la condizione dei cittadini stranieri residenti in provincia di vercelli ix

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la condizione dei cittadini stranieri residenti in provincia di vercelli ix
Report 2012
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LA CONDIZIONE DEI CITTADINI STRANIERI
RESIDENTI IN PROVINCIA DI VERCELLI
IX RAPPORTO ANNUALE
Provincia di Vercelli
Osservatorio Immigrazione
Settembre 2012
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Report 2012
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Indice generale
PREMESSA .......................................................................................................................................................3
PRIMA PARTE: ALCUNI QUADRI GENERALI ............................................................................................5
1. GLI IMMIGRATI IN ITALIA: QUANTI SONO ..........................................................……………..5
2. GLI IMMIGRATI IN ITALIA: COME STANNO, COME VEDONO IL FUTURO DEL NOSTRO
PAESE ......................................................................................................................................................6
3. L'ITALIA E LA PRIMAVERA ARABA .............................................................................................8
SECONDA PARTE: IMMIGRATI E MONDO DEL LAVORO......................................................................11
1. ALCUNI DATI GENERALI ..............................................................................................................11
2. UN QUADRO SUGLI IMMIGRATI, L'IMPRENDITORIA E L'IMPATTO ECONOMICO DEL LORO
LAVORO................................................................................................................................................12
3. ESSERE IMMIGRATI NEGLI ANNI DELLA CRISI ......................................................................14
TERZA PARTE: I DATI LOCALI ...................................................................................................................18
1.LA DISTRIBUZIONE DELLA PRESENZA IMMIGRATA IN PROVINCIA DI VERCELLI .........18
2. STRANIERI RESIDENTI: ETA' E GENERE ...................................................................................21
3. NAZIONALITA' DI PROVENIENZA ..............................................................................................22
4. PERMESSI DI SOGGIORNO E NULLA OSTA AL LAVORO.......................................................23
5.IMMIGRATI E LAVORO IN PROVINCIA DI VERCELLI..............................................................25
7.GLI IMMIGRATI E LA SALUTE ......................................................................................................27
8. GLI IMMIGRATI E L’ACCESSO ALLA CASA .............................................................................30
9.GLI IMMIGRATI E IL CARCERE DI VERCELLI...........................................................................31
10. LE SECONDE GENERAZIONI IN PROVINCIA DI VERCELLI................................................32
11. LA PRESENZA IMMIGRATA NELLA SCUOLA .........................................................................34
QUARTA PARTE: GLI INTERVENTI DEL PIANO PROVINCIALE IMMIGRAZIONE 2011-2012 .........40
1. I LABORATORI NELLE SCUOLE .................................................................................................40
2. IL SERVIZIO DI MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEL TERRITORIO...................40
3. VERSO UNA RETE DI ISTITUZIONI PER L'IMMIGRAZIONE ..................................................41
SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO .................................................................................43
RINGRAZIAMENTi........................................................................................................................................45
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Report 2012
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PREMESSA
Come ormai da tradizione, la Provincia di Vercelli, presenta in queste pagine il proprio rapporto
annuale sulle condizioni dei cittadini immigrati residenti sul territorio provinciale. Si tratta del nono
rapporto, a consolidamento di una azione di monitoraggio che dura ormai da diversi anni con
l’obiettivo di offrire agli amministratori e ai soggetti che operano sul territorio provinciale, strumenti
conoscitivi utili per mappare ed interpretare i fenomeni migratori in corso localmente.
Quest'anno il report è stato suddiviso in quattro parti, scegliendo di mettere in evidenza
contributi molto aggiornati (anche facendo ampio riferimento a rilevanti indagini nazionali), che
possano trovare interesse, stimolare curiosità e rispondere alle domande dei lettori, siano essi
amministratori pubblici o personale amministrativo costantemente a contatto con la realtà
migratoria.
La prima parte del report fornisce alcuni quadri importanti e imprescindibili, che costituiscono
una premessa alle riflessioni che seguono riguardanti la dimensione locale. Si tratta di
−
un quadro demografico italiano, frutto anche del recentissimo 15° Censimento,
−
un quadro qualitativo dedicato a come stanno gli immigrati e a come vedono il futuro del
paese
−
una breve parentesi storica sulla primavera araba, non dimenticando che l'anno 2011 ha
visto grandi cambiamenti nei paesi che si affacciano, come noi, sul Mare Mediterraneo
La seconda parte del report è dedicata agli immigrati ed alla loro presenza nel mondo del
lavoro. Abbiamo quest'anno dedicato molta attenzione a questo tema, per provare a comprendere
come la crisi stia modificando profondamente i percorsi migratori. Tanto più che gli immigrati, a
parere di molti (vedi IIX Report Osservatorio immigrazione) sembrano essere la parte debole della
popolazione, a rischio, colpita in modo particolare dai processi di riduzione e di peggioramento
qualitativo delle occasioni di lavoro. Concordava con questo il CNEL, (Indici di integrazione degli
immigrati in Italia, VI rapporto 2009), che già in passato nel periodico rapporto sull’integrazione
degli immigrati individuava gli stranieri tra le fasce deboli che sarebbero state colpite per prime e in
modo più pesante dalla crisi. Sulla stessa lunghezza d’onda, l’IRPET (Istituto Regionale per la
Programmazione Economica della Toscana, Il lavoro degli immigrati in Toscana oltre la crisi, 2009),
affermava che, già nel corso del 2009, la recessione aveva reso visibili i suoi effetti sul mercato del
lavoro, colpendo in particolare quei gruppi sociali sui quali in genere si scarica la variabilità del
ciclo economico: i giovani, le donne, e anche gli immigrati. Un'ampia sezione è dedicata alla
imprenditoria immigrata, a parere di molti (per esempio la Fondazione Leone Maressa), prezioso
indicatore di integrazione.
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Report 2012
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La terza parte prevede la presentazione tematica di dati locali, per una riflessione concentrata
sulla situazione vercellese.
La quarta ed ultima parte prevede una breve presentazione del lavoro svolto all'interno del
Piano Immigrazione della Provincia di Vercelli.
Come negli anni passati, ricordiamo che come tutti gli osservatori basati su dati amministrativi,
anche nel nostro caso esistono alcuni limiti nella tipologia e nella qualità dei dati raccolti che ne
limitano il potenziale interpretativo. Innanzitutto esiste un problema di comparabilità interna (tra i
dati forniti dalle diverse fonti provinciali) ed esterna (tra i dati raccolti ed altre banche dati regionali
e nazionali); in secondo luogo si sconta la mancanza di una generalizzata cultura del monitoraggio
statistico dei fenomeni che rende (anche per la mancanza di strumentazioni adeguate) ogni volta
particolarmente gravoso per gli enti produrre dati di tipo quantitativo.
Ciononostante crediamo che, come per gli anni passati, anche per il 2012 il report possa
svolgere pienamente il compito che gli viene affidato, stimolando la discussione e l’analisi dei
fenomeni migratori e dando strumenti di sostegno alle scelte politiche ed operative che gli enti
locali pubblici e del privato sociale sono chiamati a compiere sul territorio provinciale
Il presente report è frutto di un massiccio lavoro di equipe che ha riguardato non solo la
struttura provinciale, ma tutto l’insieme dei soggetti che hanno messo a disposizione, come accade
oramai da anni, il proprio tempo ed i dati istituzionali in loro possesso.
Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno reso possibile la raccolta e
l’elaborazione dei dati presentati nel rapporto.
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PRIMA PARTE: ALCUNI QUADRI GENERALI
1. GLI IMMIGRATI IN ITALIA: QUANTI SONO
Per una riflessione sui dati più recenti del fenomeno migratorio in Italia, è fondamentale partire
dai dati rilevati dal 15° Censimento della popolazi one e delle abitazioni italiane, che ci consentono
di individuare i maggiori trend di crescita della popolazione italiana.
I primi risultati presentati in anteprima nell'aprile 20121 descrivono l'Italia come un paese abitato
da quali 60 milioni di persone, cresciuto negli ultimi 10 anni (i confronti sono con il censimento
2001) di 2,5 milioni.
Si segnala dunque un incremento di popolazione nel periodo intercensuario del 4,3%. La
popolazione è cresciuta soprattutto al Centronord dove oltre il 70% dei comuni ha registrato un
incremento demografico; all’opposto il numero dei residenti è sceso in oltre il 60% dei comuni
localizzati nel Sud e nelle Isole.
Nei 150 anni tra il primo Censimento italiano (1861) e il più recente (2011), la popolazione
residente in Italia è quasi triplicata.
La popolazione straniera abitualmente dimorante in Italia, sempre secondo dati censuari, è
quasi triplicata, passando da 1.334.889 persone censite nel 2001 (dato definitivo) a 3.769.518 nel
2011 (dato provvisorio). Un incremento proporzionale si rileva anche nell’incidenza degli stranieri
sul totale della popolazione, che sale dal 2,34% al 6,34%. La situazione italiana si avvicina così
sempre di più a quella dei paesi con una più lunga tradizione immigratoria. Il forte aumento di
cittadini stranieri contribuisce in maniera determinante all’incremento della popolazione totale nel
decennio tra gli ultimi due censimenti, confermando la tendenziale staticità demografica della
popolazione italiana.
La distribuzione territoriale degli stranieri abitualmente dimoranti è mutata di poco rispetto allo
scorso censimento: due stranieri su tre risiedono nell’Italia settentrionale, che si conferma area
fortemente attrattiva, in particolare il Nord-ovest dove oggi si concentra il 36% degli stranieri.
Anche l’incidenza relativa della popolazione straniera su quella complessiva è assai più elevata
nel Nord–Ovest (85,9 per mille abitanti) e nel Nord–Est (93,0 per mille abitanti ) che nel
1 Vedi www.censimentopoplazione.istat.it e comunicato stampa del 14 aprile 2012. Si attende per fine 2012 la
presentazione definitiva dei dati raccolti attraverso l'”istantanea” scattata il 9 Ottobre 2011
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Mezzogiorno (24,3 per mille abitanti) e nelle Isole (21,2 per mille abitanti). Nondimeno nel corso
del decennio è cresciuto del 192% anche il numero di stranieri abitualmente dimoranti nell’Italia
meridionale.
Poco meno della metà dei cittadini stranieri risiede nei comuni piccoli (fino a 20.000 abitanti),
con quote superiori al 50% nell’Italia nordorientale e in quella meridionale. Nei comuni di maggiori
dimensioni (con più di 100.000 abitanti) vive poco più di un quarto degli stranieri.
L’incidenza più elevata degli stranieri sul totale della popolazione si rileva nei comuni più
grandi, circa 74 stranieri ogni mille abitanti, ma le differenze tra le ripartizioni geografiche sono
ampie: gli stranieri sono 109,6 ogni mille abitanti nel Nord-ovest, 18 ogni mille abitanti nell’Italia
meridionale.
Fra i comuni più grandi, il comune di Brescia si posiziona in testa alla graduatoria con il 16% di
popolazione straniera.
Fra i comuni intermedi (in maggioranza situati in Lombardia), al primo posto si attesta il
comune di Pioltello (MI), dove gli stranieri sono il 22% della popolazione totale.
Fra i piccoli comuni quello di Rocca de’ Giorgi (PV) detiene il primato con il 36,3% di stranieri.
Il Censis nel suo rapporto Sopemi2 afferma come l’età media degli immigrati sia più bassa di
quella degli italiani, le donne siano oramai più degli uomini, le nazionalità presenti siano molteplici
(200) ma le principali siano rumena, albanese e marocchina. L’integrazione sembra rafforzarsi se
pensiamo che sono in notevole aumento matrimoni misti, nascite e concessioni di cittadinanza.
2. GLI IMMIGRATI IN ITALIA: COME STANNO, COME VEDONO IL FUTURO DEL NOSTRO
PAESE
Da una recente indagine del Censis3 emerge con chiarezza che per gli immigrati vivere in Italia
è una scelta di vita solida e soddisfacente: il 54% ritiene che l’Italia sia uno dei Paesi al mondo in
cui si vive meglio e il 72,4% pensa che da qui a dieci anni non lascerà il nostro Paese. Gli
immigrati affermano di essere ottimisti e fiduciosi nel futuro, hanno infatti la percezione di essere
entrati in un circuito di crescita, non facile, né senza ostacoli, ma progressivo. Un ottimismo che
quasi sorprende, data la situazione di crisi economica e sociale che attraversa il nostro Paese, ma
anche una predisposizione d’animo comprensibile alla luce dell’investimento che gli immigrati
hanno fatto decidendo di lasciare il proprio Paese per venire a cercare fortuna nel nostro.
La stabilità del progetto migratorio e la volontà di rimanere migliorando progressivamente la
propria condizione sono confermate anche dalle previsioni di effettuare investimenti economici
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Censis referente Ocse per l'Italia in Rapporto Ocse Sopemi «International Migration Outlook»
edizione 2011
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45° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, edizione 2011
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importanti, come l’acquisto o la ristrutturazione di una casa, previsti rispettivamente dal 45,8% e
dal 16,4% del totale.
Lo studio viene visto dagli immigrati come lo strumento più importante per garantire un
percorso di crescita ai giovani: il 98,4% degli immigrati farà studiare i propri figli. Solo il 19,9%
pensa che studieranno il minimo indispensabile (la quota è del 29,5% tra gli italiani), mentre il
75,8% vorrebbe che prendessero una laurea (a fronte del 64,5% degli italiani): strumento di
riscatto sociale e, per i genitori stranieri, garanzia di un lavoro meno umile rispetto a quello che
molti di loro si sono adattati a svolgere. In ogni caso, ben il 74,2% dei genitori immigrati (a fronte
del 40,6% dei genitori italiani) è convinto che i figli riusciranno a trovare la propria strada e a
conquistare condizioni di vita migliori rispetto a quelle da loro vissute.
Una sezione del 45° Rapporto Censis 4 è stata dedicata a come gli immigrati vedono il nostro
paese ora e in futuro.. A dispetto della crisi economica, per i nuovi italiani l’Italia del 2020 sarà
sicuramente un Paese più benestante (ne è convinto il 65% degli immigrati). Per scelta o per
necessità, differenzierà le proprie attività produttive: secondo il 53,6% degli immigrati le industrie
manifatturiere diminuiranno, ma l’Italia rappresenterà sempre di più un polo di attrazione per i
turisti (79,2%) e si servirà sempre di più di energie alternative (83,8%).
La società sarà più composita e più coesa: l’82,6% pensa che il numero degli stranieri
continuerà ad aumentare e il 73,8% pensa che la società italiana sarà sempre più aperta al
mondo; un’ampia maggioranza pensa che saremo più solidali (68,2%), più giusti (64,6%) e che si
costruiranno più reti di relazioni personali, di vicinato, di amicizia, che evidentemente avranno per
protagonisti anche gli immigrati (62,7%).
Il settore su cui, secondo i nuovi italiani, bisognerebbe investire di più per dare maggiore forza
competitiva all’Italia è quello delle imprese (segnalato dal 56,6% degli intervistati), a testimoniare
una visione senza dubbio influenzata dal contributo che gli immigrati offrono al Paese soprattutto in
termini di lavoro.
Ma per crescere, il nostro Paese ha bisogno di ripensarsi profondamente e nelle fondamenta. Il
58,8% degli immigrati pensa che si debba investire nella formazione (il 32,7% indica la scuola, il
26,1% l’università) e il 32,5% nella giustizia.
Il nodo centrale dello sviluppo è rappresentato dalla preparazione delle nuove generazioni
(53,4%), che significa non solo puntare sulla qualificazione del capitale umano attraverso un
sistema educativo e formativo di alto livello, ma anche garantire ai giovani che si affacciano al
mondo del lavoro un’occupazione stabile (29,9%), un coinvolgimento lavorativo che permetta la
valorizzazione delle competenze acquisite per farne una risorsa per lo sviluppo individuale e
dell’intero Paese.
Accanto alla visione “ottimista” che emerge dalle indagini citate, occorre ricordare però che la
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45° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, edizione 2011
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crisi sta duramente colpendo gli immigrati. Non è difficile immaginare come le difficoltà del mondo
del lavoro risultino accentuate per la componente migratoria, spesso poco qualificata.
Dieci interviste a questo riguardo sono state rivolte a testimoni privilegiati vercellesi che
incontrano quotidianamente il mondo dell'immigrazione: si tratta del personale di questura,
prefettura, enti socio-assistenziali, enti locali.
Tra gli effetti della crisi viene segnalato, ad esempio, come anche la componente femminile
della popolazione immigrata sia oggi, a differenza del passato, attiva nella ricerca del lavoro. Si
tratta di donne, adulte, che non hanno mai lavorato e i cui mariti stanno vivendo lunghi periodi di
disoccupazione.
Altro indicatore di come la crisi stia impattando sui percorsi di vita dei migranti è il fatto che
sono aumentate le richieste di informazioni per poter usufruire del rimpatrio assistito. Ci viene
testimoniato che le famiglie di immigrati sono duramente messe alla prova dovendo prendere
decisioni che spesso contraddicono nei fatti le attese e le speranze che li avevano mossi sino ad
ora.
A questo proposito molti affermano “che gli immigrati stanno cercando di usufruire di ogni
possibilità concessa dal nostro Stato pur di cercare di rimanere nel nostro paese; la scelta di non
tornare al paese di origine è legata anche al fatto che i figli (la cosiddetta seconda generazione) è
radicata profondamente nel nostro territorio e non vuole lasciarlo.”5
Concludendo, molti degli intervistati si dicono fortemente preoccupati per i diffusi segnali di
disgregazione sociale: difficile integrazione dei giovani immigrati sia scolastica che lavorativa, gravi
carenze economiche delle famiglie, elevata conflittualità e tensione intrafamiliare. Tali difficoltà, se
non seriamente affrontate, porteranno all'aprirsi di un vero e proprio conflitto sociale.
3. L'ITALIA E LA PRIMAVERA ARABA
Guardando ai principali fenomeni migratori che hanno caratterizzato il 2011, occorre ricordare
quale rilevanza abbia avuto, nell'opinione pubblica e non solo, la cosiddetta “Primavera Araba”:
ovvero un grande fenomeno di rivoluzione sociale che ha portato dal basso (con un grande
protagonismo delle giovani generazioni) a importanti cambiamenti democratici in alcuni paesi del
Maghreb: Tunisia, Libia, Egitto.
Questo fenomeno ha riguardato anche l'Italia in quanto “altra” sponda dello stesso mare
Mediterraneo.
Nei primi mesi dell'anno 2011 si è diffuso un vero e proprio allarme per una situazione
potenzialmente esplosiva generata dagli arrivi record di migliaia di immigrati Nordafricani. Il
Ministero dell'Interno parlava di un esodo di migliaia di persone (6.333 nei primi due mesi
5 Brano tratto da intervista ai testimoni privilegiati 2012, nostra elaborazione
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dell'anno), arrivate in Italia grazie a 132 sbarchi, che hanno portato 5.478 persone nella sola
Lampedusa. In soli due mesi si sono superati i dati riferiti all’intero 2010, quando in 12 mesi si
erano registrati 159 sbarchi e 4.406 clandestini.
Abbiamo chiesto ai mediatori di lingua araba che hanno operato all'interno del Piano
Immigrazione 2012 di portare testimonianze relative all'impatto che la Primavera Araba ha
generato sul territorio vercellese. Nonostante gli allarmismi diffusi a livello nazionale, generati
anche dalle imponenti dimensioni del fenomeno, localmente non si sono verificati eventi
significativi (arrivi massicci, necessità si ospitalità urgenti) probabilmente perché l'Italia, in
particolare a Nord-ovest, è stata considerata dai profughi come zona di transito verso la vicina
Francia.
Nell’ultimo anno gli stranieri provenienti dai Paesi del Mediterraneo e regolarmente residenti in
Italia sono 675.1906, vale a dire il 15,9% dei 4.235.059 stranieri complessivi. Tra questi sono
particolarmente numerosi gli immigrati che provengono dal Marocco: con 431.529 presenze
registrate alle anagrafi comunali costituiscono la terza comunità straniera in Italia, dopo rumeni e
albanesi. Segue la Tunisia, con 103.678 residenti, e l’Egitto, con 82.064 residenti.
Di pari passo con la stabilizzazione, si sono moltiplicati i segnali di integrazione spontanea. Nel
2008 in Italia si sono celebrati 2.219 matrimoni tra un partner italiano e uno marocchino, 480
matrimoni tra tunisini e italiani, 382 con egiziani. Aumentano anche le nascite, al punto che la
presenza straniera ha permesso di invertire la tendenza del nostro Paese verso il declino
demografico. Nel 2008, ultimo anno per cui si dispone di dati disaggregati per nazionalità, in Italia
sono nati 12.242 bambini da madre marocchina, 2.650 da madre tunisina e 2.234 da madre
egiziana.
Altri segnali di integrazione provengono dal mercato del lavoro, dove molti degli stranieri che
arrivano dal Maghreb e dal Medio Oriente si sono specializzati nel commercio e nella ristorazione,
soprattutto nelle grandi città. Nel 2010 in Italia risultano attive circa 80.000 imprese gestite da
stranieri provenienti da un Paese del Mediterraneo: 50.765 hanno un titolare marocchino, 11.414
un tunisino, quelle con proprietario egiziano sono 11.061. Da segnalare anche la rapida crescita
avvenuta negli ultimi anni di imprese di algerini (2.459 contro le 426 del 2000) e di turchi (1.777
contro le 332 del 2000).
Un risultato macroscopico del processo di stabilizzazione in atto, i cui effetti potrebbero essere
particolarmente significativi per la creazione di un comune «spirito mediterraneo», è la presenza di
alunni stranieri nelle scuole italiane, che è in continua crescita. Nell’anno scolastico 2008-2009 sui
banchi delle nostre scuole sedevano 629.360 alunni stranieri, 118.486 dei quali (pari al 18,8% del
totale) provenienti da Paesi dell’area mediterranea. Al primo posto i marocchini, con 83.608 alunni
(il 13,3% del totale), seguiti da tunisini (16.815 studenti) ed egiziani (9.380).
6 Censis referente Ocse per l'Italia in Rapporto Ocse Sopemi «International Migration Outlook» edizione 2011
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SECONDA PARTE: IMMIGRATI E MONDO DEL LAVORO
1. ALCUNI DATI GENERALI
Oggi7, in Italia, è immigrato poco meno del 10% del totale degli occupati (a Brescia è straniero
un lavoratore su 5, a Milano 1 su 7) e il 3% del totale degli imprenditori; ogni anno quasi 40.000
persone di origine straniera diventano cittadini italiani (fino ad oggi questo fenomeno ha portato un
incremento di circa 350.000 elettori); sul territorio nazionale sono presenti 750.000 minori di origine
straniera dei quali 450.000 nati in Italia (64.000 solo nel 2007); nella scuola è straniero uno
studente ogni sedici; 1 matrimonio ogni 10 coinvolge un partner italiano e uno straniero, 2 ogni 10
sono contratti da partner entrambi stranieri; 120.000 famiglie straniere hanno comperato casa nel
nostro Paese nell’ultimo anno di riferimento dei dati Caritas; il gettito fiscale assicurato dagli
immigrati nel 2006 è stato di 3 miliardi e 749 milioni di euro.
Questi dati sono indicativi di un presenza dei cittadini di origine straniera all’interno della
popolazione e della società italiana, che, accanto ai ben noti problemi derivanti dalle situazioni di
illegalità e marginalità, si caratterizza per la sua rilevanza all’interno delle dinamiche produttive, e
per la progressiva stabilizzazione della permanenza.
Dopo essere stato per una lunga fase della propria storia un paese di emigrazione, l’Italia si sta
riscoprendo un paese di forte immigrazione, con un aumento della popolazione straniera
nell’ordine delle 300-350 mila unità all’anno che porta il nostro Paese ad avere una intensità
migratoria proporzionalmente più ampia di quella degli Stati Uniti.
Il contributo che deriva dalla presenza degli immigrati appare cruciale anche in relazione alle
dinamiche demografiche (tratteggiate nella prima parte di questo lavoro) che caratterizzano il
nostro Paese e che vedono un progressivo invecchiamento della popolazione frutto della duplice
spinta derivata dalla carenza della natalità e dall’aumento della durata della vita media. I demografi
hanno più volte messo in guardia dagli effetti di medio-lungo periodo di questi fenomeni che
sbilancerebbe profondamente il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati mettendo profondamente
in crisi le basi economiche dello stato sociale.
Il numero di lavoratori temporanei8, entrati nei Paesi OCSE nel 2009 ha raggiunto circa 1,9
milioni di persone,
notevolmente più elevato rispetto al numero di lavoratori migranti permanenti, il quale è rimasto
stabile a circa 1,5
milioni, dopo una diminuzione di circa il 16% avvenuta nel 2009 rispetto al 2008. Tale diminuzione
7 Rapporto sule migrazioni 2011, Fondazione Ismu
8 Censis referente Ocse per l'Italia in Rapporto Ocse Sopemi «International Migration Outlook» edizione
2011
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seguiva alla
contrazione dell’1% registrato nel 2008. Precedentemente, i flussi erano cresciuti ogni anno del
7% per quasi un
decennio. La più ampia categoria singola di lavoratori migranti temporanei, più di uno su quattro
nel 2009, è quella dei
lavoratori stagionali, in gran parte lavoratori agricoli poco qualificati. La categoria successiva è
quella della vacanzalavoro, che ha costituito circa il 20% nel 2009. I trasferimenti intra-aziendali
hanno inciso per circa il 6% della
migrazione di lavoratori temporanei nel 2009.
Dal punto di vista delle nazionalità di provenienza all'interno dei paesi OCSE, la migrazione
proveniente dalla Cina incide per circa il 9% di tutti i flussi in entrata, mentre Rumeni, Indiani e
Polacchi hanno costituito rispettivamente il 5%, 4,5% e il 4% delle entrate nel 2009.
Rispetto ai movimenti osservati prima della crisi, i maggiori declini in termini assoluti sono stati
registrati nelle migrazioni in provenienza dai nuovi Stati membri dell’UE, in particolare da Romania,
Polonia e Bulgaria.
2. UN QUADRO SUGLI IMMIGRATI, L'IMPRENDITORIA E L'IMPATTO ECONOMICO DEL
LORO LAVORO
Alcune indagini mettono in evidenza come, anche in conseguenza al dinamismo, all'ottimismo
e alle elevate aspettative, gli immigrati siano dinamici e scelgano la strada dell'imprenditoria.
Mediamente9 gli immigrati nel mondo del lavoro sono più giovani, meno pagati, più flessibili
degli italiani. Spesso svolgono lavori faticosi e poco qualificati nelle imprese e sono diventatati un
insostituibile pilastro del nostro welfare familiare. Praticamente assenti dalle posizioni apicali della
Pubblica Amministrazione e delle grandi aziende, in molti casi hanno scelto con successo il rischio
della piccola impresa.
I titolari di impresa nati all’estero mostrano, anche in questi anni di crisi, una vitalità sconosciuta
ai nostri connazionali, tanto che dal 2009 al 2011, mentre gli imprenditori italiani diminuiscono,
quelli stranieri crescono del 10,7%. Attualmente i titolari stranieri rappresentano il 10,7% dei piccoli
imprenditori, ma a Prato sono il 38,9%, a Firenze il 21,5%, a Milano il 20%, a Trieste il 18,6% e a
Roma il 16,9%. La loro presenza è particolarmente significativa in alcuni settori: innanzitutto le
costruzioni, dove rappresentano il 20,2% degli imprenditori attivi, e poi il commercio al dettaglio,
dove sono il 18,1%.
Oggi a Milano, Torino, Genova, il 33% dei negozi al dettaglio è gestito da immigrati; a Palermo,
Verona e Firenze la quota sfiora il 30%; a Bologna, Roma, Catania supera abbondantemente il
20%.
Un dato interessante è il protagonismo delle donne straniere come imprenditrici:
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45° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, edizione 2011
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complessivamente sono oltre 77.000, vale a dire il 21,8% del totale degli imprenditori stranieri. Le
donne sono addirittura più numerose degli uomini tra gli imprenditori agricoli (51%) e
rappresentano oltre il 40% dei titolari stranieri nell’alloggio e nelle ristorazione. Al primo posto per
numero di imprenditrici straniere ci sono le cinesi (16.485), seguite a grande distanza dalle rumene
(6.588).
Se quello delle imprese è senza dubbio il settore più vitale dell’economia immigrata, vi è un
altro comparto in cui gli stranieri danno un contributo fondamentale al nostro Paese: è quello del
welfare, particolarmente nel segmento dei lavori domestici e dei servizi di cura alle persone
anziane. In questo settore si è incontrata da tempo la domanda di assistenza espressa dalle
famiglie italiane con l’offerta di manodopera flessibile e a basso costo delle donne straniere,
andando a formare un vero e proprio welfare auto-organizzato e parallelo a quello ufficiale. Diverse
sono le figure professionali che si muovono nell’universo dei servizi di assistenza, dalle babysitter
ai collaboratori domestici, alle badanti. Nel 2010 circa il 10% delle famiglie italiane (2.450.000 in
valore assoluto) hanno fatto ricorso a un collaboratore domestico, per un totale di circa 1.550.000
lavoratori.
La
fondazione
Leone
Maressa
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dell'imprenditorialità di immigrati
ha
dedicato
specifici
approfondimenti
al
tema
e afferma che in Italia le imprese gestite da stranieri sono
454.000 e producono quasi 76 miliardi di euro, pari al 5,5% dell'intera ricchezza prodotta a livello
nazionale11.
L'edilizia e' il settore che tra tutti mostra un maggior peso della componente straniera nella
creazione del valore aggiunto (il 13,8%) e la Toscana e' la prima regione in cui il valore aggiunto
prodotto da aziende gestite da stranieri e' piu' elevato che da altre parti (7,7%). In Emilia Romagna
le imprese di immigrati e stranierie producono il 6,7% del pil regionale e in Friuli Venezia Giulia il
6,4%. Al Centro e al Nord il contributo degli immigrati si fa piu' forte, e al Sud l'incidenza del lavoro
straniero arriva appena al 2,5%in regioni quali la Campania e la Basilicata.
Le imprese degli stranieri si rivelano produttive soprattutto nel settore delle costruzioni, dove si
concentra il maggior contributo degli immigrati alla produzione di valore aggiunto: si tratta del
13,8% di tutta la ricchezza creata dal settore. Segue a ruota il comparto del commercio (con il
10,1% della produzione complessiva), la manifattura (6,6%) e i servizi alle persone (6,3%). Ma
sono le aziende che operano nei servizi alle imprese che nel complesso concorrono alla creazione
della maggiore ricchezza in termini assoluti: infatti si tratta di quasi 21 miliardi di euro (il 27,6% del
totale), seguito dai servizi alle persone con 19,7 miliardi di euro (26,1%).
"L'iniziativa imprenditoriale degli stranieri - affermano i ricercatori della Fondazione Leone
Moressa - ricopre un ruolo fondamentale nella creazione della ricchezza nazionale. Le imprese
gestite da stranieri assumono personale, pagano le imposte, contribuiscono alla crescita
10
Fondazione Leone Moressa Secondo Rapporto sull’Economia dell’Immigrazione (in via di pubblicazione
nell'ottobre 2012)
11
Fondazione Leone Moressa Primo Rapporto sull’Economia dell’Immigrazione, 2011
13
Report 2012
____________________________________________________________________________
complessiva del sistema nazionale, anche in periodo di crisi. La loro sempre maggiore vivacità continuano i ricercatori - fa riflettere sul grado di integrazione degli stranieri nel tessuto economico
e sociale, ma deve nel contempo porre l'attenzione sulla necessità di governare adeguatamente il
fenomeno: non solo consentendo agli immigrati i medesimi strumenti offerti agli italiani, ma
garantendo una concorrenza realmente reale tra tutti i soggetto che operano nel mercato
nazionale".
In media nei Paesi OCSE, la percentuale di imprenditori immigrati differisce solo leggermente
da quella degli imprenditori locali, ma si registrano differenze notevoli tra i diversi Paesi e nel corso
del tempo. Tuttavia, in gran parte dei Paesi OCSE, è più probabile che gli immigrati diano vita a
una nuova attività, anche se il tasso di sopravvivenza di tali attività è più basso rispetto a quello
delle attività intraprese da imprenditori locali. In media, un lavoratore autonomo immigrato
proprietario di una piccola o media impresa crea tra 1,4 e 2,1 nuovi posti di lavoro, cifre
leggermente inferiori a quelle create dalle loro controparti locali (1,8-2,8). Diversi Paesi OCSE
hanno introdotto politiche specifiche a supporto degli imprenditori immigrati. Una prima serie di
politiche consiste in misure mirate, intese ad accompagnare gli immigrati già stabilitisi nel Paese
ospitante tanto in caso di creazione quanto di sviluppo di attività. La seconda serie di misure
prevede specifiche politiche di ammissione intese a regolare l'entrata e il soggiorno di imprenditori
e investitori stranieri in un dato Paese. Tali politiche di ammissione sono volte a selezionare quegli
imprenditori il cui capitale umano e finanziario e i cui progetti aziendali sono suscettibili di
soddisfare le esigenze economiche del Paese ospitante e assicurare il successo delle loro
attività.12
3. ESSERE IMMIGRATI NEGLI ANNI DELLA CRISI
Gli immigrati, come affermato in premessa, sono stati fortemente colpiti, e quasi nell’immediato,
dal rallentamento economico13. Il tasso di disoccupazione tra i nati all’estero negli anni 2008-2009
è notevolmente aumentato in tutti i Paesi OCSE. La crisi che colpisce il sistema produttivo italiano
riduce le opportunità di occupazione anche per i lavoratori immigrati. Nel 2012, secondo le
imprese, potranno essere 22.420 in meno le assunzioni di manodopera non stagionale di origine
straniera nell'industria e nei servizi: e' questo, infatti, il saldo tra i 60.570 posti di lavoro messi a
disposizione di personale immigrato quest'anno contro gli 82.990 dell'anno scorso (-27%)14.
In numerosi Paesi, sono stati soprattutto i giovani immigrati a registrare esiti occupazionali
sfavorevoli già da prima della crisi economica. In tutti i Paesi i cui dati ci sono pervenuti, tranne la
Germania, il tasso di occupazione dei giovani immigrati tra i 15 e i 24 anni è diminuito negli ultimi
12 Censis referente Ocse per l'Italia in Rapporto Ocse Sopemi «International Migration Outlook» edizione
2011
13 Censis referente Ocse per l'Italia in Rapporto Ocse Sopemi «International Migration Outlook» edizione
2011
14 Fonte: Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, dati relativi al 2012
14
Report 2012
____________________________________________________________________________
tre anni ed in misura maggiore rispetto a quello dei giovani locali. In media nei Paesi Europei
OCSE, nel terzo trimestre del 2010, il 24,5% dei giovani immigrati era senza impiego, rispetto al
19,6% di giovani nati in loco. Le cifre corrispondenti relative agli Stati Uniti si attestano
rispettivamente al 15,8% e al 18,8% (Canada 19,4% e 14,2%; Australia 12,9% e 11,3%; Nuova
Zelanda 19,9% e 16,4%). Per evitare impatti negativi di lunga durata sull'integrazione di questo
gruppo nel mercato del lavoro, che potrebbero condurre a situazioni di stigmatizzazione e di
scontento sociale, la gestione di tale problematica è da porre urgentemente in cima alle priorità
politiche.
Se gli uomini immigrati hanno avuto delle difficoltà nel mercato del lavoro, le donne sono state
meno colpite dalle ripercussioni della crisi economica. Una delle ragioni è la concentrazione del
lavoro femminile in settori che non hanno subito in maniera estensiva gli effetti negativi della crisi
economica (come i servizi sociali e a domicilio).
Un'altra possibile spiegazione è che le donne immigrate potrebbero aver aumentato le ore di
lavoro per compensare la riduzione di reddito familiare dovuta alla disoccupazione degli uomini.
Nei periodi di rallentamento economico, sebbene la creazione netta di posti di lavoro sia
negativa, si continua ad assumere. L'occupazione degli immigrati è aumentata in alcuni settori
(istruzione, salute, assistenza a lungo termine, servizi a domicilio), mentre si è ridotta in altri
(edilizia, finanza, commercio all'ingrosso e al dettaglio, ecc.). Tuttavia, resta da appurare se i
lavoratori immigrati licenziati possano cogliere le nuove opportunità di impiego. In tale contesto,
sussiste il rischio di persistenza della disoccupazione di lungo termine per categorie specifiche di
lavoratori, in particolare gli uomini con bassa o media qualifica.
Sembra confermato, afferma lo studio Immigrazione in Piemonte15, che “anche in una fase di
congiuntura economica negativa le minori opportunità di lavoro non si traducono in modo
immediato e automatico in un blocco degli arrivi o in esodi di massa. A volte il dato riferisce di un
aumento dell'occupazione ma occorre considerare che si tratta in molti casi di persone già
occupate che emergono sia attraverso provvedimenti di regolarizzazione, sia tramite i “decreti
flussi”. Molte persone erano quindi già in Italia o hanno realizzato progetti migratori concepiti prima
della crisi. Comunque una popolazione così numerosa, composita e stabilizzata come quella degli
stranieri in Italia genera flussi di ingresso non strettamente correlati alla congiuntura economica
(ricongiungimenti familiari, matrimoni, nuove nascite, iscrizioni a corsi di studio ecc…)”16.
Come insegna l’esperienza storica, l’introduzione di più severi limiti ai trasferimenti può indurre
a consolidare la presenza invece di favorire nuovi spostamenti. Infine, gli effetti della crisi nei paesi
di origine o di possibile ulteriore destinazione possono scoraggiare gli spostamenti“.
L’osservatorio provinciale sull’immigrazione, a diretto contatto con i servizi socio assistenziali ai
quali la Provincia offre un servizio di mediazione, conferma quanto riportato dall’Osservatorio
15 Ires Regione Piemonte. Osservatorio dell’Immigrazione. Rapporto 2010
16 Ires Regione Piemonte. Osservatorio dell’Immigrazione. Rapporto 2010
15
Report 2012
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Immigrazione su scala regionale: “Sono stati ripetutamente segnalati come conseguenza della crisi
difficoltà da parte delle famiglie a sostenere le spese ordinarie, oltre che a rimborsare i mutui per la
casa o per il consumo, contratti negli anni precedenti. È possibile che alcuni adolescenti abbiano
interrotto o abbreviato il percorso scolastico per cercare una fonte di reddito. Sono segnalati casi di
famiglie che rientrano nel paese di origine o che inviano i figli in patria presso parenti per ridurre le
spese in attesa di tempi migliori. È probabile che aumenti il ricorso al lavoro autonomo o ad
assunzioni fittizie per conservare il permesso di soggiorno, ma è difficile dire se e quanto il
fenomeno sia diffuso“17.
Occorre segnalare come la precarietà lavorativa incida sulle condizioni di vita degli immigrati
ancor più che degli italiani. Infatti “se uno straniero perde il lavoro è necessario che lo ritrovi entro
6 mesi, in caso contrario il permesso di soggiorno viene considerato scaduto”, affermano alcuni
testimoni privilegiati intervistati a questo proposito.
Ancora “La performance degli immigrati è migliore di quella degli italiani, in termini
proporzionali, su tutti i fronti, salvo che per gli avviamenti maschili e per quelli a tempo
determinato, dove lo scarto è comunque limitato. Le differenze più nette, a vantaggio degli
stranieri, riguardano, agricoltura esclusa, le assunzioni femminili, quelle degli ultracinquantenni, il
part time e il tempo indeterminato, variabili che appaiono tutte in sostanza interconnesse,
dipendenti dall’unica altra area di attività, oltre all’agricoltura, che pare non risentire della fase
recessiva, cioè il lavoro domestico (+7%), caratterizzato da una forte presenza femminile, un
esteso ricorso al part time e a contratti a tempo indeterminato e con un significativo reclutamento
di persone in età matura (quasi i tre quarti delle donne straniere con più di 50 anni si collocano
presso le famiglie che alimentano la domanda di questo comparto).”18
Segnaliamo infine che, soprattutto nel corso del 2012, sono state approvate norme che dovrebbero
favorire l’emersione del lavoro nero e il mantenimento degli stranieri in condizione di regolarità pur
nel caso di perdita della propria occupazione. Ci riferiamo in particolare alla norma “Disposizioni in
materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita” (Legge 92/2012)”,
pubblicate il 3 luglio in Gazzetta Ufficiale che prevede che gli immigrati che hanno perso il lavoro
ora hanno più tempo per trovarne un altro prima di perdere il diritto a soggiornare in Italia. In
poche parole un paracadute per salvarsi dall’irregolarità mentre la crisi colpisce duramente
l’occupazione, anche straniera. L’altra norma è relativa alla regolarizzazione, e già siamo a
conoscenza che nel primo giorno di apertura della procedura (15 settembre 2012) sono state
4.547 le dichiarazioni di emersione dal lavoro irregolare inviate sul sito del ministero dell'Interno. Si
tratta del decreto legislativo n. 109 del 16 luglio 2012, n. 109 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 172
del 25 luglio 2012 con il quale è stata data attuazione alla direttiva 2009/52/CE che introduce
17 Ires Regione Piemonte. Osservatorio dell’Immigrazione. Rapporto 2010
18 Ires Regione Piemonte. Osservatorio dell’Immigrazione. Rapporto 2010
16
Report 2012
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norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano
cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
17
Report 2012
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TERZA PARTE: I DATI LOCALI
1. LA DISTRIBUZIONE DELLA PRESENZA IMMIGRATA IN PROVINCIA DI VERCELLI
Un primo fondamentale punto di partenza per comprendere il fenomeno dell’immigrazione,
consiste nel definirne la portata numerica.
La tabella che segue evidenzia come negli ultimi anni la popolazione straniera sia cresciuta in
provincia di Vercelli, in linea con il dato nazionale, che dalle recenti rilevazione Istat, vede una
incidenza tra l'8 e il 9%.
Tabella Cittadini stranieri in provincia di Vercelli negli anni e
percentuale rispetto al totale della popolazione residente
Anno
Numero immigrati in
% rispetto al totale della popolazione residente
valore assoluto
2003
7350
3,3
2004
8056
4,5
2005
8822
4,9
2006
9351
5,2
2007
10967
6,11
2008
11818
6,56
2009
11881
6,57
2010
13050
7,35
2011
13500
7,9
Fonte: Uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
Seguendo la linea interpretativa del dossier Caritas19, i dati relativi agli immigrati residenti
sottostimano probabilmente il fenomeno, in quanto non tengono conto di coloro che pur in regola
con il permesso di soggiorno, non sono registrati come residenti. Ciò comporta che il valore
stimato (13.500 soggetti nel 2011) potrebbe sottostimare di circa il 10% il fenomeno, che si
potrebbe quindi assestare attorno alle 15.000 unità.
Il dato riferito alla città di Vercelli20 potrebbe essere significativo di una serie di flussi interni che,
a fronte della crisi economica ed occupazionale, portano ad un maggior inurbamento rispetto al
passato da parte della componente straniera della popolazione residente: il capoluogo che vede la
19 Dossier Caritas Migrantes 2010
20 Vedi IIIV Rapporto Annuale “L'immigrazione in Provincia di Vercelli”
18
Report 2012
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presenza di quasi 1 immigrato ogni 10 cittadini è certamente l’area della provincia che concentra la
maggiore densità di immigrati, con le conseguenze che ne derivano anche in termini di richiesta di
servizi specifici (istruzione, salute, informazione, ecc).
Tabella Percentuale di stranieri sul totale della popolazione residente per area
provinciale (anno 2010)
Percentuale di stranieri
sul totale della popolazione residente
2010
Valsesia
5,9
Bassa vercellese
6,7
Città di Vercelli
9,9
Totale
7,35
Fonte: Uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
Come si accennava precedentemente poco meno della metà dei cittadini stranieri risiede nei
comuni piccoli (fino a 20.000 abitanti), con quote superiori al 50% nell’Italia nordorientale e in
quella meridionale. Nei comuni di maggiori dimensioni (con più di 100.000 abitanti) vive poco più di
un quarto degli stranieri.
Come accade per la situazione nazionale, anche a Vercelli l’incidenza più elevata degli stranieri
sul totale della popolazione si rileva nei comuni più grandi. Fra i comuni più grandi, il comune di
Vercelli con il 10% circa di popolazione straniera si posiziona in testa alla graduatoria provinciale,
analogamente a Brescia che si posiziona in testa a livello nazionale con il 16% .
L’analisi dei dati demografici consente di dare una lettura specifica anche della situazione dei
singoli comuni, individuando quali sono i comuni in cui vi sono i maggiore insediamenti di stranieri
residenti. Per facilitare la lettura e l’interpretazione dei dati, abbiamo suddiviso i comuni della
provincia in tre fasce: quelli con più di 3000 abitanti, quelli con un numero di abitanti compreso tra
500 e 3000 e quelli con meno di 500 abitanti.
Tabella Cittadini stranieri residenti: gli 8 comuni con la maggiore presenza di stranieri in
valore assoluto (comuni con più di 3.000 abitanti) al 31.12.2010
Totale popolazione
Comuni
straniera residente
% di stranieri rispetto alla
popolazione residente (2010)
al 31.12.2010
LIVORNO FERRARIS
468
10,34
VERCELLI
4669
0,44
SERRAVALLE SESIA
492
9,53
CRESCENTINO
557
6,89
19
Report 2012
____________________________________________________________________________
SANTHIA'
601
6,62
BORGOSESIA
859
6,44
GATTINARA
534
6,4
VARALLO
483
6,36
Fonte: Uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
Tabella Cittadini stranieri residenti: i 4 comuni con la maggiore presenza di stranieri in
valore assoluto (comuni tra 500 e 3.000 abitanti)
Totale popolazione
Comuni
straniera residente
% di stranieri rispetto alla
popolazione residente 2010
al 31.12. 2010
SAN GERMANO VC
255
14,29
ALICE CASTELLO
233
8,58
BORGO D'ALE
194
7,34
BORGO VERCELLI
162
6,83
Fonte: uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
Tabella Cittadini stranieri residenti: i 4 comuni con la maggiore presenza di stranieri in
valore assoluto (comuni con meno di 500 abitanti)
Totale popolazione
Comuni
straniera residente
% di stranieri rispetto alla
popolazione residente 2010
al 31 dicembre 2010
OLDENICO
22
8,53
ALBANO VC
26
7,6
VILLARBOIT
32
6,52
RIVE
20
4,23
Fonte: uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
Segnaliamo infine che tali dati locali segnalano una presenza di gran lunga inferiore ai picchi
registrati dal 15° censimento che segnala che fra i comuni intermedi (in maggioranza situati in
Lombardia), al primo posto si attesta il comune di Pioltello (MI), dove gli stranieri sono il 22% della
popolazione totale.
Fra i piccoli comuni quello di Rocca de’ Giorgi (PV) detiene il primato con il 36,3% di stranieri,
percentuale di gran lunga inferiore rispetto al circa 9% del comune di Oldenico.
20
Report 2012
____________________________________________________________________________
Se invece di basarci sui valori assoluti, esaminiamo i dati in percentuale rispetto alla
popolazione residente, il comune con la maggiore densità di stranieri residenti è San Germano
Vercellese, che strappò a partire dal 2009 il primato detenuto da Collobiano.
Le cause delle forti differenze nella concentrazione della popolazione straniera a livello
comunale sono molteplici e possono avere a che fare con la presenza di una forte offerta di lavoro
in quello specifico territorio, con una disponibilità di abitazioni a basso costo, con la presenza di
una comunità etnica e/o parentale in grado di dare sostegno ai nuovi arrivati.
Tabella Cittadini stranieri residenti: graduatoria dei 5 comuni con la maggiore presenza
di stranieri in percentuale sulla popolazione residente
Totale popolazione
Comuni
straniera residente al
31.12.2009
% di stranieri rispetto alla
popolazione residente
SAN GERMANO VC
255
14,29
TRINO
887
11,63
FORMIGLAIANA
61
0,47
FONTANETTO PO
130
10,47
LIVORNO FERRARIS
468
10,34
Fonte: uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
2. STRANIERI RESIDENTI: ETA' E GENERE
In tutte le rilevazioni precedenti, la percentuale di maschi è sempre stata (di poco) superiore a
quella delle femmine. Nel 2009, invece, il dato si ribalta, evidenziando, per la prima volta una
prevalenza della componente femminile su quella maschile. Tale tendenza risulta confermata nel
2010, anche a conferma dei trend nazionali. Vedi la già citata indagine Sopemi (Immigrazione e
presenza straniera in Italia 2009/2010).
Tabella Gli immigrati in provincia di Vercelli: distribuzione per sesso e per anno
(% sul totale di stranieri residenti)
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Maschi
51
51
51
53
53
52
48
47
Femmine
49
49
49
47
47
48
52
53
Fonte: uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
21
Report 2012
____________________________________________________________________________
Anche dai dati del 2010 si conferma che è soprattutto la fascia d’età centrale e più produttiva
(quella tra I 19 e I 60 anni) a raccogliere la maggior parte degli stranieri residenti sul territorio
provinciale. Non sembra confermata la tendenza del 2009 che avrebbe visto diminuire la
numerosità in valori assoluti dei minorenni.
Confermata invece la tendenza rilevata in passato che vede un aumento della numerosità e
della quota di stranieri residenti con un’età superiore ai 60 anni, che sono raddoppiati in 5 anni.
Tabella Gli immigrati in provincia di Vercelli:
distribuzione percentuale per fasce d’età e per anno della rilevazione
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Meno di 18 anni
2203
2393
2682
2878
2805
3084
Da 19 a 60 anni
6315
6612
7940
8555
8654
9358
Più di 60 anni
304
346
345
385
414
608
Fonte: Uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
3. NAZIONALITA' DI PROVENIENZA
Gli stranieri residenti sul territorio della provincia di Vercelli rappresentano, come oramai da
anni, un vero e proprio spaccato del mondo, con più di 120 nazionalità presenti, suddivise nei
cinque continenti. E’ la conferma della disomogeneità del fenomeno migratorio di cui si parla anche
a livello nazione21.
La provenienza degli stranieri residenti sul territorio provinciale, differenziandola per macroaree
geografiche, si presente analoga a quella dell’anno 2009, prevedendo che il 54% del totale degli
stranieri presenti siano di origine europea, a fronte del 34% di africani e del 6% di asiatici e del 6%
di americani.
Entrando più nel dettaglio dei singoli paesi di provenienza, la tabella che segue individua le otto
nazionalità più presenti. L’elenco delle nazioni è praticamente identico negli anni. Importante però
è l’osservazione circa le variazioni della numerosità riferita ai singoli paesi presi in esame che
mostra differenze piuttosto significative. Solamente la Tunisia presenta una leggera flessione delle
presenze, anche se le recenti rivolte nord africane potrebbero influenzare notevolmente questo
dato negli anni a venire.
Tabella Andamento 2008-2010 delle presenze di immigrati
per le 8 nazionalità più numerose presenti in provincia di Vercelli
21 Indagine Sopemi 2010
22
Report 2012
____________________________________________________________________________
2008
2009
2010
Marocco
3096
2863
3114
Romania
2213
2370
2513
Albania
2001
1883
2033
Cina
536
527
615
Ucraina
408
503
740
Tunisia
242
280
268
Peru'
233
239
261
Senegal
291
238
292
Fonte: Uffici anagrafici dei Comuni della Provincia di Vercelli e nostra elaborazione
L’analisi per età e per nazionalità conferma la scarsa, anche se in aumento, presenza di
anziani in tutte le diverse comunità etniche. La presenza più diffusa è tra i cittadini di origine
albanese mentre la quota più alta di minorenni si trova tra i marocchini in primo luogo, seguono
tunisini e albanesi. La composizione per età della popolazione immigrata muta in relazione a
diversi fenomeni. I flussi migratori, infatti, si concentrano generalmente tra le persone di giovane
età (o comunque in età lavorativa) che rappresentano la gran parte delle presenze straniere sul
territorio vercellese. Con il passare del tempo, tuttavia, non solo si assistono a fenomeni di
invecchiamento della popolazione immigrata (ricordiamo che le prime ondate migratorie nel nostro
Paese sono degli anni ’80), ma aumentano i ricongiungimenti per cui l’immigrato che ha un lavoro
stabile ed una abitazione si riunisce con la moglie e con i figli, ma, a volte, anche con i genitori
della famiglia di origine.
Allo stesso modo, è risaputo che tra la popolazione straniera gli indici di natalità sono
nettamente superiori a quelli della popolazione italiana, per quanto le statistiche più recenti
mostrino la presenza di fenomeni di riduzione della natalità anche nella popolazione straniera
residente.
4. PERMESSI DI SOGGIORNO E NULLA OSTA AL LAVORO
La Questura e la Prefettura di Vercelli, rappresentano un osservatorio privilegiato per l’analisi
dei flussi di stranieri regolari presenti sul territorio provinciale. E’ dai loro uffici, infatti, che
transitano le richieste di permesso di soggiorno, il rilascio delle carte di soggiorno, i nulla osta per
l’ingresso in Italia per motivi di lavoro, di ricongiungimento familiare, etc…
Il numero di permessi di soggiorno rilasciati dalla Questura di Vercelli nel 2010, registra un
23
Report 2012
____________________________________________________________________________
aumento di 761 permessi di soggiorno rispetto all’anno precedente.
La dimensione diacronica evidenzia come in pochi anni il numero di pratiche evase dalla
Questura di Vercelli in relazione ai permessi di soggiorno si sia ridotto passando dalle 4.160 del
2005 alle 3.562 del 2010.
Da sottolineare in ogni caso il forte aumento in valori assoluti che ha caratterizzato l’ultimo
anno.
Tabella Numero pratiche evase per permessi di soggiorno
Anno
Numero di pratiche
2004
4358
2005
4160
2006
4405
2007
3325
2008
3003
2009
2801
2010
3562
2011
3378
Fonte: Questura di Vercelli, Ufficio Immigrazione
Segnaliamo inoltre che nell'anno 2011 sono stati consegnati 279 permessi di soggiorno per
motivi familiari: si tratta di 89 marocchini, 30 albanesi, 26 domenicani, 20 ucraini e altrettanti
brasiliani, 12 moldavi e 10 russi.
Il decreto flussi 2010-2011 ha inoltre previsto la regolarizzazione di 20 persone, cui si sono
aggiunte la conversione di ulteriori 2 permessi di studio e tirocinio
Tabella Numero pratiche evase per permessi di soggiorno per nazionalità esclusi i permessi di lungo periodo
(dettaglio delle nazionalità con il più alto numero di permessi)
200
5
Marocco
24
148
8
2006
2007
1218
864
2008
2009
2010
2011
1005
828
1055
628
Report 2012
____________________________________________________________________________
610
486
601
362
0
0
0
0
0
218
259
221
228
348
182
262
249
152
253
202
264
214
Perù
0
0
0
0
101
122
70
Moldavia
0
0
0
103
97
101
69
Albania
973
791
574
Romania
0
731
Ucraina
242
Cina
* dal 2007 i cittadini romeni sono comunitari
Fonte: Questura di Vercelli, ufficio immigrazione
La tabella che segue mostra il numero di richieste pervenute allo sportello Unico
dell’Immigrazione della Prefettura di Vercelli. Da evidenziare una significativa diminuzione di nulla
osta per motivi di lavoro. Aumentano invece, a riprova di una crescente stanzialità, le richieste per
ricongiungimento familiare.
Tabella Richieste pervenute allo sportello Unico dell’Immigrazione della Prefettura di
Vercelli
luglio
2005
Richieste nominative di Nulla Osta
al lavoro
Richieste nominative di Nulla Osta
al ricongiungimento familiare
2006
200
7
2008
200
9
2043
1119
790
0
449
119
238
330
226
161
0
0
0
0
4
0
0
0
0
1
2010
263
197
Permessi di soggiorno per studio o
formazione professionale, convertiti
in permesso di soggiorno per lavoro
subordinato
Permessi di soggiorno per sportivi
stranieri
Fonte: Prefettura di Vercelli, sportello unico immigrazione
5. IMMIGRATI E LAVORO IN PROVINCIA DI VERCELLI
25
4
Report 2012
____________________________________________________________________________
E' utile tracciare un quadro di riferimento relativo al trend del mondo del lavoro in Provincia di
Vercelli, utile a collocare dati e tendenze della popolazione immigrata in materia.
Ai fini di una definizione aggiornata facciamo ampio riferimento ai report prodotti
all'Osservatorio Provinciale del Mondo del lavoro22 che vengono trimestralmente elaborati e resi
pubblici.
Il report del primo trimestre 2012 ricordava che, secondo stime Istat, le forze di lavoro (persone
in età fra i 15 e i 64 anni) ammontavano a poco più i 81 mila persone nel 2009, valore che si riduce
a poco meno di 80 mila nel 2011 (Istat arrotonda a 80 mila i 79.888), con una contrazione di 1000
unità circa. Dunque le forze di lavoro diminuiscono. Gli occupati nel 2009 erano poco meno di 77
mila, nel 2011 sono stimati in 75 mila. Le persone in cerca di occupazione erano 4,2 mila nel 2009
e nel 2011 risultano essere 5 mila.
In termini di tassi percentuali, quello di occupazione passa dal 66% nel 2009 al 64,3% nel 2011.
Diminuiscono dunque percentualmente gli occupati. Il tasso di disoccupazione passa dal 5,2% del
2009 al 6,3% nel 2011. Quest’ultimo resta sotto la media regionale (7,6%), rispetto alla quale
registrano valori superiori le provincie di Torino, Biella e Novara.
Il tasso di inattività, ossia della popolazione che non cerca attivamente una occupazione,
registrato dall’Istat nel 2011 in provincia è pari al 31,2% (popolazione 15-64 anni), sopra la media
regionale di 30,3%. Si tratta di un dato che in qualche modo mitiga i livelli di disoccupazione, ma
che segna un comportamento relativamente di esclusione dal mercato del lavoro.
Relativamente all'anno 201123 è da evidenziare è la sostanziale corrispondenza tra il profilo di
staticità complessivo mostrato dal mercato del lavoro (diminuiscono sia gli avviamenti sia le
cessazioni) e la situazione di incertezza e di relativa staticità del tessuto produttivo.
I dati riportati dalla CCIAA sulla produzione industriale nel 2011 indicano infatti una inversione
di tendenza. Il terzo trimestre luglio-settembre registra una contrazione della produzione per il
settore manifatturiero (pari a 2 punti). Ciò a fronte di un dato regionale positivo di 3 punti. Tale
flessione, tuttavia, non è imputabile ai settori tradizionalmente forti della produzione provinciale,
quanto a quelli della chimica, gomma e plastica con -7,2% e alimentari con -6,5%. I comparti
tessile abbigliamento metalmeccanico, rubinetteria e valvolame segnano incrementi in media
intorno al 7%. Il dato sul fatturato segna invece un +4,7% rispetto al corrispondente trimestre del
2010.
Sul fronte della Cassa integrazione, le richieste di straordinaria diminuiscono, ma crescono
l’ordinaria e la CIG in deroga. Segni di difficoltà congiunturali e nel sistema delle piccole imprese.
Di sostanziale stazionarietà parla il rapporto della CCIAA in ordine alle dinamiche di natalità e
mortalità di imprese. Sia quelle industriali, sia quelle artigianali pur registrando lievi incrementi nei
22 Dati “Trimestre gennaio – marzo 2012” Osservatorio Provinciale Mercato del Lavoro pubblicati su
www.provincia.vercelli.it
23 Dati “Trimestre ottobre – dicembre 2011” Osservatorio Provinciale Mercato del Lavoro pubblicati su
www.provincia.vercelli.it
26
Report 2012
____________________________________________________________________________
saldi non mostrano significative variazioni. Il dato di rilievo è rappresentato dall’aumento delle
imprese turistiche risultato ben al di sopra della media raggiungendo il 2,4% in più rispetto all’anno
precedente.
Si possono quindi trarre le seguenti conclusioni: il mercato del lavoro vercellese fa ampiamente
ricorso a contratti a termine (circa il 60% degli avviati vede siglare tale tipo di accordi), che in una
ristretta misura vengono poi trasformati in contratti a tempo indeterminato (circa 1 su 12).
Nel 2° e nel 3° trimestre 2011 l'instabilità è ult eriormente aumentata, denotando un mercato
caratterizzato da scarse prospettive di inserimento, mentre nel 4° trimestre 2011 I valori sono
tornati pressoché in linea con quelli dell'anno precedente. Occorrerà verificare nei successivi
periodi se si sia trattato di una ripresa episodica o se invece sia il segnale di un recupero di
capacità occupazionale da parte del territorio.
Per quanto riguarda la componente della popolazione immigrata, segnaliamo ad inizio del
quarto trimestre (mese di ottobre) vennero avviate al lavoro in provincia di Vercelli 427 unità per
passare poi alle 470 unità di gennaio 2012 e alle 259 di aprile 2012. Mediamente gli immigrati
costituiscono il 14,5% del totale degli avviati.
Tra gli avviati immigrati risultano tempo indeterminato 146 unità nell’ottobre 2011, 206 nel
gennaio 2012 e 95 nel aprile 2012 (vale a dire mediamente il 40% circa del totale degli avviati
immigrati).
Risulta, come era prevedibile, confermato il dato che vede la maggiore concentrazione di
avviamenti (in ordine di incidenza) nei seguenti settori:
-
Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro con personale domestico
-
Attività dei servizi di ristorazione
-
Attività di ricerca, selezione, fornitura di personale
-
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi
-
Attività di servizi per edifici e paesaggio
I cessati immigrati sono invece statati 254 ad ottobre 2011, 217 a gennaio 2012,180 a aprile
2012, con un saldo positivo rispettivamente di 173, 253 e 79 avviati.
Come previsto la precarietà del mondo del lavoro incide fortemente sulla componente
immigrata: prova ne è che mediamente gli immigrati rappresentano il 23% del totale delle
cessazioni
Nella seconda parte di questo report abbiamo riportato dati e considerazioni su come
l'imprenditoria degli immigrati si sviluppi anche in tempi di crisi24.
Se proviamo a studiare il dato locale, scopriamo che la Camera di Commercio di Vercelli
segnala che al 31.12.2011 risultano registrate 17.932 imprese, di cui circa 1.100 cessate e
24
Fondazione Leone Moressa Primo Rapporto sull’Economia dell’Immigrazione, 2011
27
Report 2012
____________________________________________________________________________
altrettante nuove iscritte, con un saldo positivo di 23 imprese.
Al loro interno, in 1.382 è presente, rivestendo delle cariche, una persona extracomunitaria.
Complessivamente si segnala una diminuzione nel settore del settore del commercio ma un
aumento nei settori della ristorazione e nei lavori di costruzione specializzati.
7. GLI IMMIGRATI E LA SALUTE
In premessa ad una riflessione sulla condizione migrante e la salute, come già ricordato nel
report precedente, sembra utile ricordare che “Le condizioni di salute degli immigrati tendono a
peggiorare nei Paesi che li accolgono come conseguenza delle condizioni non ottimali in cui si
trovano a vivere (malnutrizione, sfruttamento, impiego in lavori pericolosi e precari, timore di
rivolgersi alle strutture sanitarie): dal noto effetto migrante sano si sta passando all’effetto migrante
esausto.”25
Se questo è vero, le strutture sanitarie saranno sempre più coinvolte nell’intercettare e risolvere
le questioni di salute che i migranti portano, a meno che si inizi una vera attività di prevenzione,
assumendosi collettivamente (enti pubblici, privati, ecc) la responsabilità di rimuovere tutti quei
fattori che sono causa dei nuovi malesseri.
Riportiamo nuovamente quanto emerge dalla ricerca sui percorsi di salute dei migranti a Torino
(Associazione il Nostro Pianeta, 2010)26. L’indagine aveva come obiettivo di indagare gli effetti
della legge n. 94 del 15 luglio 2009, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” che ha
introdotto il nuovo reato di ingresso e soggiorno illegale nello Stato italiano, sull’accesso degli
immigrati ai servizi sanitari. L’indagine conclude che “la diminuzione di accessi è differenziata tra i
vari servizi, ma ciò che più è rilevante è la variazione nella tipologia delle prestazioni richieste. La
presenza si mantiene costante per i servizi in cui si accede tramite invio, come ad esempio la
Psicologia Transculturale; per contro, sembra si sia avuta una ripresa per i servizi di pronto
soccorso, ai quali in molti casi è impossibile non rivolgersi; per gli altri presidi viene rilevata una
diminuzione importante rispetto a gli interventi di diagnosi precoce e di prevenzione (ambulatori
MST, consultori familiari e SERT), alla compliance per le patologie dismetaboliche, infettive o a
rischio di cronicizzazione: questo è un elemento preoccupante soprattutto per i consultori
pediatrici. Infine per gli interventi dove è importante la componente riabilitativa (ad esempio SERT),
per i quali si verifica una difficoltà a proseguire i percorsi tale da pregiudicarne gli esiti.
I migranti privi di permesso di soggiorno si rivolgono ai servizi sanitari quasi esclusivamente
quando la gravità dell’evento non lascia loro alternative, ad esempio per traumi da lavoro e ferite, e
– anche in questi casi – con molta prudenza: preferiscono talvolta non rischiare la loro presenza in
Italia.”
Insospettisce ad esempio la diminuzione relativa di IVG (interruzioni volontarie di gravidanza)
25 Ires Regione Piemonte. Osservatorio dell’Immigrazione. Rapporto 2010
26 I percorsi di salute degli stranieri irregolari sul territorio torinese, Il nostro Pianeta 2010
28
Report 2012
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intraospedaliere tra le donne straniere, specie di alcune nazionalità, e sul corrispettivo aumento dei
loro accessi in ospedale per emorragie da aborto spontaneo, nonché sull’utilizzo di farmaci in
grado di indurre l’interruzione della gravidanza.
Si potrebbe concludere che coloro che vivono nell’illegalità non sentono minacciata la loro
precarietà dalle ultime scelte legislative: semplicemente hanno la percezione di vivere fuori legge e
questa permane. Gravi gli effetti, invece, su quella fascia di persone migranti, con permesso di
soggiorno, che hanno scelto di vivere nella legalità. In questi casi le minacce alla propria sicurezza
sono molte (a partire dalla perdita di lavoro e conseguentemente dello stesso permesso di
soggiorno) ed è costantemente presente la possibilità di cadere nel baratro, di fare un passo falso
che potrebbe portare alla perdita del minimo benessere raggiunto. E’ all’interno di questa fascia di
migranti che si stanno diffondendo fenomeni di dipendenza da alcol e droga, piuttosto che
problema psicologici.
Possiamo dunque a buon titolo affermare che la questione dei migranti e della salute riflette i
problemi che il nostro sistema normativo sta generando: solamente con un rinnovato impegno
(informativo, rendendo accessibili i servizi, ecc) è possibile garantire a migranti che desiderano
vivere nel nostro paese, contribuendo al suo sviluppo, la possibilità di farlo con tranquillità e con
una buona condizione di vita.
Di seguito una tabella indica i dati riferiti ai ricoveri, con un confronto tra il totale degli assistiti e
la componente immigrata (sia essa pagante o irregolare)
Tabella Ricoveri Ospedale Integrato ASL di Vercelli, totale e parziale stranieri, divisi per
maschi e femmine e per regolari e irregolari anno 2011
Ospedale
integrato ASL
VC
Tot. ricoveri 13595
ordinari
Day Hospital 5288
Tot.
18883
complessivo
ricoveri
Stranieri
M
F
293
Non regolari
M
F
626
Di cui
Stranieri paganti
M
F
7
13
2
3
0
7
4
17
0
2
0
3
Di cui
96
389
246
872
Fonte: Asl Vercelli
Analogamente riportiamo i dati dei ricoveri di minori di 18 anni.
Tabella Numero dei ricoveri per minori di 18 anni totali e numero ricoveri di stranieri
anno 2011
Totale ricoveri ordinari
Totale ricoveri in Day Hospital
Totale Ricoveri
29
N° casi
1735
246
1981
Di cui
stranieri
246
30
275
Report 2012
____________________________________________________________________________
Fonte: Asl Vercelli
Siamo inoltre in grado di fornire i dati delle frequenze di immigrati presso lo sportello ISI.
Ricordiamo che lo sportello ISI ha rappresentato fino ad ora un importante punto di riferimento per
la popolazione straniera presente sul territorio provinciale in quanto, in questi anni, gli stranieri
temporaneamente presenti hanno trovano una struttura in grado di assisterli a prescindere dalla
loro regolarità con le norme per l’ingresso ed il soggiorno.
Tabella Numero di Stranieri Temporaneamente Presenti iscritti per la prima volta al
Centro ISI di Vercelli o che si sono rivolti alla struttura occasionalmente
Numero di STP iscritti per la prima volta
2007
2008
2009
2010
207
179
134
228
0
0
45
38
824
850
794
701
nell’anno
Numero di Europei non iscrivibili (cittadini
neocomunitari) iscritti per la prima volta
nell’anno
Passaggi di stranieri non in regola con le norme
per l’ingresso ed il soggiorno
Fonte: Sportello ISI
La distribuzione per nazionalità degli iscritti conferma i dati generali sulla presenza in provincia.
Tabella Stranieri Temporaneamente Presenti iscritti al centro ISI
per nazionalità e anno (principali nazionalità presenti)
Romania
Marocco
Ucraina
Albania
2005
2006
2007
2008
2009
2010
198
300
375
411
0
430
228
257
295
322
330
360
85
121
165
195
0
224
122
141
152
171
180
220
Fonte: sportello ISI
30
Report 2012
____________________________________________________________________________
8. GLI IMMIGRATI E L’ACCESSO ALLA CASA
All’interno della popolazione immigrata sono generalmente numerose le situazioni di bisogno di
sostegno sociale per quanto riguarda l’accesso alla casa, il sostegno economico e, più in generale
gli interventi di tipo sociale. In questo paragrafo ci soffermiamo in modo specifico sulla questione
abitativa.
Alcuni testimoni privilegiati contattati nella fase di redazione del report ci hanno riportato come
la normativa sia spesso lacunosa, ad esempio, nel definire le condizioni abitative minime che
danno la possibilità di accedere al permesso di soggiorno. Sembra ad esempio che la
certificazione abitativa che deve essere rilasciata dal comune venga prodotta dalle diverse
amministrazioni con modalità diverse (ad esempio la pratica avrebbe costi diversi a seconda delle
amministrazioni comunali che la rilasciano).
Grazie alla collaborazione con il Comune di Vercelli siamo in grado di tracciare una evoluzione
degli anni dell’offerta abitativa di alloggi popolari.
Gli ultimi anni hanno visto una progressiva crescita del numero di alloggi popolari assegnati dal
Comune di Vercelli a cittadini italiani e stranieri che avevano presentato la domanda e i cui requisiti
erano in regola con i regolamenti di assegnazione degli alloggi. Si è passati dai 53 alloggi
assegnati nel 2006 a 90 nel 2010. Parallelamente alla crescita di disponibilità degli alloggi si è
registrato un aumento della quota di abitazioni assegnata a nuclei familiari di origine straniera che
è passata dal 19 al 31%.
Aumentano notevolmente le assegnazioni a cittadini di origine marocchina. Restano contenute
le assegnazioni ad albanesi e rumeni. Nel corso degli anni vi sono state assegnazioni anche a
cittadini di altre nazionalità che però si caratterizzano per essere sporadiche.
Tabella Assegnazione di case popolari per nazionalità del nucleo familiare destinatario
200
6
2007
2008
2009
2010
Totale assegnazioni nell’anno
53
68
74
80
90
Assegnazioni a famiglie di stranieri
10
15
17
15
32
18,9
22,1
23
18,8
0,36
Marocco
9
9
7
10
23
Cina
1
0
0
0
0
Albania
0
3
2
2
4
% di assegnazioni a famiglie di
stranieri sul totale delle assegnazioni
Nazioni degli stranieri assegnatari
31
Report 2012
____________________________________________________________________________
Algeria
0
2
4
0
0
Polonia
0
1
1
0
0
Nigeria
0
0
2
0
2
Santo Domingo
0
0
1
0
0
Romania
0
0
0
2
3
Perù
0
0
0
1
0
Fonte: Comune di Vercelli
9. GLI IMMIGRATI E IL CARCERE DI VERCELLI
Negli ultimi tre anni, afferma il Censis nel suo ultimo rapporto, la criminalità27 in Italia
sembrerebbe essere in calo: si passa dai 2.933.146 reati denunciati nel 2007, anno record del
decennio, ai 2.621.019 del 2010.
L’Italia presenta un quoziente di 45,1 reati denunciati per mille abitanti, inferiore alla media
europea di 57,1 per mille e alla gran parte dei Paesi europei.
La recente indagine28 fotografa molto bene un clima sociale in cui si afferma con forza la
primazia dell’io e la convinzione che le regole, anche quelle scritte, siano relative. Infatti, ben
l’85,5% degli italiani si arroga il diritto di essere il giudice unico dei propri comportamenti,
affermando il primato della coscienza individuale. Questo atteggiamento è confermato dal 67,6%
che ribadisce che le regole non devono soffocare la libertà personale. Una libertà che può arrivare
persino all’utilizzo delle cattive maniere per difendersi da quello che si considera un sopruso (la
pensa in questo modo il 51,4% degli intervistati). Anche perché se non ci si fa rispettare, non si
riuscirà mai a ottenere il rispetto altrui (la pensa in questo modo il 70,7% degli intervistati).
Non dimentichiamo che il tessuto sociale della città di Vercelli prevede anche la presenza di
una Casa Circondariale. Le tabelle che seguono restituiscono la presenza di immigrati nel 2010 in
questo specifico contesto.
Tabella Presenza di detenuti stranieri nella
Casa Circondariale di Vercelli anno 2010 e 2011
Casa Circondariale di
Vercelli
capienza istituto
2010
206
2011
206
detenuti italiani detenuti stranieri
219
164
383
165
185
350
Fonte: Direzione Casa Circondariale di Vercelli
27
28
45° Rapporto Censis sulla situazione sociale de l Paese, edizione 2011
45° Rapporto Censis sulla situazione sociale de l Paese, edizione 2011
32
presenza totale
Report 2012
____________________________________________________________________________
Tabella Presenza di detenuti stranieri nella Casa Circondariale Vercelli
anni 2010 e 2011
suddivisi per genere e principali nazionalità
Nazionalità di Provnienza Totale 2011 Maschi
Femmine Totale 2012
Magrebina
72
77
0
77
Romania
24
29
4
33
Albania
21
10
3
13
Sud America
7
6
0
6
Cina
5
3
0
3
Fonte: Direzione Casa Circondariale di Vercelli e nostra elaborazione
10. LE SECONDE GENERAZIONI IN PROVINCIA DI VERCELLI
La Provincia di Vercelli, anche quest’anno, ha voluto dedicare parte delle attività del Piano
Provinciale Immigrazione alle seconde generazioni, prevedendo non soltanto una azione di ricerca
ma anche attività realizzate nell’ambito dell’educazione formale (scuola) e non formale (tempo
libero). Tale attenzione è motivata dal fatto che i giovani figli di immigrati sono presenti in misura
crescente sul nostro territorio. Avere una attenzione privilegiata per le seconde generazioni
significa anche lavorare sull’integrazione sociale, provare a individuare con anticipo sintomi di
disagio sociale ed economico, spesso connesso alla privazione dei diritti, individuando nei giovani
(immigrati e non) gli anticipatori culturali del futuro.
Segnaliamo, come oggetto di attenzione, quanto emerge dal recente rapporto Invalsi 201229,
che ha fotografato nei mesi scorsi quasi tre milioni di alunni delle scuole italiane, ha rilevato come
nelle prove di italiano e matematica, i ragazzi di origine straniera siano andati in media peggio dei
compagni italiani. Difficoltà riscontrate anche tra quelli nati o arrivati da piccolissimi in Italia. In
particolare, sotto la lente dell’ “Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di
istruzione e di formazione” sono finiti gli alunni di seconda e quinta elementare, della seconda
media e della seconda superiore.
Tre le categorie prese in considerazione: alunni con cittadinanza italiana, alunni stranieri di
“prima” o di “seconda generazione”, distinguendo così chi è nato nel Paese d’Origine dei genitori e
lì ha frequentato i primi anni di scuola da chi invece è nato qui o comunque è arrivato qui in età
prescolare.
“Come era in parte da attendersi, - nota il rapporto - gli allievi stranieri di prima generazione
conseguono risultati medi più bassi e sono più rappresentati nelle parti basse della distribuzione
dei punteggi. Gli studenti di seconda generazione mostrano un andamento simile a quello degli
29 Rilevazioni nazionali sugli Apprendimenti 2011-2012, Servizio Nazionale di Valutazione, citata in
Www.stranieriinitalia.it,
33
Report 2012
____________________________________________________________________________
alunni stranieri di prima generazione, sia nella prova di Italiano che nella prova di Matematica,
anche se i loro risultati tendono ad esser un po’ più vicini a quelli degli studenti di nazionalità
italiana”.
“In generale, a livello dell’Italia, lo scarto medio tra studenti di prima generazione e studenti
italiani è di 23 punti in meno in Italiano e di 16 punti in meno in Matematica, mentre fra studenti
stranieri nati in Italia e studenti italiani il gap si riduce, rispettivamente, a 16 punti in meno nella
prova di italiano e 12 punti in meno nella prova di Matematica. Tutte le differenze – sottolinea
l’Invalsi - sono in ogni caso significative”.
Vercelli si presenta con una percentuale elevata (11,1%) di minorenni stranieri, analoga a
quella di Torino ma comunque al di sotto del dato regionale complessivo30.
Per quanto invece riguarda la percentuale degli stranieri sui nuovi nati registrati in anagrafe,
Vercelli, tra le province piemontesi, si colloca al terzultimo posto, con una percentuale (15,7%)
decisamente al di sotto della media (17,3%).
30 Ires Piemonte, Rapporto Immigrazione 2010
34
Report 2012
____________________________________________________________________________
11. LA PRESENZA IMMIGRATA NELLA SCUOLA
Per quanto riguarda la presenza di immigrati nella scuola, interessante quanto afferma a livello
nazionale Vinicio Ongini, esperto dell’ Ufficio Integrazione alunni stranieri del Ministero
dell'Istruzione31. A suo parere l’andamenti degli ultimi tre anni
è stato caratterizzato da una
crescita rallentata degli alunni con cittadinanza non italiana. Mentre prima avevamo un aumento di
60-70 mila alunni stranieri l’anno, negli ultimi 3 si è passati a 40 mila unità in più
“La frenata è dovuta alla crisi economica, che impone agli immigrati di ripensare il proprio
progetto migratorio, anche allontanando i propri figli che vengono rimandati in patria, in attesa di
tempi migliori.”
Il ministero dell’Istruzione ha reso noti i dati relativi al passato anno scolastico. Nel 2011/2012
erano 755.939 gli studenti con cittadinanza non italiana tra i banchi. Di questi, ben 334.284, il
44,2%, era nato in Italia. Da questo punto di vista, le percentuali maggiori si registravano in
Lombardia e Veneto, dove la metà degli studenti “stranieri” iscritti (il 50,9%) era nata in Italia.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte32Gli alunni con cittadinanza non italiana costituiscono
oltre il 10% degli studenti iscritti nelle scuole del Piemonte; la loro incidenza varia secondo il grado
e l’ordine di scuola frequentato: si passa da un’incidenza percentuale di oltre il 10% nella scuola
primaria a una di circa il 7% nelle scuole secondarie di secondo grado . Vedi tabella che segue.
31 Intervista rilasciata a Redattore Sociale citata in www.stranieriinitalia.it
32 Ires Piemonte, Rapporto Immigrazione 2010
35
Report 2012
____________________________________________________________________________
La situazione provinciale appare variegata: le province di Biella e del V.C.O. presentano una
minore incidenza percentuale rispetto ad Alessandria, Asti, Cuneo, Novara; infine, Torino e Vercelli,
che in tutti gli ordini di scuola, hanno l’incidenza percentuale maggiore. Analizzando i dati per
provincia si può osservare che le scuole della provincia di Alessandria, Asti e Cuneo, soprattutto
quelle del primo ciclo di istruzione, presentano valori superiori alla media regionale, mentre le
province di Biella e del V.C.O. sempre inferiori. Infatti, se si prende in considerazione la scuola
primaria, Alessandria ha una percentuale media del 15,3%, il V.C.O. del 5,9%, con una media
regionale dell’11,4%.
Gli alunni stranieri iscritti nelle scuole primarie di Alessandria sono bambini arrivati in Italia in
età prescolare (generazione 1,75)
e in età 6-12 (generazione 1,5): infatti su 100 alunni con
cittadinanza in età scolare tra i 6 e i 12 anni in media circa 35 sono nati in Italia, mentre quelli della
fascia di età superiore (secondaria di primo grado) rappresentano il 12% . Al contrario le province
di Biella e del V.C.O. si distinguono per la presenza di alunni con cittadinanza non italiana nati in
Italia, per esempio nella provincia di Biella su 100 alunni con cittadinanza in età scolare tra i 6 e i
12 anni in media circa 58 bambini sono nati in Italia, mentre per quanto riguarda la fascia di età
superiore (secondarie di primo grado) si parla del 28%.
Le province del Piemonte Orientale – Biella, Vercelli, Novara – vivono maggiormente la
presenza delle seconde generazioni rispetto alle altre.
La distribuzione degli allievi sul territorio piemontese risulta influenzata, oltre che dall’intensità
dei flussi migratori, anche dalla differente grandezza demografica delle province: metà degli
stranieri residenti in regione Piemonte frequenta le scuole della provincia di Torino i cui residenti
costituiscono circa la metà di tutta la popolazione regionale.
Dal punto di vista dell’incidenza percentuale sul totale studenti, invece, è la provincia di Asti ad
avere tra i banchi di scuola la quota più ampia di stranieri, ben il 14%, seguita di stretta misura da
36
Report 2012
____________________________________________________________________________
Alessandria (13,6%). Cuneo, Vercelli, Torino e Novara sono le province che presentano una quota
di allievi stranieri vicina alla media regionale (10,5%), mentre nel Biellese e nel V.C.O. continuano
a osservarsi le quote meno elevate (rispettivamente 8,5% e 5,4%). Nel complesso, in tutto il
territorio piemontese si registra un aumento di allievi stranieri sia in valori assoluti sia in
percentuale.
Facendo riferimento alle sedi scolastiche33, si osserva come la percentuale di scuole che
ospitano fino al 10% di allievi stranieri sia simile in Piemonte e in Italia (rispettivamente 49,3% e
47,5%). Il Piemonte, tuttavia, si discosta dalla media nazionale sia per la quota più contenuta delle
sedi “senza allievi stranieri” (12,6% contro il 26,2%) sia, all’opposto, per il maggior peso di scuole
con quote di stranieri superiori al 10%. In particolare, le scuole che superano il 30% di presenza
straniera in Piemonte costituiscono il 4,4% del totale, contro il 2,8% della media italiana.
La cartina che segue consente di mostrare la distribuzione degli studenti stranieri ogni 100
iscritti nei comuni del Piemonte.
33 Ires Piemonte, Rapporto Immigrazione 2010
37
Report 2012
____________________________________________________________________________
In merito alla frequenza della scuola superiore, l’Osservatorio Immigrazione Regione
Piemonte34 conclude che “se si guarda alla partecipazione agli studi superiori in ciascun anno di
corso si osserva come le differenze tra autoctoni e allievi stranieri inizino e crescano a partire dalla
seconda classe in poi. In prima superiore tutti ragazzi di 15 anni sembrano essere a scuola, ma già
in seconda, nonostante l’innalzamento dell’obbligo a 10 anni di frequentazione scolastica, il tasso
di scolarizzazione scende al 94% per gli italiani e all’80% per gli stranieri. Occorre considerare che
una parte di questi ragazzi non risulta a scuola perché termina l’obbligo scolastico in corsi di
formazione professionale. Nella terza superiore il tasso si abbassa ulteriormente (rispettivamente
90% e 75%) ma il gap tra italiani e stranieri si mantiene stabile. La maggiore differenza invece si
registra nell’ultimo biennio: in quinta gli iscritti con cittadinanza straniera costituiscono solo un terzo
dei 18enni stranieri residenti, contro un tasso del 77% degli italiani.”
34 Ires Piemonte, Rapporto Immigrazione 2010
38
Report 2012
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Come è noto molti stranieri, nei loro percorsi di vita funambolici, frequentano i corsi della
formazione professionale. Questo avviene spesso perché tali percorsi vengono ritenuti
maggiormente accessibili e promettenti per il futuro, fornendo delle conoscenze pratiche e
immediatamente spendibili nel difficile mercato del lavoro. In alcuni casi tali scelte vengono
avvallate dalle famiglie, preoccupate nel non elevare troppo le aspettative dei figli, che potrebbero
esserne amaramente frustrate. In altri, in realtà sono il risultato del funzionamento scolastico
italiano che tende ad orientare i giovani stranieri verso percorsi ritenuti più semplici. All'interno dei
corsi biennali o triennali della formazione professionale35 (per esempio operatore meccanico,
operatore dei servizi all’impresa, operatore dell’alimentazione, ecc) negli ultimi anni si conferma
una presenza pari al 15/20% di alunni stranieri, prevalentemente maschi..
Altra considerazione deve invece riguardare i corsi della Formazione Professionale che
prevedono una forte prevalenza straniera. Si tratta dei corsi di Elementi di Assistenza Familiare e
OSS e di Mediatore Culturale. In questi casi gli allievi sono spesso adulti, frequentemente donne.
In questo senso la Formazione Professionale incide fortemente sulla vita personale e
professionale di molte persone migranti.
Un numero sempre maggiore di Paesi guarda agli studenti internazionali quali fonte potenziale
di immigrati altamente qualificati o istruiti e il numero di studenti in entrata nella zona OCSE è
continuato ad aumentare. Di tutti gli studenti internazionali, oltre il 18%, ovvero circa 410.000
persone, proviene dalla Cina, il 7% dall’India (163.000) e il 5% dalla Corea (110.000).
Il tasso stimato di studenti che decidono di restare nel Paese di accoglienza varia dal 17% in
Austria al 32%-33% in Francia e Canada, mentre nella maggior parte dei Paesi si attesta tra il 20 e
il 30%.36
Come ogni anno siamo in grado di rilevare il numero di stranieri iscritti all’Università, facendo
particolare riferimento alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Amedeo Avogadro sede di
Vercelli. Ricordiamo che dal 2009 siamo in presenza di una generale contrazione del numero
complessivo degli iscritti stranieri all’università. Il recente Anno Accademico ha visto un aumento
degli iscritti stranieri rispetto all'anno precedente.
Tabella Numero di studenti stranieri iscritti all’Università Amedeo Avogadro nella
Facoltà di Lettere e Filosofia sede Vercelli Anno Accademico 2011/2012
Facoltà Lettere e Filosofia 2010
numero totale degli iscritti
di cui stranieri
1207
43
35 Dati forniti dall'Ufficio Formazione Professionale della Provincia di Vercelli
36 Censis referente Ocse per l'Italia in Rapporto Ocse Sopemi «International Migration Outlook» edizione
2011
39
Report 2012
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Facolta' di lettere e Filosofia e
1135
Scienze dei materiali 2011
50
Fonte: Università del Piemonte Orientale
Per quanto riguarda le nazionalità si conferma la potenzialità attrattiva che il nostro ateneo
presenta in particolare nei confronti di giovani albanesi.
Tabella Numero di studenti stranieri iscritti all’Università Amedeo Avogadro nella
Facoltà di Lettere e Filosofia sede Vercelli anno 2010 e 2011 suddivisi
per stato di provenienza
Stato di provenienza
40
Iscritti 2010 Iscritti 2011
Saldo
Grecia
1
0
-1
Francia
1
2
1
Albania
13
15
2
Romania
6
6
0
Repubblica Moldova
3
2
-1
Costa d’Avorio
2
1
-1
Camerun
1
3
2
Rep. Dominicana
1
1
0
Germania
1
1
0
Svizzera
1
1
0
Croazia
3
3
0
Turchia
2
1
-1
Marocco
1
0
-1
Tunisia
1
1
0
El Salvador
1
1
0
Perù
1
1
0
Venezuela
1
1
0
Brasile
1
1
0
India
1
1
0
Cina
1
2
1
India
0
1
1
Iran
0
1
1
Palestina
0
1
1
Perù
0
1
1
Report 2012
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Russia
0
1
1
Ucraina
0
1
1
Fonte: Università del Piemonte Orientale
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Report 2012
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QUARTA PARTE: GLI INTERVENTI DEL PIANO PROVINCIALE IMMIGRAZIONE 2011-2012
Presentiamo brevemente alcuni output derivati da tre azioni del Piano Provinciale Immigrazione
2011-2012.
1. I LABORATORI NELLE SCUOLE
La Provincia di Vercelli, tra le azioni a supporto dell’integrazione delle giovani generazioni di
immigrati, ha proposto per la seconda annualità un laboratorio, con la presenza qualificata di
animatori interculturali. Numerose sono le scuole che hanno fatto richiesta dell’intervento, a
dimostrazione che gli insegnanti riconoscono il bisogno di interventi qualificati sul gruppo classe
che facilitino i processi di integrazione.
Occorre inoltre ricordare che tale progettualità è stata affiancata all’ormai tradizionale servizio
di mediazione interculturale scolastica. Rileviamo che anche tale offerta riscuote successo e viene
oramai considerata un servizio consolidato.
Le animatrici professionali che si sono occupate dei laboratori nella scuola confermano che,
anche a detta delle insegnanti, gli interventi quest'anno sono stati più che mai significativi.
Successivamente al lavoro in classe si è generato un clima maggiormente accogliente e
comunicativo fra i bambini.
Viene registrato lo spaesamento che i bambini vivono non appena giunti nel nostro paese (“ma
dove sono finito??”). Fatica che viene rapidamente superata quando l'ambiente scolastico è
accogliente e ai bambini viene proposto di interagire fra loro in un contesto ludico. “A volte, però,”
segnalano le animatrici “questo non basta, e sarebbe necessario un vero e proprio sostegno
psicologico”.
Gli interventi hanno riguardato ciascun gruppo classe, che ha lavorato sul clima e
sull'accettazione dei singoli alunni, stranieri e non solo. Gli insegnanti hanno registrato un profondo
beneficio, auspicando un ampliamento del progetto per poter intervenire in un numero maggiore di
realtà.
Ricordiamo infine che sono stati realizzati più di 70 incontri laboratoriali nelle scuole primarie e
medie di Vercelli, per la realizzazione di 14 laboratori, coinvolgendo circa 280 bambini.
2. IL SERVIZIO DI MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEL TERRITORIO
La Provincia di Vercelli, anche con il recente Piano Immigrazione, ha scelto di continuare ad
offrire un servizio di mediazione culturale mettendolo a disposizione di scuole, servizi socio
assistenziali, sportelli informativi. Presentiamo di seguito alcuni dati relativi a tale servizio nel corso
dell’anno 2011.
Complessivamente sono state realizzate più di 1.000 ore di mediazione esercitata presso
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Report 2012
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servizi pubblici del territorio (consorzi socio-assistenziali, uffici pubblici, ecc)
Più di 350 ore di mediazione esercitate sono state utilizzate per interventi specifici presso le
scuole, a sostegno di singoli alunni stranieri. I passaggi presso gli infopoint immigrati presso il
Centro per l'impiego nei primi 6 mesi dell'anno 2012 sono stati:
- Vercelli 124
- Borgosesia 30
di cui il 70% uomini e il 30% donne
Il 60% hanno nazionalità marocchina (ma tale percentuale è di gran lunga più elevata presso il
CPI di Vercelli sfiorando l'80%)
Il 20% (soprattutto se è donna e si reca allo sportello di Vercelli) ha un titolo di studio elevato
(Laurea), il 20% è in possesso di un diploma di scuola media superiore, mentre un consistente
60% dichiara di essere in possesso del titolo di terza media.
Il CPI di Vercelli vede un 70% di visite di immigrati che per il 40% è qui da meno di 5 anni.
Segnaliamo anche che il 30% è in Italia da più di 10 anni.
La richiesta di informazioni presentata dagli immigrati ai mediatori presso gli sportelli è stata
molto diversificata: dalla generica ricerca di lavoro a specifiche informazioni su carta di soggiorno,
richiesta di cittadinanza, compilazione di CV, riconoscimento del titolo di studio, informazione su
corsi di formazione, informazione per disoccupazione e per invalidità, ricerca di lavoro in Italia e
all'estero.
3. VERSO UNA RETE DI ISTITUZIONI PER L'IMMIGRAZIONE
Il Piano Immigrazione 2012 della Provincia di Vercelli ha anche previsto una importante azione
di secondo livello: un ciclo di 6 incontri ha visto la partecipazione attiva dei soggetti istituzionali che
localmente si occupano di immigrazione. A seguito dell'emersione di specifici bisogni formativi e
informativi, è stato impostato un percorso che ha visto una assidua frequentazione dei soggetti
interessati, che hanno lamentato come gli interventi per immigrati siano frammentati.
Si renderebbe quindi necessaria una azione di connessione, almeno informativa, tra le
istituzioni, finalizzata a saper meglio orientare verso i servizi le persone immigrate.
Il percorso ha rappresentato una prima, sperimentale risposta a tale bisogno.
43
Report 2012
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44
Report 2012
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SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Alcuni siti di riferimento
•
www.censimentopopolazione.istat.it
•
www.dossiercaritas.it
•
www.g2.it
•
www.immigrazioneoggi.it
•
www.irespiemonte.it
•
www.istat.it
•
www.meltingpot.it
•
www.migrantitorino.it
•
www.piemonteimmigrazione.it
•
www.portaleimmigrazione.it
•
www.stranieri.it
•
www.stranieriinitalia.it
•
www.torinointernazionale.it
•
www.tuttostranieri.it
•
www1.interno.gov.it
Riferimenti bibliografici
•
Caritas Italiana/Migrantes: Immigrazione Dossier Statistico 2010
•
Censis, 45° Rapporto Censis sulla situazione social e del Paese, edizione 2011
•
Fondazione ISMU, Rapporto sulle migrazioni, 2011
•
Fondazione Leone Moressa Primo Rapporto sull’Economia dell’Immigrazione, 2011
•
Fondazione Leone Moressa Secondo Rapporto sull’Economia dell’Immigrazione (in via
di pubblicazione nell'ottobre 2012)
•
ll nostro Pianeta Associazione, I percorsi di salute degli stranieri irregolari sul territorio
torinese, 2010
•
45
Ires Regione Piemonte. Osservatorio dell’Immigrazione. Rapporto 2010
Report 2012
____________________________________________________________________________
•
Istat, Comunicato stampa del 14 aprile 2012 relativo al 15° Censimento della
popolazione e delle abitazioni 2011
•
Istat, Approfondimenti: L’integrazione nel lavoro degli stranieri e dei naturalizzati italiani
(dicembre 2009)
•
Ocse Sopemi «International Migration Outlook» edizione 2011
•
Osservatorio Provinciale Mercato del Lavoro – Rapporti trimestrali 2011 e 2012
www.provincia.vercelli.it
46
•
Servizio Nazionale di Valutazione, Rilevazioni nazionali sugli Apprendimenti 2011-2012,
•
Unioncamere e Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, dati relativi al 2012
Report 2012
____________________________________________________________________________
RINGRAZIAMENTi
Il presente report ha potuto essere realizzato solo grazie al fattivo contributo di tutti gli enti e gli
operatori che hanno collaborato con l’osservatorio inviando tempestivamente i dati richiesti. Non
tutti i dati ricevuti hanno potuto essere inseriti nel rapporto finale. In ogni caso a tutti coloro che
hanno collaborato va il più sentito ringraziamento dell’equipe di lavoro.
Per i dati strutturali hanno contribuito:
•
ASL 11 Vercelli e sportello ISI
•
ATC Vercelli
•
Comuni della Provincia di Vercelli (Uffici demografici e Politiche Sociali)
•
C.S.A.
•
Camera di Commercio
•
Centro per l’Impiego
•
Inail sede di Vercelli
•
INPS sede di Vercelli e Borgosesia
•
Prefettura di Vercelli
•
Questura di Vercelli
•
Ufficio Scolastico Provinciale
•
Università degli Studi Amedeo Avogadro
Un ringraziamento particolare a tutti quei soggetti che hanno accettato di incontrare ed essere
intervistati dall’equipe di lavoro.
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