articolo da "sciare mag.it" nr 652 aprile 2012

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articolo da "sciare mag.it" nr 652 aprile 2012
R E V I VA L U N I V E R S I TA R I & C I T TA D I N I
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di Giovanni Berutti
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QUEI FAVOLOSI
ANNI SETTANTA
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I
38 SCIARE 652
co, di rimpianto per i bei vecchi
tempi andati e di una vita spensierata che non è più. Niente di tutto
questo. Ognuno di noi, dopo la carriera agonistica, si è tuffato nella
propria attività professionale ed ha
costruito, con fortune alterne, la
propria vita familiare. I rapporti si
sono inevitabilmente allentati. Ma
è bastato un attimo per riprendere
l’amicizia e l’allegria come se ci
fossimo lasciati da pochi giorni. Solo in pochi casi un breve imbarazzo per il «riconoscimento» ufficiale; qualcuno aveva proposto l’utilizzo di badge; Stefano Melloni si
è presentato con appesa al collo
una foto di allora con inclusa didascalia, tanto per fugare ogni dubbio. E poi via con i ricordi, le battute e le risate (tante), il buon cibo (abbondante) ed il vino (ancora
di più). Presenti gli ex nazionali (Iaia Ercolani, Giuliana Campiglia,
Maddalena Silvestri, Andrea Fraschini, Franco Marconi), presenti
gli habitués del podio e quelli spesso e volentieri nella seconda pagina delle classifiche. Tutti provenienti dal mondo dello Sci Accademico (SAI e CUS) e cittadino (Penna Nera e molti altri). Presenti anche due ex della nazionale universitaria svizzera, Olive Brunisholz e
Jean Philippe Rochat. Alcuni non
hanno potuto venire perché avevano i figli piccoli da far gareggiare
(Fabiano Rebecchini) o perché impegnati loro stessi in qualche circuito Masters (Guido Galbusera) o
perché al seguito dei figli in Coppa del Mondo (Andrea Marsaglia,
papà di Francesca e Matteo). Tra
gli assenti, per i tanti suoi impe-
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UNA QUARANTINA D’ANNI DOPO,
ALCUNI AMICI DEL «SAI» SI SONO RITROVATI
PER RIVIVERE QUEL CLIMA DI AMICIZIA CHE
HA ARRICCHITO LA LORO GIOVINEZZA
ncredibili anni ’70! Sono bastate alcune telefonate, un giro di
e-mail e il passaparola per radunare a Courmayeur lo scorso 29-30
gennaio una quarantina ex atleti
del circuito cittadini/universitari del
decennio tra la metà degli anni ’70
e ’80. Per molti è stata l’occasione per rivedersi dopo oltre 25-30
anni. Qualche chilo in più e qualche capello in meno per i «ragazzi», sempre splendide le «ragazze»:
sembra che il tempo per loro non
sia trascorso. Per tutti qualche ruga, inevitabile, ma una forma fisica eccellente che ha consentito di
dare ampia dimostrazione al cospetto del Monte Bianco di come
si possano condurre curve perfette
pur sciando un po’ «alla vecchia»
(per intenderci, per chi fosse troppo giovane, sciata sull’esterno e angolazione).I ’70 erano gli anni d’oro
per lo sci italiano. Grazie al formidabile traino che derivava dai successi della Valanga Azzurra (Gustavo Thoeni & C.), molti erano i circuiti di gare e moltissimi i giovani
che si dedicavano all’agonismo. Alle «Cittadini B» (riservate agli atleti con più di 50 punti FISI) accadeva che ci fossero oltre 300 iscritti; le «Cittadini A» (riservate agli
atleti con punti FISI tra 0 e 100)
erano gare molto qualificate, dove
non era raro che le penalizzazioni
arrivassero vicine ai 10 punti FISI.
Questa generazione ha poi alimentato per molti anni il circuito Master e molti dei giovani atleti di oggi sono figli della passione di allora.Tutti invitati alla rimpatriata sulle nevi di Courmayeur, quindi. Poteva essere un incontro malinconi-
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gni, anche Antonio «Tone» Noris,
uno dei più amati di quella generazione, atleta vincente e grande
amico. In questo suo saluto, di cui
riporto una parte, c’è tutto lo spirito di quel periodo unico ed indimenticabile: «Il rientro di un’Era!!
La nostra di sciatori appassionati e
amici». Ma che cosa è successo in
quel momento storico? Che cosa
apparteneva a questo gruppo che
ha inanellato più o meno un decennio e forse qualcosa in più in cui
tutti si sentivano legati da sentimenti comuni e da passioni irrefrenabili
per la montagna,
per un circuito
di gare sane,
per un valore
di amicizia
così intenso?
Dobbiamo certamente dire
grazie ai nostri ge-
IERI E OGGI
QUI SOPRA: LA PAGINA «TABELLARE» CHE
(ANCHE SU SCIARE!)
PROMUOVEVA L’IMMAGINE DEL «SAI» (COL
NR. 10, FAUSTO RADICI). QUI SOTTO: IL «LOGO» DI ALLORA RIPRESO NELLA LOCANDINA
DEL REVIVAL DI CUI VEDIAMO (PAGINA A
FIANCO) I PARTECIPANTI: 1_LUCA STEFANUTTI 2_ENRICO NICOLI 3_GIOVANNI BECCARI 4_MAURO PE-
GLIASCO 5_PIERO ANTONINI 6_EMANUELA
MANFRINI 7_GIGIO LAVIZZARI 8_EUGENIO
TRAVERSA 9_MAURO
DELSANTE 10_ENZO
FRASCHINI 11_UMBERTO AVANZI 12_ANDREA
FRASCHINI
13_ENRICO CHIARAVALLI
14_FRANCO
MARCONI 15_ALESSANDRO MONTANINI
16_IAIA ERCOLANI
17_ROK PRENNUSHI
18_ROBERTA NICOSIA
19_ANDREA
KIND
20_GLORIA LAVIZZARI
21_CHIARA FRASCHINI 22_MARIO GILLETTA 23_NICOLETTA LEVI 24_GIOVANNI BERUTTI 25_ENRICO LODI 26_MADDALENA
SILVESTRI 27_ANNA
PARAMITHIOTTI
28_STEFANO MELLONI
nitori che avevano tanta passione
da riconoscere che la vita non è solo scuola e lavoro ma anche altro;
dobbiamo dire grazie a tutti noi perché abbiamo rispettato l’altro in gara e fuori sapendo creare un ambiente di vera magia con «avversari» ma senza rivali, con amici e senza distinzioni o discriminazioni:
«Vuoi stare con noi… sei il benvenuto!!». Né sfigati né inadeguati,
tutti contenti, tutti amici, tutti con
gli stessi valori, l’amicizia e il rispetto!! C’era chi demoliva gli avversari in discoteca, chi in camera
e chi il mattino a colazione con battute più o meno forti e più o meno
sarcastiche al primo risveglio di alcuni che rimanevano praticamente tramortiti. Ma era tutto un gran
ridere e rilanciare, un grande teatro di vita vissuta. Tutto è servito a
creare un ambiente che oggi ci fa
ancora teneri appassionati di un sistema sport che ci è piaciuto tan-
to. Fatto di semplicità ma anche di
professionalità, di aspirazioni e di
crescita. Non sappiamo come è nato, sappiamo solo che ognuno di
noi è stato importante per quell’incredibile collage che si è determinato e ognuno che man mano mancava sembrava una perdita irrecuperabile ma poi quasi in un perfetto sistema metabolico ecco che
qualcuno di nuovo arrivava, subito
ben consolidato e sicuro dalla protezione di questo sistema, a lenire
il dolore per la perdita che non lo
è stata mai definitivamente (il ritrovo di oggi insegna). Chi l’ha vissuto a lungo ha goduto a lungo…
è stato come un lungo fidanzamento (in molti lo sono stati davvero!)
in cui tutti erano gli innamorati, ma
di che cosa, del sistema amici dello sci Universitario e Cittadino. Nel
frattempo tutti sono cresciuti e hanno famiglie e certamente non si impareranno tutti i nomi degli eredi
in una volta sola, certo trent’anni
non sono pochi da recuperare e sono sicuro, per le intelligenze vive
che tanto mi piacquero allora, quanto ci sia da raccontare e da imparare da ciascuno (esattamente come allora). Le tappe di avvicinamento all’evento sono state esse
stesse parte dell’evento. Siamo un
popolo di sciatori e comici… oltre
che di poeti, santi e navigatori
(oops!). Ecco alcune delle e-mail
più divertenti: Alessandro Vitali:
«Ho provato la tuta da gigante e…
non riesco più a toglierla. Sono pronto!» Enzo Fraschini: «Sono molto
più in ansia adesso che per qualsiasi gara facevamo una volta: tranne forse una delle prime discese,
mi sembra in Francia, perché c’era
un gran brutto salto e a quei tempi nessuno sapeva come farlo. E
non credo che sia per lo sci: in bicicletta ho verificato che ci so ancora andare, e quindi dovrebbe es-
Sport e stile di vita
L
o Sci Accademico Italiano è stato fondato nel 1945 da Giuliano Babini insieme ad un gruppo di amici, tra i quali c’era anche Rolly Marchi. Babini era un cittadino (di Brescia), sciatore
eccellente e persona affascinante, dal tratto elegante e signorile. Leader degli agonisti universitari, più volte vincitore ai «Littoriali», sapeva rivaleggiare con il campioni valligiani guadagnandosi, oltre alla stima di Zeno Colò, Stefano Sertorelli, Leo
Gasperll e Rolando Zanni, l’ingresso nella mitica squadra «sci
veloci» degli alpini e la gioia della maglia azzurra. Dopo aver
fondato il SAI e averlo fatto crescere nello spirito di autentica
sportività e di calorosa amicizia, nel 1951 un grave incidente
automobilistico lo aveva purtroppo condannato ad una vita dolorosa e difficile fino alla morte, giunta quando aveva 80 anni.
Nel giorno del commiato, sulla Gazzetta dello Sport il suo amico
Rolly Marchi lo salutò così: «Addio caro Giuliano, unico e irripetibile cultore dei sentimenti più veri».
A SINISTRA: LA COPERTINA DEL LIBRO PUBBLICATO NEL 1955 IN OCCASIONE DEL DECENNALE DEL «SAI». QUI SOPRA:
GIULIANO BABINI IN UNA FOTO GIOVANILE E AL TAVOLO DI UNA PREMIAZIONE CON ROLLY MARCHI, PIERLUIGI
ANTONINI E ARNALDO RIGHINI. A DESTRA: LA SQUADRA DI FONDO DEL «SAI» DEL 1946 DI CUI FACEVA PARTE
(SECONDO DA DESTRA) GIORGIO BOCCA, DESTINATO AD UNA GRANDE CARRIERA GIORNALISTICA
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co, di rimpianto per i bei vecchi
tempi andati e di una vita spensierata che non è più. Niente di tutto
questo. Ognuno di noi, dopo la carriera agonistica, si è tuffato nella
propria attività professionale ed ha
costruito, con fortune alterne, la
propria vita familiare. I rapporti si
sono inevitabilmente allentati. Ma
è bastato un attimo per riprendere
l’amicizia e l’allegria come se ci
fossimo lasciati da pochi giorni. Solo in pochi casi un breve imbarazzo per il «riconoscimento» ufficiale; qualcuno aveva proposto l’utilizzo di badge; Stefano Melloni si
è presentato con appesa al collo
una foto di allora con inclusa didascalia, tanto per fugare ogni dubbio. E poi via con i ricordi, le battute e le risate (tante), il buon cibo (abbondante) ed il vino (ancora
di più). Presenti gli ex nazionali (Iaia Ercolani, Giuliana Campiglia,
Maddalena Silvestri, Andrea Fraschini, Franco Marconi), presenti
gli habitués del podio e quelli spesso e volentieri nella seconda pagina delle classifiche. Tutti provenienti dal mondo dello Sci Accademico (SAI e CUS) e cittadino (Penna Nera e molti altri). Presenti anche due ex della nazionale universitaria svizzera, Olive Brunisholz e
Jean Philippe Rochat. Alcuni non
hanno potuto venire perché avevano i figli piccoli da far gareggiare
(Fabiano Rebecchini) o perché impegnati loro stessi in qualche circuito Masters (Guido Galbusera) o
perché al seguito dei figli in Coppa del Mondo (Andrea Marsaglia,
papà di Francesca e Matteo). Tra
gli assenti, per i tanti suoi impe-
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ALCUNI AMICI DEL «SAI» SI SONO RITROVATI
PER RIVIVERE QUEL CLIMA DI AMICIZIA CHE
HA ARRICCHITO LA LORO GIOVINEZZA
ncredibili anni ’70! Sono bastate alcune telefonate, un giro di
e-mail e il passaparola per radunare a Courmayeur lo scorso 29-30
gennaio una quarantina ex atleti
del circuito cittadini/universitari del
decennio tra la metà degli anni ’70
e ’80. Per molti è stata l’occasione per rivedersi dopo oltre 25-30
anni. Qualche chilo in più e qualche capello in meno per i «ragazzi», sempre splendide le «ragazze»:
sembra che il tempo per loro non
sia trascorso. Per tutti qualche ruga, inevitabile, ma una forma fisica eccellente che ha consentito di
dare ampia dimostrazione al cospetto del Monte Bianco di come
si possano condurre curve perfette
pur sciando un po’ «alla vecchia»
(per intenderci, per chi fosse troppo giovane, sciata sull’esterno e angolazione).I ’70 erano gli anni d’oro
per lo sci italiano. Grazie al formidabile traino che derivava dai successi della Valanga Azzurra (Gustavo Thoeni & C.), molti erano i circuiti di gare e moltissimi i giovani
che si dedicavano all’agonismo. Alle «Cittadini B» (riservate agli atleti con più di 50 punti FISI) accadeva che ci fossero oltre 300 iscritti; le «Cittadini A» (riservate agli
atleti con punti FISI tra 0 e 100)
erano gare molto qualificate, dove
non era raro che le penalizzazioni
arrivassero vicine ai 10 punti FISI.
Questa generazione ha poi alimentato per molti anni il circuito Master e molti dei giovani atleti di oggi sono figli della passione di allora.Tutti invitati alla rimpatriata sulle nevi di Courmayeur, quindi. Poteva essere un incontro malinconi-
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uno dei più amati di quella generazione, atleta vincente e grande
amico. In questo suo saluto, di cui
riporto una parte, c’è tutto lo spirito di quel periodo unico ed indimenticabile: «Il rientro di un’Era!!
La nostra di sciatori appassionati e
amici». Ma che cosa è successo in
quel momento storico? Che cosa
apparteneva a questo gruppo che
ha inanellato più o meno un decennio e forse qualcosa in più in cui
tutti si sentivano legati da sentimenti comuni e da passioni irrefrenabili
per la montagna,
per un circuito
di gare sane,
per un valore
di amicizia
così intenso?
Dobbiamo certamente dire
grazie ai nostri ge-
IERI E OGGI
QUI SOPRA: LA PAGINA «TABELLARE» CHE
(ANCHE SU SCIARE!)
PROMUOVEVA L’IMMAGINE DEL «SAI» (COL
NR. 10, FAUSTO RADICI). QUI SOTTO: IL «LOGO» DI ALLORA RIPRESO NELLA LOCANDINA
DEL REVIVAL DI CUI VEDIAMO (PAGINA A
FIANCO) I PARTECIPANTI: 1_LUCA STEFANUTTI 2_ENRICO NICOLI 3_GIOVANNI BECCARI 4_MAURO PE-
GLIASCO 5_PIERO ANTONINI 6_EMANUELA
MANFRINI 7_GIGIO LAVIZZARI 8_EUGENIO
TRAVERSA 9_MAURO
DELSANTE 10_ENZO
FRASCHINI 11_UMBERTO AVANZI 12_ANDREA
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16_IAIA ERCOLANI
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18_ROBERTA NICOSIA
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SILVESTRI 27_ANNA
PARAMITHIOTTI
28_STEFANO MELLONI
nitori che avevano tanta passione
da riconoscere che la vita non è solo scuola e lavoro ma anche altro;
dobbiamo dire grazie a tutti noi perché abbiamo rispettato l’altro in gara e fuori sapendo creare un ambiente di vera magia con «avversari» ma senza rivali, con amici e senza distinzioni o discriminazioni:
«Vuoi stare con noi… sei il benvenuto!!». Né sfigati né inadeguati,
tutti contenti, tutti amici, tutti con
gli stessi valori, l’amicizia e il rispetto!! C’era chi demoliva gli avversari in discoteca, chi in camera
e chi il mattino a colazione con battute più o meno forti e più o meno
sarcastiche al primo risveglio di alcuni che rimanevano praticamente tramortiti. Ma era tutto un gran
ridere e rilanciare, un grande teatro di vita vissuta. Tutto è servito a
creare un ambiente che oggi ci fa
ancora teneri appassionati di un sistema sport che ci è piaciuto tan-
to. Fatto di semplicità ma anche di
professionalità, di aspirazioni e di
crescita. Non sappiamo come è nato, sappiamo solo che ognuno di
noi è stato importante per quell’incredibile collage che si è determinato e ognuno che man mano mancava sembrava una perdita irrecuperabile ma poi quasi in un perfetto sistema metabolico ecco che
qualcuno di nuovo arrivava, subito
ben consolidato e sicuro dalla protezione di questo sistema, a lenire
il dolore per la perdita che non lo
è stata mai definitivamente (il ritrovo di oggi insegna). Chi l’ha vissuto a lungo ha goduto a lungo…
è stato come un lungo fidanzamento (in molti lo sono stati davvero!)
in cui tutti erano gli innamorati, ma
di che cosa, del sistema amici dello sci Universitario e Cittadino. Nel
frattempo tutti sono cresciuti e hanno famiglie e certamente non si impareranno tutti i nomi degli eredi
in una volta sola, certo trent’anni
non sono pochi da recuperare e sono sicuro, per le intelligenze vive
che tanto mi piacquero allora, quanto ci sia da raccontare e da imparare da ciascuno (esattamente come allora). Le tappe di avvicinamento all’evento sono state esse
stesse parte dell’evento. Siamo un
popolo di sciatori e comici… oltre
che di poeti, santi e navigatori
(oops!). Ecco alcune delle e-mail
più divertenti: Alessandro Vitali:
«Ho provato la tuta da gigante e…
non riesco più a toglierla. Sono pronto!» Enzo Fraschini: «Sono molto
più in ansia adesso che per qualsiasi gara facevamo una volta: tranne forse una delle prime discese,
mi sembra in Francia, perché c’era
un gran brutto salto e a quei tempi nessuno sapeva come farlo. E
non credo che sia per lo sci: in bicicletta ho verificato che ci so ancora andare, e quindi dovrebbe es-
Sport e stile di vita
L
o Sci Accademico Italiano è stato fondato nel 1945 da Giuliano Babini insieme ad un gruppo di amici, tra i quali c’era anche Rolly Marchi. Babini era un cittadino (di Brescia), sciatore
eccellente e persona affascinante, dal tratto elegante e signorile. Leader degli agonisti universitari, più volte vincitore ai «Littoriali», sapeva rivaleggiare con il campioni valligiani guadagnandosi, oltre alla stima di Zeno Colò, Stefano Sertorelli, Leo
Gasperll e Rolando Zanni, l’ingresso nella mitica squadra «sci
veloci» degli alpini e la gioia della maglia azzurra. Dopo aver
fondato il SAI e averlo fatto crescere nello spirito di autentica
sportività e di calorosa amicizia, nel 1951 un grave incidente
automobilistico lo aveva purtroppo condannato ad una vita dolorosa e difficile fino alla morte, giunta quando aveva 80 anni.
Nel giorno del commiato, sulla Gazzetta dello Sport il suo amico
Rolly Marchi lo salutò così: «Addio caro Giuliano, unico e irripetibile cultore dei sentimenti più veri».
A SINISTRA: LA COPERTINA DEL LIBRO PUBBLICATO NEL 1955 IN OCCASIONE DEL DECENNALE DEL «SAI». QUI SOPRA:
GIULIANO BABINI IN UNA FOTO GIOVANILE E AL TAVOLO DI UNA PREMIAZIONE CON ROLLY MARCHI, PIERLUIGI
ANTONINI E ARNALDO RIGHINI. A DESTRA: LA SQUADRA DI FONDO DEL «SAI» DEL 1946 DI CUI FACEVA PARTE
(SECONDO DA DESTRA) GIORGIO BOCCA, DESTINATO AD UNA GRANDE CARRIERA GIORNALISTICA
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sere lo stesso per lo sci. Coi vecchi
attrezzi non dovrei avere problemi:
un po’ come quando ho tirato fuori una racchetta da tennis di legno
ed ho ritrovato di botto il servizio,
il rovescio all’incrocio, la smorzata
bastarda, non la volée (mai stato
capace)». Enrico Lodi: «Anch’io ho
provato la tuta da gigante, non ci
entro. La zip mi conferma che sono un gigante… della professione».
Umberto Avanzi: «Ottima idea, mi
rimane un dubbio: riuscirò ancora
a girare i Maxell 222 o è meglio ripiegare sui più affidabili 207 da
slalom?». L’utilizzo di materiali «vintage» era una delle condizioni poste nella lettera di «convocazione»
inviata dal promotore e organizzatore del raduno, Marco Levi (per
tutti l’Inge, grazie ancora a nome
di tutti!), universitario del SAI Milano degli anni ’70, per l’occasione promosso a «selezionatore». Pochi hanno avuto l’ardire di presentarsi con i vecchi 212 da gigante.
Va bene l’attaccamento alle cose
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del passato, ma non esageriamo,
con l’età arriva anche un minimo
di saggezza. Numerosi però quelli
con le vecchie divise, tra cui tutine sottili ed aderenti come guanti
da chirurgo. Circolavano tra i tavoli foto in bianco e nero e classifiche, che hanno subito riacceso le
rivalità, e sono stati proiettati filmini di grandi imprese internazionali. Un tocco di classe aggiuntivo
grazie a «Nica» (Nicoletta Levi) che
ha fatto realizzare il logo e il manifesto celebrativo dell’evento. Questa la «classifica» della manifestazione, questa volta in rigoroso ordine alfabetico (così finalmente riesco a stare davanti ai Traversa, Fraschini e Marconi… ma ancora una
volta dietro a Giovanni «Johnny»
Beccari, accidenti!): Carlo Agnoli,
Piero Antonini, Umberto Avanzi,
Giovanni Beccari, Giovanni Berutti, Olive Brunisholz, Giuliana Campiglia, Enrico Chiaravalli, Mauro
Delsante, Iaia Ercolani, Andrea Fraschini, Chiara Fraschini, Enzo Fra-
schini, Mario Giletta, Andrea, Kind,
Gigio Lavizzari, Gloria Lavizzari,
Marco Levi, Nicoletta Levi, Cesare
Locatelli, Enrico Lodi, Emanuela
Manfrini, Franco Marconi, Alessandro Melloni, Stefano Melloni, Alessandro Montanini, Enrico Nicoli,
Roberta Nicosia, Anna Paramithiotti, Mauro Pegliasco, Rrok Prennushi, Jean Philppe Rochat, Maddalena Silvestri, Lorenzo Schapira,
Luca Stefanutti, Eugenio Traversa,
Beppe Villa, Alessandro Vitali, Marco Vitali. Purtroppo il tempo non è
stato clemente, ma non ha impedito ai partecipanti di passare una
giornata piacevole e di assaporare
una prelibata polenta e salsiccia a
ristorante Alpetta sui pendii del
Checrouit. Ci si è dati appuntamento ovviamente per l’anno prossimo
sperando che chi non ha partecipato quest’anno non si faccia sfuggire una seconda occasione! Come
ha scritto l’Enzo «Sì, ci saranno altre occasioni, speriamo… ma per
intanto questa se ne va».
r
EX NAZIONALI
QUI SOPRA: «IAIA» ERCOLANI (CLASSE 1957)
E FRANCO MARCONI
(1953) NEGLI ANNI ’70,
QUANDO ERANO IN
SQUADRA NAZIONALE. QUI SOPRA, I DUE
DURANTE IL REVIVAL
DI
COURMAYEUR
(CON MARCONI... DIVENTATO SUPERMAN)
TRA GIOVANNI BECCARI, NICOLETTA LEVI E
GLORIA LAVIZZARI. A
SINISTRA, IN ALTO: UN
ALTRO GRUPPETTO DI
«REDUCI»: DA SINISTRA: STEFANO MELLONI, GLORIA LAVIZZARI, GIGIO LAVIZZARI,
PIERO ANTONINI, NICOLETTA LEVI, UMBERTO AVANZI, ANDREA FRASCHINI; ACCOSCIATO, MARCO LEVI. SOTTO: ALESSANDRO VITALI CON «IL
FRATELLINO» MARCO