DIPENDENZA da GIOCO

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DIPENDENZA da GIOCO
DIPENDENZA da GIOCO
Il gioco, in generale, è una attività umana presente in ogni epoca e cultura. Il termine ha un
significato generale e comprende sia il gioco competitivo (agon) che il gioco correlato alla
sorte o caso (alea). Con quest’ultimo significato il gioco è inteso come attività che non
dipende dalle doti o abilità personali del giocatore. La probabilità che un evento si verifichi è
(o dovrebbe essere) uguale per la vincita e la perdita.
Qualunque gioco, che preveda rischio o abilità, correlato a dei compensi in denaro è definito
“azzardo” (Gambling).
Il GIOCO D’AZZARDO si basa essenzialmente su due elementi : fortuna e ricompensa. In
questo caso l’abilità del giocatore conta poco o nulla.
Da sempre gli uomini percepiscono nei confronti del gioco d’azzardo atteggiamenti diversi :
dalla accettazione ed attrazione, al rifiuto ed alla paura per le possibili conseguenze
economiche e sociali.
Oggi si tende ad allargare il concetto di dipendenza, per cui all’idea classica della
dipendenza da droghe o alcol si accosta quella delle dipendenze comportamentali, come
quella del gioco d’azzardo appunto.
In effetti la dipendenza da droghe e da gioco d’azzardo presentano caratteristiche comuni
come la compulsività, la tensione prima dell’azione, l’esperienza della sensazione di piacere,
la consapevolezza di aver perso il proprio autocontrollo, il persistere del comportamento
nonostante le conseguenze negative.
Il dato di fatto è che la maggioranza della popolazione "gioca", in vario modo (schedine,
lotto, carte, videopoker,...) e secondo frequenze e cifre quanto mai diverse (dai pochi euro
una tantum, alle grosse cifre in denaro a cadenza frequente). L’80% della popolazione poche
volte l’anno; il 15% gioca settimanalmente (lotteria e totocalcio); il 5% gioca due-tre volte la
settimana. In definitiva solo il 5% degli adulti ha un legame problematico con il gioco
d’azzardo e se suddividiamo questa quota in gruppi di rischio, si rileva una maggiore
concentrazione specialmente tra i giovani e tra i pazienti con altri disturbi mentali.
La domanda a cui si tenta da sempre di dare una risposta chiara e definitiva è : come
riuscire a distinguere il gioco "sano" dal gioco "patologico" ?
Un criterio utile per tale distinzione può essere quello dell'autocontrollo :
- sano è il giocatore che si diverte e si rilassa con il gioco ma sempre mantenendo il controllo
sulle proprie azioni;
il gioco non interferisce con il funzionamento sociale, professionale, familiare.
- patologico è invece il giocatore che non possiede l'autocontrollo e continua a giocare,
nonostante ad un certo punto sopraggiungano problemi di tipo economico, relazionale,
legale e familiare ed a dispetto delle promesse e giuramenti fatti a sé stesso di smettere.
In quest'ultimo caso, l'individuo può essere trascinato dall'impulso a giocare per i motivi più
vari (depressione, ansia, crisi di coppia, vuoto esistenziale, ...), secondo una modalità analoga
a quanto osservato con l'assunzione delle sostanze.
Purtroppo il giocatore non sempre si rende conto di aver perso il controllo e giustifica sé
stesso con spiegazioni più o meno reali o decisamente illusorie.
Dal 1987 il gioco d’azzardo patologico è inserito tra le patologie psichiatriche.
Il DSM IV (DSM IV, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali; American
Psychiatric Association; Editrice Masson; 1999), testo di riferimento per molti psichiatri
europei ed americani, distingue attualmente i seguenti tipi di Gioco :
1) Gioco d'Azzardo Patologico : è caratterizzato da un comportamento persistente e
ricorrente di gioco d'azzardo (carte, roulette, dama, cavalli, azioni in borsa, combattimento
dei cani o dei galli), che causa problemi significativi sul lavoro, in famiglia, sul
comportamento dello stesso giocatore.
Come l'eroina cattura totalmente l'interesse e l'energia dell'eroinomane, il gioco d'azzardo
assorbe completamente i pensieri del giocatore che ripensa continuamente ai giochi
effettuati ed a quelli futuri da tentare.
Nel tempo, il giocatore, può sentire il bisogno di aumentare la posta in denaro, per
continuare ad eccitarsi come all'inizio della sua carriera; analogamente alle droghe dove il
corpo si "abitua" e quindi il dosaggio aumenta negli anni.
Chi gioca da tempo ha collezionato spesso degli insuccessi nei vari tentativi di smettere di
giocare o almeno ridurre il danno economico, ma ad ogni tentativo si ripresenta la rabbia e
l'inquietudine.
Tra le motivazioni che hanno spinto al gioco d'azzardo possono esserci problemi di ansia, di
depressione, di colpa, di "sentirsi in trappola" all'interno di ruoli sociali e familiari
insostenibili : in questo senso il gioco quindi può essere visto come un tentativo di
autoterapia o di fuga.
Il tentativo di riguadagnare le somme perdute spesso è il motivo che riporta ancora il
giocatore a tentare la sorte.
Ma aumentando le perdite di denaro si verificano spesso le menzogne ai familiari, vengono
messi a rischio studio, lavoro e famiglia; in alcuni casi si ricorre ad azioni illegali per
ripianare i debiti contratti con terze persone.
Quanto sopra si verifica senza alterazioni dell'umore che possano spiegare iniziative,
eccitazione, energia in eccesso.
Come per l'uso delle droghe, l'inizio tipico del Gioco d'Azzardo Patologico avviene nella
prima adolescenza e soprattutto nei maschi. Le femmine costituiscono all'incirca un terzo
del totale dei giocatori d'azzardo e cominciano con qualche anno di ritardo, più spesso per
motivi legati alla depressione e non per ricerca di emozioni come avviene in genere nei
maschi.
Nel tempo si assiste ad un progressivo peggioramento in termini di frequenza e posta in
gioco.
Sembra esserci una certa predisposizione familiare : la probabilità di diventare Giocatore
d'Azzardo è maggiore nei figli di Giocatori d'Azzardo ed Alcolisti, rispetto al resto della
popolazione.
2) Gioco d'azzardo socialmente accettato : avviene normalmente tra persone con cui si ha
una relazione di amicizia (amici e colleghi), per un periodo limitato di tempo, con una buona
dose di autocontrollo sulla somma messa in gioco.
3) Gioco d’azzardo professionistico.
Naturalmente bisogna considerare diversi altri elementi che possono rafforzare o meno la
diagnosi di gioco d’azzardo problematico : la famiglia (ci sono altri giocatori in famiglia ?),
presenza di altri disturbi (c’è una depressione, ansia, tentativi o idee di suicidio ? ) lo stile di
vita (livello di istruzione, amicizie, uso del tempo libero, presenza di altre dipendenze da
droghe o comportamentali).
La vita di un giocatore patologico segue grosso modo uno schema (lo schema di R. L. Custer,
“Profile of the pathological gambler” in Journal of clinical Psychiatry, 1984 45(12) 35-8) che
prevede varie fasi successive : nei primi anni è presente una fase vincente, cui segue la fase
perdente, poi subentra la fase della disperazione, fino alla fase della perdita di speranza; in
genere il paziente chiede aiuto quando è giunto in questa fase di grossi guai con la famiglia
e/o con la giustizia ed i creditori. Se a questo punto inizia un percorso psicoterapeutico inizia
la risalita con la fase critica, la fase della ricostruzione ed in ultimo, la fase di crescita. In
queste ultime fasi, le ricadute nel gioco sono comunque frequenti, specialmente all’inizio del
trattamento.
Nelle dipendenze non esiste una “guarigione” definitiva, ma piuttosto una “remissione”.
Anche nel gioco patologico la ricaduta è sempre possibile ed il giocatore dovrebbe arrivare a
comprendere in profondità quanto è insufficiente il proprio autocontrollo. Un obiettivo
importante rimane il superamento dell’idea del “tutto subito” e l’illusione di poter vivere
senza faticare eccessivamente, presente come idea prevalente nel giocatore.
Nel frattempo le forme della dipendenza da gioco mutano : il gioco on line, che coinvolge
sempre più i giovani, sembra modificare le forme e le fasi dello schema precedente,
imprimendo una accelerazione al problema.
Paolo S. Polizzi