Assessore alla Cultura Prof. Dennis Luigi Censi

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Assessore alla Cultura Prof. Dennis Luigi Censi
Luoghi di memoria storica: la Battaglia del Sentino
di Dennis Luigi Censi
Assessore alla Cultura del Comune di Sassoferrato
Relazione tenuta nella Giornata di studio
Parchi Storici per la tutela dei siti di battaglia.
Esperienze in Italia ed in Europa. Progetti per le Marche.
Tolentino, Sabato 12 marzo 2005
Nell’entroterra marchigiano, in provincia di Ancona sul confine con l’Umbria, sorge la città di Sassoferrato. Il suo territorio si trova a poco più di 300 metri sul livello del mare, delimitato dai monti
dell’Appennino e dai colli circostanti, tagliato dal fiume Sentino e dai suoi affluenti. Subito alle porte di Sassoferrato, verso sud, si trovano ancora oggi ben visibili i resti della antica città romana di
Sentinum. L’intera area è classificata, con legge regionale, come parco archeologico di Sentinum.
Nel medioevo l’agglomerato venne riportato alla luce ed utilizzato come cava da cui attingere per la
costruzione di edifici civili e sacri. In tempi storicamente recenti, con la realizzazione di scavi per la
costruzione intorno al 1890 della linea ferroviaria Fabriano-Pergola, si conobbe la topografia
approssimativa dell’antica città. Nel 1954 prima e nel 1974 poi, gli scavi ripresero con l’intenzione
di dare una visione il più possibile completa della città e degli edifici in essa contenuti ed al tempo
stesso di eseguire lavori di consolidamento. Recentemente, in seguito ad una convenzione siglata
nel 2002 dal Comune di Sassoferrato, dalla Soprintendenza Archeologica per le Marche, dalle Università degli Studi di Urbino e di Genova, da tre anni sono ripresi scavi, prospezioni con sofisticate
tecnologie moderne ed indagini storiche che stanno fornendo inedite interessanti conoscenze.
Con la disponibilità del materiale archeologico rinvenuto, negli anni ’30 del secolo scorso
venne fondato il museo civico archeologico. Ma parte delle antichità di Sentinum si trovano anche
al Museo archeologico di Ancona e il mosaico pavimentale più ricco tra quelli ritrovati si trova dal
1828 nel Museo di Monaco di Baviera. Rinvenuto nel 1806, rappresenta il dio Aion, il dio del tempo eterno, all’interno della Zodiaco, con ai piedi la Terra raffigurata da una donna a seno scoperto,
circondata dalle quattro stagioni. Il museo civico ne possiede una riproduzione. Il Palazzo dei Priori,
sede del museo e danneggiato dal terremoto del 1997, è stato recentemente consolidato, e grazie ad
un progetto finanziato dalla Regione Marche con fondi europei, si sta portando a conclusione una ristrutturazione della parte espositiva. La riapertura del Museo al pubblico è prevista nei prossimi mesi.
Tra il materiale che sarà esposto è presente anche una ricostruzione di 2x3 metri in scala della battaglia di Sentino nella fase iniziale, con tutti gli elementi che ricostruiscono la zona dello scontro tra cui 4.000 figurini a tutto tondo di stagno e piombo colorati a mano di 15 mm di altezza (scala
1:120).
Il museo possiede anche una sezione preistorica, infatti tracce di presenza umana in questo
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territorio sono assai antiche; sono stati trovati reperti ed insediamenti inquadrabili nel Paleolitico
Superiore e nel Neolitico; ma l’occasione per gli storici di nominare per la prima volta Sentinum fu
una grande battaglia combattuta nelle vicinanze di questa città nel 295 a.C., circa 30 anni prima dell’inizio del confronto di Roma con Cartagine.
A quel tempo la Roma repubblicana stava già da due secoli cercando di allargare il proprio
dominio fuori del piccolo territorio laziale su cui invece si era limitata fino a quel momento a dominare la Roma dei Re. Nell’alta Italia e nella regione umbro-picena a nord del fiume Esino i principali avversari erano i popoli degli Etruschi e quelli dei Galli, mentre nelle terre che confinavano con la
parte sud orientale del Lazio vivevano i temuti Sanniti.
Intorno al 300 a.C. Roma era nella condizione di estendere la propria egemonia su quasi tutta l’Italia centrale, dal Tirreno all’Adriatico.
Il nuovo equilibrio non era tuttavia ancora consolidato e non mancavano fermenti di rivolta e
propositi di rottura. L’occasione si offerse nel 298 a.C. quando bande di Galli della Cisalpina, rinforzate da nuove infiltrazioni di Galli transalpini si riversarono sulla penisola portandosi a ridosso
dei territori controllati dai Romani. Tanto bastò perché tra le etnie più importanti, cioè gli Etruschi,
gli Umbri, i Galli ed i Sanniti, corressero subito intese per una generale coalizione di forze contro i
Romani. Livio nella sua opera Storia di Roma afferma che fu una grande levata di scudi per stroncare una tirannia, quella romana, considerata intollerabile dagli avversari.
Nel 295 a.C. gli Italici riuscirono a completare la mobilitazione delle loro forze. Nelle fonti
c’è l’esagerazione sull’entità degli uomini messi in campo, 300.000 fanti e 46.000 cavalieri, ma il
numero attesta in ogni caso l’impressione suscitata dall’avvenimento.
L’esercito dei Romani, formato dalle quattro legioni della leva annuale (circa 40.000 uomini
computando anche i contingenti degli alleati nei quali i Piceni avevano la parte preponderante) e comandato dai due consoli eletti nel maggio precedente Fabio Rulliano e Publio Decio Mure, provenendo da Chiusi, attraversò l’Appennino ed i soldati si accamparono nel territorio di Sentinum.
La battaglia si sviluppò in due fasi e l’esito fu incerto fino all’ultimo. Poi la tenacia di Fabio
Rulliano, abilissimo nel temporeggiare e attaccare nel momento opportuno, e la compattezza delle
forze romane ebbero la meglio. Al successo contribuì anche la devotio compiuta da Decio Mure, che
aveva saputo contenere l’impeto della cavalleria e dei carri dei Galli.
“Grande fu la fama di quella giornata in cui si combatté nel territorio di Sentinum” racconta
Tito Livio nella sua Storia di Roma. La coalizione delle forze opposte, pur imponente per numero,
aveva avuto la sua debolezza nella eterogeneità dei popoli che la componeva. Secondo una fonte
greca i morti dalla parte dei coalizzati sarebbero stati 100.000, Livio li ridimensiona in 25. Tra di
essi vi fu anche il comandante sannita Gellio Ignazio. Invece nell’esercito romano le truppe guidate
da Decio Mure ebbero 7.000 morti e 1.200 furono i morti in quelle guidate da Fabio Rulliano.
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A Decio Mure furono celebrati solenni funerali e quindi cremato, Fabio Rulliano tornato a
Roma ottenne l’onore del trionfo. Da notare, per inciso, che ancora oggi a Sassoferrato esistono tre
vie cittadine rispettivamente intitolate a Gellio Ignazio, a Decio Mure e a Fabio Rulliano.
Le conseguenze della vittoria romana furono disastrose per l’indipendenza politica degli Italici. Gli Etruschi chiesero ed ottennero nel 294 a.C. trattati di pace della durata di 40 anni; l’anno
dopo anche i Fallisci si arresero. Gli Umbri perdettero i territori di Spoleto e di Foligno, ottenendo
trattati di alleanza per Camerino e Gubbio. I Galli Senoni furono ricacciati verso il mare. Lo studioso irlandese Rolleston agli inizi del secolo scorso in un suo lavoro sui Celti ascrisse proprio alla battaglia di Sentino una delle concause della caduta dell’impero dei Celti in Europa. Le forze superstiti
dei Sanniti furono inseguite e in parte distrutte nel territorio dei Peligni. Quanto ai Sabini, il cui
apporto alla grande coalizione di Sentino non è precisabile, essendo frequente nelle fonti lo scambio
del loro nome con quello dei Sanniti, vennero furiosamente aggrediti nel 290 a.C. per completare
l’espansione del territorio dello Stato fino alla costa adriatica al fine di controllare più direttamente i
popoli del nord della penisola e quelli del sud, in modo da evitare i collegamenti che avevano creato
le premesse per la pericolosa coalizione di Sentino. La città greca di Ancona entrò nell’alleanza romana.
Con le nuove incorporazioni, conseguenti alla vittoria nella battaglia di Sentino, il territorio
romano si era quasi triplicato rispetto alla fine della guerra latina, passando da circa 5.000 a 13.000
km2 con oltre un milione di abitanti.
Gli studiosi hanno tentato in più riprese di individuare con precisione il luogo o i luoghi dello scontro. Tito Livio l’ha narrata con molti particolari, ma non descrive la topografia del luogo. Un
elemento certo è la sua affermazione che la battaglia avvenne nel territorio di Sentinum.
In questo territorio vi era posto adatto per gli accampamenti e gli schieramenti di tutti gli
eserciti. Spazi pianeggianti, di dimensioni adatte ce ne sono in ogni parte, da Sassoferrato verso il
comune di Genga (6 km), da Sassoferrato verso la propria frazione Monterosso (5 km), da Sassoferrato verso la frazione San Donato di Fabriano (5 km), da Sassoferrato verso la propria frazione Gaville (4 km).
Nei decenni successivi i Romani consolidarono la loro presenza nell’area. Nel 289 a.C. fondarono la colonia di Sena Gallica sul sito del precedente insediamento celtico, nel 220 a.C. si aprì la
Via Flaminia, importantissima arteria che collega Roma con l’Adriatico. Non si sa bene come collocare, in questo contesto, proprio la città di Sentinum, che sorge nel quadro di un sistema di percorsi
contigui alla Flaminia e con essa collegati. Non si hanno notizie precise, si sa però che dopo la battaglia di Sentino certamente si sviluppò un abitato che lo si ritrova coinvolto nelle vicende del I secolo a.C.. Durante il bellum Perusinum fra Ottaviano e Antonio (41-40 a.C.) Sentinum parteggia per
quest’ultimo ed è pertanto presa e distrutta da Salvidieno Rufo, luogotenente del futuro fondatore
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dell’impero.
Con l’inizio dell’età imperiale la città di Sentinum è municipio ascritto alla tribù Lemonia e
inserito nella VI Regiones in cui viene divisa l’Italia e cioè nell’Umbria.
L’ultimo episodio di rilievo riguardante la città antica di Sentinum ed il suo territorio si data
nel 552 d.C. ed è la grande battaglia fra Goti e Bizantini, comandati rispettivamente da Totila e da
Narsete e conclusasi con la vittoria di Narsete … ma questa è un’altra battaglia, … un’altra storia.
Nuove indagini storiche ed archeologiche e contributi più analitici di studiosi ed esperti potranno certamente fornire ulteriori elementi di conoscenza dello scontro, resta tuttavia già ora la certezza che la battaglia di Sentino è stata una pietra miliare nella storia italiana ed europea, gli esiti
dello scontro bellico permisero a Roma di conquistare un’egemonia totale sui popoli antagonisti
dalla quale è poi progressivamente scaturito il proprio dominio su tutta l’Italia, sull’Europa e sulle
coste del mare Mediterraneo, determinando gli assetti politici futuri dell’Italia e di tutto il continente
ed incidendo in questo modo così profondamente sul successivo sviluppo della storia.
Nel 1998 i Comuni di Camerino e di Sassoferrato hanno organizzato con la collaborazione
della Regione Marche, della Soprintendenza Archeologica per le Marche, delle Università degli Studi di Camerino e di Macerata un convegno di studi della durata di quattro giorni.
Nel programma di governo della nostra Amministrazione Comunale c’è l’intento di raccogliere intorno al Comune le risorse e la volontà degli Enti e delle Istituzioni interessate alla ricerca
di ulteriori riscontri oggettivi che meglio possano farci conoscere i dettagli della battaglia di Sentino
e il rapporto di questa con il territorio, con le genti, con gli usi ed i costumi del tempo.
In occasione della riapertura entro questo anno del Museo civico, è nostra intenzione organizzare, d’intesa con le Istituzioni che da tempo collaborano con noi nel parco archeologico di Sentinum e con l’Istituto Internazionale di Studi Piceni, un convegno preparatorio che crei le premesse
per promuovere il prossimo anno, quando cadrà il 2300-esimo anniversario della battaglia, un più illustre convegno, qualificato dalla presenza di esperti e studiosi che possano portare un nuovo contributo alla ricerca storica, alla conoscenza ed alla valorizzazione dell’avvenimento. Il progetto prevede che questo convegno tratti vari aspetti dell’avvenimento, dalle vicende storiche, all’archeologia
della battaglia, alla iconografia e alla iconologia del dio Aion, al rapporto della battaglia con la città
di Sentinum ed il suo territorio, fino ad un’analisi dei lavori in corso.
Vorrei, in conclusione, esprimere a nome dell’Amministrazione Comunale di Sassoferrato
un sincero ringraziamento agli organizzatori di questa giornata di studio, dalla quale – ci auguriamo
– scaturiscano oltre ad una progettualità comune anche future occasioni per la valorizzazione dei
nostri siti storici.
Grazie per l’attenzione.
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