La bicicletta e l`avvio del turismo

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La bicicletta e l`avvio del turismo
Stefano Maggi
La bicicletta e l’avvio del turismo
La parola per indicare il mezzo
• La parola ha una lenta
affermazione
nell’Ottocento. Il
vocabolario della Crusca
del 1840 affermava:
• Velocipede: “Che ha il pie’
veloce, che corre
velocemente”, riferito al
guidatore e non al veicolo.
• Il vocabolario della lingua
parlata del 1880 scriveva:
• Velocipede: Chi corre
velocemente. Adesso si chiama
così una specie di veicolo a
ruote, costruito per modo, che
l’uomo vi sta su a cavalcioni, e
mette in moto esse ruote per
forza di gambe: “chi si diletta
a andar sul velocipede, corre
pericolo di rompersi il collo”.
Ciclofobia
• Il pedone era impaurito dai • I ciclisti erano in
campagna il terrore dei
ciclisti, in gran parte
polli, del bestiame dei
“ragazzacci e
cavalli. Le pistole
scavezzacolli”.
“scacciacani” derivano
• Intorno al 1870, il Comune
dalla necessità di difesa dei
di Milano vietava la
ciclisti.
circolazione dei velocipedi
• Al clero era vietato l’uso
all’interno della cerchia
dei navigli.
del velocipede. Don Luigi
Turconi costituì un
• Diversi Comuni imposero
comitato pro-bici.
limitazioni all’uso dei
velocipedi.
“La Tripletta”, 1895
Giornale bisettimanale di ciclismo ed altri sport
• “Il ciclismo conta fra i suoi
cultori le migliori intelligenze
del mondo. Quasi tutti gli
scrittori… montano il cavallo
d’acciaio e pedalano con
passione... Le donne
cominciano anch’esse a
seguirci. È fatale che esse ci
seguano... a piedi resteranno
indietro. Il sesso gentile ha
trovato finalmente la via per
giungere all’emancipazione”
(1° ottobre 1895).
• “Il ciclismo è destinato a
riformare i costumi... la
bicicletta, il tandem, la
tripletta e forse la
quadrupletta serviranno per
gli usi comuni, per sbrigare
tutte le faccende di città.
Ogni famiglia che si rispetta
e che vorrà essere
all’altezza dei tempi avrà la
sua rimessa dei velocipedi
domestici” (23 novembre
1895).
Dal velocipede alla bicicletta
 Negli anni ’90, i velocipedi si
estesero tra la popolazione di
ceto medio, consentendo
spostamenti per diporto e
diventando una vera e propria
moda per i giovani benestanti e
per gli sportivi. Il successo
maggiore si registrò in Francia,
dove nel 1900 circolavano 10
milioni di ciclisti.
La moda delle ruote grandi, per dare maggiore spinta
con i pedali, fu superata con la catena di trasmissione
alla ruota posteriore dopo il 1886
Diffusione e tasse
• Con la diffusione della bicicletta arrivò la tassazione.
• La legge 22 luglio 1897 n. 318 prevedeva la tassa e la
circolazione dei velocipedi.
• La legge impose a partire dal 1° gennaio 1898 una tassa
di lire 10 per i velocipedi da una persona, di lire 15 per
quelli da più persone, di lire 20 per le macchine od
apparecchi assimilabili ai velocipedi messi in moto con
motore meccanico, cioè le prime moto e automobili.
Il Digesto Italiano (1914)
Voce: Veicoli a trazione meccanica
• “La storia del ciclismo, dell’evoluzione di questo sport
che ha assunto tanta importanza nella vita commerciale e
sociale dei nostri tempi è interessantissima. Essa ha
avuto tre periodi: uno di preparazione, uno di
propaganda ed uno di espansione. Quello di
preparazione sembra storia antica: le draisiennes [iI conte
Drais von Sauerbronn di Karlsruhe applicò il manubrio], gli alti bicicli, i
velocipedi a trasmissione diretta del pedale sulla ruota
anteriore, quelli a gomme piene, le prime tubolari,
appartengono già infatti ai musei. Tra essi e noi si è
formato un distacco...”
Il Digesto Italiano (1914)
Voce: Veicoli a trazione meccanica
• “Quelle macchine primitive ci fanno pensare all’antico
ciclismo acrobatico, esclusivamente sportivo, e che
esigeva una buona dose di temerità ed una maggiore
abnegazione. Il ciclismo come tutte le cose nuove
destinate a portare una rivoluzione nell’abitudine, trovò
dapprincipio ostilità formidabili: si registravano perfino
le più piccole cadute, il più piccolo incidente era
esagerato e valeva a seminare nella folla un astio
profondo contro il nuovo mezzo di locomozione, che
veniva a scompigliare le abitudini di una circolazione
sonnolenta”.
L’associazionismo ciclistico
• Dal 1885 era attiva l’Unione velocipedistica
italiana, derivante dalle tante associazioni
ciclistiche sparse per la penisola, che
organizzavano corse ma anche gite “fuori porta”.
• L’ 8 settembre 1894 venne fondato il Touring club
ciclistico italiano, un sodalizio fra “ciclisti
viaggiatori”, con il compito di promuovere lo
sviluppo del turismo, o meglio del touring, come
allora si diceva importando il termine inglese di
origine francese.
Gli scopi del Touring
• L’art. 2 dello Statuto enumerava gli scopi del
sodalizio:
• incoraggiare l’uso dei velocipedi sulle pubbliche
strade; procurare assistenza legale; facilitare la
sicurezza dei viaggi, gite, passeggiate; raccogliere
informazioni per itinerari turistici; ottenere
facilitazioni in alberghi, società ferroviarie e di
navigazione, manutenzione strade e “sentiero per
ciclisti”, collocare cartelli indicatori ai “crocivii”
delle strade nazionali”, fornire guide stradali.
La rivista mensile
“Rivista Mensile del Touring Club
Ciclistico Italiano”, gennaio 1895.
“Voi, velocipedisti, che avete veduto nella
vostra macchina non soltanto un
elemento di sport, ma ne avete fatto il
vostro mezzo di trasporto preferito,
avete dovuto tutti notare quante
difficoltà ancora si oppongono a un
uso più generale della bicicletta. Dal
modo in cui le strade sono tenute a
quello in cui le ferrovie vi trattano,
dalla mancanza di guide e di carte
apposite, che vi facilitino i viaggi, alla
ciclofobia che domina nei municipi e
nei tribunali, avrete constatato che
l’assenza di un’organizzazione rende i
viaggi spesso difficili e presenta
inconvenienti gravissimi”.
Il Touring e le guide
Alla scoperta del territorio
• La prima guida per ciclisti uscì nel 1895 con il titolo di
Guida-itinerario dell’Italia e di alcune strade delle
regioni limitrofe, in un agile volumetto tascabile di 390
pagine.
• Conteneva 370 itinerari stradali, con la classe della strada,
le località toccate, le distanze in km, l’altimetria, la
popolazione dei centri, i servizi pubblici (posta, telegrafo,
stazione ferroviaria). Inoltre bellezze da visitare,
monumenti, caratteristiche economiche, stato dei vari
tronchi, alberghi, officine di riparazione.
Gita ciclistica Milano-Roma
• La prima grande gita ciclistica si svolse nel
maggio 1895 da Milano a Roma, con 70
partecipanti divisi in due categorie, secondo la
resistenza fisica, la prima con percorso previsto di
4 giorni, la seconda di 7 giorni. Ogni categoria fu
seguita da due meccanici, il bagaglio fu spedito in
treno. A Roma all’arrivo si recò incontro ai ciclisti
la regina Margherita.
Regione
(Compartimento
statistico)
Biciclette
Motociclette
Automobili private
Piemonte (Alessandria, Cuneo, Novara,
Torino)
370.066
7.342
10.054
Lombardia (Bergamo, Brescia, Como,
Cremona, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio)
662.075
12.881
17.437
Venezia, Istria e Carnaro (Belluno, Fiume,
Padova, Pola, Rovigo, Trento, Treviso,
Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza,
Zara)
501.639
7.503
8.991
Liguria (Genova, Imperia, Spezia)
49.347
1.283
4.136
Romagna (Ferrara, Forlì, Ravenna)
186.400
2.958
2.673
Emilia (Bologna, Modena, Parma, Piacenza,
Reggio)
322.474
5.211
6.149
Toscana (Arezzo, Firenze, Grosseto,
Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Siena)
216.857
4.295
6.374
Piceno (Ancona, Ascoli, Macerata, Pesaro e
Urbino)
59.734
2.148
2.217
Umbria (Perugia)
27.780
1.187
1.057
Lazio e Sabina
41.730
1.746
5.870
Abruzzi (Aquila, Chieti, Teramo)
15.892
439
1.142
Sannio (Avellino, Benevento, Campobasso)
5.571
94
322
Puglia e Ionio (Bari, Foggia, Lecce, Taranto)
27.757
330
1.355
Campania (Caserta, Napoli, Salerno)
27.193
502
4.039
840
28
80
Calabria (Catanzaro, Cosenza, Reggio)
4.588
133
715
Sicilia (Caltanissetta, Catania, Girgenti,
Messina, Palermo, Siracusa, Trapani)
20.528
502
2.635
Sardegna (Cagliari, Sassari)
8.297
243
596
2.549.718
48.825
75.842
Lucania (Potenza)
Totale nel Regno
Statistica Ministero delle Finanze, 1925
La bicicletta di massa
• Nel ventennio fascista i lavoratori delle pianure
settentrionali e delle colline toscane cominciarono
a usare sempre di più la bicicletta; nel 1933 si
contavano in Italia quasi tre milioni e mezzo di
biciclette contro 293.000 autoveicoli e 125.000
motocicli.
• Sui velocipedi viaggiavano operai, minatori e
braccianti per recarsi a lavoro la mattina,
rientrando a sera nelle proprie case, situate anche
a molti chilometri di distanza.
Ladri di biciclette
• Il film del 1948 fa vedere una Roma povera piena di biciclette: il protagonista lavora in bici per attaccare manifesti del cinema.
• Dopo il furto della bicicletta, vaga per la città
per ritrovarla. Preso dalla disperazione non gli resta che rubarne una a sua volta.
L’automobile al posto della
bicicletta
•
Da metà anni ‘50, come noto, si ha una definitiva
conversione degli Italiani alle 4 ruote, con un
abbandono eccessivo della bicicletta e della sua cultura
di viaggio.
•
A oggi, il turismo in bicicletta è difficile, e perciò poco
praticato. Manca la viabilità dedicata, mancano i
parcheggi per bici, è difficoltoso salire sui treni, il
viaggio in bicicletta è percepito come pericoloso
perché occorre circolare insieme alle automobili, alle
quali continuano a essere dedicate le maggiori
attenzioni.