014gm14 all Abstract

Transcript

014gm14 all Abstract
Abstrat
NEET-WORK
Ente proponente
Pane&Rose scs onlus
Partner
Alice scs onlu
Principali Sostenitori
Pegaso network della cooperazione sociale Toscana
Metropoli scs onlus
ASL
Comuni della Provincia di Prato
Istituti scolastici della Provincia di Prato
Associazioni ed enti del terzo settore
Associazioni del territorio provinciale di e per migranti
Area dei Bisogni
Li chiamano, con un acronimo inglese, Neet. Sono i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti a
scuola né all'università, che non lavorano e che nemmeno seguono corsi di formazione o
aggiornamento professionale. "Not in Education, Employment or Training". Nel nostro Paese sono
oltre due milioni, il 21,2 per cento della popolazione nazionale di riferimento: un esercito immobile di
nuovi analfabeti lavorativi. Che ha perso il treno dell'istruzione, che scivola verso i confini del mercato
occupazionale … ed è a un passo dal diventare disoccupazione strutturale».
Ma da chi è composto questo esercito? Chi sono questi ragazzi? Dove vivono? Che titolo di studio
hanno? A partire dal genere e dall'area di residenza: più della metà, il 56,5 per cento, è costituito da
donne che vivono al Sud (Napoli, Catania, Brindisi e Palermo sono le province che vestono la maglia
nera) e hanno un livello di istruzione medio basso, licenza media o al più diploma superiore. La
maggior parte ha anche smesso di cercare un impiego: il 57,7 per cento dei maschi Neet italiani è
inattivo, e se si guardano alle percentuali delle donne la situazione appare ancora più drammatica.
Ogni cento ragazze, 72 si sono rassegnate a rimanere disoccupate e a non entrare nel mercato del
lavoro. Anche in questo caso le performance peggiori si registrano al Sud, con picchi che superano
l'80% in Campania. Ma a dimostrazione che quello dei Neet è un problema strutturale, una percentuale
di inattivi superiore alla media nazionale lo fa registrare il Trentino Alto Adige, dove si sfonda il tetto
del 60% contro il 39% di chi invece non si rassegna alla disoccupazione.
Di contro all'appello mancano quasi 150 mila lavoratori specializzati, il 26% delle posizioni aperte. A
fronte di ciò, negli ultimi mesi (dato 2012) il numero dei Neet è cresciuto di 142 mila unità. I più
recenti studi dimostrano che un diplomato tecnico impiega meno tempo di un laureato a trovare un
impiego, e che nel medio periodo anche le retribuzioni sono più alte: «Se non si inverte questa
tendenza - conclude Gentili - si depauperano le imprese di forza lavoro qualificata e si rischia che
questi ragazzi entrino nel tunnel della disoccupazione giovanile e facciano parte dell'esercito dei Neet
italiani».
1
L’ulteriore conseguenza e che l’appartenenza alla categoria NEET, oltre ad essere uno spreco del
potenziale dei giovani, ha ripercussioni negative per l’economia e la società.
Trascorrere dei periodi di tempo come NEET può condurre all’isolamento, all’insicurezza, alla
criminalità, ad avere problemi di salute fisica e mentale. Ognuna di queste conseguenza implica un
costo sociale. Pertanto appartenere al gruppo NEET non costituisce solo un problema individuale ma
anche un problema per le società e l’economia nel suo complesso, basti pensare ai costi per le finanze
pubbliche, come l’indennità di disoccupazione, gli assegni familiari, oppure ai costi per le risorse.
La nostra “filosofia di progetto” è olistica, nel senso di dare pari rilievo alla necessità di costruire un
immaginario che possa favorire il contatto con il mondo del lavoro, così come l’immaginario personale
fatto di desideri, aspirazioni, bisogni non riducibili allo specifico lavorativo e che si nutre di
suggestioni spesso incomprensibili e inconoscibili anche al più esperto e dotato orientatore a causa
della non appartenenza ad un universo fisico e soprattutto simbolico che spesso è l’unico elemento di
specificità, distinzione ed unicità rispetto al mondo adulto.
I perni su cui costruire le azioni di progetto in questa chiave sono: l’individuazione e la fruizione di
luoghi informali (…del loro universo..), figure di contatto attrattive (…coloro che possono dialogare il
medesimo linguaggio…), non tracciare confini definiti negli obbiettivi singoli di ogni partecipante
contattato (…ognuno secondo le proprie aspirazioni e possibilità ..).
Area delle azioni
Premettiamo che le azioni descritte in questa sezione sono allegate al progetto anche in forma di
schema grafico per consentire una agevole lettura “sinottica” del progetto.
Azione 1 – il contatto
Si prevede che il contatto dei destinatari avvenga per il tramite dei Servizi che a diverso titolo possono
avere in carico utenza della fascia d’età individuata: Servizi pubblici territoriali dei Comuni, questure,
prefetture, distretti socio sanitari, servizi di salute mentale (ASL) , servizi di prevenzione e cura delle
dipendenze (ASL), ma anche associazioni e gruppi informali che presidiano stabilmente spazi di
incontro, di socializzazione, ludico – ricreativi, culturali in senso lato. Definiamo tali ambiti come canali
di invio/accesso al progetto. gli operatori di tali servizi potranno inviare quei giovani ai quali il
progetto potrebbe fornire risposte e opportunità.
Azione 2 – l’incontro e l’accoglienza
Si individueranno degli spazi informali nei quali accogliere i giovani (circoli ricreativi, culturali, ludici
etc.). la tipologia della sede è fondamentale per garantire l’appetibilità della proposta.
I giovani troveranno ad attenderli degli operatori con caratteristiche specifiche: sono
psicologi/educatori professionali/orientatori esperti del mondo giovanile, di età sensibilmente vicina
a quella dei destinatari, con il valore aggiunto di essere anche portatori di “passioni ed interessi” tipici
della fascia giovanile (musica, internet etc.) e che conoscono le opportunità territoriali sia relative al
mercato del lavoro che lato sensu culturali.
Ognuno dei giovani coinvolti avrà uno spazio dedicato al colloquio individuale, che sarà proposto nella
cornice tipica dell’incontro tra coetanei: intorno a un tavolo con una consumazione, musica e
chiacchere di sottofondo e contorno. Il colloquio sarà mirato a consentire un racconto il più possibile
libero del proprio vissuto, dei nodi problematici, delle aspirazioni, dei vincoli e delle possibilità. Tali
incontri possono risolversi in un unico momento (laddove le problematiche sono di minore impatto)
ovvero in più momenti, anche al fine di consentire un aggancio che spesso si fonda sulla non facile
creazione di un clima di fiducia e affidamento reciproco.
Il colloquio può aprire a più sviluppi. Abbiamo immaginato tre “contenitori laboratoriali” (fascia 1,2,3)
che si distinguono per il grado di distanza dagli obbiettivi di progetto: l’accesso al mondo del lavoro
2
e/o ad una più ricca integrazione sociale. tutti e tre i contenitori hanno l’obbiettivo minimo comune
della iscrizione al Centro per l’Impiego, la compilazione di un CV significativo e mirato su obbiettivi
realistici per il singolo, l’emersione delle competenze informali e non formali occulte ma significative e
utili.
Abbiamo numerato i contenitori da 3 a 1 (a seconda degli obbiettivi raggiungibili), mantenendo come
punto fermo la possibile (ed auspicabile) migrazione dal 3 verso l’1, anche nel corso dello
sviluppo delle azioni progettuali. (si veda schema sinottico allegato).
Azione 3 – “i contenitori laboratoriali”
n. 3 – fascia di maggior disagio. In questo gruppo immaginiamo di convogliare i ragazzi con le
problematiche personali e socio economiche di maggior impatto: segnali di patologie, di uso e abuso di
sostanze, assenza di reti amicali e familiari significative. Qui l’obbiettivo e l’aggancio per la costruzione
di obbiettivi minimi che consentano alla persona di iniziare un percorso personale supportato che
coinvolga i nodi sensibili della rete (servizi sociali, ASL, etc.) che favorisca l’inserimento in attività
continuative più o meno strutturate, ma tali da favorire una crescita verso il grado di autonomia
raggiungibile realisticamente. Tale azione potrà coinvolgere in maniera indiretta, familiari e figure
significative che potrebbero essere a loro volta agganciati al fine di non scollegare l’intervento sul
ragazzo dal suo mondo di riferimento che ovviamente continua ad essere la parte preponderante
dell’esperienza complessiva di vita e quindi (si presume) portatore oltre che delle possibilità, anche
dei vincoli. Questo gruppo non ha numeri definiti, in quanto le attività saranno molto più soft e libere e
potranno consentire anche ad un numero molto alto di destinatari di partecipare. I setting
laboratoriali saranno costruiti soprattutto in forma ludico – ricreativa e di socializzazione.
n. 2 – fascia grigia. I ragazzi di questa fascia vivono in una sorta di “terra di mezzo”. Possiedono
strumenti, passioni, aspirazioni, ma spesso le declinano in negativo o le negano decisamente in quanto
vivono immersi in un contesto materiale e valoriale incapace di vedere le potenzialità o, nella migliore
delle ipotesi, impossibilitato a valorizzarle a causa dei gap socio economici e culturali. In questa fascia
si lavorerà soprattutto per favorire l’avvicinamento ai canali “istituzionali” che possono trasformare le
potenzialità in possibilità , disvelando ai partecipanti mondi fino a quel momento solo intravisti e
soprattutto considerati inaccessibili. Si ritiene di coinvolgere circa 10 – 15 ragazzi. A loro saranno
proposti setting in cui acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità, strumenti operativi
immediatamente spendibili, informazione sia sul mercato del lavoro che sulle opportunità del
territorio. In questo gruppo saranno proposte testimonianze ed incontri con pari, associazioni,
cooperative sociali, e tutte quelle realtà del territorio che possono fornire delle possibilità reali di
azione per il singolo, sia in termini lavorativi, scolastici, sia culturali e sociali. Anche in questo caso ci
immaginiamo un forte supporto e scambio con le Istituzione pubbliche che si occupano di disagio e
soprattutto di prevenzione del disagio (ad .es. Centri del Sert e della Salute mentale dedicati alla
prevenzione per la fascia giovanile).
n. 1 – fascia della ricerca/risposta attiva. Questa fascia e quella che richiede la costruzione di setting
che pur presentando come negli altri casi degli sfondi integratori appetibili e vicini all’immaginario dei
ragazzi (ciò che è funzionale agli obbiettivi), si connota per la presenza dietro le quinte del vero setting
di lavoro orientativo (ciò che rappresenta l’obbiettivo reale). È dedicato a ragazzi per i quali è la
“scarsità della proposta”, o la carenza informativa in merito alle opportunità realistiche, a determinare
in massima parte il gap rispetto ai coetanei informati, attivi e protagonisti di un progetto personale
teso verso il futuro. Qui le testimonianze e le esperienze si moltiplicano e divengono il centro
dell’azione. Per esemplificare saranno proposti: incontri con ragazzi che hanno realizzato i loro
obbiettivi, incontri con ragazzi che possono portare a contrario esperienze di difficoltà a raggiungere
gli obbiettivi (i due poli insieme descrivono e informano sulla complessità del reale), testimonianze di
insegnanti e operatori della scuole e di Enti formativi, visite ad aziende e cooperative con
testimonianza su settori, profili professionali, mansioni specifiche. Setting di sperimentazione di
3
colloqui di lavoro, setting di ricerca attiva delle opportunità sul territorio, proposte di ulteriori progetti
che diano corpo al proprio, attraverso i contatti con i locali Centri per l’Impiego. Questa azione è
dedicata a un numero contenuto di ragazzi, pensiamo anche qui a 10/max 15 ragazzi per garantire al
massimo la finalizzazione dell’azione.
Metodologie e risorse
In tutti e tre i contenitori si manterranno le premesse metodologiche e la tipologie di risorse già citate
nella azione 2 sul contatto e l’accoglienza. In particolare saranno sempre proposti sfondi integratori e
linguaggi che già appartengono alla fascia giovanile di riferimento. Gli spazi laboratoriali saranno di
base quelli riferibili alla parte ricreativa della giornata della fascia giovanile. Lo staff avrà le medesime
caratteristiche già citate: operatori giovani che siano portatori del medesimo immaginario dei ragazzi
coinvolti. Le testimonianze e le visite saranno sempre costruite per rispettare al massimo il medesimo
approccio (ovviamente facendo salvi i casi nei quali sarà opportuno un approccio più strutturato e
didattico. Es. sperimentazione di un colloquio di lavoro).
Esiti
n. 3 – fascia di maggior disagio. Inserimento in percorsi strutturati del territorio in funzione delle
difficoltà rilevate. Restituzione degli esiti e invio (re-invio) delle persone ai servizi di riferimento per
una assistenza mirata. Iscrizione al centro per l’Impiego (laddove necessario uffici della L. 68/99),
stesura CV, emersione competenze informali e non formali.
n. 2 – fascia grigia. Costruzione di un progetto personale lato sensu di emancipazione, prodromico alla
crescita verso la fascia 1. Prevenzione del rischio di slittamento verso forme di disagio cronico e
istituzionalizzato (abuso di sostanze, patologie psichiatriche, marginalizzazione sociale). aggancio di
opportunità scolastiche, formative, sociali per acquisire migliori strumenti personali verso una
integrazione completa (di lavoro e sociale). definizione di obbiettivi definiti. iscrizione (o rinnovo del
contatto) con i Centri per l’Impiego. stesura CV, emersione competenze informali e non formali.
n. 1 – fascia della ricerca/risposta attiva. Costruzione di un progetto personale in termini di
pianificazione , tempistiche, strumenti necessari, obbiettivi realisticamente raggiungibili, aspirazioni di
lungo periodo. Collegamento con i soggetti territoriali che possono fornire supporto adeguato (in
primis Centri per l’Impiego). Collegamento con progetti specifici di inserimento lavorativo e/o di auto
imprenditorialità (citiamo come esempio concreto il progetto Regionale Giovani Si che propone
sia strumenti di politica attiva del lavoro che incentivi per l’intrapresa economica). Restituzione
al Servizio inviante del progetto definito con i singoli partecipanti. Re – invio ai Centri per l’impiego.
Stesura di un CV mirato sul progetto individuale del singolo arricchito delle competenze informali e
non formali significative per il raggiungimento degli obbiettivi di breve, medio e lungo termine.
4
PROGETTO NEET-WORK
Servizi territoriali …
Servizi educativa di strada, Serv. Affido educativo …
Questura / Prefettura / Agenti di quartiere …
Altro …
(Sert serv. Prevenzione, serv. Sociali …)
Incontri e colloqui in
luoghi non formali
SERVIZI ASSISTENZIALI
TERRITORIALI
Ingresso/reingresso
circuito
Mondo del lavoro
Fascia 1
Ricerca attiva e
costruzione di progetto
di vita.
Attività finalizzate al
raggiungimento degli
obiettivi
Fascia 2
Percorso di
avvicinamento ai canali
istituzionali utili al
proprio progetto di
vita. Definizione degli
obiettivi
(tensione alla fascia 1)
Altro …
Associazionism
o
Fascia 3
Attività di “aggancio”
e di lettura del reale
finalizzate alla
costruzione di
obiettivi minimi
(tensione alla fascia
2)
Iscrizione al Centro per l’impiego (con cv compilato ed emersione di competenze “occulte”)
5