Il mito di Edipo

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Il mito di Edipo
Il mito di Edipo
Il mito di Edipo è legato alla città di Tebe, ed affonda le sue origini nell’epoca più antica della storia
della Grecia. Tebe venne fondata da Cadmo, eroe fenicio giunto in Grecia da Tiro dopo aver fallito la
ricerca della sorella Europa rapita ed amata da Zeus. Sposatosi con Armonia, Cadmo lasciò da vecchio
la città, forse in seguito ad un oracolo, e si rifugiò in Illiria insieme alla moglie, dove fu trasformato in
serpente secondo la versione che Ovidio ci dà nelle Metamorfosi. Sulla famiglia di Cadmo gravò sin dalle
origini la maledizione che prevedeva la rovina della sua discendenza. Non è certo che avesse avuto un
figlio maschio: la tradizione gli attribuisce comunque Polidoro, successore di Cadmo sul trono di Tebe
e padre di Labdaco, dal quale a sua volta sarebbe nato Laio, la causa delle sventure che avrebbero
gravato sulla famiglia di Edipo.
Laio infatti, esule da Tebe, vi ritorna dopo la morte di Anfione e Zeto, e ne diventa re. Viveva già da
molto tempo con la legittima moglie e non avevano ancora avuto figli. Consultato l’oracolo, ne ebbe il
responso che lo condannava a non generare alcun discendente contro la volontà divina: in caso
contrario, egli stesso e tutta la sua discendenza sarebbero finiti nel sangue. Preso dalla passione e
ubriaco, Laio non riuscì ad osservare i consigli dell’oracolo e generò comunque un figlio, il futuro
Edipo, che fece esporre appena nato. Passati molti anni, Laio si mise in viaggio per consultare di nuovo
l’oracolo, e durante il cammino incontrò il figlio, senza riuscire a riconoscerlo.
1. Alcuni temi fondamentali
L’interpretazione del mito non è mai univoca, e gli autori che nel tempo lo usano come materia per le
proprie opere riprendono e sviluppano solo quegli elementi del mito che gli sono funzionali per
esprimere la propria visione concettuale del mondo.
2. La zoppia
L’Edipo di Sofocle è zoppo, in conformità a molte delle leggende mitologiche su Edipo.
L’idea della mutilazione ai piedi è infatti presente diffusamente nel mito di Edipo. Dal punto di vista
culturale e folklorico la mutilazione, presente anche in molte fiabe, è un segno sostitutivo della morte,
ma la particolare mutilazione ai piedi merita un qualche approfondimento. Nei Sette a Tebe di Eschilo si
dice che Laio forò i piedi del bambino, e che attraverso i fori furono fissati degli anelli; in Sofocle c’è
l’idea di aggiogare, e questo concetto ritorna in numerose altre versioni del mito. Sia negli anelli che nel
significato del verbo aggiogare è insita l’idea di impedire, trattenere, che si realizza attraverso il blocco dei
piedi. In senso più ampio, l’impedimento dei piedi di Edipo si interpreta antropologicamente come un
tentativo di impedirgli di realizzare effettivamente quello che l’oracolo aveva predetto.
La caratteristica di Edipo come eroe zoppo ha altri legami con lo svolgersi della storia. Per alcuni
studiosi antichi gli uccelli zoppi sono voluttuosi, lussuriosi, e per analogia lo sono anche gli uomini: la
corrispondenza apre quindi al contesto di trasgressione sessuale in cui sarà implicato Edipo.
La debolezza agli arti inferiori di Edipo e di altri eroi rimanda in sintesi ad una sorta di costellazione
culturale e ad una serie di correlazioni antropologiche che stabilivano un qualche legame tra la zoppia,
la lascivia, l’incesto.
3. La concezione del potere
Edipo, come re di Tebe, è di certo un uomo potente che mira al bene dei suoi concittadini.
L’uomo politico sente gravare su di sé le necessità del popolo, e per questo ne fa propri i dolori e le
aspettative, mostrando però di voler imporre la sua protezione dall’alto, con un qualche paternalismo di
fondo. Carattere distintivo della figura di Edipo è però il sospetto, la paura di vedere la propria autorità
insidiata da qualcuno
Analizzando brevemente la questione della tirannia dal punto di vista antropologico, l’idea del potere
del tiranno è strettamente associata nella tragedia all’idea di prevaricazione e di esagerazione. Il tiranno
pecca di dismisura, ed oltrepassa quindi i limiti imposti alla natura umana: tale dismisura si accompagna
a chi non sa gestire con moderazione un successo. La figura di Edipo potrebbe in questo senso
rappresentare un esempio di possibile, ed evitabile, gestione degenerata del potere.
Edipo come eroe mitico può essere accostabile nelle sue caratteristiche alle figure di tiranni storici,
quale ad esempio quelle di Policrate o dei Pisistratidi. Le vicende della vita dei tiranni come ci sono
state tramandate sono in effetti analoghe alle vicende, ad esempio, della famiglia di Edipo: le reazioni
dell’eroe e del tiranno non sono mai caratterizzate da armonia, ma da squilibrio e da eccesso nel bene e
nel male; i comportamenti non si mantengono mai nell’ambito di una normale reazione umana.
La biografia dell’eroe è scandita sempre dagli stessi passaggi: la rivelazione prenatale, le predizioni delle
imprese future, il matrimonio importante, le unioni contro natura, come nel caso di Edipo, ed ancora
crimini più o meno volontari e violenze di vario genere.
4. Possibili significati moderni
La vicenda di Edipo sottolinea la tragedia dell’esistenza umana: la volontà di autodeterminazione
dell’uomo, e la comprensione del fatto che ciò non è possibile.
Edipo è in questo senso una figura emblematica: conosciuta la propria origine, il proprio destino, ne
rifiuta l’idea e si allontana da casa per cercare di cambiare gli eventi: nel fare ciò compie il volere del fato
esattamente come gli era stato previsto. Il messaggio moderno, universale, di fondo è che sfuggire al
destino è impossibile: c’è un momento in cui le nostre pene ed i nostri dolori diventano ineluttabili e
frutto di qualcosa di imperscrutabile che non puoi che accogliere, come parte di te:
Ahimè, generazioni di mortali, come simili al niente mi apparite.
Quale uomo potrà avere sulla terra una felicità che sia qualcosa,
qualcosa di più di un’illusione, di più di un troppo rapido declino
dopo quel breve sogno?
(Edipo re, vv. 1186-1192)
Le costanti nella tipologia del tiranno
Testo: Er I 59 1-3
Ippocrate era un semplice cittadino e assisteva ai giochi di Olimpia, quando gli accadde un grande prodigio: dopo che ebbe
fatto il sacrificio i lebeti, già predisposti e colmi di carne e di acqua, presero a bollire senza fuoco e traboccarono. Lo
spartano Chilone, per caso presente e testimone del prodigio, in primo luogo consigliò ad Ippocrate di non sposare una
donna che fosse in grado di avere figli, in secondo luogo, se già ne aveva una, di ripudiarla, e qualora avesse un figlio, di
rinnegarlo. Ma Ippocrate non volle prestare ascolto ai consigli di Chilone, e in seguito gli nacque appunto Pisistrato.
Chilone, uno degli efori e sette saggi di Sparta, appare nell’immagine tradizionale di cacciatore di tiranni
e assiduo di Olimpia. L’origine del racconto appare laconica, e tradirebbe un’ingerenza di Sparta nella
storia di Atene per scongiurare la tirannide. L’ascesa di Pisistrato è fatta di qualità personali e di segni
del destino, a cominciare dall’ebollizione miracolosa.
La tradizione popolare vuole in effetti riscontare una corrispondenza tra pentola e ventre, intendendo
quest’ultimo come grembo femminile e simbolo di fecondità. L’onirologo Artemidoro già affermava
(Oneir. 2,10): il focolare e la stufa corrispondono alla donna, perché accolgono ciò che è utile alla vita, e
il fuoco che si trova in essi indica che la donna è gravida, poiché allora la donna diventa più calda.
Il paiolo nel miracolo di Olimpia contiene ciò che serve alla vita, e in esso aumenta la temperatura sino
a quando l’acqua, immagine mitologica di “utero, seno materno e culla”, non trabocca. Per quanto
riguarda la gravidanza della madre di Pisistrato, questa si connota evidentemente subito come abnorme
e turbolenta fin dal suo insorgere. La fertilità e la fecondazione sono straordinarie, quasi inevitabili e
necessarie.
Pisistrato, nell’eccezionalità del suo concepimento, appare subito come un predestinato al potere.
Anche la collocazione del miracolo ad Olimpia non è estranea alla tirannide: il potere dei tiranni è
sempre sancito nei santuari di Delfi e Olimpia.
Pisistrato è comunque connotato subito come un personaggio non positivo. Il prodigio ha aspetti
inquietanti e orrifici, nell’ebollizione violenta di carni sacrificali che inverte l’ordine naturale delle cose.
Alcune rivisitazioni posteriori
Tra le tante riletture del mito di Edipo, si può indicare quella di Steven Berkoff: Greek, del 1980.
L’opera è vivace e divertente. Edipo qua si chiama Eddy e per beneficare la società in cui vive non fa il
re, bensì il ristoratore. Era naufragato sul Tamigi durante una gita con i genitori e, creduto morto, era
invece stato trovato ed adottato da un’altra coppia. Nel corso della sua vita, inconsapevolmente finisce
per sedurre la madre e uccidere il vero padre a colpi di insulti.
L'opera si mostra dissacrante rispetto ai valori tradizionali inglesi, ad esempio criticando i
comportamenti della famiglia reale ("i nostri amatissimi reali non pagano le tasse e non sono altro che
arredamento"). Il linguaggio usato dall’autore è gergale e significativamente osceno, ostentato ma con
una divertita leggerezza di fondo.
L’opera traspone in chiave moderna la simbologia originaria di Sofocle: la pestilenza diventa adesso il
danno esiziale provocato dalla diffusione della pornografia e dell’aborto, ma la piaga maggiore è
individuata nella diffusione delle idee femministe che si ripercuotono nella struttura sociale e minano il
ruolo tradizionale maschile.
D’altra parte, Eddy-Edipo non ha alcun pentimento per essersi unito alla madre, ma fa una riflessione
universale quanto mai inquietante:
“it’s better than shoving a stick of dynamite up someone’s ass and getting a medal for it”:
Si tratta di una moderna visione etica che critica, neppure tanto velatamente, le vicende politiche e
belliche del ventesimo secolo, per cui la colpa di Eddy non è niente in confronto ai tanti crimini
perpetrati legalmente ai danni dell’umanità. In nome di questo, il protagonista dopo la scoperta
dell’incesto non è minimamente turbato e continua allegramente a fare la sua vita come se niente fosse.
A ribadire l’estrema modernità del testo teatrale sono presenti anche numerosi riferimenti alle
problematiche sociali che affliggono la famiglia al giorno d’oggi: nel momento in cui se ne va di casa,
tanto per portare un unico ma significativo esempio, Eddy mette in atto una sorta di comune ribellione
giovanile ai modelli familiari, e pensa che sotto sotto ha fatto un gran favore ai genitori, liberandoli da
un bel po’ di preoccupazioni...