Azione - Settimanale di Migros Ticino Abbiamo tutti bisogno di una star

Transcript

Azione - Settimanale di Migros Ticino Abbiamo tutti bisogno di una star
Abbiamo tutti bisogno di una star
/ 01.10.2016
di Maria Bettetini
Che fastidio quando cadono gli dèi. Costringono a fare i conti con la loro parte umana, quindi con la
nostra, perché si somigliano un po’ tutte. Così quando il biondo Achille e la statuaria Olimpiade si
sono detti presi dalle carte del divorzio, e neanche tanto di buon umore, non è stato facile nemmeno
sentire quel poco di gaudio che provocano le disgrazie dei ricchi e belli. Che catastrofe. E in nome
dei valori più alti. Lui piange, non se l’aspettava, non vuole perdere i figli in numero di sei. Descritto
come il più affettuoso e mite dei mariti, sempre lodato per la perseveranza nel bene e nel male a
fianco di lei e delle sue diverse iniziative. Tutto il contrario di J.D., il muscoloso giovanotto che in
Thelma & Louise seduce e deruba Geena Davis fingendosi studente in autostop, accelerando quindi
la corsa verso il fallimento e la morte delle due amiche. Niente a che vedere nemmeno col Tyler
Durden di Fight Club, bello e dannatissimo. Due sere fa l’hanno trasmesso in televisione, sarà stato
un caso, ma sembrava come quando muore una stella, e subito le reti mandano in onda i film più
significativi, per commemorarla.
Di Angelina Jolie che cosa avrebbero potuto trasmettere? Diciamolo chiaro, solo Lara Croft, perché è
l’unico personaggio che abbia reso davvero bene, l’unico che ha riproposto anche nei panni della
madre di Alessandro Magno, la maga Olimpiade con il viso di pietra (plastica) dei videogiochi. In
verità non era male anche in Ragazze interrotte, Oscar come attrice non protagonista: ma in questo
caso Lisa (affascinante e perversa ospite di un ospedale psichiatrico, forse redenta dall’amicizia
dopo aver provocato più di un suicidio) è l’altro lato di Angelina Jolie nata Voight. Figlia di un attore
oggi famoso, allora forse incestuoso, legata follemente alla madre morta di cancro relativamente
giovane, Angelina ha dalla sua una bellezza stellare, contro di lei le ombre che emergono da uno
sguardo che non sa sorridere, in controtendenza rispetto alle labbra pronte a scoprire i perfetti
denti.
Tutto deve essere fatto in modo estremo, forse per compensare, forse per non pensare. Ci sposiamo
almeno tre volte, la seconda con un attore di vent’anni più grande. Abbiamo figli, tutti i possibili di
tutte le razze. Lottiamo contro il cancro, e dichiariamo pubblicamente di aver subito invasive
operazioni per allontanarne la possibilità. Siamo attiviste per i diritti umani, e non ci perdiamo una
buona causa, forse inseguendo il sogno proibito di essere la nuova principessa Diana, anche se non
così fessa da farsi tradire dal marito e da non saper gestire le trappole mediatiche. Manteniamo la
linea, sicura dei puntelli della chirurgia estetica (dove tutte le donne sanno che dopo i quaranta è
proibito perdere troppo peso, perché la pelle è stanca e si lascia volentieri andare, lei può arrivare a
36 chili – così dicono – senza un plissé, mai come in questo caso il termine più corretto). Prendiamo
in sposo uno degli uomini più belli del mondo, che ci adora, e, come si direbbe gergalmente, per non
saper né leggere né scrivere ce ne liberiamo. Forse ne vogliamo un altro, di diversa bellezza: si
mormora di Johnny Depp, ma non c’è paragone. Per quanto il possente Achille un errore l’ha
compiuto, avete visto che disastro quei baffetti sfoderati di recente? Sembra il vicino dei Simpson, il
credente fanatico, Ned Flanders.
Ma non si lascia un marito per dei baffi, che pure lo fanno sembrare troppo buono. Anche se questo
è molto femminile, volere un compagno non «buonino», cosa che purtroppo genera anche
efferatezze. In questi giorni siti e giornali hanno scomodato semiotici e sociologi, studiosi della
società di massa, a partire da Edgar Morin, che in tempi non sospetti ha raccontato perché abbiamo
bisogno delle star e delle loro cadute. Molte conclusioni sono di buon senso: per distrarci dal
quotidiano, per evadere da vite normali, perché sapere che anche i ricchi e belli piangono riconcilia
con un’esistenza piena di bruttini che faticano ad arrivare a fine mese. Perché nelle menti fantasiose
e anche un po’ deboli si compie un corto circuito, così che quando vediamo Brad Pitt non sappiamo
immaginarlo nella vita quotidiana, alle prese con raffreddore e costipazioni, magari insonnia o
emicrania. Noi preferiamo vedere J.D., Achille, il tenero poliziotto di Seven, l’amico di Ocean-George
Clooney. E lei? Angelina, Angelina è Lara Croft, la protagonista dei videogiochi della serie Tomb
Raider, alla lettera il/la violatrice/violatore di tombe, l’archeologa con le pistole ai fianchi.
Curiosità: avendo cambiato tre case di produzione, Lara ha tre diverse biografie, è una contessa
ormai quarantenne, una giovanetta che perde il padre in Thailandia, oppure che si imbarca in cerca
di avventure. La versione femminile di Indiana Jones, come d’altra parte anche Ragazze interrotte è
una versione femminile di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Donne che copiano gli uomini e poi
pensano di poterne fare a meno.