Il Nursing Forense: nuove prospettive
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Il Nursing Forense: nuove prospettive
IPASVI_News_3_04OK 26-10-2004 16:36 Pagina 37 pubblicazioni Il Nursing Forense: nuove prospettive A. Farneti , M. Cucci, G. Gavana, Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni Università degli Studi di Milano M a che cos’è il F.N.? Il Forensic Nursing (F.N.) nasce negli Stati Uniti, dopo che da tempo veniva esercitato senza una specifica preparazione tecnica1; nel 1992 è stata fondata l’International Association of Forensic Nurses. Dal 1997, con la pubblicazione degli standard e degli ambiti del F.N., questa materia è entrata a far parte dei programmi formativi tradizionali. In sostanza è l’applicazione delle scienze infermieristiche agli aspetti forensi di interesse sanitario e sociale che consente all’infermiere di assistere le vittime di traumi, di violenze, di abusi ed in generale di attività criminali. Malgrado i limiti di questa, come di qualsiasi definizione, emerge come il forensic nursing si possa esplicare in numerosi ambiti operativi; infermieri, che hanno avuto un idoneo training, possono partecipare all’investigazione sulla scena di un crimine, assistere adeguatamente le vittime di violenze, soggetti mentalmente disturbati, siano essi vittime e non, collaborare nelle attività dell’ufficio del coroner, investigare la scena di un infortunio lavorativo. Questa in estrema sintesi l’esperienza americana. La realtà italiana è ancor lungi da questi traguardi. Difatti, nel percorso infermieristico universitario il corso di medicina legale impartisce fondamenti di base ma con una chiave di lettura medica e non infermieristica; il corso contiene un programma ristretto di medicina legale che comprende nozioni di diritto (in sostanza l’unico momento in cui l’infermiere viene a contatto con tali tematiche viste in una prospettiva medico-giuridica), forme di attività medico legale (certificato, cartella clinica e referto), definizione di lesività, qualche con- Hammer R. Caring in forensic nursing. Expanding the holistic model. Journal of Psychosocial Nursing & Mental Health Services. 2000; 38: 18-24 1 38 cetto di responsabilità professionale e di accertamento della morte e notizie a ciò correlate. Trattasi di argomenti di estrema importanza nello svolgimento della professione infermieristica ma di scarso ausilio nella specifica formazione del forensic nursing che richiederebbe un addestramento specifico sia teorico sia pratico. Infatti, alla luce dei cambiamenti delle scienze della salute si renderebbe necessaria la revisione dei percorsi formativi dei professionisti sanitari. In particolare, rispetto alle scienze infermieristiche, pur rispettando l’impronta tecnico-scientifica sarebbe utile allargare la formazione a nuovi ambiti, uno dei quali è il forensic nursing. Preparare al F.N. significa incorporare in un’unica materia scienze forensi e sociali che vanno ad integrarsi con materie sanitarie, giuridiche e modelli comportamentali, educando l’infermiere forense al riconoscimento di problematiche d’interesse medico legale. Ma quali sono le reali e attuali possibili applicazioni pratiche nell’esercizio della professione infermieristica? Anzitutto non deve essere dimenticato che l’infermiere, in quanto esercente la professione sanitaria, è anch’egli responsabile dell’identificazione e, quando richiesto, della denuncia dei segni e sintomi riconducibili a casi di abusi o violenze sessuali, violenze domestiche, stati d’abbandono, tentati suicidi, abuso di sostanze stupefacenti, sofisticazioni alimentari. Da ciò deriva non solo l’obbligo di referto ai sensi dell’art. 365 c.p.2 o di denuncia di reato come previsto dall’art. 361 c.p.3 ma anche la necessiart. 365 c.p. Omissione di referto: “chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza o opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto per quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne all’Autorità Giudiziaria indicata nell’art.361, è punito …” 2 IO INFERMIERE - N.3 /2004 IPASVI_News_3_04OK 26-10-2004 16:36 Pagina 38 tà di una maggiore attenzione e preparazione a queste specifiche tematiche che rientrano nell’ambito della formazione e quindi del bagaglio culturale di ogni infermiere. L’attività infermieristica forense già si svolge, di fatto, nella realtà quotidiana in alcune particolari prestazioni professionali. Prima fra tutte per la sua elettiva connotazione medico legale è la pratica infermieristica in sala autoptica. L’attività di sala anatomica si prefigge come scopo principe l’identificazione della causa di morte ed eventualmente di un agente patogeno; in particolare l’autopsia medico legale ha il fine di rilevare e dirimere casi di interesse giudiziario e quindi quelli in cui sia intervenuta una lesività esogena di qualsivoglia natura e di svolgere il ruolo di tramite ed interfaccia tra scienza medica e ordinamento giuridico. Ne deriva che la difficoltà intrinseca di questo tipo di attività necessiti di elevate competenze tecnico-scientifiche di cui tutti gli operatori dovrebbero disporre. In concreto l’infermiere forense di sala settoria svolge il proprio operato nel rapporto relazionale con i parenti, nell’assistenza al riconoscimento della salma, nella collaborazione con il medico durante l’esame necroscopico, nella raccolta e custodia dei campioni biologici e dei corpi di reato4 ed, infine, nella ricomposizione della salma una volta ultimata l’autopsia. Per lo svolgimento di tali mansioni in Italia non è previsto un curriculum formativo e nemmeno uno specifico profilo professionale e ciò contrasta apertamente con la natura tecnica altamente specialistica della suddetta prestazione. Ai giorni nostri si fa sempre più stringente l’esigenza di una formazione specialistica, i medici sentono la necessità di avvalersi della collaborazione non di volenterosi e intraprendenti assistenti bensì di validi e preparati professionisti, capaci di condurre in art. 361 c.p. Omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale: “Il pubblico ufficiale il quale ometta o ritarda di denunciare all’Autorità Giudiziaria un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue funzioni, è punito…” 4 Evans MM, Stagner PA, Rooms R. Maintaining the chain of custody – evidence handling in forensic cases. AORN Journal 2003; 78: 563-9 3 IO INFERMIERE - N.3 /2004 sinergia una nobile professione come quella ora descritta. La complessità dei casi e la delicatezza delle circostanze nelle quali questi si realizzano impongono, a tutti i livelli, oltre ad una preparazione di base anche un continuo aggiornamento e una formazione ad hoc. La violenza sessuale. A Milano esiste da numerosi anni il centro di Soccorso Violenze Sessuali con sede presso la Clinica Mangiagalli degli I.C.P.; tale attività, che vede coinvolti, tra gli altri, anche alcune infermiere, ripropone con successo l’esperienza di altri paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti, dove esiste la figura del Sexual Assault Forensic Examiner che di solito viene impiegato in Pronto Soccorso o su richiesta della vittima o di altre figure sanitarie5. Il suo compito consiste nel fornire la prima accoglienza alle vittime, intervistarle, collaborare nell’esecuzione dell’esame esterno, registrare i reperti e, nell’esperienza americana, può funzionare da testimone nei casi di interesse giuridico. Una specifica competenza tecnica consente a questo tipo di infermiere di preparare adeguatamente la vittima alla visita specialistica, che deve essere sia ginecologica sia medico legale e di collaborare nella creazione di un clima disteso che riduce, per quanto possibile, lo stress della situazione che la vittima sta vivendo. Proprio dall’esperienza americana proviene il dato che le vittime di violenze sessuali si rivolgono più facilmente a strutture sanitarie dotate di questo tipo di intervento, poiché sanno che potranno ricevere un’assistenza professionale ed al contempo empatica, capace di ridurre le difficoltà del momento. La realtà milanese è particolarmente favorevole se confrontata con quella del territorio nazionale; tuttavia, pare del tutto evidente la necessità di una maggiore e capillare estensione di tali strutture e quindi dell’incremento degli operatori sanitari specificatamente preparati. Palmer L. The impact of child sexual abuse on the children of survivors. Implication for forensic nursing. Journal of Psychosocial Nursing & Mental Health Services. 1996; 34: 42-6 5 39 IPASVI_News_3_04OK 26-10-2004 16:36 Pagina 39 L’assistenza infermieristica carceraria. In alcuni Paesi, come l’Australia, il forensic nursing nasce proprio nelle carceri al fine di ridurre il carico lavorativo del personale medico6,7. Solo dal 1990 è stato previsto l’impiego di infermieri professionali all’interno delle carceri italiane; in precedenza si formavano, con un corso di sei mesi, agenti di polizia penitenziaria con delega di mansioni infermieristiche. Ad oggi gli infermieri che operano nelle carceri italiane sono circa 1700, di cui la minoranza sono dipendenti del Ministero di Giustizia, mentre in larga parte vengono forniti da cooperative e associazioni che, sovente, reclutano infermieri stranieri o in pensione. Inoltre, la realtà sanitaria carceraria del territorio nazionale è estremamente variegata, includendo situazioni in cui esiste l’infermeria (le più frequenti) ed altre dotate di Centro Clinico, parzialmente assimilabile ad una realtà ospedaliera. Il detenuto malato qualunque sia la patologia, ha delle stigmate che lo connotano: in particolare la condizione detentiva e contemporaneamente quella di malato lo spingono ad esagerare i propri sintomi, se non a simularli, al fine di ottenere i possibili benefici. L’infermiere, di solito colui che più di altre figure sanitarie si relaziona con il detenuto, deve essere addestrato a questo tipo di rapporto che si svolge in ambiente e secondo regole assolutamente inusuali. Da non dimenticare poi il ruolo importante dell’infermiere all’arrivo in carcere di soggetti problematici (AIDS, tossicodipendenti, extracomunitari) e nella loro gestione nel prosieguo della detenzione. Evans A, McGilvray L. RNs trial a forensic nursing service. Australian Journal of Advanced Nursing. 1997; 14: 11-5 7 Doyle J. Forensic nursing: a review of the literature. Australian Journal of Advanced Nursing. 2001; 18: 32-9 La realtà attuale è quella di infermieri praticamente solo di fatto, che hanno maturato un’esperienza diretta in assenza di qualsivoglia preparazione e che si trovano, talvolta, ad improvvisare con risultati non sempre ottimali. L’infermiere di una struttura penitenziaria dovrebbe iniziare la propria attività avendo ricevuto nozioni di diritto e di psicologia, oltre che il normale addestramento professionale; in assenza di tutto ciò non c’è da meravigliarsi se, a dispetto dell’importanza del ruolo svolto, tale professione viene considerata, dagli stessi infermieri, come una scelta lavorativa di ripiego ed in quanto tale non ambita. Migliorare la formazione professionale di questi infermieri servirebbe, in primo luogo, a ridare dignità professionale a queste figure sanitarie. L’infermiere di psichiatria. Il particolare ruolo svolto da questa delicata figura infermieristica è da tempo percepito, basti pensare alla moltitudine di pubblicazioni e convegni monotematici. In parallelo all’evoluzione delle scienze psichiatriche, l’infermiere è divenuto da semplice custode dei folli a vero e proprio professionista del settore, impegnato nella gestione del paziente acuto così come in quella, di più ampio respiro, della cura e riabilitazione del paziente cronico. È proprio in questo ambito che l’infermiere forense ha trovato ampio impiego in altri Paesi8, creando una sorta di interfaccia tra il disturbo mentale ed il controllo della criminalità. Malgrado l’esperienza di altri Paesi e l’ampliamento delle conoscenze specifiche, in Italia, la professione dell’infermiere psichiatrico rimane tuttora particolare per sue intrinseche caratteristiche; difatti, la delicatezza dei trattamenti terapeutici, l’impiego delle pratiche di contenzione, l’incertezza del rapporto con paziente sovente in bilico tra il possesso e l’assenza della capacità di intendere rendono il nursing in ambito psichiatrico unico nel suo genere. Per tali ragioni non si può prescindere da una formazione specifica e ricca- 6 40 Mason T, Mercer D. Forensic psychiatric nursing: vision of social control. Australian & New Zealand Journal Mental Health Nursing. 1996; 5: 153-62 8 IO INFERMIERE - N.3 /2004 IPASVI_News_3_04OK 26-10-2004 16:36 Pagina 40 mente impregnata di conoscenze medico legali. Queste le attività infermieristiche di impronta forense che già nella pratica quotidiana si svolgono ma ne esistono di ulteriori, sperimentate in paesi anglosassoni e che anche da noi potrebbero trovare un utile sviluppo. Anzitutto, come già accade negli Stati Uniti9, di interesse potrebbe essere la collocazione, all’interno dei pronto soccorsi, della figura di un infermiere forense appositamente preparato al riconoscimento ed alla descrizione delle lesioni con finalità di acquisizione della documentazione per la tutela degli interessi delle parti coinvolte. Inoltre, del pari di quanto detto per gli infermieri addetti all’accoglienza di soggetti vittime di violenza sessuali, questi operatori potrebbero efficacemente prestare la propria assistenza nel caso di vittime di qualsivoglia tipo di violenza e di crimine con l’intento di migliorare la qualità del servizio e dell’assistenza offerta sia nell’immediatezza dei fatti, sia nel prosieguo della vicenda. Infatti, nel momento in cui il soggetto si rivolge ad una struttura sanitaria poco dopo lo svolgimento dei fatti, ossia in una situazione inevitabilmente connotata da importanti valenze emotive e psicologiche, sarebbe di estrema importanza poter fornire un’assistenza tecnica specifica, altamente qualificata (basti pensare al rilievo che potrebbe assumere l’erronea descrizione di una lesione o l’inappropriata conservazione di un reperto) finalizzata anche al superamento o almeno al contenimento dello stress, oltre che a garanzia di un’adeguata prestazione professionale e quindi della tutela delle parti. Vi è poi la possibilità di impiegare infermieri adeguatamente preparati in ambito investigativo come ad esempio in corso di sopralluoghi giudiziari; in tali occasioni, la presenza di personale specificatamente addestrato, capace di collaborare con il medico legale e con le forze dell’ordine potrebbe essere di fondamentale Goll-McGee B. The role of the clinical forensic nurse in critical care. Critical Care Nursing Quarterly. 1999; 22: 8-18 10 Bear ZG. Crime scene responders: the imperative sequential steps. Critical Care Nursing Quarterly. 1999; 22: 75-89 9 IO INFERMIERE - N.3 /2004 importanza nello studio della scena di un crimine. Allo stato le procedure di sopralluogo sono ben lontane dagli standard dei paesi anglossassoni10 e ciò anche per l’assenza di personale adeguatamente preparato ed uniformemente distribuito sul territorio nazionale. Non pare peregrino ipotizzare un team di professionisti capaci di svolgere questo tipo di attività e del quale possa far parte anche un infermiere professionale non necessariamente appartenente alle forze dell’ordine ma anche ad istituti universitari che, attualmente, formano appositamente i medici legali. Infine l’infermiere forense potrebbe trovare una utile collocazione nell’ambito dell’infortunistica del lavoro11, in particolare nell’attività di investigazione delle condizioni in cui l’infortunio si è svolto con la finalità di fornire utili elementi di valutazione a medici legali, forze dell’ordine, giudici e compagnie assicurative. Conclusioni Per tutto quanto finora considerato lascia perlomeno perplessi se non stupiti l’assenza di una specifica formazione dell’infermiere forense che, nella realtà pratica, sceglie per passione una disciplina che lo pone a contatto con problematiche di squisito interesse medico legale ma nei confronti delle quali non ha alcuna preparazione culturale e tecnica. Le conseguenze sovente sono rappresentate dall’improvvisazione, dalla trasmissione delle conoscenze “di padre in figlio”, in assenza di una specifica formazione teorica e pratica. Si fa sempre più stringente la necessità di colmare questo vuoto. Pozzi CL. Forensic nursing. Applications in the occupational health setting. AAOHN Journal 1996; 44: 550-3 11 41