ItaliaOggi 135, 8 giugno 2013

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ItaliaOggi 135, 8 giugno 2013
• Nuova serie - Anno 22 - Numero 135 - €
1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 8 Giugno 2013 •
SÉGOLÈNE ROYAL
COLOSSO IN CRISI
IN ALBANIA
Francia, rispunta
la grande dame
Poste tedesche,
ritardi all’italiana
I bunker comunisti
risorsa per il turismo
Toscano a pag.
Giardina a pag.
servizio a pag.
13
14
14
* Nella provincia di Rimini ItaliaOggi è in abbinata obbligatoria reciproca con Il Quotidiano di Rimini € 0,50 (0,38+0,12)
* con guida «Unico 2013» a € 6,00 in più; con il «Manuale Lavoro» a € 9,90 in più; con guida «L’assicurazione obbligatoria dei professionisti» a € 5,00 in più; con guida «IMU 2013» a € 5,00 in più; con guida «Le nuove regole del condominio» a € 5,00 in più
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IL PRIMO GIORNALE
PER PROFESSIONISTI
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drammaticità
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colpito
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volta ha infattiil mondo
Per la prima
anche
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in modo drammatico
Un mondo che,
delle professioni. di difficoltà, aveva
della
precedenti periodi
rallentamento
visto al più un Oggi sta ripieganpropria crescita. Qualche dato.
dosi su se stesso.
del centro studi
ingeL’ultimo rapporto
nazionale degli
del Consiglio di 15 mila ingegneri
gneri narra
a trovare occuche non riescono di inedito per
pazione, qualcosa Secondo dati
mila
questa professione.
forense, 60
diffusi da Cassa
terzo della categoria)a
avvocati (un
annuo inferiore
ha un fatturato
L’Adepp, associazio15 mila euro. di previdenza delle
ne degli enti
ha reso noto
2008,
libere professioni,
dei notai dal
che il fatturato è scoppiata la bolla
del 30%.
cioè da quando
è diminuito
immobiliare,
dottori commercialisti
L’ordine dei
anni è cresciuto
Connegli ultimi cinque
unità. Secondo mila i
6
di sole 5 mila
sono già oltre
defprofessioni
tra i dipendenti
cassaintegrati
Negli ultimi
gli studi professionali.
il tasso di occupazioneè
cinque anni
infermieristiche
delle professioni
al 68%.
sceso dall’84%che proprio non ci si
che
Ma quello
di leggere è
sarebbe aspettato
9 mila professionisti
nel 2012 oltre anni hanno chiesto
40
albo
con meno di
dal proprio
è
la cancellazione
Il motivo principale
professionale. previdenziali attuariforme
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ggiunge-
***
scali,
Fisco & Contribuenti - Il Cnf
spinge il piede
sull’acceleratore
delle riforme fiall’insegna dell’equità
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Riforma del condominio
regole su
- In arrivo le nuove
e
maggioranze assembleari
con qualche
impugnazioni,
sorpresa
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e coIva - Norme nazionali sulle
munitarie a confronto di
cessioni e importazioni
campioni
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- Dalle
Verso Unico 2013alle persocietà di capitale i termini
sone fisiche: tutti la dichiae le scadenze per
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della crisi econo-
a
flagellando l’Italia
mica che sta
resa eviL
dell’Europa è la diffee gran parte
che
IN EVIDENZA
QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO
Appalti anche con le rate
Il Consiglio di stato in plenaria apre le porte alle imprese che
hanno già chiesto e ottenuto dal fisco dilazioni di pagamento
Giornale dei
professionisti
IL
*
*
*
Fisco - Contribuenti «fai da
te» agevolati: nuova funzione per le persone fisiche che
usano FiscOnline
Bongi a pag. 24
Pubblica amministrazione - In Gazzetta
Ufficiale il decreto sblocca
debiti: doppia garanzia sui
pagamenti
Barbanti - Piscino
a pag. 26
Elezioni dei commercialisti - Per il tribunale
di Aosta
è fittizio il
A
trasferimento
di
tr
Giorgio
Sganga
G
in
i città
Pacelli a pag. 27
Inps- Entro il 17
Inp
giugno artigiani e commercialisti alla cassa per
pagare il saldo dei contributi del 2012.
Comegna a pag. 28
Avvocati- Per chi non
fattura almeno 10.300 euro
maxisconto sui contributi
minimi
Comegna a pag. 28
Il Consiglio di stato concede una
tregua ai contribuenti che rateizzatr
no il debito fiscale. Apre infatti alla
n
possibilità di partecipare alle gare di
p
a
appalto indette dalla pubblica amm
ministrazione anche nel caso in cui
il debito con l’erario venga pagato
a rate. Il requisito della regolarità
fi
fiscale, necessario per la partecipazione, sussiste infatti anche con la
zi
rateizzazione, purché il parere posira
tivo da parte dell’amministrazione fiti
nanziaria arrivi prima della scadenn
za dei termini per la presentazione
della domanda di partecipazione.
d
«Uno dei veri rischi per le
larghe intese è la famelicità
dei democristiani. Non possono
pensare di aver il governo, con
Enrico Letta, e ora il Pd, con
Matteo Renzi». L’avvertimento
è di Piero Sansonetti, già condirettore de L’Unità, direttore di
Liberazione, oggi direttore de
Gli Altri. Insomma, per Sansonetti la Dc c’è ancora. «Stavolta vogliono tutto, stando in un
partito dove l’anima ex diessina è dominante e rappresenta
i tre quarti del partito». E su
una possibile intesa tra Letta
e Renzi è ancora più esplicito:
«Come la Dc ha insegnato, si
può essere in concorrenza,
anche in guerra, ma poi ci si
accorda».
Migliorini a pagina 21
NON HA FATTO IL PIANISTA
I grillini accusano
pubblicamente
Lucio Malan. Ma lui
è innocente
Pistelli a pagina 4
Bertoncini a pag. 6
Il ministro Zanonato spiega le linee guida dei futuri incentivi alle imprese. Bonus fiscali per la ricerca
Tassi agevolati ai macchinari
IN EDICOLA
su www.italiaoggi.it
Documenti/1 - La bozza
di regolamento sui contributi
trib minimi degli
avvocati
a
Documenti/2
- La
D
sentenza
del Tribus
nale
na di Aosta sul caso
Sganga
Sgan
Documenti/3 - Le sentenze della Cassazione su studi
di settore e compravendite
Sansonetti: Renzi e Letta, con i loro
appetiti, tengono in ostaggio il Pd
CON
ORSI & TORI
DI PAOLO PANERAI
Questa volta le banche hanno fatto la banca. Il ruolo
di Intesa Sanpaolo e Unicredit è stato decisivo
nella sistemazione della partita fra Marco
Tronchetti Provera e i Malacalza di Genova con
in palio il controllo di Pirelli, una delle poche multinazionali italiane. Saggiamente le due banche italiane di dimensione europea si sono schierate con
Tronchetti, individuando in lui non solo la competenza e la continuità ma anche un solido spirito industriale, mentre i Malacalza, pregni di liquidità, hanno
appunto rinunciato a essere industriali alcuni anni fa
quando vendettero ai russi per quasi un miliardo di
euro la loro acciaieria, salvo poi ricevere pochi mesi
dopo la proposta di ricomprarsela per 500 milioni
onde evitare la causa promossa dai russi, insoddisfatti di che cosa avevano trovato nella società: causa tuttavia vinta alla fine dai Malacalza, ben lontani dalla
continua a pag. 30
Lenzi a pag. 25
DIRITTO
& ROVESCIO
Che differenza c’è fra un professore ordinario di liceo e un
magistrato? Nulla, se non la
loro specifica funzione che è
preziosa da parte di entrambi.
Essi infatti sono entrati nella
pubblica amministrazione per
concorso. E poi hanno proseguito nella carriera automaticamente, anche se gli insegnanti, la carriera, ce l’hanno
molto breve e i loro compensi
sono ridicoli. C’è però anche
un’altra differenza. Mentre per
gli insegnanti (e per gli statali)
gli stipendi sono bloccati dal
2010 e non se ne parlerà per
almeno altri due anni, i magistrati non sentono la crisi e
i loro stipendi crescono che è
un piacere.
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Sabato 8 Giugno 2013
I COMMENTI
L’ANALISI
IMPROVE YOUR AMERICAN ENGLISH
Fare impresa non conviene
Basta politiche depressive
Doing business is inconvenient
End the depressive policies
D
T
Perché, «le istituue
voci
DI MASSIMO TOSTI
zioni democratiche
hanno solvengono contestate e
lecitato ieri
una prova di coraggio da possono arrivare alla dissoluzione,
parte del governo. La prima è quella quando non riescono a dare rispodi Silvio Berlusconi che, intervista- ste concrete ai bisogni economici e
to (mentre pranzavano a casa del sociali».
La doppia sveglia suona per EnriCavaliere) da Giuliano Ferrara, ha
invitato l’esecutivo a ingaggiare co Letta. Più coraggio in Europa, e
«con autorevolezza» un «braccio di più fantasia nell’azione di governo
ferro, senza strepiti, ma con grande in Italia. Malgrado il pessimismo
risoluzione, allo scopo di convincere nelle diagnosi, i richiami esprimoi Paesi trainanti dell’Europa, e in no la speranza che le larghe intese
particolare la Germania di Angela possano indurre i responsabili della
Merkel, che siamo di fronte a un’al- politica ad alzare la testa, e a offrire
ternativa secca: o si rimette in moto la svolta epocale che l’Italia di oggi
in forma decisamente espansiva il chiede a chi, per decenni, ha amministrato l’esistenmotore dell’economia,
te, senza avviare le
compreso quello firiforme essenziali
nanziario legato alla
Senza una scossa
per rimettere l’Itamoneta unica, uscenl’unica prospettiva
lia sui binari della
do dalla paralizzante
è la rivolta
crescita. La ricetta
enfatizzazione della
(condivisa, si direbcrisi da debito pubblibe, fra Berlusconi e
co, oppure le ragioni
strategiche della solidarietà nella la Confindustria) è ridare compecostruzione europea, dall’unione titività all’Italia.
Le forche caudine attraverso le
bancaria a tutto il resto, si esauriscono e si illanguidiscono fino alla quali il governo deve passare rirottura dell’equilibrio attuale». Per- guardano i rapporti con l’Europa e
ché oggi (ha sottolineato l’ex presi- con le politiche depressive imposte
dente del consiglio) «fare impresa soprattutto dalla Germania e le
riforme strutturali (sia sul piano
non è più conveniente».
La seconda voce è quella di Jaco- istituzionale che sul mercato del
po Morelli, presidente dei giovani lavoro, della produzione e della
industriali che ha invocato una «vi- fiscalità) delle quali c’è urgentissione del futuro», altrimenti «l’uni- simo bisogno. Tutto il resto, sono
ca prospettiva diventa la rivolta». chiacchiere.
future,» or else «a revolt becohose who shoot aggressimes the only perspective.» Bewo voices yesterday calcause «democratic institutions
led for the government
to display more courage. are questioned and can be dissolved when they are unable to
The first was that of Silvio Bergive concrete answers to the real
lusconi, who during an interview
economic and social needs.»
with Giuliano Ferrara (while
they were having lunch at the
A double alarm clock is ringing
Cavaliere’s house) invited the
for Enrico Letta. More courage
executive to engage «with authoand more creativity in the Italian
rity» in a «tug of war , without
government’s
fusses, but with
actions. Despite
s t r o n g r e s o l v e,
file audio
the pessimistic
to convince leawww.italiaoggi.it d i a g n o s i s, t h e
ding European
calls for action
countries, and in
express the hope
particular Angethat the wide alliances will be
la Merkel’s Germany, about the
able to induce policy makers to
fact that we are facing two clear
lift their head and offer an hialternatives: either we restart
storical change that Italy is now
the economy with expansionary
asking to those who, for decades,
policies, including the financial
have administered the present
sector tied to the common curwithout introducing the essenrency, leaving the paralizing
tial reforms to put Italy back on
focus on the debt crisis, or the
a growth track. The recipe (appastrategic reasons behind Eurorently shared by Berlusconi and
pe, from the banking union onConfindustria) is to give Italy its
wards, will come to an end and
lost competitiveness. The extrewill wane, leading to a rupture
me challenges Italy must face inin the current equilibrium.» The
clude its relations with Europe
ex prime minister underscored
and with the depressive policies
that today «doing business is no
imposed especially by Germany
longer convenient.»
and the introduction of structural reforms (institutional, fiscal
The second voice is that of Jaand in the labor and production
copo Morello, president of the
young industrial entrepreneurs, markets) that are urgently needed. The rest is all talk.
who called for a «vision of the
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
A destra eccesso di personalismi
A sinistra mancanza di leadership
DI
SERGIO SOAVE
R
ispondendo all’affermazione del segretario democratico
Guglielmo Epifani,
secondo il quale tutti gli altri partiti sono «personali» e
quindi meno democratici, il
capogruppo del Pdl Renato
Brunetta ha constatato che
il Pd cambia segretari «come
si cambiano le camicie», cioè
troppo frequentemente. Al di
là dei giudizi di valore, che risentono del clima da campagna elettorale a bassa intensità, i fatti sono reali. I partiti
moderati o di destra che hanno rappresentato l’alternativa
alla fusione tra ex comunisti e
ex dc di sinistra su cui si è costruito il Partito democratico,
hanno grandissime difficoltà
a mettere in campo un ricambio dei loro leader e fondatori. Silvio Berlusconi, dopo un
tentativo di lanciare un successore, è ritornato alla guida
nella convinzione che senza di
lui il suo movimento avrebbe
perso attrattiva elettorale
in modo ancora più grave di
quanto sia successo, e sembra
che i fatti gli abbiano dato ra-
gione. Gianfranco Fini dopo
un passaggio nel Popolo della libertà ha ricostruito una
sua formazione che è uscita
massacrata dal voto popolare,
mentre Umberto Bossi, indotto alle dimissioni da una serie
di scandali e dalla pressione
Il paese non ha
sviluppato una
democrazia matura
interna di Roberto Maroni
ora cerca di ritornare sui
suoi passi, creando così nuovi problemi di stabilità a una
formazione che non gode di
buona salute. Anche Pierferdinando Casini ondeggia tra
un ruolo gregario nei confronti di Mario Monti e un riavvio
autonomo di una formazione
centrista ridotta anch’essa al
lumicino.
Al contrario a sinistra si è
cercato di risolvere i problemi
politici con ricambi frequenti
della leadership, innumerevoli nell’estrema sinistra, dove
spesso si sono accompagnati i
ricambi con secessioni e nuove
aggregazioni sempre piuttosto provvisorie, mentre nel Pd
la battaglia per la leadership
ha spesso sostituito quella per
la definizione di una strategia
e di una identità.
I due fenomeni simmetrici e opposti esprimono forse
una caratteristica peculiare
del sistema politico italiano,
nel quale si fronteggiano
formazioni eredi di ideologie
pesanti, che contribuiscono
a creare un sustrato di cultura politica molto denso e
talora ingombrante, che rende difficile l’enucleazione di
un’identità unitaria legata
ai temi dell’oggi, che tragga
dalle radici linfa vitale e non,
come accade spesso, rigidità
che rendono complessa l’innovazione. Dall’altra parte ci
sono formazioni che trovano
l’identità nella leadership, attorno alla quale si organizzano sia le offerte elettorali che
la sommatoria piuttosto disordinata di culture politiche
assai variegate e in sostanza ininfluenti. Forse, invece
di criticarsi reciprocamente
dovrebbero trarre ciascuna
insegnamento dagli errori
degli altri.
Spumante in frigo
per i sindaci del Pd
DI
MARCO BERTONCINI
Fine settimana di attesa per il Pd, speranzoso di
cantar vittoria lunedì sera.
Al centro delle ambizioni
democratiche sta la conquista di Roma Capitale,
reputata quasi certa alla
luce del distacco inflitto
al sindaco uscente Gianni
Alemanno nel primo turno. Tuttavia, le ambizioni riguardano altri centri:
espugnare una roccaforte del centrodestra come
Imperia pare a portata di
mano. Più prudenza si avverte per Brescia o Treviso,
ma c’è chi sogna il colpaccio
di incamerare, dopo i cinque
capoluoghi già conquistati
al primo turno, addirittura
gli 11 in ballottaggio.
In buona sostanza, tuttavia, il Pd sarebbe appagato
dall’elezione d’Ignazio Marino al Campidoglio. Inoltre
alle urne vanno pure, in Sicilia, quattro capoluoghi di
provincia e una quarantina
di comuni con oltre 10 mila
abitanti (in luogo dei 15
mila previsti nelle altre regioni), con i ballottaggi fra
due settimane. Nell’isola
previsioni, speranze e timori sono molto pacati e placati. Tuttavia, la paura del
Pdl, speculare agli auspici
del Pd, è di subire una batosta, avendo ottenuto nelle
precedenti elezioni la maggioranza a Messina, Catania, Siracusa e Ragusa. A
giudicare sia dalle parche
dichiarazioni di esponenti
pidiellini, sia dal comportamento berlusconiano, sembra che ci sia rassegnazione
alla sconfitta.
Il Cav non si è mosso, né
per i ballottaggi né per il
primo turno delle comunali siciliane. Se qualcuno si
ricorda di quel che fu la
campagna (perfino nazionale) del centrodestra per
Catania nel 2005, capirà
quale sconfinata differenza stia fra le due elezioni.
Così, se il Pd si appresta
a cantar vittoria, il Pdl
è pronto a sminuire le
perdite, riconducendole
all’eterna debolezza amministrativa del centrodestra, perché B. non è in
lizza.
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Sabato 8 Giugn
Giugno 2013
PRIMO PIANO
3
Dice che è una scatola vuota. Intanto M5S perde i pezzi: due deputati nel gruppo misto
Grillo attacca il parlamento
Saccomanni: peggio del ‘29. Alemanno ci crede ancora
DI
FRANCO ADRIANO
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D
all’aula sorda e grigia a «scatola vuota» o peggio «tomba
maleodorante della
seconda repubblica» il passo è breve. L’attacco al parlamento di Beppe Grillo si
inserisce in un clima generale
preoccupante sotto ogni profilo. I giovani di Confindustria
lanciano l’allarme incipiente
«rivolta» (evidentemente con
il beneplacito dei piani alti
di viale dell’astronomia). Il
ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ammette che l’attuale
situazione è peggiore
rispetto a quella del
‘29 mentre sottolinea che è fuori tempo
massimo l’appello di
Silvio Berlusconi ad
ingaggiare un braccio
di ferro con Angela
Merkel: «Molti degli
euroscettici hanno
avuto il loro tempo per
fare un braccio di ferro
con Angela Merkel, si
vede che non ci sono
riusciti», ha detto il
pur sempre cautissimo
Saccomanni. Intanto,
M5S inizia a perdere
qualche pezzo: due deputati sono passati al
gruppo misto confermando le voci di una
rottura della diga che
potrebbe portare alla
creazione di una pattuglia di «responsabili» pronta
a dare il proprio appoggio per
la costituzione di una nuova
maggioranza di governo.
Per Grillo il parlamento
è una tomba maleodorante
E se la reazione del gruppo
M5S di Montecitorio è puntuta ma rientra nei canoni del
giudizio politico sferzante:
«Buona fortuna» a Vincenza Labriola e Alessandro
Furnari, che adesso «saranno finalmente liberi di disporre di tutto il denaro spettante
senza dover più adempiere
agli impegni presi con il codice di comportamento e col
fastidioso Beppe Grillo». Ed
anche qualche insulto sul blog
del movimento era da mettere nel conto se non scontato.
Così come le giustificazioni
dei due: «Tra le cause di questa scelta meditata a lungo e,
comunque, dolorosa, c’è una
questione di cuore: l’Ilva, i
suoi drammi e il coinvolgimento della nostra Taranto a
cui il MoVimento ha voltato le
spalle». È la reazione di Grillo
sopra le righe a far discutere.
Il leader M5S non se la prende con i suoi Scilipoti ma attacca il parlamento con una
veemenza davvero preoccupante che non tiene conto del
rispetto dovuto all’istituzione
al di là dell’inadeguatezza
degli uomini. «Il Parlamento
potrebbe chiudere domani,
nessuno se accorgerebbe»,
ha scritto per aizzare la piazza del web, «è un simulacro,
un monumento ai caduti, la
tomba maleodorante della
Seconda Repubblica. O lo
seppelliamo o lo rifondiamo.
La scatola di tonno e’ vuota».
«Il Parlamento ha ancora un
senso?», si chiede Grillo. «Va
riformato, abolito? Una cosa
è certa», si risponde da solo,
«oggi non serve praticamente a nulla».»Chi rappresenta
ormai questo luogo?», ha aggiunto. «Deputati e senatori
«cultura autoritaria e fascista.
Sono quasi le stesse parole
usate da Mussolini nel discorso del bivacco. Non possiamo
abituarci a tale linguaggio». Il
segretario Guglielmo Epifani
è rimasto concentrato sull’appello di Berlusconi per piegare Merkel.
Per i giovani industriali
c’è il rischio di una rivolta
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha affidato ai giovani industriali il
compito di affermare quanto
lui nel suo ruolo può soltanto
re alla dissoluzione, quando
non riescono a dare risposte
concrete ai bisogni economici
e sociali». I dati parlano chiaro: in Europa si sono persi 3,8
milioni di posti di lavoro e la
produzione industriale è calata del 12%. «Un bollettino di
guerra», ha sottolineato Morelli. «Ricostituire la liquidità
favorendo nuove misure per
la capitalizzazione e per l’accesso al credito. Dare velocemente il via al pagamento dei
debiti della Pa. Incentivare i
consumi riducendo la pressione fiscale», ha sintetizzato le
principali richieste dei cooperative, emerse dall’indagine congiunturale
condotta da Confcooperative presentata da
Maurizio Gardini.
Saccomanni, non si sa
come affrontare la crisi
Vignetta di Claudio Cadei
sono nominati dai dirigenti
della «ditta» del pdmenoelle
(così si dice la chiami Gargamella Bersani in privato) e
di un condannato in secondo
grado per evasione fiscale che
altrove sarebbe in fuga in lidi
lontani».
Pdl: terrorismo linguistico
Pd: cultura fascista
Immediata la replica dei
principali partiti e della Presidente della Camera, Laura
Boldrini: «Le dichiarazioni
di Grillo, scomposte e offensive, tendono di nuovo a colpire il Parlamento e quindi
la democrazia. Sono dannose
per il Paese, per la sua immagine all’estero, per chi lavora a rinnovare le istituzioni
rendendole più sobrie, efficaci
e trasparenti e per gli stessi deputati del gruppo M5S,
presenti con grande impegno
nell’attività della Camera».
«Grillo, nel suo blog popolato da cannibali, qualifica il
parlamento come tomba maleodorante. Mi aspetto che lo
faccia incendiare come Hitler
fece con Reichstag di Berlino»,
ha affermato il capogruppo
del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, in un comunicato chiedendo l’intervento
di Giorgio Napolitano. Dal
Pd Stefano Fassina, viceministro all’Economia, parla di
evocare. Il rischio che corre il
Paese in assenza di una manovra economica «è la rivolta».
Così si è espresso il presidente
dei Giovani di Confindustria,
Jacopo Morelli, che nel suo
intervento di apertura al
convegno annuale di Santa
Margherita Ligure ha avvertito: «Senza prospettive per
il futuro l’unica prospettiva
diventa la rivolta. Le istituzioni democratiche vengono
contestate e possono arriva-
«La crisi di oggi è
più difficile da gestire
di quella del ‘29 ma le
misure messe in campo
dal governo favoriranno la crescita», si dice
convinto Saccomanni.
Tuttavia, ammette
subito dopo: «Purtroppo in realtà questa
crisi è molto diversa
rispetto agli anni ‘30.
Ha caratteristiche
strutturali che hanno cambiato molti dei
paradigmi correnti nei
paesi industrializzati
e si sta rivelando più difficile
e complessa da gestire». Sì,
perché «nonostante ci siano
state iniezioni di liquidità
da parte delle banche centrali, questa crisi non vuole
andare via. In realtà finirà
anche questa crisi», ha aggiunto. Ma in Italia, oltre a
debolezze strutturali ed alla
severità della crisi, «abbiamo
avuto un periodo di stasi politica che è durato dalla fine
del 2012 fino a pochi giorni
Non solo fisco
fa, quando è stato finalmente eletto un nuovo governo».
Saccomanni sembra avercela
con chi ha tolto la fiducia al
governo Monti. «Francamente sono 5 o 6 mesi che l’Italia
non si poteva permettere in
questa fase. Sarebbe stato più
facile gestire la crisi se avessimo avuto un governo nella
pienezza dei suoi poteri». Ora,
tocca al governo Letta: «Penso che le misure che abbiamo
preso faciliteranno il ritorno
a una prospettiva di crescita.
Tuttavia, «il taglio del cuneo
fiscale è un obiettivo primario che contiamo di portare
avanti nel medio termine.
Non possiamo fare una riforma di tale portata in quattro
e quattro otto».
Giovannini, aggredire
la disoccupazione giovanile
Sul tema della disoccupazione giovanile è invece
tornato il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini.
I giovani che non trovano un
lavoro non sono il 40% del totale dei ragazzi italiani, ma
l’11% di coloro che sono attivi
sul mercato del lavoro. «Sono
650mila persone, un numero
aggredibile», ha concluso ricordando come il presidente
del Consiglio ha chiarito che
vuole arrivare al vertice di
fine giugno avendo già approvato a livello nazionale un
pacchetto di interventi.
Alemanno non vuol mollare
Un tour in cinque piazze
della capitale, per chiudere
la campagna elettorale. Il
sindaco uscente Gianni Alemanno nell’ultima giornata
di campagna elettorale per
il ballottaggio non si dà per
vinto nonostante dodici punti percentuali di consenso lo
abbiano separato al primo
turno da Ignazio Marino.
Tra le sue promesse un bando per la concessione gratuita
ai giovani imprenditori degli
spazi commerciali e dei casali
agricoli, la ricostruzione di Tor
Bella Monaca come «quartiere
modello» della riqualificazione
delle periferie, «l’abbattimento della pressione fiscale per
i cittadini e per le imprese»,
«l’abolizione di Equitalia dal
1° luglio, con l`azzeramento
dell’aggio e l`eliminazione delle maggiorazioni sulle multe,
concordato fiscale per le multe
e i tributi locali del passato»,
«la realizzazione di 25.700 alloggi». «La partita più importante si gioca a Roma» ha detto il segretario del Pd Epifani
dal palco su cui c’erano anche
il sindaco di Milano Giuliano
Pisapia e il governatore del
Lazio Nicola Zingaretti e la
neo presidente della Regione
Friuli Venezia Giulia, Debora
Serracchiani.
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4
Sabato 8 Giugno 2013
PRIMO PIANO
Il loro eccesso di appetito è il vero rischio delle grandi intese. Tengono in ostaggio Pd e governo
Letta e Renzi, due Dc famelici
Sansonetti: il M5S è l’assicurazione sulla vita di palazzo Chigi
DI
GOFFREDO PISTELLI
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«U
no dei veri rischi per le larghe intese: è la
famelicità dei
democristiani. Non possono
pensare di aver il governo,
con Enrico Letta, e ora il
Pd, con Matteo Renzi».
Questo pensa questo Piero Sansonetti, romano,
classe 1951, già condirettore
de L’Unità, direttore di Liberazione, oggi direttore de
Gli Altri. Sansonetti è voce
liberissima della sinistra
italiana, così libera da essersi meritato, in più di un’occasione, la collocazione fra i
«berluscones di sinistra».
Domanda. Sansonetti,
riprende corpo, a sinistra, una certa indignazione verso le larghe intese che hanno portato a
questo esecutivo, proprio
ora che si parla di riforme. Pierluigi Battista sul
Corriere segnalava il ripetersi di interventi disgustati «contro la retorica della pacificazione».
Non è che il governo sia
più a termine di quanto
si pensi?
Risposta. Diciamo pure
che, alle elezioni, il partito degli indignati non s’è
visto. Parlo delle recenti
amministrative: sono state
un chiaro, netto, atto di approvazione delle forze che
sostengono il governo, a cominciare dal Pd. Poi, certo,
esiste la maggioranza. Però
nella minoranza ci sono, rispetto al passato, molti più
problemi…
Alle elezioni amministrative il partito
degli indignati non si
è visto. Il partito di
Grillo ha già grosse
difficoltà: molti pronosticavano problemi
di tenuta ma certo
non così rapidamente
D. Si riferisce al Movimento 5 stelle?
R. Certo, nell’area grillina,
le diffi coltà sono molte serie. In molti pronosticavano
problemi di tenuta, ma certo
non così rapidamente. Invece oggi (ieri per chi legge,
ndr) leggo dello scontro fra il
capogruppo al Senato, Vito
Crimi e quell’altro, come si
chiama? Giusso? Di Russo?
D. Mario Giarrusso, il
senatore siciliano che si
è autosospeso...
R. Ecco Giarrusso. Non li
conosco io, che faccio il cronista politico dal ‘77, questi del
M5S, figurarsi il panettiere
di Ladispoli. Ma questa è
un’altra storia.
D. E non è l’unico problema in quel partito...
R. Esatto ci sono gli altri
due parlamentari che sono
già passati al gruppo misto.
Tuttavia per Letta, paradossalmente, lo sfarinamento
dei grillini potrebbe essere
un grosso problema: loro
sono l’assicurazioni sulla
vita di Palazzo Chigi.
D. In che senso?
R. La tenuta del governo,
le stesse larghe intese, nascono dalla consapevolezza
diffusa, nel Pdl e nel Pd che,
tornando a votare, Beppe
Grillo avrebbe aumentato
i voti. Se invece si certifica
l’inizio della fine di quel pericolo, si potrebbero, anzi,
Letta e Renzi, che vengono da quella tradizione Dc, non possono
pensare di prendersi
l’uno il governo, l’altro
il partito. Insomma
la partita, a sinistra,
non può finire in un
confronto fra Silvio
Berlusconi e la Dc
iinnescare spinte
i t iinverse,
addirittura verso le elezioni
anticipate. Ma non è l’unico
problema. L’altro è la famelicità democristiana.
D. C’è ancora la Dc?
R. Sì, e con un eccesso di
appetito. Letta e Renzi, che
vengono da quella tradizione, non possono pensare di
prendersi
l’uno il governo,
p
l’altro
il partito, come il sinl’
daco
di Firenze, col suo and
nuncio
di volersi candidare
n
al
a congresso, pare voler fare
in maniera evidente. Insomma la partita, a sinistra, non
m
può finire in un confronto fra
p
Silvio Berlusconi e la Dc.
S
D. Qualcuno però non
crede a un’intesa Lettac
Renzi. Anzi, si ipotizza
R
una concorrenza spietata
u
fra i due.
fr
R. Come la Dc ha insegnato,
to si può essere in concorrenza,
anche in guerra, ma
re
poi ci si accorda. Solo che
stavolta vogliono tutto, stando in un partito dove l’anima ex-diessina è dominante
e rappresenta i tre quarti
del partito, inteso anche
come funzionari, militanti,
macchina. Ora, va bene che,
come disse Massimo D’Alema, «è mancata l’amalgama», però questi non possono pensare di pigliare tutto.
Semmai non mi stupirei che
Renzi, che è un ragazzo per
così dire «sveglio», tentasse
un’altra strada…
D. Vale a dire?
R. L’alleanza con Gianni
Cuperlo. Come nella mi-
Piero Sansonetti
glior tradizione Dc, i ticket si
fanno con l’esterno, quando
Ciriaco
De Mita guardava
C
al
a Pci o Giulio Andreotti, con
Arnoldo
Forlani, puntava
A
al
a Psi di Bettino Craxi. E con
Cuperlo
sarebbe logico: è un
C
diessino,
praticamente un
d
«piccista»,
sarebbe un raccor«
do
d forte con quell’altro pezzo
di
d partito, maggioritario nel
Pd.
P Per poi portare Renzi a
Palazzo
Chigi.
P
D. E se Renzi invece insiste
e puntasse sul Nazas
reno?
r
R. Secondo me, in quel
caso,
il partito non reggerebc
be.
b Troppo e tutto insieme: lui
segretario e Letta al governo
è come se Pierferdinando
Casini e Gianfranco Fini
si prendessero il Pdl.
D. Ma le fibrillazioni di
un mesetto fa, col documento di Fabrizio Barca
o con gli appelli di Nichi
Vendola al «rimescolamento», non potrebbero
portare a una scissione
da sinistra?
R.Quel pensiero, c’è e vive.
Ma la partita si giocherà nel
congresso del Pd, non a casa
Come la Dc ha insegnato, si può essere
in concorrenza, anche in guerra, ma poi
ci si accorda. Solo
che stavolta vogliono
tutto, stando in un
partito dove l’anima
ex-diessina è dominante e rappresenta i
tre quarti del partito
di Barca
o nella
B
ll sede
d di VenV
dola, inutile raccontarsi balle. O vince Cuperlo o vince
Renzi, a meno che, appunto,
si accordino.
D. Ma insomma, secondo lei, l’eventuale via
piddina, statutaria, del
Rottamatore al governo
porta alla frantumazione
del partito?
R. Non vedo catastrofi. Immagino la rottura del Partito
democratico come un «macchine indietro» al 2007, col
riformarsi di versioni aggiornate di Ds e Margheri-
Quello a Berlusconi è
un processo di stampo medievale. Ricorda il caso di Aldo
Braibanti, nel 1967,
professore messo alla
sbarra perchè aveva
rapporti con i propri
allievi. È un processo
sessuofobico, da stato
islamico
ta.
t E Renzi
R
i potrebbe
t bb essere
comunque il candidato dello
schieramento.
D. In tutto questo Berlusconi?
R. La sua è una situazione davvero imprevedibile.
Se l’assolvessero da tutti e
tre i processi, la stabilità ne
guadagnerebbe. Viceversa,
se ci fossero le condanne,
scatterebbe l’imponderabile:
bisognerebbe cioè prevedere
che emozioni quelle sentenze mettono in circolo. In ogni
caso
ca se la condanna arrivasse anche sul processo Ruby,
ci sarebbero conseguenze per
l’Italia,
direi.
l’
D. Addirittura…
R. Sì, certo si tratta di un
processo
medievale. Ricorda
p
il caso di Aldo Braibanti, nel
1967,
quel professore messo
1
alla
a sbarra perché aveva rapporti
con i propri allievi, in
p
una vera e propria caccia alle
u
streghe, un processo all’omost
sessualità e contro il quale la
se
sinistra, che allora era un’alsi
ttra cosa, fece una battaglia
furibonda. Cominciò lì la
revisione del reato di plagio
che fu tolto dall’ordinamento
anni dopo.
D. E degli altri giudizi
di B., invece, che pensa?
R. Sugli altri si può discutere ma questo, a parte
le conseguenze politiche, è
un processo sessuofobico, da
Stato islamico.
D. Dobbiamo preoccu-
parci, dice?
R. Molto. Ho letto una recente intervista di Barbara
Spinelli al Fatto. In cui lei
dice, a un certo punto, che
«anche Fabrizio Barca sostiene che occorra distinguere fra
etica e politica» e poi conclude: «Da quando in qua?».
D. Appunto, da quando
in qua?
R. Direi da quando è caduto
Adolf Hitler. Più o meno da
allora. Salvo ovviamente la
sharia. Ma capisce, se una
donna colta come la Spinelli,
che non è una passante, per
così dire, fa affermazioni gravi come queste, c’è molto da
preoccuparsi.
D. E le soluzioni politiche del caso B., che ogni
tanto qualcuno ha il coraggio di prospettare?
R. Francamente non ne
vedo. È tutto in mano alla
magistratura anche se, pur
m
non essendoci stata in Italia
n
la separazione delle carriere,
quella giudicante è sempre
q
più equilibrata di quella inp
quirente. Vediamo.
q
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PILLOLE
di Pierre de Nolac
Grillo: “Il parlamento
è una scatola vuota”
Non ha trovato il tonno.
***
Cicchitto: “Grillo non
può seppellire le
camere”.
Ma di risate sì.
***
Epifani: “Il governo in
Europa deve farsi
rispettare”
Nemmeno lui riesce a dire
una cosa di sinistra.
***
Saccomanni: “Priorità
sono casa, lavoro e
riforme”.
Una volta erano Dio,
patria e famiglia.
***
Obama svela il suo
progetto politico.
”Yes, we scan”.
***
Giovannini ai giovani
industriali: “Abbiamo
un colpo da spararci”.
Un’istigazione al suicidio?
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PRIMO PIANO
Sabato 8 Giugn
Giugno 2013
5
È grave che sia stata costituita una commissione senza politologi di professione
Che ne sanno i saggi di politica?
Pasquino: il semipresidenzialismo era già la scelta dei costituenti
elettorale. Qualcosa che i giuristi masticano poco e che è
gustoso pane quotidiano dei
aggi o non saggi? «La
politologi. Aggiungo che una
commissione che si
crisi di governo locale porta
è appena insediata»,
automaticamente allo sciodice Gianfranco Paglimento del consiglio comusquino, «ha un compito difnale. Non si potrebbe non
ficile. Non tutti i saggi, desiconsentire anche ad un primo
gnati anche su base partitica
ministro eletto dai cittadini,
o di visibilità giornalistica,
poi sfiduciato, di sciogliere il
possono essere considerati
parlamento con il rischio di
tali. Al contrario vi è la tologorare le istituzioni e, sotale assenza di politologi di
prattutto, di irritare i cittadiprofessione: questo è grave
ni chiamati a votare troppo di
per una commissione che si
frequente oppure si vedrebbe
deve occupare dei futuri asuno stallo «parlamento/goversetti politici. Per di più ne fa
no» irrisolvibile. No, la strada
parte anche qualcuno che ha
indicata da Renzi non mi semsempre sostenuto, sbagliando
Vignetta di Claudio Cadei
bra positiva.
alla grande, l’inapplicabilità
D. Ritiene che la politica,
della scienza politica».
È al presidente Giorgio prenderebbero in seria consi- to diversa, formula che non ricorrendo ai saggi e, perché
esiste da nesno?, anche
Napolitano che sembra stia- derazione.
D. Matteo Renzi propo- s u n a p a r t e
alle
larghe
no a cuore i saggi. «Forse», afa
intese,
stia
ferma Pasquino, «avrebbe do- ne una legge elettorale al mondo, è
i
La strada proposta
a
b
d
i
c
ando
vuto stargli a cuore anche una sulla falsariga di quella fare eleggere
da Renzi, cioè una
al
migliore selezione dei compo- per l’elezione dei sindaci: direttamente
a proprio
legge elettorale sulla
è una stra- un capo del
ruolo
di ininenti della
r
falsariga
di
quella
da
ziativa
e di
commissione,
d percor- governo attriz
Dopo
sessantacinper
l’elezione
dei
sinbuendogli un
ribile?
guida?
ad esempio,
r
g
que anni gli stessi
R. La stra- grosso premio
daci, è percorribile,
R. «Stia
non nomicostituenti sosterda
abdicando»?
nando chi ha
d è percor- in seggi, uno
a
ma sicuramente non
r i b i l e , m a degli aspetti
La
dichiarato che
L politica e
rebbero che è indiporta ad una solusicuramente
i partiti itala precedente
del Porcellum
s
spensabile rivisitare
zione
effi
cace
per
il
non
liani
hanno
commissione
n porta ad ai quali ha
l
la Costituzione,
governo dell’Italia
una
soluzio- già obiettato
abdicato
una
di esperti era
u
a
in particolare,
ne
ventina
d’ani n u t i l e. H o
n efficace la Cassazione
v
il suo modello
per
ni
l’impressione
p il gover- e che, presun fa e si sono
no
consegnati,
che sia Nan dell’Italia. mibilmente, verrà
à alquanto
l
t
ti di volta in volta,
di democrazia
Una
cosa è tardivamente dichiarato in- prima, ad un imprenditore tepolitano sia
U
parlamentare
fare
eleggere costituzionale dalla Corte co- levisivo, poi, ad un professoreEnrico Letf
direttamenta (sia Quastituzionale, caratterizzatasi manager di Stato, adesso, in
d
gliariello) abbiano
iano in realtà te un sindaco e conferirgli per la sua incerta e ambigua parte, ad un commediante.
ceduto ai condizionamenti dei una maggioranza. Cosa mol- giurisprudenza in materia Chi dei tre sarà mai in grado
partiti».
Gianfranco Pasquino, 71
INDISCREZIONARIO
anni, docente di scienze politiche alla John’s Hopkins
University, sede di Bologna,
Filippo La Mantia mette al chiodo il capDI PUCCIO D’ANIELLO
ex-direttore della rivista Il
pello da chef e lascia il ristorante all'hotel
Mulino, è presidente della
L’attore Toni Servillo candidato alle pros- Majestic della romana via Veneto: «Lascio
Società italiana di scienza
sime elezioni europee in una lista di sini- un'attività in piena salute il 31 luglio e paspolitica, l’ultimo suo libro si
stra? Nel Pd c’è chi è pronto a scommettere. so il timone a Massimo Riccioli. Non ho
intitola «Finale di partita,
Specie dopo aver visto la sua partecipazione nessun progetto nel settore, ma io vivo di
tramonto di una Repubblica»
ieri sera a La7, nella trasmissione condotta passioni e dopo cinque anni voglio ritrovare
(Università Bocconi Editore).
il mio vero stile di vita». A luglio al via le rida Lilli Gruber.
Domanda. Professore,
prese televisive per il program*
*
*
presidenzialismo o semima Le Chef su La5, in onda a
presidenzialismo ?
settembre con Oldani: «Dopo
Quando si vota, scende l’ofRisposta. Premesso che
aver detto no a Masterchef e
ferta del trasporto pubblico.
presidenzialismo e semiprealtri talent show con giudici
Come si spiega questo curiosidenzialismo sono entrambi
ingiustificatamente spietati,
so collegamento? La presenza
modelli democratici, ma diffeho scelto questo canale laboradegli autisti dei bus ai seggi.
renti nel loro funzionamento,
torio dove vado a braccio e mi
Accade anche a Roma, per sceritengo chiaramente preferipresento per quello che sono».
gliere il prossimo sindaco di
bile per l’Italia il modello seMassimo Riccioli, che prenderà
Roma. In occasione del turno
mipresidenziale.
il timone del ristorante del Madi ballottaggio delle elezioni
D. Ma è proprio necessajestic a settembre ha precisato
amministrative 2013 in prorio, in questo momento, riche il suo ristorante al Panthegramma per i giorni domani
formare la Costituzione?
on, La Rosetta, rimarrà apere dopodomani, in previsione
Toni Servillo
R. Certamente, sì. Dopo
to, e sempre gestito da Riccioli
dell’impiego presso i seggi eletsessantacinque anni gli stessi
torali di oltre mille dipendenti Atac, fra insieme alle sorelle. A via Veneto, ha detto
costituenti sosterrebbero che
i quali circa 850 autisti, il servizio sulla lo chef, «porteremo la formula Riccioli, sto
è indispensabile rivisitare la
rete di trasporto pubblico subirà variazioni pensando all'oyster bar, e a formule speciali
Costituzione, in particolare,
sino al termine del servizio di mercoledì per il pranzo».
il suo modello di democrazia
12 giugno. In particolare, relativamente al
* * *
parlamentare. In un famoso
trasporto di superficie, nella capitale da
e indimenticabile ordine del
oggi a mercoledì verrà applicato l'orario Riccardo Cocciante ha apprezzato la sua
giorno, loro stessi avevano
del sabato, che prevede l'utilizzo di 1.200 trasferta romana. Una città dove si può fare
auspicato un potenziamento
vetture tra bus, filobus e tram invece delle una passeggiata senza dover per forza strindel governo per garantirne
1.700 previste nei normali giorni feriali. gere mani e firmare autografi in quantità
stabilità ed efficacia. Non
Questo provocherà la riduzione del servizio industriale: anche dalle parti di via Veneto.
parlarono di semipresidensull’intera rete. Anche quando già si saprà Lui aveva scelto, come rifugio, l’hotel Regina
zialismo poiché non esisteva
Baglioni.
il nome del vincitore.
ancora, ma credo che oggi lo
DI
GIORGIO PONZIANO
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S
di ridare dignità, iniziativa e
ruolo di guida alla politica?
D. Qual è il suo giudizio
su questi primi passi del
governo Letta ?
R. Il presidente del consi-
La politica e i partiti
italiani hanno abdicato una ventina d’anni
fa e si sono consegnati, di volta in volta,
prima, ad un imprenditore televisivo, poi,
ad un professore-manager di Stato,
adesso, in parte,
ad un commediante
glio, nei limiti dati, che sono
stretti, si sta muovendo abilmente, in maniera cauta, facendo un passo dopo l’altro,
lento pede. Può andare, in
mancanza di meglio, piuttosto lontano.
D. Una volta finite le
larghe intese ci sarà Berlusconi o Renzi?
R. Più durano le larghe intese meno si vedrà il ritorno
di Berlusconi, ma la lunga durata rischia di logorare anche
Renzi nei comportamenti del
quale è già possibile rilevare
qualche manifestazione di
nervosismo.
D. Il Movimento 5 stelle
è finito? E così la Lega? A
chi andrà il voto di protesta?
R. Il movimento 5 stelle,
nato per protesta, progredito
con un pugno di click che hanno selezionato gli inesperti
inevitabilmente anche incompetenti (non sanno neppure
che cosa fare con gli scontrini),
persino ingiustificatamente
arroganti, eterodiretti, sta in
effetti già boccheggiando. Anche la Lega si trova a metà tra
il tirare le cuoia e il tirare a
campare. Il voto di protesta
un po’ si disperderà un po’
ripiegherà nell’astensione.
Chi si dimostrerà capace di
proposta raccoglierà anche
una parte della protesta e la
incanalerà in attività di governo. Per ora però l’orizzonte è
piuttosto vuoto di personaggi
seriamente propositivi.
D. Perchè la Terza Repubblica fatica tanto a
nascere?
R. La difficoltà di nascita
deriva, da un lato, dal fatto
che molti preferiscono vivacchiare in questo interregno,
dall’altro, che pochi, non abbastanza, hanno le proposte
per andare oltre, con coraggio
e con scienza (politica). Come
le dicevo, se l’orizzonte è quasi
vuoto come può incominciare
quella rinascita politica, cioè
nazionale, di cui ci sarebbe
bisogno, tirando fuori il Paese dal pantano in cui si è
cacciato?
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6
Sabato 8 Giugno 2013
PRIMO PIANO
Hanno additato al pubblico ludibrio su Youtube uno stimato senatore come Lucio Malan
I grillini stonano sui pianisti
Poi le accuse si sono rivelate inconsistenti e offensive
DI
MARCO BERTONCINI
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L
espresso stando ciascuno seduto
al proprio posto. Il povero Carlo
Giovanardi, oggetto di vacue
accuse e di dileggi immotivati,
ha tentato invano di spiegarlo
loro più volte, rammentando
che l’aula del Senato non è un
asilo infantile. Nel caso Malan,
poi, i grillini hanno attuato una
sorta di persecuzione, culminata nell’imbarazzo col quale
hanno farfugliato risposte alle
domande di Grasso. Addirittura un senatore grillino, richiesto dal presidente di rispondere
a vicenda dei falsi pianisti al Senato ha avuto
rilevante eco mediatica,
ma, se i fatti sono stati
esposti perfino ampiamente,
non ne sono state tratte le dovute considerazioni. Il riferimento è al video, apparso sul
canale You Tube denominato
“Senato Cinque Stelle”, che
secondo i pentastellati autori
avrebbe dovuto mostrare Lucio Malan, senatore pidiellino, mentre votava per
conto terzi. Un’azione
tipica da pianista parlamentare, insomma,
che i grillini intendono
combattere con ogni
mezzo, segnatamente
con la gogna. Malan ha
con facilità dimostrato
che stava votando per
conto proprio, ottenendo prima piena e ripetuta soddisfazione dal
presidente del Senato,
Vignetta di Claudio Cadei
Pietro Grasso, poi le
scuse del capogruppo
grillino (tale ancora per poco) alla precisa domanda «il sito
Senato Cinque Stelle è vostro?»,
Vito Crimi.
La prima lezione che si ha tirato in ballo l’esistenza di
ricava dalla vicenda è una «milioni di profili» in rete, senza
conferma. Riguarda il compor- assumersene la responsabilità.
tamento degli eletti grillini, che Peccato che, aprendo quel sito,
s’intestardiscono nel ruolo di sotto l’etichetta «Informaziogiacobini, fra l’altro ignari delle ni» si legga: «Pagina ufficiale
norme parlamentari e, quando del Gruppo Parlamentare del
le conoscono, violatori delle re- Movimento Cinque Stelle al
gole. I grillini usano fotografare Senato».
Le accuse contro Malan
e filmare nelle aule parlamentari, nonostante sia stato (non (che, fra parentesi, è un senatouna sola volta) ricordato loro re stimato per serietà, impegno,
che è vietato. I senatori 5Stelle esperienza e professionalità) si
non hanno ancora capito che il sono rivelate inconsistenti e
voto non va obbligatoriamente quindi offensive. Ad aggravare
L’ECCESSIVA CAMPAGNA SUI PIANISTI
Perché M5S ce l’ha tanto
con Mozart, Morgan e Allevi?
DI
FILIPPO MERLI
O
ra i grillini se la prendono con Morgan e Giovanni Allevi. Visto che
non sanno più che cosa dire sulla
casta, sui politici e sui giornalisti,
attaccano i pianisti. Quando abbiamo letto i
titoli dei principali siti d’informazione ci siamo
chiesti: che cosa avranno mai detto o fatto Morgan e Giovanni Allevi per essere al centro di un
tale scandalo mediatico? Hanno dichiarato che
Pupo è meglio di Beethoven? Hanno accettato
una lauta diaria per suonare il piano da Gigi
Marzullo? Poi abbiamo letto meglio e abbiamo
scoperto che in politica il termine «pianista»
indica un parlamentare che vota al posto dei
«colleghi» assenti in Aula. Nel caso specifico, i
pianisti che secondo i grillini avrebbero cercato
di fare i furbi sono alcuni senatori del Popolo
della Libertà, tra cui Lucio Malan, che però,
scrive il sito del Corriere della Sera, «ha dimostrato di aver in realtà votato correttamente e
ha denunciato insulti a lui rivolti finiti in Rete».
Tutto è iniziato con la pubblicazione di un video sul profilo Facebook «Senato Cinque Stelle»
e su You Tube. Nel video girato in Aula durante
una votazione si vede il senatore del Pdl che si
alza, si gira verso un banco vuoto e allunga una
il comportamento dei grillini ci
sono poi i ripensamenti apparsi
in rete, dopo le mezze ammissioni operate in aula, e la mancata
presentazione di scuse formali
in assemblea. Insomma, il giacobinismo impera.
Il grave è che la protesta contro la politica è così
estesa che, come ha rilevato lo
mano prima di tornare a sedersi. Di più non si
capisce, a parte la voce trionfante dei senatori
grillini che stanno riprendendo la scena e che
esultano per lo scoop da grandi giornalisti (non
ce ne vogliano i grillini per lo scomodo paragone, non volevamo offendere nessuno). Sulla
questione è intervenuto anche il presidente
del Senato, Pietro Grasso, che ha chiesto e
ottenuto la rimozione del video dai vari canali,
oltre a ricordare che in Aula sono vietate foto e
riprese. Certo, di questi tempi non vorremmo
essere nei panni dei senatori degli altri partiti, che devono sentirsi osservati dall’occhio
grillino anche quando vanno al cesso. Si sa, i
video, la Rete e lo streaming sono i pezzi forti
del Movimento 5 Stelle, e i senatori lo sanno
benissimo. Per questo avranno crisi isteriche
e attacchi di panico non appena vedranno un
grillino che estrae la penna stilografica (oh no,
non sarà mica una chiavetta usb?) o quando
s’infileranno gli occhiali da sole (oddio, ne aveva un paio uguali Tom Cruise in Mission Impossible per riprendere i cattivi senza farsi scoprire). Se fossimo nei senatori avremmo paura
anche ad andare alla mensa del Senato. Hai
visto mai che l’occhio della triglia impanata
non sia in realtà una microspia?
© Riproduzione riservata
stesso Malan nel suo accorato
intervento, in rete centinaia di
persone si sono sfogate condividendo il video e sfogandosi in
insulti e accuse contro il senatore. Questo stato d’animo, nel
caso specifico mal indirizzato,
indica come la gente sia arrivata a uno stadio che si potrebbe
definire pericoloso, per l’intera
classe politica. Saranno prevenuti, saranno mal documentati, saranno emotivi, però molti,
troppi cittadini sono oggi stanchi. Una parte si sfoga in rete,
altri esprimono voto di protesta,
i più si rifugiano in un assenteismo che intende pareggiare
tutti nel giudizio negativo.
NEGLI ANNI DI PIOMBO FURONO I MAGISTRATI A SEDARE UN PAESE DELIRANTE IN PREDA ALLE ALLUCINAZIONI
Le ideologie sono modernariato come la scatoletta Campbell
DI
C’
DIEGO GABUTTI
è un momento, negli anni
di piombo, in cui la storia
del paese e i suoi protagonisti muovono tre passi
nel delirio, al pari dei personaggi d’un
celebre film a episodi del 1968 ispirato ai racconti di E.A.Poe e firmato
da Federico Fellini, Louis Malle
e Roger Vadim, come testimonia il
brillante e serrato studio di Chiara
Zampieri Socialisti e terroristi 19781982. La lotta armata e il Psi: indagini e testimoni (L’Ornitorinco 1913,
pp. 234, 15,00 euro). Tutto ha inizio
col «partito della trattativa», nella
primavera del 1978, quando Bettino
Craxi e il suo stato maggiore, un po’
per convinzione ideologica, un po’ per
ritagliarsi un ruolo autonomo nella
vicenda Moro, si pronunciano per la
trattativa con le Brigate rosse. Vincerà
il partito avverso, quello della «fermezza», ma intanto sono state poste le basi
d’un rapporto con le bande armate e
con l’eversione di sinistra, da parte
d’alcuni socialisti anche di peso, come
il capocorrente calabrese Giacomo
Mancini, che col tempo sembreranno
sempre meno innocenti (Gian Carlo
Caselli, che all’epoca era impegnato
sul fronte della lotta al terrorismo di
sinistra, nell’introduzione al libro di
Chiara Zampieri parla, magari mettendoci un di più di classico livore
antisocialista, di «cinismo» e d’«incertezze altalenanti»).
Non è possibile stabilire se «le relazioni tra ambienti politico-istituzionali ed esponenti dell’eversione»
sono state «in qualche modo strutturali e non legate esclusivamente a
specifiche contingenze» o se non si è
trattato invece di rapporti «strumentali e opportunistici, cioè «dettati da
esigenze di carattere politico ed elettorale di volta in volta diverse. Prima
fra tutte quella di riuscire ad intercettare il consenso di un mondo giovanile
ribelle, talvolta violento, per il quale
il Partito comunista non era più un
valido riferimento. Sui temi del rispetto delle garanzie costituzionali, delle
libertà individuali, delle leggi antiterrorismo, il Psi aveva invece dimostrato
una maggiore flessibilità, probabilmente volta a catturare il consenso
delle nuove generazioni. È indubbio
che nel Psi sopravvivesse un’anima
legata all’ideologia socialista delle
origini, “anarcoide” e libertaria, che
ancora auspicava la rivoluzione anticapitalista, la lotta di classe e l’unità
del proletariato volta a scardinare il
sistema di potere creato dalla Dc in
Italia e dagli Stati Uniti nel mondo.
Negli anni Sessanta e soprattutto sul
finire degli anni Settanta, il Psi però
seguì la strada dell’istituzionalizzazine consolidando la sua immagine di
partito di governo, marginalizzando
al suo interno le correnti più legate al
filosovietismo, all’apertura al Pci, alle
teorie marxiste. Ciò però non significa
che non ci fosse ancora una componente che si richiamasse prioritariamente a questi ideali e che manifestava
simpatie per i movimenti rivoluzionari (per esempio quelli dell’America
Latina)».
Come la disco music e i film di
kung fu, come le scatolette di minestra Campbell di Andy Warhol,
anche le ideologie estremiste si sono
trasformate in modernariato. Oggi
suonano misteriose e incomprensibili,
agli occhi e alle orecchie di chiunque
abbia meno di cinquant’anni, come i
geroglifici egizi prima della Stele di
Rosetta. Socialisti e terroristi, come
terroristi e comunisti, come democristiani e terroristi, sono diventati nel
frattempo entità aliene (e se ancora
si capisce cos’è un terrorista, e quali
danni provoca il suo delirio, il comportamento e le strategie di socialisti, comunisti e democristiani, per
non parlare della loro stessa natura,
suonano esotici e remoti, come la nouvelle cuisine o la cultura dei «faccioni»
dell’isola di Pasqua). Chi sa più chi
erano gli «autonomi» o di cosa diavolo
stessero parlando Renato Curcio o
Toni Negri. Ma non suonano meno
esotici gli strilli contro la «repressione» dei socialisti o le proposte di
«compromesso storico» avanzate dai
comunisti come pure le lettere dal
carcere del popolo d’Aldo Moro. Era
un’Italia — quella degli anni di piombo, l’Italia di Socialisti e terroristi —
in preda alle allucinazioni. Furono i
magistrati (che in seguito passarono
al nemico, il caos) a sedare un paese
delirante e vittima dalle culture del
disordine (mentale).
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PRIMO PIANO
Sabato 8 Giugn
Giugno 2013
7
Mettendo in un fondo 10 mln di mq di immobili dello stato da dismettere, dice Pomicino
Ecco il mio piano da 33 mld
Questo, più un concordato fiscale, risanerebbe i conti
DI
SERGIO LUCIANO
«S
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iamo una Repubblica mediatica,
per cui la politica
si identifica e si
esaurisce con l’annuncio! E
questo vale anche per le vendite immobiliari del demanio
pubblico». È sarcastico Paolo
Cirino Pomicino, politico di
lungo corso tra prima e seconda
repubblica, più volte ministro
- l’ultima al Bilancio, nel ’92,
Al 10% di italiani che
rappresenta il 45%
della ricchezza nazionale gli chiederei di
prestare i loro soldi
allo Stato
coll settimo
governo di Gi
Giulio
tti
li
Andreotti di cui fu fedele seguace e alla cui messa di trigesimo ha appena partecipato,
con profonda commozione, prima di parlare con ItaliaOggi.
Dice «’o Ministro» che le dismissioni demaniali annunciate in
pompa magna dal ministero
dell’Economia con la costituzione di una «Sgr» ad hoc… non
si faranno. Come non si sono
mai fatte sul serio: né con i programmi tremontiani di Scip 1,
Scip 2 e Patrimonio dello Stato
Spa, né con il primo di questi
«veicoli» commerciali, costituito nel ’92 proprio da Pomicino:
«Immobiliare Italia», la madre
di tutte le (fallite) privatizzazioni del mattone pubblico.
Domanda. Quindi, Pomicino, secondo lei sarà ancora flop?
Risposta. Con questi metodi, il demanio è sempre riuscito a vendere poco e niente. E
il dato allucinante è che nessuno fa tesoro degli errori del
passato.
D. Neanche Saccomanni?
R. Guardi, dal ’92 abbiamo
avuto tutti ministri del Tesoro prima e dell’Economia poi
che erano dei tecnici, non dei
politici: Barucci, Ciampi,
Tremonti, Siniscalo, Padoa
Schippa, Monti, Grilli, Saccomanni. Non sono capaci. Gli
economisti devono fare gli economisti. La visione d’insieme
non può che averla un politico.
Poi bisogna trovarli, i politici
capaci (e ride, ndr).
D. Quali errori del passato andrebbero evitati?
R. Il grande patrimonio immobiliare dello Stato si divide
in 2 categorie: i beni inutilizzati, da valorizzare; e quelli
strumentali, occupati dalla
pubblica amministrazione.
Sui beni da valorizzare perché inutilizzati, il problema è
chiarissimo: occorre ripristinare il potere decisionale dello
stato centrale sulle modifiche
d’uso degli immobili posti in
vendita, con uno strumento
capace di decidere senza in-
toppi localistici la riconversione delle caserme o di altri
edifici demaniali inutilizzati.
Altrimenti non si riuscirà a
tirar fuori un ragno dal buco.
Per questo hanno fatto cilecca
Scip 1 e Scip 2, consentendo
soltanto, in realtà, a molti politici di comprare case belle a
due lire, alcuni dei quali anche
amici miei.
D. Chi, Pomicino?
R. Non lo dico. Mi bastano le
mie 42 sentenze di assoluzione
Paolo Cirino Pomicino
e prescrizione.
D. Quindi sui beni da vallorizzare il problema, dice pagando 2,2 miliardi di affitti
llei, è che lo Stato deve po- all’anno ai sottoscrittori del
tter autorizzare le modifiche fondo. Mi dirà lei: e dove li
d’uso: ok, non ce la faranno prende, lo Stato, questi soldi
d
mai. E l’altra categoria, gli per gli affitti? Fa nuovo defim
cit? Nossignore: per i primi tre
iimmobili in uso?
R. È quella fondamentale, anni, li prende dal ricavato delssu cui si basa una mia idea più la vendita, che quindi genera
ampia di risanamento e rilan- un introito netto per lo Stato
a
diciamo di 33 miliardi.
cio dell’economia italiana…
D. Dove
D. Addivuole arrivarittura?
v
re?
R. Certo. E
r
Cifre tra i 30mila e
R. Per i primi
le spiego. Nel
i 5 mln di euro. Con
2007 proposi,
ttre anni, queun’erogazione aggiunin un emenssti 33 miliardi
damento, la
tiva volontaria di 6mivengono destiv
formula giunati, senza mon
la € si totalizzerebbe
sta. Lo Stato
dificare il conto
d
120 mld di euro
deve conferieconomico
delle
e
re a un fondo
amministraa
10 milioni
zioni
inquiline,
z
di metri quadrati
ti di iimmobili
bili a investimenti
i
ti
ti produttivi, che
occupati da uffici pubblici. E generano Pil, ogni punto recuvendere le quote a un valore perato sono 7 miliardi di euro
pari, diciamo così, a 4.000 euro di introiti fiscali… Ci riduco il
al metro. Introito di 40 miliardi costo del lavoro per esempio; ci
di euro. Come essere sicuri di faccio investimenti al Sud…».
trovare questi soldi? Semplice:
D. A proposito di Sud,
garantedo un rendimento del ha visto che la Banca del
5-6% a chi compra le quote. E Sud non l’hanno ancora
conservando per lo Stato un chiusa?
diritto di riacquisto dei beni
R. Ma non andrà da nessuna
a vent’anni. E nel frattempo, parte, così come ai nostri tem-
pi non servì a nulla il conato cifra astronomica di 120 miliardi Mediobanca del Sud. Il Sud di di euro!».
non ha bisogno di un’altra banD. E perchè dovrebbero
ca…».
dare i loro soldi questi beD. Tornianefattori?
n
mo ai matR.
Be’,
A chi aderisce, un contoni di Staintanto si
to: perché
potrebbe
cerp
cordato fiscale preil suo piano
care
di spiec
ventivo: per tre anni,
dovrebbe rigargli
che la
g
chi incrementasse il
uscire?
cosa
interesc
fatturato
o
il
reddito
R. Perché
sa
s tutti, loro
pagherebbe le tasse
offre a chi incompresi.
E
c
dell’anno precedente
veste nel fondo
poi,
p io offrirei
un rendimento
a chi aderisce
superiore a
alla
richiesta
a
quello dei Btp e garantito da di fondi un’ottima
un’ottim ragione: un
asset.
concordato fiscale preventivo
D. Bene: e che accadde, (quindi non un condono), per
quando presentò questa cui per tre anni chi incremenproposta?
tasse il fatturato o il reddito
R. Ne parlai con Berlusconi continuerebbea a pagare le
e con Cicchitto e a Tremonti, tasse dell’anno precedente…
ma invano.
D. Un condono?
D. E adesso ci riprova?
R. Macchè! Un concordato
R. Sì, ma non ho finito di preventivo. Quelli che ogni
spiegare: quella mossa sugli giorno Equitalia pratica quanimmobili strumentali ancora do concorda con i contribuenti
non basta, e provo a dirle cos’al- sottoposti ad accertamento
tro occorre.
quel che devono pagare per
D. Dica!
tornare in regola!
R. La seconda precondizione
D. E con questi soldi, cosa
per indurre la crescita è un’ag- dovrebbe fare lo Stato?
gressione frontale del debito
R. Be, con 120 miliardi il
pubblico. Basterebbe…
debito scende del 12%, il che
D. Alt: non se ne esca an- significa 8 miliardi di spesa
che lei con la patrimonia- per interessi in meno. Sono
le…
soldi veri, che permetterebbeR. No, perché è recessiva, ro, unitamente ai proventi una
come lo fu l’Eurotassa. Io mi tantum, delle dismissioni imrivolgerei a quel 10% di ita- mobiliari, di rilanciare sul serio
liani che rappresenta il 45% industria e lavoro.
della ricchezza nazionale e gli
D. L’ascolteranno?
direi: dovete prestare allo stato
R. Non credo, ma mi bastei vostri soldi, cifre a piacere, tra rebbero che mi confutassero:
i 30mila euro e i 5 milioni di che qualcuno mi dicesse Poeuro. Con 6.000 euro medi di micino, sbagli. E proponesse
erogazione aggiuntiva volonta- una sua ricetta. E invece tutti
ria che arrivassero da 2 milioni tendono a nascondersi.
di soggetti si totalizzerebbe la
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IL CONCERTO AL PLEBISCITO E LA VICENDA INDESIT, ECCO PERCHÉ DE MAGISTRIS SBAGLIA
La piazza svenduta a Springsteen e le lavatrici
DI
MARCO DEMARCO
L’
argomentazione difensiva a
proposito della concessione gratuita di piazza Plebiscito ruota
intorno a un solo argomento.
Che è il seguente. O si fa così, dice il
sindaco, o artisti del calibro di Bruce
Springsteen Napoli se li sogna. E la
ragione è nota: Napoli è lontana, è fuori da tutti i circuiti, raggiungerla costa,
il pubblico è stressato e l’investimento
è a rischio. Dunque, ne consegue che o
si offrono condizioni di favore, prezzi
stracciati e accoglienze devozionali, oppure c’è poco da sperare. Ha torto? Ha
ragione? Vediamo. Di sicuro il sindaco ha
torto quando, proprio in virtù di questo
ragionamento, si spinge fino a registrare video tipo «Ciao Al». In questi casi è
evidente che il gioco (invitare pubblicamente Al Pacino a presentare a Napoli,
in anteprima, un suo film) non vale la
candela (la credibilità dell’istituzione nel
caso, come è poi avvenuto, di un plateale rifiuto). Ha ragione, invece, quando
tiene conto del contesto oggettivo della
nostra realtà.
Tuttavia argomentare come fa de Magistris a favore della diversità di Napoli
o della sua eccezionalità è sempre pericoloso, per tante ragioni. Del resto, se quel
che il sindaco dice vale per il manager
di Springsteen, e cioè per un impresario
musicale, come negare che possa valere
anche, se non di più, per tutti gli altri
imprenditori interessati a investire in
quest’area? Si ammetterà, ad esempio,
che «vendere» un concerto è più facile
che vendere un elettrodomestico, e non
a caso ad ascoltare il «Boss» sono venuti
in migliaia, mentre sono 540 i lavoratori
della Indesit già in uscita perché definiti
«in esubero». Si è visto, insomma, che
anche in tempi di crisi, quando più oculata diventa la spesa familiare, le note
dei concerti vanno e vengono, a Napoli
come a Milano, mentre le lavatrici vanno
solamente: nel caso specifico, quelle della
Indesit vanno all’estero, da Teverola in
Polonia o forse in Turchia.
E allora, se Napoli è lontana per tutti
gli investitori, cosa è giusto fare per vincere le loro resistenze e per indurli ad affrontare un livello di rischio più alto? Paradosso a parte, svendere le nostre piazze
in nome del diritto alla cultura musicale
non può equivalere a svendere il nostro
costo del lavoro in nome dell’occupazione?
Ecco, dunque, il punto. Da Springsteen
alle gabbie salariali il passo può essere
molto breve. Ma mentre l’indignazione
per le gabbie salariali di solito scatta automatica, perché subito si avverte l’insidia di un paese spaccato in due, quella per
le gabbie monumentali no. Perché?
Ciò che probabilmente si sottovaluta è
il deposito culturale che certe argomentazioni possono lasciare. Difficile credere
che un giorno sarà più agevole difendere
la dignità del lavoro meridionale dopo
aver ceduto senza batter ciglio su quella
dei nostri monumenti. Che poi vuol dire
cedere sulla nostra storia. Tra parentesi: Springsteen a Milano ha suonato e
cantato a San Siro, in uno stadio, non in
piazza del Duomo. E per giunta, l’amministrazione Pisapia si è fatta anche pagare - dallo stesso manager che a Napoli
è stato accolto su un red carpet e a cui
è stato finanche consegnata una targa
onorifica - un euro per ogni biglietto.
*Dal Corriere
del Mezzogiorno
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Sabato 8 Giugno 2013
PRIMO PIANO
La posizione di Berlusconi rafforza il governo Letta, che invece vorrebbe temporizzare
A muso duro contro la Merkel
Con Bruxelles vanno ricontrattate le politiche di austerità
DI
STEFANO CINGOLANI
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S
Italia perdente nel braccio di ferro - Detto questo,
l’Italia non è pronta per un
braccio di ferro che la vedrebbe
perdente. Non è solo questione
di galateo o di tattica negoziale (non si dice all’inizio me ne
vado perché la risposta classi-
ilvio Berlusconi ha
ragione, l’Italia deve
metterla giù dura, non
solo per difendere se
stessa e la propria posizione di
secondo Paese manifatturiero
d’Europa, ma
anche per dare
un contributo
alla ripresa
dell’intero continente. Ormai
si susseguono
le autocritiche
sul modo in cui
è stata concepita e applicata
l’austerità.
I malumori
pure in Germania - Tutti si pentono
tranne l’UnioVignetta di Claudio Cadei
ne europea.
O meglio, la
Germania, nonostante al suo ca è si accomodi pure). Ma di
interno crescano le voci critiche muscoli.
Le nostre braccia sono deboli.
non dalla destra nazionalista
(più austerità e al diavolo l’eu- Perché estenuate da tre anni di
ro), ma dalla sinistra riformista recessione e dai colpi dello spre(meno austerità e rafforziamo ad usato come manganello?
Anche, ma non solo. Il divala moneta unica).
Il rallentamento della con- rio nei tassi d’interesse è augiuntura, lo scontento politi- mentato quando è diminuita
co manifestato dai sondaggi la fiducia nel governo italiano.
(scompaiono i liberali, Cdu-Csu E la fiacchezza della nostra
ristagnano, crescono i Verdi), struttura economica deriva da
mostra che non tutti i tedeschi quindici anni di stagnazione.
Colpa dell’euro? Certo, la
ragionano allo stesso modo e
gli interessi sociali, economici moneta unica, così come è stata gestita, ha aumentato l’altro
e politici divergono.
spread, quello della competitività, peggiorando gli squilibri
interni. Tuttavia, l’Italia vi è
arrivata già in condizioni di
debolezza, tanto che il governo
Prodi avrebbe preferito avere
altri due anni di tempo, come
è noto.
Il doppio dualismo
- Non solo. Negli anni
successivi non sono state realizzate le riforme
necessarie per rafforzare l’economia domestica. Cioè l’industria che
produce per il mercato
interno, i servizi, la
pubblica amministrazione, tutte le palle al
piede che bloccano il
Paese.
Si è creato così un
dualismo nel dualismo: da una parte imprese esportatrici che
hanno tenuto il passo
meglio della Francia
(lo dimostrano i dati sul valore
aggiunto), dall’altra la zavorra. Dunque, occorre accelerare
le riforme per aumentare il nostro potere contrattuale.
Le politiche possibili Ma che carte possiamo giocare
al tavolo di Bruxelles? Non di
sforare il deficit aumentando
la spesa pubblica corrente,
visto che siamo appena usciti
dalla procedura d’infrazione.
Potremmo, al contrario, preparare un robusto pacchetto
fatto di interventi straordinari
per ricapitalizzare e ripulire le
banche, accompagnati da operazioni sullo stock del debito
(privatizzazioni, ma non solo),
liberalizzazioni, consistenti investimenti infrastrutturali.
È probabile che tutto ciò faccia salire temporaneamente il
debito. Ma può essere ben accolto, sostiene Lorenzo Bini
Smaghi, se il piano è ben congegnato e se il governo che lo
presenta è credibile e stabile.
A quel punto, si aprono spazi per ridurre le imposte in
modo significativo. Partire
dalle tasse è sbagliato perché
non ci sono margini nel bilan-
cio pubblico e perché non esiste alcuna garanzia che, nelle
condizioni odierne, il reddito
redistribuito aumenti davvero la domanda effettiva (consumi e investimenti).
Berlusconi non indebolisce Letta - Paradossalmente,
dunque, l’intervento di Berlusconi che la Repubblica
chiama «ricatto all’Europa»,
non indebolisce il governo.
Certo, purché Enrico Letta
si dia una mossa, come si dice
a Roma. Temporeggiare non
basta più, anzi non serve.
www.formiche.net
SCOVATI NELLA RETE
A letto, sono le 6 del mattino. Chiudi gli occhi
per cinque minuti e diventano le 7 e 45.
Al lavoro, sono le 13:30, chiudi gli occhi
per cinque minuti, e diventano le 13:31
IN VISTA DEL 19 GIUGNO QUANDO LA CORTE DECIDERÀ SULLA SUA INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI
Neanche la Consulta ferma il Cav, che cerca consensi tra gli antieuropei
DI
ROMANO PERISSINOTTO
M
ancano pochi giorni a
quella fatidica data, il
19 giugno, quando la
Corte Costituzionale
sarà chiamata ad esprimersi sui
destini di un processo che ha condannato il vincitore delle ultime
elezioni, soprattutto del post elezioni, a una pena che lo vedrebbe interdetto dai pubblici uffici,
quindi fuori dal Parlamento.
Terremoto a Palazzo Chigi?
- Sulla rilevanza dei processi a
carico di Silvio Berlusconi rispetto al futuro destino del governo Letta si è scritto di tutto e di
più. Al di là delle dichiarazioni di
circostanza più volte ribadite sui
media dai vari protagonisti, solo
un ingenuo può pensare che una
sentenza avversa al leader del
Pdl non comporti un terremoto a
Palazzo Chigi, come peraltro solo
uno sprovveduto può identificare la fine della storia politica di
Berlusconi con una sua eventuale
eliminazione dal Senato.
Legati al destino del Cav. Quindi i delicati equilibri di un
governo di larghe intese, anomalo
quanto straordinario nei numeri
della sua maggioranza, trattandosi di un governo politico e non
tecnico, vivono appesi a quel fragile filo lungo seicento chilometri,
ordito tra i palazzi della politica
romana e della giustizia milanese,
dove sono in molti a pensare che
la legge sia uguale per tutti ma
non tutti sono uguali di fronte ai
pubblici ministeri.
La forza del consenso popolare - La forza di Silvio Berlusconi deriva dal consenso popolare. Senza entrare nel merito
di stucchevoli questioni sui contenuti della sua proposta politica
ed analisi sociologiche che, dopo
venti anni, di successi ed alcuni
fallimenti, ancora lo determinano,
è pacifico che il leone di Arcore è
ancora il sovrano indiscusso del
suo partito e si conferma quale
riferimento politico personale di
un terzo degli italiani, peraltro in
crescita nei sondaggi.
La strategia di Berlusconi Tuttavia, dopo aver vinto molte
battaglie nei confronti dei giudici
milanesi con assoluzioni o prescrizioni, la sua guerra personale
ai giudici milanesi è giunta allo
scontro finale. Da abile stratega,
Berlusconi è pienamente consapevole che le battaglie si vincono prima di essere combattute,
quindi che fa? Gli organizzano
manifestazioni di piazza per compattare i proseliti, manda avanti
gli esploratori, in particolare una,
Daniela Santanché con le sue
esternazioni, l’ultima delle quali
paventa addirittura una eventuale rivolta fiscale degli elettori del
centrodestra in caso di condanna
definitiva del Cavaliere.
Berlusconi incalza Letta - Ma
non basta, occorre andare oltre:
bisogna individuare uno spunto
tra quelli utilizzati in campagna
elettorale per rinvigorire il sostegno ed il consenso popolare. La
soluzione? È a portata di mano:
è Letta, ovvero utilizzare il suo
governo (che è quello voluto da
Berlusconi) esortandolo a battere
i pugni sul tavolo europeo, opponendosi al rigore della Cancelliera
Angela Merkel e dell’egemonia
tedesca sulle decisioni del consesso europeo.
I sentimenti popolari - A prescindere dalle singole opinioni in
merito alla bontà delle strategie
e delle azioni dei troppi burocrati
europei in questi ultimi cinque
anni di crisi, dalle considerazioni
su una moneta unica di tutti e di
nessuno, paradossalmente nata
prima di una unione fiscale europea, quello di Berlusconi è un
colpo da maestro.
Nel merito, è ininfluente l’atteggiamento che il premier Letta
assumerà nei confronti dei colleghi, in particolare della Merkel,
rispetto all’obiettivo che il Cavaliere raggiunge: cavalca il sentiment popolare, diventandone così
il paladino, l’uomo che esortando
il governo a non piegarsi ai diktat di Berlino conforta i cittadini
italiani, alcuni direbbero illude,
dando loro una possibile soluzione
alternativa e definitiva per una
nuova via da percorrere e sconfiggere la paura del futuro.
Incamera punti di consenso,
utilissimi e spendibili a breve
per evitare che quel prossimo
19 giugno si prospetti come una
giornata nera per il Cavaliere e
temo, purtroppo, per tutti i cittadini italiani.
In ogni caso, è sempre lui, è
sempre Silvio Berlusconi, angelo
o diavolo, a fare notizia.
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Sabato 8 Giugn
Giugno 2013
9
Delle riforme interessa solo l’elezione diretta del capo dello Stato. Cui lui si candida
B. vuole un plebiscito su di sè
Il sostegno al governo è solo per mantenere il Porcellum
DI
CESARE MAFFI
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L’
indirizzo che Silvio
Berlusconi intende
imprimere al proprio partito, o a quel
che ne residua, è sempre più
chiaro. Emerge dai retroscena, d’accordo, ma egualmente
dall’intervista a Giuliano
Ferrara, e sopratttuto dalle
reazioni di parlamentari e
ministri. La parola d’ordine
è: sostenere spavaldamente il
governo, ma il governo provveda a contrastare la crisi
economica. Tutto il resto passa in secondo
piano.
sto che gl’italiani non mangiano pane e legge elettorale. In
secondo piano vanno perfino
i ballottaggi, che pure vedono il Pdl a rischio di perdere
Roma, e il primo turno delle
elezioni siciliane, con Catania
(e Messina e Siracusa) in ballo. La legge elettorale non va
riformata.
Al Cav interessa serbare il
porcellum a qualsiasi costo.
Quindi, vuole che qualunque
nuova legge e perfino semplici ritocchi al sistema vigente
siano rinviati il più
possibile.
È probabile
che B. ritenga arduo il
percorso delle
riforme costituzionali.
In fondo, ci
La politica politicata non interessa alla gente,
ripete B., po-
Silvio Berlusconi
BRIOCHE E CAPPUCCINO
Primo Piano
crede poco.
Semmai, punta essenzialmente sull’elezione diretta del
capo dello Stato, con l’unica
prospettiva di candidarsi lui
e quindi di tramutare quella
scelta in un referendum sulla
propria persona, se possibile
in un plebiscito.
È la stessa tattica che ha
sempre praticato alle politiche: trovare il modo, giuridico o politico e meglio se
giuridico e politico insieme,
perché l’elezione si trasformi
in un sì a sé medesimo.
I maggiorenti del Pdl
sono divisi. Le contrapposizioni fra governativi e
opposizionisti traspaiono
giornalmente.
Tuttavia Roma locuta, causa finita: una volta che Berlusconi ha parlato, non resta
che adattarsi e obbedire.
I sofismi sul lavoro della
commissione dei saggi (arrivata a superare numericamente
perfino il comitato parlamentare) passano in cavalleria.
Diventa prioritario stimolare
il governo perché se ne esca
con una politica economica popolare. E presto, indipendentemente dagli appuntamenti
giudiziari del Cav.
IL CORSIVO
Bunga bunga? Boldrini e Idem
si mescolano con le drag queen
«Stato in gonnella»,
titola il Giornale
di Alessandro
Sallusti. È un
grido d’allarme (e
anche di dolore).
Sotto il titolo, le
foto segnaletiche
di Laura Boldrini, presidentessa
vendoliana della
Laura Boldrini e Josefa Idem
Camera, e Josefa
Idem, ministra democratica alle pari opportunità.
Bodrini e Idem, che annunciano la loro partecipazione al
Gay Pride prossimo venturo, sono evidentemente tra i principali responsabili della progressiva svirilizzazione della
repubblica.
Dove finiremo di questo passo? Che ne sarà della famiglia?
Come ci siamo ridotti? E che cosa resterà, cara signora, della
costitutiva sobrietà repubblicana?
Nel paese del bunga bunga e del burlesque, il paese di Papi
e delle nipotine di Mubarak, la morigerata nazione in cui
le consigliere regionali lombarde si travestono da suora,
da infermiera e da vigile urbano per le serate eleganti del
premier, non è una vergogna e uno scandalo che la presidentessa della camera (idem la Idem) si mescolino con le
drag queen che sfilano sculettando e triccheballando per
le vie della capitale?
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SMONTARE, RICOSTRUIRE: ECCO I BEI PENSIERINI DA ELEMENTARI DEL SINDACO
di Riccardo Ruggeri
• Terni: Ombrellum o Manganellum? Purché non sia
Mattarellum
• Boldrini e Idem: Valchirie a Palermo (Walkürenritt)
• Rilancio della concertazione? Tranquilli, tanto non ci
sono i quattrini
Economia
• Ue-Bce-Fmi: una Triade di medici idioti. Una sola ricetta d’antan (sanguisughe) per miliardi di malati. Se
non funziona è colpa dei malati
• La giornata dell’ambiente è trascorsa in silenzio.
Se tacciono, i loro business devono andar loro
bene
• I 150 potenti del globo sono al Grove Hotel (Uk). Neppure più i «Bildenberg» complottano in segreto. A quando
lo streaming delle loro sconcezze?
Giustizia
Le sentenze si accettano se riguardano i nostri nemici.
Se colpiscono i nostri amici si contestano, così in appello
i giudici provvedono
Mapping del lessico
Repubblica ci impone il suo look (passato-futuro; in-out
versus parole condivise-discusse-ai margini-divisive).
Tutti a Firenze?
Freccia Rossa vs Italo
Rosy Greco: gli aristo-chic viaggiano solo su Italo. In
risposta, «year ticket» a Freccia Rossa, e alle Fs «rinnoviamo» Moretti
Gossip
Putin in tv a reti unificate annuncia la fine del suo matrimonio. B. parte per Mosca?
Sport
Ventura dovrebbe lasciare il Toro, tornare a essere come
padre Guy Gilbert, «le curé des loubards» delle banlieues
parigine
Narciso Renzi, al Corrierone,
ha spiegato la sua politica del Lego
DI
I
ISHMAEL
ntervistato da Aldo Cazzullo, che
indaga per conto del Corriere sulle
sue intenzioni, si candida oppure
no alla segreteria, è con Letta o
contro, Matteo Renzi ha dato il meglio
di sé, come sempre: non una risposta
utile, ma in compenso dei «bei pensierini», come alle elementari.
Molte le battute, rare quelle divertenti, a parte una («oh, finalmente i giovani
turchi fanno qualcosa d’interessante...
ma a Istanbul») che però non è sua ma
di Massimo D’Alema, l’intervista è
prima di tutto un’autocelebrazione del
sindaco di Firenze, che ricorre alla parola «io» come il Comico ai suoi «vaffa»
beneauguranti, e il catalogo pressoché
completo, dalla rottamazione in su, delle sue fissazioni.
Nessuno è più compiaciuto di Narciso
Renzi.
Nell’intervista ci sono tutti i suoi tic
(«non sono un monello», dice questo quarantenne, sindaco, un padre di famiglia,
mai così soddisfatto di sé come quando
qualche gazzettiere mostra di ritenerlo
una specie di Gianburrasca della politica).
C’è anche tutta la sua cultura da telequiz di Mike Bongiorno («è la logica
dell’“adelante con juicio”», infioretta
non so più a quale sproposito).
Quanto a quel che dice riguardo alla
rottamazione, che «rinunciare a D’Ale-
ma in cambio di Fioroni non è stato un
affare», può sembrare una mezza autocritica, e invece no: è soltanto un’altra
battuta, come sempre poco riuscita, e per
di più cattiva (forse anche questo è un
calembour non suo ma di D’Alema).
Pur contraddicendosi spesso, oggi pro
larghe intese, domani anti, un giorno mi
ritiro in buon ordine, un altro eccomi
qua in costume da Fonzie e pronto a
combattere, Renzi non sa che cosa sia
l’autocritica.
Come Beppe Grillo, che sputa su
tutti e si fa beffe di chiunque non gli
baci l’anello ma guai a fare dell’ironia
su di lui o sui Bambini di Grillo Gesù,
anche il sindaco di Firenze ha sempre
uno sguardo spassatissimo (cerca di
passare per un moccioso che ha appena fatto qualche marachella) quando
propone di rottamare Tizio o Caio ma
smette subito di scherzare quando Caio
o Tizio prendono di mira lui, il sor sindaco illustrissimo.
E il suo programma politico? Generico (le solite intenzioni vaghe e
ammiccanti, per di più già ascoltate
mille volte da altri politici a caccia di
consenso) ma dal suono rivoluzionario,
tipo gli slogan da blog antipolitico: «A
Palazzo Chigi io andrei per smontare
tutto e ricostruire daccapo: il fisco, la
burocrazia».
Che bello: «smontare», «ricostruire».
Praticamente il Lego.
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Sabato 8 Giugno 2013
PRIMO PIANO
L’ira del governatore toscano contro i sindacati rossi e le lavoratrici della Mabro
Rossi sbrocca con le operaie
Non è la prima volta che il presidente cede all’ira
DI
GOFFREDO PISTELLI
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P
er la Toscana è destino
avere presidenti per
così dire, veraci. Dopo
l’innamoramento confessato in pubblico da Claudio
Martini, il governatore diessino degli anni 2000, del Social
Forum fiorentino e dei raduni
glocal nella tenuta di San Rossore, ecco Enrico Rossi, stessa
generazione e stessa famiglia
politica, non preoccuparsi di celare in pubblico il più umano
dei sentimenti, ancorché vizio
capitale, come l’ira.
È accaduto mercoledì, a
Grosseto, dove il governatore
incontrava le lavoratrici della
Mabro, storica azienda locale
di abbigliamento, un tempo
così florida da sponsorizzare
lo sport caro ai maremmani, il
baseball. La Mabro ha sfiorato
il fallimento, è stata rianimata
da una nuova proprietà assieme alla finanziaria regionale,
Fidi Toscana, è transitata a un
nuovo compratore che, recentemente, ha passato la mano.
Le operaie, 600, non vedono stipendio da cinque mesi, avendo
esaurito gli ammortizzatori
sociali.
Rossi incontrava le rappresentanze sindacali, assieme
all’assessore alle attività produttive, Gianfranco Simoncini, e agli amministratori locali. Dinnanzi ai toni accalorati
delle lavoratrici, che attribuivano parte della responsabilità alla Regione, il governatore
«è sbroccato». Sta di fatto che
s’è lasciato andare a uno sfogo
piuttosto animato, che a molti è
parso incontrollato: la classica
arrabbiatura super, familiare a
milioni di italiani dal carattere
difficile.
Seduto per l’appunto nello
scranno più alto della sala consiliare della Provincia, sentendosi accusato incolpevole, Rossi
ha detto le sue regioni, alzando
la voce. Parecchio. E ha battuto
i pugni sul tavolo più volte, a
rafforzare gli argomenti, come
può accadere a tutti noi in una
riunione di condominio. Un
tratto che lo ha umanizzato di
colpo, togliendo a un momento
politico un po’ liturgico, il confronto giunta regionale-sindacati, tutta quella patina di già
visto, già detto, già sentito ,che
ci può essere anche quando si
parla di lavoro a rischio.
L’elemento scatenante
è stata l’accusa al governo
toscano di non aver trovato il
compratore giusto, capace di
salvare l’azienda.
«Dove sono i padroni? Andate a chiamare i padroni!»,
ha strillato, anzi ha berciato,
visto che siamo nella terra di
Luciano Bianciardi, con la voce
strozzata in gola per la rabbia,
«son capaci solo di investire in
ville o in cappannoni che poi
diventano ville o alberghi». E
ancora: «Perché non andate
dalla Confindustria di Gros-
Enrico Rossi
seto, oppure da quelli bravi di
Firenze (intendendo le aziende
fashion del capoluogo)».
Il Tirreno, storico quotidiano, ha videoripreso lo scontro, mettendolo online, dove è
cliccatissimo. Si vede il volto di
Rossi contratto in una smorfia,
la vena tirata sul collo, si sente la sua voce salire di tono, i
tonfi dei cazzotti sul banco, ma
si distinguono in sottofondo le
voci delle operaie delle Rsu,
già arrabbiate per la loro condizione, ora arrabbiarsi della
sua arrabbiatura: «Le soluzioni le dovete trovare voi», grida
una. Anzi le dovete «trova’» col
troncamento tipico del toscano
di queste parti, che non è dissimile dal pisano di Rossi che,
anzi, nell’agitazione riemergeva prepotentemente.
Non era la prima volta,
d’altra parte. Al governatore era successo di perdere la
trebisonda nella primavera
dell’anno scorso, a Pontedera
(Pisa), dove s’era recato per un
convegno e dove alcuni grillini
della vicina Castelfranco l’avevano atteso per contestargli il
sostegno al progetto di un inceneritore. Sulle prime Rossi
era stato al confronto e aveva
sostenuto pacatamente le sue
ragioni e quelle degli imprenditori (non li chiamò padroni
allora) che avevano le carte in
regola per fare quell’impianto.
Poi, come mostra un video che
ancora gira su YouTube, era
tornato sui suoi passi, avendo
sentito alle sue spalle un argomento provocatorio evidentemente inaccettabile e, col dito
alzato, al grido di «lei non mi
può dire queste cose», era arrivato quasi faccia a faccia col
contestore impudente, a stento
separato fisicamente da un suo
collaboratore.
Gli episodi sono però molto diversi anche se entrambi
mettono in luce quanto sia
bassa nel governatore la soglia
dell’indignazione. Nel Pisano,
oggetto della sua sfuriata erano stati dei grillini o comunque
degli ultra-ambientalisti, in
Maremma, la sparata di Rossi
s’è abbattuta su un gruppo di
signore cgielline, operaie, donne appunto, senza stipendio
da mesi e, verosimilmente sue
elettrici. Insomma, Rossi, in un
colpo solo, ha fatto un’ecatombe
del politicamente corretto che
impastano buona parte della
sinistra italiana. Certamente
Pochi volontari a Cesena
E il Pd taglia le feste
La crisi di un partito si registra innanzitutto osservando
quanto succede nella base. E quando una solida federazione come quella del Pd di Cesena si vede costretta a
tagliare alcuni eventi storicamente organizzati in ogni
angolo del territorio perché mancano i militanti volontari
disposti a montare gratuitamente gli stand o a cucinare
piadina e salsiccia, è segno che i tempi stanno davvero
cambiando. Tanto più se questo fatto si verifica in un
comprensorio come quello cesenate dove alle ultime
elezioni politiche i democrat ancora guidati da Pier Luigi Bersani superavano la soglia del 38% contro il 25,4
nazionale. Degli ormai ex Festival de l’Unità nel Cesenate ne salteranno sicuramente tre: quelli di Calabrina,
Mercato Saraceno e Ruffio. Rischiano seriamente di venire annullate anche le feste di Martorano e soprattutto
Rontagnano, quest’ultima una manifestazione datata che
si è sempre tenuta nel paesino collinare lungo la valle
del Savio e che attirava fino a 4mila persone ogni sera
e dove l’anno scorso si è esibito addirittura il cantante
serbo Goran Bregovic, reduce dall’esperienza di Sanremo. Per il Pd locale significa anche minori entrate
nelle casse del partito. Da dieci tradizionali feste, se
ne dovrebbero salvare al momento sei.
Giovanni Bucchi
quella di cui è espressione lui.
lui
Il governatore se lo può permettere, per via dell’indulgenza
plenaria di cui a priori gode, fra
i commentatori e i media italiani, quella stessa sinistra.
Se se lo fosse concesso un
amministratore di centrodestra, un simile sfogo, legittimo
o meno che fosse, se cioè avesse perso le staffe un Gianni
Alemmano qualunque, o an-
che uno della sinistra «altra»,
«altra»
come Matteo Renzi, sarebbe
venuto giù il mondo.
Le editorialiste ultrafemministe, i commentatori facili
all’indignazione, gli osservatori
attenti e implacabili che presidiano le rubriche del dibattito,
i maitre-à-penser dei tagli bassi di prima pagina, sarebbero
sbottati. O sbroccati.
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CONCITA DI GREGORIO CONTRO LA CAMPAGNA PER I LASCITI TESTAMENTARI
Repubblica va all’attacco di Radio Maria
DI
BONIFACIO BORRUSO
S
batti il mostro in prima pagina,
recitava il titolo un vecchio film
degli anni ’60. E in una delle più
famose ed autorevoli prime pagine d’Italia, quella di Repubblica, c’è
finito Livio Fanzaga, padre scolopio,
fondatore e anima di Radio Maria. Non
come mostro in quanto tale, intendiamoci, certo nel ruolo spiacevole di moderno furbetto del sacro.
In una minuziosa ricostruzione di una
delle firme più brillanti del quotidiano
romano, già di piazza Indipendenza ora
di largo Fochetti, Concita De Gregorio, s’è scoperto che lui, il religioso,
che da Erba (Como) diffonde il verbo
mariano via modulazione di frequenza in tutt’Italia, scriverebbe missive
capziose alle sue anziane e affezionatissime ascoltatrici. Uno «scooppino»
da prima pagina, appunto. Col titolo:
Lettere a Radio Maria, «Lasciateci i
vostri beni».
Il figlio di una signora 92enne
avrebbe infatti sopreso la madre a
compilare un modulo inviato dalla santa emittente e corredato da articolate
istruzioni per rendere edotto l’ascoltatore su come si possa fare un testamento
olografo. Per estensione, nell’accorato
racconto, che raccoglie la rabbia e lo
sconcerto del figlio quasi diseredato,
la campagna dell’emittente cattolica
pare diventare la longa manus di un
clero tradizionalista pronto a ghermire
i gruzzoletti delle nonne d’Italia.
Riportando sempre la voce indignata del congiunto, De Gregorio
spiega che nel settimo insidiosissimo
punto delle istruzioni allegate, Radio
Maria si offre anche di fare compagnia
a questi anziani e di passare loro un
po’ di tempo. «E chissà quanti lo fanno»,
scrive la Di Gregorio, che s’appassiona
e s’indigna, attraverso le parole del discendente indagatore. «E chissà se è un
problema suo (del figlio, ndr)», racconta, «che a sua madre, di quando sarà
morta, non gli voleva parlare, o se è un
problema loro, cha vanno a bussare ai
vecchi per chiedergli i soldi che hanno
messo da parte alle Poste o nel barattolo
in cucina».
Segue una chiusa che vale un OccupyRadioMaria: «Un foglio bianco, una firma e tranquilli: nessuno fra i parenti se
ne avrà a male se avete fatto un’opera
buona, se avete fatto testamento a favore della vergine Maria».
Ora, a parte il «vergine» minuscolo,
riferito alla condizione di illibatezza della Madre di Cristo, che non pare affatto
casuale e che a qualcuno potrebbe sembrare irrispettosamente ironico, stupisce il tono da orazione civile dell’articolo. I lasciti testamentari sono da tempo
una frontiera di finanziamento del non
profit anche non cattolico, addirittura a
Milano ci sono studi legali che si sono
specializzati nella consulenza in questa
attività a favore di enti e associazioni e
non si capisce perché Radio Maria non
sia padrona di scrivere ai propri ascoltatori (un milione e mezzo al giorno),
proponendolo. O dovrebbe esimersi dal
farlo, supponendo elevata l’età media
dei suoi ascoltatori?
Né si interroga, la giornalista, già
direttrice dell’Unità, sui motivi che potrebbero spingere un anziano a lasciare
tutto a una radio piuttosto che a figli a
nipoti. L’articolo, forse, sarebbe diventato un po’ troppo sociologico.
In ogni caso, la denuncia non
invoca mai la circonvenzione di incapace, che però è fra le righe e nei toni
di questo racconto. Come non c’è stato,
per’ora, nessun appello a Papa Francesco, divenuto il mito dei commentatori
più antipatizzanti il cattolicesimo, a che
ci pensasse lui.
Però tira una brutta aria per l’emittente che sgrana rosari tutto il dì e ha
in palinsesto una trasmissione dedicata
ai detenuti e alle loro famiglie. Chissà
che la prossima frontiera del moderno
anticlericalismo italiano, dopo l’Imu alla
Chiesa e lo Ior come viluppo di tutte le
ignominie, non diventi questa.
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Sabato 8 Giugn
Giugno 2013
PRIMO PIANO
PERISCOPIO
LETTERE
Burocrazia: ecco che cosa significa
È da tempo che cerco di dare una definizione al termine burocrazia. Pochi giorni fa l’ho elaborata, assistendo a
uno sgradevole episodio in un ufficio dei vigili urbani di
Roma: «Impiego di inutile disumanità». Un signore anziano aveva appena ricevuto a casa la patente rinnovata. La
Motorizzazione civile ha messo sulla card plastificata la
sua foto ma questa era quasi invisibile, sia per dimensione
che per colore (quasi bianca). L’uomo si reca dai vigili, da
buon cittadino onesto, per segnalare la cosa e sapere cosa
deve fare, considerando il fatto che è la Motorizzazione civile ad aver sbagliato, non certo lui. E soprattutto chiede
ai vigili se quella patente così fatta è valida. Una vigilessa
allo sportello dell’ufficio per i rapporti con i cittadini (sic!)
con arroganza guarda la patente e dice: no, per me non è
valida. E l’anziano signore: e cosa devo fare? Mi può indicare
a chi devo rivolgermi? E lei: sono problemi suoi. Ecco cos’è
la burocrazia: essere pagati per non sapere fare il proprio
dovere. E senza avere la dovuta umanità.
Gino Olivo – Roma
528 euro l’a/r Milano-Napoli con Alitalia
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Alitalia è in crisi. E, francamente, non so perché. Ad
esempio ho acquistato un biglietto andata e ritorno da
Milano Linate a Napoli Capodichino, ben quindici giorni
prima della partenza e mi è stato fatto pagare 529 euro.
tra laltro, 15 giorni prima sul ritorno c’erano ancora solo
cinque posti liberi. Quindi gli aerei con i posti costosissimi
viaggiano anche pieni come le uova.Un’enormità, questi
prezzi, oggi. Che cosa ci sta a fare l’antitrust? Perchè (dato
che è tecnicamente possibile; anche se si dice che non lo
è) non si autorizzano i voli delle compagnie low cost anche da Linate verso le principali destinazioni italiane e,
in particolare, quelle del Sud che meriterebbero di essere
agevolate, non in base a contributi dello Stato che non si
posso più dare per carenza di soldi, ma attraverso il pieno
dispiegarsi della concorrenza? Possibile che i governatori
delle Regioni meridionali non abbiano nulla da dire a questo
proposito? Una delle ragioni della crisi del Mezzogiorno è
dovuta proprio alle difficoltà di comunicazione in un paese
che purtroppo è stretto e lungo. I voli low cost all’interno del
paese, fluidificano il paese , come ha già dimostrato anche
l’Alta velocità ferroviaria (che purtroppo finisce a Salerno
e non collega con il Nord le regioni più a Sud o con le due
grandi isole). I voli low cost (se ci fossero dei politici che
pensano all’interesse dei loro cittadini) dovrebbero essere,
per i grandi capoluoghi del Sud e delle isole, il surrogato (o il
sostituto) dell’Alta velocità che, da quelle parti, non arriverà
mai e che, in ogni caso, non sta arrivando adesso.
Pierluigi Pattarini – Napoli
Provi a fare la pipì all’aeroporto di Bologna
Italia, terra di turismo. Uno dei biglietti da visita di un
aeroporto è la pulizia delle toilette. All’estero è un continuo
igienizzarle e infatti si vedono gli addetti, coi loro carriolini,
girare in continuazione. L’altro giorno sono arrivato all’aeroporto di Bologna, metà pomeriggio, e vi assicuro che la
toilette era da Paese del terzo mondo, anzi ormai anche lì
si sono dati una mossa. Mi chiedo: possibile che nessuno
pulisca e nessuno controlli? Inutile esporre tabelloni con la
scritta Benvenuti a Bologna, se poi l’accoglienza è questa.
Così cosa ne pensa Confindustria-ceramica che ha investito
una montagna di soldi in pubblicità all’interno dello scalo perchè il suo fiore all’occhiello è la fiera internazionale
Cersaie: piccoli e grandi imprenditori usciranno schifati da
quelle toilette. Un consiglio ad Andrea Babbi, neo-direttore
dell’Enit, emiliano: provi a fare pipì all’aeroporto di Bologna
e richiami chi di dovere: chi di toilette ferisce, di turismo
perisce.
Claudio Picarelli - Bologna
Broom! broom! broom! Ma non si muove nulla
Volevo segnalare solo una cosa: per il momento siamo agli
annunci, ai rinvii e alle promesse, allo studio di provvedimenti, alle intenzioni, ai disegni di legge. Tutto qui?
Paolo Vigevani – Torino
Il circolo vizioso dell’aumento dell’Iva
In tema Iva sembra che il Governo non abbia alternative
all’incremento. Capiamo perfettamente il problema di reperire risorse, ma aumentare oggi l’Iva significa creare le premesse per ridurre ulteriormente il gettito (già in calodopo il
primo aumento da 20 a 21%), penalizzare il potere d’acquisto e quindi contribuire a frenare ulteriormente i consumi.
Gli effetti? Meno domanda, meno investimenti, meno pubblicità, meno ricerca, meno indotto, meno occupazione… Un
circolo vizioso che non porta alla ripresa economica.
Ivo Ferrario- Centromarca - Milano
DI
PAOLO SIEPI
Mentre la Germania facev
va le riforme utilizzando il
volano dell’euro, noi italiani
v
siamo rimasti fermi. Adesso
si
abbiamo anche noi la grande
a
coalizione, che faccia le riforco
me, che sfidi anche l’impopom
breve periodo. Linda Lanzillotta.
llarità
ità nell b
Il Foglio.
Litania realistica: 1) I soldi vengono solo
dalle imprese efficienti e innovative; 2) le imprese efficienti debbono imitare le migliori
squadre di football: il presidente sceglie l’allenatore e lo conferma o lo sostituisce in base
ai risultati; 3) l’allenatore decide e premia chi
merita ed esclude chi no; 4) i giocatori hanno
tutto l’interesse a collaborare e a fare del loro
meglio; 5) questo è il regime di concorrenza,
questa è la meritocrazia, applicata a partire
dall’alto. Non ci sono altri modi per creare benessere; 6) anche lo stato deve essere congeniato allo stesso modo, altrimenti ci contiamo
balle; 7) ci saranno ingiustizie, ma meno che
nel sistema attuale, dove si migliora in base
alle conoscenze: di destra o di sinistra, e non
per il merito; 8) la meritocrazia, ossia la concorrenza, è il miglior sistema per permettere
alle classi più deboli di emergere per i meriti;
9) naturalmente occorre pensare ai deboli,
ma in modo da incentivarli per accedere a
un lavoro; 10) bisogna poi ricordare che i debiti si devono pagare con gli interessi, e che
i troppi debiti strozzano. Alberto Fariano.
Il Foglio.
I sindacati hanno abusato della giustizia
troppo tutelante, ma non si può dare sempre la
colpa a chi lavora. All’economia italiana fanno
più male gli oligarchi che mantengono il loro
potere in un sistema senza regole. Luigi Zingales, Manifesto capitalista. Rizzoli.
Certo, è vero che nelle differenze culturali
sta il bene del paese. Quando però le differenze culturali fissano gli antagonismi
di un paese e le «differenze
sostantive» non riescono a
sciogliersi in una dialettica di
alternativa politica, che può
anche prevedere passaggi normali
mali di collaborazione tra diversi, quelle «differenze» diventano
di
t
maschera ideologica per bloccare il più difficile
e tormentato tentativo di unificazione politica
del paese. Rino Formica, socialista, ex ministro delle finanze ai tempi di Craxi. la
Repubblica.
Nei prossimi anni, il futuro dei paesi europei dipenderà non dal distaccarsi dall’euro e
dall’Unione, ma dal poterli riformare costruendo un potere dell’Unione europea effettivo e
alternativo a quello finanziario. Ugo Finetti.
Tempi.
Quando Lionel Jospin, socialista anch’egli, rimproveci
rò a Mitterrand che, quando
c’era da scegliere fra l’Europa
c’
e il socialismo, lui sceglieva
sempre l’Europa, per Mitterse
rand quel rimprovero era avra
complimento. La moneta non
vertito come un co
era un pallino per Mitterrand. Egli odiava i
soldi al punto di farne qualunque cosa e di
procurarsene non importa come (compresi i
mezzi ambigui). L’euro, per Mitterrand, era
l’Europa. Né una moneta, né uno strumento,
un’idea. Jean Boissonnat, Europe année
zero. Bayard.
Troppo spesso non si ha il coraggio di mettere la parola fine a realtà ormai anacronistiche. Il Sulcis ne è un esempio: si preferisce tenerlo in vita, a spese dei contribuenti,
rendendo dunque inefficienti altri mercati.
Il Sulcis è una miniera che tutto può fare,
tranne che generare profitto. Franco Lucchisani. Il Foglio.
Quando scendo dall’automobile, dice Francesco
Cossiga, è come se uscisse
un animale esotico, la gente sgrana gli occhi. Filippo
Ceccarelli, Il teatrone
della politica. Longanesi, 2003.
«Tutti dobbiamo morire», disse una domenica dal pulpito don Giovanni a Lavis, e, dopo
una pausa, gli scappò: «E forse anch’io...».
Rolly Marchi, Ride la luna. Mursia.
Nella prima ora del pomeriggio, quando la
città è deserta e immobile, perché tutti stanno a mangiare e i negozi non si sono ancora
riaperti, escono a pigliare un poco di sole le
piccole stelle del Varietà, con un cagnolino.
Alla luce del giorno, come appaiono sbiadite,
queste stelle! Tetragone ai «basta!» delle platee popolari. Achille Campanile, Cantilena all’angolo della strada. Rizzoli.
Il suo meteorismo si esprime con un
«sound» personalizzato inconfondibile. Giuseppe Carella.
Un cretino trova sempre uno più cretino
che lo supera. Pitigrilli, Il pollo non si
mangia con le mani. Sonzogno, 1957.
Vittorio Sgarbi
è uno showman nato. Ci
g
vuole
del genio per dire che,
v
«se
«s non vi siete mai drogati
e se non l’avete mai preso
in culo» (riferendosi ai candidati
Gianfranco Miccicché
d
e Rosario Crocetta), «alle
prossime
elezioni regionali
p
votare per me». Giuseppe
siciliane, dovete v
Cruciani. Il Giornale.
La passione è l’amore in stato d’ebbrezza.
Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Ci sono tutti i grossi calibri della Dc. Alcuni di loro hanno fatto la seconda Italia,
trattando con Eisenhower, Churchill, Molotov, Adenauer, Schuman. Sono preziosi
tomi di storia, andrebbero rilevati e messi
in archivio. Guglielmo Zucconi, La paga
del deputato. Rusconi, 1978.
Che sia il conformismo, e non l’etica, il
passaporto per il paradiso? Piera Graffer,
Fammi volare. Sarabande, 1996.
Per lo sci il Bondone è diventato una cosa
strana, simile ai pesci che un mio amico, oste
temporaneo, cucinava per metà fritti e l’altra metà no. Dalle Vaneze al Palon sembra
un parco giochi, con l’otto volante, l’auto choc
e il tiro a segno. Basta però spostarsi alle
Viote per ritrovare la meravigliosa serenità
delle gioie eterne. Rolly Marchi, Ride la
luna. Mursia.
GESTAZIONE: gravidanza di moglie di
ferroviere. Dizionario satirico.
La ginnastica svedese è
uguale alla ginnastica italiana, ma va tassativamente fatta in Svezia. Gene
Gnocchi, Il Gene dello
sport. Bompiani.
Bellissimo quel passaggio della canzone
Voyage (Viaggio) di Georges Moustaki: «La
fille qui dort auprès de moi n’a plus vingt
ans...», la ragazza che dorme con me non ha
più vent’anni. Adriano Sofri. Il Foglio.
Partimmo, il sole era abbastanza alto e
schiariva le case, in fondo alla laguna, io vidi
quel gruppo di case grigie, dove sono nato,
dove ho studiato e dove le donne hanno cominciato a dirmi di no. Vidi anche il cimitero,
dove mia madre s’è presa un piccolo posto da
parecchi anni, oramai. Nantas Salvalaggio,
Un uomo di carta. Rizzoli.
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Sabato 8 Giugno 2013
PRIMO PIANO
Queste misure sono state addirittura proposte dal premio Nobel per l’economia, Mundell
Gli Usa pensano al protezionismo
Per difendersi dalla concorrenza dei paesi a basso reddito
In pratica si vorrebbe punta- no una giustificazione perchè poveri e su quelli emergenti. È al ribasso le aspettative per il
re il dito contro gli altri, mentre altrimenti non riuscirebbero in evidente che gli effetti della 2013 del commercio mondiale.
si tende a negare che l’immis- tempi brevi a realizzare un pro- crisi sono globali e che le scelTra le riforme da affronmargine dell’Astana sione di 100 miliardi di dollari gramma di industrializzazione te e le regole per fronteggiarli
Economic Forum tenu- al mese nel sistema economico se schiacciati dalla concorren- devono essere globali. Dopo il tare vi è certamente quella
tosi alla fine di maggio americano è diventata di fatto za in grado di imporre qualità 2007 il crollo delle produzioni del Wto. La cosa più deleteria
e del commercio, in particolare sarebbe una competizione comnella capitale del Ka- la più grande misura protezio- e prezzo.
nel mondo Occidentale, è stato merciale dura e senza esclusiozakhstan, l’economista e pre- nistica. In questo modo gli Usa
mio Nobel Robert Mundell mantengono artificialmente
Dopo essere stati i primi attutito dalla crescita rilevante ne di colpi che porterebbe il
ha auspicato che gli Stati Uniti alti i consumi e le produzioni responsabili della crisi fi- delle economie del Brics e di mondo in una spirale di guerre
introducano misure protezioni- interne e al contempo pagano nanziaria globale, gli Stati Uniti altri Paesi emergenti. Recente- protezionistiche e monetarie.
*Sottosegretario all’Ecostiche a sostegno delle proprie parte delle importazioni con ri- non possono pretendere di spo- mente però anche l’Organizzasorse create dal nul- stare il peso della crisi e dei loro zione Mondiale del Commercio
nomia del governo Prodi
manifatture e dei
la. Inoltre, la gran tentativi di ripresa sui Paesi più (Wto) ha dovuto rivedere molto
propri prodotti. Se**Economista
parte dell’enorme
condo noi sarebbe
budget militare e
un errore.
MENTRE SVALUTA NUOVAMENTE LE SUE QUOTE IN MEDIOBANCA
di altri settori strategici è strettamenMundell è
te orientata verso i
noto per essere
prodotti interni.
stato uno dei
Solo una parte viefautori della rene «pilotata» verso
aganomics, nota
Paesi dell’alleanza
per i tagli di bilanmilitare per ragioni
da 8 a 9 milioni, per contro le svalutazioni sono
cio e le riduzione
geopolitiche.
scese da 5,8 a 1,1 milioni: e qui i titoli Mediodelle tasse. È uno
DI ANDREA GIACOBINO
Robert Mundell
Anche il recenbanca, già svalutati nel 2011 di 1,6 milioni,
dei preminenti
te aumento della
sono stati ridotti ulteriormente di valore di
paladini del «free
ilberto Benetton si mette in affa647 mila euro, mentre è rimasto immutato il
trade», cioè delle politiche di produzione di gas ottenuto
ri immobiliari con Leonardo Del
prezzo di carico del pacchetto di azioni delle
liberalizzazione commerciale. attraverso i nuovi metodi del
Vecchio e i banchieri Nattino, menAssicurazioni Generali per 3,2 milioni. Sul
In verità più recentemente è fracking (la fratturazione
tre svaluta nuovamente le quote di
totale di attivo di 126 milioni, tra le immobidiventato anche il «padre spi- idraulica di scisti bituminosi)
Mediobanca di cui è consigliere d’amministranon è stato orientato dal goverlizzazioni finanziarie per 83 milioni emergono
rituale» dell’euro.
zione. Qualche giorno fa si è svolta infatti l’asgli oltre 31 milioni del valore di carico della
Il professore canadese rico- no verso l’export, pur avendo i
semblea di Regia, la cassaforte di Benetton che
controllata Piazza Venezia e per 32 milioni le
nosce che le politiche di stimolo produttori la possibilità di otcontrolla il 20% di Edizione (capogruppo della
collegate Edizione, Investire Immobiliare Sgr
non sono in grado di rimette- tenere alti profitti vendendo il
dinastia di Ponzano Veneto) che ha interamenre in funzione il motore della gas in Europa dove il prezzo è
te mandato a riserva l’utile 2012 di 7,6 milioni, e Immobiliare Sm.
ripresa economica americana. di un 1/3 superiore.
più che raddoppiato dai 3,4 milioni di profitto
Poi c’è la voce altri titoli, pari a 10 miCiò è dovuto in particolare alla
del 2011, esercizio segnato da pesanti writeoff.
In verità gli Usa non sono
lioni circa e qui compaiono, oltre le citate parpolitica di «outsourcing», che ha
E dal bilancio emerge che Regia ha acquisito il
tecipazioni in Mediobanca e Generali, anche
portato le imprese americane nuovi a risposte protezionisti15% di Beni Stabili Property Service, società di
quote in Alcedo Sgr (3,1 milioni) e nel fondo
a cercare lavoro a basso costo che in situazioni di crisi. Nel
cui Bs7 (emanazione della Beni Stabili Siiq di
immobiliare Scarlatti lanciato dal Leone di
fuori dai confini degli Usa, in 1930 la legge Hawley-Smoot
Del Vecchio) ha il 49% e la Banca Finnat Euraparticolare nel Messico, e in cercò di rispondere alla crisi
merica dei Nattino il restante 36%: la società, Trieste (4,2 milioni). Regia, che ha azzerato i
4 milioni di debiti verso banche, ha mandato
molti paesi asiatici, a comin- del ’29 con alti dazi su 20.000
presieduta da Arturo Nattino, svolge servizi
a riserva tutto l’utile del 2012, pur potendo
ciare dalla Cina. Naturalmente prodotti di importazione che
di investment, asset e property management
contare su una riserva straordinaria per 80,4
con la conseguente bassa pro- invece di rilanciare la produper alcuni fondi immobiliari, perlopiù gestito
zione interna esacerbarono gli
milioni. Tra gli asset della cassaforte di Gilfessionalità.
da Beni Stabili Gestioni sgr.
effetti della Grande Depresberto Benetton ci sono anche 36 milioni di
immobili siti perlopiù a Treviso, Cortina e
Tale politica ha indeboli- sione a livello mondiale. Per i
Se nel conto economico l’incasso del diJesolo.
to la struttura portante di Paesi emergenti, invece, certe
videndo proveniente da Edizione è diminuito
molti settori come quello aero- misure protezionistiche trovanautico assai rilevante. Tanto
che la Boeing, per esempio,
LA CRISI, CHE HA INVESTITO L’INTERA ECONOMIA, ADESSO SI STA ABBATTENDO ANCHE SUGLI CHEF
avendo assegnato importanti
commesse nel campo elettronico ad altre imprese internazionali, si trova spesso in difficolsi aspetta da una meta turistica tanto
sta volta in negativo.
tà ad affrontare le emergenze
DI PAOLO MASSOBRIO
sognata.
relative al surriscaldamento
delle batterie in quanto i propri
Chiudono i locali di periferia,
ono 65 volte che faccio uscire
Non so quanti resisteranno fino
il turn over dei cuochi si fa affollato e
ingegneri non sono utilizzati in
il mio Papillon, periodico di
all’Expo del 2015, ma chi ce la farà, se
questo comparto.
sopravvivenza gastronomica, qualcuno ancora non ha capito che è
la comunicazione sarà all’altezza di ciò
Mundell sostiene che gli Usa
nato 22 anni fa ad Alessandria. finito il momento dei sogni e che ci si
sono come una «donna nuda»
deve svegliare di fronte alla dura realtà. che merita d’essere valorizzato, avrà le
E ogni volta che chiudo il giornale mi
sue soddisfazioni. E a me e Marco Gatti
Se un cuoco di valore prova ad andare
rispetto al resto del mondo
sento come alla fine di un’opera, cioè
piace pensare che quei locali di Villanoche opera attraverso copertuqualche mese in Giappone o in un’altra
soddisfatto. Ma fino a quando la carta
va d’Asti o di Castiglione Tinella, dove
re protezionistiche. Auspica
parte del mondo, alla fine si chiede: «E
resisterà? La domanda tocca un po’ tutci sono due figli d’arte, continueranno a
quindi delle contromisure,
perché mai dovrei tornare in Italia, dove
ti anche se la mia amica Rita ci tiene
vivere, così come quel produttore di caril fatturato di un mese rischio di farlo, se
soprattutto nei confronti dela puntualizzare che lei i Papillon li ha
ne salada Trentina (Largher) o quello di
la Cina, del Giappone e della
va bene, in sei mesi?». Senza tralasciatutti in libreria, col dorso a vista e le
pane carasau (Panificio Su Cantaru), fino
Germania. Non propone delle
re gli aspetti burocratici che restano un
pagine segnate da un post per andare
vere e proprie tariffe doganali,
danno per l’economia del nostro Paese. all’azienda pugliese che produce pomodoa riprendere le ricette. La carta ha il
ri che porta il nome di «Perché ci credo»
Il nostro giornale Papillon, lo abbiamo
in quanto ciò porterebbe ad uno
suo fascino, non c’è che dire, ma i mezzi
(a mai nome sembra più indovinato).
scontro aperto. Suggerisce insoprannominato «periodico di sopravon line oggi permettono di raggiungere
Sfogliate allora le pagine di Papillon, ci
terventi più soft ma non meno
vivenza gastronomica»: e mai nome fu
grandi numeri. La versione cartacea è
efficaci, quali il Buy American,
invece appannaggio dei soci di Papillon, tanto indovinato, soprattutto ora che, sono anche idee per il barbecue o per la
vacanza mordi e fuggi, oltre alle auree riin particolare per le commesse
accanto alla fuga dei cervelli, dobbiamo
che hanno una forza di attaccamento
cette dedicate all’hamburgher e al pesce
statali.
assistere a quella delle padelle. Be’ Papilindomabile, anche in un anno di crisi
ritrovato. Andate qui, www.clubpapillon.
lon, come ha scritto Marco Gatti alcuni
come questo. Un anno che sta portando
it/papillon/papillon65: vale la pena fare
A nostro avviso si tratta
giorni fa, vuole rappresentare il «quarto
alla resa dei conti. Se infatti si legge
un giro nell’Italia del gusto come la vedi segnali molto pericolosi
d’ora granata», ovvero la carica di chi reche molte aziende sono sull’orlo del
diamo noi, viaggio dopo viaggio, su e giù
sta e crede che, alla fine, l’Italia proverà
che rivelano la mancanza di
fallimento e altre hanno già chiuso i
per l’Italia.
una visione strategica e aggraa essere quello che deve essere.
battenti, non è esente il settore della
Ilsussidiario.net
vano i rischi di una competizioOssia un bel Paese, proprio come ci
ristorazione che avrà tante novità, quene senza regole.
DI MARIO LETTIERI*
E PAOLO RAIMONDI**
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A
Benetton si mette in affari immobiliari
con Del Vecchio e i banchieri Nattino
G
Non fuggono all’estero solo i cervelli ma anche le padelle
S
083048051048051057048051052
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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Sabato 8 Giugno 2013
13
Ségolène Royal, sconfitta nella corsa all’Eliseo, guiderà la Banca per gli investimenti
Francia, rispunta la grande dame
La ricetta: domare la crisi lanciando l’auto elettrica
da Parigi
ALBERTO TOSCANO
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L
a donna più celebre della politica francese, nota
in tutto il mondo per
essere stata nel 2007
candidata socialista all’Eliseo,
torna in primo piano pubblicando un libro e soprattutto
assumendo la vicepresidenza
della nuova Banque Publique
d’Investissement (Bpi), ultima
nata nel panorama finanziario transalpino. Secondo il
presidente della repubblica
François Hollande, questo
nuovo dispositivo finanziario
deve contribuire in modo decisivo al rilancio dell’economia
nazionale collaborando strettamente con gli enti locali.
Per questo Ségolène Royal (59 anni), che è dal 2004
la presidente della regione
Poitou-Charentes (capoluogo Poitiers), ha il compito di
sostenere gli argomenti della Francia reale al tavolo in
cui vengono stanziati capitali
pubblici a favore dello sviluppo. Con una disoccupazione
all’11 per cento della popola-
zione attiva, l’economia francese è oggi in gravi difficoltà
e la sua ripresa dipenderà
anche dai nuovi protagonisti
del mondo finanziario, come
appunto la Banca pubblica
per gli investimenti, alla cui
presidenza è stato nominato
Jean-Pierre Jouyet, molto
amico di Hollande, che è stato
tuttavia ministro degli affari
europei all’epoca di Nicolas
Sarkozy.
Il gran ritorno di Ségolène
Royal fa seguito a un periodo
di traversata del deserto dopo
la sua sconfitta alle primarie
socialiste per scegliere il candidato presidenziale del 2012.
Al posto di Ségolène Royal, i
militanti della gauche hanno
scelto il suo ex compagno Hollande, padre dei suoi quattro
figli. Nel tornare in primo
piano, la grande dame della
sinistra transalpina pubblica il volume Cette belle idée
de courage (La bella idea del
coraggio), che uscirà nei prossimi giorni presso le edizioni
parigine Grasset. E’ la storia
di tante persone che hanno
saputo attraversare momenti
Ségolène Royal
difficilissimi, da Giovanna
d’Arco a Nelson Mandela,
e che, una volta superati i periodi di crisi, sono state tanto
forti da perdonare chi ha fatto
loro del male.
Il rilancio dell’immagine di
Ségolène Royal coincide anche col suo impegno ecologico
a favore delle nuove tecnologie verdi e, in particolare,
I tedeschi vogliono vincere la guerra del detersivo in Francia
dell’auto elettrica. Secondo la
presidente della regione Poitou-Charentes, che si affaccia
sull’Atlantico e che dispone di
un ambiente naturale in buona parte incontaminato, sono
oggi le lobbies petrolifere e
petrolchimiche a ostacolare la
grande scommessa mondiale
sulle quattro ruote mosse
dall’energia elettrica. L’ammi-
nistrazione regionale basata
a Poitiers è già dotata di numerose auto di questo genere
ed è impegnata a sostenere
in tutte le occasioni possibili,
compresi i saloni dell’auto, le
vetture a trazione elettrica.
«Oggi», dice Ségolène Royal,
«una delle sfide fondamentali per lo sviluppo industriale
dell’Europa consiste nella
scommessa sulle nuove tecnologie, rispettose dell’ambiente
naturale e, da questo punto di
vista, la trazione elettrica è indiscutibilmente la più pulita,
la più efficace e la più promettente».
Resta ovviamente il problema di produrre l’elettricità,
ma anche in questo campo
l’Europa deve, secondo Ségolène Royal, alimentare la
ricerca verso tecnologie non
inquinanti. Il ritorno di Ségolène Royal in primo piano
nella politica francese ed europea è insomma segnato da
discorsi e promesse in cui il
rosa socialista e il rosa femminista hanno forti venature
di verde.
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Ne ha 35 nell’ufficio di Washington
Henkel attacca Procter Google, record
col sapone che non stinge
di lobbisti
milioni di euro. Ora, con il suo ultimo prodotto
DI SIMONETTA SCARANE
innovativo, Mir Fini le Tri, il detersivo che non
tedeschi della Henkel vanno alla guerra fa stingere i tessuti, Henkel intende inseguidel detersivo in Francia con l’obiettivo re a ruota la rivale statunitense, Procter &
di detronizzare l’americana Procter & Gamble, che pure certo non sta alla finestra
Gamble, prima in classifica in un mer- a guardare. E, come Henkel, ha contribuito
cato maturo come quello dei prodotti da bu- al dinamismo del mercato dei detersivi lancato che nel paese
d’Oltralpe vale
più di 1,5 miliardi di euro. Dalla
sua, la multinazionale tedesca
ha le munizioni
in regola, dal momento che ha innovato i suoi prodotti per il bucato
e ha creato anche
linee di detersivi
low-cost, anticrisi, con contenitori semplici, senza
tappo dosatore,
né manico. E con
i nuovi prodotti è
riuscita a erodere
Test di tenuta del colore in acqua con un detersivo normale
quote di mercato
e con l’innovativo Mir di Henkel (a sinistra)
al concorrente
Unilever, la multinazionale anglo-olandese ciando nuovi prodotti come Ariel 3 in 1. Con
terza in classifica sul mercato francese, su- il suo nuovo prodotto, Mir Fini le Tri, che ha
perandola. Ora che detiene quasi il 28% del richiesto quattro anni di ricerca e che garanmercato dei prodotti per la casa (Unilever il tisce l’assenza di incidenti di decolorazione
23,6% mentre Procter & Gamble è leader con dei tessuti, la multinazionale tedesca prevede
il 32%), Henkel (16,5 miliardi la cifra d’affari di fatturare 40 milioni di euro nei prossimi
nel 2012) vuole continuare a spingere le sue tre anni. E a quella data, nel 2016, secondo
pedine in Francia, dove in un battibaleno, nel i suoi programmi, dovrà aver conquistato la
2008, le sue vendite sono salite del 10%. La leadership del mercato francese.
multinazionale tedesca in Francia fattura 844
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I
I
lobbisti fanno la fortuna arrivano. L’Antitrust, all’inidi Google. Il motore di zio dell’anno, aveva archiviaricerca, per ingraziarsi to un’inchiesta riguardante la
i legislatori americani, società, accusata di favorire i
ha assoldato 35 persone che propri siti nei risultati delle
si occupano di questa attivi- ricerche online. Il New York
tà nell’ufficio di Washington, Times ha scritto che Goopari a un terzo degli effettivi. gle ha versato quasi 30 mila
La strategia della società di dollari (circa 22.700 euro) ad
Mountain View
prevede l’assunzione di persone
a stretto contatto con il mondo
della politica,
tra cui vecchi
membri della
Camera dei rappresentanti.
L’obiettivo di
Google è intervenire in anticipo per evitare
che vengano
approvate leggi
L’ingresso della sede
contrarie ai prodella società a Mountain View
pri interessi. La
spesa in attività lobbistica, alcuni membri del Congresso
nella capitale degli Stati Uni- affinché intervenissero presso
ti, è ammontata l’anno scorso l’Antitrust.
a 18,2 milioni di dollari (13,8
I lobbisti sono meno efficaci
mln euro) ed è quadruplicata in Europa, dove l’azienda ha
rispetto al 2009.
dovuto presentare proposte
Ormai Google si trova in ot- per ovviare allo stesso tipo di
tava posizione nella classifica problema. Il commissario Ue
dei principali lobbisti ameri- alla concorrenza, Joaquin Alcani, davanti a colossi come munia, non intende fare sconApple, Amazon e Microsoft ti al gigante d’Oltreoceano.
messi insieme. E i risultati
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083048051048051057048051052
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14
Sabato 8 Giugno 2013
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
In crisi un altro mito teutonico, la Deutsche Post. Per salvarlo chiamata una donna
Poste tedesche, ritardi all’italiana
Non si scrivono più lettere e nessuno vuol fare il postino
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
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N
on solo Angela. In
Germania, quando vogliono far funzionare
un servizio si affidano
alle donne: sono più pratiche,
non si perdono in chiacchiere,
non sprecano soldi. Come insegna la Cancelliera. A Berlino, i
mezzi pubblici sono puntuali
grazie alla capa Sigrid Nikutta, e la metropoli è pulita
perché alla spazzatura ci pensa Vera Butzlaff. Se la posta
mi arriva puntuale è grazie
a un’altra Angela, Angela
Titzrath, 47 anni, che dirige
il personale della Deutsche
Post, la più grande impresa
nel settore logistico al mondo.
Veramente, lettere e giornali
mi arrivano sempre più tardi,
qualche volta non arrivano del
tutto, e di quando in quando
all’italiana il postino, invece di
suonare per consegnarmi una
raccomandata o un pacchetto,
si limita a mettermi nella cassetta un avviso. Tocca poi a me
andare all’ufficio postale. Ma
non è colpa di Frau Angela.
Non ancora. Sono problemi che ha ereditato,
e che sta cercando di risolvere. Se non ci riesce
lei, è difficile illudersi
che qualcuno faccia di
meglio. Frau Angela si
occupa dei postini, e degli altri dipendenti, da
un anno esatto: fino al
2006, in tutto erano 520
mila, oggi sono scesi a
476 mila. «Però adesso
è finita», promette, «i
dipendenti in Germania
non continueranno a diminuire, e da ora in poi
mi occuperò della motivazione». Parla sei lingue, compreso l’italiano,
ha studiato economia
a Bochum, e filologia a
Perugia. In Germania si
è convinti che la specializzazione sia raccomandabile, ma non basta,
bisogna integrarla con
altri studi, mischiando
le facoltà: conoscere le lingue,
confida la capa del personale,
agevola la conoscenza delle
persone, si diventa flessibili
perché si entra in altre logi-
Vorstand, la direzione della Deutsche
Post, der Gelbe Riese, il gigante giallo,
dal colore sociale.
Un bel salto da
Stoccarda, dove le
dirigenti donne erano solo due, a Bonn,
la vecchia capitale
provinciale. Ora governa dal 39esimo
piano del grattacielo aziendale, che
era stato costruito
per ospitare gli uffici dei deputati, poi
il governo traslocò a
Berlino. Il bilancio
supera i 55 miliardi
di euro, Frau Angela
l’ultimo anno ha pagato in stipendi circa 18 miliardi, quasi
quanto il prodotto
lordo di Cipro. Ma
Angela Titzrath, 47 anni, dirige
la Deutsche Post ha
il personale della Deutsche Post
qualche difficoltà.
che del linguaggio e quindi A causa delle e-mail, il setdel pensiero. «L’Italia è sem- tore corrispondenza privata
pre vicina al mio cuore», con- è in crisi, mentre si sviluppa
fida. Stava alla Daimler Benz quello dei pacchi su scala inquando l’hanno chiamata nel ternazionale. Bisogna inve-
stire all’estero, e riformare
in casa. Difficile trovare personale. I postini continuano
a invecchiare, i giovani non
amano girare per le strade in
bicicletta trascinandosi dietro
un pesante borsone. La prima
prova è stata superata nelle
scorse settimane. Per un paio
di giorni, sono stati proclamati «Warnstreiks», scioperi
di avvertimento, tipici per la
Germania. Brevi astensioni
dal lavoro, o circoscritte, per
avvertire: guarda che potrei
arrabbiarmi sul serio. C’era il
pericolo di uno sciopero generale, uno shock per i tedeschi
in piena campagna elettorale. Al tavolo delle trattative
si sono sedute due signore
bionde, Angela e la vice del
sindacato Verdi, quello dei
dipendenti pubblici, Andrea
Kocsis, quasi sua coetanea,
48 anni. Hanno discusso per
22 ore, gli uomini avrebbero
rotto le trattative, loro hanno
trovato un accordo: il 5,6% in
più. Forse Frau Angela riuscirà a motivare anche il mio
postino.
© Riproduzione riservata
Retaggio della dittatura, ce ne sono 750 mila, dovunque Arrecano un forte danno al turismo
In Albania i bunker
Bretagna, riecco
sono una risorsa turistica le alghe verdi
S
e ne trovano sulle
spiagge. Lungo le
strade. Sui fianchi delle colline.
In Albania i bunker, retaggio del lungo passato
comunista del paese balcanico, fanno ormai parte
del paesaggio. Se ne contano ben 750 mila, su una
popolazione di 3 milioni
di abitanti. E possono
trasformarsi in una notevole risorsa turistica.
Alla guida del paese
per quarant’anni, fino
alla morte (nel 1985),
Enver Hoxha era ossessionato da una possibile
invasione straniera. Così,
con l’aiuto di tecnici cinesi, aveva dissemi- paro da occhi indiscreti. Altri li hanno, più
nato il paese di bunker. Si narra che nel prosaicamente, fatti saltare con esplosivi di
1950, quando il primo bunker fu terminato, fortuna per recuperare metalli e rivenderHoxha abbia chiesto all’architetto se il ri- li. Infine gli artisti vi trovano una fonte di
fugio fosse in grado di resistere a un colpo ispirazione pressoché infinita.
sparato da un tank. Alla risposta positiva
Oggi l’Albania vuole aprirsi al turismo. I
dell’architetto, il dittatore lo invitò a entra- suoi atout non sono da poco: belle spiagge,
re, mentre dava l’ordine di sparare. L’archi- montagne incontaminate, una intensa vita
tetto ne uscì indenne.
notturna a Tirana, la capitale, e prezzi deciDalla fine del regime comunista, nel 1991, samente inferiori rispetto alla vicina Croazia.
la maggior parte dei bunker divenne preda Le vestigia del passato potrebbero rivelarsi
delle erbacce, come testimonia un reportage utili in questa nuova prospettiva di sviluppo.
A Tale, a circa 50 chilometri
del fotografo David Galjada Tirana, alcuni studenti alard. Gli altri sono stati utiLe due pagine di «Estero
banesi e tedeschi stanno tralizzati dai contadini come
Le
notizie
mai
lette
in
sformando i bunker in hotel.
porcilaie o sono stati converItalia»
sono
a
cura
di
Un’iniziativa che potrebbe
titi in bagni pubblici o depoSabina Rodi
essere presto replicata.
siti. Alcuni li utilizzano per i
loro convegni amorosi, al ri© Riproduzione riservata
liferano se il clima si riscalda. Ed è proprio quello che
lla vigilia della sta- sta avvenendo da qualche
gione estiva tornano giorno a questa parte.
Oltre alle ricadute sul
le alghe verdi sulle
coste della Breta- turismo, si comincia a fare
gna. Una minaccia terribile i conti con la pericolosità
per il turismo e per le collet- per la salute. Gli scienziati
tività locali. Il fenomeno si stanno esaminando alcuni
protrae da qualche decennio casi controversi: tra essi, la
ed è diventato oggetto del morte di un cavallo e il macontendere tra
enti locali e stato francese su
chi deve mettere a disposizione i soldi per le
opere di pulizia.
La magistratura
ha stabilito che
l’investimento è
a carico di Parigi. L’anno scorso le operazioni
nella sola baia
Alghe verdi sulla costa bretone
di Saint-Brieuc
sono costate circa un milio- lessere del suo cavaliere nel
ne di euro.
2009 mentre si muovevano
Come spiegano gli esper- su una spiaggia cosparsa di
ti, a risvegliare le alghe sono alghe, e la morte, avvenuta
tre fenomeni: gli elementi nello stesso anno, dell’autinutritivi, una topografia che sta di un camion che stava
favorisce il riscaldamento trasportando un carico di
dell’acqua e la luce. In apri- alghe verso una fabbrica di
le i volumi d’acqua che af- trattamento. Il principale influiscono in mare sono stati diziato è l’idrogeno solforato
superiori del 40-60% rispetto che può sprigionarsi dalle ala un anno fa. Più numerosi ghe in decomposizione.
sono i flussi, più le alghe pro© Riproduzione riservata
DI
MASSIMO GALLI
A
083048051048051057048051052
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Diritto
Sabato 8 Giugno 2013
LE NUOVE REGOLE
DEL CONDOMINIO
21
& Fisco
IN EDICOLA CON
IIN EDICOLA CON
L’adunanza plenaria del Consiglio di stato sui requisiti per la partecipazione alle gare
Appalti aperti ai debitori a rate
In regola col fisco anche con la dilazione di pagamento
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DI
BEATRICE MIGLIORINI
G
li appalti aprono le
porte alla rateizzazione fiscale. Il
contribuente può
partecipare alle gare indette dalla pubblica amministrazione anche quando
gli è stata accordata la possibilità di pagare a rate il
proprio debito con l’erario.
Il requisito della regolarità fiscale, necessario per
la partecipazione alle gare,
sussiste infatti anche con
la rateizzazione. Il tutto
purché il parere positivo da
parte dell’amministrazione
finanziaria, arrivi prima
della scadenza dei termini
per la presentazione della
domanda di partecipazione. A mettere la parola fine
sulla questione, la sentenza
15/2013, dell’Adunanza plenaria del Consiglio di stato,
depositata il 5 giugno.
Il problema. Si scioglie
quindi il nodo relativo al
concetto di regolarità fiscale. I giudici di palazzo Spada
erano infatti stati chiamati,
in più occasioni a trovare
una soluzione al problema
(si veda ItaliaOggi del 7
marzo e del 7 maggio). In
particolare, la decisione doveva sciogliere il dubbio relativo alla possibilità per le
imprese di poter partecipare
alle gare di appalto anche
nel caso in cui versassero
in situazione di irregolarità fiscale. A questo proposito infatti, l’orientamento
del Consiglio di stato, a più
riprese, era stato nel senso
di escludere dalla partecipazione alle gare
tutte quelle imprese che non
fossero in regola
con il versamento dei tributi,
comprese quelle che avevano
avuto accesso
al pagamento
rateizzato. Un
orientamento
in questo senso,
per quanto garantisse da un
lato la stazione
appaltate, non
lasciava però
possibilità di
lavoro a quelle imprese che,
per le ragioni
più varie, non
erano rimaste
in pari con il versamento
dei tributi.
La sentenza. Un’inversione di rotta quella assunta
dall’Adunanza plenaria. In
base a quanto stabilito nella
sentenza infatti, le imprese
possono partecipare alle
gare di appalto, anche nel
caso in cui l’intero importo dei tributi non sia stato
versato. C’è però un limite
temporale da rispettare. È
infatti necessario che l’impresa sia stata ammessa
alla procedura di rateizzazione del debito prima
della scadenza dei termini
previsti per depositare la
domanda di partecipazione.
Il tutto, fermo restando che
prima di ogni adempimento
in questo senso è necessaria
la presentazione dell’autodichiarazione circa il possesso
del requisito di regolarità
fiscale. Secondo l’Adunanza plenaria infatti « è inammissibile una dichiarazione
che attesti il possesso di un
requisito in data futura».
Da una pronuncia in questo senso, ne consegue che
il contribuente versa in una
situazione di irregolarità
fiscale solo nel momento in
cui, la richiesta
di poter accedere alle dilazioni
di pagamento, a
seguito di un accertamento nei
suoi confronti,
gli venga negata. L’accesso
alla procedura
di rateizzazione infatti, non
solo non è un
atto dovuto da
parte dell’amministrazione
finanziaria, ma
non è nemmeno
un meccanismo
del tutto automatico. «La decisione dell’amministrazione
finanziaria infatti, non è solo discrezionale», spiega il Consiglio
di stato, «ma si basa sulla
verifica della sussistenza in
capo al contribuente interessato del requisito di obiettiva difficoltà economica».
La ratio. Una decisione
quindi, volta ad ampliare quanto più possibile la
platea dei partecipanti.
Fermo restando però che,
come spiega la pronuncia
dell’Adunanza «l’ampliamento del novero dei partecipanti non è un valore
assoluto ma deve essere
ricondotto al suo alveo naturale, dato dalla sua funzione di strumento volto al
conseguimento dell’obiettivo di assicurare la scelta del miglior contraente
all’interno di una gara». In
quest’ottica quindi, si pone
la decisione di stabilire alla
scadenza della presentazione delle domande il termine
ultimo per essere entrati in
possesso del requisito di regolarità fiscale. Per i giudici
infatti, il principio della certezza del quadro delle regole e dei tempi delle gare di
appalto impone che «i requisiti di partecipazione siano
verificati in modo compiuto
al momento della scadenza
dei termini di presentazione
delle domande per impedire
che si verifi chi un’ammissione condizionata che si
rifletterebbe negativamente sui valori dell’efficienza e
della tempestività dell’azione amministrativa».
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La sentenza
sul sito www.italiaoggi.it/documenti
LA CTP DI LATINA E LA CTR DI MILANO SULLA DIFFERENZA TRA VERSAMENTO MANCATO E TARDIVO
Tributi, niente sanzioni a chi non paga la prima tranche
Il ritardo nel pagamento della prima rata, per le dilazioni relative ai
controlli automatici, con avviso bonario, non comporta la decadenza
dal beneficio della rateazione. Questo secondo la Ctp di Latina che, con
la sentenza 17/05/2013, ha accolto
il ricorso presentato dal contribuente. La vicenda nasce dall’art.
3-bis del dlgs 462/97 il quale prevede che, in caso di pagamenti rateali di somme omesse derivanti dai
controlli automatizzati, il mancato
pagamento della prima rata entro
i termini, determina la decadenza
dal beneficio della rateazione e
la conseguente iscrizione a ruolo degli importi, maggiorati della
sanzione pari al 30% dell’imposta.
Gli uffici fiscali sono perentori
sull’argomento e, come si può apprendere dalle istruzioni contenu-
per le rate successive alla prima, per
te sul sito web dell’Agenzia delle
le quali è possibile ravvedersi entro
entrate, individuano nel tardivo
pagamento, anche di un solo giorno, la scadenza della rata successiva,
conservando il beneficio rateale.
della prima rata un motivo di de«Equiparare il ritardo, al mancato
cadenza dal beneficio rateale, con
pagamento, realizza un’interpretatanto di invio dei ruoli maggiorati
zione estensiva non condivisa dal
della sanzione all’esattore.
Collegio», si legge nella sentenza,
Nella sentenza la Ctp di Latina
apre invece uno spiraglio sul punto, «perché determina un’eguaglianza
di trattamento tra situazione oppooffrendo delle argomentazioni per
ste». Si tratta, infatti, di «un inesatgiungere a conclusioni differenti.
Il punto, secondo la commissione, to adempimento e non di inadempimento assoluto» che determinerebbe
ruota attorno al significato da atinvece, la decadenza. E ancora, «la
tribuire alla locuzione mancato pagamento, contenuta nell’art. 3-b che, disciplina della decadenza è riferita all’inadempimento totale e non
invece, nulla disciplina in merito alla
possono estrapolarfattispecie del tardisi dalla lettera delvo pagamento della
Le
sentenze
la legge argomenti
prima rata. L’ipotesul sito www.italia- dirimenti in ordine
si della tardività,
all’invalidità della
è invece espressaoggi.it/documenti
rateazione a causa
mente disciplinata
di un lieve ritardo».
In tema di ritardati adempimenti,
le commissioni tributarie sembrano
assumere orientamenti volti alla
tolleranza, svincolando le decisioni dal mero dato formale per dare
prevalenza al dato sostanziale. È il
caso, per esempio, della Ctr di Milano, che nella sentenza 44/33/13,
ha riconosciuto la nullità di una
cartella di pagamento, emessa perché il contribuente aveva presentato un’istanza di compensazione con
un giorno di ritardo rispetto al termine previsto. I giudici meneghini
hanno abbonato al contribuente le
sanzioni, non addebitabili per un
motivo esclusivamente formale,
che non ha comportato effettivo
danno alla finanza pubblica.
Benito Fuoco e Nicola Fuoco
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22
Sabato 8 Giugno 2013
G I U ST I Z I A E S O C I E TÀ
I chiarimenti dell’Irdcec sulla misura prevista dalla legge di stabilità
CONSIGLIO
Riscossione congelata
Notariato,
D’Errico
presidente
Procedura sospesa presentando domanda
DI BENITO
E NICOLA
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P
FUOCO
FUOCO
resentando all’ente incaricato alla riscossione una dichiarazione
debitamente documentata, la legge di stabilità 2013
consente di bloccare la riscossione delle somme iscritte a
ruolo senza che sia riconosciuta al concessionario alcuna discrezionalità sulla fondatezza
o meno dell’istanza, dovendo
egli, invece, sospendere l’attività esecutiva e trasmettere la
domanda all’ente creditore per
il suo esame. È quanto si legge nella circolare n.31/IR del
22 maggio 2013 del Consiglio
nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
La circolare riferendosi
all’articolo 1, commi da 537
a 542, della legge di stabilità
2013, approvata con la legge
n. 228 del 24 dicembre 2012,
prevede che il contribuente
abbia termine di 90 giorni dal
ricevimento della notifica del
primo atto di riscossione utile,
o di un atto della procedura
esecutiva esattoriale (il termi-
ne sembrerebbe ordinatorio,
in quanto non espressamente
previsto a pena di decadenza)
per presentare la domanda di
sospensione legale degli atti
della riscossione; entro i dieci
giorni successivi alla presentazione dell’istanza, il concessionario trasmette la pratica
all’ente creditore per l’esame
di merito. Effetto della presentazione della domanda, si legge
nella circolare, è l’immediata
sospensione di ogni iniziativa
finalizzata alla riscossione. La
procedura, ad avviso dell’Irdcec, è riferibile ai debiti di
qualsiasi natura, non limitando la sua applicabilità a nessuna specifica posizione debitoria. Ai sensi del comma n.538
della norma di riferimento, le
ipotesi che giustificano la presentazione della dichiarazione
da parte del debitore sono a) la
prescrizione o la decadenza del
diritto di credito, intervenuta
in data anteriore a quella in cui
il ruolo è stato reso esecutivo;
b) il provvedimento di sgravio
emesso dall’ente creditore; c)
la sospensione amministrativa comunque concessa dall’en-
te creditore; d) la sospensione
giudiziale ovvero la sentenza di
annullamento, totale o parziale,
della pretesa dell’ente creditore
resa in un giudizio al quale il
concessionario per la riscossione non abbia preso parte;
e) il pagamento, riconducibile
al ruolo oggetto di riscossione,
effettuato in data antecedente
alla formazione del ruolo stesso; f) qualsiasi altra causa di
non esigibilità del credito sotteso. Nel caso in cui sia stata
attivata questa procedura di
blocco della riscossione, l’ente
creditore dovrà comunicare
la conferma della correttezza
della documentazione entro
220 giorni dalla data di presentazione della dichiarazione,
ovvero l’inidoneità della stessa
a conservare la sospensione.
L’inerzia dell’ente creditore determinerà l’annullamento delle
partite creditorie, con il discarico automatico delle stesse nei
confronti del «concessionario» e
l’eliminazione delle partite nelle scritture dell’ente creditore.
Il comma n.541 della stessa
legge di stabilità, introduce
una specifica sanzione am-
ministrativa dal 100 al 200%
delle somme dovute (con un
minimo di 258 euro) nel caso di
produzione di documentazione
falsa; nessuna sanzione, invece,
in caso di inidoneità. Nel caso
in cui sia stato attivato un contenzioso contro un atto emesso prima della formazione del
ruolo, gli effetti dell’eventuale
inerzia non si riverserebbero,
secondo l’Irdcec, in capo all’atto oggetto di impugnazione, la
cui sorte rimarrebbe legata agli
esiti del giudizio. La circolare si
pronuncia, infine, sull’eventuale possibilità di impugnazione
della replica di inidoneità della
documentazione prodotta, che,
qualora resa in violazione dei
presupposti di legge potrebbe
ritenersi impugnabile; quanto meno per far valere quelle
cause giustificative non accolte
nella precedente fase amministrativa.
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La circolare dell’Irdcec su www.italiaoggi.it/documenti
La Cassazione: l’esiguità dei redditi prevale sulla difesa
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Studi di settore, standard
batte giustificazione
to, la sussistenza di condizioni che giustificano
DI DEBORA ALBERICI
l’esclusione dell’impresa dall’area dei soggetti
tudi di settore applicabili al di là del- cui possono essere applicati gli «standard» o la
le giustificazioni in contraddittorio se specifica realtà dell’attività economica nel peil reddito dichiarato è insufficiente a riodo di tempo in esame, mentre la motivaziosostenere «le esigenze di vita della fa- ne dell’atto di accertamento non può esaurirsi
nel rilievo dello scostamento, ma deve essere
miglia» del contribuente.
È quanto affermato dalla Corte di cassazio- integrata con la dimostrazione dell’applicane che, con l’ordinanza n. 14492 del 7 giugno bilità in concreto dello «standard» prescelto e
2013, ha accolto il ricorso dell’amministra- con le ragioni per le quali sono state disattese
zione finanziaria. La sesta sezione ha quindi le contestazioni sollevate dal contribuente. In
condiviso le tesi del fisco secondo il quale gli questo caso, tuttavia, le giustificazioni apparstandard andavano applicati anche in un caso, se sufficienti a Ctp e Ctr non lo sono sembracome questo, dove il contribuente si era ben te affatto per la Cassazione, che ha ricordato
come l’esito del contraddittorio non condiziona
difeso in sede amministrativa.
Nulla da fare dunque, di fronte all’esiguità l’impugnabilità dell’accertamento, potendo il
del reddito dichiarato rispetto agli impegni giudice tributario liberamente valutare tanto
l’applicabilità degli «standard» al caso concreeconomici della famiglia.
Ciò nonostante la morsa degli studi di set- to, da dimostrarsi dall’ente impositore, quanto
tore sia stata allentata con le note pronunce la controprova offerta dal contribuente che, al
delle Sezioni unite, la n. 26635 del 2009, ri- riguardo, non è vincolato alle eccezioni sollevate nella fase del procedimento amministrachiamate nelle motivazioni dell’ordinanza.
Nel documento si legge, infatti, che la pro- tivo e dispone della più ampia facoltà, incluso
cedura di accertamento tributario standardiz- il ricorso a presunzioni semplici, anche se non
zato mediante l’applicazione dei parametri o abbia risposto all’invito al contraddittorio in
degli studi di settore costituisce un sistema di sede amministrativa, restando inerte.
È il caso di un contribuente di Milano. L’uopresunzioni semplici, la cui gravità, precisione
e concordanza non è «ex lege» determinata mo aveva presentato una dichiarazione dei
dallo scostamento del reddito dichiarato ri- redditi molto bassa, assolutamente insuffispetto agli «standard» in sé considerati, meri ciente rispetto alle esigenze della famiglia.
strumenti di ricostruzione per elaborazione Per questo l’ufficio delle imposte aveva spicstatistica della normale redditività, ma na- cato l’accertamento. Lui lo aveva impugnato
sce solo in esito al contraddittorio da attiva- sulla base dei documenti prodotti in contraddittorio che per i giudici di
re obbligatoriamente, pena
merito avevano giustificato lo
la nullità dell’accertamento,
L’ordinanza
scostamento. Ciò è stato ritecon il contribuente. In tale
sul
sito
www.italianuto insufficiente in sede di
sede, quest’ultimo ha l’onere
legittimità.
di provare, senza limitazione
oggi.it/documenti
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S
Maurizio D’Errico è il
nuovo presidente del Consiglio nazionale del notariato per il triennio 20132016. Ad affiancarlo con la
carica di vicepresidente è
Gabriele Noto, Ivo Grosso ricoprirà la carica di
segretario del Consiglio.
Maurizio D’Errico
Il vertice dell’organo di
rappresentanza dei notai
italiani è stato eletto ieri,
nel corso della riunione
di insediamento del Consiglio nazionale del notariato, rinnovato con le elezioni del febbraio scorso.
Notaio dal 1981, D’Errico
è stato presidente del
Consiglio notarile dei distretti riuniti di Roma,
Velletri e Civitavecchia dal
2007 e ha già ricoperto la
carica di consigliere nazionale per la regione Lazio
nel triennio 2010-2013.
Componente del direttivo
dell’Associazione sindacale notai del Lazio dal
2000. Gli altri componenti del consiglio nazionale
sono: Ivo Grosso e Roberto Martino (Piemonte
e Valle d’Aosta), Franco
Amadeo (Liguria), Domenico Cambareri ed Enrico
Maria Sironi (Lombardia);
Gabriele Noto e Paolo Pasqualis (Veneto, TrentinoAlto Adige e Friuli-Venezia
Giulia), Maria Luisa Cenni
(Emilia-Romagna) Massimo Palazzo (Toscana),
Giuseppe Celeste (Lazio),
Enrico Dolia (Sardegna),
Albino Farina (Marche e
Umbria), Michele Nastri
(Campania), Sergio Sideri (Abruzzo e Molise),
Roberto Braccio (Puglia),
Aniello Calabrese (Basilicata), Giampiero Monteleone (Calabria), Salvatore
Lombardo e Melchiorre
Macrì Pellizzeri (Sicilia).
Il Collegio dei revisori
dei conti è composto da:
Marco Marchetti (FriuliVenezia Giulia, Liguria,
Lombardia, Piemonte,
Trentino-Alto Adige, Valle
d’Aosta e Veneto), Andrea
Teti (Abruzzo, EmiliaRomagna, Lazio, Marche,
Molise, Sardegna, Toscana e Umbria), Francesco
Giglio (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e
Sicilia).
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I M P O S T E E TA S S E
Sabato 8 Giugno 2013
23
CASSAZIONE/ Una sentenza in tema di imposta di registro e abuso di diritto
Società, compravendite elusive
Una serie di contratti figura come un’unica operazione
DI
Pagina a cura
DEBORA ALBERICI
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P
orre in essere una serie
di compravendite fra
società per beneficiare
indebitamente delle
agevolazioni sull’imposta di
registro è elusione fiscale.
Ciò perché l’amministrazione
finanziaria, pur non potendo
colpire una serie di contratti legittimi, può considerarli come
unica operazione commerciale,
contestando l’abuso di diritto.
Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n.
14150 del 5 giugno 2013, ha
accolto il ricorso dell’Agenzia
delle entrate che aveva bollato come elusiva un’operazione
con la quale erano stati conferiti dei terreni in una società
che, subito dopo, aveva trasferito le quote.
Insomma un «raggiro»
per usufruire dei benefici
sull’imposta di registro. Ma
per l’amministrazione le compravendite non erano altro
che contratti facenti parte di
un’unica operazione commerciale, elusiva.
In altri termini il collegio di
legittimità ha concluso dando
ragione al ragionamento seguito dall’ufficio delle imposte
e affermando un nuovo principio, «in tema di imposta di
registro, l’art. 20 del dpr 26
aprile 1986 n. 131 attribuisce
prevalenza, ai fini dell’interpretazione degli atti registrati, alla natura intrinseca
e agli effetti giuridici degli
stessi sul loro titolo e sulla
loro forma apparente; e in
tal senso vincola l’interprete
a privilegiare il dato giuridico
reale rispetto ai dati formalmente enunciati, anche frazionatamente, in uno o più
atti. Pertanto una pluralità
di operazioni societarie e/o di
negozi, strutturalmente e funzionalmente collegati al fine
di produrre un unico effetto
giuridico finale costituito dal
trasferimento della proprietà
di beni immobili, vanno considerati, ai fini dell’imposta di
registro, come un fenomeno
unitario, anche in conformità
al principio costituzionale di
capacità contributiva».
Insomma se è vero che i
contribuenti sono liberi di
stipulare dei contratti validi
secondo libere scelte, resta,
però, che «ai fini dell’imposta
di registro, pur sempre rilevano, per una sola e costante
qualificazione formulata dal
legislatore tributario, gli effetti giuridici finali, ancorché
conseguenti alla parcellizzazione di singoli atti».
Va guardata, in altri termini, tutta l’operazione commerciale nel suo insieme e a
questo punto va applicato il
FISCO DEGLI ALTRI
Partirà giovedì da San Marino la missione
del commissario Ue al fisco, Algirdas Semeta,
per rivedere gli accordi sulla tassazione e sullo scambio di informazioni con i cinque paesi
extra Ue (Svizzera, Liechtenstein, Principato
di Monaco, Andorra e San Marino), come
stabilito nell’ultimo Consiglio d’Europa.
Mercoledì, intanto, la Commissione presenterà una nuova direttiva per ampliare lo
scambio di informazioni bancarie tra i paesi
europei, che dai soli risparmi sarà esteso a
tutti i tipi di entrate.
La Svizzera e gli Stati Uniti hanno firmato
il Memorandum d’intesa relativo alle interpretazioni di tipo tecnico o amministrativo
dell’Accordo Facta siglato il 14 febbraio 2013
tra Berna e Washington. Il Memorandum
riassume gli obblighi degli istituti finanziari
svizzeri, definisce il rapporto con il Qualified
intermediary system e conferma l’autodichiarazione agevolata per i beneficiari effettivi
svizzeri esonerati secondo l’Accordo Facta.
Utili al nero,
pagano i soci
Iva, il gap giacenze
giustifica i controlli
Gli utili in nero di una società devono
essere computati a carico dei soci al netto delle tasse pagate dall’impresa. È poi
onere dei beneficiari dimostrare che la
società ha versato le tasse sulle somme
in nero. A chiarirlo la Corte di cassazione con l’ordinanza 14484/2013, che ha respinto il ricorso dell’Agenzia. L’ufficio, in
presenza di utili occulti, ha contestato le
conclusioni dalla Ctr secondo cui gli utili non dichiarati della società andavano
computati ai soci al netto delle imposte
versate dalla società. I Supremi giudici
hanno chiarito che quanto prelevato alla
società non compone il reddito dei soci
se, prima, non è stato accertato che tale
prelievo sia stato effettuato. Spetta poi
a questi ultimi dimostrare che la società
ha versato le tasse anche sulle somme in
nero. La decisione si incardina in quella
giurisprudenza che imputa ai soci tutti i
ricavi in nero dell’azienda, con la differenza che però, le somme devono essere
calcolate al netto di quanto la società ha
già pagato. Con la sentenza 20721/2010,
la stessa Cassazione arrivò ad affermare che i costi fittizi, sono imputabili al
socio come ricavi, accogliendo così il
ricorso del fisco.
Il caso riguardava una srl, nei confronti
della quale era stato spiccato un avviso
di accertamento in seguito alle verifiche della Guardia di finanza. In particolare gli agenti avevano trovato delle
fatture false, inserite in contabilità. Da
qui, l’accertamento del maggior reddito
degli imprenditori. Uno dei contribuenti
aveva impugnato l’atto e aveva vinto in
secondo grado perché il ragionamento
delle Entrate per il calcolo del reddito
non era corretto. Contro questa decisione l’Agenzia ha fatto ricorso in Cassazione e lo ha vinto.
Il divario fra le giacenze di magazzino e
quelle risultanti dalla contabilità, non
legittima l’accertamento di Ires e Irap,
ma solo dell’Iva. Lo ha sancito la Corte
di cassazione che, con l’ordinanza 14485
di ieri, ha respinto il primo motivo presentato dall’amministrazione finanziaria. La vicenda nasce da un’ispezione
della Guardia di finanza, dalla quale
era emerso un divario fra giacenze fisiche di magazzino e giacenze contabili.
Sulla base dei dati trasmessi dalla Gdf,
l’ufficio aveva spiccato un accertamento Ires, Irap e Iva. La Ctp, con decisione confermata in Ctr, aveva annullato
l’atto impositivo solo in relazione alle
imposte sui redditi, confermando invece l’Iva. L’amministrazione finanziaria
ha presentato ricorso in Cassazione ma
senza successo. Infatti, la Cassazione,
ha ricordato che la sentenza della Ctr
non nega che anche ai fini degli accertamenti Irpef e Irap si possa fare ricorso
a presunzioni, ma si basa sull’affermazione che, mentre in campo Iva tali presunzioni sono da sole sufficienti a sorreggere l’accertamento, nella materia
dell’accertamento dei redditi esse non
hanno la medesima efficacia e devono
quindi essere supportate da ulteriori
«elementi di gravità, precisione e concordanza». La decisione stride con una
sentenza 15250 della Cassazione stessa,
secondo cui il reddito dell’impresa può
essere calcolato dal fisco con metodo
induttivo paragonando i prezzi elevati
delle giacenze di magazzino ai ricavi.
Allora gli Ermellini motivarono che in
tema di accertamento delle imposte sui
redditi, l’onere della prova dei presupposti dei costi, degli oneri di ogni altra
componente negativa del reddito d’impresa incombe al contribuente.
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Tancredi Cerne
principio generale sull’elusione. Andava cioè considerato che il divieto di abuso
del diritto si traduce in un
principio generale antielusivo, in virtù del quale restava
precluso alle contribuenti il
conseguimento di vantaggi
fiscali, ove ottenuti, come nel
caso, mediante l’uso distorto,
di strumenti giuridici idonei a
ottenere un’agevolazione o un
risparmio d’imposta, in difetto di ragioni economicamente
apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla
mera aspettativa di quei benefici fiscali.
Nell’udienza tenutasi al Palazzaccio lo scorso 3 aprile, la
Procura generale della Suprema corte di cassazione aveva
sollecitato lo stesso epilogo e
cioè aveva chiesto al Collegio
di accogliere il ricorso dell’amministrazione finanziaria.
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Le sentenze
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24
Sabato 8 Giugno 2013
I M P O S T E E TA S S E
Le ultime indicazioni fornite dal fi sco: sanzione fissa solo in caso di integrazione
Variazioni black list da inserire
I componenti negativi vanno indicati in Unico 2013
DI
DUILIO LIBURDI
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C
omponenti negativi da
operazioni black list al
vaglio del modello Unico 2013: sempre necessarie le variazioni in aumento
e in diminuzione da effettuare
in dichiarazione per non incorrere nelle sanzioni che, solo in
caso di integrazione, potranno
essere computate in misura
fissa. Inoltre, nell’ambito delle
predette variazioni nessuna
esclusione di sorta è prevista,
né in relazione a operazioni diverse da quelle commerciali né
a fronte di cessioni di beni in
minusvalenza a favore di soggetti diversi da quelli situati in
black list.
La deducibilità dei componenti negativi. Stando
alle ultime indicazioni fornite dall’amministrazione finanziaria, in linea generale,
al fine di poter dedurre nella
determinazione del reddito di
impresa alcune componenti
negative, laddove l’operazione
sia intercorsa tra il soggetto
residente e quello collocato
in stati o territori a fiscalità
privilegiata, è necessario che
sussista, ai sensi dell’articolo
110 del Tuir, una delle due esimenti espressamente previste
dalla legge. Poiché nella maggior parte dei casi si tratta di
imprese italiane che operano
con fornitori, difficilmente potrà operare l’esimente legata
alla dimostrazione, in capo
al soggetto non residente, di
svolgere una effettiva attività
commerciale. È dunque molto
più probabile e agevole che
l’esimente riguardi l’effettività
dell’operazione nonché la sua
convenienza economica legata,
in primo luogo, al costo puro.
Fermo restando che, secondo
l’Agenzia delle entrate, la nozione di vantaggio economico
è da valutare complessivamente e non ancorata al solo costo
della fornitura di beni o servizi.
Questo perché l’Agenzia ragiona in termini di collocazione in
stati a bassa fiscalità di componenti di natura finanziaria
(per esempio una provvigione)
riferibili comunque a un soggetto residente.
La tipologia dei componenti negativi. Con la
IN EDICOLA
circolare n. 35 del 2012, l’amministrazione finanziaria ha
ricompreso (e da un punto di
vista letterale della norma
sostanzialmente a ragione),
tutti i componenti negativi di
qualunque tipo, siano essi riferibili a operazioni commerciali
ovvero riferibili a componenti
più marcatamente finanziari.
L’Agenzia, nel documento di
prassi fa riferimento alle perdite su crediti piuttosto che agli
interessi passivi non limitandosi dunque la disciplina dei
componenti negativi black list
al costo della fornitura ovvero
all’ammortamento del bene
acquisito da un fornitore che
opera in uno stato a fiscalità
privilegiata. Ciò posto, immaginando che la componente da dedurre sia la quota di
interessi passivi, laddove gli
stessi siano corrisposti a un
soggetto black list il livello di
analisi sarà duplice: in primo
luogo dovrà essere individuata
l’esimente, cioè la convenienza
ad acquisire il finanziamento
da un soggetto in black list;
una volta superato questo
passaggio, gli interessi passi-
ta, per lo stesso importo, come
variazione in aumento e in diminuzione senza alcun effetto
sul reddito. Ricordando come
per le imprese in contabilità
semplificata i componenti in
questione siano compresi nei
componenti negativi, va osservato che l’omessa indicazione
in Unico dei componenti black
list comporta la sanzionabilità
in misura proporzionale e con
sanzione del 10% con un minimo di 500 euro e un massimo
di 50 mila euro. Decisivo, a tal
fine, il momento di correzione o
di rilevazione della violazione:
se è il contribuente a correggere spontaneamente la dichiarazione prima del controllo, la
sanzione sarà sempre di 258
euro; se la violazione viene rilevata in sede di controllo da
parte degli organi competenti,
la sanzione sarà sempre quella proporzionale del 10% (circ.
1/2013). In ogni caso, trattandosi di sanzioni, una volta irrogata, la stessa potrà essere
definita con il pagamento del
terzo seguendo le disposizioni
di cui al dlgs n. 472 del 1997.
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Dichiarazioni, in un click
si importano i vecchi dati
DI
I
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vi dovranno essere sottoposti
alle regole ordinarie del Tuir.
Analogo ragionamento, per
esempio, per le perdite su crediti anche tenendo conto delle
ultime novità normative applicabili dal periodo di imposta
2012. Alcune ipotesi delineate
dall’amministrazione finanziaria, peraltro, suscitano qualche
perplessità. L’Agenzia ha, infatti, affermato come l’avvenuta acquisizione di un bene da
parte di un’impresa residente
con fornitore in black list non
esonera l’impresa residente
dalla segnalazione di un eventuale componente negativo derivante dalla cessione del bene
a un soggetto in white list nel
caso in cui dalla cessione risulti una minusvalenza. Quindi,
secondo l’amministrazione finanziaria, una volta acquistato da un soggetto black list, il
bene è soggetto per sempre alla
disciplina prevista dall’articolo
110 del Tuir indipendentemente dalle vicende successive del
bene stesso.
L’indicazione in Unico. La
segnalazione dei componenti
negativi deve essere effettua-
ANDREA BONGI
l contribuente «fai-da-te» è sempre più
agevolato. Da quest’anno, infatti, per
gli utenti dell’applicativo UnicoOnlinePF 2013 disponibile sul sito web delle
Entrate, sarà più facile compilare la propria
dichiarazione dei redditi. L’applicativo messo
a disposizione delle persone fisiche sul sito
dell’Agenzia delle
entrate consentirà di poter importare in automatico tutta una serie
di dati e informazioni direttamente dal modello dello scorso anno. Grazie a
questa nuova funzione tutti i dati che risultano non variati da un anno all’altro saranno
praticamente già compilati nella bozza del
modello di dichiarazione dei redditi. A dare
notizia dell’implementazione delle funzioni
del software dichiarativo sulla piattaforma
online è stata la stessa Agenzia delle entrate
in un comunicato stampa diffuso ieri.
Grazie alla nuova funzione l’utente di FiscOnline già in possesso del codice Pin di
accesso alla piattaforma potrà accedere alla
propria area riservata e scaricare l’apposito
file contenente le informazioni relative alla
dichiarazione dei redditi del 2012, anche nel
caso in cui il contribuente abbia redatto il
modello 730 anziché l’Unico 2012. In questo modo il sistema andrà a precaricare nel
modello Unico 2013 i dati anagrafici, i dati
relativi ai terreni o ai fabbricati posseduti, le
eventuali spese relative alle ristrutturazioni
edilizie o per il risparmio energetico. Sarà
poi lo stesso contribuente, qualora tali dati
siano da modificare per effetto delle variazioni intervenute rispetto allo scorso anno, a
confermare i dati stessi oppure a correggerli
o eliminarli del tutto. Ovvio che in assenza
di variazioni, una buona parte del modello
Unico 2013 sarà di fatto già compilata.
Allo stesso tempo, sempre attraverso la
stessa piattaforma web, gli utenti potranno
acquisire i dati relativi alle eventuali eccedenze o crediti
d’imposta maturati lo scorso
anno nonché ai
versamenti e alle
compensazioni
effettuate con il
modello F24 nel corso del 2012.
Grazie alle nuove implementazioni l’utilizzo della piattaforma FiscOnline è dunque
sempre più semplice e conveniente. Grazie
a questo sistema, si legge nel comunicato
stampa delle Entrate, è possibile gestire la
propria posizione fiscale direttamente dal Pc
di casa, risparmiando tempo ed evitando le
code in ufficio.
Per accedere al portale dei servizi web e
ricevere il Pin di accesso basta andare al link
del sito dell’Agenzia «Non sei ancora registrato» e procedere all’iscrizione inserendo
alcuni dati personali. Appena terminate queste operazioni di registrazione preliminare il
sistema invia al contribuente in automatico
la prima parte del Pin. La password di accesso e la seconda parte del codice vengono inviate successivamente per posta al domicilio
del contribuente. Da quel momento si potrà
accedere a tutti servizi del portale FiscoOnline, UnicoOnline compreso.
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D I R I T TO E I M P R E SA
Sabato 8 Giugno 2013
25
In audizione al parlamento, il ministro Zanonato annuncia le agevolazioni in arrivo
Finanziamenti per i macchinari
Acquisti agevolati e crediti d’imposta su ricerca e assunzioni
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I
DI
ROBERTO LENZI
ncentivi per l’acquisto di
macchinari e attrezzature,
bonus per la ricerca e sviluppo, potenziamento del
Fondo di garanzia per l’accesso al credito, incremento delle
risorse per l’internazionalizzazione. Sono questi i pilastri
della strategia prossima futura del ministero dello sviluppo
economico in materia di aiuti
alle imprese. Questo è quanto
emerge dall’audizione del ministro Flavio Zanonato presso
le commissioni Attività produttive di camera e senato, tenuta il 5 giugno. Oltre a queste
principali misure, il ministro si
è detto favorevole ad introdurre misure di vantaggio fiscale e
decontribuzione per le aziende
che assumono in modo permanente i giovani e ha ricordato
il prossimo avvio dei bandi del
Fondo per la crescita sostenibile e del bonus al 35% per assumere personale qualificato.
UN NUOVO INCENTIVO PER ACQUISTARE MACCHINARI. Dall’audizione è arrivata la conferma
che lo sviluppo economico sta
valutando con il ministero
dell’economia la possibilità di
costruire un sistema di sostegno agli investimenti per il rinnovo dei processi produttivi e
l’acquisto di macchinari e beni
strumentali da parte delle imprese. Il modello di riferimento
è il già sperimentato strumento
Le novità
• Finanziamenti agevolati per acquistare macchinari
e attrezzature sul modello Sabatini
• Priorità al nuovo bonus per ricerca e sviluppo
• Prossima attivazione del credito d’imposta del 35%
per il personale qualificato
• Incremento delle risorse sul Fondo centrale di garanzia
• Garanzie sul credito anche per imprese ai margini
del sistema bancario
• Presto attivi nuovi strumenti di sostegno all’export
della legge Sabatini.
Sabatini Si tratta di
una proposta che era già emersa dalla recente relazione del
Garante per le micro, piccole
e medie imprese al presidente
del Consiglio dei ministri. La
legge Sabatini prevede finanziamenti agevolati alle piccole
e medie imprese per l’acquisto
o la locazione finanziaria, con
patto d’acquisto, di nuove macchine utensili o di produzione,
di durata superiore a 12 mesi,
concessi da banche o società di
leasing convenzionate. Il contributo consiste in un abbattimento variabile del tasso di
riferimento dell’operazione.
UN NUOVO BONUS RICERCA. Il
ministro sottolinea la necessità
della definizione di uno strumento di agevolazione fiscale
strutturale per sostenere le attività di Ricerca e sviluppo realizzate dalle imprese, tanto in
collaboraautonomia quanto in collabora
zione con le università. Si tratta di istituire un bonus fiscale
per le imprese che investono in
R&S, sia in proprio che rivolgendosi a strutture qualificate
esterne, già proposto varie volte e in diverse forme in passato.
Il bonus ricerca rappresenta un
fondamentale strumento per
il sostegno alla ricerca e all’innovazione industriale, chiave
strategica per recuperare competitività, creare nuovo lavoro
ad alta qualificazione e attivare
un circuito virtuoso tra sistema
universitario e imprese. Questo
nuovo bonus si andrebbe ad affiancare al credito di imposta
per il personale altamente qualificato impiegato anche in attività di ricerca e sviluppo che
diventerà finalmente operativo
nelle prossime settimane, dopo
aver ricevuto in questi giorni il
via
v libera in sede europea.
PIÙ RISORSE AL FONDO CENTRALE DI GARANZIA. Uno degli
obiettivi del ministero dello sviluppo economico è potenziare
e rendere più flessibile il funzionamento del Fondo centrale
di garanzia, anche attraverso
un incremento delle risorse a
disposizione. Il primo punto riguarda l’introduzione di meccanismi di verifica sull’effettiva
capacità delle garanzie prestate di generare prestiti addizionali e condizioni più favorevoli, con piena informazione
v
alle imprese beneficiarie. Sarà
inoltre incrementato il livello di
copertura su alcune fattispecie
di garanzia concesse dal Fondo.
È stata infine annunciata una
profonda revisione dei criteri
di accesso al Fondo, rendendoli
più coerenti con l’attuale fase
economica, anche attraverso
l’ampliamento della fascia dei
soggetti beneficiati alle imprese con difficoltà di accesso al
sistema bancario.
PIÙ FONDI PER L’EXPORT. Il
ministero si è impegnato a incrementare i fondi per il supporto all’internazionalizzazione
delle imprese, oggi largamente
inferiori a quelli messi a disposizione dai principali paesi
esportatori. Saranno inoltre attivati a breve nuovi strumenti
di supporto finanziario all’Export, forniti da Sace e Simest,
secondo il piano sviluppato da
Cassa depositi e prestiti.
Cancellati in Cdc e fallibili
Il recesso non salva il socio
Entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese
una società di capitali può essere dichiarata fallita. E in questa fattispecie la legittimazione al contraddittorio spetta al
liquidatore della stessa. Il quale, anche dopo la cancellazione
è altresì legittimato a proporre reclamo avverso la sentenza
di fallimento, tenuto conto che, in generale, ex articolo 18,
legge fallimentare, tale mezzo di impugnazione è esperibile
da chiunque vi abbia interesse. Lo stabilisce la Corte di
cassazione, sezione prima, con la sentenza del 30 maggio
2013, n. 13659. I giudici di Piazza Cavour ricordano quanto
già sostenuto nella sentenza (del 12 marzo 2013 n. 6070)
delle sezioni unite di Cassazione del carattere eccezionale
dell’articolo 10 della legge fallimentare. Le Sezioni unite
confermando la tesi dell’estinzione della società conseguente
alla sua cancellazione dal registro imprese, affermano che,
con riguardo alle società di capitali, si verifica una successione a titolo universale dei soci nei debiti sociali limitatamente
alle somme riscosse in base al bilancio finale di liquidazione.
Tuttavia, hanno ribadito l’eccezionalità della norma contenuta nell’articolo 10 della legge fallimentare, che sanziona
la sopravvivenza della società fallenda per un anno dalla
cancellazione dal registro imprese. La possibilità, espressamente contemplata dall’articolo 10 della legge fallimentare,
che una società sia dichiarata fallita entro l’anno della sua
cancellazione dal registro delle imprese comporta, necessariamente, che tanto il procedimento per la dichiarazione di
fallimento quanto per le eventuali fasi successive di impugnazione continuino a svolgersi nei confronti della società (e
per essa del suo legale rappresentante), nonostante la sua
cancellazione dal registro delle imprese. Ed è inevitabile
ritenere che anche nel corso della conseguente procedura
concorsuale la posizione
processuale del fallito sia
La sentenza
sempre impersonata dalla
sul sito www.italia- società o da chi legalmente la rappresentava.
oggi.it/documenti
Cinzia De Stefanis
Il socio di una società collettivo receduto entro l’anno è soggetto al fallimento per estensione (insieme agli altri soci e alla
società) in quanto socio illimitatamente responsabile. L’art.
147 legge fallimentare, al primo comma dispone: «La sentenza che dichiara il fallimento di una società appartenente a
uno dei tipi regolati nei capi III, IV e VI del titolo V del libro
quinto del codice civile, produce anche il fallimento dei soci,
pur se non persone fisiche, illimitatamente responsabili», al
secondo comma: «Il fallimento dei soci di cui al comma primo
non può essere dichiarato decorso un anno dallo scioglimento
del rapporto sociale o dalla cessazione della responsabilità
illimitata, anche in caso di trasformazione, fusione o scissione, se sono state osservate le formalità per rendere noti ai
terzi i fatti indicati...», e il quarto comma prevede: «Se dopo la
dichiarazione di fallimento della società risulta l’esistenza di
altri soci illimitatamente responsabili, il tribunale, su istanza del curatore, di un creditore, di un socio fallito, dichiara
il fallimento dei medesimi.» Questo è il costrutto giuridico
della sentenza del 31 maggio 2013 n. 13838 della Corte di
cassazione. Il fatto in sintesi: i giudici di cassazione hanno
respinto il ricorso del socio, il quale affermava che l’articolo
147 legge fallimentare andava coordinato con l’articolo 2290
c.c. che dispone l’efficacia immediata del recesso, nei casi di
società a tempo indeterminato, come nel caso di specie. Sulla
base di tale coordinamento normativo, il ricorrente affermava che per i soci receduti entro l’anno dalla dichiarazione di
fallimento, la relativa posizione doveva essere valutata «autonomamente». I giudici di legittimità sostengono al contrario che l’interpretazione suggerita dal ricorrente è destituita
di fondamento. In quanto l’art. 147 legge fallimentare al 1°
comma dispone che la sentenza che dichiara il fallimento di
una società produce anche
il fallimento dei soci illiLa sentenza
mitatamente responsabili
sul sito www.italia- e dunque anche di quelli
receduti entro l’anno.
oggi.it/documenti
Cinzia De Stefanis
Fisco light
per le opere
oltre 50 mln
Defiscalizzazione per le
opere infrastrutturali a
partire da 50 milioni di
euro. È questa la proposta
che il ministro per lo sviluppo economico, Flavio
Zanonato, ha annunciato
in audizione presso le commissioni attività produttive
di camera e senato. Secondo il ministro il problema
da risolvere risiede nel fatto che con l’attuale tetto di
mezzo miliardo stabilito
dal decreto «sviluppo-bis»
la misura ha un impatto limitatissimo. Per Zanonato
«occorre rafforzare» la defiscalizzazione delle grandi
opere infrastrutturali che
attualmente «si applica
agli investimenti superiori ai 500 milioni di euro»
quindi riguarda «pochissime opere, non arriveranno a
dieci». Zanonato ha quindi
annunciato che insieme ai
colleghi delle infrastrutture
e dell’economia, Lupi e Saccomanni, si sta cercando di
fare sì che venga ridotta «la
soglia dimensionale, portandola a 50 milioni». Nelle
scorse settimane il ministro
aveva lasciato intendere
che questo intervento sarebbe possibile senza alcun
aggravio sui conti pubblici,
consentendo di allargare in
modo sensibile la platea delle opere potenzialmente beneficiate. La misura è stata
prevista dal governo Monti e
attualmente viene applicata
alla luce di quanto disposto
dal decreto «Sviluppo - bis»
(decreto 134/2012, convertito dalla legge 221/2012),
a favore del soggetto realizzatore, in partenariato pubblico privato, di nuove opere
pubbliche infrastrutturali
di importo superiore a 500
milioni di euro per le quali
non siano previsti contributi
pubblici a fondo perduto e
per le quali sia certa la non
sostenibilità del piano economico finanziario. Si tratta
di un credito di imposta a
valere sull’Ires e sull’Irap
direttamente generate dalla costruzione e gestione
dell’opera, nel limite del 50%
del costo dell’investimento,
che dovrebbe consentire il
riequilibrio del piano economico-finanziario. Il credito
di imposta è posto a base di
gara per l’individuazione
dell’affidatario del contratto di partenariato pubblico
privato e successivamente
riportato nel contratto.
Andrea Mascolini
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26
Sabato 8 Giugno 2013
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
La Consulta boccia i tentativi di deroga del Piemonte Via alla relazione di fine mandato
Paletti agli staff
I sindaci faranno
Assunzioni entro i limiti di spesa testamento politico
DI
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I
FRANCESCO CERISANO
l carattere fiduciario degli
uffici di diretta collaborazione, se può autorizzare
deroghe al principio del
concorso pubblico nella scelta
dei collaboratori, non consente
eccezioni ai princìpi fondamentali dettati dalla legge statale
in materia di contenimento
delle spese di personale. Con la
sentenza n. 130/2013, depositata ieri in cancelleria, la Corte
costituzionale ha bacchettato
la regione Piemonte che con
una legge del 2011 aveva tentato di aggirare i rigidi paletti
in materia di spese per il personale fissati da Giulio Tremonti
con il dl 78/2010. Paletti che,
pur non avendo immediata
operatività nei confronti delle
regioni e degli enti locali, costituiscono per le autonomie
norme di principio a cui devono
adeguarsi. Si tratta in particolare del limite alle assunzioni
parametrato sul 50% della spesa 2009 e al divieto di assumere personale oltre il limite del
20% della spesa corrispondente
alle cessazioni dell’anno prece-
dente. La regione, con la legge
n. 7/2011 finita nel mirino della Consulta, aveva tentato di
sottrarre dalle tenaglie della
manovra Tremonti non solo i
contratti che non comportavano un aggravio per il bilancio
regionale, ma anche tutta una
serie di rapporti contrattuali di
diritto privato. Dalle assunzioni finanziate con fondi Ue agli
uffici di diretta collaborazione
con gli organi politici (comunicazione, portavoce, capo di
gabinetto, oltre a svariate professionalità esterne di supporto
alla giunta e al consiglio) fino
alle sostituzioni di maternità
negli enti strumentali. Ma
tutte queste deroghe sono finite nel mirino di palazzo Chigi
che vi ha ravvisato un tentativo di aggirare l’art.117, terzo
comma, della Costituzione che
affida la materia del coordinamento della finanza pubblica
alla competenza concorrente
stato-regione, affidando comunque allo stato il compito di
dettare i princìpi fondamentali
a cui i governatori devono adeguarsi nelle normative di dettaglio. La Consulta ha accolto
le tesi del governo, smontando
punto per punto la legge piemontese. Le assunzioni finanziate dall’Ue, per esempio, rientrano nei tetti di spesa perché
«immancabilnente, impongono
un contributo anche a carico
dell’ente pubblico beneficiario».
Il limite del 20%, poi, all’epoca
dei fatti era riferito anche a
tutti i tipi di contratti, anche
a quelli a termine (è stata la
legge di stabilità 2012 ad aver
limitato l’ambito di applicazione della norma taglia-spese ai
soli contratti a tempo indeterminato). E quanto agli uffici di
diretta collaborazione, conclude la sentenza redatta da Luigi
Mazzella, «la particolare rilevanza del carattere fiduciario,
non consente deroghe ai princìpi fondamentali dettati dal
legislatore statale in materia
di coordinamento della finanza
pubblica».
La sentenza della
Consulta sul sito
www.italiaoggi.it/
documenti
DI
ANTONIO G. PALADINO
P
ronti gli schemi su cui
si devono fondare le relazioni di fine mandato
che sindaci e presidenti di province sono tenuti a redigere secondo le previsioni
dell’articolo 4 del decreto legislativo n. 149/2011, istitutivo
dei meccanismi sanzionatori
e premiali relativi a regioni,
province e comuni. A mettere
nero su bianco gli schemi di cui
sopra, ci ha pensato il decreto
interministeriale 26.04.2013,
firmato congiuntamente dal
Viminale e dal Mineconomia.
Il dm si compone di tre allegati. Il primo è riservato allo
schema tipo di relazione che i
presidenti delle province devono sottoscrivere al termine
del loro mandato. Il secondo
allegato, invece, è riservato
allo schema di pertinenza dei
sindaci di comuni con popolazione pari o superiore a 5
mila abitanti, mentre l’ultimo
allegato, redatto in forma ultra semplificata, è riservato ai
primi cittadini dei comuni con
meno di 5 mila abitanti. La for-
DECRETO SBLOCCA DEBITI/ In Gazzetta la legge di conversione del dl 35
Doppia garanzia Immobili D,
sui pagamenti l’ente non paga
DI
VALENTINA BARBANTI
«C
essione di garanzia dello Stato a
favore di istituzioni finanziarie
nazionali, dell’Unione europea
e internazionali per consentire
l’integrale pagamento dei debiti della pubblica amministrazione maturati alla data del 31
dicembre 2012» e «concessione
della garanzia dello Stato al
fine di agevolare la cessione
dei relativi crediti a banche
e ad altri intermediari finanziari». Questi gli strumenti in
mano al governo previsti dal
testo definitivo del dl 35/2013
(convertito nella legge 6 giugno 2013 n. 64 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 132 di
ieri). In caso di morosità della
p.a. la banca potrebbe dunque
cedere il credito garantito dallo
stato alla Cdp. Non solo, ma la
garanzia statale potrebbe anche essere concessa a società di
factoring che acquistino crediti
della p.a. in essere al 31 dicembre 2012. La portata rilevante
della novità però si riduce se si
considera che la cessione della
garanzia a favore di istituzioni
finanziarie dovrà prima essere
prevista da apposito provvedimento del Mef e la concessione
della garanzia dello stato per il
prossimo anno non è automati-
ca ma rientra tra le «iniziative
eventualmente necessarie, da
assumere anche con la legge
di stabilità per il 2014, al fine
di completare il pagamento dei
debiti delle amministrazioni
pubbliche maturati al 31 dicembre 2012». Analogamente
sarà la legge di stabilità per
il 2014 a poter autorizzare il
pagamento mediante assegnazione di titoli di stato dei
debiti delle p.a. che hanno
formato oggetto di cessione
pro soluto perfezionata entro
il 31 dicembre 2012 da parte
dei creditori in favore di banche o intermediari finanziari
ovvero a prevedere l’effettuazione di operazioni finanziarie
con l’obiettivo dell’estinzione di
debiti certi, liquidi ed esigibili
delle p.a. Nel frattempo, entro
il 30 giugno 2013 le p.a dovranno inviare ai propri creditori la
comunicazione sottoscritta dal
dirigente responsabile dell’ufficio competente con la quale
vengono stabiliti importo e
data entro la quale avverranno
i pagamenti. L’elenco completo,
per ordine cronologico di emissione della fattura, dei debiti
per i quali è stata effettuata la
predetta comunicazione, con
indicazione dell’importo e della data prevista di pagamento, dovrà essere pubblicato sul
web entro il 5 luglio 2013.
DI
I
EUGENIO PISCINO
comuni non sono tenuti al
pagamento dell’Imu allo
stato per gli immobili in
proprietà di categoria D
situati sul proprio territorio e
hanno diritto alla restituzione
di 600 milioni di euro per le
somme pagate sugli immobili
di proprietà comunale per il
biennio 2012-2013. È quanto
stabilito con due emendamenti
dei relatori alla legge di conversione del dl 35/2013 pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale.
La legge di stabilità per il 2013
ha attribuito il gettito Imu ai
comuni con esclusione dell’imposta derivante dagli immobili
ad uso produttivo, classificati
nel gruppo catastale D. Tale
situazione ha destato allarme
tra gli enti che si vedevano
costretti al pagamento, allo
Stato, dell’Imu su capannoni
e fabbricati produttivi.
Per effetto dell’emendamento approvato in sede di
conversione gli enti locali non
sono più tenuti al pagamento
dell’Imu, con evidente sollievo
per le esigue casse comunali.
Lo stesso emendamento
continua disponendo che le
attività di accertamento e di
riscossione per tutti gli immobili di categoria D sono svolte
dai comuni, ai quali competono
le somme derivanti da tali attività. In tal modo si ripropone la
norma, in vigore nel 2012, che
prevedeva che per la quota statale era sempre l’ente locale a
svolgere l’attività di contrasto
all’evasione. È stato introdotto,
inoltre, l’articolo 10-quater al
decreto in conversione, relativo all’attribuzione ai comuni
del corrispettivo del gettito
Imu, relativo agli immobili di
proprietà comunale. Nel 2012,
con la legge n. 44/2012 era stata introdotta, ad anno di imposta già iniziato, l’esclusione
dal pagamento per gli immobili di proprietà comunale. Il
presunto gettito, per ogni comune, è stato conteggiato dal
Dipartimento delle finanze,
aumentando in tal modo le entrate teoriche e al contempo i
tagli al Fondo sperimentale di
riequilibrio. La novella legislativa in commento ha previsto
la restituzione ai comuni di tali
somme nella misura di 330 milioni per l’anno 2012 e di 270
milioni di euro per il 2013. La
maggior parte della copertura
finanziaria a tale spesa deriva dai 400 milioni di euro che
la Cassa depositi e prestiti
avrebbe dovuto attribuire ai
comuni, in termini di liquidità
e che rappresentano il 10% dei
4 milioni di euro non distribuiti con la prima tranche.
ma dei predetti schemi ricalca,
nell’ottica di uno snellimento
dell’attività amministrativa, la
struttura di quelli già utilizzati
dagli enti locali per comunicare telematicamente le risultanze del bilancio consuntivo
e di quelli con cui, ai sensi della
legge finanziaria del 2006, ci si
«interfaccia» con la competente
sezione regionale di controllo
della Corte dei conti. Le relazioni, poi, dovranno essere
inviate alla Conferenza Statocittà (nelle more dell’avvio del
Tavolo tecnico interistituzionale previsto dal citato dlgs
n.149/2011) e alla Corte dei
conti competente per territorio,
entro dieci giorni dalla loro sottoscrizione.
Schema per le province.
Dovranno essere indicati gli
investimenti per l’edilizia scolastica, quelli per la rete viaria
e gli interventi di manutenzione del territorio e ambiente.
Si dovrà altresì indicare se
durante il mandato, l’ente ha
dichiarato o meno il dissesto
finanziario o il predissesto
previsto dal nuovo articolo
243 bis del Tuel. Particolare
attenzione al Patto di stabilità interno. In caso di mancato
rispetto dei vincoli, le sanzioni
cui l’ente è stato soggetto nonché gli eventuali rilievi oggetto
da parte della Corte dei conti
o quelli sollevati dall’organo
di revisione contabile. Infine,
spazio alle azioni intraprese
per contenere la spesa.
Schema per i comuni. Lo
schema previsto per le amministrazioni comunali non differisce molto da quello previsto
per le amministrazioni provinciali per quanto riguarda
le informazioni sull’attività
generale. Sotto i riflettori, in
questo caso, passa la politica
tributaria locale esercitata durante il mandato. Lo schema,
infatti, si propone di acquisire informazioni sulle aliquote
Ici o Imu deliberate nel corso
del mandato, differenziandole
per abitazione principale, altri
immobili e fabbricati rurali.
Spazio anche all’indicazione
delle aliquote delle addizionali Irpef ed eventuali differenziazioni e fasce d’esenzione,
così come alla descrizione del
tasso di copertura del prelievo sui rifiuti e il suo costo pro
capite. Come per le province,
la relazione dovrà indicare
i principali obiettivi inseriti
nel programma di mandato e
il livello della loro realizzazione. Tra questi, il numero delle
concessioni edilizie rilasciate, la percentuale della raccolta differenziata registrata
all’inizio e al termine del governo della città, la quantificazione dei lavori pubblici.
Sul versante del Patto, la musica non cambia. La relazione
infatti si propone di sapere
se l’ente ha sforato o meno
i vincoli e a quali sanzioni è
andato incontro.
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PROFESSIONI
Sabato 8 Giugn
Giugno 2013
27
COMMERCIALISTI/Sentenza sulle elezioni del Cndcec. Ora la palla passa al Tar
Caso Sganga, Aosta dice no
Il tribunale: non c’è traccia del trasferimento in città
DI
BENEDETTA PACELLI
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L
a giustizia ordinaria
porta la prima schiarita
sulla tormentata vicenda elettorale in casa dei
commercialisti. Con la sentenza
n.1036/2013 il tribunale ordinario di Aosta rigetta l’appello
proposto da Giorgio Sganga
(candidato nella lista «Insieme
per la professione» alle elezioni
per il Consiglio nazionale) contro la decisione di accoglimento
del ricorso del procuratore capo
di Aosta relativa al suo trasferimento dall’ordine di Paola a
quello di Aosta, poco prima delle elezioni del 15 ottobre 2012.
E, nello stesso tempo, conferma
la delibera (21/11/12) assunta
dal Cn in materia di funzionamento dello stesso organo.
La vicenda risale all’indomani delle elezioni quando la
Procura di Aosta riceve alcuni
esposti nei quali si sostiene che
il trasferimento presso l’Ordine
locale di Sganga sia in realtà fittizio e fatto solo a fini elettorali.
La Procura decide di fare alcune
indagini e sulla base di alcuni
elementi (non trova il nome sul
citofono dello studio ma solo una
targhetta sul portoncino interno) decide di impugnare la delibera di trasferimento dell’ordine
con effetto sospensivo, e girare
gli atti al Cn. Quest’ultimo accoglie la richiesta del Pm e dichiara la delibera di trasferimento
nulla. Di conseguenza, come si
legge in più di un passaggio nel
decreto di commissariamento
del ministero della giustizia
(28/12), «emerge un quadro che
fa ritenere detto trasferimento
fittizio» e se questo fosse stato
confermato «anche giudiziariamente» (cosa avvenuta nella
sentenza in commento), la lista
sarebbe priva del requisito di
territorialità stabilito per legge.
E quindi nulla.
La sentenza è destinata ora
a incidere anche sul giudizio cui
sarà chiamato a pronunciarsi
il Tribunale amministrativo di
Roma il prossimo 19 giugno. Il
primo punto cui si dovrà soffermare il Tar, infatti, secondo
quanto indicato dal Consiglio
di stato (n. 00840/2013), sarà
quello di approfondire «i vizi
individuati nella composizione
della lista “Insieme per la professione” che comunque risulta
soccombente». Vizi tra i quali si
ravvisa appunto il noto trasferimento che, scrive giudice di
Aosta, per essere considerato
tale deve essere un «concreto
spostamento» in cui deve configurarsi «un’effettiva volontà».
Ed è questo il punto, perché «di
tale spostamento non vi è trac-
Così migliora la gestione
dello studio professionale
Commercialisti e clienti collegati da un’unica applicazione online. Da un lato il professionista può gestire l’intero processo amministrativo e gestionale dello studio e
comunicare e reperire le informazioni dai clienti senza
trasferimenti fisici o digitali. Dall’altro i clienti possono
avere sottomano tutte le funzionalità tipiche dei sistemi
gestionali per pmi (prima nota, clienti e fornitori, acquisti e vendite). È una delle soluzioni offerte da Passepartout spa, software house specializzata in Erp (Enterprise resource planning) per imprese e professionisti, che
ha presentato nuovi prodotti e strategie in occasione di
«Passwor[l]d 2013. The cloud experience», evento che si
è svolto ieri a Riccione. La società vanta infatti tra i suoi
26.500 clienti, circa 2.900 commercialisti che, tramite per
esempio l’applicazione Businesspass, da utilizzare in modalità cloud computing, possono gestire più aziende clienti
in contabilità ordinaria o semplificata, elaborare bilanci,
dichiarazioni dei redditi e curare per conto dei propri
clienti tutti gli aspetti contabili e fiscali. «In questo modo
il commercialista da soggetto passivo diventa modello di
business», ha spiegato il fondatore e presidente di Passepartout, Stefano Franceschini, «il cloud permette di lavorare in modo attivo su un sistema condiviso trasformando
l’abituale flusso di informazioni che deve gestire il professionista e i suoi collaboratori in un servizio automatico».
In sostanza, con Businesspass, commercialista e clienti si
collegano all’applicazione installata presso la server farm
Passepartout o sul server dello studio tramite internet e
la utilizzano in base alle loro necessità. Questa modalità
permette agli utenti di accedere in ogni momento e da
qualunque luogo ai propri programmi, dati e informazioni,
accorciando i tempi decisionali e semplificando i processi.
L’applicazione è accessibile da pc oppure tramite tablet,
iPad, iPhone o smartphone. Durante la giornata di ieri
sono state presentate anche una serie di novità: il nuovo
portale www.passepartout.net, la tecnologia undercloud
e l’I-desk html5 e il nuovo «welcome mobile», il client
Passepartout Welcome ottimizzato per device mobile.
da Riccione Gabriele Ventura
cia certa», e considerando «l’anzianità professionale del dott.
Sganga», due incarichi di consulenza tributaria e fiscale, «non
possono certo reputarsi idonee
a rivelare lo spostamento». Né
per il tribunale, si possono considerare «le ridotte incombenze
professionali in periodo estivo
(…) essendo quantomeno singolare che un professionista
dell’esperienza del dott. Sganga decida di trasferirsi al buio».
Quanto attiene, invece, la parte
del ricorso proposto da Sganga
che si riferisce alla prima delibera assunta dal Cn (su indicazioni dello stesso ministero)
sulla modifica del regolamento
delle attività e del funzionamento dello stesso consiglio,
il giudice ricorda che quella
non è mai stata «impugnata
e conseguentemente il citato
regolamento, così come modificato, è pienamente operante».
Di conseguenza non esiste quel
conflitto di interessi che, tra le
altre cose, ha dato il via al ricorso e che è stato anche uno dei
motivi del commissariamento
da parte di Via Arenula.
La sentenza
sul sito www.italiaoggi.it/documenti
DAL MINISTERO
Università,
i test
a settembre
DI
SIMONA D’ALESSIO
Test d’ingresso per le università rimandati a settembre.
Ad annunciarlo è il dicastero
dell’Istruzione, precisando
che la titolare Maria Chiara
Carrozza firmerà il prossimo
mercoledì il provvedimento,
che sostituirà quello emanato
lo scorso 24 aprile. Il testo, recita una nota di viale Trastevere, conterrà la ridefinizione
dei criteri di valorizzazione del
percorso scolastico e il posticipo
delle date dei test di ammissione agli atenei con accesso programmato a settembre: si partirà il 3 per i corsi di laurea e di
laurea magistrale a ciclo unico
finalizzati alla formazione di
architetto, a seguire il 4 per la
laurea delle professioni sanitarie, il 9 per la laurea magistrale
in medicina e chirurgia e odontoiatria e protesi dentaria, infine il 10 settembre per il corso
di laurea magistrale in medicina veterinaria. L’emanazione
da parte degli atenei di nuovi
bandi dovrà avvenire entro il
25 giugno e, lo stesso giorno, ci
sarà la riapertura delle iscrizioni su www.universitaly.it
Stp, all’Odcec di Milano
ancora nessuna iscrizione
Le incertezze normative legate alla disciplina fiscale e
previdenziale continuano a bloccare la nascita delle Società
tra professionisti. Sulle Stp, infatti, resta grande interesse da parte delle categorie. Ma in concreto, per esempio,
all’ordine dei commercialisti di Milano a oltre un mese e
mezzo dall’entrata in vigore (il 22 aprile) del regolamento
ministeriale è arrivata solo qualche richiesta e nessuna
è stata accolta. Non a caso l’Odcec di Milano, città dalla
elevata presenza di studi associati che vorrebbero sfruttare la novità prevista dalla riforma delle professioni, ha
organizzato ieri un convegno di confronto con gli avvocati e
i notai proprio per analizzare «criticità, opportunità e nuovi
scenari». È positivo, secondo Alessandro Solidoro, numero
uno dei commercialisti milanesi, «il dibattito che si è sviluppato intorno all’aggregazione professionale con le StP,
la novità del socio di capitale e il rischio di distorsione del
mercato che crea condizioni di squilibrio nella competizione
tra professionista e StP. Tuttavia le pochissime richieste di
iscrizione ricevute», ha detto, «sono già un segnale eloquente
delle criticità che affliggono la normativa». Per Roberta
Dell’Apa, presidente di Aidc, «è necessario adeguare la normativa alle vere esigenze della professione costruendo per
essa un abito sartoriale e non un prodotto industriale». E se
il momento particolarmente difficile per l’economia italiana
dovrebbe spingere verso forme di aggregazione professionale», per Arrigo Roveda, presidente del Consiglio notarile di
Milano, «il legislatore con l’introduzione del socio di capitale
è andato contro lo spirito delle liberalizzazioni, fornendo paradossalmente uno strumento che potrebbe perpetuare un
privilegio che si voleva combattere: quello della familiarità
della professione che può così direttamente trasmettersi
di padre in figlio senza passare dal filtro di concorsi o esami di stato». Nonostante le incertezze normative, tuttavia,
Giuseppe Pirola e Giuseppe Bernoni, fondatori di due
grandi studi associati (Pirola, Pennuto Zei & Associati e
Bernoni Grant Thornton) con fatturati importanti, hanno
analizzato con grande interesse l’esercizio dell’attività intellettuale nella forma collettiva. Controcorrente l’opinione di
Fabrizio Colonna, membro del comitato esecutivo di Asla,
che ha giudicato la preclusione degli avvocati alle Stp «un
limite al finanziamento per lo sviluppo degli studi legali
che potrebbe contrastare la «colonizzazione» da parte dei
grandi studi internazionali. Con la Riforma Forense», ha
aggiunto, «si è persa una opportunità per combattere la
perdita di competitività e l’occasione di dare uno sbocco
professionale ai giovani».
di Ignazio Marino
La società non aiuta
le future pensioni
Il contributo integrativo non può essere riscosso dal
singolo socio, bensì dalla Società tra professionisti. La
Stp, infatti, è un autonomo soggetto iscritto ad apposita sezione dell’albo nei confronti del quale opera la
previsione di legge. Di conseguenza, per i futuri soci
professionisti verrebbe meno l’opportunità della riforma Lo Presti (legge 133/2011), già in vigore in casa
dei dottori commercialisti, che permette di destinare
una quota parte del contributo integrativo (a carico
del committente) ai montanti individuali degli iscritti
alla Cassa di previdenza. Una misura che permette di
ottenere pensioni più laute ma che la norma sulle Stp
rischia di vanificare. È quanto ha illustrato nel corso
del convegno milanese (si veda altro articolo in pagina)
Giuseppe Grazia, vicepresidente dell’istituto pensionistico dei dottori commercialisti (Cnpadc) trattando
della questione previdenziale delle Stp. Che in attesa
della risoluzione della Agenzia delle entrate rimane
irrisolta. «Al momento non è possibile prevedere il
collegamento fra redditi prodotti e contribuzione alle
Casse di categoria», ha detto Grazia, «con il rischio che
fra qualche tempo sarà l’Inps a rivendicare i contributi
in base alla legge 335/95, che prevede che non può esistere prestazione di lavoro autonomo senza copertura
previdenziale».
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28
Sabato 8 Giugno 2013
L AVO R O E P R E V I D E N Z A
Artigiani e commercianti alla cassa anche per l’acconto sulla quota eccedente il minimale
Autonomi, è l’ora del conguaglio
Entro il 17 giugno va pagato il saldo dei contributi 2012
DI
LEONARDO COMEGNA
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P
rossimo appuntamento alla cassa dell’Inps
per artigiani, commercianti e professionisti
iscritti alla gestione separata,
i quali devono pagare il saldo
dei contributi del 2012 e il primo acconto 2013 sulla quota
eccedente il minimale. Il 17
giugno scade infatti il termine
utile per il versamento, che
può comunque essere eseguito
entro il 17 luglio, con la maggiorazione dell’importo dei contributi dello 0,40% a titolo di
interessi. A ricordarlo è la circolare n. 88/2016 dell’Istituto
di previdenza, dove tra l’altro
viene resa nota per tutti i soggetti interessati, previo scambio di dati con l’Agenzia delle
entrate, la predisposizione di
un prospetto di liquidazione
contenente l’indicazione degli importi e delle causali per
il versamento dei contributi
previdenziali relativi all’anno 2013, nonché una lettera
esplicativa delle modalità di
determinazione degli importi,
disponile nel «Cassetto previ-
Il calendario
17 giugno*
16 agosto
Saldo anno 2012 e 1ª rata di
acconto contribuzione anno 2013
(50% della quota eccedente il contributo minimo)
2ª rata contributo minimo 2013
18 novembre 3ª rata contributo minimo 2013
2ª rata di acconto contribuzione
2 dicembre anno 2013 (50% della quota eccedente il contributo minimo)
17 febbraio
4ª rata contributo minimo 2013
2014
* Si può pagare sino al 17 luglio, con la maggiorazione dello 0,4%
denziale degli artigiani e com
commercianti».
Il conguaglio trae origine
dalla legge n. 438/1992, dove
è stabilito che la contribuzione previdenziale dovuta dalle
due categorie debba essere
calcolata sulla totalità dei
redditi d’impresa denunciati ai fini Irpef, prodotti nello
stesso anno al quale i contributi si riferiscono. Per i soci di
Si versa lo 0,5% sulle quote di Tfr
Fondo tesoreria
Appello Inps
DI
CARLA DE LELLIS
A
ppello Inps per il
versamento dei contributi sulle quote di
tfr dovute al fondo di
tesoreria. I datori di lavoro,
infatti, hanno tempo fino al
17 giugno (16 è festivo), per
conguagliare il contributo
dello 0,5% dovuto al fondo
tesoreria per effetto della decontribuzione applicata negli
anni 2010 e/o 2011.
L’appuntamento interessa le
imprese con almeno 50 addetti, che sono le aziende tenute
a traslocare il trattamento di
fine rapporto (tfr) dei propri dipendenti all’Inps-fondo di tesoreria. Mensilmente, le predette aziende versano al fondo di
tesoreria le quote di tfr maturate dai lavoratori dipendenti
al netto di un contributo dello
0,5% della retribuzione di riferimento, destinato alla futura
pensione dei lavoratori (è la cosiddetta addizionale Ivs). Nella circolare n. 151/2012 l’Inps
spiegava che queste aziende, se
ammesse a fruire dello sgravio
contributivo sulle retribuzioni
di secondo livello (cioè la decontribuzione), dovevano applicare
lo sgravio anche sul contributo dello 0,5%. Ragione per cui,
una volta tornato in mano ai
datori di lavoro, il contributo
doveva riassumere la natura
originaria di tfr (sono soldi dei
lavoratori) e, come tale, concorrere a implementare la quota
versata dalle aziende al fondo
di tesoreria.
Nella stessa circolare n.
151/2012, inoltre, l’Inps fissava al 16 marzo il termine per
i conguagli delle quote di tfr
al fondo di tesoreria e delle
misure compensative, specie
per le quote di tfr relative al
rimborso del contributo dello
0,5%. Successivamente, con
messaggio n. 3678/2013 , tuttavia, al fine di semplificare
gli adempimenti ad aziende e
intermediari, l’Inps ha allungato il termine al prossimo
16 giugno, che slitta al 17 in
quanto festivo. A regime, invece, l’Inps ha stabilito che il
versamento va fatto nell’anno
stesso in cui i datori di lavoro
fruiscono dell’incentivo, anche
qualora si riferisca a somme
erogate in relazione a previsioni contrattuali che riguardano annualità precedenti. Ai
fini del versamento le aziende
devono riportare gli importi
nella denuncia Uniemens, con
il nuovo codice CF03 in «TipoImpPregCMT» di «ImportoPregresso» di «Contribuzione»
di «MeseTesoreria» di «MeseTFR» di «GestioneTFR».
© Riproduzione riservata
srl,
srl la base imponibile,
imponibile oltre a
quanto eventualmente dichiarato come reddito d’impresa,
è costituita dalla parte del
reddito d’impresa della società corrispondente alla quota
di partecipazione agli utili,
ovvero alla quota del reddito
attribuita al socio per le società partecipate in regime di trasparenza. Questi gli elementi
da considerare per il calcolo
della contribuzione, indicati
eventualmente nei quadri RF
(impresa in contabilità ordinaria), RG (impresa in regime
di contabilità semplificata e
regimi forfetari) e RH (redditi
di partecipazione in società di
persone ed assimilate): RF47 –
(RF48 + RF50, col.1) + [RG29 –
(RG31+RG33, col.1)] + [somma
algebrica (colonne 4 da RH1 a
RH4 con codice 1,3 e 6 e colonne 4 da RH5 a RH6) – RH12]
+ RS37 colonna 11. Per i soggetti che fruiscono del regime
semplificato per i contribuenti
minimi (art. 1, commi da 96 a
117, della legge 244/2007), la
base imponibile per il calcolo
dei contributi dovuti viene determinata come segue: CM6
(Reddito lordo o perdita) - CM9
(Perdite pregresse). Il reddito
da assoggettare ad imposizione contributiva previdenziale,
infatti, deve essere considerato
al netto delle perdite pregresse
ma al lordo dei contributi previdenziali, che il contribuente
dovrà indicare nel rigo CM7.
Per i soggetti che (art. 27 dl n.
98/2011) fruiscono del regime
di vantaggio per l’imprendito-
ria giovanile, la base imponibile viene determinata come
segue: per coloro che svolgono
attività d’impresa e quindi
soggetti alla contribuzione
delle gestioni degli artigiani e
commercianti, solo nel caso in
cui sono state barrate le caselle «Impresa» o «Impresa familiare» relative all’indicazione
dell’attività dal quale deriva il
reddito dichiarato LM6 (Reddito lordo o perdita) – LM9
(Perdite pregresse); per coloro
che producono reddito da arti e
professioni e sono obbligati alla
gestione separata, solo nel caso
in cui è stata barrata la casella
«autonomo» e non rientrano tra
i professionisti che sono tenuti
al versamento del contributo
previdenziale presso le casse
professionali autonome (cosiddetto Contributo soggettivo) il
reddito da dichiarare è la differenza fra quanto indicato
nel rigo LM6- LM9. Il reddito
da assoggettare a imposizione
contributiva deve essere al netto delle perdite pregresse ma al
lordo dei contributi previdenziali, che il contribuente dovrà
indicare nel rigo LM7.
Cassa forense: le regole per chi guadagna meno di 10 mila €
Avvocati, maxisconto
sui contributi minimi
DI
A
SIMONA D’ALESSIO
liquota soggettiva minima ridotta a
metà per i primi cinque anni di iscrizione «indipendentemente dall’età»,
mentre il dimezzamento di quella integrativa è esteso «a un ulteriore quinquennio».
E a chi non supera la soglia reddituale di 10
mila 300 euro è concesso per un decennio di
pagare il 50% del contributo soggettivo minimo
obbligatorio. È pronto il regolamento con cui
la cassa forense attua l’art. 21 commi 8-9 della
legge 247/2012 che, modificando l’ordinamento
professionale degli avvocati, impone la contestuale iscrizione agli albi e all’istituto. E il suo
«debutto» avverrà il 15 giugno, quando sarà
posto al vaglio degli ordini e degli organismi
di rappresentanza della categoria. Fra i punti salienti del testo, anticipati il mese scorso
durante la Giornata della previdenza (si veda
ItaliaOggi del 17/05/2013) vi è l’opportunità,
per iscritti agli albi una volta inseriti nelle liste
della cassa di giovarsi, «su base volontaria»,
della retrodatazione dell’iscrizione all’ente «per
gli anni di appartenenza all’elenco dei praticanti abilitati al patrocinio sostitutivo»; in via
transitoria, invece, per coloro che alla data del
2 febbraio 2013 erano già presenti nell’albo, la
retrodatazione può essere allungata «anche ai
primi tre anni di iscrizione all’albo». Agevolazioni previste poi per i legali che, al momento
della registrazione, abbiano compiuto il 40°
anno d’età, beneficiari del «pagamento di una
speciale contribuzione pari al doppio dei contributi minimi, soggettivo ed integrativo, dell’anno di presentazione della domanda per ciascun
anno a partire da quello del compimento del
39° anno di età, fino a quello anteriore alla
decorrenza di iscrizione, entrambi inclusi».
Cf, il nove settembre
il rinnovo dei vertici
Elezioni per il rinnovo dei vertici di cassa forense il 9 settembre. E non a novembre, come l’ente previdenziale aveva deciso, ricevendo il semaforo rosso
del ministero del welfare che reclama
lo svolgimento della tornata in questo
mese, quando scadrà il mandato del comitato dei delegati (si veda ItaliaOggi
di ieri). Alberto Bagnoli, presidente
dell’istituto, inviata una comunicazione ufficiale ai consigli degli ordini,
afferma che «la data del 18 novembre
era stata scelta non certo per procrastinare il confronto elettorale all’interno dell’avvocatura, ma per cercare
di risolvere tempestivamente», entro
l’anno di tempo assegnato dalla riforma
professionale (legge 247/2012) la questione del regolamento di attuazione
previsto dalla normativa che, ricorda,
sancisce il principio della coincidenza
tra iscrizione all’albo e alla cassa, «un
principio che ci ha imposto di individuare le opportune modalità per inserire
nel sistema quasi 60 mila avvocati» che
fino ad oggi non figurano negli elenchi,
a causa dei «redditi troppo bassi». Un
problema che, incalza, «pur prendendo
atto delle ragioni tecniche esposte dal
ministero» e «prontamente recepite»,
rimane sul tavolo, poiché le nuove regole rischiano «di subire ritardi legati
ai tempi procedurali» del voto.
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Sabato 8 Giugno 2013
Sab
T R I B U TA R I ST I - L A P E T
29
La Lapet commenta le nuove indicazioni al legislatore italiano
Servizi da liberalizzare
Il Consiglio europeo: serve più concorrenza
DI
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L
LUCIA BASILE
iberalizzare è una delle
indicazioni che il Consiglio europeo ha rivolto
all’Italia affinché adotti
provvedimenti rivolti ad assicurare la corretta attuazione
delle misure volte all’apertura del mercato nel settore dei
servizi; eliminare le restrizioni che sussistono nei servizi
professionali… In particolare
all’art. 17 delle raccomandazioni sul programma nazionale
di riforma 2013 dell’Italia e su
quello di stabilità 2012-2017,
l’Unione, pur riconoscendo
che sono stati compiuti sforzi
considerevoli verso la liberalizzazione del settore dei servizi,
suggerisce di spingere oltre
la riforma delle professioni
regolamentate per superare
le restrizioni sussistenti, così
come è necessario salvaguardare i principi fondamentali
della riforma difendendoli da
eventuali battute d’arresto, risultanti in particolare dalla riforma delle professioni legali.
Alla luce di tali recenti indicazioni, la Lapet rilancia la
necessità di una reale liberalizzazione dei servizi professionali, al fine di favorire la competitività e lo sviluppo economico
ed occupazionale del nostro
Paese. A chi ha tuonato contro
il suggerimento dell’Unione
europea, il presidente nazionale tributaristi Lapet Roberto
Falcone ha spiegato che liberalizzare non vuol dire niente regole e nessun requisito
professionale. «Liberalizzare
vuol dire rimuovere gli ostacoli inutili alla concorrenza, le
riserve che limitano l’attività
professionale, migliorare la
qualità dei servizi, restituire
la competitività internazionale ai professionisti italiani,
offrire alle nuove generazioni
l’opportunità di costruire il loro
domani nel mercato del lavoro
in un regime di meritocrazia,
facendo così salva la garanzia
e l’interesse del cittadino-cliente», ha chiarito Falcone.
E se Bruxelles chiede all’Italia di andare oltre la riforma
delle professioni, la Lapet è
già un passo avanti: obbligo di
aggiornamento continuo, polizza professionale obbligatoria,
equo compenso ai tirocinanti,
sono per l’associazione prassi
consolidata.
«Liberalizzare è il giusto riconoscimento per un settore,
quello delle professioni, che
coinvolge ormai milioni di lavoratori e che rappresenta un forte potenziale economico per la
crescita del Paese», ha aggiunto il presidente. «Confermiamo
pertanto il nostro plauso all’attività del Legislatore per aver
portato a termine il riconoscimento delle nuove professioni
attraverso l’approvazione della
legge 4/2013, confermando così
il principio secondo cui professioni ordinistiche e non posso
convivere in un regime di libera concorrenza ed entro i limiti
stabiliti dalla legge. Ora, sulla
base dei risultati raggiunti, occorre proseguire senza dubbi,
né incertezze, senza remore, né
falsi ostacoli per non rischiare
di rimanere esclusi dal mercato
internazionale. Proseguiremo
quindi nel forte pressing politico che ci ha contraddistinti
in tutti questi anni, anche per
i più giovani, affinché possano
ritrovare nella libera professione una possibile affermazione
economica e sociale».
A cura
dell’Ufficio Stampa della
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
TRIBUTARISTI LAPET
Associazione legalmente
riconosciuta
Sede nazionale:
Via Sergio I 32
00165 Roma
Tel. 06-6371274
Fax 06-39638983
www.iltributarista.it
[email protected]
LA LAPET A UNIVERSITÀ APERTA 2013
La professione del tributarista attira i giovani
R
iflettori puntati sulla professione del tributarista.
Nell’ambito del programma di formazione posto in
campo dall’associazione nazionale
tributaristi Lapet presieduta da
Roberto Falcone rientra la partecipazione, per il terzo anno consecutivo, all’evento «Università aperta
2013», tenutosi il 23 maggio scorso, presso l’Università di Padova.
Una sorprendente edizione, l’ha
definita il delegato regionale del
Veneto Elena Ferraretto, occasione per presentare l’associazione e
illustrare agli studenti e laureati
la professione del tributarista, in
modo particolare alla luce delle
importanti novità introdotte dalla
legge 4/2013. «Il fatto che esiste
una realtà oltre quella ordinistica,
oggi riconosciuta anche dalla legge,
ha suscitato grande entusiasmo nei
ragazzi» ha raccontato il delegato
regionale. Infatti, la legge in questione, come ha più volte evidenziato il presidente nazionale Falcone, ha fatto estrema chiarezza
sul concetto di professione: «Quale
prestazione d’opera intellettuale, la
professione è unica e racchiude in
sé tutto il mondo professionale (ordinistico e non). Le differenziazioni
semmai attengono alle modalità di espletamento dell’attività che può essere libera o
riservata. Pertanto accanto
alle professioni ordinistiche
esistono professioni che non
richiedono alcuna iscrizione
a un ordine o albo per poter
essere esercitate».
Nutrire e soddisfare l’interesse degli studenti e laureati
che si sono affacciati al desk
dell’associazione è stato il compito dei presidenti provinciali
Lapet del Veneto che hanno
altresì illustrato ai ragazzi le
opportunità che l’associazione
offre a chi voglia intraprendere la
professione del tributarista.
Il Centro Studi, l’organismo proprio di mediazione AdrMedilapet,
l’unico Caf di Tributaristi per i
Tributaristi, sono solo alcuni dei
risultati che l’associazione ha raggiunto nel corso degli anni. Tanti
altri i servizi che l’associazione
offre, dall’aggiornamento profes-
sionale continuo, attraverso l’innovativa formula e-learning, alla
polizza professionale gratuita e
automatica con l’iscrizione. «Grazie alla recente iscrizione della Lapet nell’elenco presso il Ministero
dello sviluppo economico, quale
associazione abilitata a rilasciare
attestato di qualità ai sensi della
legge 4/2013, essere iscritto all’associazione rappresenta un valore
aggiunto sia in termini di professionalità che di garanzia per l’utenza»,
ha aggiunto Falcone.
«Il piacere di illustrare quanto
l’associazione può offrire a tanti
giovani che vogliano intraprendere la professione del
tributarista è impareggiabile, soprattutto quando la
controparte reagisce con un
tale entusiasmo», ha commentato la Ferraretto, condividendo la soddisfazione di
tutti i presidenti provinciali
intervenuti. «Il buon esito
dell’evento fa ben sperare
in un sempre crescente proselitismo associativo».
Anche quest’anno infatti,
obiettivo raggiunto: i numerosi curricula raccolti,
saranno esaminati al fine di
poter promuovere presso gli studi
degli associati Lapet stage formativi. Inoltre, in ossequio all’attività formativa, l’associazione darà
la possibilità di far partecipare i
giovani ai convegni di aggiornamento professionale, occasione
impareggiabile per poter toccare
con mano la realtà professionale
e associativa Lapet.
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Sabato 8 Giugno 2013
L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI
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Segue dalla prima pagina
voglia di ricomprarsi l’azienda.
Ora per Pirelli si apre una nuova fase
con un sindacato di controllo nel quale
Tronchetti ha un ruolo sempre preminente ma in compagnia di banche e
del fondo Clessidra, oltre ai suoi alleati storici Massimo Moratti e
Acutis, ma con un principio che piacerà al mercato, cioè la possibilità che
Pirelli, in base al nuovo patto, possa
essere contendibile, quindi con la possibilità di esprimere il valore maggiore in Borsa. Sarà per questo oppure
perché hanno ancora voglia di scalata
alla Pirelli che i Malacalza hanno rilevato, grazie alla liquidità
pervenutagli dalla transazione con Tronchetti, il
6,98% del capitale a un
prezzo di 7,8 euro da
Allianz e in parte da
Fo n S a i . I M a l a c a l z a
rimarranno comunque
fuori dal patto di sindacato
e costituiranno uno stimolo
in più per Tronchetti, che
come manager-azionista
dovrà determinare lo sviluppo ulteriore di Pirelli,
attraverso la strada che
preferisce, quella dell’innovazione.
Quindi un voto alto alle
b a n ch e, ch e t u t t av i a
dovrebbero potersi comportare nello stesso modo, cioè
con la stessa disponibilità
operativa, non solo verso le grandi
(poche) aziende italiane (hanno salvato per ora anche Rcs) ma anche nei
confronti delle tantissime medie e piccole. In questa direzione esistono più
ostacoli, alcuni interni alle banche e
altri esterni. Non è un caso che il presidente della Bce, Mario Draghi,
anche nell’ultimo intervento di giovedì 6, ha certificato come gli input della
Banca centrale europea, con l’offerta
di liquidità alle banche a condizioni
straordinariamente favorevoli, non
arrivino poi a spingere le stesse banche a concedere finanziamenti a tutto
il sistema economico. Il problema
ormai è europeo ma italiano in particolare, a causa della recessione assai
più grave che altrove.
Gli ostacoli interni alle banche si possono sintetizzare nel fatto che la
gestione delle stesse oggi è assai più
nelle mani dei vigilanti che di chi ha
relazioni e rapporti con le aziende e le
famiglie. In ogni banca, infatti,
Bankitalia ha imposto una governance per la quale appena un’azienda
o una famiglia dà qualche segno di
tentennamento, la gestione del credito
passa all’organismo (di fatto autonomo) dove le valutazioni sono fatte unicamente sui numeri senza alcun rapporto con gli imprenditori e senza una
conoscenza diretta dell’impresa. Sono
gli stessi banchieri a lamentarsene in
privato. Come mai Bankitalia ha
imposto paletti così rigidi e assurdi
per il momento che il tessuto economico del Paese sta vivendo? Per una
ragione semplice, secondo uno degli
ex top manager della Banca centrale
italiana: per l’ambizione del direttorio
della banca, guidata da Ignazio
Visco, di presentarsi come primi della
classe al passaggio del potere di vigilanza alla Bce. Avere l’ambizione di
essere i primi della classe è sempre
encomiabile, salvo che questa ambizione non generi danni materiali
significativi al Paese. È come quando
un chirurgo esce dalla sala operatoria
e dice ai parenti: operazione perfetta-
ORSI & TORI
mente riuscita, ma il malato è deceduto poco dopo.
Molti banchieri sono consapevoli di
questo pericolo ma pochi se la sentono
di mettere a nudo il problema pubblicamente. La denuncia di Draghi è
esplicita, ma dietro le parole felpate la
politica monetaria della Bce non arriva ad avere gli effetti voluti sul sistema economico del Paese. È per questo
che da più parti, a cominciare da questo giornale, viene chiesto da tempo
un provvedimento coraggioso che a
questo punto solo il governo può prendere: creare un fondo (la parola bad
bank non piace) per sollevare le banche dalle sofferenze in modo che esse
possano liberare capacità di credito
che oggi è impedita dal condizionamento delle sofferenze sulla base dei
ratio fissati dalle autorità di controllo.
Per spiegarsi meglio: ogni banca può
fare credito in base a un rapporto
definito fra lo stesso credito e il proprio capitale, meno la parte di capitale che viene sterilizzato appunto dalle
sofferenze. Quindi delle due l’una: o le
banche sono in grado di raccogliere
capitale (e molte delle italiane lo
hanno già fatto) o si riducono le sofferenze. Poiché la grave recessione peggiora ogni giorno, il livello delle sofferenze continua a salire e se non viene
un aiuto dall’esterno anche gli impulsi di Draghi non serviranno a molto.
Anche perché, nella preoccupazione
di fare bilanci comunque in utile, non
essendo istituti di beneficenza, le banche italiane hanno colto il momento
positivo per guadagnare con i titoli di
Stato, all’acquisto dei quali è stata
destinata larga parte dei capitali
attinti alla Bce. Come si vede, è un po’
il gatto che si morde la coda. Appare
quindi inevitabile pensare a provvedimenti straordinari per far uscire le
banche e quindi le imprese dalla gabbia nella quale si trovano. E ciò non
può avvenire, appunto, che con un’iniziativa del governo con la partecipazione più consapevole e meno rigida
di Bankitalia.
È chiaro che una ripresa dello sviluppo alleggerirebbe di molto le problematiche delle banche e in tal senso c’è
consapevolezza di tutto il governo, a
cominciare dal presidente Enrico
Letta, del fatto che la via maestra sia
quella di tagliare la spesa e il debito
pubblico per poter alleggerire la pressione fiscale, liberare risorse per gli
investimenti e invertire il ciclo. Che
siano operazioni non facili è indubbio,
ma possono e devono essere avviate
subito. Del resto che la spesa pubbli-
ca, anche quella sanitaria, sia tagliabile è fuori discussione: un esempio
illuminante è stato offerto a Porta a
Porta di giovedì 6, quando in studio è
stato introdotto il colonnello dei carabinieri, Maurizio Bortoletti, che era
stato nominato commissario delle Asl
di Salerno: al momento in cui si era
insediato le perdite erano pari a oltre
250 milioni all’anno, con situazioni
paradossali sia di gestione che di ufficio acquisti. Oggi le Asl di Salerno
hanno un leggero avanzo e non è stato
tagliato nessun ospedale e nessun presidio. È
pur vero che la spesa
sanitaria pro capite italiana è più bassa di
quella di molti altri
Paesi europei, ma la
bonifica è comunque da
compiere perché il caso
Salerno dimostra gli
enormi sprechi che ci
sono e che possono essere eliminati con l’efficienza e la trasparenza.
Il colonnello Bortoletti
ha suggerito che sia
obbligatorio per le Asl
pubblicare i bilanci su
internet in modo che i
pazienti e tutti i cittadini possano confrontare
non solo i dati economici ma anche il rapporto fra questi e la
qualità dei servizi resi.
Impressionante il dato sugli sprechi
nel cibo per i ricoverati negli ospedali.
Il ministro della Sanità, Beatrice
Lorenzin, ha indicato che circa il
50% del cibo acquistato dagli ospedali
finisce nei rifiuti, nel momento nel
quale l’assistenza della Caritas, dei
francescani e degli enti impegnati ad
aiutare chi non ha neppure da mangiare non riescono a far fronte alla
richiesta. Quindi c’è spazio non solo
per recuperare quel cibo inevitabilmente in esubero ma anche appunto
nel gestire gli acquisti in maniera efficiente, sì da eliminare questo spreco
vergognoso. Fare quattro o cinque
operazioni come quella di Salerno,
anche se non così clamorose, per arrivare a risparmiare oltre un miliardo.
La speranza è che non solo nella sanità ma in tutti gli altri settori, dove fra
l’altro i tagli sono meno pericolosi, si
passi immediatamente dalle intenzioni ai fatti. Non sbaglia completamente il sindaco di Firenze, Matteo
Renzi, quando dice che il governo per
durare deve riuscire a essere immediatamente operativo. Naturalmente
anche in tutte quelle operazioni che
non comportano grandi investimenti
ma soprattutto un cambio di mentalità e di organizzazione, come per esempio nel turismo. Quello di questo giornale non vuole essere un tormentone,
ma se il governo destinasse anche
solo una cifra decente, diciamo 50
milioni invece dei 4 che sono a disposizione dell’Enit oggi per tutto il
mondo, per una promozione reale in
Cina, dove gli innamorati dell’Italia
sono centinaia di milioni, a chiedere il
visto alle autorità italiane non sarebbero (che è pure un record) i 300 mila
del 2012 o i 500 mila previsti
quest’anno, ma subito il milione che è
previsto per il 2015, anno dell’Expo
di Milano.
Al momento, il presidente del Consiglio
Letta non ha avuto neppure il tempo
di pensare a una missione speciale in
Cina, ma se lo facesse dovrà cambiare
gli schemi seguiti dai suoi predecessori. Non basta più creare una delegazione numerosa e diversificata; il tempo
in cui la Cina veniva conquistata con i
Jumbo di Lufthansa che scaricavano
migliaia di imprenditori a ogni missione è finito. Occorre oggi conoscere a
fondo il tessuto e i personaggi chiave
della Cina che non sono solo i politici,
pur essendo rimasto alto il potere della
oligarchia politica. Lo sanno bene i
Patrizio Bertelli di Prada, i Diego
Della Valle di Tod’s e gli altri della
moda e del lusso. Non si può prescindere dal rapporto istituzionale ma
occorre acquisire conoscenza diretta
dei maggiori imprenditori; occorre un
network di informatori che faccia la
prima cernita. L’Italia ha enormi vantaggi di affinità con i cinesi, non fosse
altro che per la cultura millenaria che
accumuna i due popoli; lo stile italiano
è istintivamente gradito ai cinesi, ma
non basta, specialmente dopo l’incontro fra Barack Obama e il nuovo presidente cinese, Xi Jinping, in
California.
L’incontro è stato preannunciato come
una chiacchierata amichevole anche
se alcuni temi sono bollenti: dallo
spionaggio cibernetico cinese alle
dispute commerciali, passando per la
comune minaccia nucleare della
Corea del Nord e i territori contesi da
Pechino con i Paesi dell’Estremo
Oriente. Gli scambi fra i due Paesi
sono più che quadruplicati negli ultimi dieci anni. La Cina possiede gran
parte del grande ammontare del debito pubblico americano, frutto dell’accordo del passato in cui Pechino comprava i Treasury bond e gli Stati Uniti
compravano i prodotti cinesi. Le due
più grandi potenze mondiali sono in
competizione per il primato futuro e
in una situazione attuale che vede la
Cina alla rincorsa, con una disoccupazione ufficiale del 4% contro quella
del 7,9% degli Stati Uniti. Gli Usa
hanno 316 milioni di abitanti e una
crescita demografica dell’1% all’anno;
la Cina quattro volte tanti abitanti e
un tasso di crescita demografica dello
0,7%. I cittadini americani hanno un
reddito medio di 50 mila dollari, i
cinesi 6 mila dollari. Ma la Cina cresce a un ritmo del 7,7% mentre gli
Stati Uniti sono al 2,4%. Secondo il
Fondo monetario internazionale
la Cina sorpasserà gli Stati Uniti per
pil nel 2016; secondo Goldman
Sachs, nel 2027. Avverrà comunque
ed è certo che gli Stati Uniti faranno
tutto il possibile per trarre il massimo
vantaggio da questa crescita cinese,
non potendo al momento contrastarla.
Quando due potenze di questo genere
si parlano o è per litigare o per trovare un accordo. Il mondo può solo sperare che non sia per litigare, ma in
questo caso è evidente che gli Usa
lasceranno ben poco spazio agli altri
Paesi per cogliere il grande balzo cinese. Ne consegue che Paesi in difficoltà
come l’Italia non possono perdere un
attimo per mettere a frutto le buone
relazioni con la Cina, appunto in tutto
quello che è made in Italy e che è
Italia. La scorsa settimana ho accompagnato un gruppo di tycoon cinesi al
museo degli Uffizi. Due di loro erano
già alla loro quinta visita, amanti perdutamente di Botticelli. Non si può
continuare a non valorizzare l’immenso patrimonio culturale e artistico italiano. Da solo può valere molto di più
dei pozzi petroliferi del Medio Oriente,
se almeno questo governo riuscirà a
dare il via al suo sfruttamento. (riproduzione riservata)
Paolo Panerai
083048051048051057048051052
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Mercati
Sabato 8 Giugno 2013
31
& Finanza
IIN EDICOLA CON
Ftse Mib a +1%. Positive quasi tutte le banche e bene i principali titoli industriali
Il lavoro Usa tonifica le borse
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E in Italia lo spread Btp-Bund è sceso di 20 punti
G
iornata a due velocità,
per le borse europee:
dopo una partenza
incerta e con continui
alti e bassi, i listini hanno virato in positivo nel primo pomeriggio, dopo la pubblicazione
dei dati americani sui nuovi
posti di lavoro in maggio, saliti, oltre le attese, a +175 mila
(165 mila il consenso), mentre
il tasso di disoccupazione è stato del 7,6% (7,5% il consenso).
In Italia, l’aumento è stato
sostenuto anche dal deciso ribasso dello spread Btp-Bund,
che ieri, dagli iniziali 284 pb,
ha chiuso a 264 pb.
Il Ftse Mib ha chiuso con un
+1% a 16.691 punti; Ftse All
share +1,01%, Ftse Mid cap
+0,67%, Ftse Star +0,93%.
Bene anche i listini europei:
Dax +1,92%, Cac-40 +1,53%,
Ftse 100 +1,2%, Ibex +0,61%.
A Milano, tra i migliori titoli
del Ftse Mib si sono segnalati
Mediolanum (+4,41%), Fiat
(+3,13%) che ha beneficiato
delle dichiarazioni dell’a.d.
Sergio Marchionne sui tempi
della fusione Fiat-Chrysler,
Autogrill (+3,09%). Bene
anche Pirelli & c. (+1,87%)
e Telecom Italia (+1,04%).
Tra i bancari, è stata buona
la performance di Intesa Sanpaolo (+3,01%), Mediobanca
(+2,55%), Bper (+1,17%), Popolare Milano (+0,98%), Ubi
banca (+0,67%) e Banco popolare (+0,48%). In negativo
Banca Mps (-0,54%) e Unicredit (-0,73%).
In rosso Finmeccanica
(-0,97%).
Sul resto del listino, si sono
segnalati Yoox (+5,48%) e
Risanamento (+6,59%). In
controtendenza rispetto al
mercato, Iren (-3,59%) e Rcs
(-5,28%) su cui continua a pesare l’aumento di capitale.
Quanto all’euro, ha chiuso in
calo a 1,3196 dollari, prossimo
ai minimi di seduta, a causa
dell’aumento dei nuovi occupati in Usa, che ha favorito il
biglietto verde. È tornato a calare lo yen, a 128,89 sull’euro
e a 97,65 sul dollaro.
Infine il petrolio, anch’esso
ondivago, ieri: a metà seduta,
a New York, il Wti era trattato in rialzo a 95,71 dollari al
barile, ma poi è salito ancora e
ha superato quota 96 dollari. Il
Brent a Londra era quotato invece 104,44 dollari al barile.
Italia vista
in negativo
Ernst&Young vede un
2013 molto difficile per
l’Italia, con il pil in calo «di
un ulteriore 2%», trascinato al ribasso «dall’austerità
fiscale, dall’elevata disoccupazione e dalle strette
condizioni creditizie».
Un recupero è possibile
all’inizio del 2014, quando
il pil è stimato in aumento dello 0,2%. A spiegarlo
un rapporto presentato a
margine della riunione di
Venezia del Consiglio per
le relazioni Italia-Usa.
«L’economia continuerà
a soffrire di una debolezza
strutturale», nonostante
le riforme del 2011 e 2012
«abbiano contribuito a
migliorare le condizioni».
La recessione, illustra
ancora il documento,
finirà «nel secondo semestre dell’anno», ma
per avere un trimestre
positivo come crescita
del pil bisognerà aspettare «l’inizio del 2014».
Molti degli sviluppi a
breve termine dipenderanno «dalla credibilità e dalla stabilità
del nuovo governo».
«L’alta disoccupazione e
il consolidamento fiscale
continueranno a pesare
sulla crescita» prevista
«attorno all’1,3% annuo
fra il 2015 e il 2017», conclude il rapporto.
© Riproduzione riservata
Anche la Germania prevede calo del pil
La Bundesbank taglia le stime del pil te- denziale. La Germania ha inoltre registrato
desco sia per il 2013 che per il 2014 a cau- un surplus di partite correnti pari a 17,6 mld
sa del rallentamento dell’export. L’istituto euro, in rialzo rispetto al consenso degli anastima che il pil tedesco crescerà quest’anno listi a 13 mld euro.
dello 0,3% (rispetto allo 0,4% della previsioIl ministero dell’economia ha inoltre pubbline precedente) mentre nel 2014 l’incremento cato ieri i dati della produzione industriale che,
sarà dell’1,5% dall’1,9% precedente. Rivista sempre in aprile, è cresciuta dell’1,8% su base
invece al ribasso la stima sul tasso di disoc- mensile (invariato il consenso), mentre a marcupazione, che dovrebbe attestarsi al 6,8% nel zo l’indicatore era salito dell’1,2% su febbraio.
2013 (dal precedente 7,2%) e al 6,7% nel 2014 Per il ministero dell’economia, su base an(dal 7%). Per quanto riguarda l’inflazione, do- nuale, la produzione industriale è diminuita
vrebbe essere all’1,6% quest’anno e all’1,5% dell’1%. L’output del settore manifatturiero è
il prossimo.
salito dell’1,5% su base mensile e quello del
Intanto, la bilancia commerciale tedesca ha comparto costruzioni del 6,7%.
registrato ad aprile un surplus di 17,7 mld
© Riproduzione riservata
euro. Il consenso degli economisti era di 17,4 mld euro.
Le esportazioni sono aumentate dell’1,9% su marzo
e dell’8,5% a livello annuale.
Sempre ad aprile, le importa
zioni sono cresciute del 2,3%
QuotazioniRealtime
su marzo, con un +5,2% ten-
© Riproduzione riservata
TA S S I E VA L U T E
Cambi
Divisa
Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali
Valuta/
Euro
U.i.c.
prec.
Var.
ass.
Cross
su $
Tassi e dati macro
Tassi Euro
Ultima Prece- Variaz.
rilevazione dente assoluta
Corona Ceca
25,569
25,778
-0,2090
19,2828
Tasso ufficiale di riferimento
0,50
0,75
-0,25
Corona Danese
7,4558
7,4548
0,0010
5,6228
Rendistato Bankitalia(lordi)
3,18
-
-
Corona Norvegese
7,6305
7,581
0,0495
5,7545
Tasso Inflazione ITA
1,20
1,10
0,10
Corona Svedese
8,6912
8,6072
0,0840
6,5544
Tasso Inflazione EU
1,10
1,70
-0,60
Dollaro Australiano
1,3926
1,3789
0,0137
1,0502
Indice HICP EU-12
119,80
119,80
0,00
Dollaro Canadese
1,3568
1,3529
0,0039
1,0232
HICP area EURO ex tobacco
116,83
116,94
-0,11
Dollaro N Zelanda
1,6658
1,6485
0,0173
1,2563
Tasso annuo crescita PIL ITA
-2,30
-2,80
0,50
1,326
1,3118
0,0142
-
Tasso di disoccupazione ITA
12,77
11,58
1,19
Fiorino Ungherese
295,72
297,37
-1,6500 223,0166
Franco Svizzero
1,2273
1,2357
-0,0084
0,9256
Rand Sudafricano
13,2402
13,045
0,1952
9,9851
Sterlina GB
0,8513
0,8491
0,0022
0,6420
Yen Giapponese
126,81
129,96
-3,1500
95,6335
Zloty Polacco
4,3058
4,2759
0,0299
3,2472
Dollaro USA
LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti
rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese.
Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con
periodicità trimestrale. Inflazione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato
ogni mese dall’Istat.
Il primo quotidiano
finanziario italiano
E.O.N.I.A.
Scadenza
Euribor
E.O.N.I.A.
Scadenza
1 sett
1 mese
2 mesi
3 mesi
4 mesi
5 mesi
0,084
0,092
0,085
0,083
0,085
0,088
Euribor
Scadenza
6 mesi
7 mesi
8 mesi
9 mesi
10 mesi
12 mesi
0,090
0,096
0,101
0,106
0,113
0,127
Preziosi e metalli
Den.
Preziosi ($ per oncia)
Oro
1381,9
Argento
21,82
Palladio
757,4
Platino
1499
Metalli ($ per tonn.)
Alluminio
1933
Rame
7281
Piombo
2188
Nichel
15045
Let.
1382,7
21,86
760,9
1509
1934
7282
2188
15050
Den.
Stagno
20975
Zinco
1903
Monete e Preziosi (quote in €)
Sterlina (v.c.)
241,09
Sterlina (n.c.)
245,05
Sterlina (post 74) 245,05
Marengo Italiano 186,41
Marengo Svizzero 183,44
Marengo Francese 183,44
Marengo Belga
182,89
Let.
20980
1904
281,11
289,23
289,23
225,29
222,26
220,71
220,71
Irs
Euribor
$ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen
Int. Rate Swap (Euro)
Scad. Denaro Lettera
Scad.
Euro
1 Sett.
0,089 1 sett
0,028
1 anno
0,323
0,363
2 Sett.
0,094
2 anni
0,388
0,428
3 Sett.
0,107
3 anni
0,480
0,520
1M
0,115
4 anni
0,613
0,653
2M
0,163
5 anni
0,774
0,814
6 anni
0,943
0,983
7 anni
1,105
1,145
8 anni
1,258
1,298
9 anni
1,400
1,440
10 anni 1,529
1,569
12 anni 1,749
1,789
15 anni 1,980
2,020
20 anni 2,143
2,183
25 anni 2,198
2,238
30 anni 2,217
2,257
0,133
0,480
-0,003
0,093
1 sett
0,038
0,159
0,486
-0,003
0,101
1 mese
0,060
0,192
0,493
-0,003
0,120
3M
0,203
4M
0,238
5M
0,272 2 mesi
6M
0,308
7M
0,338
8M
0,369
9M
0,401
10 M
0,431
11 M
0,460
12 M
0,490 12 mesi
3 mesi
6 mesi
0,092
0,230
0,499
0,006
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0,121
0,275
0,506
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0,419
0,410
0,685
0,591
0,893
0,080
0,244
0,241
0,431
083048051048051057048051052
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Fonte: Icap
32
Sabato 8 Giugno 2013
M E R CAT I E F I NA N Z A
POLAR CAPITAL FUNDS
Comparto
Classe
di Azioni
Global Technology
NAV
EUR
GBP
USD
Valori al
www.reyl.com
13,94 05/06/2013
11,85 05/06/2013
18,24 05/06/2013
Healthcare Opportunities
EUR
GBP
USD
Polar Japan Fund
USD
GBP
JPY
UK Absolute Return Class A EUR
Class A GBP
Class A USD
Class I EUR
Class I GBP
Class I USD
11,41
9,70
10,88
19,99
12,84
1911,97
11,37
9,68
15,07
11,62
9,89
15,40
06/06/2013
06/06/2013
29/05/2012
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
07/06/2013
Valori al
06/06/2013
Reyl (Lux) Global Sicav
Valori al 07/06/2013
EMG Ivy Asset Strategy A (EUR)
EUR 1218,30
www.polarcapital.co.uk
Elite France-Europe B
Em Mkts Eq B($)
Em Mkts Eq F($)
Em Mkts Eq J(Chf)
Em Mkts Eq L
Em Mkts Eq O
European Equities B
European Equities C(Chf)
European Equities D($)
European Equities F
European Equities H
Long/Short Em.Mkts Eq B ($)
Long/Short Em.Mkts Eq E
Long/Short European Eq B
Long/Short European Eq D ($)
North American Eq. B($)
North American Eq. E
North American Eq. F($)
North American Eq. G
North American Eq. H($)
EUR
USD
USD
CHF
EUR
EUR
EUR
CHF
USD
EUR
EUR
USD
EUR
EUR
USD
USD
EUR
USD
EUR
USD
103,52
152,31
150,27
134,26
150,25
152,01
260,34
236,49
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252,65
245,60
110,68
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111,54
111,82
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182,18
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171,60
USD
EUR
EUR
USD
USD
EUR
EUR
USD
125,21
127,08
125,11
123,52
132,99
133,84
130,53
129,80
Reyl (Lux) Tactical Allocations
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Unit Linked
Div Income D
Div Income E
Div Income F
Div Income H
Quality Bond Fund D
Quality Bond Fund E
Quality Bond Fund F
Quality Bond Fund H
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88,73
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bilanciatabilanciata
07/06/2013
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Alico P.P. Global 2029
Alico P.P. Global 2030
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Alico Gest.Bilanc.Eur
Alico Gest.Cresc. Eur
Alico Gest.Azion. Eur
Alico Aper.Indiciz.Eur
Alico Aper.Indiciz.Usa
Alico Aper.Indiciz.Glo
Alico Aper.Indiciz.Ita
Alico Liquidita’
Alico R. Prudente
Alico R. Bilanciato
Alico R. Crescita
Alico R. Multi Comm.
Alico Multi Comm.
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Alico R. Peak Eur 2014
Alico R. Peak Eur 2015
Alico R. Peak Eur 2020
Alico R. Peak Eur 2025
Alico R. Peak Eur 2030
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Alico R. Peak Asia 2013
Alico R. Peak Asia 2014
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Alico R. Peak Asia 2020
Alico R. Peak Asia 2025
Alico R. Peak Asia 2030
Alico R. Peak Asia 2035
Alico Sec. Acc. 2016
Alico Sec. Acc. 2017
Alico R. Sec. Acc. 2017
Alico P.P. Asia 2013
Alico P.P. Asia 2014
Alico P.P. Asia 2015
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UNIDESIO 760071
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UNIDESIO 760179
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UNIDESIO 760075
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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12,060
31/05/2013
UNIDESIO 760141
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
UNIDESIO 760188
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
UNIDESIO 760156
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31/05/2013
UNIDESIO 760193
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31/05/2013
UNIDESIO 760097
11,304
15/03/2013
UNIDESIO 760157
11,425
31/05/2013
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31/05/2013
UNIDESIO 760098
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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31/05/2013
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11,293
31/05/2013
UNIDESIO 760159
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31/05/2013
UNIDESIO 760203
11,514
31/05/2013
UNIDESIO 760100
11,103
31/05/2013
UNIDESIO 760160
10,737
31/05/2013
UNIDESIO 760205
10,506
31/05/2013
UNIDESIO 760102
10,904
31/05/2013
UNIDESIO 760163
10,165
31/05/2013
UNIDESIO 760206
10,488
31/05/2013
UNIDESIO 760104
10,546
31/05/2013
UNIDESIO 760167
10,795
31/05/2013
UNIDESIO 760210
10,500
31/05/2013
UNIDESIO 760105
10,736
31/05/2013
UNIDESIO 760169
11,522
31/05/2013
UNIDESIO 760216
9,978
31/05/2013
UNIT LINKED - FONDI INTERNI
AZZOAGLIO CONSERVATIVO
AZZOAGLIO DINAMICO
AZZOAGLIO EQUILIBRATO
UNIDESIO PRUDENTE
UNIDESIO MODERATO
UNIDESIO ATTIVO
UNIDESIO VIVACE
OBBLIGAZIONARIO MISTO
AZIONARIO EURO
AZIONARIO GLOBALE
6,3640
4,8610
6,0510
11,1960
10,8670
10,6020
9,9220
10,3110
8,1550
9,8550
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
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31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
BILANCIATO
10,4130
CONSERVATIVE
10,3380
31/05/2013
BOND MIX
10,4540
31/05/2013
BALANCED
10,8430
31/05/2013
GLOBAL EQUITY
12,0090
31/05/2013
UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,2550
31/05/2013
UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 10,7440
31/05/2013
UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO
9,6370
31/05/2013
UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE
11,5950
31/05/2013
INDEX LINKED
PIP - FONDI INTERNI
INDEX TOP 22
108,8200
29/05/2013
A+/S&P
THREE 2009
107,9000
29/05/2013
AA-/S&P
INDEX SIX 2009
101,0000
29/05/2013
AA-/S&P
FTSE MIB
96,9150
05/06/2013
FTSE MIB 2010
95,1570
05/06/2013
EUROSTOXX 50 - 2010
96,2660
05/06/2013
INDEX TRENTA 2011
100,5250
05/06/2013
INDEX FOUR E 50 - 2011
99,9300
05/06/2013
INDEX STOXX EUROPE - 2011
100,4140
05/06/2013
EUROSTOXX 50 - 2012
96,3480
05/06/2013
PREVIMISURATO
12,8240
30/05/2013
PREVIBRIOSO
11,3540
30/05/2013
PREVIDINAMICO
12,5460
30/05/2013
FPA - LINEE
LINEA 1
LINEA 1 - FASCIA A
LINEA 1 - FASCIA B
LINEA 2
LINEA 2 - FASCIA A
LINEA 2 - FASCIA B
LINEA 3
LINEA 3 - FASCIA A
LINEA 3 - FASCIA B
12,0020
12,4070
12,0950
11,8660
12,0890
12,1310
11,7520
11,8930
12,7310
Helvetia Compagnia Italo-Svizzera
di Assicurazioni sulla Vita S.p.A.
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INDEX LINKED
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
31/05/2013
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UNIT LINKED - FONDI INTERNI
SCK DYNAMIC
99,99
31/05/2013
A+/S&P
S&BRIC 8-40
107,50
31/05/2013
A2/S&P
S&BRIC 8-40 SECOND EDITION
128,90
31/05/2013
A2/S&P
HELVETIA 4-30
99,54
05/06/2013
HELVETIA WORLD EQUITY
119,5000
HELVETIA EUROPE BALANCED
189,5300
04/06/2013
HELVETIA WORLD BOND
219,2800
04/06/2013
HELVETIA GLOBAL BALANCED
154,6500
04/06/2013
HELVETIA GLOBAL EQUITY
101,6300
04/06/2013
ATTIVO SPECIFICO
HELVETIA QUATTRO.10
31/05/2013
97,8211
04/06/2013
FPA - LINEE
05/06/2013
PIP - FONDI INTERNI
LINEA GARANTITA
11,5920
31/05/2013
LINEA BILANCIATO
12,3390
31/05/2013
HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE
10,5100
04/06/2013
LINEA OBBLIGAZIONARIO
11,9610
31/05/2013
HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY
10,5100
04/06/2013
LINEA AZIONARIO
8,6820
31/05/2013
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M E R CAT I E F I NA N Z A
L’a.d. Marchionne: ma i tempi per chiudere dipendono dal sindacato
Fiat, trattativa prosegue
Con il fondo Veba per la quota in Chrysler
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F
iat prosegue i colloqui
con Veba per acquistare
la quota che il sindacato
Usa ha in Chrysler. Lo
ha spiegato ieri l’a.d., di Fiat,
Sergio Marchionne, a margine al workshop del Consiglio
Italia-Usa a Venezia. «I colloqui procedono. Rispetto alla
tempistica, Marchionne ha indicato tempi precisi: «Dipende
da loro. Non so quando arriveremo a un accordo e nemmeno
se ci arriveremo» e neppure se
si arriverà a un accordo prima
della sentenza attesa dal tribunale del Delaware in merito
alla valutazione della partecipazione in Chryler».
Il manager non sa se si arriverà a un’intesa prima della
sentenza del Delaware che
deve pronunciarsi su quanto
vale la società di Auburn Hill.
«Spero arrivi entro il secondo
trimestre, massimo all’inizio
del terzo», ha preconizzato..
Marchionne ha poi smentito
che il gruppo abbia bisogno di
rifinanziarsi, a fronte di indiscrezioni che parlavano di una
trattativa per 10 miliardi di
dollari. «Abbiamo abbastanza
liquidità, non stiamo negoziando ulteriori finanziamenti, né
abbiamo un immediato bisogno
di rifinanziarci», ha concluso,
ricordando gli oltre 21 miliardi di liquidità a disposizione
dell’azienda.
L’a.d. del Lingotto, sollecitato dai cronisti, ha ribadito
che «dalla famiglia il supporto
non è mai mancato in 10 anni.
Rispetto a Fiat, il manager
ha aggiunto: «Abbiamo preso
l’impegno di risanare l’attività
industriale della Fiat in questo
paese, finanziando delle attività disegnate per esportare i
prodotti italiani in tutto il mondo e lo facciamo con la forza del
gruppo anche fuori dall’Italia.
Credo che questo ci darà la
possibilità di ristabilire una
base, anche di occupazione, in
questo paese che sia decente».
Marchionne si è tolto anche
qualche sassolino: ha avuto
parole molto dure nei confronti della Bce e di Mario Draghi:
«Sono rimasto scioccato dalla
decisione della Bce di giovedì di
non abbassare i tassi disinteresse. Ho visto la reazione dell’euro stanotte e stamattina: il suo
valore è assolutamente sproporzionato alle nostre capacità economiche di competere».
«Io avrei fatto di tutto», ha
ribadito l’a.d., «per cercare di
svalutare l’euro perché non
aiuta né l’economia, né nessun
altro».
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RISANAMENTO
Zunino
rivuole
l’azienda
Soddisfatti
riassetto
di Camfin
Intesa Heraaziende
di Pesaro
«Siamo soddisfatti» del riassetto Camfin «perché tutto
si semplifica. L’azienda potrà
continuare il suo percorso
che ha portato avanti anche
in anni difficili. Credo che
abbiamo prospettive in cui
possiamo davvero dare soddisfazione ai nostri azionisti».
Lo ha dichiarato il presidente
di Pirelli & c., Marco Tronchetti Provera, a margine del
30* Workshop del Consiglio
per le Relazioni tra Italia e
Stati Uniti, escludendo, tra
l’altro, che ci siano discussioni
in corso per l’ingresso di altri
fondi all’interno della catena
di controllo del gruppo degli
pneumatici. L’azionariato ora
è più variegato e sempre più
internazionale, come è giusto
che sia in un’azienda globale».
A chi gli ha chiesto se sia
possibile un incremento della
quota dei Malacalza in Pirelli
(6,98%), Tronchetti ha replicato che la struttura azionaria è
quella nota, «poi ognuno ovviamente fa quello che vuole».
Quanto a Pirelli, «continua
a crescere. Stiamo crescendo
in Asia, negli Usa, in Russia,
in America latina e anche in
Europa, nei segmenti alti.
Laddove c’è molta tecnologia
noi cresciamo», ha aggiunto
Tronchetti.
Herambiente (gruppo
Hera) ha siglato un accordo
con Confindustria Pesaro
Urbino, l’associazione che
riunisce oltre 500 aziende
nella provincia marchigiana. Essa punta a una
gestione efficiente e virtuosa dei rifiuti industriali
attraverso una convenzione
che l’associazione mette a
disposizione delle aziende
associate e non associate
per offrire servizi innovativi e a prezzi vantaggiosi,
nel campo della gestione e
dello smaltimento dei rifiuti speciali.
Le aziende che entreranno nella partnership firmeranno un contratto con Herambiente della durata di
un anno, che permetterà di
risparmiare tra il 5 e il 7%
rispetto ai prezzi di mercato.
Confindustria ha provveduto nei mesi scorsi a censire
le esigenze delle aziende
associate.
Le prime 85, che hanno
già dato una pre-adesione,
producono rifiuti per circa
48 mila tonnellate all’anno. Le stime parlano di un
quantitativo totale che potrebbe superare le 150 mila
tonnellate all’anno.
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Terna: 8 mld di investimenti al 2020
Disponibile anche sul sito www.classabbonamenti.com
33
Luigi Zunino, fondatore
ed ex azionista di controllo, ha confermato ieri, su
richiesta della Consob e
dopo le indiscrezioni di
stampa, di aver presentato a Risanamento e ai
suoi principali azionisti
una proposta di acquisto
delle azioni della società
immobiliare. L’offerta, se
accettata, comporterebbe
il lancio di un’opa obbligatoria sulle azioni.
Zunino si propone così
di riacquistare la società
da lui fondata nel 2002,
ma salvata dal fallimento dalle banche creditrici
nell’estate del 2009. Gli
istituti soci di Risanamento sono Intesa Sanpaolo
(35,9%), Unicredit (14,4%),
Bpm (6,6%), Banco popolare (3,5%), Mps (3%).
Pe r r i l e v a r e q u a s i
l’88% delle azioni, Zunino propone di pagare 0,25 euro ad azione.
La proposta è stata illustrata ieri nel corso del cda
di Risanamento e il consiglio ha deciso di tornare
a riunirsi a fine mese per
prendere una decisione.
Tuttavia, l’offerta vede
fortemente contrario il
fronte delle banche creditrici che furono chiamate
a salvare la real estate
company dal default. Sarebbero, in particolare, Intesa Sanpaolo e Unicredit,
i due principali azionisti
di Risanamento a essere
scettiche. Tre i motivi addotti. Il primo è la solvibilità di Zunino, tutta da
verificare dopo il tracollo
sfiorato nel 2009. Su questo fronte, rimane peraltro
aperta la partita sul piano giudiziario. La seconda ragione, strettamente
connessa alla prima, è
che un ritorno di Zunino
in una posizione apicale
nell’azienda è ritenuta
un’ipotesi da scongiurare. In terza istanza, sono
state proprio Unicredit
e Intesa Sanpaolo a portare la Qatar holding al
tavolo delle trattative e a
permetterle di formulare
quella che un’altra fonte
definisce «la più concreta
tra le offerte attualmente
sul tavolo» del consiglio.
A fine mese, il cda dovrà
anche prendere una decisione in merito all’offerta,
avanzata da Fimit, su
Milano Santa Giulia. Ieri
infatti non è stata presa
alcuna decisione sulla
grande area in fase di sviluppo alla periferia est di
Milano, per la quale sono
arrivate sul tavolo consigliare tre distinte offerte.
Ieri il titolo ha chiuso a
0,247 euro, +6,59%.
Terna investirà, nel piano di sviluppo 20132020, 7,9 miliardi di euro sull’intero territorio
nazionale. Lo ha spiegato l’a.d. della società
che gestisce la rete di trasmissione di energia
elettrica in Italia, Flavio Cattaneo, in occasione della presentazione a Capri dell’avvio dei
lavori del collegamento sottomarino CapriTorre Annunziata.
Gli interventi produrranno risparmi
per 330 mln annui per cittadini e imprese.
Il collegamento fa parte di un progetto più
ampio di circa 2,3 mld di investimenti per
unire la Campania alle isole; inoltre rientra
nel piano per l’ammodernamento della rete
IN EDICOLA
Sabato 8 Giugno 2013
elettrica campana di Terna che ha programmato interventi per oltre un mld, pari al 12%
dell’intero piano di sviluppo 2013-2020.
Il piano riguarderà l’implementazione della
linea di trasmissione Foggia-Benevento e l’ottimizzazione di quelle del napoletano e di quelle sorrentine. «In pratica, l’investimento copre
quasi tutta la regione per sistemare abbastanza la parte elettrica», ha sottolineato Cattaneo.
L’investimento rappresenta un punto del pil
regionale e «rimane, in termini di lavoro e di
occupazione», dato che le imprese coinvolte
sono tutte sul territorio.
TRONCHETTI
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RIFIUTI
© Riproduzione riservata
083048051048051057048051052
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PROSPETTO DEI VALORI CORRENTI
DELLE POLIZZE INDEX LINKED
DATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 15 MAGGIO 2013
VALORE AL
15/05/2013
PRODOTTO INDEX
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Index Up 1-2008
EMITTENTE TITOLO
OBBLIGAZIONARIO
98,240
MORGAN STANLEY
CARISMI Più Certezza 8
101,500
UNICREDIT S.p.A.
Carismi Più Certezza 9
98,200
PRODOTTO INDEX
VALORE AL
15/05/2013
Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007
Lombarda vita 6&6
99,200
104,490
MEDIOBANCA S.p.A.
EMITTENTE TITOLO
OBBLIGAZIONARIO
EMITTENTE OPZIONE
MOODY | S&P | FITCH
MOODY | S&P | FITCH
Baa1 | A- | A
SOCIETÉ GENERALE
A2 | A | A+
Baa2 | BBB+ | BBB+**
SOCIETÉ GENERALE
A2 | A | A+
- | BBB+ | -
SOCIETÉ GENERALE
A2 | A | A+
EMITTENTE OPZIONE
MOODY | S&P | FITCH
C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE
Baa2 | - | A
CREDIT SUISSE INTERNATIONAL
MEDIOBANCA S.p.A.
- | BBB+ | -
COMMERZBANK AG
Baa1 | A- | A
ABN AMRO BANK NV
MOODY | S&P | FITCH
A1 | A+ | A
Baa1 | A | A+
Lombarda vita 6&6 New
104,320
MORGAN STANLEY
Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014
112,250
ABN AMRO BANK NV
Lombarda Vita BRIC 40 “5 + 5”
103,090
NIBC Bank NV
LOMBARDA VITA BRIC 40 “5,10 + 5,10”
103,690
MEDIOBANCA S.p.A.
Lombarda Vita Classic Markets
103,314
CREDIT SUISSE INTERNATIONAL
A1 | A+ | A
Lombarda Vita Classic Markets New
104,160
MEDIOBANCA S.p.A.
- | BBB+ | -
BANCO BILBAO SA
Lombarda Vita Euro Sector
104,380
MEDIOBANCA S.p.A.
- | BBB+ | -
FORTIS BANK SA
A2 | A+ | A+
Lombarda Vita Euro Sector New
104,100
BANCA IMI S.p.A.
BNP PARIBAS
A2 | A+ | A+
A3 | A | A
SOCIETÉ GENERALE
- | (1) | -
CREDIT SUISSE INTERNATIONAL
- | BBB+ | -
- | BBB+ | BBB+
BNP PARIBAS
A3 | A | A
A2 | A | A+
A1 | A+ | A
A2 | A+ | A+
Baa3 | BBB- | BBB+
* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl - ** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A. - (1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte
SEMPREINDIPENDENTE
083048051048051057048051052
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M E R CAT I E F I NA N Z A
Sabato 8 Giugno 2013
35
La società di Banca Intesa potrà investire fino a 100 mln di dollari
Eurizon sbarca in Cina
Prima sgr italiana a ottenere certificazione
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E
urizon capital (Intesa
Sanpaolo) ha ottenuto
lo status di Qualified
foreign institutional
investor (Qfii), che le consentirà di investire direttamente
on-shore in diverse asset class
del mercato finanziario cinese
attraverso i propri fondi, per
massimi 100 mln usd.
La società investirà la quota assegnata attraverso nuovi
comparti nell’ambito della
gamma lussemburghese entro
i prossimi sei mesi. «È la prima
sgr appartenente a un gruppo
bancario italiano a ricevere la
licenza di Qfii, a oggi assegnata a un numero limitato e selezionato di operatori internazionali» ha sottolineato Mauro
Micillo, a.d. di Eurizon. «Il
raggiungimento di questo traguardo è stato possibile grazie
alla volontà strategica di Ca’ de
Sass di continuare la propria
espansione commerciale nel
mercato finanziario cinese».
La qualifica di Qfii consentirà
di cogliere le opportunità offerte dal mercato azionario delle
A-Share, in cui sono quotate
numerose small cap cinesi. I
fondi potranno inoltre investire
direttamente in bond on-shore.
Infine, l’esposizione al renminbi permetterà agli investitori
di beneficiare del continuo apprezzamento valutario verso
il dollaro. «Conserviamo un
outlook positivo sul mercato
cinese, sia per il comparto azio-
nario delle A-Share, sia per la
rivalutazione del cambio», ha
concluso Micillo.
Il completamento dell’iter si
è concluso a maggio con l’assegnazione di una quota di
investimento per 100 milioni
di dollari, da parte della State administration of foreign
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Aumento
in Etruria
La Popolare bilanciata,
piano B di Bonomi
Il cda di Banca Etruria
ha definito le modalità
dell’aumento di capitale
a pagamento, finalizzato
al presidio patrimoniale
e al consolidamento degli
obiettivi di sviluppo. Saranno emesse 166.666.657
azioni ordinarie, prive
dell’indicazione del valore nominale, per massimi 99.999.994,20 euro,
da offrire in opzione agli
azionisti a 0,60 euro ad
azione. Le azioni saranno
offerte nel rapporto di 17
nuove ogni 5 detenute.
Il presidente del consiglio di gestione di Popolare Milano,
Andrea Bonomi, sta lavorando alla revisione della governance, con una soluzione intermedia: la «popolare bilanciata».
Il progetto punterebbe a mantenere il modello della cooperativa, imperniato sul voto capitario, però evolvendolo.
Sarebbe prevista una riduzione del numero dei membri del
consiglio di sorveglianza, alzando la quota dei posti riservati
agli investitori istituzionali.
Le modifiche statutarie sarebbero sottoposte a un’assemblea straordinaria da convocare per settembre, prima
dell’aumento da 500 mln.
«Un cds quasi al 50% costituito da rappresentanti degli investitori istituzionali limiterebbe l’interferenza dei
soci dipendenti nella gestione di Bpm», ha commentato
Mediobanca securities. Tuttavia, la mancata trasformazione in spa «probabilmente non consentirà un appeal
speculativo per Bpm».
Bankitalia: in aprile -3,7%. Sofferenze salite al 22,3%
Continua il calo
dei fondi alle aziende
I
exchange, alla controllata lussemburghese Eurizon capital.
Precedentemente, si era concluso il primo passaggio della
procedura, con l’ottenimento
della licenza di Qfii da parte
della China securities regulatory commission.
n aprile è rimasta sostenuta la crescita della raccolta bancaria, mentre è
proseguito il calo degli
impieghi al settore privato
con una contrazione maggiore
In una nota sulle banche, Berenberg ha confermato racper i prestiti alle imprese ricomandazione e target price su Intesa Sanpaolo e UniCrespetto a quelli per le famiglie.
dit. La casa d’affari ha mantenuto una visione negativa,
Secondo Bankitalia, il tasso
confermando prezzi obiettivi inferiori alle attuali quotadi crescita annua dei depositi
zioni di mercato, anche se ha preferito gli istituti italiani
del settore privato è rimasto
rispetto a quelli spagnoli per la regolamentazione, il capisostenuto, attestandosi in
tale, i dividendi e le valutazioni relative ai rischi.
aprile al 7,1% (7% a marzo).
A livello macroeconomico, gli analisti hanno scelto le
Il tasso di crescita sui dodici
banche italiane per la minore percezione che potrebbero
mesi della raccolta obbligazioavere gli operatori del rischio sovrano del paese, rispetto
naria è stato del -3% (-3,3% in
alla Spagna nel breve termine, dal momento che c’è una
marzo).
minore disoccupazione in Italia, mentre in Spagna si
I prestiti al settore privaprevede un aumento delle politiche di austerity.
to hanno registrato un calo,
La casa d’affari ha evidenziato poi che gli istituti spasu base annua, del 2,3%
gnoli presentano un maggior rischio di perdite su crediti,
(-1,7% a marzo). I prestiti
dato che la regolamentazione del paese per il riconoscialle famiglie sono scesi delmento delle perdite su crediti «si sta allineando con quella
lo 0,8% sui 12 mesi, come
di Bankitalia». Inoltre, secondo gli esperti, le banche italiain marzo; quelli alle società
ne si sono già adeguate maggiormente ai requisiti richiesti
non finanziarie sono diminuda Basilea 3, specificando che Intesa Sanpaolo e Unicredit
iti del 3,7% (-2,8% a marzo).
presentano una politica di dividendo sostenibile.
Il tasso di crescita sui 12
Nonostante tutte queste considerazioni, gli analisti
mesi delle sofferenze è stato
hanno confermato la visione negativa di lungo periodo
del 22,3% (21,7% a marzo).
sulle banche italiane, perché «stanno perdendo il loro
I tassi d’interesse erogati alle
vantaggio storico di un maggior net interest margin rifamiglie per l’acquisto di abispetto ai peer europei».
tazioni sono stati del 3,95%
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(3,90% a marzo); quelli sulle
nuove erogazioni di credito al
consumo sono diminuiti al 9,48%
% (9,64
(9 64 a mar- a 1 milione sono cresciuti al 3
3,12%
12% (2
(2,93%).
93%)
zo). I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle I tassi passivi sul complesso dei depositi in
società non finanziarie di importo inferiore a essere sono rimasti sostanzialmente stabili
1 milione di euro sono stati del 4,39% (4,36); all’1,14% (1,16% a marzo).
quelli sui nuovi prestiti di importo superiore
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Berenberg preferisce
banche italiane a spagnole
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