri tempi.
La costituzione delle comunità pastorali, tuttavia, non faccia loro
perdere la caratteristica della “parrocchialità”, ossia di essere volto familiare di “Chiesa vicina alle case” degli uomini.
Tra i sacerdoti, i consigli e gli operatori pastorali delle parrocchie
destinate alla costituzione della comunità pastorale vogliamo favorire il
più possibile e già da ora occasioni di incontro e di lavoro comune, che
potrebbero essere istituzionalmente e utilmente guidate, almeno all’inizio, dal Vicario episcopale o dal Decano. La comunità pastorale, infatti,
va preparata, e vogliamo che ciò avvenga iniziando a compiere piccoli,
ma significativi passi – che i consigli delle parrocchie coinvolte, riuniti in
seduta comune, devono individuare – in settori chiave quali gli oratori,
la pastorale giovanile, la pastorale famigliare, la formazione dei catechisti, i corsi per fidanzati…
nerosamente a disposizione delle loro parrocchie/comunità pastorali e
dello stesso decanato il loro impegno, la loro esperienza di fede e le loro
doti umane, il Movimento Terza Età fornisca l'aiuto necessario alla loro
formazione, suggerendo anche iniziative adeguate che li rendano protagonisti dell'annuncio del vangelo nei nostri paesi.
Va infine valorizzato e più pienamente utilizzato il Consultorio
familiare che ha, tra i suoi compiti prevalenti, quello formativo con particolare, anche se non esclusiva, attenzione all’ambito giovanile.
La pastorale d’insieme
La pastorale d’insieme nel nostro Decanato è, oggi, ancora troppo dipendente dalla sensibilità e dalla personalità dei singoli preti e stenta a
decollare. Anche diversi laici collaboratori sono poco educati a tale prospettiva.
Perché si possa realizzare lo slogan che l’Arcivescovo ci ha suggerito: “Fare meno, fare meglio, ma soprattutto: fare insieme” bisogna che,
come egli stesso richiese, “tutti gli operatori pastorali, a cominciare dai
preti, condividano la persuasione che è necessario superare il campanilismo, che non è più tempo di parrocchie autoreferenziali e di scelte troppo
personalistiche…”
Fare insieme si riferisce anzitutto alla pastorale, ma può, anzi deve
riguardare anche la condivisione delle risorse umane e l’ aiuto
economico fra le comunità.
La formazione dei più giovani in Decanato
Le tre unità di pastorale giovanile, recentemente costituite
in decanato dovrebbero, tra l’altro, coordinare l’attività dei vari
oratori, che continuano ad essere degli strumenti indispensabili
per favorire la crescita cristiana dei più giovani in un clima di gioia e di amicizia, e pertanto debbono essere valorizzati e potenziati, adattandoli chiaramente al mutare dei tempi.
In particolare, a livello decanale, si realizzi una adeguata pastorale
vocazionale, che faccia riferimento ad un sacerdote (coadiuvato magari
da una religiosa) .
Lo sport, che nei nostri oratori ha ancora una parte notevole, può
essere pensato ed utilizzato anche come occasione per l’avvicinamento di
altri ragazzi, adolescenti e giovani ai nostri ambienti.
Da alcuni anni esiste una proposta formativa decanale per i
giovani e i 18/19enni, che riteniamo vada potenziata, considerando tuttavia con attenzione non solo le tematiche da proporre, ma anche il livello della loro presentazione che, se troppo alto, rischierebbe di scoraggiare la partecipazione dei giovani delle diverse parrocchie/comunità pastorali. Si tenga presente, però, che i giovani imparano non solo ascoltando
e riflettendo, ma anche facendo attività di volontariato e realizzandole
insieme con altri gruppi di giovani.
Nella sua lettera l’Arcivescovo dichiara di aver molto apprezzato la
formula missionaria “giovani per i giovani” proposta come programma
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MISSIONE
Valorizzare i giovani e favorire il ricambio generazionale
Intendiamo favorire il più possibile il ricambio generazionale
delle nostre comunità, puntando molto sui giovani. E questo intendiamo fare soprattutto:
- aiutandoli ad amare gli organismi di partecipazione
(consiglio pastorale e consiglio per gli affari economici) dove potranno
dare il loro contributo di idee e di proposte. “In vista del rinnovo dei Consigli pastorali delle parrocchie, delle Comunità pastorali, del Decanato - ci
chiede l’Arcivescovo - è necessario che siano individuati giovani prepara-
“La Chiesa, tenda di Dio tra gli uomini, costruita e abbellita dall’apporto di ciascuno, è - scrive l’Arcivescovo - la casa accogliente dove tutti sono attesi…Tutti!... Raccomando perciò a
ciascuno e a ogni singola comunità di alimentare lo zelo missionario. La gioia, la carità fraterna, l’accoglienza attenta, il
dialogo coraggioso, onesto, franco, l’invito discreto e insieme
convinto devono trovare forme concrete per diventare il vostro
linguaggio della missione”
L'irrinunciabile impegno per la formazione
L’impegno per la formazione compete sia alle singole comunità sia al
Decanato.
Invitiamo le parrocchie/comunità pastorali a sperimentare diverse
ed anche innovative modalità formative rivolte soprattutto
agli adulti. Gli itinerari di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana e al sacramento del matrimonio sono strumenti formidabili in questo senso, ma devono coinvolgere sempre di più i
laici.
Anche per le iniziative formative si cerchino il più possibile accordi
di rete con le parrocchie vicine, specie se coinvolte nello stesso
cammino verso la comunità pastorale.
In ambito formativo anche il Decanato intende fare, come già negli
scorsi anni, la sua parte, promuovendo sul territorio sdop (scuole diocesane di formazione) su tematiche di interesse comune e, periodicamente, corsi di formazione di base per catechisti e operatori liturgici.
Per favorire, inoltre, la conoscenza della dottrina sociale della chiesa
e una adeguata formazione dei fedeli secondo i suoi principi urge l’istituzione di una commissione socio-politica decanale.
Perché anche gli anziani si sentano in missione e mettano ge-
ti ad assumere adeguate responsabilità e disposti ad inserirsi attivamente in questi organismi di corresponsabilità pastorale”.
- aiutandoli a mettersi in ascolto dei bisogni delle persone
che vivono sul territorio della loro comunità, rivitalizzando così le
Caritas laddove questi organismi sono già presenti e facendoli nascere
laddove non ci sono ancora.
- aiutandoli anche a prendere coscienza e condividere i problemi spirituali e materiali dei paesi del terzo mondo, dando
vita, dove non c’è, al gruppo missionario e dove esso è già presente a trovare i necessari collegamenti in ambito decanale.
Riteniamo necessario, infatti, che i giovani si cerchino tra loro non
solo per stare bene insieme, ma anche per fare il bene insieme.
Il ruolo del Decanato.
“Cresca in tutti – laici, consacrati e consacrate, diaconi e preti – una
maggiore considerazione circa il ruolo del Decanato, riconoscendolo come
struttura di servizio per una pastorale ordinaria più incisiva, capace di
interpretare in modo più profondo, condiviso e fiducioso le sfide che si
presentano e ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. In questa prospettiva il
Consiglio pastorale decanale diventa strumento indispensabile e deve
essere sentito e vissuto come luogo di confronto e di autorevole discernimento per gli ambiti di competenza. Tutte le parrocchie e le comunità, e
in primo luogo i parroci, sentano la responsabilità di partecipare alla elaborazione delle linee pastorali decanali e di attuarle nelle proprie parroc-
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chie.”
Anima del Decanato è il Consiglio Pastorale Decanale (CPD), che si
riunisce quattro volte l’anno e che si avvale di alcune commissioni, impegnate in particolari settori della pastorale.
Auspichiamo che in spirito di corresponsabilità le singole parrocchie/
comunità pastorali facciano sentire sempre più in Decanato la loro presenza ed il loro impegno, oltre che il loro contributo di idee e di proposte.
Ciò potrà avvenire anzitutto con la designazione del loro rappresentante in seno al CPD.
Il CPD stende un programma annuale di iniziative, che deve
essere considerato vincolante dalle singole parrocchie/comunità pastorali. E’ indispensabile che esse accolgano tali iniziative
non come “altre” rispetto alle loro, ma come un contributo al cammino di tutti, perché esso possa avvenire verso mete comuni.
Per favorire tali cammini il CPD segnalerà, per i vari ambiti di intervento pastorale, delle persone di riferimento cui le comunità potranno rivolgersi, per avere consulenza ed aiuto.
Alcuni momenti di comunione decanale
I sacerdoti costituiscono un unico presbiterio e sono chiamati anzitutto a vivere la comunione tra loro: il loro incontro mensile a livello
decanale è già pastorale, è già ministero, è già apostolato; pertanto
deve avere la precedenza sulle altre attività e la propria assenza ingiustificata, specie se abituale, deve essere percepita come un grave vulnus
alla comunione.
Anche per i religiosi e le religiose presenti in decanato, siano previsti, almeno nei tempi forti dell’anno liturgico, dei momenti di incontro, di scambio di esperienze, di preghiera comune e di crescita
spirituale.
Inoltre per altre categorie di persone o per le comunità in quanto tali
intendiamo proporre le seguenti occasioni di crescita nella comunione
decanale:
- una serata a settembre per la presentazione del percorso
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diocesano;
- tre incontri annuali (la domenica pomeriggio) per la formazione spirituale dei membri dei consigli parrocchiali/ o di comunità
pastorale e decanale.
- un convegno decanale – promosso dal CPD e che veda magari
anche la presenza del Vicario episcopale -, da tenersi ogni anno un sabato pomeriggio (magari con cena finale condivisa), il quale favorisca la
riflessione comune su un tema di fondo della pastorale locale e soprattutto, attraverso lavori di gruppo, promuova l’incontro e la conoscenza
tra le persone che nelle varie parrocchie/comunità pastorali si occupano
dei vari settori della vita comunitaria e dell’annuncio del vangelo.
- un pellegrinaggio decanale (o interparrocchiale) di più
giorni;
- un pellegrinaggio di ringraziamento da collocarsi in una serata
del mese di maggio - quindi al termine dell’anno pastorale - a Caravaggio o in un altro santuario mariano.
Due strumenti per favorire la comunione decanale
Due strumenti di comunione, semplici ma utili, già presenti nel nostro
Decanato sono:
- il DDM (Decanato Di Melzo), un foglio informativo che viene
pubblicato tutti i mesi e inviato ai consiglieri del CPD e ai sacerdoti del
Decanato. Esso contiene gli appuntamenti decanali (ma anche zonali e
diocesani) del mese, oltre a quelle iniziative proposte dalle singole comunità, ma che potrebbero interessare anche a persone di altre comunità.
- Il sito internet (www.decanatomelzo.it ) su cui vengono pubblicate
le varie iniziative decanali e da cui si possono scaricare documenti di
vario genere riferiti a corsi, appuntamenti, avvenimenti decanali. Esso,
tuttavia, non è finalizzato solo alla comunicazione delle iniziative, ma
anche alla condivisione fra le parrocchie .
Siamo certi che in futuro il DDM ed il sito decanale potranno rivelare
appieno tutta la loro utilità, soprattutto se ogni comunità segnalerà
il nominativo di un suo referente.