il natale di gesù

Transcript

il natale di gesù
ANNO XLV - novembre-dicembre 2009 - N. 5
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 no 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
IL NATALE
DI GESÙ
Il bollettino del Decanato di Livinallongo
“Le Nuove del Pais”arriva nelle nostre case
ormai nell’imminenza del
S. Natale e può aiutare
tutti noi a rivivere il
grande Mistero di amore:
Dio che si fa bambino per
noi.
Il Natale ci riporta a
quelli passati, vissuti in un
clima di tanta fede, attesi e
gioiosi; ricchi di belle tradizioni e usanze dei nostri
paesi, goduti assieme a
tutta la famiglia unita,
compresi gli emigranti.
Per noi credenti resta
sempre un giorno santo
che vede rifulgere la luce
di Cristo portatore di pace
e di amore. La pace, il
dono più prezioso, di cui
ha bisogno la gente di
oggi.
Infatti nel mondo ci
sono tante guerre, violenze, attentati terroristici, omicidi che lasciano
dietro di sé una lunga scia
di sangue e di dolore; nelle
famiglie ci sono discordie,
incomprensioni, separazioni; nel cuore di tante
persone c’è l’angoscia, la
solitudine, spesso l’odio e
le preoccupazione.
Per accogliere il dono di
Gesù abbiamo bisogno di
umiltà e fede. L’umiltà di
Maria che ha creduto alla
Parola del Signore e per
prima lo ha adorato nella
grotta di Betlemme; l’umiltà di Giuseppe, uomo
giusto, che anche nei momenti difficili ha creduto;
l’umiltà dei pastori che
prontamente sono accorsi
per adorarlo. Ecco i protagonisti del Natale: i
poveri, gli umili, i piccoli:
solo a loro è dato di conoscere il mistero di Dio
perché l’avevano prima
accolto nel loro cuore.
***
Oggi a Natale si fa
sempre più strada il consumismo che ci fa dimenticare il FESTEGGIATO,
per i regali, gli acquisti, i
doni natalizi. Alle nostre
orecchie la pubblicità fa
sentire queste voci: ”...regalati... comprati... prenditi...”; mancano invece i
verbi cristiani del vero
Natale... cristiano: ”dona... condividi... rinuncia... accogli... perdona...”;
questi verbi li sentiamo in
chiesa, alla Messa, a catechismo, negli incontri formativi.
Cerchiamo di farli nostri e viverli con stile di
vita cristiana. Riprendiamoci questa festa e celebriamola con fede e con
amore; non accontentiamoci solo di una Messa
di mezzanotte!
Portiamo nel nostro
cuore Cristo, il vero festeggiato, capace di farci
uomini nuovi e di donarci
le cose che contano come
la pace, l’amore, l’amicizia e la fede.
Solo così il grande
evento della storia sarà
cristiano; solo così si realizzerà il canto angelico
della notte di Natale:
“Gloria a Dio e pace agli
uomini che egli ama”.
BUON NATALE A
TUTTI!
Don Alfredo
Normalmente, si raccoglie
ciò che si semina
In un’intervista della Tv americana, Jane Clayson ha chiesto
ad una ragazza orfana a causa
della tragedia delle Twin
Towers: «Dio come ha potuto
permettere che avvenisse una
sciagura del genere?».
La risposta che ha ricevuto è
“interessante”: “Io credo che
Dio sia profondamente rattristato da questo, proprio come lo
OK. Poi qualcuno ha detto: “È
meglio non leggere la Bibbia
nelle scuole” (la stessa Bibbia
che dice: Tu non ucciderai, tu
non ruberai, ama il tuo prossimo
come te stesso) e noi gli abbiamo
detto OK.
Poi, il Dottor Benjamin Spock
ha detto che noi non dovremmo
sculacciare i nostri figli se si
comportano male perché la loro
siamo noi ma per anni noi gli abbiamo detto di andarsene dalle
nostre scuole, di andarsene dal
nostro governo, di andarsene
dalle nostre vite. Essendo Lui
quel gentiluomo che è io credo
che con calma Egli si sia fatto da
parte.
Come possiamo sperare di
notare che Dio ci dona ogni
giorno la Sua Benedizione e la
Sua protezione se Gli diciamo:
“lasciaci soli”?
Considerando i recenti avvenimenti... attacchi terroristici,
violenza nelle scuole... ecc...
penso che tutto sia cominciato
quando 15 anni fa Madeline
Murray O’Hare ha ottenuto che
non fosse più consentita alcuna
preghiera nelle nostre scuole
americane e le abbiamo detto
personalità viene deviata e potremmo arrecare danno alla loro
auto-stima, e noi abbiamo detto:
“un esperto sa di cosa sta parlando” e così abbiamo detto OK.
Poi, qualcuno ha detto che sarebbe opportuno che gli insegnanti e i presidi non punissero i
nostri figli quando si comportano male e noi abbiamo
detto OK.
Poi alcuni politici hanno
detto: “Non è importante ciò che
facciamo in privato purché facciamo il nostro lavoro” e, d’accordo con loro, noi abbiamo
detto OK.
Poi qualcuno ha detto: “II
presepe non deve offendere le
minoranze”, così nel famoso
museo Madame Tussaud di LonSegue a pagina 2
2
«Le nuove del Pais»
dra al posto di Maria e Giuseppe
hanno messo la Spice girl Victoria e Beckam e noi abbiamo
detto OK.
E poi qualcuno ha detto:
“Stampiamo riviste con fotografie di donne nude e chiamiamo tutto ciò “salutare apprezzamento per la bellezza del
corpo femminile”.
E noi gli abbiamo detto OK.
Ora ci chiediamo come mai i
nostri figli non hanno coscienza
e non sanno distinguere ciò che è
giusto da ciò che è sbagliato. Probabilmente, se ci pensiamo bene
noi raccogliamo ciò che abbiamo seminato.
Buffo come sia semplice, per
la gente, gettare Dio nell’immondizia e meravigliarsi perché
il mondo sta andando all’inferno.
Buffo come crediamo a quello
che dicono i giornali, ma contestiamo ciò che dice la Bibbia.
Buffo come tutti vogliono
andare in Paradiso, ma al tempo
stesso non vogliono credere,
pensare, né fare nulla di ciò che
dice la Bibbia.
Buffo come si mandino migliaia di barzellette via e-mail
che si propagano come un incendio, ma quando si incomincia
a mandare messaggi che riguardano il Signore, le persone
ci pensano due volte a scambiarseli.
Buffo come tutto ciò che è indecente, scabroso, volgare ed
osceno circoli liberamente nel
cyberspazio, mentre le discussioni pubblicate su Dio siano
state soppresse a scuola o sul
posto di lavoro.
Buffo come a Natale nelle
scuole la recita per i genitori non
possa più essere sulla Natività ed
al suo posto venga proposta una
favola di Walt Disney.
Buffo come si stia a casa dal
lavoro per una festività religiosa... ma non si conosca
nemmeno quale sia la ricorrenza.
Buffo come qualcuno possa
infervorarsi tanto per Cristo la
domenica, mentre è di fatto un
cristiano invisibile durante il
resto della settimana.
Buffo che quando inoltri
questo messaggio tu non ne dia
una copia a molti di quelli che
sono nella tua lista degli indirizzi
perché non sei sicuro del loro
credo o di cosa penseranno di te
per il fatto di averglielo mandato.
(dal Periodico S. Maria
Immacolata del Nevegàl)
Riflettendo su questo articolo
di don Sirio, dobbiamo dargli ragione e ripetere con verità:
“Normalmente, si raccoglie ciò
che si semina!”.
Peccato però che il raccolto ed
i frutti siano scarsi e cattivi!
Tornare a educare
Il Papa Benedetto XVI, il 9
novembre, ha inviato un messaggio ai Vescovi riuniti ad
Assisi per la 60a Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Dopo i saluti iniziali ai partecipanti, il Papa ha parlato dell’educazione, definendola
“emergenza Educativa” che
coinvolge tutta la società civile,
lo Stato e la Chiesa. L’emergere
dell’istanza educativa è un
segno dei tempi che provoca il
Paese a porre la formazione
delle nuove generazioni al
centro dell’attenzione e dell’impegno di ciascuno, secondo le rispettive responsabilità.
Il Papa ha detto inoltre: “L’educazione è un’esigenza costitutiva e permanente della vita
della Chiesa e si colloca nel
cuore della sua missione volta a
far sì che ogni persona possa incontrare e seguire il Signore
Gesù via, verità e vita”.
La sfida educativa attraversa
tutti i settori della Chiesa ed
esige che siano affrontate con
decisione le grandi questioni
del tempo attuale: quella re-
lativa alla natura dell’uomo e
alla sua dignità - elemento decisivo per una formazione
completa - e la “questione di
Dio” che sembra quanto mai
urgente nella nostra epoca.
Il Papa ha ricordato un passo
del suo discorso nella Cattedrale di Aosta: “Se la relazione
fondamentale - relazione con
Dio - non è viva, non è vissuta,
anche tutte le altre relazioni
non possono trovare la loro
forma giusta.
Ma questo vale anche per la
società e per l’umanità come
tale. Anche qui, se si prescinde
da Dio, se Dio è assente, manca
la bussola per mostrare l’insieme di tutte le relazioni, per
trovare la strada, l’orientamento dove andare.
Dio! Dobbiamo di nuovo
portare in questo mondo la
realtà di Dio, farlo conoscere e
farlo presente”.
Il compito non è facile e
spetta al Papa, ai Vescovi e ai
sacerdoti diventare ” adorazione vivente”, dono che trasforma il mondo e lo restituisce
a Dio.
È questo il messaggio pro-
fondo dell’Anno Sacerdotale.
La preoccupazione di Benedetto XVI la comprendiamo
meglio tenendo presente il
“contesto della società in cui viviamo e ci rendiamo conto di
come ci sia stato un collasso
della coscienza educativa,
anche per l’affacciarsi dei
nuovi modelli che hanno proposto atteggiamenti volti alla
permissività e alla soddisfazione di se stessi. I guasti dei
cattivi maestri sono evidenti,
ma possono essere anche una
provocazione per un cambiamento di marcia che possiamo
esprimere con parole semplici:
“Tornare a educare”.
A Viterbo, il 6 settembre
scorso, il Papa ha insistito sulla
centralità della famiglia per la
formazione delle future generazioni. “Primi e principali
educatori dei propri figli, i genitori, nel campo dell’educazione hanno una fondamentale
competenza. Essi, infatti, sono
educatori perché genitori”.
Allora tutto l’impegno deve
essere rivolto alle famiglie,
come agenzie principali di
educazione, tale da renderle
sempre più consapevoli di
questo compito importante.
D. A. M.
SFOGLIANDO
IL LIBRO SINODALE
Povertà familiari
89. Nella nostra realtà consumistica i malati, i sofferenti, gli anziani sono spesso emarginati in
quanto non produttivi. Questo atteggiamento genera nella persona
malata o nell’anziano il dolore
ancora più grande di sentirsi
inutile o di peso, e fa talvolta nascere in lui un lacerante senso di
colpa per la propria condizione.
Prestiamo anche sollecito ascolto
a nuove situazioni di difficoltà
emergenti: donne sole con
bambini o con carichi assistenziali
in famiglia; adolescenti senza
punto di riferimento; famiglie di
sotto o vicine alla soglia di povertà; persone che soffrono di disagio mentale. Di fronte al
dramma di tante famiglie o
persone che possono sentirsi incomprese ed escluse dalla comunità cristiana la Chiesa vuole
mostrare il suo volto materno e accogliente per ritrovare un dialogo
con tutti e individuare insieme
parole e gesti che consentano un
riavvicinamento e un’accoglienza
reciproca.
90. Oltre le frontiere,
universalità dell’amore
Il nostro mondo è carico delle
contraddizioni di una crescita eco-
nomica, culturale, tecnologica,
che offre a pochi fortunati grandi
possibilità, lasciando milioni e milioni di persone non solo ai margini
del progresso, ma alle prese con
condizioni di vita ben al di sotto del
minimo dovuto alla dignità
umana.
È possibile che, nel nostro
tempo, ci sia ancora chi muore di
fame? Chi resta condannato all’analfabetismo? Chi manca di cure
mediche più elementari? Chi non
ha una casa in cui ripararsi?
Tutti i cristiani, in forza del battesimo sono chiamati a farsi
prossimo agli uomini e alle donne
che vivono situazioni di frontiera: i
malati e i sofferenti, i poveri, gli
immigrati, le molte persone che faticano a trovare ragioni per vivere
e sono sull’orlo delle disperazione, le famiglie in crisi e in difficoltà materiale e spirituale. Il cristiano, sull’esempio di Gesù, buon
Samaritano, non si domanda chi è
il mio prossimo, ma si fa prossimo
all’altro.
91. Stili di vita diversi
La carità chiede di diventare
esperienza quotidiana di relazione, compagnia e condivisione.
In questo cammino i poveri ci
aiutano a riscoprire la nostra di-
gnità di figli di Dio e ad apprendere
un diverso stile di vita. È così che
possiamo demolire gli idoli che ci
siamo costruiti (denaro, potere,
consumo, spreco) e riscoprire i
valori fondanti il bene comune (accoglienza, solidarietà, giustizia
sociale, corresponsabilità) con la
forza di affrontare i sacrifici necessari per arrivare a gustare in
modo nuovo l’esistenza.
92. Gli immigrati
L’immigrazione sta diventando
una grande sfida. La complessità
del problema non può essere posta
soltanto nell’orizzonte della solidarietà evangelica: va affrontata
negli aspetti sociale e politico che
Segue a pagina 5
«Le nuove del Pais»
CCP 39808548
3
Parrocchia di Pieve
cell. 333 2030597
tel. 0436 7176
BETLEMME È IL
VERO STIL NUOVO
È Natale. È là un roseo batuffolo di carne. Pare una
cosa da niente, un niente addirittura come forza, come
presenza, come voce. È lì, in
una mangiatoia, preparata
per gli animali. E la mangiatoia è in una grotta mal riparata, mal rischiarata, maleodorante. E la grotta è
vicina ad un paese povero,
sconosciuto al mondo, ma
perché fa così il padrone del
mondo? Che sistemi adopera
adesso? È la parola, si tratta
di un sistema nuovo.
Gesù vuol introdurre una
mentalità nuova fin dal suo
primo apparire. Ce n’è abbastanza per quelli che grandeggiano, drappeggiandosi
e pavoneggiandosi. È che si
vada controcorrente.
Betlemme è il vero “stil
nuovo”; lo stile sarà continuato nei trentatré anni che
seguono. Scappa in Egitto; è
vinto, perseguitato. Lavora
in bottega; è apprendista e
operaio sottocapo. Predica e
si dà da fare anche con i miracoli, ma fa fiasco. Ha fame,
ha sete, non sa dove poggiare
il capo. Ha amici e discepoli,
ma lo abbandoneranno. Gli
resta una veste: lo spogliano
anche di quella. Gli resta la
madre: regala anche quella
prima di morire!
Avete mai visto una radice
in un terreno desertico e sitibondo? È Lui, “sprezzato e
schivato dagli uomini, uomo
dei dolori e avvezzo al malanno (Is. 53). Ripeto: ha
voluto introdurre uno stile,
un clima nuovo.
Al chiaro di questi grandi
insegnamenti, cambiano
aspetto le questioni: quello
che pareva grande e importantissimo rimpicciolisce.
+ A. Luciani
CALENDARIO
LITURGICO
– 2009 –
23 dicembre: RITIRO per il Santo Natale a Pieve: ore 14.30
24 dicembre: CONFESSIONI a Pieve dalle 14.30 alle 16.30
(Parroco di Arabba )
25 dicembre: SANTO NATALE Sante Messe, alla vigilia,
ore 22.00 S. Messa della notte
al mattino: Andraz (8), Pieve (9.30), Villa S.
Giuseppe (10.45), Digonera (16.30)
26 dicembre: S. STEFANO: ore 9.30 S. Messa, ore 18.00
Messa festiva.
27 dicembre: S. FAMIGLIA: messe con orario festivo e
preghiere per tutte le famiglie.
31 dicembre: ULTIMO DELL’ANNO: S. Silvestro
- ore 16.00 Messa a Larzonei per il patrono
ore 18.00 S. Messa a Pieve - canto del Te
Deum
– 2010 –
1 gennaio:
CAPODANNO Solennità di Maria Santissima
S. Messe con orario festivo e Veni Creator
6 gennaio:
EPIFANIA
orario festivo delle Messe.
6 febbraio:
GIORNATA DEL MALATO a Villa S. Giuseppe; S. Messa ore 15.30 e Unzione Comunitaria agli anziani e malati, con la partecipazione dell’Unitalsi di Belluno.
7 febbraio:
GIORNATA PER LA VITA “Progetto
Gemma” con vendita primule.
Buon Natale
Auguro a tutti i parrocchiani vicini e lontani,
ai lettori de “Le Nuove del Pais”
un sereno e gioioso Natale,
vissuto nella fede e nell’amore al Signore,
con tutta la famiglia riunita. Buon Natale!
Don Alfredo
Cari fratelli
e sorelle,
“Un giorno santo è
spuntato per noi”.
Un giorno di grande
speranza: oggi è nato il
Salvatore dell’Umanità!
La nascita di un bambino
porta normalmente una
luce di speranza a quanti
attendono trepidanti.
Quando nacque Gesù
nella grotta di Betlemme,
una “grande luce” apparve sulla terra: una
grande speranza entrò
nel cuore di quanti lo attendevano; “lux magna”,
canta la liturgia di questo
giorno di Natale.
Non fu certo “grande”
alla maniera di questo
mondo, perché a vederla,
dapprima, furono solo
Maria, Giuseppe e alcuni
pastori, poi i Magi, il
vecchio Simeone, la profetessa Anna: coloro che
Dio aveva prescelto.
Eppure nel nascondimento e nel silenzio di
quella notte santa, si è
accesa per ogni uomo una
luce splendida e intramontabile; è venuta nel
mondo la grande speranza, portatrice di felicità: “Il Verbo si è fatto
carne e noi abbiamo visto
la sua gloria”.
(Gv. 1, 14)
(Benedetto XVI)
4
«Le nuove del Pais»
Il Crocifisso: cristianità o ipocrisia?
In queste ultime settimane
sono state scritte pagine e
pagine, e sprecate migliaia di
parole sulla questione del
Crocifisso nelle aule delle
nostre scuole!
Potremmo anche noi
riempire il nostro bollettino
di proclami in difesa del
nostro simbolo religioso: mi
auguro infatti che la maggior
parte dei nostri parrocchiani
consideri il Crocifisso oltre
che il simbolo della nostra
fede, anche l’insieme dei
valori su cui è fondata la
nostra società, la nostra
cultura, le nostre tradizioni.
Il Crocifisso non è sicuramente la presenza della
Chiesa Cattolica nella scuola
pubblica, è piuttosto il segno
di una civiltà, la nostra, che è
cresciuta ispirandosi ai
valori profondi del Vangelo:
l’amore, la pace, la solidarietà, l’accoglienza, il
perdono, ecc...
A tal proposito mi è parti-
colarmente piaciuta la proposta di un sacerdote di sostituire il Crocifisso nei luoghi
pubblici con una parabola
del Vangelo appesa al muro,
una provocazione originale e
davvero interessante!!!
Ma non è questo ciò che mi
ha spinto a scrivere queste
righe, bensì l’aspetto che mi
ha maggiormente infastidito
di tutta questa vicenda: l’ipocrisia.
Basta solo aver seguito un
programma televisivo o aver
letto un articolo di giornale
che trattasse l’argomento,
per intendere che siamo diventati un paese di cattolicissimi, tutti pronti a schierarsi a difesa della cristianità,
della Chiesa Cattolica, e dei
valori del Vangelo... Incredibile!!!
E pensare che questi “paladini del Crocifisso” sono
coloro che vengono continuamente invitati dalla Cei e
dallo stesso Pontefice a cam-
LA SANTA CRESIMA
Pieve ha accolto festosamente il Vescovo mons. Giuseppe Andrich, domenica 25 ottobre, venuto ad amministrare la
s. Cresima a 14 ragazzi e ragazze
di Pieve e di Arabba.
Ad accoglierlo, sulla piazza,
c’era il Sindaco Ruaz, due assessori e un “fabbricere”,
mentre il parroco, don Vito di
Arabba e tutti i cresimandi con i
propri santoli lo aspettavano alla
porta della chiesa. Due ragazzi
hanno rivolto al Vescovo un
breve saluto in fodom.
La chiesa, ornata a festa, era
gremita di fedeli: specialmente
genitori, santoli e familiari dei
cresimandi. Il coro parrocchiale
“S. Giacomo” ha accolto solennemente sua eccellenza, mentre
entrava in chiesa, con il canto
“Ecce Sacerdos Magnus”.
Dopo un breve saluto di don
Alfredo, ha avuto inizio la
Messa. All’omelia, il Vescovo,
commentando il vangelo ha
esortato i cresimandi a far tesoro
di quanto disse Gesù agli apostoli, specialmente Giacomo e
Giovanni: “Chi vuol essere
grande tra voi, si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo
tra voi sarà il servo di tutti”. Ha
chiesto inoltre a tutti di impegnarsi a testimoniare Gesù con
la propria vita.
Al momento solenne della
I chierichetti assieme al Vescovo dopo aver servito la Messa della
Cresima.
biare politica nei confronti
delle famiglie bisognose,
degli immigrati, di coloro che
nel mondo muoiono di
fame... non vi sembra tutto
questo assurdo e ridicolo?
È evidente che quella del
Crocifisso è una battaglia
mediatica vinta in partenza,
ecco allora tutti pronti a scaldarsi e impegnarsi in una
guerra che una volta vinta
potrà consegnare qua e là
qualche corona d’alloro.
Mi chiedo: come mai gli
stessi politici, giornalisti,
semplici osservatori, non si
impegnano quotidianamente nel promuovere iniziative rivolte ai più bisognosi, a chi soffre la fame, a
chi non ha una casa, alle
nostre famiglie in difficoltà e
a chi si rifugia nel nostro
paese perché il suo è dilaniato dalle guerre civili?
Perché quando la Chiesa
invita ad affrontare certi problemi in una certa direzione
viene completamente ignorata, e peggio ancora si preferisce dire che la Chiesa non
deve intromettersi negli
affari dello Stato?
Se vogliamo davvero camminare secondo una logica
cristiana, basterebbe rileggersi il Vangelo, per capire
dove possiamo incontrare
realmente Gesù Cristo: prima ancora che nel legno del
Crocifisso, lo troveremo in
colui che chiede aiuto, nella
persona affamata, nella persona assetata, nel bambino
senza vestito, nel carcerato,
nei malati e nei bisognosi,
perché “...qualunque cosa
avete fatto ad uno di questi
piccoli l’avete fatta a me...”!!!
Ragioniamo e scegliamo
una linea coerente prima di
urlare e sentenziare a destra e
a sinistra, altrimenti ci vestiremo di ridicolo ancora di
più di chi il Crocifisso non lo
vuole più vedere.
Crismazione mons. Andrich ha
avuto per ogni cresimato delle
belle parole di augurio che,
spero, ognuno ricorderà a lungo.
La Messa si è infine conclusa
con le foto dei vari gruppi per
avere un ricordo che prolunghi
la bella giornata di festa.
Denni
I cresimati dopo aver ricevuto la S. Cresima. Da sinistra, prima fila:
(Parroco), Martina, Riccardo, (Vescovo), Filippo, Sebastiano,
Paolo; seconda fila: (Suor Lara catechista), Valentina, Kevin,
Ulrica, Naomi, (Giovannina catechista); terza fila: Davide, Nicola,
Michele, Valentino, (don Vito parroco di Arabba).
I cresimati, i santoli, il Vescovo e i parroci.
«Le nuove del Pais»
Domenica
è sempre
domenica?
La domenica dovrebbe servire a cambiare marcia e a ricuperare i valori persi
durante la settimana, a
riallacciare i contatti
sfilacciati con le persone
e con noi stessi.
Ce lo ha ricordato
papa Giovanni Paolo II
in una lettera bellissima: la domenica è il
giorno della famiglia,
del riposo, ma anche
della preghiera. Già, la
preghiera. Soprattutto
quella
speciale
chiamata “Messa”. È il
grande grazie che diciamo a Dio e ci aiuta a
trasformare il semplice
week-end in un giorno
dedicato al ricordo del
Signore del tempo e
della vita.
Simone Weil, una
scrittrice francese molto
sensibile ai problemi
umani e religiosi, ha paragonato i giorni a un
pacchetto di assegni in
bianco.
“Li
puoi
spendere come vuoi”, ha
scritto “ma l’ultimo lo
devi riservare a Lui”, il
vero intestatario del
blocchetto del tempo.
Dovremmo avere il coraggio di rimettere la
domenica al centro della
nostra vita. Altrimenti,
senza un Grazie particolare a Dio, “la festa,
appena cominciata, è
già finita”.
M. R.
5
La Processione del Rosario
La festa della Madonna del
Rosario è stata solenne,
grazie al tempo “estivo”, con
numerosi partecipanti: fedeli
e autorità.
Dopo la Messa cantata dal
coro parrocchiale è seguita la
processione. I pompieri
hanno portato l’urna di S.
Felice, un martire dei primi
tempi della Chiesa: mentre le
donne sposate (Donatella,
Elsa, Maria Rosa e Paola) col
bel “guànt da fodoma”, hanno portato la Madonna del
Rosario, con la scorta di
onore degli alpini; dieci chierichetti facevano corona al
celebrante.
La recita del Rosario, am-
I SANTI E I MORTI
plificata dall’altoparlante, ci
ha accompagnato per tutta la
processione, coinvolgendo
nella preghiera tutti i partecipanti.
Il santo rosario, recitato
tutti giorni prima della
Messa ci ha accompagnati
per tutto il mese di ottobre offrendolo per le vocazioni e
per la santificazione dei sacerdoti, nell’anno sacerdotale voluto dal Papa.
Sono le due feste più partecipate
della Parrocchia, essendo molto radicato nel cuore della nostra gente il
culto e l’amore per i propri cari defunti.
Gli abitanti delle curazie di Ornella, S.
Giovanni e della frazione di Cherz convengono tutti a Pieve dove sono sepolti
i propri defunti.
Dopo la Messa pomeridiana dei Santi
si è svolta la lunga processione al cimitero per pregare sulle tombe dei
morti. La giornata di sole ha favorito la
partecipazione delle numerose
persone venute anche da lontano.
Anche le tombe, come sempre, erano
curate e fornite di fiori e di lumi, sotto lo
sguardo del grande Crocifisso al centro
del cimitero; per la parte nuova, alla
sera viene illuminato l’altro crocifisso,
benedetto lo scorso anno.
Messa di apertura delle scuole
da pagina 2
non sono di competenza della
Chiesa.
È una presenza da accogliere e
seguire nella normale pastorale
delle nostre comunità cristiane.
Il processo dell’immigrazione
pare irreversibile e ci viene chiesto
di viverlo con meno riserve e con
maggiore creatività. Si tratta di un
fenomeno da conoscere, studiare,
discutere, accogliere e condividere anche con impegni operativi.
I rapporti fra culture aprono
nuove prospettive di formazione
all’interno delle nostre comunità:
è doveroso confrontarsi con le legittime diversità di gruppi etnici
che hanno un loro patrimonio spirituale e culturale. Va promosso un
percorso di giusta integrazione
che evita il ghetto culturale e combatte, al tempo stesso, la pura e
semplice assimilazione dei migranti nella cultura locale.
Gli alunni delle scuole primarie e secondarie di Pieve, con gli insegnanti e i professori, il giorno della
Messa di apertura; mancavano solo i bambini della scuola di infanzia che si trova ad Arabba.
Il 23 settembre gli alunni
delle scuole medie ed elementari hanno partecipato alla
Messa di inizio anno scolastico.
Da tanto tempo non vedevamo una chiesa così gremita di ragazzi e adulti.
Ha presieduto la concelebrazione don Vito, parroco di
“Rèba”, che ha commentato al
Vangelo la parabola del seme
di senape che, pur piccolissimo, gettato nei solchi della
terra cresce e si sviluppa fino a
diventare un albero grande. È
l’immagine di ogni ragazzo
che cresce, impara, si sviluppa
e diventa un uomo. La scuola
serve per questo: far crescere
intellettualmente, moralmente
e socialmente.
Presenti alla Messa c’erano:
il preside, dott. Serafini Andrea,
gli insegnanti delle Medie ed
Elementari e un gruppo di genitori. Suor Lara e Suor Francesca, insegnanti di religione, li
avevano preparati con i canti e
le preghiere dei fedeli.
La gradinata esterna della
chiesa si è poi riempita per la
foto ricordo.
6
«Le nuove del Pais»
LAUREE
Congratulazioni
a FLORIAN
DELAZER
di Selva Gardena di
Ivo e di Roncat Maria
Luisa che il 28 settembre
ha terminato con successo i suoi studi ed ha
conseguito il diploma di
LAUREA in INGEGNERIA LOGISTICA
E DELLA PRODUZIONE all’Università
di Bolzano-Politecnico
di Torino.
Davanti al relatore e
presidente della Commissione Prof. Dominik
Matt ha svolto in lingua
inglese la seguente tesi:
“Un’Azienda Verde:
Studio e Definizione del
Layout di uno Stabilimento di Produzione di
Pannelli Solari e Autovetture Elettriche a Saragozza in Spagna”.
Auguri per la continuazione dei tuoi studi
a Londra e tante soddisfazioni per il futuro
mondo del lavoro.
I tuoi genitori, i fratelli
Werner conTamara, la
fidanzata Martina, zio
Luigino e zio Eugenio”.
Con la Messa di domenica 11 ottobre ha
avuto inizio ufficiale il
nuovo anno catechistico.
Durante la celebrazione è
stato conferito alle dodici
catechiste il Mandato di
insegnare ai ragazzi le
verità della Fede e di prepararli ai sacramenti dell’iniziazione cristiana e di
fare con loro un’esperienza di fede.
Hanno accettato l’incarico di catechista:per le
classi elementari: prima,
Foppa Paola e Zanvit Rosanna;
seconda,
la
maestra Gabrielli Elisa;
terza, Suor Flavia Santi e
Roncat Agnese; quarta,
Vallazza Anna; quinta,
Devich Francesca. Per le
classi medie: prima, la
maestra Gemma Demattia; seconda, Bozzolla
Tiziana e la maestra Bruna
Grones; terza, Dalla Valle
Giovannina maestra e
Suor Lara Bergamin, insegnante di religione nella
scuola.
Come vedete, è un bel
gruppo di mamme, giovani e suore preparate che
si impegnano ogni settimana, a “spezzare” il
pane della Parola di Dio ai
71 bambini e ragazzi.
Per adempiere a questo
compito impegnativo
hanno bisogno dei genitori che sostengano il
loro lavoro, collaborino al
catechismo seguendo i
propri figli nello studio
della dottrina cristiana,
nella disciplina e nella frequenza.
Il compito non è sempre
facile e gratificante; tuttavia con l’ aiuto di Dio e
con la buona volontà di
tutti porteremo sicuramente avanti questa missione.
Messa a Pian di Salesei
MARTINA ROILO
Neo dottore in Biologia
Sanitaria
Il 7 ottobre 2009
Martina Roilo, di Enrico
e Lucia Pellegrini, ha
conseguito la laurea specialistica in Biologia Sanitaria all’Università
degli Studi di Padova
con punteggio 108/110,
discutendo la tesi “The
response of tumor cells
to the inhibition of the
mevalonate pathway”.
“Congratulazioni per
il traguardo raggiunto.
Ti auguriamo un futuro
ricco di soddisfazioni”,
dicono con orgoglio i
IL CATECHISMO
suoi famigliari.
I più sentiti complimenti a Martina anche
dalle pagine de “Le Nuove
del Paisc”.
ROILO GIULIA
Di Pieve fu Giovanni
Battista e di Willeit Maria, il
28 di ottobre presso l’università degli studi di
Padova si è laureata in infermieristica, discutendo
la tesi. “Educazione dell’anziano all’autosomministrazione dei farmaci”, relatore
prof. Franco Capretta.
Domenica 25 ottobre, al Sacrario di Pian di Salesei, si è
svolta l’annuale cerimonia di
commemorazione dei Caduti
nella prima Guerra Mondiale.
Nell’occasione è stata data
adeguata sepoltura ad un militare ignoto. I resti del Fante, restituiti dal ghiacciaio della Marmolada la scorsa estate e raccolti
in una piccola urna sono stati deposti in un loculo del Sacrario ricevendo il giusto onore da parte
del celebrante e delle autorità
militari e civili.
Mons. Alfredo Murer che ha
celebrato la santa Messa, ha sottolineato che nella stessa
giornata, a Milano, veniva proclamato Beato don Carlo
Gnocchi, Cappellano degli
alpini e “papà dei mutilatini”
che, attraverso il suo amore per i
più umili, diede una forte testimonianza di fede e di carità. Egli
aveva vissuto la drammatica ritirata dalla Russia ed era stato
salvato da morte certa dovuta al
freddo, alla fame e alla stanchezza dai compagni di sventura, alpini come lui.
Ora il Corpo degli Alpini può
dire di avere un Beato protettore
da festeggiare ogni 25 ottobre.
L’urna contenente i resti del
soldato ritrovato sulla Marmolada.
Congratulazioni
e buon lavoro!
Gli Alpini, le bandiere e i gagliardetti delle varie
sezioni e la popolazione.
«Le nuove del Pais»
7
A Baissenston a pé da fodom
[Oramèi duc i sà che
l’ultima domënia de setember
s’à da se trè ite en ciauzament
saurì per podei fè la Via Crucis
e rué su a Baissenston a perié
la Mère del Signoredio per
duta nosta jent: “en te noste
cèse l é duc i cruzi, i problemi e
le debolëze che i é nte duta la
sozieté. Per chëst i Ladins con
a cé l Pleván de Badia don
Franz Sottara, i i à metus nte
mán de la Madona” (da La
Usc di Ladins).
Col pelegrinagio envié via
da la Union Generèla e dal
Decanat de Badia, la jent de
dute le Valade ladine l’à
renové encora en viade sua
devozion a la Madona dei
Dolour e coscì ence chi ruèi
da Fodom fora.
Per se recordé che per nos
l’é na vegla bona tradizion, no
ve conte de nstouta che chi
che i eva i sà ci devozion con
en bel perié e cianté per ladin
ite per chi bosc’ e ci suour su
per chëla ërta de le Stazion!!
Sedenò no fossa na “Via
Crucis”!
Jon nnavò de zirca 60 agn
cánche na bela clapada con
Roja, Pino, Nani de Dorich, la
Anna de berba Tita Josc de 12
agn compagnada da la sántola
Paola de Lico de Tone auna
con mëda Nina Renocia
(stada bele plù oute) e suo om
bèrba Fonjo i se n piáva via en
la fiera de San Michiel davomesdì per ji en pelegrinagio a
Baissenston. Su per Pordou e
jù davò jù: la Anna e la Roja
come l tunder tán grana l’eva
la veja e chi autri a ie dì: “no
sté a core, sedenò domán no
sei plù bone de ne vignì davò”.
Se sà ben se le s’à lascé dì,
coscita ie stade grame a rué al
Santuare!!
Da sëra ie ruèi via Pozza ulà
che, co che suzedëva da spëss,
Tita “Pezòla”, che fajáva ilò l
stradin, l ià dé da cëna, da
dormì e l gosté l dì davò.
Paussèi fora e refezièi, via e
su per n’autra mont e pò via
fora per chël bosch che no
feniva plù e chi biei luosc da
paur che fajëva gola e “cánche son ruèi ju n chël
fossèl e su da l’autra su, sentionve le ciampane de Baissenston e co le ultime ombrie
e le ultime forze spizolonve su
e ruonve davánt not a dì en
Procescion a Baissenston 2009.
Aimaria a la Madona”.
Spo a se cherì nte ostaria da
cëna e da dormì.
El dì davò a Mëssa e a vedei
l luoch ulà che sto berba l’ava
ciapé la Madona. Davò duc i
Rosaresc dic su e la gran devozion nte gliejia, col cuor
lesier e plen de speránza, ie
ruèi jù delviers de Laives.
Ilò i s’à despartì: chi de
Dorich coi sántoi da Liviné
delviers de Persenon a ciaté
Sr. Nolasca (fia de bèrba
Fonjo e sorela de “Titòta” e la
Anna co la sántola a Ghirlan a
ciaté i vegli “parons” ulache la
Paola l’eva stada tán gënn a
laoré da jovena.
Duc ie ruèi a cèsa nta
Fodom co la coriera; contenc
e strac e col mèl ai piesc e ai jenogli: a jì en pelegrinagio s’à
da fè ence penitenza!!!
Coscita i la pensáva. I ava
rejon. I me l’à contada la Roja
e la Anna che le se la recorda
ence davò duc i agn che l è
passé.
Magari che a valgugn ie
toma ite de fè davò.
Bruna
Dai nostri missionari
PAKISTAN - Suor Agnese Grones ci scrive una bella lettera
Pakistan-Karachi: le ragazze che frequentano la casa delle Suore
Paoline per formarsi e, se Dio vuole, per diventare suore, domani. Sono
seguite da Suor Agnese Grones e dalle altre consorelle. Come si vede
dal numero, lo vocazioni non mancano.
“Carissimi,
È passato del tempo dal
mio ritorno a Karachi e non
mi sono fatta viva con lo
scritto, per i tanti impegni e
non pochi guai sociali e politici accaduti in Pakistan,
ma tempo e distanza non
cancellano dal mio cuore il
vostro ricordo, la gratitudine, la comunione profonda.
È stata una bella esperienza la mia sosta tra voi,
con i miei cari familiari, in
mezzo alle mie belle montagne. Mi ha rafforzato
bene nello spirito nel corpo.
Mi ha fatto incontrare la
vostra comprensione, simpatia del cuore e tanta generosità nell’aiutarmi.
GRAZIE! Ho portato con
gioia la vostra offerta ricavata dalla pesca missionaria per il Pakistan;
frutto della creatività ed
impegno di tanti bravi e
vivaci giovani e meno
giovani. Mi ha edificato e
commosso il vostro interesse e coinvolgimento per
la Missione. BRAVI!
Lo uso volentieri ad alleviare tanta miseria e fatica
da parte dei cristiani che
vivono un momento difficile non solo per la povertà, ma anche per l’aperta persecuzione.
Stanno succedendo fatti
terribili di morte e di distruzione da parte dei terroristi e talebani.
La Chiesa è intervenuta
sia presso il governo sia
presso le forze dell’ordine,
ma non è stata ascoltata e
così la devastazione continua.
Grazie inoltre che continuate a pregare per la mia
missione, per i cristiani ed
in particolare per la formazione cristiana-religiosa
delle giovani che sono con
noi per diventare Suore
Paoline.
Rinnovo il mio sentito
ringraziamento al nostro
caro Parroco, a tutti i
Fodomi ed anche alla
persona anonima cha ha
dato l’offerta per me. Il suo
nome è scritto in Cielo, nel
mio cuore e nella vita dei
beneficati.
Vi assicuro ricordi cari e
preghiere fervide per tutto
quanto portiamo in cuore e
nella vita.
DIO VEL PAIE TANT A
DUC!
Vostra,
Sr. Agnese Grones
Karachi, 12 ottobre 2009
8
«Le nuove del Pais»
DAL PERÙ
Padre Giampietro a Cerro di Pasco-Perù pare che ci dica:
“Guardate la mia parrocchia, la più alta del mondo a 4350 m. Quanto
è grande e distesa e quanto conta sulla vostra generosità”.
Padre Giampietro Pellegrini, in
data 9 ottobre, ci ha inviato una
lettera anzitutto per ringraziare
dell’offerta, parte dei frutti della
pesca missionaria di S. Iaco 2009.
Poi accenna alla sua vita missionaria: “Questi mesi di ottobre, novembre e dicembre sono pieni di
lavoro, perché si va verso la fine
dell’anno scolastico e il termine
delle attività parrocchiali.
grande bisogno è sentire qualcuno
che sia loro vicino e dal quale ricevere accoglienza, amore e speranza nella vita.
Sentiamo che la nostra missione
è dare continuità al progetto di
Gesù che, con la sua presenza annunciava la speranza di un mondo
più umano e solidale: “sono venuto
perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”! Questo
ideale viene concretizzato nella
promozione e nello sviluppo dei
bambini fin dal momento del loro
concepimento e conseguentemente delle loro famiglie.
Proprio in questi giorni abbiamo terminato vari incontri di
formazione in una comunità della
nostra parrocchia a dieci volontari
che, a partire dal prossimo mese, si
impegneranno proprio in questa
missione. Il loro lavoro, aggiunto a
quello di tanti altri, consisterà nel
cercare e conoscere persone e situazioni a partire dal loro luogo di
le famiglie disponevano in mobili,
generi alimentari, vestiti ecc. trasformando la sofferenza in disperazione. Di fronte a queste realtà
spesso ci si sente impotenti e senza
parole, ma è proprio qui che Gesù
vuole essere presente attraverso di
noi.
Anche quest’anno ci stiamo avvicinando alla grande festa del
Santo Natale. Festa che ci invita a
contemplare il mistero di Dio in un
piccolo bambino e a confidare in
lui. Confidare nell’amore di Dio ci
permette di ampliare i nostri orizzonti, di vedere con lo stesso suo
sguardo, che supera ogni barriera,
ogni frontiera, ogni differenza, ci
permette do cogliere l’essenziale
delle cose e di rafforzare sempre
più l’ardore missionario che
anima la nostra azione.
Questa è un po’ l’esperienza che
insieme stiamo facendo, io qui e
voi a Fodom. Un esperienza che si
fa speranza di vita per i nostri
Ottobre è qui in Perù il mese del
“Senor de los Milagros” e la gente
partecipa con molta fede e devozione alle varie celebrazioni.”
E conclude: “Ringrazio ancora
per l’aiuto e la solidarietà con il
mio lavoro missionario e i migliori
auguri di ogni bene a tutti. Cordiali saluti da Cerro de Pasco-Perù”.
Parroquia an Juan Pampa
DAL BRASILE
Ci scrive
suor Laura Rossi
Carissimo don Alfredo,
vengo a lei e a tutti gli amici e
parrocchiani di Fodom scusandomi per questo tempo di silenzio. Sono in debito con voi nel
ringraziarvi del vostro ricordo, che
sento sempre vivo e presente, e
per sostenere i bambini del “Curumin” e i bambini delle famiglie
disagiate presenti nelle comunità
di base dell’aerea di Volta Redonda e accompagnati dalla “Pastorale del bambino” di cui faccio
parte.
Anche quest’anno il Signore ci
ha guidato con la Sua Presenza, ci
ha sostenuto nella fede e ci ha
Sr. Laura: “Corso di formazione per i volontari della pastorale
del bambino”.
dell’offerta che mi è arrivata,
frutto concreto della sensibilità e
generosità che portate nel cuore
verso i nostri fratelli brasiliani.
Come già siete a conoscenza tutte
le offerte che mi giungono sono
donato la possibilità di aiutare,
oltre ai bambini e i loro educatori
presenti ogni giorno al “Curumin”, varie famiglie in difficoltà. Al di là dell’aiuto materiale
necessario per vivere, un loro
“La tristezza può trasformarsi in sorriso”.
vita, entrare nei loro problemi per
condividerli, per guardarli con gli
occhi della fede, semplicemente
per stare accanto, questo aiuta
moltissimo coloro che li stanno vivendo, perché molte volte non ci
sono né mezzi né capacità per risolverli. Vediamo quanto è importante scendere nel mondo della
sofferenza quotidiana dove le domande più angustianti di rispetto
per la dignità di ogni persona rimangono, la maggioranza delle
volte, senza risposta da parte dei
nostri governanti.
Nel centro della nostra città di
Volta Redonda si respira, oltre al
forte inquinamento della Compagnia Siderurgica, aria di benessere, ma se si entra nella periferia sono molte le famiglie in
situazioni sfavorevoli che
chiedono una presenza e un aiuto.
In questi ultimi giorni c’è stata una
forte pioggia e l’acqua ha invaso
un quartiere allagandolo completamente. Le infrastrutture di
scarico lasciano molto a desiderare per cui l’acqua non trovando un’ uscita è entrata nelle
case distruggendo quel poco di cui
piccoli fratelli del Brasile.
Un grazie di cuore a lei don Alfredo e a tutti gli amici e parrocchiani per il sostegno che mi date,
che ci date. Vi faccio i migliori
auguri di un Felice Natale e che
questo giorno sia per tutti una vera
festa, di pace, di speranza, di vita e
dove l’amore di Dio trovi uno
spazio per animare e accompagnare ogni giorno del nuovo anno
2010.
Unita nel ricordo e nella preghiera un saluto e un abbraccio affettuoso a tutti.
Suor Laura
CIAD
Le Notizie di Padre Eugenio
Palla, questa volta, non arrivano
dal Ciad, ma da Verona dove si
trova da alcuni mesi per la convalescenza per un intervento
chirurgico che ha dovuto subire
abbastanza in fretta.
Ora è in via di guarigione.
Noi auguriamo a P. Eugenio
di riprendersi presto per riprendere il suo lavoro.
«Le nuove del Pais»
9
L’ANGOLO DEI RICORDI
di F. Deltedesco
LA FOTO CURIOSA
LA FOTO
CONOSCIUTA
Roma, 23 giugno 1941.
Rolando Stievano - a DX la
mamma Maria Gabrielli e al
centro Marina Murer, figlia di
Murer Giuseppe “Bepo da
Plàn”.
Ugo Roilo “Galister” con Ilaria Denicolò - anno 1982- ’83.
LA FOTO
RICONOSCIUTA
Vallazza Antonio “Tòne Birt” di
Contrin con la moglie Crepaz
Carolina “del Zenz” di Cherz e
le figlie: Luigia (dietro) e Angelica.
Ricordi del tempo che fu
LA FOTO SCONOSCIUTA
Alfio Denicolò con Alissa Pallua - anno 2007.
Il gatto e la volpe! ma chi è il gatto e chi la volpe?
dall’archivio di F. Deltedesco
MASARÍA DA FEN
Masarìa da fen
mi te voi ncora ben
nte n canton desmentiada
e da rujum deventada.
Càst col cuor ie pense mi
che son vegnuda a fen con ti,
da la majon a càl tablé
’n ora bona da sué.
Con chi tragli tànt limèi
e spòpa ence arsolèi,
su per sgiavèra, su per càle zapole
puoc manciàva che no jombe con dut a ràcoie.
Dai tratori t’es stada metuda via,
con càle bele masarìe e co la carìa,
mi desmentié no te volàse mèi
e vade col pensier su, su per chi prèi.
N te mujeo da la Plié
volàse te porté
e te fè doi corone
con chi biei çiòf de càne bone.
El çar de fen
(Nadia Palla - cl. 1o Media)
10
«Le nuove del Pais»
LIBRI E MONTAGNE
Il quotidiano altoatesino di
lingua tedesca “Dolomiten” del 2
Settembre 2009 dedica una
pagina intera (firma Rudolf
Trenkwalder) a Padre Ambros
Martini, per i suoi 90 anni. Ma chi
è costui?
In realtà si tratta di un figlio della
nostra terra, che i meno giovani
hanno conosciuto come Tone
Martini, ultimogenito di Mada
Gigia, che a Pieve, con il suo negozietto di stoffe, forniva alle famiglie fodome “roba da brac” per
confezionare vestiti.
Per meglio capirci Tone è il fratello minore di Carlo, Maria, Gisella, Nani (Chechi), Irma
Martini. Tone, dopo aver frequentato le scuole elementari a
Pieve, il ginnasio a Trento, entrò
nel convento dei Padri Francescani di Bolzano.
Consacrato sacerdote a Bressanone, celebrò la sua prima
Messa a Pieve l’8 Settembre
1942, e scelse di chiamarsi Padre
Ambrogio. Finché era in vita, la
sua “Mütterlein” trascorreva
giorni di vacanza estiva a Pieve;
pochi ne notavano la presenza,
perché dedicava il suo tempo
libero a escursioni in montagna.
Rudolf Trenkwalder bene sintetizza il mondo di P. Ambrogio:
“Libri e Montagne” e ne traccia il
profilo descrivendo la sua opera
preziosa come “bibliotecario” e
amante delle montagne, che
scalò in lungo e in largo. In convento passò il suo tempo a riordinare e catalogare numerosissimi volumi, creando, con
certosina pazienza, una biblioteca famosa. Si può ben dire
che in cuor suo racchiudeva la
QUÁNTI RESPONËNTI CHE
L’EVA N ZACAN N T’ANDRAC
N te chësta fotografia
(metuda a disposizion da
Madalena Cartèra) vedon i
tosac da scola d Andrac del
1947. Nlouta leva saurí
ciapé responënti nánter duc
i tosac: n eva na ciaria.
Ncuoi l paisc lì è drio a morí
via, perciéche tosac né dagnëra demánco. Speron che
la situazion la se mude, se de
nó no podon fé nia de auter
che se mëte a braglé...
Sentèi da mán ciámpa:
Ceco, Genio de Nato,
Claudio Scarzanella, Fran-
patria e il suo tesoro letterario.
Giunga a P. Ambrogio “ad
multos annos” anche da Fodom:
continui a stupirci, Padre!
Mamma Gigia, in cielo, sorriderà
compiaciuta.
Quando, nel silenzio della sua
cella si trova a colloquio col
“SIGNOR DELLE CIME”, lo implori di rivolgere uno sguardo benevolo anche sul “NOST BEL
Bruna Dorigo
FODOM”.
listra, Maria Galistra.
Terza fila n pé, a mán
dërta dela Maestra: Dora
Finazzer, Ana de Tito.
don Alfredo che ogni anno ci dá
la possibilità di usufruire della
saletta per questi momenti conviviali e ci onora della sua presenza. Grazie inoltre a tutti
quanti hanno partecipato contribuendo così alla buona riuscita della serata. Appuntamento per la prossima occasione...
Diamoci
una mano
co Moc, Dolfo de Laio, Aldo
Brancaleone, Angelo Callegari, Bruno Finazzer.
Pruma fila n pé da mán
ciámpa: Gigio Cartè, Dino
de Costa, Oto de Tito, Dolfo
de Colac, Virginia Galistra,
Ilda de Modesto, Irma Galistra, Melia de Bepo Marco.
Seconda Fila n pé da mán
ciámpa: Fino Galister, Gino
de Mèsc, Pierino Mariuc,
Maestra Luciani Marinelli
Antonietta, Dolores Ragnes, Maddalena Cartera,
Cecilia Cartera, Ana Ga-
Castagnata ad Andraz
Sabato 14 novembre ci siamo
dati appuntamento nella saletta dell’ex canonica di
Andraz per l’ormai consueta
castagnata. Grande la partecipazione dei frazionisti che si
sono presentati con dolci e prelibatezze di tutti i tipi: dai
crafons, alle castagnole,
tartine, torte di ogni tipo, “pán
sëc e ciòciol”, ecc.ecc... il tutto
accompagnato da “castagne e
vin”.
Ma il contorno più riuscito è
stato il gran numero di ragazzi
che hanno rallegrato il paese
per qualche ora con la loro presenza.
Quest’anno
avevamo
persino la “Mascotte”: la
piccola Angela, ultima arrivata
ad Andraz, che passava di
braccio in braccio senza mo-
Messa Novella di Padre Ambrogio Martini.
strare alcuna preoccupazione.
Come al solito abbiamo concluso con la tombola vinta dal
“Fabio Cru”, che quella sera
sembrava essere particolarmente fortunato. Un grazie a
Un momento della castagnata.
Sono molti anni che raccolgo
fotografie, le catalogo con
l’aiuto del computer e, nel
limite del possibile abbino
date e nomi.
È un lavoro che non è facile,
è possibilissimo incorrere in
errori: bisogna tener presente
che lavoro con circa 26.000
foto (sono proprio ventiseimila) che costituiscono
l’archivio.
Sul n. 4 de “Le Nuove del
Pais” - foto conosciuta - si deve
apportare una correzione: si
tratta di Testor Carla “Zicòtola”.
È un invito a farmi presente
eventuali errori che vengono
riscontrati in modo che possa
apportare le dovute correzioni
sulle foto in archivio.
(Fr. Del.)
«Le nuove del Pais»
L’iniziativa, voluta da don
Gabriele Bernardi, ha realizzato ben 87 appartamenti in
20 anni di attività. “Un deterrente alla speculazione” il commento dell’assessore provinciale Daniela Templari.
Sono stati inaugurati domenica 11 ottobre, nella frazione di Renaz, gli ultimi venti alloggi, tutti di proprietà di
residenti a Livinallongo, realizzati dalla Cooperativa Edilizia Villa Roma.
Un traguardo importante,
che arriva a vent’anni esatti
dalla sua costituzione. “Un bene
di Fodom, invidiato anche dai
comuni limitrofi” è stato il commento del presidente Damiano
Demattia, il quale ha assicurato
l’impegno a continuare l’attività
se ci sarà ancora interesse da
parte dei fodomi. In mezzo agli
eleganti cinque edifici, che
ospitano ognuno quattro appartamenti, si sono ritrovati,
dopo la S. Messa celebrata nella
chiesa di Arabba, tutti gli assegnatari, in gran parte famiglie
giovani ed i rappresentanti delle
ditte appaltatrici dei lavori per la
cerimonia di benedizione impartita dal parroco di Arabba
don Vito De Vido. E poi le autorità con il sindaco Ugo Ruaz e
la sua giunta, l’assessore provinciale Templari, l’ex sindaco
di Alleghe Pezzè in rappresentanza del Bim.
“Questo è stato il cantiere più
bello, perché non ho messo
lingua né mani, segno che l’iniziativa si è incarnata nei fodomi
e c’è la fiducia”, ha detto don
Gabriele Bernardi, ex parroco
di Arabba, ideatore e primo
presidente della Cooperativa.
Fu lui infatti, nel lontano 1989,
che coinvolse e convinse un
gruppo di giovani locali ad acquistare l’edificio Villa Roma a
Pieve, già ospedale e scuola
media, ormai in disuso da anni,
per ricavarne appartamenti da
destinare a prima casa per famiglie di residenti.
Una sfida che si è rivelata vincente. A Villa Roma, acquistata
dal Comune e terminata nel
1992, sono seguiti i cantieri
nelle frazioni di Salesei di Sotto
(1997), S. Giovanni e Sorarù
(2000) ed ora Renaz, per un
totale di 87 alloggi realizzati.
Ovvero una media di 4 appartamenti all’anno. Operazioni
che hanno mosso ben dodici
milioni di euro per un totale di
30 mila metri cubi e 11 mila
metri quadrati di alloggi.
Dati che sono stati ricordati
da Damiano Demattia, dal
1993 presidente della Cooperativa. Nel suo intervento ha ringraziato prima di tutto i suoi collaboratori; il vicepresidente
Claudio Sorarui e le segretarie
Roberta Crepaz e Martina Demattia.
Ha poi ricordato tutte le fasi
che hanno portato alla realizzazione di questi nuovi venti al-
Venti nuovi alloggi per residenti
grazie alla Cooperativa
“Appartamenti Renaz”. Un momento durante la cerimonia di benedizione degli appartamenti a Renaz.
loggi, dalla prima riunione pubblica, convocata nel 2003. Sei
anni per riuscire a consegnare
gli alloggi, in gran parte “persi”
11
per colpa della burocrazia,
contro la quale ha puntato il dito
Demattia.
“Operazioni così frenano la
speculazione” ha chiosato la
Templari. “Noi avanti di 20
anni” ha evidenziato l’ex
sindaco Pezzei ricordando il referendum popolare che si è
svolto in provincia di Bolzano il
25 ottobre per chiedere la
priorità ai residenti nell’edilizia
sociale. “Per intraprendere da
soli un’iniziativa così ci vuole coraggio” sottolinea Stefano
Palla, che con la moglie Marisa
e la piccola Chiara ha ricevuto le
chiavi del suo nuovo appartamento.
La Cooperativa è una garanzia per la competenza e l’esperienza che ha acquisito. Bisognerebbe
fare
un
monumento agli amministratori, che, senza guadagnarci niente, si prendono a
cuore il futuro di Fodom”.
(SoLo)
A Innsbruck per rivendicare
la voglia di una “Ladina Unida”
Schüçtzen e rappresentanze
in costume hanno portato cartelli per chiedere la fine dell’ingiusta spartizione.
I tre comuni ladini separati
hanno ribadito anche ad Innsbruck, nel corso della grande
manifestazione del 20 settembre
scorso, la loro volontà, già
espressa con il referendum di
due anni fa, di ritornare con la
Provincia di Bolzano. Il messaggio, letto dalle circa centomila persone che hanno assistito alla grande sfilata per
ricordare le battaglie dei Tirolesi contro Napoleone e dalle
autorità presenti sulla tribuna
d’onore, quelle del Tirolo austriaco ed i presidenti delle Province Autonome di Bolzano e
Trento Durnwalder e Dellai, è
stato affidato a due cartelli. Uno,
quello portato dal gruppo degli
Schüçtzen delle compagnie di
Fodom, Ampezzo e S. Vigilio di
Marebbe diceva Ein Tirol = Eine
Ladinien” (Un Tirolo = una Ladinia). L’altro, in testa al gruppo
in costume di Cortina, Colle S.
Lucia e Livinallongo diceva
“Wir getrennten Ladiener
wollen zurück zu Bozen” (Noi
ladini separati vogliamo tornare
con Bolzano). La manifestazione si tiene ogni 25 anni nella
capitale del Land Tirol per ricordare l’insorgere delle popolazioni tirolesi, e quindi anche di
fodomi, collesi ed ampezzani,
contro l’invasione delle truppe
napoleoniche. Alla grande
sfilata, alla quale hanno preso
parte almeno 26 mila persone, in
rappresentanza di oltre mille
“Innsbruck” Le rappresentanze ladine a Innsbruck.
gruppi culturali, di costumi
storici e bande e di tutto il Tirolo
storico, c’era anche la Banda di
Cortina che ha approfittato dell’occasione per passare un week
end nel capoluogo del Land
Tirol. Il gruppo aveva già partecipato alla sfilata nel 1984 (la
festa si tiene ogni 25 anni) ed a
quella di cento anni fa, davanti al
Kaiser Franz Josef I. Così come
gli schüçtzen ampezzani e
fodomi. Questi ultimi nel 1909
erano presenti con ben 80
uomini al comando di Eugenio
Finazzer. Perfetta la macchina
organizzativa austriaca. I vari
gruppi, che già dal primo
mattino hanno cominciato ad arrivare in città, sono stati smistati
in quattro punti di ritrovo precedentemente concordati. Gli
schüçtzen ampezzani e fodomi,
ad esempio, sono stati dislocati
nel capiente “Tivoli stadium”.
Qui ad ognuno era stato asse-
gnato un settore sugli spalti, da
dove hanno atteso la partenza
della sfilata, avvenuta puntualmente alle 11. Con ordine poi c’è
stato l’inquadramento e l’avvio
del corteo che si è snodato attraverso il centro storico sulla
famosa “Maria Theresien
Strasse”, la Herzog Otto Strasse,
che costeggia il fiume Inn, per
poi passare davanti alla
Hofburg, dove c’era la tribuna
delle autorità e terminare nella
zona della Fiera, dove i 26 partecipanti hanno potuto rifocillarsi
con un pranzo a base di bratwurst e birra. Particolarmente
applaudito il passaggio dei
gruppi ladini, verso i quali in
molti hanno lanciato parole di
approvazione e simpatia. Non ci
sono state invece le tanto temute
ed annunciate azioni di provocazione. La Dornenkrone, la
segue a pagina 12
12
«Le nuove del Pais»
Un importante lavoro
di Rosa Pellegrini “Roja De Dorich”
Presentato ad Arabba, in una Sala Congressi affollata, il libro
“Davò l niol tourna l saren - ve conte la mia storia”. Un lavoro
che ha richiesto grande impegno, fortemente ricompensato
dagli applausi del numerosissimo pubblico presente in sala.
Ricordi di vita vissuta ai quali i giovani e le generazioni future
potranno attingere per capire o almeno tentare di capire la
storia e la vita della gente di Fodom quando l’economia era prettamente agricola.
Ròja racconta la storia da lei
vissuta nel corso della sua vita.
Si potrebbe dire che è un diario
ma ancor più è una miniera di
informazioni che fissano usi,
costumi e tradizioni che non
fanno più parte dell’oggi e, nel
contempo ricordano miseria e
stenti unitamente ad allegria e
gioia di vivere.
Il suo parlare è quanto mai
semplice e immediato ma nel
contempo ricco di particolari,
parole e fatti che coinvolgono il
lettore riuscendo a fargli rivivere gli stessi momenti da lei
vissuti e, nelle varie descrizioni,
qua e là una massima opportunamente scelta fra i modi di
dire delle persone, modi di dire
che racchiudono la saggezza di
un popolo, come quando, parlando della gioventù allegra ma
nel contempo pronta a combinare marachelle a volte
anche pesanti, conclude dicendo:”Meio ester scechèi che
descmentièi!”. Non è poi possibile non immedesimarsi in
quel particolare momento
quando la cajarina, dai prati di
alta montagna sui quali aveva
lavorato per l’intera giornata,
doveva portarsi al paese dove
l’attendevano altri lavori:
“L’eva ora che prëst ruàva le
vace, l eva da vejolé l porcel, ié fè
fenì prò davànt de se trè nte cèsa
a mené ju l lat, fè l formai, bagné
i ciòf e le naghene, bagné l ourt,
cialé davò ai zigri e tourné a i
mené su cànche l eva l momento
e tànc de autri pichi laour che
ògni dì sautàva fòra e che
tocàva i fè davànt de se n jì a
dormì. E po’ nten atimo l eva
dadomàn e da le cinch tocàva
levé, che fin che l eva fat dut entourn e molé le vace, l eva le set e
ndavò ora de pié sa mont”.
Non può poi non colpire la
curiosità del lettore quando
Ròja parla dei Sciansòni: “Ite
per otobre se scomenciàva ence
coi sciansòni: se i cuojëva ntel
Foto di gruppo con il Coro Parrocchiale di Pieve che ha allietato il pomeriggio, il sig. sindaco Ugo Ruaz, l’assessore provinciale Daniela
Templari, Bruna Grones e Luciana Palla.
l molé a le pite che le te corëva a
dincontra dute n festa a se
becoté su chël pugn o doi de
scac, chël che l convent
passëva..... l eva da mouje e da
dalla pagina precedente
ciaudrin de ram apòsta e chëst no
vegniva lavé ndut invièrn finché i
sciansòni no n eva fenis. Mossëva
resté ite l sèl percieche i vegne bogn
e con en ciaz e mez de ièga e n auter
pugnet de sèl sourajù i vegniva
come de bone ciastegne. Se se
metëva n cazuol de cianapia o de
liron via per taula e se i bagnava
ite, opur na fëta de formai o meio
ncora zigher e paré ju co na cichera de bon lat, l eva na speisa
che ncontentàva puori e sciori”.
Solo gli anziani riescono a ri-
Rosa Pellegrini - classe 1915- autrice del libro “Davò l niol
tourna l saren”.
cordare i mille particolari riguardanti il vivere nel corso
degli anni ’20 ... ’50, ma probabilmente anche a loro sfuggono
tanti particolari ricordati nel
libro, particolari che riguardano i lavori, le grandi
feste o i momenti importanti
della vita delle persone.
Un grazie pertanto a Ròja de
Dorich per la documentazione
storica e per la miniera di informazioni che ha desiderato trasmettere ai posteri; un plauso
per aver usato un ladino-fodom
parlato oggi dalla gente semplice, senza inserire parole badiòte o tedeschizzanti come
purtroppo avviene spesso, ed
infine non può mancare,
almeno da parte mia, una nota
sconsolata: “Peccato che un
lavoro così importante sia stato
scritto solo in ladino perché in
questo modo non viene data la
possibilità a tanta gente, a tantissimi appassionati, di conoscere e apprezzare al meglio la
terra e la gente di Fodom”.
(Fr.Del.)
Storia vera di una nonna
Preghiera
Gli “Schüçtzen di Anpezo, Fodom e Marebbe”.
corona di spine portata dagli
Schüçtzen nel 1984 a simboleggiare il dolore per la divisione del Tirolo è stata collocata nel centro della città ed
“addolcita” da 2009 rose rosse.
Al suo posto i cappelli
piumati sudtirolesi hanno
portato una fascia nera al
braccio. Il resto è stata una
grande e composta festa di
colori, costumi ed orgoglio per
la “Heimat” tirolese. Di tutta la
festa verrà realizzato anche un
dvd, che potrà essere richiesto
on line dagli inizi di ottobre sul
sito www.1809 - 2009.
(SoLo)
Sono quasi le sette, solo le
sette, il tempo mi è sembrato così
lungo...
Da quando mi hanno portata
qui al Ricovero, le giornate mi
sembrano interminabili. Sola su
quella poltrona ti seguo Signore
su quella piccola croce appesa
alla testa del mio letto.
È duro, Signore, trovarmi qui;
ma senz’altro è stato meglio così.
Tu sai, ho avuto molti figli e ho
fatto tanti sacrifici per farli studiare o per avere un mestiere.
Oggi sono tutti sistemati; mi
sembra di aver fatto tutto il possibile per loro. Ma tu, Signore, sai
gli anni passati e loro sono così
diversi...
Ho l’impressione che mi abbiano abbandonata, non ho più
quasi notizie di loro. So Signore
che sono molto occupati con la
loro “piccola famiglia”: così
sarei un vecchio giocattolo, un
peso per loro, un problema... Signore, oggi è Domenica e
nessuno è venuto a trovarmi. Se
sapessero: quanto li ho aspettati;
eppure io voglio tanto bene a
loro.
A Te lo posso ben dire: ora che
non sono più utile a nessuno,
verrai Signore presto a prendermi?
T. Z.
«Le nuove del Pais»
L Coro de Glejia da La Pliè a Roja de Dorich
Cara Roja,
co le legreme ai ogli, e lo
lepa na bala, è fenì n miercoi
pasè de lieje vost liber: l bel lè
che leve scomencè n lunesc!!
Le ste come ji n levina, da
sunsom fin japè, nten sclef!!
E cast le cal che è pensè:
Vos Roja, senza ve
nentëne co vost liber ei
nsignè velch al mondo ntier!
Ei descorëst a chi che ntel
mondo no se vol ben, e ei
provè a iè fe capì ula che porta
na viera, e ci che la lascia.
A chi che vol mëte nte
perjon chi che sciampa da sue
tiere, iei descrit ci che vol dì
ester profughi.
A chi plu fortunei, ei recordè ci che le la fam, ci che
vol di ester puori, mosei se
cujinè i arteguoi per no morì
de fam!
A nos jovegn ei nsignè ci
che vol di se divertì: i bai sal
Grünbolt e le baronade a chi
da Chierz e Majarei enveze de
alcol e droga...
Ai cantori de Glejia ei testimoniè vosta pascion per la
mujica, vost sacrificio, voste
dificoltè nel ciantè.. ma coji
nei fat capì che canche se fèsc
velch col cuor e con fede nia
po ne fermè!
A duc chi che stà nte nost
bel Fodom ei fat capì ci che
vol di ester fodomi, ci che vol
dì ester ladins, ci che vol dì
portè l guant da fodoma: no le
folclor, no le politica, no le
tradizion!! Ma le vita, le ester
valgugn, le avei prinzipi,
identitè, cuor e sentimenc.
A la fin lasce cal che per mi
le l cuor de dut vost liber: la
Fede Cristiana!
A duc i cristiagn de sto
mondo ei fat capì ci che vol dì
vive per Nost Signour e con
13
Nost Signour.
“Dio vede e Dio
provede”... l se arbandonè a la
Providenza! No dame n dit,
ma l pilastro de vosta vita!
Me pensave... Ci bel che
fosa se chël Pico Tosat nte
stua (chël che va regalè l plu
bel momento de la vita) n dì l
vignisa a ciatè ence duc
nos!!!
Cojita l Coro co le projime
trei ciancion l ve disc suo gran
Diovelpaie, e con sua ousc l
preia Chi de Suora che l ve ricolme de salute, contentëza e
sodisfazion.
E mi ve dighe de tignì duro,
percieche Fodom a debujen e
dut da mparè de jent come
vos, Diotelpaie ben tant...
Denni
L Lunare Fodom l à sue “veline”
Sarà dodesc
tosate co l guánt
da fodoma che i
è stade
prejentade a
“Na sëra
fodoma”
“Sei dute Mirándole...”
Coscita, co le parole de una
de le cianción de suo repertòr
ladin, l Coro Fodom l à volù
saludé a la fin de la Sëra
Fodom, le dodesc tosate
vestide co l guánt da fodoma
che deventarà le “veline” del
Lunare Fodom 2010. Na sëra
garatada, come nte le edizion
dei agn setánta, cánche la
manifestazion l’eva nasciuda
e che ence sto viade l’à clamé
ntel sèlf dei congresc de Rèba
n mucio de jent.
La curiojité l’eva grana.
Chi saralo ste dodesc jovene?
Come fajarali a le cièrne fòra
e i é assigné a ogniuna n mei ?
Chëst se damanáva i plu. E le
respòste i è ruade una a una
nte na forma plajëola, alegra,
ulàche no s’à spargné le rijate
e i batimánsa grazie a la
prejentazion “frizánte” de
Gianpaolo Soratroi. “Davò
le mëde e i bèrbìsc da nviade”
l à dit davántfòra, “l Benigno
“Gòbo”, (che auna a suo
fradel Nani à curé le prume
doi edizion del lunare) l
Le dodesc veline del “Lunare Fodom”.
volëva vèlch de vif.” E l
resultat no l à zerto tradì chël
che l se spetáva. Le jovene i è
stade cheride fòra ntra chële
dai 17 ai 25 agn. “No s’à volù
fè n’elezion per no fè tòrt a
degune. On damané tosate
fin che n’on bu dodesc” à
spieghé la prescidenta de
l’Union dei Ladins da Fodom
Daniela Templari, che l’à
sposorizé la sëra e la drucarà
fòra ence sto ann l lunare.
“Se la scomenciadiva la
plajarà” l à dit ncora, “n auter
ann clamarón chële autre.”
La sëra l’é stada giourida
da la Bánda da Fodom, che
sot a la bachëta de la maestra
Laura Argenta, l’à soné trei
márce, trop aprezade dal
publich. Gianpaolo l à pò
clamé sun palco una a una le
tosate per fè che le se
prejente. E dële con gran
simpatia e voia de ste al
juoch, i à dit de chi che i eva
fiole, ci che le fèsc nte la vita,
senza fè mancé chèlche
coment da ride laprò che
ogni outa fajëva pié via n
batimán da ju per la platea.
A le tosate i é ste fat mëte
dute le sòrt de guánc, dal
mesalana, a chël da le manie
longe, chël da nuicia e chël
co l gurmèl de sëda fin a chël
plu moderno e plu cugnisciù
ence se mánco fodom,
perciéche mporté da Ampëz
ca nte trope carateristighe.
“Chi che fèsc l calendario
Pirelli no i à cruzi, perciéche
le modéle i è senza nia. Mi
nveze mosse dezide ntra
chële co le manie e chële
senza” à dit l prejentadou
davánt a le dodesc belëze da
Fodom sentade ju che
spetáva ence dële se savei a ci
meis che le vignarà abinade.
Con gran fantajia, l à sapù da
trè fòra chèlche carateristiga
de ogniuna, con dománde
ntra l serio e l da ride (come
chëla che à responù che “la
treina” l’é n bar) per la assocé
a nen meis del ann. Na outa
ruada a dejugn, la “selezion”
la s’à astalé per lascé lèrch a
na bela sciòna, duta da ride,
che à bu come protagonisć l
Paolo Demattia da La Plié e l
Sebastiano Nagler d’Andrac. I doi i à mpersoné doi
iagri che se nconta e se le disc
su co l conté le malagrazie (e
le bale) de ogniun.
Na vegla sciòna de chël de
Benigno “Gòbo”, che no
morirà mèi e che i doi jovegn
atori à sapù da nterpreté
polito.
Davò sun palco l è ndavò
tourné le tosate, per assigné i
ultimi siech meisc del ann.
No se tòl nia spò a la sorpreja
se se disc che jené l sarà
raprejenté da Francesca
Delmonego, fauré da
Eleonora Demattia, mèrz da
Mara Costa, auril da Erica
Roilo, mèi da Giulia Sorarui,
jugn da Nadia Delfauro,
lugio da Irene Demattia,
agost da Lisa Dariz, setembre
da Alessandra Pezzei, otobre
da Marina Dorigo, november
da
Isabella
Marchione e dizembre da
Jessica Del Negro.
Come dit la sëra l’é stada
sarada ite dal Coro Fodom
con trei ciántie. L’ultima no
podëva che ester una che
descorëva den ciòf, omagio a
chi dodesc, biei e jovegn che
se podarà se giaude meis per
meis sul Lunare Fodom
2010.
(SoLo)
Direttore don Alfredo Murer
responsabile ai sensi di legge
don Lorenzo Sperti
Iscr. Tribunale di Belluno n. 4/82
Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno
14
«Le nuove del Pais»
In Umbria con il decanato di Livinallongo
Umbria: il cuore verde dell’Italia, crocevia di storia e
cultura, arte e tradizioni ma
anche terra natale di Santi, ricca
di località amene che ispirano
dolcezza e serenità. Il verde intenso delle colline ondulate, il
verde argentato degli ulivi, i
campi coltivati, le montagne
aspre dove il sottobosco e gli
alberi si intersecano alla nuda
roccia, ma non solo, la fertilità
dei luoghi e la giovialità dei suoi
abitanti la rendono gradevole
ed interessante.
La proposta della Plavis e l’accompagnamento di mons. Alfredo Murer ci ha convinto a
partecipare, ad effettuare
questo percorso intenso e spirituale. Una soffice coltre di neve
ammantava la parte alta della
provincia di Belluno quando
Bruno, provetto autista, ha iniziato a far salire sul pullman i
primi partecipanti: saluti, abbracci, il piacere di ritrovarsi fra
amici.
La pioggia era quasi cessata
alla prima sosta ed il sole
splendeva a Gubbio dove, ad accoglierci, abbiamo trovato il dr.
Mauro Pierotti. Non succede sovente di incontrare, come accompagnatore, un medico che
con gentilezza ci ha esaurientemente e piacevolmente introdotti nei luoghi e negli eventi
che caratterizzano la città eugubina. Risalendo la gola del
Bottaccione, dopo un percorso
fra boschi di circa 3 km., abbiamo raggiunto la Basilica di S.
Ubaldo, patrono della città, edi-
I partecipanti alla gita-pellegrinaggio davanti alla Basilica di S. Rita
a Cascia, dopo aver visitato il Monastero dove la santa visse gli ultimi
anni della sua vita.
ficata su una antica chiesa ed
ampliata nel XV sec., periodo a
cui risale anche il convento ed il
chiostro annesso. L’edificio, a
cinque navate, arricchite da dipinti cinque-settecenteschi
conserva sull’altar maggiore
l’urna di forme rinascimentali
che custodisce il corpo del
Santo, qui trasportato nel 1194.
Nella prima navata, a destra,
ci siamo soffermati ad ammirare i tre Ceri in legno e ad
ascoltare la spiegazione della
tradizionale “Corsa dei Ceri”
che solamente una volta, nel
1917, in via del tutto eccezionale, si è svolta a Pieve di Livinallongo. Compiaciuti per la
I pellegrini, ad Assisi, sulla scalinata esterna che porta alla Basilica
superiore di s. Francesco.
straordinarietà dell’evento, rivissuto due anni fa, siamo poi ridiscesi a Gubbio per visitare il
centro storico.
Il tempo a disposizione non
era molto ma sufficiente per
una sosta nella piazza Grande,
meravigliosa terrazza pensile e
panoramica di fronte al Palazzo
dei Consoli che custodisce le
tavole eugubine, lastre in
bronzo scritte in alfabeto
umbro, preziosa testimonianza
che risale al II sec. a. C. Una
breve passeggiata lungo Via Baldassini e poi, dopo un pranzo
conviviale siamo risaliti in
pullman per raggiungere il
paese natale di S. Rita: Roccaporena. In silenzio, ispirato
dalla essenzialità del luogo, abbiamo visitato la casa natale
della Santa, che la pietà popolare identifica come “la Santa
degli impossibili” e la parrocchiale di San Montano, di
origini duecentesche, dove
venne celebrato il suo matrimonio. La mattina seguente la
celebrazione della S. Messa nel
Santuario edificato nel 1946, e
dopo un ultimo sguardo alla
roccia chiamata “scoglio di
Santa Rita” ove la Santa si raccoglieva in preghiera, ci siamo
diretti verso Cascia ascoltando,
durante il percorso, il racconto
emozionante di Rita, una delle
partecipanti al pellegrinaggio.
L’agglomerato urbano, sulla
destra orografica del fiume
Corno, si è sviluppato mantenendo la forma arroccata pur
rinnovandosi a seguito di terremoti ed adeguando le
strutture edilizie alla crescita
dell’afflusso dei pellegrini. Velocemente, grazie anche all’ausilio delle scale mobili, ci siamo
ritrovati nel cuore religioso
della cittadina, davanti alla basilica annessa al monastero ove
visse e morì la Santa nel 1457.
La visita, la spiegazione e la
sosta davanti alla cappella con
l’urna con le spoglie della Santa:
momenti di intensa devozione e
raccoglimento. Nel pomeriggio
era prevista la visita di Norcia, la
città natale di San Benedetto e
Santa Scolastica. Oltrepassata
la porta Romana, ingresso principale, dopo una breve passeggiata lungo Corso Sertorio ed
una sosta davanti a due edifici
sacri, ci siamo soffermati nella
piazza dedicata al patrono
d’Europa.
La visita alla chiesa è stata occasione per ascoltare episodi
legati alla vita del Santo, e per
scendere nella cripta, ove la tradizione indica il luogo ove nacquero Benedetto e Scolastica.
Le prime avvisaglie della
pioggia non hanno guastato il
prosieguo del pomeriggio in un
luogo ricco di d’arte, di religiosità ma anche... di tradizioni
culinarie! In serata abbiamo
raggiunto Bastia Umbra ed al
mattino seguente tutti puntuali
per la visita di Assisi.
Assisi, come Gubbio, a differenza delle altre città umbre,
invece di coprire la cima di un
colle si dispone a terrazze lungo
le pendici di un monte, con
lunghe vie di collegamento, tagliate da ripidissimi raccordi
che si aprono sulle grandi
piazze, fra cui quella di S. Chiara
dove abbiamo incontrato la
d.ssa Eleonora Gobbi, la cui professionalità e preparazione ci ha
piacevolmente sorpreso. La
visita al centro storico ed alle
due basiliche di S. Chiara e San
Francesco ci ha lasciato senza
parole. È indescrivibile l’emozione che abbiamo provato, la
semplicità dell’interno della
prima, predisposta ad accogliere un ciclo di affreschi (di cui
rimangono solo dei frammenti)
che illustravano la vita della
Santa, la maestosità del complesso francescano, uno tra i
maggiori templi della cristianità
formato dalla sovrapposizione
di due chiese. Muniti di auricolare siamo entrati dapprima
nella Chiesa superiore, ammirando gli affreschi della navata,
del transetto, lo splendido coro
ligneo, capolavori d’arte di inestimabile bellezza! Siamo poi
scesi nella Chiesa inferiore e
nella cripta, in silenzio e raccoglimento davanti alle spoglie
del Santo la cui altezza morale è
riconosciuta ed onorata dal
mondo intero. Ma le lancette
dell’orologio scorrono velocemente ed è già ora della S. Messa
che don Alfredo celebra nella
Cappella di Santa Caterina.
Nel pomeriggio, sempre con
l’accompagnamento della d.ssa
Gobbi visitiamo Spello, posizionata ai piedi del monte Subasio. Un centro ricco di testimonianze storiche, di origine
preromana; oltrepassato il Portonaccio, dopo una breve salita
ci siamo soffermati davanti alla
porta consolare e poi di seguito
Segue a pagina 15
«Le nuove del Pais»
fino alla chiesa di S. Maria Maggiore dove abbiamo ammirato
gli affreschi del Pintoricchio. La
Guida ci ha parlato anche delle
tradizioni, delle manifestazioni
che si svolgono, delle Infiorate,
un piacere ascoltarla ed alla
sera castagnata per tutti ed allegria con Flavio e Giuditta: è
sempre bello stare insieme intonando qualche canto delle
nostre montagne!
Il giorno dopo altri momenti
di intensa spiritualità alla Basilica di S. Maria degli Angeli ed
alla Verna. Due luoghi particolarmente legati alla vita di San
Francesco. All’interno della
prima, quasi incastonata come
un prezioso tabernacolo di
pietra, appare la Porziuncola i
cui affreschi, all’interno, ripropongono scene di vita del
Santo, si fa forte in questo luogo
il desiderio di sostare in preghiera. In tarda mattinata dopo
aver raggiunto La Verna, ci
siamo avviati silenziosamente
verso il luogo ove San Francesco visse e ricevette le
stimmate, si avverte la solennità
del posto, l’austerità del luogo è
appena mitigata dai caldi colori
dell’autunno. È giunto il momento di rientrare, verso le
nostre case, verso i nostri affetti,
ci lasciamo con un po’ di rimpianto ma ricchi dell’esperienza
vissuta, auspicando di poter rivivere ancora momenti così
straordinari. Ivana Francescutti
15
DAL “CORRIERE DELL’UMBRIA”
In città una delegazione di Pieve di Livinallongo,
dove i soldati fecero la festa dei Ceri in pieno conflitto mondiale
Quel gemellaggio con il Col di Lana
che va avanti dal maggio del 1917
Gubbio (a.m.m.) - Prosegue
il rapporto di amicizia tra gli
eugubini e la popolazione del
Col di Lana. Fu tra le Dolomiti
che nel 1917 alcuni soldati eugubini fecero la Festa dei Ceri,
in pieno conflitto mondiale.
Nel 2007 grazie all’associazione Eugubini nel Mondo,
presieduta da Mauro Pierotti,
si è celebrato il 90o di quell’avvenimento. Tanti gli eugubini
che si sono recati sul Col di
Lana ad agosto di due anni fa,
per ricordare quel momento,
accolti dalle popolazioni
locali. E il rapporto di affetto e
vicinanza non si spegne, anzi
diventa sempre più intenso.
In questi anni l’associazione
ha organizzato gite per condurre gruppi di eugubini sulla
vetta del Col di Lana, in occasione delle celebrazioni in suffragio di tutti i caduti. I legami
tra Livinallongo e Gubbio si
stanno sempre più raffor-
Notizie varie
colto dal popolo, dai sacerdoti e autorità; il Vicario
generale mons. Del Favero
gli ha dato le consegne.
zando. Dopo la visita da parte
degli Alpini in occasione del
15 maggio del 2008, in questi
giorni un gruppo di pellegrini
guidati da don Alfredo Murer,
parroco decano di Pieve di Livinallongo, ha fatto tappa a
Gubbio. Hanno visitato la
città e chiesto in modo particolare di potersi recare presso
la basilica di Sant’Ubaldo,
dove è conservato il corpo incorrotto del nostro santo patrono.
Un momento speciale che è
stato immortalato.
La delegazione sulle scale della Basilica di S. Ubaldo.
30o DI MATRIMONIO
✔ Nel presente bollettino verrà
inserito un modulo di conto
corrente postale, per gli abbonati della parrocchia di
Pieve. Può servire per inviare offerte per il bollettino,
per la chiesa o per sante
Messe. Chi avesse già provveduto lo usi, se crede, in
altre occasioni.
✔ Mons. Giorgio Lise è il
nuovo Parroco-Arcidiacono
di Agordo che sostituisce
mons. Lino Mottes che ha
retto la parrocchia per 32
anni. Mons. Lise è stato segretario del vescovo mons.
Maffeo Ducoli dal 1978 al
1993; poi è diventato
parroco di Cavarzano e
infine direttore del Centro
Papa Luciani a S. Giustina e
direttore dell’ufficio della
pastorale familiare.
Domenica 18 ottobre ha fatto
il suo ingresso festoso, ac-
✔ Dal 13 al 20 dicembre
prossimi Guglielmina allestirà il tradizione mercatino
di Natale con oggetti fatti
dagli anziani (centrini,
sciarpe, calze, guanti,
quadri..). Il ricavato servirà
per le piccole spese della
casa. Ricordo che la Casa di
Riposo dovrà affrontare una
spesa più grossa per lo strumento, chiamato “Musimatic” che serve per le cassette dei canti durante le
Messe. Se ci fosse qualche
sponsor generoso, il problema si risolverebbe.
Il 26 settembre 2009, nella chiesa della B. Vergine
Maria di Loreto in Renaz, Cassan Loris e Crepaz
Maria Elisabetta, assieme alle figlie e alle nipoti hanno
festeggiato il trentesimo anniversario del loro matrimonio. Ha celebrato il parroco di Arabba don Vito de
Vido.
Auguri Vivissimi!
16
«Le nuove del Pais»
Il folk fodom festeggia
il suo 25O compleanno
Il 10 ottobre 2009 il Gruppo
Folk Fodom ha festeggiato i 25
anni di attività. Una serata entusiasmante e partecipata, in
Sala Congressi di Arabba. Numerosissimo il pubblico di tutte
la fasce di età accorso per dimostrare solidarietà, appoggio e
incoraggiamento ad un gruppo
che riesce ad entusiasmare,
portando ovunque i colori, la
gioia di vivere e i sentimenti più
belli che si possono riscontrare
nella gente semplice, laboriosa
e onesta della terra fodoma.
Presentato in questa occasione il DVD con ben 12 balli e
la presentazione del Gruppo.
È novembre del 1982: il sig.
Valter Trebo che gestisce il
camping Sass Dlacia a San Cassiano organizza una castagnata e,
per rendere più simpatico l’incontro fra badioti e fodomi, insiste con Pierina Foppa affinché
organizzi un semplice intrattenimento folcloristico per allietare il
pomeriggio.
Dal nulla, come per incanto,
varcano il passo Campolongo
ben otto coppie: è la nascita del
Gruppo Folk Fodom.
Un entusiasmo indescrivibile
che si rafforza il successivo 14 novembre a Pieve. Si balla, si canta,
le ore si fanno piccole... nessuno
ha sonno, e quando nella stua a
Cherz, i contadini lasciano il letto
per recarsi nella stalla, i baldi 16
hanno messo nero su bianco una
satira che li presenta uno ad uno,
satira che sarà una specie di documento ufficiale comprovante
la costituzione del Gruppo.
A breve l’allora sindaco Gianni
Pezzei, convoca i “baldi” in
Comune.
“Questo Gruppo deve andare
avanti e noi lo sosterremo con decisione!”.
In quello stesso momento è
stato eletto il Presidente nella
persona di Pierina Foppa e il Vice
nella persona di Walter Finazzer.
Il Gruppo Folk Fodom si era
costituito ufficialmente: era il
1984.
SCUOLA DI BALLO
La volontà c’è, la capacità latente pure, ma ci vuole di più: bisogna imparare a muoversi in
modo preciso, bisogna trovare e
adattare dei canovacci, bisogna
avere tanta volontà, tanta passione e stringere i denti.
Una mano la offre la dirigenza
della Scuola Media di Livinallongo: a Pierina, per ben tre anni
consecutivi, 6 ore alla settimana
nel corso degli ultimi due mesi di
lezione viene dato lo spazio per
insegnare il ballo agli studenti.
Il corso, che si conclude con un
saggio finale, è una vera manna
dal cielo e una grande soddisfazione per la Presidente: i giovani
dimostrano capacità e si affezionano. Saranno proprio loro,
unitamente ai fondatori che daranno vita al vero Folk Fodom.
Un gruppo che si impegna, che
via via migliora, che gioisce nei
momenti belli e che sopporta con
rassegnazione le difficoltà che si
presentano e che man mano
vengono superate.
L’Union dei Ladins da Fodom,
nella persona del Presidente
Bruna Grones segue con attenzione il Gruppo, lo incoraggia e lo
assiste anche finanziariamente.
TRASFERTE E SCAMBI
CULTURAL-FOLCLORISTICI
Nel frattempo vengono preparati i costumi e lo stendardo
ammirato e apprezzato da tutti.
Ricamato a mano a punto croce
da Nives Faber porta, sul davanti,
il castello di Andraz e una coppia
di ballerini, il tutto sullo sfondo
rosso-azzurro che sono i colori
del Comune di Livinallongo; sul
retro spiccano i colori verde,
bianco e azzurro della bandiera
ladina.
Su interessamento dell’Union
dei Ladins i giovani partecipano a
una trasferta a Zernez in Svizzera
dove, dopo aver preso parte alla
sfilata, fanno conoscere i loro
balli riscuotendo un vero successo.
Partecipano alla gara di paierisch a Predazzo con altri 19
gruppi.
Piena soddisfazione nella città
natale di Nicolò Cusano a Bernkastel Kues unitamente al Coro
Fodom, accompagnati dal
Sindaco Giacomo Crepaz, dal
Presidente della Provincia di
Belluno Oscar De Bona e dall’artista Gianni Pezzei.
Fra le varie trasferte viene ricordata con entusiasmo quella
organizzata dal M.llo Gigi Villanella che ha portato i ballerini a
Napoli e lungo la costa Amalfitana.
Fra le esibizioni in casa loro è
doveroso ricordare la partecipazione alle serate di “Benvenuto
all’Ospite” organizzate dall’A.T.A.L. in Sala Congressi di
Arabba: ogni giovedì per la
durata di tre mesi inverali e due
estivi.
I fondatori del Folk Fodom: Pierina Foppa e Walter Finazzer con la
targa a loro consegnata.
Sovente sono proposti degli
scambi come è avvenuto con il
Folk “Salvanel” di Predazzo, con
il Folk “Città di Russi” di Ravenna
e proprio in occasione della presentazione del DVD, con il Folk
“Il barroccio fiorito” di Vicarello
(Livorno) che ha letteralmente vivacizzato la serata con i suoi balli
monicisti Rossi Sisto - Albino Gabrielli - Lorenzo Soratroi - Igor
Masarei e a Giovanni Daurù (15
anni) e Diego Colleselli che sono
gli attuali.
Un riconoscimento particolare, veramente meritato è
stato consegnato ai fondatori:
Pierina Foppa (25 anni) e Valter
Pieve, 8 giugno 2008: il Gruppo Folk balla in piazza in occasione della
Festa dell’Anziano.
e i suoi canti che si sono alternati
con i balli del gruppo locale.
LA SERATA IN SALA
CONGRESSI
Nella serata organizzata e presentata in prima persona dalla
Presidente Pierina, il pubblico ha
avuto modo di seguire uno
spezzone del DVD che il Folk
Fodom presentava in anteprima
e di ripercorrere la cronistoria del
Gruppo stesso.
Sono stati premiati coloro che
l’hanno sempre sostenuto: Valter
Trebo - Benigno Pellegrini Gianni Pezzei.
Non poteva mancare un riconoscimento ai “veci” componenti: Pezzei Sonia (20 anni di
Folk) - Pezzei Cristian (15 anni) Crepaz Daniel (10 anni) diploma
consegnato alla famiglia, in sua
memoria - Faber Nives (15 anni) Sief Roberto (10 anni) e ai fisar-
Finazzer (25 anni).
E una menzione a coloro che,
anche per breve tempo, sono
stati alla guida del Gruppo:
Andrea Faber - Ladurner Manuela - Testor Naica - Pezzei
Sonia - Sief Monica.
IL DVD CON I BALLI
DEL FOLK FODOM
È il primo gruppo nell’Agordino, e non solo, che ha registrato un DVD.
Questo impegnativo lavoro è
stato voluto da tutti i componenti
ed in particolare dalla Presidente
Pierina Foppa, in modo che tanto
impegno e tanta dedizione non
vengano dimenticate e affinché
le locali leggende e tradizioni
possano rivivere nelle generazioni future.
“È un documento che rimarrà
Segue a pagina 17
«Le nuove del Pais»
nel tempo per ricordare le tradizioni e la storia della nostra valle”
- dice, con orgoglio, la Presidente.
Il DVD è stato ideato dal
Gruppo Folk Fodom a cura dell’
”Istitut Cultural Ladin Cesa de
Jan” con il contributo della legge
482/99.
Hanno dato il loro contributo:
il Comune di Livinallongo - il BIM
Piave - la Provincia di Belluno - la
Cassa Raiffeisen Val Badia - la SIT
Boè in ricordo di Daniel Crepaz e
la Südtiroler Volksbank tramite
l’Union Ladins Fodom.
(Fr. Del.)
17
FESTA DEI COSCRITTI
Il 31 ottobre i coscritti del 1974 hanno
voluto la loro Messa per ringraziare il
Signore dei... primi 35 anni di vita. È
seguita poi la cena in un locale tipico.
Il DVD con 12 balli e relative
presentazioni del Gruppo Folk
ha la durata di 1 ora e 7 minuti.
Lo si può acquistare nei negozi
o direttamente dai componenti il
Gruppo Folk al prezzo di 18,00
euro.
VOGLIO DIRVI
GRAZIE!
Nell’82 sicuramente
non avrei mai pensato di
arrivare ad un traguardo
così importante!
Due anni fa si stava avvicinando il 25o di attività del
Gruppo Folk Fodom e...
cosa pensare di fare, se non
... riprodurre tutti i balli e
farne un dvd?
Penso sia e rimanga un
bel documento per Fodom
e per tutti quelli che apprezzano il gruppo folk. Il
10 ottobre c’è stata la serata
di presentazione e penso
di aver dimostrato a tutti
quanto veramente ci tengo
e di quanto ne sono orgogliosa.
E allora grazie, grazie,
grazie a tutti coloro che
sono stati presenti col
gruppo e specialmente a
voi che eravate presenti in
sala. Un grazie lo dico
anche al Gruppo Folk che
in questi 27 anni di presenza mi ha dato la possibilità di conoscere tanta
gente e, come no..., tanti
luoghi!
Ciao Piery
Il 5 novembre si sono ritrovati i coscritti
del 1934: 75 anni. È questo un traguardo
invidiabile pensando a quanti non ci sono
più, ma sempre presenti alla loro mente e
durante la celebrazione della Messa al
mattino ricordati con la preghiera. Poi via
verso Cornuda per una giornata serena.
12 settembre 2009: annuale incontro
alla Pizzeria Ru de Mont
per i coscritti del 1942.
A questi incontri culinari il numero è
sempre ridotto per l’assenza di coloro che
abitano lontano.
Coscritti... al Bersaglio,
7 novembre 2009.
“A Cesare quello
che è di Cesare!”
una precisazione
di Franco
A pag. 7 de “Le Nuove del
Pais” di sett./ott. 2009, evidenziato in neretto, leggo “Servizio
fotografico di Lorenzo Soratroi”.
Il riferimento riguarda l’articolo di Lorenzo Soratroi “Santa
Maria Maiou baciata dal sole”.
Le foto allegate sono nove ma
ben sei di esse, compresa quella a
pag. 9, sono di Franco Deltedesco.
La castagnata organizzata
dai Donatori di sangue.
18
«Le nuove del Pais»
DIARIO DEL Dr. ALOIS VITTUR
a cura dei dr. PAOLO DALLA TORRE e FRANCO DELTEDESCO
OTTAVA PUNTATA
10. VII
Un disertore italiano che da
Pieve era arrivato a Ruaz riferisce che la sera prima 4 reggimenti erano arrivati da Fedaia
molto stanchi a Pieve e Andraz.
Intenso fuoco sul Col di
Lana, meno sul forte di Corte. I
comandanti e ingegneri del 4o
reparto operai del Landsturm
sgomberano la camera del
piano superiore della casa Vallazza a Contrin dove tenevano i
viveri (Hptm. Galli). Scontri
tra gli avamposti al Pian della
Gitscha. Due baracche sui prati
di Agai.
11. VII
Intenso fuoco a tamburo di 1
1/2 ora sul Col di Lana da tutte
le batterie, poi 3 volte violento
attacco di fanteria.- Respinti. 2
mitragliatrici danneggiate, 2
morti, 4 feriti. Gli italiani
scavano buche a circa 800 m.
davanti a loro stessi.
12. VII
Vicino a Pieve, hotel Marmolata appaiono nuovi pezzi di
artiglieria da montagna.
Sembra che gli italiani debbano
essere a Brunico il 25.VII. Intenso fuoco delle nostre artiglierie.
13. VII
Le postazioni nemiche al
Pian della Gitscha sono colpite
intensamente dal forte.
GITA CLASSE 1969
Il 21 novembre, festa della Madonna della Salute, i quarantenni si
raccolgono in S. Giacomo per ringraziare il Signore e la Madonna e
festeggiare “metà cammin della loro vita”. Non poteva essere data
più felice di questa per aver sempre salute e chiedere la forza di vivere
l’altra metà della vita. Qualche settimana prima la classe 1969 aveva
già fatto una bella gita in Toscana con mèta Siena e San Gemignano
con grande soddisfazione di tutti.
Racconti, ricordi, esperienze: per un fine settimana i
protagonisti siamo stati noi, i
coscritti della classe 1969.
Ci siamo ritrovati in tanti
(ma non è una novità) per trascorrere due giorni in una
delle regioni italiane più riconosciute e più amate qual’è la
Toscana.
Siamo partiti prima dell’alba di un sabato per raggiungere Siena dopo opportune tappe all’insegna
della gastronomia: la città, il
Duomo e poi la piazza del
Campo dove il respiro dei
giorni di festa si percepiva in
ogni contrada. Una cena in
un ambiente tipico all’in-
segna della tradizione, un
agriturismo che ci ha accolti
sulle colline e poi il giorno
successivo, incuranti della
pioggia della prima mattinata, la visita a San Gimignano con le sue torri per
vivere pagine di storia e a
Montalcino per degustare il
meglio di quanto questa terra
sappia offrire.
Eravamo in 17, come le
contrade storiche della città
di Siena, eravamo tanti, tutti
motivati e felici.
Ci siamo ritrovati due
sabati dopo nella nostra
chiesa di Pieve per la Santa
Messa. Un grazie al Signore
per la vita.
14. VII
Dal forte fuoco intenso verso
i pezzi nemici di Rucavà. Il comandante del forte arriva verso
sera al forte e insulta la guarnigione dando a tutti dei vigliacchi, sbraita per un 1/4 d’ora
e esce fuori. Pretende che il caporale Scherner, sotto il bombardamento intenso, vada a riparare la linea elettrica decorato poi con la grande medaglia d’argento al valore.
15. VII
Dopo intenso bombardamento a tamburo e contemporaneo cannoneggiamento del
forte e delle postazioni verso le 8
del mattino massiccio attacco
di fanteria che viene respinto
dalle mitragliatrici del forte. 1
morto e tre feriti.
Dopo un fuoco continuo 2
granate cadono sulla copertura
già marcia davanti al forte e penetrano sotto la schermatura
corazzata della casamatta dei
cannoni - che era già stata
sgomberata - e scoppiano causando molto fumo. Nessuna
perdita.
16. VII
Intenso fuoco di artiglieria
contro il Col di Lana, la sella del
Sief e Corte. 1 Morto e 6 feriti.
Wm. Dalprà di Colle è fatto prigioniero. Verso le 5 di sera una
granata da 15 cm entra da una
feritoia sul fianco destro e
esplode all’interno, scardina
nuovamente 2 porte e provoca
delle escoriazioni a 2 uomini.
Durante la notte vengono
presi di mira il riflettore a Ruaz e
la postazione I. Alle 4 del
mattino in attività tutte le batterie nemiche e si osserva un attacco di fanteria che viene ostacolato con successo da Corte si
prendono di mira con successo i
fianchi di Monte Castello e Col
di Lana.- Castello, dove si
trovano depositi nemici e una
piazza ausiliaria, vengono distrutti dalle fiamme. Dopo 1/
1/2 ora il nemico si ritira. Verso le 4 di sera nuovo attacco
di artiglieria e fanteria che
viene respinto dai cannoni di
Alpenrose, Sella del Sief e
Corte. Verso le 8 di sera 3o
inutile attacco mentre si sta
preparando un temporale. 4
morti, 16 feriti.
18. VII
Il fuoco sul forte è meno intenso ma molto di più sul Col di
Lana - Sief - Tra i Sassi. Facendo
la mia visita serale alla stazione
dei feriti leggeri a Contrin ho
trovato valige e casse scassate e
vi mancava più della metà della
biancheria migliore, il necessario da viaggio, colletti, fazzoletti, coltelli ecc. e la bicicletta.
Ho telefonato al comando di
brigata a Corvara, alla gendarmeria e al comando del forte ma
nessuno sapeva niente. - 1
morto e 5 feriti sul Col di Lana.
19. VII
Forte attacco di artiglieria e
fanteria sul Col di Lana. I
“Pelze” scavano trincee tra
Foppa e Sottocreppa come
anche a Visiné. Inizio del disarmo dei cannoni. 2 vengono
portati indietro durante la
notte sulla strada CorteContrin dal reparto operai
sotto continuo fuoco di
schrapnell mentre l’assistente
Schmid li colpiva con il bastone
da montagna.
20. VII
Debole fuoco su Corte e le
postazioni. 48 granate da 15 cm
volano su Ruaz. Una centra
l’angolo inferiore destro, ne demolisce un pezzo e attraverso la
caponeria dei fucili arriva in
cucina. - Il primo aereo nemico
sopra Sottsass - Valparola. Durante la notte sono arrivate
truppe italiane di rinforzo a
Andraz. I prigionieri riferiscono
che per un ordine tassativo dell’armata devono conquistare il
Col di Lana o Col di Sangue,
come lo chiamano loro.
21. VII
Cannoneggiamento del
forte. - Oblt. Zeyer da due settimane non viene al forte.
Un’assemblea di ufficiali riferisce ciò a Corvara.
Nel bosco vicino a Pian di Salesei viene scoperto un obice
italiano da 21 cm ma non si
muove per due giorni fino a
quando il cannone puntato su
di lui non si guasta. Quasi subito
dopo spara da Pian di Medom
ma viene presto messo a tacere
dagli obici di Alpenrose.
22. VII
I colpi nemici contro il forte
distruggono presto la spalla
destra. Il fuoco passa anche sul
Col di Lana, Monte Castello e
Sella del Sief distruggendo le
postazioni e uccidendo il cannoniere Hellinger.
Segue a pagina 19
«Le nuove del Pais»
19
RICORDI DI UN PROFUGO
di Sief Albino
Prima Guerra Mondiale 1915-1918
SECONDA PUNTATA
Come precisato nella
prima puntata, la terza tappa
di noi profughi fu Corvara e
Colfosco ove, nelle case dei
contadini, avevano trovato
alloggio numerose famiglie.
Ma anche colà la nostra presenza durò pochi giorni.
Dal Comando della Gendarmeria di Corvara fummo avvisati di andare via immediatamente perché, dalla
Baviera, stava arrivando
l’Alpencorp formato da
alpini bavaresi; questo era
stato chiamato a dare manforte alla sguarnita forza di
difesa dei nostri confini
formata da piccoli presidi di
soldati nostri paesani.
Sicché noi profughi abbiamo
dovuto proseguire per la val
Badia in direzione della val
Pusteria.
Alcune famiglie trovarono
ospitalità in diversi paesi
della val Badia, altre proseguirono fino a Brunico.
Giunti colà siamo stati avvertiti che la Boemia era disposta ad ospitare un dato
numero di profughi tirolesi,
era infatti a disposizione un
treno per coloro che avessero
scelto di recarsi colà. Così,
parecchie famiglie, accompagnate dal Decano di Pieve
don Pietro Sorarui partirono
per la Boemia.
Purtroppo così non fu per la
mia famiglia perché mio fratello, causa i disagi provocati
dal viaggio verso Brunico si
dalla pagina precedente
23. VII
Micidiale fuoco sul Col di
Lana e sul forte. Oblt. Zeyer
verso sera viene al forte sbraitando e ordina lo sgombero di
munizioni e viveri.
24. VII
Al mattino nebbia e pioggia.
Non si sente un colpo, nel pomeriggio alcuni colpi sul Col di
Lana e sella del Sief, noi disturbiamo Picongel. Alla sera viene
colpito Ruaz.
25. VII
Vengono colpite le postazioni nemiche a Pian della
Gitscha. 2 compagnie avanzano da Caprile. Oblt.Zeyer
verso sera viene per pochi
minuti al forte. Gli viene riferito
che per il fuoco di artiglieria vi è
un continuo pericolo per l’ospedale di Contrin perché a
circa 300 m più indietro si trova
una batteria da montagna
(Hptm. Mohr). Per questo
Oblt. Zeyer mi riprende e mi definisce ingrato.
26. VII
Per ordine del comando di
divisione l’ospedale di Contrin
viene chiuso: i feriti vengono
trasferiti alla struttura di sanità
mobile a La Villa, albergo Ladinia, gli ammalati al forte, gli
uomini di sanità ai loro reparti.
Dopo le 5 del pomeriggio numerosi tiri d’artiglieria contro il
forte e le postazioni. 4 colpi
andati a segno - uno sotto la corazza del IIIo cannone demolendo la traversa e il congegno
di tiro; un altro nel deposito di
munizioni sotto la batteria dei
cannoni e 2 sul tetto. L’ultimo
cannone viene portato fuori dal
forte.
8 ottobre 2009 - recupero di un rotolo di filo spinato, residuato
bellico, lungo il Sentiero Geologico di Arabba ad opera di Gilberto
Salvatore e Franco Deltedesco.
Sief Albino sul costone di Valiate (M.te Sief).
ammalò e nostra madre temette che il bambino si fosse
potuto aggravare nell’affrontare il viaggio verso la
Boemia.
A quel tempo, si trovava a
Brunico un prete cappellano
nostro paesano, don Felice
Roilo, nativo di Andraz. Mia
madre si recò da lui a
chiedere un consiglio sul da
farsi. Chiese pure a don
Felice se fosse stato possibile
trovare un alloggio a
Brunico. Le venne risposto
che a Brunico era pressoché
impossibile anche per il fatto
che sarebbe stato troppo costoso per le possibilità finanziarie di nostra madre, le fu
però consigliato di recarsi nei
paesi limitrofi dove le famiglie erano tutte contadine.
Don Felice la indirizzò verso i
villaggi di Issingh.
Pertanto ci avviammo
verso questa località, distante più di un’ora, strada
che attraversava un bosco di
abeti e finalmente arrivammo al villaggio.
Nostra nonna che pure era
con noi e che fortunatamente
parlava il tedesco, si recò
subito nelle case a chiedere
ospitalità.
Ma quella gente dal
cuore duro, saputa la nostra
provenienza, ci “insultò” con
l’appellativo “Balisc” che, se
non poteva essere definita
una vera e propria offesa, per
noi era molto umiliante.
Ci risposero che loro non
ospitavano famiglie di “Balisc” e per di più con bambini
piccoli. Loro avevano bisogno di gente più adatta a
dare aiuto nei loro lavori
agricoli. Così ci indicarono
una vecchia catapecchia, alquanto distanziata dal paese,
ove abitava una poverissima
famiglia composta da sei
persone. Il padre era assente
perché essendo soldato si
trovava al fronte.
Alla nostra richiesta di
asilo, la padrona di casa ci accolse molto volentieri perché
aveva tanto bisogno del modesto affitto che nostra
madre si era impegnata a
pagare: a quel tempo, nostra
madre percepiva un modesto sussidio dal Governo
austriaco perché nostro
padre, come tanti nostri
paesani si trovava pure lui a
combattere sul fronte Russo,
in Galizia.
I figli di questa famiglia
che ci ospitò erano quattro.
Con i più giovani, un ragazzo
e una ragazza di qualche
anno più anziani di me
nacque subito una vera amicizia. In breve tempo, a
giocare con loro, apprendemmo il loro dialetto e sovente uscivamo con loro e ci
recavamo sui pascoli dove
custodivano le tre capre che
rappresentavano tutto ciò
che possedeva la povera famiglia.
Nostra madre si recava
spesso a lavorare dai contadini del villaggio, così
poteva avere, come compensa, un litro di latte e un po’
di pane per sfamarci, mentre
nostra nonna rimaneva con
noi bambini.
I due figli maggiori di
questa famiglia: il più anziano che aveva 19 anni soffriva di epilessia ed era
spesso soggetto a violenti attacchi; il secondo che aveva
17 anni lavorava presso dei
contadini del villaggio.
Assieme a questa povera
famiglia ed in quell’altrettanto misera abitazione abbiamo trascorso, da profughi, circa tre anni.
Voglio ancora aggiungere
che le famiglie profughe di
Fodom, tra le più fortunate
furono quelle che furono accolte in Boemia. Colà vissero
tutte riunite, trattate bene e
benvolute da tutti ed inoltre
furono assistite dal Decano
don Pietro Sorarui “Bètol”
che si prodigò sempre per
loro come curato e pure come
insegnante di scuola elementare tedesca e italiana.
Finalmente, anche per noi,
giunse il giorno tanto sospirato per poter ritornare al
nostro caro paese: era la fine
di ottobre del 1918.
(continua)
20
«Le nuove del Pais»
IL SANTO CURATO D’ARS
ANNO SACERDOTALE
DON RAFFAELE BUTTOL
Era un sacerdote, nato ad
Agordo il 9 maggio 1918 e morto
nel mese di settembre 2009.
Consacrato prete nel 1943, ha
svolto la sua attività pastorale
per oltre 60 anni in varie parrocchie.
Giovane cappellano, a Vodo
di Cadore, ha vissuto le giornate
tragiche della guerra, dopo l’armistizio del 1943.
Avvertiva la gente dei rastrellamenti tedeschi, era sempre in
contatto con i partigiani, alla
fine venne denunciato e arrestato.
Era l’ottobre del 1944 e venne
internato nel campo di concentramento di Bolzano. Rimase
fino al 16 marzo 1945, quando
per interessamento del vescovo
mons. Bortignon venne liberato.
In diocesi, prima di assumere
una parrocchia, ebbe un breve
incarico di direttore spirituale
dei seminaristi, oltre 70, ospiti al
Santuario di S. Vittore, perché
cacciati dal seminario dai tedeschi.
Io frequentavo la seconda
media o ginnasio, come veniva
chiamata; così ho avuto modo di
conoscerlo e di apprezzare i suoi
consigli e le sue prediche.
Siamo poi stati sempre amici.
Ritiratosi dalla parrocchia è
tornato ad Agordo suo paese
natale e aiutava l’arcidiacono,
Don Nino Buttol il giorno del suo
90o compleanno, festeggiato in
Valle di S. Lucano il 9 maggio
2008.
ma anche le altre parrocchie sostituendo i parroci per le Messe.
È stato pure a Livinallongo.
Nel 2005, sollecitato dagli
amici, mandò alle stampe un suo
libro autobiografico: “Prete
nella Resistenza”, nel quale racconta le vicende di guerra e il suo
internamento nel lager di
Bolzano con tutti i patimenti e
privazioni patite. È morto il 19
settembre 2009, a 91 anni, lasciando un bel ricordo di sé come
sacerdote attivo, zelante, generoso e dedito al bene degli
altri.
Don Alfredo
Giovanni Maria Vianney,
meglio conosciuto come il santo
curato d’Ars, è da sempre il patrono dei parroci, ma per quest’anno sacerdotale il Papa lo ha
desiderato anche come patrono di
tutti i sacerdoti, ed effettivamente
lo diventerà il prossimo giugno
2010, alla conclusione dell’anno
sacerdotale. Ecco una breve biografia di questo umile e famoso sacerdote.
Giovanni Maria Vianney nasce
a Dardilly, in Francia nel 1786. Fin
da piccolo si racconta di lui che
amasse la solitudine e fosse particolarmente timorato di Dio. Sono
anni difficili quelli della fine Settecento. La rivoluzione francese non
permette a nessuno di pregare Dio
in pubblico. E così i genitori di
Giovanni Maria lo portano ad
ascoltare la Messa in un granaio
fuori città. La pena per i preti sorpresi a celebrare Messa è la ghigliottina. Nonostante il clima anticlericale, nonostante vi fossero
pesanti minacce verso i sacerdoti,
Giovanni Maria fa propria nel
cuore la crescente volontà di dedicarsi interamente a Dio nel sacerdozio. Vuole, insomma, diventare
prete.
A diciassette anni riesce per la
prima volta ad andare a scuola,
dove, con l’aiuto di un prete amico
che crede nella sua vocazione,
prova a seguire gli studi, seppure
con scarsi risultati. Le difficoltà
divengono insormontabili quando
si tratta di affrontare, in seminario,
gli studi di filosofia e di teologia.
Ma Giovanni Maria non demorde,
accetta ogni umiliazione, e a Gre-
noble, nel 1815, a ventinove anni
viene finalmente ordinato sacerdote. Diviene parroco di Ars,
nella diocesi di Belley: per questo
motivo viene chiamato il Curato
d’Ars. Rimane parroco ad Ars per
circa 42 anni e il suo ascendente è
ancora vivo nella parrocchia, che
ha santificato con il suo apostolato. La fa rifiorire mirabilmente con l’efficace predicazione,
con la mortificazione, con la preghiera e la carità.
Numerose sono le anime che si
Segue a pagina 21
DON CARLO GNOCCHI
Il 25 ottobre a Pian di Salesei veniva celebrata la
Messa per i Caduti, come si fa
ogni anno; a Milano veniva
beatificato un tenente degli
alpini dell’ultima guerra
1940-45. Il celebrante approfittò per ricordare questo sacerdote, conosciuto anche
come “il prete dei mutilatini”. Visse con i soldati la
guerra sul fronte greco-albanese e nella ritirata tragica
nella Sacca del Don in Russia.
Rientrato in Italia, miracolosamente salvato dagli
alpini, fondò una grande
opera di carità che accoglieva orfani, mutilatini, poliomielitici. Prima di morire
compì un gesto di carità, non
ancora previsto dalla legislazione italiana: donò le
cornee a due ragazzi non vedenti. Fu il primo donatore di
organi. Per la sua vita santa,
per il suo grande impegno sacerdotale la Chiesa lo ha bea-
tificato il 25 ottobre, grazie
alla guarigione impensabile
di un elettricista, Sperandio
Aldeni, che nel 1979 sopravvisse a una scarica di 15 mila
volts che avrebbe dovuto ucciderlo. “Don Carlo salvami”
gridò Sperandio. E lui l’ha
fatto ascoltando ancora una
volta il grido di dolore di chi
sperava in lui.
Il papa Benedetto XVIo, nel
giorno della sua beatificazione, ha inviato un suo messaggio in diretta ricordando
a brevi linee la sua figura
straordinaria. “Rivolgo anzitutto uno speciale saluto alle
migliaia di fedeli radunati a
Milano per la Beatificazione
del sacerdote don Carlo
Gnocchi.
Egli fu dapprima un valido
educatore di ragazzi e
giovani. Nella seconda
guerra mondiale divenne
cappellano degli Alpini, coi
quali fece la tragica ritirata di
Russia, scampando alla
morte per miracolo. Fu
allora che progettò di dedicarsi interamente ad
un’opera di carità. Così, nella
Milano in ricostruzione, don
Gnocchi lavorò per “restaurare la persona umana”,
raccogliendo i ragazzi orfani
e mutilati e offrendo loro assistenza e formazione. Diede
tutto se stesso fino alla fine e
morendo donò le cornee a
due ragazzi ciechi. La sua
opera ha continuato a svilupparsi ed oggi la Fondazione
don Gnocchi è all’avanguardia nella cura delle
persone di ogni età che necessitano di terapie riabilitative. Mentro saluto e mi rallegro con l’intera Chiesa
ambrosiana, faccio mio il
motto di questa beatificazione: “Accanto alla vita,
sempre”.
Don Gnocchi
in mezzo ai
ragazzi per
portare un
sorriso. Non è
questo il
compito del
sacerdote?
«Le nuove del Pais»
21
Gli alunni della scuola elementare di Pieve a Roma
per registrare una trasmissione del programma
Caccia&Pesca di SKY
Lo scorso mese di novembre un
gruppo di alunni della scuola di
Livinallongo delle classi quarta e
quinta, accompagnati dalle insegnanti Gabrieli E., Gabrielli E.,
De Toffol A. e Detomaso F., dal
presidente della Riserva Alpina di
caccia di Livinallongo e dal consigliere Masarei Igor, hanno
volato con Alitalia, verso la Capitale, per registrare una puntata
televisiva della rubrica settimanale “Parliamo di Caccia” per
il canale tematico Caccia & Pesca
di SKY, presso gli studi Voxson
di Roma, il cui direttore è il dott.
Bruno Modugno. La rubrica tratta
le principali tematiche e problematiche venatorie e ambientali
del territorio italiano discusse
dagli esperti del mondo della
caccia.
B. Modugno, definito un’icona
della caccia italiana, è giornalista
e scrittore, autore televisivo e regista, si occupa da 40 anni di problemi venatori indagando sui versanti biologico- etico e
antropologico della caccia riuscendo a valorizzarla con vigore e
con valide argomentazioni culturali.
Il canale “caccia e pesca”
propone infatti le tematiche dell’arte venatoria, della pesca e del
paesaggio italiano, ed esalta la
natura e le tradizioni italiane.
Su questo argomento gli alunni
della scuola primaria lo scorso
anno scolastico sono stati accompagnati in un percorso di studio in
collaborazione tra scuola, cac-
dalla pagina precedente
rivolgono a lui, che trascorre ore e
ore nel confessionale. È ammirabile nella devozione a Maria, al
Rosario, all’Eucarestia. Estenuato
dalle fatiche e macerato dai digiuni
e dalle penitenze, nel 1859 termina
i suoi giorni nell’abbraccio del Signore. Prima ancora che Pio XI lo
iscriva nell’albo dei Santi nel 1925
e lo proclami Patrono del clero,
Ars è diventata meta di pellegrinaggi. L’esempio che Giovanni
Maria lascia a tutti i preti è quello
della possibilità della santità all’interno di un ministero ordinario.
Giovanni Maria non fa nulla di eccezionale, ma vive ogni istante
solo e soltanto come uomo di Dio.
Ecco cosa scrive lui stesso:
“Fate bene attenzione, miei figlioli: il tesoro del cristiano non è
sulla terra, ma in cielo. Il nostro
pensiero perciò deve volgersi
dov’è il nostro tesoro. Questo è il
bel compito dell’uomo: pregare ed
amare. Se voi pregate ed amate,
ecco, questa è la felicità dell’uomo
sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio.
Quando qualcuno ha il cuore puro
e unito a Dio, preso da una certa
soavità e dolcezza che inebria, è
purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima,
Dio e l’anima sono come due pezzi
di cera fusi insieme che nessuno
può separare. Come è bella questa
unione di Dio con la sua piccola
creatura! È una felicità questa che
non si può comprendere. Noi
eravamo diventati indegni di
pregare. Dio però, nella sua bontà,
ci ha permesso di parlare con Lui.
La nostra preghiera è incenso a lui
quanto mai gradito. Figlioli miei, il
vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di
amare Dio. La preghiera ci fa pregustare il cielo, come qualcosa che
discende a noi dal paradiso. Non ci
lascia mai senza dolcezza. Infatti è
miele che stilla nell’anima e fa che
tutto sia dolce. Nella preghiera ben
fatta i dolori si sciolgono come
neve al sole: anche questo ci dà la
preghiera: che il tempo trascorra
con tanta velocità e tanta felicità
dell’uomo che non si avverte più la
sua lunghezza.
Ascoltate: quando ero parroco a
Bresse, dovendo per un certo
tempo sostituire i miei confratelli,
quasi tutti malati, mi trovavo
spesso a percorrere lunghi tratti di
strada; allora pregavo il buon Dio,
e il tempo, siatene certi, non mi
pareva mai lungo. Ci sono alcune
persone che si sprofondano completamente nella preghiera come
un pesce nell’onda, perché sono
tutte dedite al buon Dio”.
ciatori e vari esperti di ambiente,
natura e territorio. Gli obiettivi didattici conseguiti volgevano alla
conoscenza approfondita sulla tematica “ambiente e territorio”
della nostra valle, con riferimento
particolare alla flora e alla fauna.
Gli elaborati degli alunni sono
stati raccolti ed integrati da personale specializzato, quali
guardie faunistiche e studiosi del
settore e conseguentemente pubblicati dalla Riserva stessa.
B. Modugno, venuto a conoscenza della pubblicazione
“Fauna e Caccia a Fodom, territorio, cultura, tradizione” che è
stato distribuito a tutte le famiglie
Fodome e avendolo visionato, ha
invitato i piccoli autori a presentarlo ad un palcoscenico nazionale.
La Riserva si è quindi subito attivata per organizzare la trasferta
a Roma, con partenza alle 4 del
mattino e rientro alle 20, che ha
visto i bambini protagonisti del
programma che sono: Costa Francesco e Matteo, Crepaz Milly,
Denicolò Francesco, Denicolò
Gaia e Giulia, Fersuoch David,
Foppa Denis, Gabrieli Thomas,
Rudatis Naim, Sorarui Davide e
Testor Giulia.
È stata offerta loro la possibilità di esprimersi e raccontare i
loro elaborati, davanti alle telecamere, lasciando quell’impronta viva e creativa che solo i
bambini sanno dare con tanta
spontaneità.
Si ritiene siano momenti educativi fondamentali e indimenticabili per la vita della scuola e lo
strumento educativo più apprezzato, per ovvi motivi, dagli
studenti.
Grande esperienze per tutti:
bambini, insegnanti e accompagnatori.
Grones Leandro
Inaugurazione del nuovo campo
di calcio a Cernadoi
“Un grande sogno che si
avvera”, queste le parole più
ricorrenti tra gli sportivi che
hanno assistito all’inaugurazione del nuovo campo di
calcio a Cernadoi. Rivisto
nelle dimensioni, ripristinato nel vecchio e rivoluzionato nel fondo di gioco
che ora si presenta di un
verde lucido perenne in
quanto realizzato con un prodotto sintetico di nuova generazione.
Fortemente
voluto dalla precedente Amministrazione del Prof.
Gianni Pezzei coadiuvato da
Leandro Grones, il campo di
Cernadoi si presenta ora in
Un momento della cerimonia.
tutto il suo splendore 25 anni
dopo il primo taglio del
nastro avvenuto nel 1984.
I giocatori dell’Unione
Sportiva Fodom hanno lavorato a lungo per preparare
una festa che sia all’altezza
dell’evento ed è stata indovinata la scelta di richiamare
tutti i giocatori che nel tempo
hanno scritto le pagine di
storia di questo impianto.
Il sindaco Ugo Ruaz e l’Assessore Lorenzo Pellegrini
hanno manifestato a loro
volta la soddisfazione per
quest’opera che permetterà
ai giocatori del Fodom di
Segue a pagina 22
22
«Le nuove del Pais»
Il campo da calcio
in sintetico
di “Freine” è realtà
dalla pagina precedente
Foto di gruppo in occasione dell’inaugurazione del campo sportivo
di Cernadoi.
tornare ad allenarsi e a disputare le loro partite non
lontano da casa. Sono molti
infatti i giocatori impegnati
nei vari tornei che vengono
organizzati nella vallata
agordina e che vedono da
molti anni protagoniste
anche le squadre fodome.
“Ora vogliamo le finali del
Torneo Agordino” hanno ribadito i ragazzi di mister
“Adesso dateci le finali del
torneo agordino”. Nel giorno dell’inaugurazione del nuovo
campo di calcio in sintetico di
“Freine ”, che si è tenuta domenica 27 settembre, la squadra
del Fodom ha lanciato la sua candidatura ad ospitare la giornata
conclusiva dell’edizione numero
37 del torneo ai vertici del Csi,
presente all’avvenimento con il
oltre 350 mila euro, sono a carico
del Comune.
È toccato così all’assessore
allo sport, Lorenzo Pellegrini, ricordare quando, a cavallo tra gli
anni ’60 e ’70, i ragazzi di allora si
accontentavano di dare qualche
calcio ad un pallone nel piccolo
pianoro di “Freine”, tra i buchi e le
mucche con le porte più alte che
larghe. Erano gli anni delle sfide
Foppa Roberto, allenatore in
campo ma anche fuori
campo.
Un plauso a tutti coloro che
hanno collaborato seguendo
le direttive di Andrea Palla e
Sandro Soratroi due veri pilastri della squadra del
Fodom.
(foto a cura di
Franco Deltedesco)
L’attività del Volontariato
Il sindaco Ugo Ruaz taglia il nastro che inaugura ufficialmente il
nuovo campo da calcio sintetico di Freine.
Anche per quest’anno noi donne del martedì abbiamo fatto il
nostro dovere e possiamo ritenerci soddisfatte!!
Dopo esserci ritrovate ogni martedì per questi ultimi mesi a S.
Giovanni con le suore, abbiamo realizzato tantissime composizioni
e ghirlande che sono servite ad ornare le tombe dei nostri (e non solo)
defunti.
L’ottimo ricavato della vendita di queste ultime è andato anche
quest’anno a 5 nostri missionari sparsi per il mondo: speriamo che
ciò possa aiutare in diversi modi tanta gente meno fortunata.
Ora che siamo in periodo di pausa abbiamo il tempo di tirare le
somme sul nostro operato e non ci resta che ringraziare coloro che ci
hanno aiutato e permesso di raggiungere questo risultato.
Innanzitutto un sincero grazie va alla comunità che ha acquistato i
nostri “capolavori” (anche se non sempre perfetti) e che ha lasciato
diverse offerte; le suore che gentilmente ci ospitano da anni e ci
mettono a disposizione il loro spazio (e ce ne vuole parecchio...) per
lavorare; il Comune di Livinallongo che ci ha donato una pianta, chi
l’ha abbattuta e chi ha tagliato le basi per le composizioni; tutti coloro
che hanno speso un po’ del loro tempo libero procurandoci il necessario per realizzarle: tanto “verde”, fiori e decori fatti a mano con
tanta cura.
Non dimentichiamo di ringraziare le nuove arrivate che hanno
contribuito alla realizzazione del nostro progetto di volontariato e di
solidarietà.
Ricordiamo che il nostro gruppo è sempre felicissimo di accogliere chiunque avesse voglia di aggregarsi, che porti pure tanta
buona volontà e un sacco di idee nuove!
presidente Dario Dal Magro ed al
Comitato Agordino. E ne ha tutte
le ragioni.
La struttura ora si presenta tra
quelle più all’avanguardia dell’intera provincia, con un tappeto
in sintetico di ultima generazione
oltre ai servizi, come gli spogliatoi, completamente rimessi a
nuovo grazie al lavoro, totalmente volontario, dei tanti ragazzi della squadra e dei sostenitori. È stata un’autentica
giornata di festa e di sport, iniziata di buon mattino con le prime
partite del triangolare organizzato tra le vecchie glorie del
calcio fodom.
Alle 11 il decano di Livinallongo, mons. Alfredo Murer, ha
celebrato la S. Messa in mezzo al
campo, accompagnata dai canti
del Coro Parrocchiale S. Iaco. È
seguito poi il taglio ufficiale del
nastro da parte del sindaco Ugo
Ruaz, il quale ha ricordato l’impegno della precedente amministrazione Pezzei nella realizzazione della struttura, che ha
ottenuto un finanziamento di 120
mila euro dalla Regione. Il resto,
Le donne del martedì
NCONTADA NANTER I DISCENDENC DE IACO
DABERTO (DE LUCA) DA CIASTEL
N domënia
ai 30 de agost
de sto ann, i
jermagn
discendenc de
Iaco Daberto da
Ciastel i sa
ndavò ciapé n ta
Fodom, per
podei passé na
giornada auna.
tra le Frazioni, “con tanto campanilismo, ma bellissimo esempio
di socializzazione”. Poi i primi
lavori voluti dall’amministrazione Trebo, conclusisi nel 1984
con il primo vero campo, realizzato, anche allora, dall’amministrazione Pezzei. “Ora l’auspicio è che questo campo venga
sfruttato in modo assiduo e responsabile” ha concluso Pellegrini, elogiando il lavoro dei volontari.
“Non rimarrà una cattedrale
nel deserto” ha assicurato Gianpaolo Soratroi, portabandiera
della squadra del Fodom, che ha
sottolineato l’impegno dell’allenatore Roberto Foppa e del capitano Sandro Soratroi ed ha rivolto infine un ricordo a Faustino
Dagai, Daniel Crepaz, Soave
Pellegrini e Fausto Dorigo,
sportivi fodomi che non ci sono
più, ma che sarebbero felici di
poter giocare su questo campo
“sempreverde”. La giornata è
proseguita poi con una partita tra
due formazioni giovanili e le finali
del triangolare.
Per lori Frate
Odone da
Bornech
l’é vignú sun
auté nte la glejia
dì Andrac a
zelebré la mëssa
e n te chëla
ocajion i sa
recordé de duc
i parenc.
(SoLo)
L’ é bele l terzo
viade che duc
cánc i é vignus
adallerc per se
nconté e i s’á
proprio giaudú
la giornada.
N te la foto la
parentela de i
discendenc de
Iaco Daberto.
«Le nuove del Pais»
23
Andreas Crepaz “Polonàt”
di F. Deltedesco
Un rinomato artista fodom
conosciuto in Europa e non solo
il cui impegno artistico venne
onorato con il conferimento
della Croce della Repubblica
Austriaca e di molte altre onorificenze.
Una breve premessa: nel
2006-2007 il Dr. Victor Strobel
che risiede a Bolzano si metteva
in contatto con me, in quanto
gestore della Biblioteca e del
Museo di Fodom chiedendomi
di poter inviargli qualche pubblicazione riguardante la terra
fodoma che egli avrebbe fatto
recapitare a Anton Crepaz “Polonàt”, figlio di Andreas, che
essendo ammalato aveva
espresso il desiderio di avere
accanto qualcosa che gli avesse
ricordato la sua terra d’origine.
Purtroppo alla fine del 2008
il nostro concittadino è passato
a miglior vita.
Il Dr. Victor che era in contatto con questa famiglia ed in
particolare con la nipote dello
scultore Andreas si è immediatamente interessato affinché si
instaurasse un rapporto che
avrebbe permesso di conoscere
a fondo le qualità artistiche del
personaggio.
Pertanto è stato fissato un incontro a Pieve di Livinallongo
per il 10 settembre, incontro
che ha dato modo di conoscere
il Dr. Victor Strobel, la Dott.sa
Petra Tricke dell’Università di
Dortmund ed in particolare
Dorothea Crepaz “Polonàta”,
nipote dell’artista Andreas.
In questa occasione, la signora Dorothea ha consegnato
al Museo di Pieve i progetti
delle opere e gli attrezzi da
lavoro del nonno unitamente a
varia documentazione.
L’incontro, al quale hanno
partecipato il sottoscritto,
Gianni Pezzei, Guglielmo Gabrielli e Bruna Grones si è concluso con la visita alla chiesa di
San Giovanni, in quanto il bas-
sorilievo “Ultima Cena” al
portone d’entrata e i quadri
delle stazioni sono opera del
pittore e scultore Andreas.
La nipote Dorothea non
poteva quindi fare a meno di
recarsi a Carpac per rivedere la
vecchia casa nella quale, fino
verso il 1920 aveva vissuto la famiglia dei Polonàc, prima di
spostarsi sulla strada delle Dolomiti dove, in una baracca in
legno gestivano un negozio di
alimentari e tabacchi (oggi al
suo posto è stata fabbricata la
casa Demattia).
Un’importante testimonianza la dà Rosa Pellegrini nel
suo libro quando parla del ritorno dei profughi: “.... per
ultima l è rué mëda Polonëta con
suo neou Lino, l prum tosat de sua
fia Marta e, n seguito co l è mòrt sta
nòna, l è ju venù la cèsa a mëda
Bèrbola Baga e Paulo Fèver
d’Andrac”.
In ricordo dello scultore Andreas Crepaz.
Dal giornale “Tiroler Nachrichten” del 21 maggio 1963
(traduzione in italiano ad opera
del Dr. Victor Strobel).
Andreas Crepaz nacque il
10 luglio 1877 a Buchenstein
(Carpač).
In questa patria, immersa
nella natura, si è sviluppato fin
da subito il suo talento, per approdare poi in una carriera artistica.
L’impegnativa scuola in val
Gardena gli insegnò che la conoscenza ed il successo si ottengono solo con un duro
lavoro.
Dopo questo ottimo studio si
trattenne per alcuni anni in diverse città dell’Austria e della
Germania per perfezionare il
suo sapere.
La sua produzione cominciò
in Solbad Hall (Tirolo) dove vi
rimase per ben sessant’anni.
Alcune delle sue opere sono
Da SX: Bruna Grones - Dorothea Crepaz - Viktor Strobel - Franco
Deltedesco - Gianni Pezzei - Guglielmo Gabrielli.
sparse per il mondo e testimoniano il suo valore artistico.
Il noto storico dell’arte Prof.
Anselm Weissenhoer in una rivista del 16 febbraio 1936
scriveva su Andreas Crepaz:
“Le sue opere danno al fenomeno terrestre qualcosa di
profondamente
religioso
senza venir meno all’impegno
artistico”.
Non è possibile in così poche
righe riassumere tutte le sue
numerose opere monumentali
in legno e in pietra. Alcune comunque vanno tuttavia ricordate. Queste, grazie al
grande valore artistico, rimarranno sempre in memoria.
La Madre Dolorosa che fu
collocata nella camera ardente
alla morte del Cancelliere
Dollfuss (Vienna), opera di
grande intensità.
Il grande dirigente Hans
Knappertsbusch volle anche
lui la stessa scultura per la
tomba di sua figlia.
Notissimo il Crocefisso per
la festa Emmerich a Budapest
del 1930, che fu trasportato in
processione
da
dodici
Schützen tirolesi. Il Crocefisso
fu collocato nella chiesa dei Domenicani e viene venerato
come un’immagine miracolosa.
Il suo impegno artistico
venne onorato con il conferimento della Croce della Repubblica Austriaca e di molte
atre onorificenze.
La scomparsa di questo
grande artista viene rimpianta
90 ANNI
Delunardo Eugenio da
Larzonei, il 29 settembre ha
festeggiato il traguardo dei 90
anni di vita. Ha voluto con sé e
con la moglie Frida tutti i figli
e nipoti liberi da impegni di
lavoro.
Nell’ampia e ordinata
“stua” è stata celebrata la S.
Messa di ringraziamento con
brevi parole di augurio del
parroco. Una nota di mestizia
si vedeva sul volto di tutti per
la mancanza del figlio Ferdinando, morto improvvisamente due mesi prima e del
genero Rodolfo (Rudi),
marito di Agnese, pure lui deceduto nel mese di maggio.
Alla fine non sono mancate
le candele da spegnere, le
torte e varie leccornie preparate con tanto amore dalle
figlie e nuore.
Eugenio e la moglie Frida,
Hall in Tirol: Andreas Crepaz
assieme alla moglie Aloisia nel
1952 in occasione del 50o di matrimonio.
non solo dalla sua consorte, che
gli diede ben sette figli e con la
quale convisse 61 anni felici,
ma anche da tutta la sua famiglia, i molti amici e conoscenti di città e regione.
Dall’atto di nascita
di Andreas Crepaz:
Andreas Crepaz
Nato a Crepaz il 10-07-1877
da Giuseppe Crepaz, nato il
03-01-1847 e da Maddalena
Palla di Cherz, nata il 1502-1852.
Battezzato da don Giuseppe
(Gasser ?)
Madrina: Rosa Palla di Cherz
Ostetrica: Teresa Pezzei di
Ornella
Morto a Hall in Tirol nel 1963.
durante il rito, hanno chiesto
di ricevere anche l’Unzione
dei malati.
Alla fine, commossi hanno
ringraziato il parroco e tutti i
presenti per la bella festa.
A Eugenio vadano nuovamente tanti auguri di vita
serena!
24
«Le nuove del Pais»
La predica di don Simone Ballis
il giorno del patrono S. Giacomo
San Paolo ci ha parlato, nella seconda lettura, di un tesoro prezioso
che è stato posto nelle nostre mani.
Ci viene consegnato gratuitamente dal buon Dio, ci viene affidato con fiducia affinché noi lo
custodiamo con amore gelosamente. È qualcosa di prezioso
questo tesoro, più prezioso di tutto
l’oro che c’è nel mondo. Diamo un
nome allora a questo tesoro, potremmo dire che esso è l’amore e la
grazia di Dio che entra in ciascuno
di noi come un balsamo e ci plasma,
ci modella. E l’amore che entra in
noi non è l’amore che ci raccontano le telenovele o le fiction,
ma è l’amore di Dio, l’amore di
Gesù che ci ha mostrato veramente che cosa significhi amare,
cioè donare, rispettare, esserci,
perdonare, costruire insieme agli
altri. Ecco il vero tesoro che Dio
affida a ciascuno di noi.
Anche San Giacomo, come in
maniera privilegiata tutti gli apostoli, è stato toccato da questa
grazia, da questo tesoro da custodire gelosamente. Lui
chiamato, lui scelto da Gesù per
una missione grande, incontrando
e sperimentando la vicinanza
amicale, fraterna del Maestro, ha
assaporato e gustato l’amore vero,
per poi averlo vissuto per tutta l’esistenza, specialmente nel suo apostolato, che non deve essere stato
lungo, in quanto decapitato da
Erode verso il 44 d. C. come ci attestano gli Atti degli Apostoli.
Giacomo ha donato tutto, è stato
testimone fino in fondo, fino al
martirio; potremmo dire che ha
compreso bene la preziosità del
tesoro che aveva tra le mani e lo ha
fatto fruttare, spendendo energie e
tempo per testimoniare e annunciare l’amore di Dio che desidera
solo il bene e la felicità piena per i
suoi figli, portandoli a condividere
la sua stessa realtà cioè quella di
figli amati, desiderati, scelti, eredi
del Regno di Dio.
A tutti il Signore affida questo
tesoro e consegnandocelo ci dice
che dobbiamo stare molto attenti a
come lo trattiamo perché esso ci
viene consegnato in vasi di creta, è
un tesoro talvolta fragile. Se non
prestiamo la nostra attenzione per
curarlo, per osservarlo e per farlo
fruttificare, c’è il pericolo che il
vaso si spezzi, si deteriori, e allora la
vigilanza è l’antidoto giusto per
non cadere nella stessa tentazione
nella quale è caduta la mamma di
San Giacomo che, come abbiamo
sentito nel Vangelo, chiede a Gesù
che i suoi figli siano seduti uno alla
sua sinistra e uno alla destra. Possiamo pensare anche bene e che
l’intenzione di questa donna non
sia stata cattiva, ma come tutte le
mamme desiderava una posizione
buona per i suoi figli, che stessero
bene. Ma Gesù prende lo spunto da
questa richiesta, per cambiare la
prospettiva, per dirci che la logica
evangelica, la logica dell’amore,
non è basata sui primi posti, su
posti di onore. Il cristiano fedele,
testimone di qualcosa di grande,
non può pensare di essere cristiano, di essere nella Chiesa pretendendo di ricevere una buona
posizione, non è pensabile
sfruttare Gesù per farsi una posizione, per guadagnare davanti agli
altri. No, la logica di Cristo, che
deve essere sempre la logica della
Chiesa, non è questa, ma quella di
un’umanità che non si annulla certamente nella sua crescita, nel suo
progredire, ma deve essere tesa a
vivere con frutto l’unica cosa necessaria cioè l’amore, quel tesoro
prezioso che ci è stato affidato,
vivere e donare amore, farlo circolare nelle realtà in cui viviamo
senza pretendere che gli altri ci
battano le mani, ci dicano che
siamo bravi, ma viverlo con sentimenti di gratuità, con uno stile di
vita semplice.
In un mondo dove talvolta
conta soltanto ciò che appare, il
guadagno, l’essere al di sopra degli
altri per dominarli, Gesù oggi ci ricorda che solo l’amore è l’unica
vera realtà che può appagare il
cuore dell’uomo e che lo fa sentire
pienamente realizzato. L’amore,
dono grande che deve essere al di
sopra di tutto e che ci fa stare a
quell’ultimo posto proprio per far
passare davanti al nostro io, al
nostro protagonismo, proprio Lui
l’amore, quello evangelico. E
l’amore così inteso ci fa vivere
un’altra virtù quella dell’umiltà.
L’uomo che è aperto all’amore
che lo vive, si fa piccolo, si mette all’ultimo posto con la certezza che
non è mai arrivato alla fine del suo
cammino, mai finirà di sperimentare e vivere l’amore, perché
ne sentirà il bisogno e allora solo
l’amore ci darà felicità, perché
l’uomo è fatto per l’amore. E l’atteggiamento di umiltà ci permetterà di VEDERE i bisogni e le
sofferenze dei fratelli e allora la
parola amore non resterà una
lettera morta o vissuta in qualche
rara occasione, ma una realtà concreta che plasmerà la nostra
umanità e ci porterà a chinarci sui
bisogni di ogni uomo, ci inviterà a
farci piccoli, farci servi dell’umanità. Solo così il cuore del fratello si renderà sperimentabile, accessibile, solo così il nostro cuore
diventerà grande perché pieno di
amore, perché capace di condividere le sofferenze del nostro
prossimo, solo così incontreremo il
cuore di Dio, il cuore di Gesù che ci
ha mostrato come si ama e come si
ama davvero, venendo in mezzo a
noi non per essere servito, ma per
servire e donare la vita per tutti. Sia
questo il nostro impegno, come
cristiani: dare la vita amando
giorno per giorno come ci ha insegnato Gesù. San Giacomo ci assista nel vivere questo impegnativo ma gioioso e fondamentale
compito.
LE QUATTRO CANDELE
DEL VASAIO
C’era una volta un vasaio
che aveva tre buoni amici.
All’avvicinarsi del Natale,
volle preparare un regalo
per ognuno. Ma non un
regalo qualunque: qualcosa
che avrebbe fatto con le sue
mani e che sarebbe stato
come un messaggio del suo
cuore. Con un po’ di creta,
costruì una colomba e mise
sulla sua schiena una
candela. L’accese e portò il
suo dono al primo amico dicendogli: “Che la fiamma
della pace bruci sempre
nella tua casa”. Ma questo
amico era uno sbadato. Non
fece attenzione al messaggio che gli portava la colomba e la candela si spense
presto.
Il vasaio costruì poi una
stella. Vi posò sopra una
candela e l’accese. Portandola al suo secondo
amico, gli disse: “Che la
stella della fiducia ti illumini
la notte”. Questo amico era
troppo diffidente e, messa
da parte, la candela presto si
spense e non illuminò la
notte nella casa.
Il vasaio costruì un sole per
il suo terzo amico. Vi pose
sopra una candela, l’accese
e glielo offrì dicendo: “Che il
sole dell’amore ti riscaldi
ogni giorno”. Ma questo
amico non aveva capito che,
nella vita, amare è la cosa
più importante. Anche la sua
candela si spense senza
rumore.
E per sé il vasaio realizzò
un fiore. Vi pose sopra una
candela, l’accese e disse:
“Che il fiore della speranza
nel mio cuore non appassisca mai”.
Il fiore sembrava molto
fragile, ed egli lo curava
molto. Quando rivide gli
amici fu preso da tristezza
nel vedere che non avevano
capito il significato dei suoi
regali. Ma, con il suo fiore
così fragile, poté accendere
la candela di ciascuno, dicendo: “Finché vivrà la speranza nel cuore degli
uomini, sulla terra potranno
ardere sempre la pace, la fiducia e l’amore.
Da un racconto
dell’America del Nord
«Le nuove del Pais»
25
✔ Alla Chiesa di S. Giuseppe di
Digonera il pittore Pin ha offerto generosamente un dipinto raffigurante la deposizione di Gesù dalla croce. I
fedeli, venendo per la s.
Messa lo ammirano per i suoi
colori e per i personaggi;
inoltre lo sfondo ricorda
l’ambiente locale. Siamo
grati al pittore per il gradito
dono!
Marco Codalonga sta salendo la lunga scala per mettere i paraneve
sul tetto della canonica.
✔ Il lattoniere Marco Codalonga da Colle, nel mese di
ottobre, ha eseguito alcuni
lavori sui tetti delle chiese e
della canonica. A Larzonei
ha rifatto il camino della centrale termica, rovesciato
dalla neve lo scorso inverno
e ha fissato in parte le lamiere
del tetto, sperando di completarlo nella primavera
prossima, con “un braccio”
più grande della grù. A
Pieve, sulla canonica, ha ag-
giunto due paraneve nuovi
per evitare specialmente la
caduta di ghiaccio o neve. Ad
Andraz ha riparato e in parte
messi nuovi grondaia e pluviale del porticato davanti
alla porta laterale, rovinata
dai ragazzi giocando al
pallone.
A Digonera, ha rifatto la
guarnizione con silicone attorno alla “cravatta” del
campanile, sul tetto della
chiesa.
Lourdes: sono i pellegrini di Livinallongo, Digonera, Rocca e Laste
che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano a Lourdes dal 10
al 16 settembre. Sullo sfondo c’è l’altare e la statua di S. Bernadette:
ricorreva quest’anno il 130o anniversario della sua morte.
I cacciatori della sezione di Livinallongo.
Associazione Bellunese
Donatori di Sangue
SEZIONE DI LIVINALLONGO
Il 21 Giugno 2009, in una
bella giornata estiva, anche
se un po’ fredda, ci siamo
trovati in più di 40, fra donatori e non, a Lasta, sopra
Corte, per iniziare la 5a camminata “su le pedie de nuosc
vegli”, manifestazione
ideata alcuni anni fa dal
compianto Sergio Masarei,
segretario della sezione di
Fodom per circa 30 anni, e
che i donatori di Sangue,
tempo permettendo, organizzano ogni anno.
Ci siamo avviati, alcuni con
gamba veloce, altri più lentamente, verso “La Màn e
Cason dei Mànc”. Dopo l’irta
salita siamo arrivati sul “Col
da la Ròda”, dove era programmata la visita al rifugio-bunker Von Bank, costruito e usato dalle truppe
austriache nella guerra
15-18. Dobbiamo Ringraziare il “Cicerone” d’occasione Franco Deltedesco
che ha illustrato ai presenti
la storia e la funzione della
galleria-rifugio.
Usciti dal boschetto di
“velme e cirum”, sul pianoro
di “Col da la Ròda”, con un
panorama meraviglioso, ci
aspettava il marendél, preparato nel frattempo da
Andrea e Renato.
A pancia piena ci siamo
riposati, ammirando di
fronte a noi l’altra parte
della valle con le frazioni di
Ornella, Roncat, Sottinghiazza, Sottile e Davedino,
e Franco ha colto l’occasione per narrare la leggenda del “Maier da Cajèra”,
in cui sono riportati proprio
questi luoghi.
Siamo quindi ripartiti per
arrivare a “Ferdòle”, pianoro ai piedi delle prime
pendici del Col di Lana, nominato spesso nei libri
scritti sulla guerra 15/18
combattuta a Fodom.
Passati il piano di “Ferdòle”
abbiamo imboccato il sentiero lungo il bosco che ci
avrebbe portato a Sief.
Prima di arrivare a Sief,
ancora nel bosco, abbiamo
sentito il classico profumo
delle salsicce alla griglia e,
pur avendo mangiato
appena un’ora e mezza
prima, ci ha fatto tornare
l’appetito.
A Sief le donne del direttivo (Sabina, Marisa e Patrizia), sotto la direzione del
segretario di sezione, Fabio
“Crù”, avevano approntato
un servizio di mensa all’aperto in cui non mancava
proprio nulla.
Abbiamo mangiato abbondantemente e tranquillamente in compagnia, all’aperto, constatando la
buona riuscita della manifestazione, salutando gli
ospiti riconoscenti e pensando già dove organizzare
la camminata del prossimo
anno.
Un ringraziamento va
agli abitanti di Sief e in
special modo al Bino Simon
e alla Milia che ci hanno permesso di usare il loro fienile
come deposito del materiale usato per l’organizzazione della festa.
26
Vigni ann, se l temp no
sceca, la seconda domënia de
setembre l’Union dei Ladins
da Fodom la mët a jì na caminada sul Teriòl Ladin, che
ròda dut dintourn al Còl de
Lana.
L teriòl l è ste studié fòra
con gran cura e pasción dal
Gilberto Salvatore, prescident de la Lia Ladina da
Mont da Fodom e inauguré n
via ufiziala ntel 2001. La gran
marevoia l’é che ogni chèrt
de ora muda ju la veduda de
mont e val e l ogle e l cuor i se
conforta per tánta belëza,
don del Creator.
La comozion de passé en
pèsc e amicizia ulàche la stupidité de la vièra l’à semené
demè mòrt, ne fèsc pensé
soura e recordé. N chëst ann l
è ste pensé de fè l Teriol Ladin
del auter vièrs, per cambié l
sciolito program e percieche l
preve che ava da dì la Mëssa l
assa fat plù saurì! Son partìs
da plaza de Daghè del vièrs
de Ciamplò, nia sfadious.
Na bela strada da mont che
passa su per le Pale Storte,
damprò i tablei de chi de Pala
e Daghé... chèlche un l no ie l à
fata a tignì l gran peis de la nei
de nstouta e l s’à cufé.
Ma a auzé la testa te restáve
«Le nuove del Pais»
Pedie, comozion, amicizia e...
glèsene sul Teriòl Ladi
L percors del Teriòl Ladin.
a bocia dalvierta, bel chiet, a
cialé n pastorëc de ciamourc
con tánc de asoi che sautáva
da na riva a na crëpa... n sarà
sté plu de vint!! Sot al Spiz de
Ciamplò son jus a vedei la caverna ulache l’é n’acuila zuplada nte la crëpa dai saudei
taliagn. Marindel sun
Cenglei, e pò jù del viers de
Cënabona co la bocia très
plena de glèsene e garnëte.
Na gran neola neigra la n’é
passada bel soura l cé, e pò la
se n’é juda via n Poure e cialé l
Jou de le Omblie nsomiáva
Grande festa per la carovana dei 100 anni
della Strada delle Dolomiti
Nel pomeriggio di sabato 12
settembre, Arabba ha accolto con
una grande festa la carovana delle
auto storiche partita venerdì da
Bolzano per ricordare i 100 anni
della strada delle Dolomiti. All’arrivo della prima vettura, una
Ferrari 430 Scuderia, il tempo
sembrava essersi fermato per un
attimo.
Il corteo è stato accolto dalla
Banda da Fodom, con i costumi ed
alcuni strumenti musicali dell’epoca, la Schützenkompanie Buchenstein ed i maestri della Scuola
Sci di Arabba, anche loro negli
abiti e con gli sci d’epoca, che
hanno animato poi la sfilata tra le
vie del paese, seguita da centinaia
di persone assiepate lungo la
strada, chiusa per l’occasione al
traffico. Al loro arrivo, ogni equipaggio ha ricevuto dalle mani di
alcune donne con il costume tipico
ladino di Fodom un omaggio floreale in segno di benvenuto.
Al passaggio delle vetture, i
pompieri volontari di Livinallongo hanno dato una dimostrazione di funzionamento di una
vecchia pompa a mano originale
dei primi del ’900, creando uno
spettacolare arco d’acqua. In
piazza esposti anche alcuni paracarri originali che segnavano la
strada, con un artigiano intento a
scolpirne uno per il centenario.
L’ingresso nel territorio Fodom
della carovana, proveniente dalla
Val di Fassa, ha avuto il suo
prologo nel primo pomeriggio al
Passo Pordoi. Lassù le auto hanno
sfilato per il concorso “Bellezza
dinamica”.
Il riconoscimento, assegnato da
una giuria di 25 giornalisti al seguito della carovana, con il quale
sarà premiata l’auto più rappresentativa. È seguito il pranzo all’Hotel Savoia, inaugurato anch’esso cento anni fa e la
scopertura del cippo storico, appositamente restaurato per l’occasione, che ricorda appunto i lavori
di costruzione della Strada delle
Dolomiti.
Qui, idealmente, c’è stato il passaggio di testimone tra il sindaco di
Canazei Fernando Riz e quello di
Livinallongo Ugo Ruaz. Come avvenuto in ogni tappa fin qui percorsa dalla carovana, anche da
Arabba gli equipaggi, tutti collezionisti d’auto soci del Cortina Car
Club, hanno ricevuto il simbolico
passaporto della Strada delle Do-
lomiti dove è stato apposto il
timbro che ricorda il passaggio in
terra fodoma. Ammiratissime le
auto schierate sulla piazza di
Arabba. Tra le più “storiche” una
Lancia Lambda Serie Torpedo dei
primi anni ’20 e una Ford A
Roadstar. E poi via via altre vetture
rappresentative delle varie
epoche, fino all’ultimissima
Ferrari Scuderia.
Sulla Bmw 3.0 Csi un’ospite
d’eccezione, Kristian Ghedina,
che si è divertito anche ad
“aiutare” i pompieri a manovrare
che vegne plù ciaro. Mah, se
vedarà co che l ciel cialarà
fora cánche outaron via per le
Selëghe.
L’eva proprio ora de se
fermé a mëte vèlch sot ai
denz, chëla buja ulache
paussa bestiam l’è cuaji fòra n
som a le Selëghe.
Co la calma e davò avei fat l
“pieno de energia”, son
passei sot Spiz de le Selëghe e
via per le Pale de Col de Lana
con n bon vare, ence percieche l’aria l’eva dura!
Puoch mpruma de rué ai Ciadiniei, l è vignù fora l sorogle
che l n’à compagné per duta
la bela Mëssa, zelebrada da
Padre Eugenio Rossi. Se n son
jus da ilò duc auna.
Ruèi nte strada dei Ripari
on saludé Padre Genio e bel
mprescia son caminèi del
vièrs de Daghè.
L ciel deventáva très plu
scur! On sentù le prume gote
a n pèr de menuti da le machine che ne spetáva sun
plaza de Daghé. Son saludé
bel mprescia che l à scomencé
a draié. Grazie de la bela compagnia ence se sonve de puoc
(puoc ma bogn) e cuaji miracolèi dal temp. A nnauter
ann!
(Bruna)
la pompa a mano. “È stata un’accoglienza bellissima” il suo primo
commento. “Io alla fine sono di
qui, ma immagino l’emozione
degli equipaggi che vengono da
fuori, in questo scenario magnifico. È stato emozionante fare
questo percorso e pensare l’evoluzione della tecnologia e del turismo che hanno vissuto queste
vallate”. E poi ricorda un
aneddoto.
“Mia nonna mi raccontava che
veniva a piedi da Cortina a Fodom
per prendere il burro, quando non
c’era ancora la strada”.
“Soddisfatto l’assessore al turismo del Comune Fodom Manuel
Roncat che ha coordinato la manifestazione. “Oggi” dice abbiamo
voluto far assaporare i costumi, i
colori ed i profumi di Fodom”.
Pieve, 8 novembre: Giornata del Ringraziamento.
(SoLo)
«Le nuove del Pais»
27
La tutela del ladino deve ripartire da lingua e scuola
Proposte dal “Di de l’Unité Ladina”
Ripartire dalla lingua,
dallo stesso Ladino, per costruire l’unità, in prospettiva
anche amministrativa, dei
Ladini. Questa la proposta
uscita dal convegno che si è
tenuto il 26 settembre ad
Arabba, organizzato dall’Union Generala di Ladins
dla Dolomites, nell’ambito
della giornata dedicata alla
“Unité Ladina”.
“Per essere tali i ladini
devono parlare un buon
ladino.
Incominciamo
almeno a coniare neologismi
comuni” è stato l’appello,
condiviso dai partecipanti,
Paul Videsot, uno dei relatori. Ma c’è stato spazio
anche per l’autocritica:
“Molti confini se li sono creati
gli stessi Ladini”. Il mondo
ladino si è riunito ieri ad
Arabba, presenti alcuni
sindaci delle vallate del Sella,
esclusi quelli della Val
Gardena e molti rappresentanti di istituti ed associazioni culturali ladine, per
parlare delle conseguenze
conseguenti alla spartizione
dei Ladini in due regioni e tre
province.
La prima, quella più evidente, ovviamente, il differente grado di tutela tra
Bolzano, Trento e Belluno.
“Le prime due hanno buone
leggi.
Venezia non ci tutela per
niente. Anzi quando può
cerca di eliminarci”, ha
esordito la presidente dell’Union dei Ladins da Fodom
nonché assessore provinciale, Daniela Templari. Più
dura la presidente dell’Union Generala di Ladins
dla Dolomites, l’ampezzana
Elsa Zardini.
“Ci stanno italianizzando,
ci stanno cambiando la mentalità”, ha detto, ricordando
però nel contempo una recente tesi di laurea di uno studente ampezzano, dalla
quale emerge che Ortisei non
ha meno problemi di Cortina
in questo senso. La prima si
sta tedeschizzando, la seconda italianizzando. Parlando delle varie leggi di
tutela approvate negli anni a
favore dei ladini bellunesi, il
direttore dell’Istitut Ladin
Cèsa de Jan, Moreno Kerer, si
è soffermato sulla legge
quadro 482/99. “Una legge
che ci riconosce ma spesso è
inapplicabile”, ha ricordato.
“I fondi arrivano con due o
tre anni di ritardo e l’insegna-
mento del ladino nelle scuole
è affidato alla disponibilità
degli insegnanti”.
Leander Moroder, direttore dell’Istitut Cultural
Ladin Micurà de Rü, ha riconosciuto nel Dolomiti Superski l’organizzazione che
ha saputo far collaborare
concretamente le vallate
ladine.
Concetto ripreso anche da
Fabio Chiocchetti, dell’Istitut
Fajon di Fascègn della Val di
Fassa, il quale ha evidenziato
anche come i confini linguistici e politici siano ormai entrati nella testa dei ladini.
desot, professore all’università di Bolzano, si è
schierato poi contro il pedaggio sui passi.
“Non sia mai che i ladini
debbano pagare per incon-
Il tavolo dei relatori al “Di de l’Unité Ladina”.
trarsi”, ha detto.
Ha concluso gli interventi
il collega universitario Cristofer Pan, che si è detto fiducioso sul buon esito dell’iter
del referendum dei tre
comuni ladini. “Per la loro
futura integrazione nella
provincia di Bolzano”, ha anticipato, “servirà un organismo ad hoc”.
(SoLo)
Pericolo cervi, arrivano
le tabelle luminose
Su iniziativa di Veneto Strade
sono stati installati in vari punti
della rete viaria provinciale, dei
particolari dispositivi di segnalazione visiva elettronici, che
serviranno a segnalare agli automobilisti il pericolo di attraversamento di animali selvatici,
cervi in particolare. In tutta la
Provincia ne verranno posizionati ben 56 nei tratti stradali
più a rischio. Di questi 20 sono in
Agordino: 5 a Livinallongo, 2 ad
Alleghe, 5 a Rocca Pietore, 4 a
Vallada e 4 San Tomaso.
Un’iniziativa alla quale
plaude il presidente dei Distretti
Venatori dell’Agordino Leandro Grones. “Per questi interventi a tutela della fauna ma soprattutto degli utenti della
strada, fa sapere, ho inviato una
nota di ringraziamento al responsabile di Veneto Strade
Sandro D’Agostini e all’assessore regionale alla mobilità
Renato Chisso”.
L’iniziativa si va ad aggiungere al protocollo d’intesa
sottoscritto, ancora nell’autunno scorso, tra Provincia,
Anas, Veneto Strade, i Comuni e
le Riserve di Caccia di Cortina,
San Vito, Livinallongo, Lentiai
e Trichiana che prevede la realizzazione di 11 interventi sperimentali per affrontare e arginare
il problema sui tratti più pericolosi di alcune importanti ar-
terie di comunicazione, individuati in base ai dati raccolti negli
ultimi 10 anni.
Finora la Provincia ha realizzato il progetto preliminare
per il tratto tra Cortina e S. Vito
sulla SS 51 Alemagna, quello tra
Vilalghe e Marziai sulla SP 1 e
sta affidando l’incarico per gli
altri interventi, di cui ben 4 sono
in comune di Livinallongo. Il
problema si presenta con
maggior frequenza in alcuni pe-
Una delle tabelle installate
anche a Fodom.
riodi dell’anno, come spiega
ancora Grones.
“Si è appena concluso il periodo degli amori del cervo che
ha comportato un aumento della
mobilità del selvatico. Qualche
incidente c’è stato, ma per
fortuna senza gravi conseguenze. Ora ci si appresta ad entrare in un altro periodo dell’anno in cui gli utenti della
strada devono prestare molta attenzione.
Gli ungulati sono attratti dai
prati ben curati di fondovalle e
tra non molto le prime nevicate
comporteranno inevitabilmente
l’utilizzo del sale sulle strade,
che attirerà sulle scarpate delle
strade svariati selvatici. Il sopraggiungere improvviso di
un’autovettura può spaventare
l’animale causando reazioni improvvise e assolutamente imprevedibili. L’appello quindi è
di prestare massima attenzione”.
Nel 2008 la popolazione
stimata di cervi sul territorio
provinciale contava ben 7 mila
500 esemplari (nel 1989 erano 2
mila 500). Quattordici mila i caprioli. E gli incidenti sono cresciuti in proporzione. Dagli 8 del
1990 si è passati ai 180 del 2005
(125 con caprioli e 55 con cervi)
ai 299 del 2008 (177 con caprioli
e 122 con cervi).
(SoLo)
28
«Le nuove del Pais»
STATISTICA PARROCCHIALE
BATTESIMI
3. MARTINAZZI ELISA di
Jonny e di Vallazza Sara
(Pian di Salesei), nata a S.
Donà di Piave il 12.04.2009
e battezzata il 17.09.2009.
1. DELAZZER JESSICA di Roberto e di Selle Luciana, Pieve,
nata a Belluno il 05.07.2009 e battezzata a Pieve il 04.10.2009.
2. CREPAZ GIACOMO di Mauro e di Ren Erika, Salesei di sotto,
nato a Pieve di Cadore il 07.09.2009 e battezzato a Pieve il
25.10.2009.
Fuori parrocchia:
1. MANFROI ANDY di
Mirco e di Cassan Adriana,
Cencenighe, nata a
Belluno il 09.11.2008 e battezzata a Cencenighe il
03.05.2009.
2. SCOLA AURORA di
Stefano e di Cassan Fabrizia, Campestrin di
Fassa, nata a Cavalese (TN)
il 31.01.2009 e battezzata a
Cencenighe il 03.05.2009.
4. VALLAZZA TOMASO di
Enrico (Pian di Salesei) e di
Luca Viviana, nato a S.
Donà di Piave il 28.02.2009
e battezzato a Eraclea il
18.10.2009.
5. PEZZEDI CHIARA di Thomas (S. Cassiano) e di Pezzei Sabrina (Castello), nata a Brunico il 15.10.2009 e battezzata a S.
Cassiano il 29.11.2009.
6. MENEGUS ALICE di Daniele (San Vito Cadore) e di Donatelli Sabrina (Tai-Salesei di sopra), nata a Pieve di Cadore il
5.09.2009 e battezzata a S. Vito il 29.11.2009.
«Le nuove del Pais»
Truffe con la scusa
dell’affilatura di coltelli
I carabinieri invitano a prestare attenzione
ed a segnalare casi sospetti
Un tentativo di truffa ai danni
di un cittadino di Livinallongo è
stato sventato nelle settimane
scorse dai carabinieri della stazione di Arabba. Gli autori, dei
nomadi italiani, le cui generalità
non vengono fornite in quanto
sarebbero ancora in corso delle
indagini per verificare l’estensione del fenomeno, sono stati
segnalati all’autorità giudiziaria. I truffatori si fingono rappresentanti di una ditta, ovviamente fasulla, che offre servizi a
prezzi stracciati, come l’affilatura di coltelli, a privati ed artigiani. Una volta firmato il contratto le richieste aumentano ed
iniziano le minacce. Se fosse
andato a buon fine, il raggiro
avrebbe fruttato ben 10 mila
euro. La tecnica usata dalla
banda, ma gli inquirenti so-
spettano che ve ne siano altre in
circolazione, è molto subdola. Il
primo contatto avviene con uno
o due persone, che si fingono
rappresentanti di aziende che
forniscono servizi come l’affilatura di coltelli o la lucidatura di
metalli. Vittime preferite privati
cittadini ed artigiani. Si presentano in giacca e cravatta, con
tanto di biglietto da visita di una
ditta, ovviamente inesistente. I
loro modi sono molto educati e
non lesinano complimenti per
acquistare la fiducia dei possibili “clienti”. “In qualche
caso,” spiega il maresciallo Jan
Cantamessa, comandante della
caserma di Arabba, “una volta
convinta la persona ad affidare
loro il lavoro, si fanno firmare un
contratto. In altri casi si fanno
consegnare degli utensili, come
ad esempio coltelli, che poi
vengono riconsegnati qualche
giorno perfettamente affilati per
dimostrare la professionalità del
loro lavoro. I prezzi offerti per i
loro servizi sono generalmente
bassi e questo invoglia i più ad
accettare. La loro arma è la
grande capacità di incantare con
le parole. Bisogna stare attenti
anche al contratto, nel quale il
più delle volte, inseriscono delle
frasi ambigue, con le quali si
prevedono anche dei servizi
extra.
Alle rimostranze dei clienti
rispondono che questo è un obbligo impostogli dalla ditta. Una
volta estorta la firma per effettuare questo o quel servizio, o
acquisito il materiale, scatta la
seconda fase della truffa”.
Al “cliente” si presenta un
29
altro complice, il quale, senza
mezzi termini, si offre di fare il
lavoro, ma ad un prezzo ben
maggiore di quello concordato e
che può arrivare anche a 10 mila
euro. Richieste che normalmente fanno scattare le proteste,
alle quali i truffatori rispondono
con atteggiamenti non molto
lontani da vere e proprie minacce.
“A questo punto” spiega
ancora il maresciallo, “per paura
o vergogna di sentirsi truffati,
molti preferiscono non parlare
del fatto nemmeno ai parenti o
denunciarlo alle autorità e contrattano con i truffatori per continuare il servizio.
È stato solo grazie al coraggio
del cittadino di Livinallongo,
che ci ha segnalato l’episodio, se
siamo riusciti ad incastrare
questa banda. È molto difficile
distinguerli dai veri rappresentanti. L’invito ai cittadini è
perciò quello di prestare molta
attenzione.
Diffidate da chi fa troppi giri
di parole e chiedete chiaramente
qual è la loro attività. In caso di
dubbi, non avere paura e segnalare alle autorità ogni caso
sospetto”.
SoLo
Il ricordo di Aldo Palla
La prematura e tragica
scomparsa di Aldo ci ha lasciati
tutti sgomenti. Una grave
perdita per tutta la comunità
Fodoma.
Il suo lungo impegno nel
mondo venatorio, del volontariato, del sociale lo vedeva
sempre in prima fila per i lavori
frazionali, della parrocchia,
della riserva o in favore di
qualche persona anziana. Mai
negava a qualcuno l’aiuto, il
semplice consiglio, la collaborazione.
Era un profondo conoscitore
dell’ambiente alpino, della sua
fauna, delle sue tradizioni.
Viveva la caccia con fina passione, grande rispetto e indissolubile legame al proprio territorio.
Poche settimane fa, in occasione della cena sociale di novembre, ci raccontava con
gioia le sue indimenticabili
giornate passate a Portavescovo, dove ha svolto con
grande impegno e professionalità la sua lunga e apprezzata attività lavorativa.
Il ricordo gioioso dei tanti
momenti passati a caccia, sul
Boè, sul Pizac’, sulla montagna
di Andraz che lui amava moltissimo si tramuta oggi in tristezza, in immenso dolore per
l’improvvisa scomparsa di un
uomo dotato di grande
umanità, acutezza, disponibilità e sensibilità; doti oggi
assai rare.
Lascia nel cuore di quanti lo
conobbero, un vuoto enorme,
un pensiero triste. Il ricordo
della sua bontà, del suo
sorriso, della sua concretezza,
rimarrà sempre vivo in noi.
Alla moglie Antonietta, ai figli
Giuliano e Fabio, ai famigliari
tutti, a nome mio personale e a
nome dei cacciatori della Riserva di Livinallongo che ho
l’onore di rappresentare, manifesto tutto l’affetto e il più profondo cordoglio.
Weidmanns’ruh Aldo!
“L Sisto
Giaiol col regal
del Comun
da Fodom per 27
agn de servije
col scolabus”.
Aministrazion e coleghi
de comune i fèsc festa al Sisto Giaiol
«Caro Sisto,
Rué, paussé e ndavò partì
l viade de la scòla no l é mèi fenì...
Diotelpaie ben tánt Sisto
per dut chël che t’as fat, per le fadie e
i festidesc de tuo laour
e de cuor te auguron dut l bon a
inom del Comun da Fodom».
Con chëste parole Aministrazion e Coleghi de Comune i à
saludé e festegé l Sisto Giaiol che
davò ben 27 agn de servije col
Comun da Fodom l é rué al capolinia con suo scolabus e l é jù n
penscion.
Duc sal Taulac nte na bela
giornada da d’autonn plëna de
sorogle, con mujica, polenta e
lianie, ciastegne e vin bon, ma
souradut n bela armonia e
alegria. No n à podù mancé i ricordi dei biei temp passèi auna e l
encherscedum che lascia n laorator pratego e volentif e n
colega simpatico e saurì come l
Sisto.
Per dël no cambia grán ester n
penscion che listescio troc ié
tirarà ntel corpeto.
Coscita no ié resta che se outé
ncora ite le manie: l temp de la
scola da mparé e da nsigné l no
fenësc mèi!
Ié auguron che ié saute fòra
ence l temp da se giaude e souradut che no ié passe mèi l gusto e
la voia de soné e de cianté. Jent
alegra l Ciel la dáida!
Ncora n bel Diotelpaie al
Sisto e dut l ben per l davegnì.
30
«Le nuove del Pais»
Parrocchia di Colle
Evangelizzare in parrocchia
Il catechismo è uno degli impegni prioritari della parrocchia e
anche più movimentati, per il coinvolgimento dei ragazzi e delle famiglie, del parroco e delle catechiste.
All’inizio dell’anno c’è sempre
un gran d’affare per organizzare
gruppi, tempi, luoghi, testi e soprattutto assicurare la catechista
per ogni gruppo. Lo Spirito Santo ci
ha assistito per trovare nuove forze
e per confermarne altre, superando difficoltà e impegni personali.
Un grazie alle catechiste!
La catechista è una persona che
anzitutto è convinta per se stessa
della bontà della fede cristiana,
vive in comunione con il Signore e
con la Chiesa, si sforza di conoscere sempre meglio i contenuti
della dottrina cristiana (partecipando a incontri formativi), fa un
cammino di vita insieme ai
bambini, che ama fraternamente e
maternamente. Non si tratta solo
di dare nozioni ai fanciulli, ma di
testimoniare la parola e l’amore di
Gesù a coloro che sono figli del
nostro tempo e della nostra
cultura... e questo è sempre più
difficile.
Rivolgendosi ai catechisti, il Direttore dell’Ufficio diocesano don
Francesco Santomaso dice:
“Lo snodo che molto spesso
manda in crisi il lavoro di tutti
coloro che operano nella formazione è sempre quello dell’integrazione tra fede e vita. Il vissuto dei ragazzi, dei giovani e, ammettiamolo,
anche di noi adulti, è fortemente
provocato sia dalla superficialità e il
poco rispetto che c’è per la ricerca
del giusto e del vero, sia dalla diffidenza nei confronti della visione
etica della Chiesa. Alla fine il rischio
è sempre quello di non arrivare ad
incidere con una proposta veramente affascinante. (...) Quest’anno gli argomenti saranno inerenti l’area della morale
fondamentale. Una sorta di introduzione al discernimento morale,
alla riscoperta delle basi necessarie
per educare alla vita morale cristiana noi adulti e i ragazzi. Un richiamo all’abc della grande tradizione cristiana nel campo
dell’educazione morale. Un aiuto a
motivare meglio la bellezza dell’incontro con Cristo”.
Chiamati da Gesù!
Un momento comunitario ha
sancito l’inizio degli incontri di catechesi, alla cui apertura il parroco
ha detto: “È bello trovarci qui all’inizio di questo anno catechistico,
in cui ci riuniremo, a gruppi, per
capire la parola di Gesù che vuole
farci felici. Siamo grandi e piccoli.
Faremo un cammino adatto alla
nostra età. Ci porterà a sentire la
Parola del Signore, a fare insieme
tante attività che ci fanno incon-
trare Gesù, che vuole per noi una
vita gioiosa e impegnata.
A noi che cerchiamo il perché
del mondo, della vita, di ciò che viviamo, Dio offre la sua Parola.
Parola viva, sicura, indirizzo per la
nostra esistenza, consolazione e
conforto per le ore del dubbio, gioia
piena per chi confida in lui. Parola
chiara divenuta persona, uno di
noi, Gesù il nostro Salvatore. È Gesù
che ci dice la sua parola e traccia il
cammino per quest’anno e ci
chiama a seguirlo”.
Con l’aiuto dei quadri illustrati
della sig.a Cristina, abbiamo contemplato Gesù che prega, che
chiama, che salva... Ricordando
Gesù che ha chiamato a sè gli apostoli, ogni catechista ha chiamato
per nome gli amici del suo gruppo,
che personalmente hanno risposto: “Eccomi!”. Se Gesù ci ha
chiamati, noi vogliamo seguirlo
per ascoltare la sua Parola, che
dona luce alle domande più importanti. Anche noi vogliamo
toccare Gesù ed essere guariti dai
nostri dispiaceri, e dal male che è in
noi.
Abbiamo invocato l’aiuto del Signore e pure quello di Maria,
nostra cara mamma, perché ci sia
modello e maestra nell’ascoltare e
vivere la parola di Gesù:
“Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro
e limpido come acqua di sorgente.
Ottienimi un cuore semplice che
non si ripieghi ad assaporare le
proprie tristezze. Un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla
compassione; un cuore fedele e generoso che non dimentichi alcun
bene e non serbi rancore di alcun
male”.
“Maestro buono,
che devo fare per avere
la vita eterna?”
In particolare alle catechiste il
parroco ha chiesto:
«Volete, in piena docilità allo
Spirito Santo, accogliere in voi la
Parola che annunzierete agli altri,
meditandola con assiduo fervore, e
con la vostra vita rendere testimonianza a Cristo Gesù, nostro Salvatore? Volete educare alla fede i
fanciulli e i ragazzi, i giovani e gli
adulti, prepararli a ricevere degnamente i sacramenti e a testimoniare
gioiosamente la fede cristiana?” Al
che le catechiste hanno risposto
con decisione: “Sì: lo voglio!”
Il celebrante ha pure accolto l’iscrizione al catechismo, da parte
dei genitori, dei fanciulli del primo
corso, consegnando loro per la
prima volta il testo di catechismo.
“Mia madre e miei fratelli
sono coloro che ascoltano
la parola di Dio
e la mettono in pratica”.
Questa frase di Gesù va presa sul
serio.
Per chi vuole ‘ascoltare’ - cioè
Foto di gruppo: bambini, ragazzi, catechiste e parroco.
sentire, conoscere, pregare - la
parola di Gesù, per poi viverla nella
pratica, ha l’opportunità di unirsi al
Gruppo di ascolto della Parola, che
si riunisce ogni martedì sera, alternativamente a Selva e a Colle.
In particolare per questo autunno ascoltiamo la parola del
coordinatore diocesano della preghiera, d. Francesco De Luca.
“Alzate i vostri occhi e guardate i
campi che già biondeggiano per la
mietitura” (Gv 4.35).
È questa la parola evangelica che
il Vescovo propone come guida per
questo tempo di autunno. È un
chiaro invito alla pratica del discernimento.
Lo esprime con chiarezza la nota
pastorale: “Siamo chiamati a discernere i tempi che viviamo, a
vedere per scoprire le tracce dell’opera di Dio, abbandonando la
paura, l’angoscia, liberandoci dall’abitudine del “si è sempre fatto
così”.
Dio stesso sta preparando il
campo per il nostro lavoro nel
quale Egli sempre ci precede”. Si
tratta del “discernimento comunitario”, che interessa la Chiesa a vari
livelli, e comprende anche quello
parrocchiale e di gruppo.
Dall’appello non sono dunque
esclusi i gruppi del Vangelo.
Don Sergio
Bambini di 1a
elementare
con la loro catechista orgogliosi di iniziare questo
nuovo percorso.
DOMENICA 11 OTTOBRE 2009:
INIZIO UFFICIALE DELL’ANNO CATECHISTICO
Domenica 11 ottobre tutti i
bambini che frequentano il catechismo si sono ritrovati in chiesa
assieme alle loro catechiste per
partecipare alla S. Messa. Insieme al parroco era stata organizzata una domenica un po’
speciale per loro perché ad ogni
gruppo è stato affidato un
compito da svolgere per i vari
momenti della celebrazione: i ragazzi di prima media hanno recitato la preghiera dei fedeli da
loro preparata, i ragazzi di quinta
al termine della celebrazione
hanno recitato una preghiera di
ringraziamento, ai bambini di
quarta è stato assegnato l’atto
penitenziale, a quelli di terza l’ offertorio e ai bambini di seconda è
stato affidato il compito di recitare, animandolo, il Padre
Nostro. Ai più piccoli invece è
stato consegnato il testo di religione sul quale lavorare con entusiasmo che,siamo certi, a loro
non mancherà. Auguriamo a
questi bambini e ragazzi di trascorrere dei sereni momenti in
compagnia di Gesù e della Sua
parola; il Suo insegnamento arricchisca il loro animo di fede,
bontà e amore.
Cristina
«Le nuove del Pais»
31
PREGHIERA PER L’ANNO SACERDOTALE
pronunciata dal Santo Padre il 19/06/09
Signore Gesù, che in San
Giovanni Maria Vianney
hai voluto donare alla
Chiesa una toccante immagine della tua carità pastorale, fa’ che, in sua compagnia e sorretti dal suo
esempio, viviamo in pienezza quest’Anno Sacerdotale.
Fa’ che, sostando come lui
davanti all’Eucaristia, possiamo imparare quanto sia
semplice e quotidiana la tua
parola che ci ammaestra;
tenero l’amore con cui accogli i peccatori pentiti; con-
solante l’abbandono confidente alla tua Madre
Immacolata.
Fa’, o Signore Gesù, che,
per intercessione del Santo
Curato d’Ars, le famiglie cristiane divengano «piccole
chiese», in cui tutte le vocazioni e tutti i carismi, donati
dal tuo Santo Spirito,
possano essere accolti e valorizzati. Concedici, Signore Gesù, di poter ripetere con lo stesso ardore
del Santo Curato le parole
con cui egli soleva rivolgersi
a Te:
Da Colle a Bressanone
Migrazione
di un nome di famiglia
Primo incontro dei discendenti
Dariz di Colle S. Lucia
«Ti amo, o mio Dio, e il mio solo desiderio
è di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Mio Dio, se la mia lingua
non può dirti ad ogni istante che ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta
tante volte quante volte respiro.
Ti amo, o mio Divino Salvatore,
perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con Te.
Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
E sapendo che ti amo». Amen.
Su ali di aquile...
È il titolo della Nota Pastorale per la Diocesi di
Belluno-Feltre per il
2009-2010, da parte del
nostro vescovo Giuseppe
Andrich. Viene chiamata
“nota” perché sia accolta
come il “la” che offre intonazione alla nostra comunità diocesana nel
sentire e nell’operare fino
alla Pentecoste del 2010;
ed esprime la volontà di
vivere in unità con tutta la
Chiesa l’Anno Sacerdotale indetto dal Santo
Padre Benedetto XVI, con
lo scopo di contemplare
questa grazia del sacerdozio, percepirne l’essen-
zialità e la bellezza, coltivarla con una generosa
collaborazione, implorarla con preghiera intensa.
Il cammino comune
prevede
sei
tappe,
scandite dai tempi dell’Anno Liturgico. Il nostro
Consiglio Parrocchiale ha
già programmato un incontro aperto a tutti in novembre, per confrontarci
sulla prima scheda, legata
all’autunno, stagione dei
raccolti e del ringraziamento, che si sviluppa in
tre momenti classici:
vedere. discernere, agire.
Don Sergio
Alcuni discendenti della famiglia Dariz alla ricerca del loro nome sull’albero genealogico.
Dopo 25 anni di ricerche
da parte di Erich Barth è
stato ottenuto un documento assai voluminoso
della storia di discendenti
dei Dariz. I primi dati risalgono all’anno 1560 e
sono stati trovati nell’archivio della parrocchia di
Colle Santa Lucia. L’albero
genealogico comprende
fino a 450 nomi.
Secondo lo scienziato per
lingua e nomi dott. Lois
Craffonara di Brunico, il
nome Dariz deriva dal latino
“ruvis - ruvitius” e significa
“al ruscello”. Probabilmente
la culla del nome familiare
potrebbe essere Colle Santa
Lucia nel Fodom, anche se il
nome si sará sviluppato
anche in altre località, si
trovano masi “Riz” anche
nella Val Badia e nella Val di
Fassa.
Al primo incontro dei
Dariz, al quale avevano invitato Laura ed Erich Barth,
hanno partecipato ca. 100
persone dall’Alto Adige,
Belluno, Friuli Venezia, Austria, Germania e la Svizzera.
Lo scopo era soprattutto
per completare i dati raccolti e per trovare altre informazioni interessanti. Piú o
meno tutti hanno portato
fotografie preziose o documenti antichi.
Brevemente è stata
spiegata la relazione storica
tra Bressanone e Colle.
Colle era il posto estremo
dell’est del vecchio Tirolo, il
fiume Codalonga era il
confine dell’Austria con l’Italia. Fino all’anno 1964
Colle faceva anche parte
della diocesi di BolzanoBressanone. La migrazione
dei Dariz ha avuto inizio
verso il 1800 ed era la conseguenza della grande povertà
del paese.
Discendenti con il nome
Foto di Gruppo.
Dariz oggi si trovano in tutta
Europa, alcuni anche in
America ed in Australia.
Infine si spera di poter
stampare in futuro un libro
con tutti i dati, documenti e
fotografie della stirpe dei
Dariz.
Erich Barth
e Laura Dariz
(Bressanone)
32
«Le nuove del Pais»
Insieme in allegria
In occasione della festività di
Santa Cecilia il coro parrocchiale di Colle, il parroco don
Sergio e alcuni collaboratori
parrocchiali si sono ritrovati
per trascorrere una serata in allegria. È stato un momento di
ritrovo molto piacevole, poiché abbiamo potuto passare
alcune ore insieme con la spa-
ghettata preparata dalle
cuoche Agnese, Enrica, Gabriella, Gigliola e Marina.
Ricordiamo inoltre che
chiunque fosse interessato alla
musica e al canto può sempre
aggiungersi al nostro gruppo
per cantare in onore del Signore e di tutta la comunità
parrocchiale.
RISPOSTA AI LETTORI...
Che gioia venire a conoscenza
che il nostro bollettino viene
letto attentamente!
Lei, caro lettore, ha voluto dare
lezione di etica e tecnica giornalistica suggerendo “come” va
scritto un articolo e “se manca la
capacità di documentarsi” bisogna togliere i nomi e attenersi
al ” parere”.
Caro amico non esprimiamo
pareri, ma solo fatti di cronaca e
le dico che ce la mettiamo tutta
solo perché ci teniamo a far conoscere la voce del nostro piccolo
centro soprattutto ai tanti costretti a vivere lontano. Siamo
volontari che con tanta abnegazione mettiamo a disposizione
tempo e preparazione culturale
gratificati da tanti che si congratulano e ci incitano a proseguire
in questa attività. Se ritiene che
“l’impegno e la professionalità”
possa leggersi dal come si firma
un articolo, vogliamo ricordarle
che grandi giornalisti usano
pseudonimi.
Ci dica, nel suggerire di
firmare per esteso, come mai lei
si firma usando prima il cognome e poi il nome? Le risulta
che il Manzoni restituì un valido
scritto all’autore solo e perché
firmato come ha fatto lei?
Caro lettore qui c’è posto
anche per lei. Visto che è così
bravo nei consigli si assuma
anche degli impegni e, operando
accanto a noi, potrà verificare di
persona anche la “trasparenza”
di cui parla. L’avviso che... non
c’è stipendio, non ci sono trasferte, non si pagano spese telefoniche e di collegamento ad internet. L’unica ricompensa da
aspettarsi è anche il tipo di
lettera che, come la sua, mortifica, avvilisce ma non scalfisce
minimamente la voglia di continuare.
Angela
SOGNI E SPERANZE
IN ATTESA DEL NATALE
Don Sergio con le catechiste.
Foto di gruppo Fodomi e Fodome.
LA CENA DELLE “FODOME”:
Un appuntamento che si ripete ormai da 10 anni
Maria “galiastra”.
Da d’autonn del 1999 la Maria “galistra” l’ava avù la bela idea de binè
auna i fodomi che sta a Col e Selva. Da
n chel viade son ciapé ogni ann: son de
nvalgugn, de vigni etè. L’é très bel se la
conté e condivide le noste reisc
fodome! Stouta on volù festegé la
Maria che l’à l merito de avei metù a ji
ste ncontade.
Sarevede a st’ann che ven!
I fodomi da Col S. Luzia e Selva de
Ciadore.
Il tempo dell’Avvento ha
sempre rappresentato per me
qualcosa di aspettato con trepidazione; questo termine significa appunto “attesa” e
oserei definirla quasi magica,
ricca di speranze, sogni e desideri.
Le letture che la liturgia ci
propone in questo periodo,
nella santa Messa quotidiana,
sono appunto cariche di attesa
e speranza: “Il lupo dimorerà insieme con l’ agnello, il leopardo
si sdraierà accanto al capretto, il
vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà...io, il Signore
cambierò il deserto in un lago d’
acqua, la terra arida in zona di
sorgenti”.
Le mie attese affinché questo
Natale sia “la notizia certa” che
Gesù è davvero presente tra noi,
sono molteplici: il desiderio che
la comunione con Lui si concretizzi nella comunione con gli
altri, che la nostra piccola comunità sia una comunità d’
amore, dove la fraternità, l’ accoglienza, il perdono, “il gareggiare nello stimarsi a vicenda”
(come dice San Paolo), il met-
tersi a servizio gli uni degli altri,
la gioia di incontrarsi ad
esempio alla Messa domenicale
perché è un giorno di festa, diventino realtà.
Sarebbe bello che questo
Natale fosse un Natale nel quale
insieme riuscissimo a far sentire
“la Presenza” che toglie ogni
timore, ogni paura di giudizio:
infatti Gesù è l’ Amore che regna
su tutto e come Lui che si è
donato, incarnandosi e morendo per noi.
Per ricevere i doni che il
Natale ci offre dobbiamo quindi
mettere da parte un po’ del
nostro io per fare posto al Dio
della nostra salvezza, al Padre
che sempre nella liturgia di
questi giorni ci dice: “Irrobustite
le mani fiacche, rendete salde le
ginocchia vacillanti. Dite agli
smarriti di cuore, coraggio, non
temete, Egli viene a salvarvi”.
Concludo questa breve riflessione augurando a tutti buon
Natale, in modo particolare a
coloro i quali nella nostra comunità sono tribolati e sofferenti; soprattutto a loro il Signore porti la pace!
Franca
Urbanistica e
Territorio Ladino
Un interessante convegno sul tema dello sviluppo e della valorizzazione
dei territori ladini si è
tenuto a Canazei di Fassa il
24 ottobre 2009, alla presenza di sindaci e amministratori dei comuni ampezzani, fodomi, collesi, e
Segue a pagina 33
«Le nuove del Pais»
LA DIVERSITÀ COME RICCHEZZA
Racconto di una esperienza scolastica vissuta da Beatrice e Greta
La nostra scuola Liceo
Classico “Dante Alighieri” di
Bressanone ha potuto prendere
parte al progetto europeo “Comenius” che coinvolge altre
cinque scuole di Belgio, Germania, Norvegia, Portogallo e
Turchia.
Gli obiettivi del progetto sono
da ricercare soprattutto in
ambito linguistico e culturale e
la lingua maggiormente utilizzata è senza dubbio l’inglese.
Un altro, e non meno importante obiettivo è quello di far acquisire ai ragazzi partecipanti le
competenze necessarie per la
vita ai fini dello sviluppo individuale.
Questo progetto coinvolge in
attività educative almeno tre
milioni di alunni nel corso della
sua durata. I vari gruppi di lavoro
delle scuole si concentrano su
temi di volta in volta diversi, ad
esempio: “The colour red/Il
colore rosso”, “La Legalità” e
così via.
Alcune settimane prima del
vero e proprio incontro tra i vari
ragazzi, svoltosi a Bressanone tra
il 12 e il 18 novembre, il gruppo
di partecipanti della nostra
da pagina 32
scuola ha contribuito ad organizzare il soggiorno e a preparare
le tematiche riguardanti Bressanone, la storia dell’Alto
Adige, il sistema scolastico in
vigore in Italia e la nostra scuola:
tutto questo in lingua inglese.
Anche noi, grazie alla disponibilità offerta da suor Annemarie e suor Mercedes, responsabili del nostro collegio, siamo
riuscite ad ospitare due ragazze
provenienti dalla Turchia. La
prima sera è stata leggermente
movimentata: le ragazze sembravano un po’ disorientate
dalla nuova realtà in cui si trovavano, ma hanno cercato
subito, anche grazie al nostro
aiuto, di interloquire nonostante la stanchezza causata dal
viaggio. Le difficoltà nel comunicare non sono state poche: la
lingua inglese non era per
nessuna di noi la lingua madre,
ma con l’aiuto di alcune espressioni del viso e gesti le due ragazze sono riuscite a farsi capire.
Greta, Büsra, Gizem e Beatrice.
33
La mattina i ragazzi provenienti dall’estero erano impegnati in attività comuni, mentre
per il pomeriggio sono state organizzate partite di pallavolo,
una camminata a piedi fino all’abbazia di Novacella e la visita a
Bolzano del museo ospitante
l’Uomo di Similaun.
La partecipazione a questo
progetto è stata per noi impegnativa, ma tutto sommato positiva poiché abbiamo avuto la
possibilità di mettere alla prova
le nostre conoscenze linguistiche e di scoprire anche
un’altra cultura, molto diversa
dalla nostra. Le ragazze che abbiamo ospitato, Büsra e Gizem,
erano di religione islamica, ma
molto aperte al dialogo e disposte allo scambio reciproco di
idee.
Abbiamo notato le diversità
tra il nostro e il loro stile di vita:
molto differenti sono gli orari
quotidiani, i pasti, la scuola, le
abitudini personali e anche il
loro modo di pensare si distingue
nettamente dal nostro.
In futuro speriamo di ripetere
questa esperienza raggiungendo
altri Paesi europei per scoprire
nuovi paesaggi, conoscere diverse mentalità e capire le diversità che costituiscono
l’Europa.
Greta e Beatrice
DAL MONDO DELLA SCUOLA...
delle vallate di Fassa, Badia
e Gardena.
Un’occasione di confronto
molto interessante, che ha
messo in evidenza come
operano norme e sistemi diversi in territori analoghi e
come le politiche urbanistiche possano incidere in
modo determinante sullo
sviluppo o sulla involuzione
dei paesi ladini.
È risultato chiaramente
che dove è stata limitata la
vendita dei terreni per fare
seconde case e dove è stata
sostenuta l’edilizia convenzionata a favore dei residenti, i paesi sono cresciuti e
sono diventati attrattivi.
Mentre al contrario si sono
involuti quelli che per l’eccesso di seconde case hanno
perso alberghi e residenti.
Un momento di riflessione comune dove è stato
evidenziato che il territorio
e l’ambiente sono i grandi
valori su cui puntare, con
politiche attente che li preservino e li valorizzino, per
potenziare la fondamentale
economia turistica dell’accoglienza che insieme a
quella agricola, artigianale
e dei servizi hanno cambiato
il vivere nelle valli ladine.
Paola
SIAMO ORMAI PROSSIMI ALLA FINE
DEL PRIMO QUADRIMESTRE:
RESOCONTO DI ALCUNE ATTIVITÀ
svolte dai bambini
della scuola primaria.
Lunedì 14 settembre è cominciato il nuovo anno scolastico,
ma... prima di “tuffarci” nei libri,
abbiamo approfittato di una bella
giornata di settembre della disponibilità del signor Ermenegildo
Rova e di due volontari del Soccorso Alpino per fare una visita al
sito mesolitico di Mondeval. Tutti,
anche i più piccoli, sono arrivati in
cima con passo svelto e sicuro.
Ecco le impressioni di alcuni
bambini!
Il giorno 22 settembre siamo
andati con la scuola a Mondeval.
Siamo partiti e abbiamo cominciato un po’ di salita. Siamo arrivati ad un sasso di forma rettangolare ed era un pochetto alto: la
Piera del Autà. Poi abbiamo continuato a camminare. Ad un certo
punto abbiamo visto le mucche.
Dopo un po’ abbiamo dovuto
passare un ponte di tre sassi. Sul
sentiero abbiamo visto una
piccola rana e volevamo prenderla, ma non si lasciava catturare. Poi ne abbiamo vista
un’altra e siamo riusciti a fotografarla.
Lo zaino cominciava a pesare e
noi eravamo sempre più stanchi.
Arrivati in cima al colle, ci siamo
fermati per fare merenda, poi
siamo arrivati al sito, cioè al sasso
di Mondeval. Ermenegildo ci ha
spiegato molte cose. Al ritorno
eravamo tutti molto stanchi.
Siamo arrivati a valle, ma il
pulmino non era ancora arrivato,
quindi siamo andati al Casot de le
Vedele.
Lì c’era un ruscello e alcuni di
noi hanno costruito una casa, altri
un ponte. Forse anche gli uomini
primitivi costruivano un ponte di
legno come il nostro!
Bambini sul ghiaccio ad Alleghe.
Gli alunni di classe terza
A scuola... sul ghiaccio!
Dalla metà di ottobre fino alla
metà di novembre, i bambini della
Scuola Primaria, si sono “trasferiti” con gioia, dai banchi di
scuola alla pista ghiacciata del palazzetto Alvise De Toni di Alleghe. Indossati pattini e casco e
guidati dagli allenatori Gino Riva
e Mike Kelly, ai quali va il nostro
sincero GRAZIE, i bambini
hanno seguito un corso di pattinaggio che li ha visti protagonisti
di autentici progressi sulle due
lame.
Inizialmente ruzzoloni e cadute
non si contavano, ma già dalla seconda lezione agilità, equilibrio e
coordinazione hanno preso il sopravvento.
Soddisfatti i bambini, soddisfatti gli allenatori per il lavoro
svolto ci rimarrà un bel ricordo e...
qualche livido!
Le insegnanti
34
«Le nuove del Pais»
Proposta
Oggi, anche se non tutti
hanno a disposizione
questo grande mezzo di comunicazione che è Internet
con ovviamente i suoi pregi
e difetti, se qualcuno desidera vada su: magicoveneto.it sentiero Madonna
della Corona e guardi. Per
chi non lo ha, non importa,
la proposta è questa e la sorpresa sarà maggiore: avete
una giornata a disposizione? Ve la sentite di fare un
due orette di cammino e seicento metri di dislivello? se è
estate fa caldo, ma diversamente considerate di dover
andare come da Fedare al
Nuvolau.
Partite di buon mattino e
con l’autostrada del
Brennero andate fino a AlaAvvio uscite quindi e andate
ancora verso sud, verso
Brentino Bellunese, circa 16
Km fino a questo piccolo
paese. Qui non potete sbagliare, ci sono subito dei
parcheggi, una via sale fra le
case e poi c’è una scalinata
con l’indicazione “Al Santuario”; comincia la salita
sempre ripida, quasi tutta a
scalini con l’ultimo tratto in
roccia ma ben protetto,
senza rischi e pericoli
neppure per i ragazzi se accompagnati. In due ore si
arriva comodamente al santuario molto conosciuto
della Madonna della Corona
e da qui in circa mezz’ora si
può raggiungere il paese di
Spiazzi sull’altopiano soprastante. Il percorso è
sconsigliato nei mesi invernali perché a nord, ma
tutto dipende dalla neve e
dalle condizioni del tempo,
siamo in bassa val d’Adige e
andiamo dai 170 ai 1.000
metri s.l.m. pertanto normalmente non ci sono problemi.
Il sentiero porta ad un
Santuario ma non è indispensabile lo spirito religioso, consideratela pure
una gita in montagna in un
luogo diverso dal solito, se
qualcuno ne ha l’occasione
ci vada...
Qual è allora la “Nuova del
Pais”? sarà una giornata che
non dimenticherete e potrebbe aiutarvi a vivere
meglio, c’è forse qualcuno a
cui non interessa?
Roberto Masarei
Pizzoli 6 aprile 2009: grazie!
La notte del 6 aprile iniziò a
tremare la terra, con irruenza
nel giro di 32 secondi ha sepolto parte dei nostri ricordi,
dei nostri affetti e soprattutto il
nostro nido.
Da quel momento le nostre
vite sono cambiate: tutto ciò
accaduto inaspettatamente ci
ha terrorizzato, traumatizzato, resi fobici al punto di
trovarci spogliati delle nostre
certezze.
Tra le urla, le paure, e disorientati ci siamo trovati fuori
dalla nostra realtà, entrando
in un tunnel alla ricerca di uno
spiraglio di luce.
Quella luce è arrivata nel
giro di poche ore, eccoli qui:
loro, i Vigili del Fuoco!
Ci avete prestato soccorso,
proteggendoci dal freddo
portandoci calore, assicurandoci il vitto con tanto
amore!
Voi Vigili del Fuoco ci avete
protetti, scorgendo i bisogni di
ognuno di noi osservando
Particolare campo sfollati terremoto Abruzzo.
ogni nostro movimento, ogni
sguardo perso, ad allentare le
nostre tensioni regalandoci
un sorriso.
Come ringraziarvi per tutto
quello che ci avete donato e
quanto vicini ci siete stati?
Adesso che abbiamo recuperato un po’ di autonomia è
triste vedere questo campo
smantellato, consapevoli di
andare via.
Nonostante questa struttura nel nostro domani non ci
sarà più, rimarrà la vostra impronta impressa in un ricordo
indelebile che porteremo con
noi nel nostro futuro.
Sarebbero ancora tante le
parole per conservare le emozioni vissute insieme, ma tutto
può essere espresso con una
sola parola: GRAZIE!
Campo Base di Pizzoli
UNA
NUOVA
STALLA
Taglio del nastro da parte del Sindaco.
Benedizione di don Sergio Pellizzari.
Domenica 22 novembre
2009 dopo tante fatiche
Franz e Hannelore hanno
finalmente potuto con una
semplice cerimonia inaugurare la loro nuova stalla.
Si sono radunati nel
primo pomeriggio tanti
amici provenienti anche
da Fodom e Selva per ammirare la nuova struttura e
scambiarsi qualche consiglio operativo su come
gestire al meglio tali attività.
Dopo la benedizione da
parte del Parroco don
Sergio Pellizzari ed il tradizionale taglio del nastro, il
sindaco Paolo Frena,
nonché neo assessore in
Comunità Montana Agordina ha portato il saluto
delle rispettive amministrazioni, ribadendo ancora una volta che nelle
zone di alta montagna, la
zootecnia da latte resta
l’unica soluzione per contrastare l’avanzata dei
boschi ed il conseguente
degrado ambientale.
«Le nuove del Pais»
35
Miniere del Fursil
Ad ottobre è stato avviato il
primo stralcio dei lavori di recupero della galleria della
“Breda” in località “Zarnadoi”.
Questa miniera, propriamente definita “traversobanco
di ribasso”, realizzata alla fine
del 1940, costituisce l’ultimo
tentativo di sfruttamento del
giacimento minerario del
Fursil. In realtà, all’epoca, non
fu avviata una vera e propria
attività estrattiva e di commercializzazione del ferro ma fu
realizzata una struttura, la galleria appunto, in grado di raggiungere il giacimento di siderite, poi le mutate situazioni
belliche, eravamo in piena seconda guerra mondiale,
hanno imposto altre scelte e
tutti i lavori si sono interrotti.
Successivamente, nel primo
dopoguerra, le varie Amministrazioni del Comune si impegnarono a lungo nel tentativo
di far riprendere questa attività
con l’obiettivo di risollevare l’economia del paese, ma non si
giunse a nulla.
La galleria, nella sua interezza ha uno sviluppo di circa
400 metri e permette di raggiungere quelle che i tecnici
della Breda hanno allora indicato come le “antiche coltivazioni del minerale” ovvero le
vecchie miniere funzionanti
sino alla metà del 1700, in particolar modo la Breda raggiunse le diramazioni della miniera il cui imbocco, ormai
appena visibile, si trova nei
prati sotto l’abitato di Ru.
La vecchia miniera di Ru fu
probabilmente, il condizionale
è d’obbligo, abbandonata
verso la prima metà del 1700,
alcuni documenti la danno già
allora per semi abbandonata e
non in buono stato, ma si sviluppava su una lunghezza importante, la Breda infatti riuscì
a sgomberarla e ispezionarla
per oltre 240 metri.
La Breda operò complessivamente sul territorio di Colle
per oltre un ventennio, nel periodo compreso fra il 1920 e il
1940 furono avviate ricerche,
sviluppate indagini tecniche,
aperte ed ispezionate diverse
vecchie miniere, in modo da
poter meglio comprendere lo
sviluppo e la consistenza del
giacimento di siderite e l’importanza che lo stesso poteva
ancora avere.
Altra galleria fu messa in
opera dalla Breda, sempre
nello stesso periodo, a valle
dell’abitato di Troi, anche in
questo caso si trattava di un
“traversobanco di ribasso”, la
cui realizzazione consentì di
raggiungere la mineralizza-
Ingresso miniera a Zarnadoi.
zione propria della zona di
Troi.
Ritornando alla galleria di
Zarnadoi è importante notare
che le ispezioni effettuate nel
2008 dal Comune hanno
messo in evidenza il discreto
stato della stessa sino a circa
150 metri di profondità, poi si
sono riscontrati cedimenti e
frane che renderanno necessari notevoli lavori di sistemazione.
I lavori eseguiti durante
questo autunno hanno interessato essenzialmente l’entrata della miniera, che come
tutti sanno non era più localizzabile in seguito alla realizza-
zione della strada Ru - Costalta, sono state realizzate
alcune opere che hanno permesso non solo di raggiungere
la galleria ma anche di realizzare il primo tratto, l’imbocco vero e proprio.
Con tecniche costruttive particolari è stato predisposto uno
scavo per consentire il raggiungimento della galleria, poi
sono state realizzate opere di
contenimento delle scarpate,
infine sono stati posizionati in
loco gli elementi, realizzati in
altra sede, costituenti l’imbocco vero e proprio.
Contestualmente si provvede anche all’eliminazione
Descrizione lavori.
delle infiltrazioni di acqua,
almeno nella parte iniziale
della galleria.
Un successivo intervento,
che si concretizzerà non
appena ottenuta adeguata copertura finanziaria, prevede la
realizzazione delle opere necessarie per l’avanzamento
della galleria e contestualmente la realizzazione delle
strutture necessarie per consentire un ingresso nella stessa
con trenino elettrico.
Contestualmente a queste
attività sono proseguite le iniziative del gruppo di volontari
che dall’estate scorsa lavora
con fini di promozione e valorizzazione proprio delle Miniere del Fursil.
Sono stati reperiti i fondi necessari per realizzare pannelli
didattici e segnaletica da posizionare sul territorio, è stato avviato un piccolo “corso”, in collaborazione con l’insegnante
Dino Preloran per interessati
che intendono approfondire le
loro conoscenze in materia.
È stata anche avviata una
collaborazione con il gruppo
Archeologico Agordino che si è
reso disponibile per realizzare
alcuni manufatti, nella fattispecie un forno fusorio e una
carbonaia, con relative descrizioni tecniche, da utilizzarsi poi
quale materiale didattico espositivo.
Particolarmente interessante è anche tutto il lavoro di
ricerca svolto sinora dal prof.
Ivan Lezuo, tanti sono i documenti storici individuati e,
almeno in parte, tradotti.
Questa documentazione
permette di conoscere meglio
la nostra storia e in certi casi
anche di colmare alcune
lacune, non mancano elementi di sorpresa con particolare riferimento ad alcune
localizzazioni di miniere di cui
ormai si era persa la memoria,
ne sono un esempio le miniere
in località Sa Crepe e la miniera di Pont, posta, stando ai
documenti nelle vicinanze
delle attuali abitazioni.
Moreno Kerer
I giovani e la vita di montagna
Il 20 novembre 2009, promosso dalla
Fondazione Angelini per la montagna, si è
tenuto a Sedico un incontro di presentazione del libro “Le Alpi che cambiano”,
che illustra come la montagna, cioè il
nostro vivere sta cambiando.
Uno dei cambiamenti riscontrati è che
sta esaurendosi l’abbandono della montagna e che la montagna attrae giovani e
famiglie che vogliono vivere in modo
più sano che nelle città; un altro segnale
è dato dai giovani che con determinazione proseguono o innovano le at-
tività collegate al territorio.
Molto interessante è stata in tal senso la
presentazione di vari giovani che per attività tradizionali o innovative sul territorio di montagna, con grinta e passione
stanno costruendo un nuovo vivere di
giovani in montagna. Tra questi anche Alberto Agostini che ha presentato l’attività
di allevamento e trasformazione del latte
che ha avviato e conduce ormai da
qualche anno tra Colle S.Lucia e Selva di
Cadore.
Paola
36
«Le nuove del Pais»
BATTESIMO:
6. Chizzali Irene, di Giovanni Carlo e Mistriano
Ioneta, n. il 5 gennaio e
battezzata l’8 novembre
in chiesa parrocchiale.
Fuori parrocchia:
Lardschneider Marie, di
Ivan e Agostini Sandra (da
Rucavà-Colle S. Lucia), n. a
Bolzano il 22.08.2009 e batt. a
Selva di Val Gardena il 27 settembre.
SPOSATI NEL SIGNORE:
2. Crepaz Eleonora, da
Pezzei, con Roncat Manuel, da Arabba, sposati
il 10 ottobre, in chiesa
parrocchiale.
5. Pallabazzer Ezio di Lino
e Chizzali Ilaria, n. il 29
giugno, battezzato il 18
ottobre in chiesa parrocchiale.
La commemorazione dei defunti
Insieme è meglio
In tutte le case arriva il Bollettino Parrocchiale, e riteniamo
che tutti lo guardino volentieri.
Non riporta solo le Nuove del Pais
di Colle, ma pure delle parrocchie di Pieve di Livinalllongo e
di Arabba, con una frequenza di
circa due mesi. È piacevole trovarvi tante notizie di tutto il Decanato. Ma perché ci siano anche
le nostre bisogna che qualcuno le
metta su. E qui per la nostra comunità si pone un problema.
Noi non siamo una grossa comunità, dove avvengono eventi
significativi - ogni due mesi - soprattutto nell’ambito religioso (si
tratta di un bollettino parrocchiale!), ma anche civile, tali da
meritare di essere portati alla conoscenza e alla edificazione di
tutti.
E allora la signora Angela, che
generosamente si presta per la
raccolta del materiale, si trova in
difficoltà ogni volta per reperire
Quest’anno si sono
voluti ricordare i defunti di
Colle con una particolare
cerimonia e simbologia.
Sull’altare sono stati posti
dei ceri, uno per ciascun
defunto, che sono rimasti
accesi per tutta la funzione
e poi posti dai familiari
sulla tomba del loro caro.
Atto accompagnato dalla
preghiera di tutti i fedeli
della comunità.
I ceri, con l’emanazione
della loro luce, hanno significato la presenza vera
e viva sia di Dio che dell’uomo. “La mia lampada
sei Tu, o Jahvé” gridava il
salmista e per esprimere la
sua fedeltà a Dio e la continuità della sua preghiera
Israele fa accendere, in
perpetuo, una lampada
nel santuario.
Si è voluto ricordare la
fedeltà al Dio della Vita in
cui i defunti hanno creduto
e l’assicurazione della preghiera che suffraga le loro
anime da parte della comunità parrocchiale.
Lancia e lascia un
monito: Dio attende
ancora di più dal suo
fedele. Invece di lasciare la
sua lampada sotto il
moggio (Mt 5,15) deve
brillare come un luminare
in questo mondo perverso
(Fl 2,15) come Giovanni
Battista “lucerna che arde
e che brucia” per rendere
testimonianza alla vera
luce.
La Chiesa tramite
questa simbologia ci invita
a far risplendere fino alla
fine dei tempi la “gloria del
Figlio dell’uomo” (Ap
11,12).
Angela
Don Sergio, parroco
El LUNARE del 2010
In occasione della Festa di S.
dedicà ai tosac Lucia,
patrona di Colle, il 13 di-
El 13 de dicembre, dì de
santa Luzìa, patrona de Col, vignarà presentà el nuof Lunare
del 2010, injigné da la Union
de i Ladign da Col, che per sto
an che ven l’é dedicà ai tosac da
Col. Con foto dei tosac da
zacan, da inier, da indavantier
e da encuoi, con el benvignù a
chi de doman.
cembre 2009 verrà presentato
il nuovo Lunare 2010, preparato dalla Union de i Ladign
da Col e dedicato ai bambini di
Colle S.Lucia.
Con tante immagini di
bambini di ogni tempo: di ieri e
di oggi, con il benvenuto a
quelli del domani.
OFFERTE
1.000,00 all’Ospedale dei
bambini a Betlemme.
Dalla vendita delle “Corone
per i defunti” si ha un utile netto
di euro 328,00 che è andato ad
integrare le spese per lo stendardo di Santa Lucia.
OFFERENTI PER CHIESA
E OPERE PARROCCHIALI
Un cero per... ogni defunto.
articoli, foto, contributi vari.
Il Consiglio Parrocchiale ritiene che tre numeri all’anno per
noi siano sufficienti. Il Bollettino
Parrocchiale non è un quotidiano o un settimanale, né un
gazzettino... Altri strumenti
fanno determinati servizi.
C’è anche l’aspetto economico da considerare. I primi
tre numeri dell’anno in corso
sono costati presso la tipografia
(spedizione compresa)
1.838,00; le offerte per il Bollettino da gennaio al 15 ottobre
sono state 645,00. Per ogni
numero stampiamo 470 copie,
di cui 307 vengono spedite agli
emigrati: solo alcuni di questi
quando vengono a Colle fanno
generose offerte.
In conclusione, rivolgo l’invito
a tutti ad una maggiore collaborazione sia per la stesura, come per
il sostegno economico.
Maria Livia; Crepaz Giordano;
Codalonga Guido; a ric. Tondelli
Riccardo; Piai Rosanna; Masarei
Lucia; occ. 20o di matr. Sief Luigi e
Franca; Pallua Adele; occ. matr.
Crepaz Eleonora con Manuel
Roncat; occ. batt. Pallabazzer
Ezio; famiglie Gnech e Pirollo;
Foppa Loretta; Troi Rita; Frena
Cecilia (Rocca P.); Pallua Antonietta e Daniela (Locarno); Troi
Rosanna (S. Giustina); Frena Giovanni (Cortina); Pallabazzer
Ettore; Pallua Brigida; Frena
Germana; Chizzali Maddalena;
fam. Agostini Lorenzo e Lucia;
Chizzali Vilma.
Dal Mercatino Missionario dell’estate è stata realizzata la somma disponibile di euro 6.500,00 che è
stata così destinata:
✒ 4.000,00 a Padre Sisto Agostini in Etiopia;
✒ 1.500,00 alla missione in
Brasile dove operava Padre
Florio;
Paola
✒
OFFERENTI
PER BOLLETTINO
Pezzei Angelo; Micheletti
Rina; Agostini Bruno; Agostini
Alberto (BZ); Agostini Mercedes; Dell’Andrea Arturo
(Asiago); Micheletti Edi
(Cortina); Agostini Albino e
Dorina; Foppa Loretta; Pallua
Beniamino e Maria; Frena Cecilia (Rocca P.); Pallua Antonietta e Daniela (Locarno); Troi
Rosanna (S. Giustina); Frena
Leopoldo; De Val Ireneo e Dariz
Carla; Dariz Giampaolo; Frena
Giovanni (Bressanone); Chizzali Giovanni (S. Vito); Troi Antonietta e Zanon Giulio; Martin
Bortolina; Frena Giovanni
(Cortina); Colferai Morena (S.
Gregorio nelle Alpi); Montagner Carlo; Vallazza Carlo;
fam. Masarei Enrico; Detomaso
Roberto e Mirella; fam. Pallabazzer Fabrizio; fam. Agostini
Lorenzo e Lucia.
«Le nuove del Pais»
37
Parrocchia di Arabba
PREPARATE LA VIA AL SIGNORE
Questo Bollettino chiude
l’anno 2009.
Un anno che si chiude chiede a
ciascuno di noi, singoli e Comunità, di guardare indietro per
ringraziare, guardare indietro per
progettare meglio il futuro, e il
nuovo anno che sta per aprirsi.
Il 2009 è stato l’anno di Andreas
Hofer. Anche nella nostra Comunità abbiamo visto un fiorire a
volte timido a volte più vivace e
sgargiante sfoggio di recupero d’identità lontana.
La locale Schützenkompanie
Buchenstein-Fodom, ha seguito il
programma messo in atto dal
Land Tirol, dal Sud Tirolo e da
Trento. Ha cercato di presenziare
in ogni occasione possibile con la
nuova divisa, che i componenti si
sono acquistata con sacrificio, e
stanno aspettando la nuova Bandiera, visto che la vecchia è andata
dispersa. Facciamo loro gli auguri
di ogni bene.
Il 2009 è stato un anno che ha
visto per i primi quattro mesi interi
la presenza della neve, che si è
protratta in qualche orto fino a
metà maggio inoltrato. Ma grazie
a Dio non è successo nulla di
grave, né alle case, né alle
persone. Per questo la popolazione si è ritrovata a ringraziare la
madonna della neve a Corte alla
fine di maggio, con una buona
partecipazione. Abbiamo potuto
rivedere don Luigi Del Favero,
che ha presieduto la messa solenne di ringraziamento, e anche
padre Agostino Faedo, salito fin
quassù con una nostalgia che non
finisce più!
Per Arabba la neve è stato sinonimo di turismo e quindi di impegno, che è stato premiato da
una buona stagione, nonostante
la crisi che ha colpito l’Italia e il
mondo.
Anche la nostra Diocesi si è fatta
carico di tante famiglie, specialmente nella parte bassa della provincia e nel Cadore che vive di
piccole fabbriche, che non danno
più da vivere a sufficienza.
Quaresima, con la Settimana
Santa e la Pasqua, han voluto dire
anche preparazione alla confessione e alla Prima Comunione.
Quest’anno erano in sette: due di
seconda elementare e cinque di
terza. Questo significa che nel
2010 non avremo la festa di Prima
Comunione a maggio...
Passata l’estate con le sue passeggiate, poco frequentate dai
bambini per cui erano pensate, è
ricominciata la scuola in autunno,
con la Cresima di tre nostri ragazzi, uno per chiesa, per non far
torto a nessuno: Martina da Ornella, Nicola da Cherz-Soraruaz,
Davide da Arabba. L’hanno fatta a
Pieve, e quindi l’anno prossimo i
tre che si stanno preparando inviteranno quelli di Pieve a venir su
loro ad Arabba in autunno a ricevere il sigillo dello Spirito Santo.
Novembre mese di intensa preghiera, pensando alla venuta
finale del Signore.
Mese impegnativo, di tristezza
ancor più forte pensando a chi durante quest’anno ci ha lasciato.
Anno funesto per le nostre
piccole comunità, in special
modo per Arabba, segnata da
morti improvvise di persone
stimate e grandemente conosciute. È questo un invito per tutti
noi a pensare all’appuntamento
finale, di cui non sappiamo né il
giorno né l’ora.
Le feste del Natale ormai vicine,
per le famiglie colpite in maniera
così dura non saranno belle feste.
Noi desideriamo però con loro
guardare nella piccola grotta di
Betlemme. Maria, Giuseppe, il
Bambino. Questa scena mette
dentro di noi tanta pace, se ci lasciamo coinvolgere da quell’amore che ha portato Maria a
dire il suo “Sì” a Dio. Allo stesso
modo anche Giuseppe ha risposto il suo “Sì” e così anche
Gesù ha imparato da genitori
buoni e fedeli a Dio a sillabare l’alfabeto del “Sì” a Dio.
Natale ci richiami quindi, a non
essere “analfabeti di Dio”. Vediamo quanto poco basta per lasciare questa terra. Qui lasciamo
tutto, con noi possiamo solo
portare il bene fatto, l’affetto che
siamo stati capaci di dare e quello
che abbiamo ricevuto. È proprio
questo che ci fa tanto soffrire
quando perdiamo persone care,
ma che dall’altra parte ci consola e
ci dà una forza eccezionale: non ti
chiediamo Signore, perché ce li
hai tolti, ma ti ringraziamo di
averceli dati e di averceli lasciati
per tutti questi anni... mancano
all’affetto dei loro cari, ma proprio
perché li abbiamo amati, essi restano una presenza viva.
Gesù, che in questo tempo di
Avvento è entrato nelle nostre
case, ci ha ricordato proprio
questo: “Io ci sono. Eccomi, sono
qui, nella tua casa, vicino a te...
prendimi, abbracciami, sollevami, baciami, sono qui e
consolo il tuo cuore, sospingo la
tua speranza nel mare della vita.
Coraggio, io sono l’Emmanuele, il
Dio con te, non ti abbandono,
perché io sempre resto fedele!”.
A tutti, un Natale buono,
vissuto in unione col Signore.
d. Vito
Orari delle feste di Natale
SANTO NATALE
Arabba: ore 21.00 Messa della Notte
ore 23.00 Messa solenne della Notte
ore 10.30 Messa solenne di Natale
ore 16.30 Messa vespertina
ore 18.00 Messa vespertina
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
SANTO STEFANO
Ornella: ore 8.00 con benedizione dell’acqua
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30 con benedizione dell’acqua
Arabba: ore 17.00 festiva della Santa Famiglia
SANTA FAMIGLIA - 27 dicembre
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30
ore 18.00
SAN SILVESTRO-ULTIMO DELL’ANNO
Arabba: ore 18 con «Te Deum» di ringraziamento
ore 22.45 - 23.45 Adorazione Eucaristica animata
dalle Discepole del Vangelo
ANNO NUOVO-PRIMO DELL’ANNO
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30 con “Veni Creator”
ore 16.30
ore 18.00
DOMENICA 3 gennaio
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30
ore 18.00
EPIFANIA-SANTI RE MAGI
Ornella: ore 8
Renaz: ore 9
Arabba: ore 10.30
ore 18.00
38
«Le nuove del Pais»
Rubrica
I GESTI NELLA LITURGIA:
STARE IN GINOCCHIO
fargli pescare talmente tanti pesci che
le reti si rompevano:
“Allontanati da me,
perché sono un peccatore!”
È il gesto dell’umiltà, della richiesta,
che compie qualcuno
che si sente piccolo e
povero, davanti a
qualcuno che ci si
rende conto, potrebbe aiutarci.
Il sacerdote alla consacrazione si ingiC’era poi un altro
nocchia per adorare la presenza reale di
gesto, che però non
Gesù nell’Eucaristia.
faceva parte del
mondo della preQuinta e ultima puntata
della rubrica sui gesti che com- ghiera. Era un gesto di culto,
ma che gli Ebrei non compiamo nella Liturgia.
Abbiamo aperto con lo stare in pivano mai. Era quello di
piedi, abbiamo continuato col piegare un solo ginocchio daSegno della Croce, la terza vanti al re, davanti a una statua
puntata lo stare seduti, la pe- del re, o di fronte alle immagini
nultima volta il rispondere e il delle divinità straniere.
Per gli Ebrei era cosa grave
canto.
Concludiamo l’anno con un piegare il ginocchio davanti ad
gesto importante nella liturgia una persona, o peggio davanti
a una statua o immagine di
cattolica: lo stare in ginocchio.
false divinità. Quel gesto
All’inizio non era così
Stare in ginocchio non faceva faceva parte anche del mondo
parte delle abitudini nella pre- civile, era il gesto del ministro
ghiera degli Ebrei. Per cui pos- davanti al re, dello schiavo dasiamo dire con certezza che vanti al padrone. Non era una
Gesù non ha mai pregato ingi- posizione per la preghiera, ma
nocchiato. Anche nel Vangelo, solo un saluto. Nella Bibbia,
quando si parla di Gesù che si alcuni Ebrei vengono perseinginocchia nell’orto degli guitati e messi a morte, poiché
Ulivi, in realtà compiva un non “piegavano il ginocchio”.
gesto comune nella vita degli Quel gesto era in tutto e per
Ebrei e dei popoli orientali in tutto simile alla nostra genugenere: si prostrava. Per avere flessione.
L’inizio del cambiamento
un po’ l’idea della posizione
Pregare in ginocchio a lungo,
che il corpo assume nella prostrazione basta che abbiamo ma rimanendo con la schiena
presente il gesto della pre- dritta, o salutare il Santissimo
ghiera che compiono i mu- con la genuflessione, entrerà
sulmani. Essi si inginocchiano solo molto tardi nelle abitudini
a terra, e poi portano i gomiti, le dei cristiani, proprio perché
mani e la fronte a contatto con quei gesti erano in uso presso
popoli che non conoscevano
la terra.
Questo gesto era molto Dio e rivolti più che altro a
comune al tempo di Gesù. In uomini o autorità.
Si arriverà nel Medioevo,
alcuni miracoli i malati che potevano farlo, si inginoc- perché ci si dimentichi di quei
chiavano “con la faccia a terra”. gesti pagani, ed essi entrino a
Non era raro che chi supplicava far parte del comune modo di
qualcuno di più importante, si pregare, soprattutto nella premettesse in ginocchio e strin- ghiera personale e nel culto algesse le gambe alla persona che l’Eucaristia.
I cristiani per tutti i primi
supplicava e con la fronte o le
labbra toccasse i piedi di colui dieci secoli, quindi per più di
dal quale voleva ottenere mille anni, non hanno mai
qualcosa. Era un gesto che pregato in ginocchio. Ma
parlava da solo: “Non ti lascerò sempre in piedi, con le braccia
andar via, finché non mi avrai alzate, come invece ora fa solo il
sacerdote durante la Messa.
ascoltato, esaudito, aiutato”.
Gli inginocchiatoi nelle
Chi supplicava abbracciava
in basso, verso i piedi, impe- chiese entreranno solo verso la
dendo all’altro di proseguire il fine del 1600, quando la Riforma Protestante non riconocammino.
Anche san Pietro si butta con scerà più la presenza reale di
la faccia sulla barca, quando Gesù nell’Eucaristia. La RiGesù compie il miracolo di forma Cattolica invece accre-
scerà a dismisura l’importanza
della visibilità del luogo in cui
venivano custodite le particole
(tabernacolo), e mano a mano
prolungherà il tempo in cui si
deve stare in ginocchio durante
la Messa, e quindi anche la
“mobilia” adatta per farlo con
meno disagio. Il tabernacolo,
fino al Concilio di Trento era laterale, quasi nascosto, e non di
rado era in sacristia, poiché
serviva “solo” a custodire le
particole per gli ammalati e per
chi non aveva potuto partecipare alla Messa. Sarà il Concilio di Trento dopo la metà del
1500 a invitare e promuovere
l’adorazione all’Eucaristia
anche fuori dalla Santa Messa,
come risposta di fede e diversificazione rispetto ai “protestanti”.
E da noi?
È in quel periodo che entrano
in chiesa gli inginocchiatoi, e
l’abitudine a restare a lungo in
ginocchio. Anche dall’inizio
alla fine delle funzioni, perché
“tanto non si capisce niente”. E
anche nei nostri paesi era abitudine che durante Messa
ognuno dicesse per conto
proprio il Rosario aspettando
l’elevazione e il suono del campanello per smettere un attimo
di dire Rosario e farsi il segno
della croce.
La liturgia dopo il Concilio
Vaticano II, finito negli anni
Sessanta, invita a partecipare
attivamente alla Messa. Attivamente, l’abbiamo visto la volta
scorsa, vuol dire rispondendo e
cantando, vivere come un
corpo e un’anima sola il momento della Messa.
Da noi è ancora usanza che si
stia in ginocchio dalla fine del
canto del “Santo” fino all’inizio
del “Padre nostro” e che poi ci
si inginocchi un’altra volta
dall’ “Agnello di Dio” fino alla
fine della Messa. anche il ringraziamento alla Comunione
molti lo fanno in ginocchio. In
ginocchio, alla balaustra si riceveva la Comunione. In ginocchio si riceveva la benedizione del Sacerdote alla fine
della Messa e in casa. In ginocchio abbiamo imparato a
dire ai piedi del letto o appoggiati alla panca della stua le preghiere del mattino e della sera,
per impedirci di distrarci con
qualche “lavoretto” da fare,
che sembra sempre più urgente
delle preghiere.
La Liturgia rinnovata ora
prevede che in ginocchio di stia
dalla fine del canto del “Santo”
(o meglio sarebbe dire dal momento in cui il sacerdote stende
Segue a pagina 39
Un malato in ginocchio chiede di essere guarito da Gesù.
«Le nuove del Pais»
Sempre più spesso capita di
dover consigliare qualcuno per
scrivere testamento. Qualcuno
non ne vuole sentire nemmeno
parlare, quasi come se, a non
far testamento, la morte non arrivasse. Eppure tante volte a
non mettere a posto le cose da
vivi, da morti si divide la famiglia
per “la roba”. Personalmente
noi sacerdoti siamo chiamati a
scrivere il testamento nella
prossimità dell’ordinazione sacerdotale. Io l’ho scritto e depositato in Curia a Belluno la settimana dopo esser diventato
prete. E sono ancora vivo... A
volte colgo una generale confusione, soprattutto tra i giovani
su questo punto, non hanno le
idee chiare e credono di poter
disporre come vogliono dei loro
beni, ma in Italia c’è il Codice
Civile e esso prevede cose ben
precise, che in questo piccolo
pro-memoria vorrei ricordare a
beneficio di chi leggerà. Anche
per dare una regolata a forme di
convivenza, che non sono rispettose della giustizia sociale,
che prima ancora che davanti a
Dio, richiede una giustizia
fondata sul buon senso e sul rispetto reciproco, che nel caso
dei conviventi non sempre c’è,
con buona pace, e senza offesa
per chi non conosce il sistema
Dalla pagina precedente
Rubrica / I GESTI
le mani unite sopra il calice e la
particola invocando lo Spirito
Santo) fino al “Mistero della
fede”. Molti - specie tra gli
uomini, le ragazze e i giovanotti - invece di stare in ginocchio, si mettono seduti e
alzano i piedi sull’inginocchiatoio... non è un bel gesto.
Anche se i nostri banchi sono
stretti, anche per fodom quella
tavoletta che si trova sotto la
panca, non serve per poggiare i
piedi, ma le ginocchia: jeneglin.
Più chiaro di così!!
Pazienza chi ha problemi di
salute e di vecchiaia e non può
inginocchiarsi!
Vorrei però pregare da
queste righe, anche se so che
non molti leggono, di stare in
ginocchio alla consacrazione,
non seduti. Stare seduti è un
gesto che sottolinea poca devozione, di aver compreso poco
che in quel momento siamo davanti al Figlio di Dio, a Dio! Tra
i turisti alcuni restano in piedi,
magari anche nelle prime file,
impedendo a chi è dietro di seguire la Messa... Tra quelli che
stanno in piedi e quelli che
stanno seduti, è ben difficile
dire chi mi faccia più male al
cuore.
Ma ringrazio Dio mattina e
sera (in ginocchio) per tutti
quelli che vivono il momento
della consacrazione inginocchiati e che fanno il ringraziamento in ginocchio. Dio li benedica!
EREDITÀ E SUCCESSIONI
di successione dello Stato (non
della Chiesa) italiano.
Guida pratica alle quote ereditarie: chi eredita e chi no
Questo schema (spero il più
chiaro possibile) permette di
sapere chi sono gli eredi di una
successione e quanta parte del
patrimonio della persona defunta prenderanno.
Vediamo per primo il caso più
frequente: la morte senza testamento.
In questo caso il patrimonio è
diviso tra gli eredi in base alle
quote spettanti per legge.
I familiari che ereditano per
legge sono:
Coniuge
● Figli
● Fratelli (se mancano i figli)
● Ascendenti (se mancano i
figli)
● Altri parenti entro il 6o grado
(solo se unici eredi)
Per ascendenti si intendono i
genitori. Se dovessero morire
prima gli eredi legittimi, succedono i parenti più prossimi di
grado, nel rispetto della quota
originariamente spettante all’erede.
●
Senza testamento (se regolarmente sposati)
EREDI:
Coniuge (se non ci sono figli,
senza fratelli, senza ascendenti): intera eredità.
Coniuge + figlio unico (anche
se viventi fratelli e ascendenti):
al coniuge 50% dell’eredità e il
diritto di abitazione, al figlio
unico il 50% dell’eredità.
Coniuge + 2 o più figli (anche
se viventi fratelli e ascendenti):
al coniuge il 33,33% dell’eredità e il diritto di abitazione. Ai
due o più figli il 66,66% dell’eredità diviso in parti uguali.
Coniuge + uno o più ascen-
Crist de Padon - 1 ottobre 2009
denti (senza figli e fratelli): al coniuge il 66,66% dell’eredità e il
diritto di abitazione. All’ascendente o ascendenti il 33,33 %
dell’eredità diviso in parti
uguali.
Coniuge + uno o più fratelli
senza figli e ascendenti: al coniuge il 66,66% dell’eredità e il
diritto di abitazione, al fratello o
fratelli (senza figli e ascendenti)
il 33,33% dell’eredità diviso in
parti uguali
Coniuge + uno o più ascendenti
+ uno o più fratelli (senza figli):
al coniuge il 66,66% dell’eredità e il diritto di abitazione, all’ascendente o più ascendenti il
25% dell’eredità in parti uguali,
e al fratello o fratelli senza figli
l’8,33% in parti uguali.
Senza testamento (in caso di
convivenza, senza matrimonio)
Uno o più figli: intera eredità
divisa in parti uguali (anche se
viventi fratelli e ascendenti).
Uno o più ascendenti (senza
figli e fratelli): intera eredità
Uno o più fratelli (senza figli a
ascendenti): intera eredità in
parti uguali.
Uno o più ascendenti + uno o
più fratelli (senza figli): 50% agli
ascendenti diviso in parti
uguali, e 50% al fratello o fratelli
diviso in parti uguali.
Altri parenti entro il 6o grado
(se unici eredi): l’intera eredità
divisa in parti uguali divisa tra i
parenti più prossimi per parentela.
Vediamo ora il caso in cui una
persona abbia pensato a
scrivere testamento. Riguardo
questo tipo di successione
sono doverose alcune precisazioni. La quota di legittima rappresenta la parte dell’eredità
che deve andare comunque ai
parenti indicati, anche contro la
volontà del defunto. Nell’ordi-
39
namento successorio italiano è
infatti vietato “diseredare”
alcuni parenti (i più prossimi,
vedi sotto).
La quota disponibile è,
invece, la parte di eredità che il
testatore può lasciare a
chiunque, compresi chiaramente anche agli eredi già beneficiari della quota di legittima
(legittimari). In questa circostanza, la quota disponibile va
ad accrescere la quota legittima.
I familiari che ereditano per
testamento sono:
● Coniuge
● Figli
● Ascendenti (se mancano i
figli)
Come si può notare, in
questo tipo di successione, a
differenza della prima (ex
legge), i fratelli del defunto non
rientrano tra gli aventi diritto.
Anche nella successione
con testamento vale la regola
che, nell’eventualità in cui
muoiano prima gli eredi legittimari, succedono i parenti più
prossimi di grado, nel rispetto
della quota originariamente
spettante all’erede.
Infine, può esser utile fornire
qualche esempio di grado di
parentela:
Grado di parentela
1o grado: genitore - figlio
2o grado: nonno - nipote
(figlio di un figlio) - fratello
3o grado: zio - nipote (figlio di
un fratello).
4o grado: 1o cugino
5o grado: 2o cugino - figlio di
un 1o cugino.
6o grado: figlio di un 2o cugino.
Con testamento (se regolarmente sposati).
Coniuge (in mancanza di figli
e senza ascendenti): al coniuge spetta per legge il 50%
dell’eredità e il diritto di abitaSegue a pagina 40
40
«Le nuove del Pais»
Dalla pagina precedente
zione. La quota disponibile è
del 50% a discrezione di chi fa
testamento.
Coniuge + figlio unico (anche
se viventi ascendenti): al coniuge spetta per legge il
33,33% dell’eredità e il diritto di
abitazione, al figlio unico il
33,33% dell’eredità. L’altro
33,33% resta disponibile a discrezione di chi fa testamento.
Coniuge + due o più figli
(anche se viventi ascendenti):
al coniuge spetta per legge il
25% dell’eredità e il diritto di abitazione, ai due o più figli il 50%
dell’eredità in parti uguali.
L’altro 25% a discrezione di chi
fa testamento.
Coniuge + uno o più ascendenti
(senza figli): al coniuge il 50%
dell’eredità e il diritto di abitazione, All’unico o più ascendenti (senza figli) il 25% dell’eredità.
L’altro 25% a discrezione di
chi fa testamento.
Testamento (nel caso di convivenza).
Figlio unico (anche se viventi
gli ascendenti): al figlio unico va
il 50% dell’eredità per legge.
L’altro 50% resta a disponibilità
di chi fa testamento.
Due o più figli (anche se viventi gli ascendenti): ai figli va il
66,66% dell’eredità in parti
uguali. L’altro 33,33% resta disponibile a discrezione di chi fa
testamento.
Uno o più ascendente (senza
figli): il 33,33% dell’eredità per
legge. L’altro 66,66% resta a discrezione di chi fa testamento.
Senza figli e senza ascendenti: l’intera eredità resta a disposizione di chi fa testamento.
I parenti non nominati in questo
elenco non hanno diritto a
niente.
Come si vede, nel caso di
convivenza, senza testamento
il convivente non ha diritto a
niente, neppure al diritto di abitazione.
Nel caso di testamento,
invece, si può disporre della
quota prevista dalla legge, o
per beneficiare il convivente,
oppure chi ha già ereditato nei
limiti della Legge Italiana. Nel
caso di più figli, chi fa testamento può disporre della quota
che resta libera, a favore di uno
solo dei figli, o lasciare anche a
non parenti, a istituzioni, o associazioni la quota di cui può liberamente disporre, senza che
gli eredi possano dire niente.
Come già ricordato, in Italia è
proibito “diseredare” qualcuno,
poiché ci sono quote che
spettano agli eredi per diritto,
anche se in vita non si andava
d’accordo.
La volontà verbale, se non
viene scritta, davanti alla legge
non ha alcun valore.
PADRE
ALFONS
QUELLACASA
DA LARZONEI
Nell’anno del Giubileo dei
duecento anni dal 1809, lo
storico della Diocesi di Bolzano
- Bressanone prof. don Josef
Gelmi, ha raccolto in un libro le
personalità sacerdotali più rilevanti dell’antica Diocesi del
Tirolo. Approfittando anche
dell’anno sacerdotale in corso è
stata certamente una felice intuizione.
Il libro già da tempo pensato e
il cui lavoro è stato impegnativo,
già dall’introduzione dell’Autore avverte che non si
poteva ricordare tutti, ma coloro
che hanno dato il loro contributo
alla storia del Tirolo, secondo
l’intenzione di questo Giubileo
che volge al termine.
Il libro si apre con la storia del
santo vescovo e martire Cassiano, patrono della Diocesi, e si
chiude col vescovo Wilhelm
Egger, morto nell’agosto del
2008; passando per il Cardinale
Niccolò Cusano.
Nel libro sono comprese
anche le vallate ladine. Dalla
Val Badia primeggia il Santo
missionario Giuseppe Freinademetz, poi il frate francescano
Markus Ferdigg da Rina, apostolo tra i poveri morto nel 2004.
Dalla Val di Fassa nessuno e
nessuno dalla Val Gardena.
Dalla Val d’Ampezzo vengono
ricordati il vicario generale
Luigi Pompanin, che larga parte
ebbe anche nel periodo delle Opzioni nel periodo del Terzo
Reich, e il musicista Angelo
Alverà, direttore del coro e dell’orchestra della Cattedrale di
Bressanone per trent’anni,
morto nel 1978.
Dalla nostra vallata viene ricordato padre Alfons Quellacasa, agostiniano a Novacella.
ALFONS QUELLACASA,
PROFESSORE
Alfons Quellacasa è stato
davvero uno dei personaggi del
Tirolo più originali del suo
tempo.
Nacque il 3 marzo 1843 a Larzonei di Livinallongo. Già in
giovane età egli si trovava in
Bressanone per frequentare le
scuole elementari di lingua tedesca. Nella città vescovile frequenta anche le scuole medie.
Sebbene nei primi tempi fosse
uno dei peggiori allievi, già in
quinta classe era il terzo per
media di voti e in settima uno dei
migliori. Durante la guerra del
1866 difese come militare, inquadrato tra le linee d’ufficio, il
fronte meridionale, guadagnando 35 corone austriache al
giorno. Più tardi disse che non
guadagnò mai così tanto denaro
in vita sua come in quel tempo.
Nel 1867 entra tra gli agostiniani
di Novacella. Il 1o ottobre 1871
riceve l’ordinazione sacerdotale. Tra il 1872 e il 1874 fu
cooperatore a Valdaora, e poi
viene nominato supplente per i
corsi di storia naturale nel ginnasio (quello che adesso sono le
tre classi delle medie e i primi
due anni delle superiori nell’ordinamento italiano) retto dagli
agostiniani a Bressanone,
chiamato lì dal superiore padre
Domenico Irsara. Dal 1875 al
1878 studiò all’Università di
Innsbruck. Si racconta che
Quellacasa per due volte tentasse di ricevere il magistero per
l’insegnamento. La prima volta
arrivò fino a Fortezza, e la seconda era già al Brennero, ma se
ne ritornò a Bressanone. Ai suoi
colleghi disse: “Maglio tornare
indietro con onore, piuttosto che
essere rimandato indietro con
disonore”. Alla fine ricevette il
Magistero per l’insegnamento
della Storia, mentre per quello di
matematica e fisica o non riuscì
ad affrontarli, oppure li superò,
ma con scarso risultato.
Comunque dal 1878 al 1913
(per 35 anni) ininterrottamente
tenne la cattedra di storia al Ginnasio degli agostiniani a Bressanone. Insegnò inoltre altre
materie, quali matematica, italiano, religione e bella scrittura.
Egli morì l’11 aprile 1913 a Novacella.
La scrittura ordinata e regolare di Quellacasa, contrasta
in modo evidente con il suo
aspetto, al quale egli non diede
mai grande importanza. Aveva
il viso sempre mal rasato, e
spesso si lasciava crescere una
folta barba che non curava per
niente. Le sue mani attiravano
l’attenzione per il nero depositato sotto le unghie lunghe e
trasandate. Oltre a questa tabaccava spesso e volentieri. Nel
suo modo di parlare accentava
molto le vocali e quindi si presentava per “Guellacasa” e
presto venne conosciuto da tutti
col soprannome di “Gu” per diventare in seguito presso i suoi
allievi “Gulli”.
Quellacasa insegnava con
trasporto e passione. Sebbene
avesse sempre dolori ai denti,
agli orecchi e allo stomaco, non
lasciò mai i suoi alunni senza le
sue ore regolari di insegnamento.
Anche il suo superiore, per riguardo al suo pessimo stato di
salute, cercò di alleggerire i suoi
incarichi, ma senza successo.
Emblematiche sono le sue
ultime parole, biascicate con
fatica in aula ai suoi alunni:
“Andate a casa, io non ne posso
più”. Essi avevano per il loro insegnante una filiale devozione.
Josef Weingartner (sacerdote,
storico dell’arte, ricordato
anche lui nel libro, morto nel
1957), che fu suo allievo, scrive
a questo proposito: “Durante
l’ora di religione, Quellacasa
manifestava in maniera ancora
più evidente, se mai si potesse, la
sua semplicità e la sua religiosità
in maniera piena e totale, che si
esprimeva in osservazioni esatte
e profonde. Così io ricordo
ancora oggi in maniera nitida
come egli ci presentò la bellezza
del breve prefazio della Messa di
Quaresima; ci coinvolgeva e ci
avvinceva con il calore che egli
metteva nelle sue parole e dal
modo in cui uscivano dalle sue
labbra: “Vitia comprimis,
mentem elevas” (il digiuno
spinge verso il basso i vizi, e innalza le menti alle cose di Dio).
Sono totalmente false quelle affermazioni che dipingono Quellacasa come anima eccessivamente scrupolosa...”.
(fine prima parte)
«Le nuove del Pais»
Ad Arabba per i 100 anni
della Strada delle Dolomiti
Accoglienza in grande
stile ad Arabba, decorata
per l’occasione con le bandiere del Tirolo, degli
Schützen e dei Ladini, in occasione della rievocazione
storica dei 100 anni della
Strada delle Dolomiti.
Rievocazione che ha
avuto ad Arabba e in tutta la
valle di Livinallongo un
grande consenso, una
fattiva collaborazione locale
e una grande partecipazione di pubblico.
Tutto è iniziato con
l’arrivo delle auto più rappresentative del secolo
scorso provenienti dalla
strada storica, con partenza
da Bolzano, passando per la
Val di Fassa e transitando
dal Passo Pordoi, per poi
giungere ad Arabba. Il
corteo automobilistico è
stato accolto dalla banda
musicale di Fodom, dalla
Schützenkompanie Buchenstein in piena forma di
colori con le sgargianti
piume sui cappelli alati, dai
maestri di sci in costume ed
attrezzatura d’epoca, dalle
donne, giovani ed anziane,
in costume ladino, con
mazzi di fiori da omaggiare
ai partecipanti e dai vigli del
fuoco di Fodom che con una
costume ladino la veterana
Pierina de Ján che, con i suoi
89 anni, ha voluto elargire ai
proprietari delle auto storiche anche i canifli (frittelle locali) fatti da lei.
Pierina ricorda ancora oggi
quella strada polverosa
nata 100 anni fa, che ha lasciato nella storia del suo
passaggio una ventata di
moderno, di elegante, di altamente provvidenziale per
il futuro del turismo che sarebbe esploso poi negli anni
’70.
Una storia oggi ulteriormente valorizzata dall’UNESCO, inserendo le Dolomiti nell’elenco dei patrimoni dell’umanità. È sulle
orme di questo patrimonio
che la gente di Fodom si è
prodigata, regalando un pomeriggio colorato e vivace,
baciato dal sole, per dimostrare il valore dei 100 anni
di storia di una strada che
ha portato i suoi frutti, insieme alla volontà e la costanza di chi vive e lavora in
montagna.
L’amministrazione comunale,
l’associazione
Arabba Fodom Turismo e
tutte le categorie di volontari che hanno collaborato, hanno saputo sotto-
pompa idrica a mano hanno
creato un arco pittoresco
sotto al quale transitavano
le auto storiche. In testa alla
sfilata i veterani della
Mujica da Fodom hanno
aperto il corteo con gli strumenti musicali storici, prestati per l’occasione dal
museo storico ladino di
Fodom Livinallongo.
Non poteva mancare in
lineare e dare un’impronta
magnifica a questa manifestazione. Grande soddisfazione per l’assessore al Turismo Manuel Roncat che ha
coordinato gli oltre settanta
volontari ed ha saputo
rendere ognuno di loro protagonista di una rievocazione storica di grande successo.
Goffredo Dander
41
Nona Bina complisc 95 agn
Na neola de parenc fioi,
neodi proneodi, nore e jendri sà
binè auna per festegè i 95 agn
de Nona Bina come che i la
clama lori, ma meio cugnisuda
come Annunziata Lezuo Costa
de Jàn da Rèba.
Amada souradut dai neodi
che là ia tignus e portei a spass
fin che ie deventei gragn, là bù n
gran estro e na gran voia de fè
festa n sabeda ai 3 de Otobre.
La sua bona salute e l suo
“brontolè” per ne fè capì che
ncora fosa tànt da cambie ntè
sto mondo, lè duc i ingredienc
che fès ben pensè a na tourta dei
100 agn.
Lè na màda che à vedù n cin
de dut: guere, fam, fadie, na
gran fameia da arlevè, l amor
per l laur, la cesa, la vita ntiera.
Nquoi ence se chelche lesura la
no se muof polito, la testa lè
ncora bona e chest lè dit dut.
Nte dute ste màde se scon n segreto de vita e de veritè che lè
chèl del periè, ma nò deme a
parole ence con esempio e col
no mancè mei a le funzion de
gliejia. Co l esempio on trop da
mparè senza descore, senza di
nia, basta demè cialè a chële
màn nfizade plene de storia de
amor e de fadie.
D. G.
Nona Bina
Cara nona, 95 agn tàs complì
e chësta nonè na roba da ogni dì
Dut l ben nos te auguron
e speron che te stiebe tres benon
Co sonve pichi tòn fat parechi dispetti
ma ades son tres restei i tuoi nipoti prediletti
Se godonve a ve scechè ti e l nono
ma dopo von très domanè perdono
Ci che no nonsa fat per amor den zucherino
chëst e auter e perfin n inchino
Tès très stada ben de salute
ma a te varì le ierbe te ias dourade dute
L’unico neo lè la sorditè
chëla no, no tés stada bona de te la curè
El dotor l’ tà dit: “Signora lei è sorda da un orecchio”
e lè stè bon de te cacè su n aparecchio
Te pensàve che siebe mefo n cin de cerume
ma da alora de la televijion tàs sbasè l volume
Ogni tànt te te lamente che velc tè dòl
o na giama o n brac o perfin l’os del còl
Ma savon ben che dipende da le lune
pastiglie difati no te nas mei tout degune
Canche te feje na massa de ac
lè ora che te vade ju ntè tiac
Ilò lè l tuo regno e ti te revegne
n tamez ai ram e alle tue legne
Ades tes vecia te tas fat la tua vita
e speron che ence a nos la ne vade coscita
Tàs na massa de nipoti e pronipoti che te vol ben
e chëst de segur lè n bon sen
I tuoi fioi ogni tant i te fèsc desperè
ma ades ie pronti a te daidè
Nona, tanti auguri te fajon de cuor
e recordete che per nos duc tàs en gran valour!
Tua nipote ELISA
42
«Le nuove del Pais»
LA TAULA CURTADA Benedizion de le nuove cèse
via le Ròe ja Renac-Fodom
Questo è il titolo del teatro
rappresentato dalla filocomicodrammatica di Vallada
Agordina lo scorso 18 luglio
in sala congressi di Arabba.
La vicenda narrata racconta il dramma dell’emigrazione forzata verso il Brasile,
vissuta verso la fine dell’800.
La storia dall’inizio seriosa
e densa di momenti commoventi si snoda poi in esileranti
vicende famigliari e ciacole
di paese.
Una compagnia di attori
davvero bravi e affiatati,
spontanei e divertenti.
Tanti gli applausi del pubblico destati dalla bravura e
dalle divertenti battute degli
attori.
La regista e amica Paola
Davare ha saputo con grande
maestria far rivivere un pe-
riodo così delicato e doloroso
di tanti nostri avi che han
dovuto per forza emigrare lasciando affetti e famiglia per
guadagnarsi il pane in terre
lontane ma ha anche saputo
far affiorare il lato comico e
burlone.
Un grazie particolare al
Dott. Benno della Banca Raiffeisen di Arabba e dal
Comune di Fodom per aver
sostenuto materialmente
questa iniziativa. Le offerte
raccolte andranno direttamente in Brasile in mano di sr
Laura Rossi.
Da questo giornale vorremmo far pervenire un caro
saluto e un grazie a tutta la
compagnia di teatro di
Vallada e un plauso alla disponibilità dei Fodomi.
Marilena
20 agn de coperativa Villa
Roma e benedizion de 20
apartamenc nuos per jent da
fodom.
Lè stè benedì ntè na
giornada de sorogle da sior
Vito de Vido prève da Rèba e
sior plevàn Murer da la Pliè n
domània 12 de otobre 20
nuos apartamenc per la jent
da Fodom ja le Roe a Renac.
Lè ruè per l’ocajon ence
don Gabriele Bernardi dalla
Terra Santa ulà che da agn là
l’albierc, lè stè dàl l promotor
e ideator de la coperativa.
Damiano Demattia, president, là prejentè na documentazion detagliada dei
laurs che à costè 4 milions de
euro per ste cese nuove, ma
là ence metù davant fora chel
che lè ste fat nte vint agn de
Coperativa Villa Roma, con 5
gragn loti de cese: l prum a la
Pliè proprio col inom villa
Roma, l secondo jà Salejei, l
terso jà San Jan, l quarto via
Sourarù, e l quinto ja le Roe
de Renac. L presidente lè
daidè da n comitè de
persone valide come Valter
Ciai, Roberta da Rènac,
Martina dei monesc e autri.
La plu bela sodisfazion l’ disc
lè stè chëla che l amini-
strazion del comun là dagnara dè na màn e da chëla
pèrt on fat saurì, no se pò dì l
medemo dei autri organi istituzionai. A descorast oltre a
don Gabriele Bernardi ence l
sindaco Ugo Ruaz e l ex
Sindaco Gianni Pezzei, l’ing.
Boranga e n rapresentànte
del Bim. La gran fiducia disc
ncora l president che on dà la
jent da fodom che là aprezè l
nost laur, l ne dà l’estro per
continuè sùn sta strada, e
son disposti a ji nnavant per l
ben de Fodom.
Le Roe lè n taren che se
ciapa a ji su la strada de
Chierz, apana soura Renac.Leva na zona continua l
president prevista dal piano
regolator de fè su cèse, ma lè
ste gran dificoltè co la Soprintendenza che leva den
nauter parer, spo ence la forestal che là metù n an a
dezide per fè l lotto del bosc
e, ades on ncora n problema
col acquedotto che lè stè
paiè da nos, ma che no ven ricognosù per l defalchè dai
debic; davò avei sorpasè
dute stè dificoltè siera ite l
president a fè le cèse le stè
quasi saurì.
Goffredo Dander
n cin de Fodom
AMOR E CONCORDIA DËIDA LA MEMORIA
È bù alegrëza a scrive per fodom
nosè ncan che méva vignù stà ispirazion
è scomencè, no me recorde ncan
ma desegur davànt tànc de agn.
A scola jive très giàn
l sentimento lève bon
a ji a studiè no sava l muòt
e cosci noneva auter che fè fagot.
Fora n Puster e po a Bolsan
no se podàva avei nchersedum
guai se fè la gonela (che volava di
tournè a cèsa)
se tournava a mossei fè le tiradum.
A scrive a cèsa na corispondenza
se mossëva pensè soura con pazienza
n cin de puster e l alfabeto per talian
mi, mè pensè e... se scrivësse per
fodom?
Chëst lè n pensier che mè très restè
percieche nost lingaz no vegne mei
desmentiè
Al termine della processione con la
Madonna del Rosario ad Arabba.
La pruma poejia lè scrita dal Aimaria
e chësta le stè chëla che mà dè l via
è scrit trop su la natura
e le usanze n general
per Fodom lè stè mia scritura
e po i lo liec per duta la val.
E po le ruè don Alfredo Levis
con gran iniziativa
la volù che sul folgio parocchial
siebe tres na mia poejia.
E coscì è metù màn de colaborè
e con tànc de autri ncora
doi libri è fat stampè
che mie memorie pobe restè.
Che duc lieje e descore tres Fodom
e trope oute vedei alla
Rai e alla televijion
La val fodoma lè amirada,
la nonà demè n bèl guànt
le ciariada de poeti
ades esse giàn che lori vade nnavànt.
Con amor e concordia
auguri a duc de Bon Nadel
e perion che l’an nuof
doimilediesc
l ne porte benediscion e pèsc.
Pierina de Jàn nov. 2009
«Le nuove del Pais»
43
ARABBA REBA= NOVITÈ NEWS
GRUPPO “INSIEME
SI PUÒ...” FODOM
RACCOLTO
(scianscioni da Fodom)
Domenica 15 novembre in
Sala congressi di Arabba c’è
stato un pomeriggio con castagnata musica e balli organizzato dal Gruppo “Insieme
si può...” Fodom. Per l’occasione in rappresentanza dell
ISP di Belluno è arrivato Daniele che ha presentato un
video della manifestazione
alle Tre Cime di Lavaredo nel
luglio scorso per sensibilizzare la fame in Africa. Rita
Rossi ha pure presentato un
interessante video di sua sorella Sr. Laura in Brasile.
Una bella occasione per
La raccolta delle patate
provenienti da vari stati del
mondo (avevamo pubblicato
la semina in primavera) ha
dato grande soddisfazione
alla Frida Tidal di Varda e il
raccolto è stato generoso.
Le migliori sono risultate
quelle provenienti dalla Sicilia e dal Sud-Africa tutte
molto grosse, le migliori di
sapore invece sono quelle
provenienti dalla Bolivia,
mentre quelle del Cile,
Croazia e Russia un po’ meno,
da notare anche la buona
qualità di quelle provenienti
da Cuba e dall’Egitto mentre
quelle della Cina sono maturate un po’ rugose.
La Bolivia ha una patata
interessante rossa e bianca a
righe ma molto buona di
sapore specialmente per i
“scianscioni” fatti alla
fodoma (con cipolla).
La Frida molto intelligentemente ha messo da parte
già le sementi per la prossima
semina.
LAGHI ARTIFICIALI E
PRIMA NEVE
NOVITÀ DAL CORO
Arrivo anticipato della
prima neve che ai primi di novembre registrava ad Arabba
40 centimetri di neve fresca,
mentre più in alto il manto
nevoso oltrepassava i 60 centimetri. Impiantisti e albergatori contenti ma... verso
fine novembre le temperature si sono alzate e non
hanno lasciato la possibilità
di sparare nuova neve artificiale.
La costante mediazione (e
preghiera) dopo varie difficoltà, del coro parrocchiale,
ha avuto il suo epilogo nella
giornata di incontro coi componenti del coro che in sala
parrocchiale hanno trattato i
vari problemi insieme a don
Vito.
La encomiabile disponibilià del parroco che sarà presente alle prove con la sua
esperienza nel coordinare i
stare insieme rallegrati dalle
musiche di Mario e Max e
scaldati dalle castagne e brulè
del Ruge.
Il mercatino allestito ha
portato una cifra di quasi
mille euro che verrà destinata
ai missionari fodomi .
È stato proposto di sensibilizzare alberghi e ristoranti
con una dicitura da inserire
nelle carte del menù che con
1 euro si può sfamare un
bambino in Africa per diversi
giorni. L’iniziativa effettuata
l’anno scorso a Belluno ha
avuto un enorme riscontro
canti è valsa la fatica di proseguire con decisione. Alcune
voci giovani si fanno avanti e
anche se in punta di piedi
sono un buon segno per il
futuro.
Con questo rinnovo si riparte con entusiasmo grazie
alla disponibilità dei componenti del coro e si prospetta
un futuro di grazia e di bella
unione corale per la “Gliejia
da Rèba”.
L’inizio della stagione è affidato pertanto alle preghiere
e alla diminuzione delle temperature. Per i primi di dicembre è prevista però una
bella nevicata. Dopo grandi
lavori estivi sono stati approntati anche 2 laghi artificiali, uno al PoravescovoPescoi e uno in zona Savinè
verso i Bec de Roces, l’acqua
dei quali servirà per l’innevamento delle piste da sci.
44
«Le nuove del Pais»
DOLOMITI - UNESCO
Scarsa affluenza di operatori del turismo nella sala
Taulac di Pieve di Livinallongo dove si è svolta il 12 novembre una conferenza sul
tema Dolomiti - patrimonio
naturale dell’umanità.
Relatori il prof. Piero Gianolla, il dott. Sandro Furlanis
e il dot t. Emiliano Oddone
dell’univesità degli studi di
Ferrara che hanno esposto le
varie problematiche dopo
che la prov. di Belluno è diventata coordinatrice della
gestione con sede provvisoria
NUOVA COSTRUZIONE
nei locali della provincia. Si
tratta di gestire una elaborazione strategica e sostenibile
del territorio e istituire una
fondazione Dolomiti Unesco
finalizzata a presentare il territorio come “unicum”, tenendo conto delle geomorfologie ambientali.
Su questo patrimonio naturale l’UNESCO non mette
vincoli ma lascia la decisione
alla gente e agli amministratori del territorio purchè
si attengano alle regole previste.
Pè da la Coda per chi non lo
conosce è una località tra
Arabba e Pont de Vauz
(Pordoi): è lì che sta nascendo una nuova costruzione di
proprietà di Paolo Degasper
“Padi”, allevatore di Livinal-
longo. Accanto alla costruzione ha una stalla con
mucche, manze e cavalli, i
quali vengono accuditi giornalmente con non pochi sacrifici.
RIPARI VALANGHE
Sono iniziati i lavori per la
protezione valanghe tra
Arabba e Varda verso il Campolongo. La ditta ha iniziato i
lavori a tempo di record
anche se ci vorrà del tempo
per terminare. Il progetto è
un brevetto elvetico garantito 30 anni, con la possibilità di piantare anche degli
alberi, pertanto dovrebbe
avere un minimo impatto
ambientale.
STRADA DELLE
DOLOMITI
Grandi festeggiamenti al
12 settembre per i 100 anni
della strada delle dolomiti.
Vari filmati e foto sono stati
ampiamente descritti da tutti
i media su vari giornali e su in-
La prima fila di tronchi di
protezione è già stata installata e tempo permettendo, ne seguiranno altre tre
file più lunghe, tutto questo
serve da riparo anche alla
zona Plaiac dove in zona sottostante ci sono alcune abitazioni e officine. Il lavoro decisamente non facile è stato
eseguito con un ragno (ancorato a monte) e i tronchi
trasportati con l’elicottero.
NOVITÀ RACCOLTA
DIFFERENZIATA
ternet. Le belle immagini in
una giornata di sole hanno
fatto il giro del mondo, e la
gente di tutto il comune è
stata coinvolta per valorizzare una riedificazione
storica con costumi dell’epoca.
Partirà a dicembre la raccolta differenziata da parte
del Comune di Livinallongo
nella nuova zona ECO
CENTRO di Renaz debitamente attrezzata. La novità è
che ogni attività dovrà attrezzarsi per portare durante 4
giorni settimanali e a orario
stabilito i prodotti differenziati: carta, vetro, cartone,
plastica, ferro e materiali vari.
Nel 2010 partirà invece la
raccolta porta a porta per i
contenitori dell’umido.
Ognuno si dovrà premunire
di vari bidoni che verranno
versati direttamente nei contenitori grandi che a Renaz
sono al coperto e nello stesso
tempo sono anche comodi
per lo scarico.
UFFICIO
INFORMAZIONI
Tecnici della provincia
insieme all’ assessore al turismo del Comune sono al
lavoro per valutare la sistemazione dell’ufficio Informazioni di Arabba.
Il locale in centro piazza
di proprietà Filippin non
era più disponibile allo
scopo.
È stato programmato di
spostare gli uffici nei locali
messi gentilmente a disposizione dal Garni Emma in
attesa di ulteriori sviluppi.
Peccato, perché il
Centro Servizi era stato
costruito per questo
scopo.
«Le nuove del Pais»
CACCIA
Sta dilagando una forma
molto pericolosa di epizoozia
di rabbia silvestre portata da
volpi, cani e animali contaminati. È stata emanata un
ordinanza della Regione
Veneto per arginare il problema (con vaccino obbligatorio per i cani).
Data la situazione di emergenza si sottolinea l’importanza di segnalare qualsiasi
45
animale trovato morto o con
sintomi sospetti (senza toccarlo), come da ordinanza n.
251 del 24 nov. 2009.
La notizia che le volpi
vengono vicino alle case con
la gente che dà loro da mangiare dovrà cessare proprio
per evitare la possibilità di
contagio della malattia che è
molto pericolosa. Ulteriori
info su www.izsvenezie.it alla
voce rabbia.
Il 15 luglio 2009 presso
l’Università degli Studi di
Padova, Facoltà di Scienze
Politiche,
SABRINA PELLEGRINI
ha conseguito la laurea
magistrale in Politica Internazionale e Diplomazia,
con votazione di 110 e
lode; discutendo la tesi:
“Vietnam 1964-1973: i tentativi di negoziato per una
soluzione pacifica del conflitto”.
Relatore Prof. Antonio
Varsori, correlatori Prof. Lorenzo Mechi e Prof. Francesco Petrini.
PALLA ALDO
Costernazione e sconforto
ha destato in tutta la valle la
scomparsa di Palla Aldo di
Arabba (63 anni) che tragicamente ha dovuto lasciare
questo mondo per una caduta
mentre tagliava i rami di un
albero vicino a casa. Dolore
non solo per i famigliari ma
per tutta la valle di Fodom
dove era amato e apprezzato.
Manca al comitato della Fra-
zione dove membro attivo si
era sempre dimostrato
grande lavoratore e attento
nelle decisioni frazionali.
Grande esperto di caccia e
sempre disponibile nell’aiuto
per tutti. La grande folla al funerale ha voluto essere vicino
ai famigliari ed emblematicamente abbracciarlo e ringraziarlo.
Goffredo Dander
Arabba: Fiera di San Michele. Anche quest’anno sulla piazza di
Freine la riuscita fiera e la mostra del bestiame di Fodom. Bello
vedere anche i piccoli appassionati alla campagna!
SUL SITO
www.valbadiaonline.it Fodom si può scaricare sia le
“Nuove del pais” che vedere
IL CROCIFISSO RINNOVATO
alcune notizie fresche di
Fodom. Giulan a Valbadiaonline e Raiffeisen Rèba.
Per la Solennità di Tutti i
Santi e nel ricordo dei nostri cari
defunti, il grande crocifisso del
cimitero di Arabba è stato rinnovato.
L’ultimo intervento era stato
nel 2000, per l’anno del Giubileo, voluto da don Attilio De
Zaiacomo.
Questa volta l’iniziativa è
partita dalla locale Associazione
Alpini da Fodom, che tanto ringraziamo.
Guidati da Valerio Nagler,
hanno provveduto non solo a
rinnovare il colore (che ormai lasciava vedere il legno sottostante
quasi in tutto il corpo), ma accogliendo un desiderio del parroco
hanno provveduto a proteggere
meglio dalle intemperie il Cristo
con un bello “scrigno” artisticamente realizzato.
Altri due volontari di Arabba,
invece hanno pensato a ripulire e
tornare a fugare con nuova
malta la sottostante pietra che
porta incisi i nomi dei caduti di
Arabba e Varda nella Prima e
nella Seconda Guerra Mondiale.
È stato provveduto anche a
reinserire una canaletta per i fili
elettrici in modo da poter
montare anche un piccolo faretto che valorizzi anche di notte
il volto dolente, ma sereno del
“nost bel Crist de cortina”.
N Dio vel paie ben tant ai
alpins e duc chi che a fat pro!
46
«Le nuove del Pais»
LA VOCE DEI REGISTRI
BATTESIMI
5. SORARUI Patrick, di
Silvano e di Silvia Gabrieli,
nato a Brunico l’11 maggio
2009, battezzato ad Arabba
il 27 settembre 2009, da Alfauro.
6. CREPAZ Asia, di Diego e
di Myriam Berardino, nata
a Brunico il 20 maggio
2009, battezzata ad Arabba
il 4 ottobre 2009, da PradatArabba.
7. CREPAZ Milena, di Piergiorgio e di Nadia Palla,
nata a Brunico il 13 luglio
2009, battezzata ad Arabba
l’8 novembre 2009, da sa le
Roe di Renaz.
Il piccolo Etienne
Scussel, di Stefano e
Cristina Sief, nato a
Latisana (UD) l’8
luglio 2009 e battezzato in Zoldo.
Lorenzo Becker con i genitori Sebastian e Ilaria, il santolo, parenti e
amici nel giorno del suo Battesimo.
Gli sposi Pietro Colleselli e Daniela Molin Fop, sposati a Fusine di
Zoldo alto il 16 maggio 2009.
Crepaz Milena con i genitori e la santola.
Gli sposi Manuel Roncat e Eleonora Crepaz, sposati a Colle Santa
Lucia il 10 ottobre 2009.
Le gemelline Katia e Verena, di Roberto Pallua e Rita, hanno ricevuto il Battesimo nella Parrocchia di San Cassiano in Badia il 20
settembre.
«Le nuove del Pais»
NOTIZIE DAL COMUNE
OFFERTE
Per la chiesa e per
le opere parrocchiali
Roilo Filomena nel 95o compleanno; Gabrielli Giuseppe; Delunardo Eugenio nel 90o compleanno; Testor Nella, Sala; nel
battesimo di Jessica De Lazzer, i
genitori e la nonna paterna; nel battesimo di Crepaz Giacomo, i genitori; Crepaz Paolino; fam.
Martini; Magro Giovanni in memoria della moglie Angela; sorelle
De Toni, Alleghe; Fam. Dorigo
Vincenzo e Olga in mem. Pallua
Virginia; Stierli Ida e Gott,
Svizzera; nel battesimo di Martinazzi Elisa e Vallazza Tomaso, i
nonni da Eraclea; Pezzei Antonio
“Patin” in mem. moglie Virginia;
Pellegrini Rosa (risc.); Gabrielli
Adolfo, Padova; gruppo di pellegrini da Corvara alla chiesa di
Corte; Crepaz Paolino (chiesa di
Andraz); De Carli Anna, Daurù
Pia e Baldissera Paola per chiesa di
Digonera.
OFFERTE VARIE:
Giornata del Seminario-Rosario (260,00); Giornata Missionaria (300).
Per il bollettino
Palla Frida, Cortina; Delazer
Paolo, Agordo; Daberto Beppino,
Padova; Baldissera Ugo, S. Vito
C.; N. N.; Vallazza Giuseppe,
Roma; Flamigni Margherita,
Forlì; Pra Mio Giancarla, Zoldo;
Ada Da Pian, Caprile; Demattia
Vito; Guglielmina; Lang Severina, Laion; Testor Nella; Tiziana De Vallier, Rocca; Simonetta, Falcade; Trentin Anna
Maria, Austria; Delia Vigne, Mas;
Colleselli Riccardo, Conegliano;
De Lazzer Marcello, Corvara; Girardi Elsa, Bolzano; Sief Matilde,
Bolzano; Pinna Giuseppina, Mel;
Vallazza Isidoro, Mondovì; Casaril Luigina; Sorarui Osvaldo,
Reggio Emilia; Crepaz Graziella e
Giuseppina, Cortina; Degasper
Cesare, Bolzano; Crepaz Giuseppe, Varna; Maria De Toni, Alleghe; Testor Vanda, Vigo; Palla
Irma, Bolzano; Palla Maria,
Cortina; Cortesi Flaminio,
Bergamo; Stierli Ida, Zurigo;
Crepaz Livia Bolzano; Donatelli
Rina-Tai di Cadore in occ. nascita
nipote Alice; Quellacasa Irene, Fai
di Paganella; Tavella Guido,
Badia; Vallazza Erica, Alleghe;
Michielli Ines, Cortina; Testor Ottavio, Germania; Dorigo Enzo e
Olga, Corvara; Dorigo Silvia, San
Cassiano; Gabrielli Adolfo,
Padova; Carlo e Antonietta,
Gardolo; famiglie Vittur, Palermo; Pellegrini Paula, Belluno;
Taufer Paola, S. Giustina; Palla
Ghitta, Valmontone; Deltedesco
Flora, Limana; Gamba Caterina,
Zoldo; Masarei “Chicco”.
Uscite: spese per la stampa e per
la spedizione del n. 4/2009 euro
2793,09 da dividersi tra le tre parrocchie del Decanato.
Nota: Rivolgo un grazie di
cuore a chi ha offerto per le chiese,
per il riscaldamento e per il Bollettino. Segnalate eventuali errori
o dimenticanze. Grazie.
Viabilità e sicurezza
Sono stati approvati i seguenti progetti esecutivi-definitivi:
Interventi per la messa in sicurezza della viabilità Comunale nelle località di
Collaz, Pè d’Ornella e Larzonei per un importo complessivo di 57.411 .
● Lavori di rifacimento di
strutture stradali danneggiate dalle nevicate dell’inverno 2008/09 nelle località
di Federa e Corte per un importo complessivo di
125.200 .
● Lavori di rifacimento di
strutture stradali danneggiate dalle nevicate dell’inverno 2008/09 nelle località
di Contrin per un importo
complessivo di 54.000
(lavoro già eseguito).
● Intervento per la mitigazione
del rischio di caduta massi
sulle strade comunali di Fondovalle e Palla per un importo complessivo di
149.757 di cui 132.318 finanziato dal Fondo per la valorizzazione e la promozione
delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le
Regioni a statuto speciale Anno 2007, Interventi di
messa in sicurezza della viabilità extraurbana.
●
Scuola
●
È stata deliberata la liquidazione del contributo per gli
studenti delle scuole Superiori e Universitarie per
l’anno scolastico 2008/09
per un importo di 12.180 e
per gli studenti delle scuole
Elementari e Medie provenienti da frazioni distanti per
l’importo di 2.760 .
presso la Casa di riposo Comunale “Villa S. Giuseppe”.
Contributi
Allo Sci Club Arabba, quale
contributo alla spesa sostenuta per la sostituzione di
un pulmino, è stato concesso
un contributo di 6.000 .
● Alla Banda da Fodom per
contribuire alle spese sostenute per la Scuola di
Musica sono stati concessi
7.000 .
● Un contributo di 350 è stato
concesso al Gruppo “Insieme si può...” Fodom.
● Al Coro Femminile Col di
Lana, un contributo di 1000
per sostenere l’organizzazione di un gemellaggio con
il gruppo vocale femminile
“Dolci Armonie” di Parma.
●
Urbanistica
●
È stata recepita la Legge Regionale n. 14 dell’8/7/2009
“PIANO CASA” con delle
restrizioni, atte a cercare di
favorire il più possibile le situazioni dei cittadini residenti.
Varie
●
È stata approvata la convenzione con il Demanio dello
Stato, per la concessione in
uso del Castello di Andraz
per i prossimi 6 anni per un
canone annuale di 2.200
atto reso necessario per l’adesione al progetto INTERREG IV 2007/2013
“Transmuseum” che permetterà di eseguire dei lavori
di restauro conservativo e di
dotare il Castello di un sistema informativo multimediale.
47
Il consiglio ha deliberato di
aderire alla gestione associata del servizio di Segreteria Comunale con i
Comuni di Pederobba e Crocetta del Montello, avendo
individuato nella Persona del
dott. Ugo Della Giacoma la
figura ottimale, essendo già
stato Segretario di questo
Comune dal 1980 al 1999,
salvo brevi periodi di incarico su altre sedi, svolgendo in maniera egregia il
suo compito istituzionale,
dando prova di professionalità e principalmente di attenzione e sensibilità agli
obiettivi proposti.
● È stata concessa mediante
gara, la gestione delle 6 unità
abitative, site nel Centro
Servizi di Arabba alla Ditta
“HOME SERVICE” per un
importo di 52.260 .
● Approvato l’acquisto di un
mezzo “SUZUKI Gimny
4x4” allestito e dedicato alla
Polizia Municipale per un
importo di 21.035 di cui
18.931 finanziati con il
contributo della Legge Regionale 30 del 26.10.2007.
● Stipulata la convenzione tra
il Comune e la Società Cooperativa Sociale “LA VIA”
di Agordo, per la gestione
dell’ecocentro comunale per
la raccolta di rifiuti urbani
pericolosi ed assimilabili,
ubicato in località Renaz.
● Nell’ambito del Piano Comunale di Protezione Civile,
è stato dotato il Municipio di
un gruppo elettrogeno, in
quanto, in caso di emergenze
il Municipio stesso funge da
Centro Operativo Comunale, necessaria pertanto
una alimentazione alternativa nell’eventualità di una
mancanza della rete elettrica.
●
Maurizio Denicolò
Personale
●
Palla Andrea ha brillantemente superato l’esame richiesto dal concorso pubblico indetto dal Comune per
l’assunzione di 2 posti di
operaio a tempo pieno, specializzato nella conduzione
di macchine operatrici complesse e autista scuolabus,
assicurando così almeno uno
dei posti ad un giovane
locale.
È stata assunta a tempo indeterminato per concorso pubblico la Sig.ra Zimmermann
Zofia Krystyna, con la qualifica di Infermiere Cat. D,
Digonera 8 novembre 2009, festa del Ringraziamento.
48
«Le nuove del Pais»
ANAGRAFE
NATI:
MATRIMONI:
1) CREPAZ Giacomo (Salesei) nato a Pieve di
Cadore il 07.09.2009.
2) FRANZINI
Alessio
(Arabba) nato a Belluno il
01.10.2009.
3) PEZZEDI Chiara (San
Cassiano/Castello) nata a
Brunico (BZ) il 15.10.2009.
4) CREPAZ Valery (Salesei)
nata a Feltre il 19.10.2009
5) PALLA Allison (Renaz)
nata a Brunico il
20.11.2009.
RONCAT Manuel (Arabba)
con CREPAZ Eleonora
(Colle Santa Lucia) il
10.10.2009 a Colle Santa
Lucia
MORTI:
6) MARCHI Emilio (Corvara) nato a Pezzei il 24.11.1922
e deceduto a Corvara il
31.10.2009, coniugato con
Rungerr Felicita, padre di tre
figli.
7) PALLA Pietro Aldo
(Arabba) nato a Cernadoi il
24.05.1946 e deceduto ad
Arabba il 24.11.2009, coniugato con Vallazza Antonietta, padre di due figli.
Il Centro Valanghe studierà
il “permafrost”
3) FOPPA Ivan (Corvara)
nato a San Candido (BZ) il
29.08.1976 e deceduto a
Brunico il 07.10.2009, celibe.
1) PALLUA Angela (Modica
- Ragusa) nata a Ornella il
20.02.1944 e deceduta a
Modica il 09.09.2009, coniugata con Magro Giovanni, madre di due figli.
2) ZANVIT Ivo (Rocca
Pietore) nato a Laste il
25.01.1949 e deceduto ad
Agordo il 30.09.2009, vedovo
di Demarch Elena, padre di
tre figli.
4) MURER Annamaria (Livinè) nata a Davedino il
02.02.1922 e deceduta a
Livinè il 14.10.2009, vedova
di Gliera Natalino, madre di
sei figli di cui quattro morti.
5) PALLUA Virginia (Col
d’Ornella) nata a Col d’Ornella il 31.08.1922 e deceduta
ad Agordo il 18.10.2009, coniugata con Pezzei Antonio,
madre di due figlie.
La giunta regionale, su iniziativa dell’assessore Chisso ha
deciso di dotare il Centro Valanghe di Arabba, che fa parte dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (Arpav), di una stazione nivometeorologica
per il monitoraggio del permafrost (terreno che per convenzione
presenta per almeno due anni consecutivi una temperatura
media annua inferiore a 0 gradi centigradi n.d.r.).
Contemporaneamente ne verrà inoltre aggiornata la carta
della distribuzione potenziale, che sarà estesa a tutta la provincia di Belluno. Ai tecnici del Centro Valanghe toccherà infine
completare il database relativo ai “rock glacier” e a produrre il relativo materiale divulgativo.
L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Permanet”, uno
dei dodici finanziati nell’ambito dell’iniziativa comunitaria
“Alpine Space” per la cooperazione territoriale europea. “La
stazione” spiega il climatologo del Centro di Arabba, Andrea
Crepaz, “verrà posizionata sotto la cima del Boé, poco distante
dal Lèch Dlacé (Lago Ghiacciato).
In quel punto verrà realizzata una perforazione della roccia
fino a 30 metri di profondità, nella quale saranno posizionate
delle sonde per rilevare la temperatura del terreno alle varie profondità, che in termini tecnici viene chiamata “catena termometrica”.
“Nel territorio dolomitico, continua Crepaz, le aree caratterizzate dal permafrost sono molto limitate rispetto ad esempio
alle Alpi occidentali. Le carte in nostro possesso, elaborate in
base ad alcuni dati scientifici, ci danno una mappa potenziale
della sua dislocazione. Una di queste è proprio sotto la cima del
Boé”.
Qual è lo scopo di questo studio?
“Rilevare la presenza del permafrost e le sue eventuali variazioni ha almeno una duplice importanza. Dove questo sparisce
infatti si verificano dei crolli e dei cedimenti dei terreni. Vi potrebbero ad esempio essere rifugi o anche stazioni di impianti
sciistici costruiti, inconsapevolmente, sopra. Saperlo quindi diventa importante.
In secondo luogo con questo studio è possibile valutare le risorse idriche. Non da ultimo, l’influenza che questo può subire
dal riscaldamento globale”.
In un recente convegno a Zurigo, i partner bolzanini del progetto, hanno proposto la realizzazione di una stazione di rilevamento ancora più ardita, che prevede di trapassare da parte a
parte la cima del Boè. Ma questa, per il momento, è un’idea
ancora tutta da verificare.
Al progetto “Permanet”, il cui capofila transnazionale è la Provincia Autonoma di Bolzano, partecipano oltre al Veneto: l’Agenzia per l’Ambiente bavarese; l’ARPA Piemonte, le province
di Trento e Valle d’Aosta, Trento, il Ministero Federale Austriaco
per l’Ambiente; le Università di Innsbruck, Graz, la Joseph Fouriere, l’Istituto centrale per la Meteorologia e la Geodinamica di
Salisburgo, il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica e l’Istituto per la Tecnologia di Grenoble, l’Ufficio Federale svizzero
per l’Ambiente.
(SoLo)