Pensieri sulla mafia

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Pensieri sulla mafia
PEPPINO IMPASTATO E LA MAFIA
Il termine “mafia” in principio indicava un’organizzazione malavitosa. Oggi si usa per indicare un particolare
tipo di associazione criminale caratterizzata dal controllo del territorio e dai legami con uomini dello Stato. In
origine, le organizzazioni criminali mafiose nascono in alcuni territori dell’Italia meridionale afflitti da
degrado e povertà, favorite dalla corruttibilità di ampi settori politici e imprenditoriali.
Una delle principali organizzazioni malavitose italiane è da sempre stata la mafia siciliana, la quale nasce già
all’inizio dell’Ottocento, quando i guardiani dei grandi feudi della nobiltà cominciano a organizzarsi in gruppi
per controllare meglio il territorio. Dopo l’Unità d’Italia, queste organizzazioni diventarono più potenti e nel
periodo fascista questa organizzazione mafiosa siciliana assunse il nome di Cosa Nostra. Cosa Nostra ha ucciso
molte persone che hanno lottato per la giustizia e la legalità, come ad esempio, il generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa, nel 1982; il giudice Giovanni Falcone che, il 23 maggio 1992, ha perso la vita nella famosa strage di
Capaci, presso Palermo, insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai suoi uomini della scorta; il giudice Paolo
Borsellino, che aveva collaborato con Giovanni Falcone, il 19 luglio 1992 a Palermo, morto a seguito
dell’esplosione di un’autobomba.
Un grande uomo che ha combattuto contro la mafia siciliana, è stato Giuseppe Impastato, meglio noto come
Peppino Impastato, nato da una famiglia bene inserita negli ambienti mafiosi siciliani. Molti dei suoi parenti
facevano parte di Cosa Nostra, e il padre ne era strettamente legato. Peppino è stato il primo ad opporsi al padre
e, nel fare ciò, ha avuto molto coraggio! Egli aveva voglia di giustizia e di cambiare il mondo partendo dal suo
piccolo, dalla famiglia, dagli amici, dal lavoro. Infatti attraverso il suo lavoro presso un’emittente radiofonica
locale, Radio Aut, denuncia i poteri malavitosi e i suoi principali esponenti, come il boss Gaetano Badalamenti.
Peppino era un giovane diverso dagli altri, che lottava anche contro l’omertà, perché molti avevano paura della
mafia e temevano di denunciare gli affari illeciti. Nessuno osava accusare il boss di Cosa Nostra, nessuno aveva
il coraggio di parlare. Ma Peppino cercava di farsi valere e di diffondere soprattutto le sue idee. Proprio perché
egli era così, un “rivoluzionario” si potrebbe definire, venne ucciso dalla mafia nella notte tra l’8 e il 9 maggio
1978. All’inizio si pensava ad un suicidio, ma i suoi familiari hanno lottato tanto per lui e per avere giustizia,
nella speranza che non sia stato inutile il dolore della sua perdita. La storia di Peppino Impastato non si può e
non si deve dimenticare! Lui è un esempio per tutti. Ha lottato per diffondere gli ideali di giustizia, per avere un
mondo migliore e, per realizzare i suoi desideri, ha dovuto rinunciare a qualcosa, magari di fondamentale
importanza per la vita di un giovane ragazzo, come l’affetto del padre o la casa di famiglia (che ha dovuto
abbandonare a causa del litigio con il padre). Egli voleva farsi sentire. Con le sue urla di giustizia voleva far
capire al suo paese che la mafia era da distruggere e che stava rovinando l’intera Sicilia. Con le sue sole forze
ha tentato di demolirla, ma poi il suo sogno si è infranto in quella famosa notte di maggio.
Credo che Peppino si sia distinto per una rara dote umana: il coraggio. Pur consapevole dei rischi a cui andava
incontro ogni giorno, ha voluto dare un senso alla sua vita, ha voluto dimostrare d essere un uomo diverso dal
sangue del suo sangue (il padre).
Oggi Peppino Impastato costituisce una figura di forte spicco nella lotta contro la mafia, e il suo insegnamento
è di grande valore. Nessuno deve avere paura di opporsi ai potenti. Bisogna avere la forza e il coraggio di
denunciare, di alzare la voce per fare valere i propri diritti e le proprie opinioni!Grazie Peppino!
Benedetta BRAY, 3^ Martignano
LA MAFIA
Il termine ''Mafia'' indica un'organizzazione criminale, caratterizzata dal controllo del territorio e dai legami
con lo Stato. Inoltre nella società attuale, diffonde anche la pratica del RACKET, che prevede il pagamento di
una tangente per evitare soprattutto a imprenditori di avere problemi con persone mafiose. Tra gli anni '80
e '90 del Novecento, le organizzazioni malavitose di un tempo, diffuse specialmente nei territori meridionali
affetti da povertà e degrado, si sono evolute. Ma quali sono le vere e proprie origini della Mafia? Esistono
altre organizzazioni malavitose in Italia? Sì, ognuna ha una propria origine e una propria struttura:LA
MAFIA SICILIANA (Cosa Nostra) nasce all' inizio dell '800, quando i guardiani dei grandi feudi della nobiltà,
cominciarono ad organizzarsi in gruppi per presidiare territori; dopo l'unificazione dell'Italia diventarono
più potenti e finirono per controllare la vita e i traffici della Sicilia secondo le loro leggi;LA CAMORRA, in
Campania, è formata da vari clan molto differenti tra loro. Ha sempre origine nell' '800, ma negli anni '70
nasce la NUOVA CAMORRA ORGANIZZATA basata sul traffico di droghe. Questo però ha causato degli
scontri spietati tra organizzazioni;LA N'DRANGHETA è l’associazione criminale in Calabria e trae le sue
origine dal Brigantaggio, la sua struttura poggia sui membri di un nucleo familiare. Oggi è molto potente, a
differenza della Sacra Corona Unita in Puglia che ormai è stata notevolmente indebolita. Questi argomenti
sono stati studiati in questi giorni in storia e il loro sviluppo è stato molto interessante! Poi si è aggiunta allo
studio anche la visione di due film dedicati al ricordo di un giovane siciliano ucciso da mafiosi del suo paese:
Giuseppe Impastato….. e così il nostro interesse verso tali problematiche è notevolmente accresciuto! La
storia di questo giovane è davvero singolare:ha combattuto contro la mafia, ribellandosi alla sua stessa
famiglia coinvolta in giri mafiosi. Ha fondato la sua ''Radio Aut'' non curante dei commenti, delle false accuse
e soprattutto delle minacce; all'età di soli trenta anni viene assassinato nella notte tra l' 8 e il 9 Maggio. Così
sono passati quasi quaranta anni dalla morte di questo MARTIRE DELLA GIUSTIZIA che non è stato
dimenticato, ma vive nel ricordo come tutti coloro che hanno lottato fino all'ultimo contro queste
organizzazioni. Si è sempre -come abbiamo visto nel film ''100 passi''- opposto all' omertà e all'indifferenza,
si è rifiutato di seguire le orme di suo padre,andando via da casa. Io credo che nessuno di noi di fronte a
delle minacce avrebbe avuto il coraggio di camminare a testa alta, esprimendo le proprie opinioni sulla
mafia, o avrebbe fondato una radio pubblica che derideva la criminalità organizzata. Tutti ci saremmo
nascosti pur di salvare le nostra vita, ma Peppino ha saputo gestire il suo coraggio e gridare un ''NO!'' all'
ingiustizia. Una delle cose che mi ha colpito di più, è stato quello che è avvenuto dopo la sua morte: i giudici
erano convinti che fosse stato un suicidio. Forse per corruzione? Si sa solo che grazie all'attività della madre
Felicia, del fratello Giovanni Impastato, dei compagni di Militanza e del centro di documentazione di
Palermo, nel 2002 Gaetano Badalamenti (criminale legato a Cosa Nostra) viene condannato all'ergastolo per
aver ucciso Peppino. L’esempio di Peppino rimarrà impresso nei nostri cuori e grazie al progetto “Legalità”
del nostro Istituto conosceremo dal vivo Giovanni Impastato Il 24 maggio p.v., che verrà a conoscere noi
giovani e a trasmetterci i valori di giustizia, di coraggio , in ricordo di chi, per essi, ha perso la vita.
Grazie,Peppino…..sei Il nostro idolo!
Francesca Cretì -Classe 3a Martignano
Martignano, 18/05/16
Ciao Peppino,
sono Tommaso , un ragazzo che, come te, ha preso molto a cuore la questione della mafia .
Ci sono tante domande che vorrei farti, ma una in particolare mi preme maggiormente: durante il tuo
cammino contro la mafia, hai mai avuto paura? Oppure il tuo coraggio l’ha sempre superata?
In verità, la risposta a questa domanda me l’ha data un uomo che, come te, è morto o meglio è stato ucciso
dalla mafia: Giovanni Falcone. Egli asseriva che l’importante non è stabilire se qualcuno ha paura o meno,
l’importante è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa .
In te mi ha particolarmente colpito la sicurezza con la quale affrontavi difficili situazioni, l’obiettività che
usavi nei giudizi, ma soprattutto il coraggio con il quale combattevi la mafia, senza paura che gli altri
conoscessero la tua opinione. Hai preso molto a cuore il problema della mafia, dedicandogli gli anni più
belli della tua vita. Sei stato capace anche di fondare una radio per denunciare amare verità , delle volte in
modo scherzoso. Vivere una vita, dedicandola ad una battaglia, è una cosa che in pochi riuscirebbero a
fare, ma tu ci sei riuscito, opponendoti al modo di vivere che voleva darti tuo padre e al silenzio di molte
persone che avevano paura di parlare. Purtroppo la tua fine non è stata delle migliori, infatti stavi
diventando troppo pericoloso per la mafia che ha deciso così di ucciderti: l’opzione più semplice. Nel giorno
della tua morte è stato ritrovato il cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, quindi della tua
vicenda se n’è parlato poco. Ma la straordinaria forza di volontà di tua madre e di tuo fratello , che sarà con
noi tra pochi giorni a Calimera,hanno fatto in modo che tu sia ancora qui tra di noi ad indicarci la via della
verità e della giustizia. Peppino,per questo ti sono grato e non ti dimenticherò mai!
Tommaso Bray, classe terza Martignano
Martignano,18-5 2016
Caro Peppino,
sono Tommaso, un tredicenne che frequenta la classe terza della Scuola Secondaria di 1° grado di
Martignano,un piccolo centro in provincia di Lecce.
Mi ritengo un ragazzo onesto che crede in sani principi e vorrei raccontarti come mi sono appassionato alla
tua storia in modo davvero particolare! “Peppino Impastato” era nella lista dei nomi da assegnare alla nostra
scuola, visto che non ne aveva ancora uno ! Io appena ho sentito il tuo, mi sono messo a ridere e ho pensato
che tu fossi una persona “buffa”, un comico, e quindi non l’ho votato. Successivamente,in occasione della
preparazione al progetto Legalità, ho scoperto chi eri : una persona che ha lottato contro la mafia, che ha
denunciato le attività di “Cosa Nostra”! Poi mi sono ulteriormente documentato su di te , ho anche visto due
film e così ho provato vergogna dei miei iniziali pensieri su di te.
Non saprei definire con opportune
parole la stima e l’ammirazione che provo per te, ma ti dico con molta semplicità che sei un mito dei nostri
tempi ! Abbiamo bisogno, noi giovani,di esempi come il tuo! Ti vorrei rivolgere una domanda, Peppino,: con
quale coraggio hai deciso di lottare contro la mafia,pur avendo in famiglia degli esponenti di Cosa nostra?
La risposta me la darà nei prossimi giorni tuo fratello Giovanni che incontreremo a Calimera con grande
entusiasmo! Tu , purtroppo, sei stato massacrato il 9 Maggio 1978 a Cinisi, da Gaetano Badalamenti. Cento
passi dividevano la tua casa, da quella del tuo assassino, come ricorda il titolo del film che mi ha fatto
conoscere maggiormente la tua storia. E ora, se permetti ,Peppino,vorrei dirti che io e te condividiamo un
interesse: il rispetto delle regole! Io sono un ragazzo che pratica sport a livello agonistico,quindi so che nel
gioco il rispetto della legge è sacrosanto. Così la pensavi anche tu….lottavi, perché eri contrario al senso di
ingiustizia che imperversava allora in Sicilia,stretta nella morsa della Mafia. Perciò a noi giovani che
abbiamo la nostra vita davanti non resta altro che imitarti, ritenerti un nostro idolo e portarti nel cuore!
Quanto vorrei che tu fossi vivo e che potessi leggere questa lettera.Sei un grande PEPPINO!
Tommaso.
Tommaso Milanese , classe terza Martignano