Una sillaba è aperta, se termina con una vocale

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Una sillaba è aperta, se termina con una vocale
Semplici regole fondamentali …
Una sillaba è aperta, se termina con una vocale;
Una sillaba è chiusa, se termina con una consonante.
Una consonante isolata “si appoggia” alla vocale che segue;
i gruppi di due o più consonanti si separano.
Le sillabe aperte sono brevi, se contengono una vocale breve;
le sillabe aperte sono lunghe, se contengono una vocale lunga o un dittongo.
Le sillabe chiuse, all’inizio della parola o all’interno della parola, sono sempre lunghe
(“lunghezza per posizione”), ai fini metrici, indipendentemente dalla quantità della vocale che
contengono (anche se la loro vocale è breve).
Si dice aperta ogni sillaba che finisce per vocale;
si dice chiusa ogni sillaba che finisce per consonante.
Una consonante isolata “si appoggia” alla vocale che segue;
i gruppi di due o più consonanti si separano.
E’ breve per natura:
una sillaba aperta che contenga, all’inizio della parola o all’interno della parola, una vocale breve.
E’ lunga per natura:
una sillaba aperta o chiusa che contenga una vocale lunga o un dittongo.
E’ lunga per posizione:
ogni sillaba aperta o chiusa che contenga una vocale breve seguita da almeno due/due o più
consonanti o da una consonante doppia (z, x, y); (costituisce sillaba aperta ogni sillaba che
contenga una vocale breve o lunga seguita da una sola consonante o da una vocale).
… e alcune particolarità:
 “correptio in iato”/abbreviamento in iato =
(“vocalis ante vocalem corripitur”/”vocalis ante vocalem brevis est”)
la vocale lunga o il dittongo di una sillaba aperta in fine di parola seguita da parola che inizia per
vocale, di norma, si abbrevia. Il fenomeno non si verifica in arsi/tempo forte, cioè se sulla prima
vocale lunga o dittongo cade l’ictus (= accento) metrico.
In Omero, le sillabe brevi seguite da muta (dentale, gutturale, labiale) + liquida sono lunghe.

“correptio Attica”/abbreviamento attico =
(tipica/tipico del dialetto attico - si riscontra soprattutto nella commedia attica e, in minor misura, nella tragedia - è piuttosto rara in Omero)
il gruppo consonantico muta (dentale, gutturale, labiale) + liquida, talvolta, non si separa, ma
“si appoggia” interamente alla vocale che segue, lasciando aperta la sillaba che precede, la
quale, se contiene una vocale breve, risulta, pertanto, breve.

“correptio Attica”/abbreviamento attico =
(tipica/tipico del dialetto attico - si riscontra soprattutto nella commedia attica e, in minor misura, nella tragedia - è piuttosto rara in Omero)
fenomeno per il quale la vocale in positio debilis/posizione debole resta tale (breve):
se una vocale breve è seguita da muta (dentale, gutturale, labiale) + liquida, la sillaba non
sempre si allunga (“positio debilis”/posizione debole).
Altri allungamenti metrici:
prima legge di Schulze =
quando corrisponde all’arsi/quando si trova in “tempo forte”, in una serie di sillabe brevi, si
allunga, in genere, la terzultima sillaba;
seconda legge di Schulze =
quando corrisponde alla tesi/quando si trova in “tempo debole”, si allunga la vocale breve della
sillaba compresa tra due sillabe lunghe;
in cesura (tritemimera, pentemimera, eftemimera), si allunga la vocale breve;
infine, alcune consonanti semplici, (per esempio le liquide e le nasali), quando sono iniziali di
parola, possono produrre, nella vocale della sillaba che le precede, allungamento per posizione,
derivando foneticamente da sl, sr, Fr, sm, sn.
Qualche termine tecnico…
Arsi = per i Latini, è il “tempo forte”, contraddistinto dalla sublatio vocis; per il prevalere
dell’uso latino, il termine si è esteso anche alla metrica greca, che propriamente indicava il
tempo forte con qšsij dal “battere il piede” (tiqšnai tÕn pÒda).
Tesi = per i Latini, è il “tempo debole”, contraddistinto dalla positio vocis; per il prevalere
dell’uso latino, il termine si è esteso anche alla metrica greca, che propriamente indicava il
tempo debole con ¥rsij dall’“alzare il piede” (a‡rein tÕn pÒda).
Sinizesi è la pronuncia di due vocali (appartenenti a una sola parola) in una sola emissione di
fiato = talvolta due vocali contigue o una vocale e un dittongo si congiungono a formare
un’unica sillaba. Il fenomeno si chiama sinizesi, se si verifica all’interno della parola; sinecfonesi
(molto più rara), se si verifica fra vocale finale e vocale iniziale della parola successiva. Tipica
sinizesi è quella del gruppo ew. In questo caso, metricamente, due sillabe valgono per una.
Dieresi è la pronuncia degli elementi di un dittongo come due sillabe distinte. In questo caso,
metricamente, una sillaba vale per due.
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Elisione = le vocali a, e, o in fine di parola si eliminano davanti alla vocale iniziale della parola
che segue. Anche i dittonghi ai e oi possono elidersi. Segno dell’elisione è l’apostrofo.
Non si elidono mai t…, ti, Óti, prÒ, per…, ¥cri, mšcri e le parole che iniziano per u.
Iato = contrario dell’elisione (scontro di vocali o di dittonghi in sillaba finale e iniziale).
Aferesi (anche detta ‘elisione inversa’) = consiste nell’eliminazione della vocale iniziale della
parola successiva a una parola che termina in vocale lunga.
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Il verso tipico dei poemi omerici è l’esametro, che consta di sei piedi, cioè di sei “misure”,
unità metriche, ognuna delle quali può essere un dattilo (piede discendente di quattro unità composto da una
sillaba lunga e da due sillabe brevi) o uno spondeo (piede discendente di quattro unità composto da due sillabe
lunghe); l’ultimo piede può essere uno spondeo o un trocheo (piede discendente di tre unità composto da una
sillaba lunga e da una sillaba breve). Di solito, il quinto piede è un dattilo e l’esametro si dice dattilico; (quando
il quinto piede è uno spondeo, l’esametro si dice spondaico). L’esametro può contare, perciò, un minimo di
dodici sillabe e un massimo di diciassette sillabe: ogni sillaba può essere lunga o breve.
Un verso così lungo ha bisogno di pause ritmiche particolari (in fine di parola); le principali sono

la cesura tritemimera/tritemimere o semiternaria (all’interno del piede, lo taglia)
dopo la lunga fissa del secondo piede ovvero dopo il terzo mezzo piede;

la cesura pentemimera/pentemimere o semiquinaria o maschile (all’interno del piede, lo taglia)
dopo la lunga fissa del terzo piede ovvero dopo il quinto mezzo piede;

la cesura eftemimera/eftemimere o semisettenaria (all’interno del piede, lo taglia)
dopo la lunga fissa del quarto piede ovvero dopo il settimo mezzo piede;

la cesura trocaia (“secondo il terzo trocheo”) o femminile (all’interno del piede, lo taglia)
dopo la prima breve del terzo piede o, appunto, “dopo il terzo trocheo”
(che, in questo caso, sarà necessariamente un dattilo che la cesura trocaica o femminile dividerà in un trocheo + una breve);

la dieresi bucolica (in fine di parola e di piede, separa un piede dall’altro)
dopo il quarto piede,
spesso la porzione di verso che la segue è costituita da un’espressione formulare.
Sono rigorosamente rispettate due leggi:
1 non si trova mai la fine di parola dopo il terzo piede, vale a dire che
si evita rigorosamente di spezzare il verso in due metà;
2 non si trova mai la fine di parola/è in genere evitata la cesura dopo il quarto trocheo
(ponte o “zeugma” di Hermann).
IN ESTREMA SINTESI:
Sono brevi tutte le sillabe aperte che contengono una vocale breve;
sono lunghe:
1 le sillabe aperte che contengono una vocale lunga o un dittongo, purché non siano seguite da vocale o da dittongo,
2 tutte le sillabe chiuse.
Una sillaba breve può diventare lunga per posizione, quando la vocale breve è seguita da almeno due/due o più consonanti oppure
da consonante doppia (z, x, y).
In Omero, le sillabe brevi seguite da muta + liquida sono lunghe.
APPUNTI DI PROSODIA E DI METRICA