Dieta_ le calorie sono tutte uguali_ Nient`affatto – Il Fatto Quotidiano

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Dieta_ le calorie sono tutte uguali_ Nient`affatto – Il Fatto Quotidiano
Dieta: le calorie sono tutte uguali? Nient’affatto – Il Fatto Quotidiano
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Dieta: le calorie sono tutte uguali? Nient’affatto
Le calorie, contrariamente a quanto affermano alcuni nutrizionisti, non sono state “create” tutte uguali. Lo
dimostra uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association, che esamina gli effetti di diversi
regimi alimentari sulla perdita di peso e la salute
di Gian Luca Mazzella | 4 luglio 2012
Riuscire a perdere peso, con una dieta, ma solo per alcuni mesi. È quello che accade a molte persone.
Abbiamo infatti difficoltà a mantenere tale perdita nell’arco del tempo. Solo 1 su 6 adulti, sovrappeso od obesi,
riesce a mantenere almeno il 10% della perdita del peso per un anno. Questo il dato, inquietante, riportato dal
National Health and Nutrition Examination Survey (1999-2006), ossia un programma di ricerca, promosso dal
governo degli Stati Uniti, per sondare lo stato di salute e nutrizione della popolazione americana.
Il tipo di dieta può dunque essere determinante non solo per la salute e la prevenzione alimentare delle
malattie cronico-degenerative, come abbiamo già scritto (ad esempio qui o qui), ma anche per la perdita di
peso e per il mantenimento di esso: così dimostra un recente studio, pubblicato sul Journal of American
Medical Association, e condotto da Cara Ebbeling e David Ludwing del New Balance Foundation Obesity
Prevention Center al Boston Children’s Hospital, ossia il più grande polo di ricerca fondato su un centro
pediatrico che è affiliato alla Harward Medical School.
Nello studio si è visto come, per il mantenimento del peso a lungo termine, una dieta a basso indice glicemico
o una dieta povera di carboidrati siano preferibili a una dieta a basso contenuto di grassi. Ma la dieta a basso
indice glicemico (cioè la dieta mediterranea che l’Italia ignora) è da preferire a quella povera di carboidrati, in
quanto non causa infiammazioni o stress.
La dieta povera di grassi è stata basata su cereali integrali, frutta e verdura. Col 60% delle calorie
giornaliere provenienti da carboidrati, il 20% dai grassi e l’altro 20% dalle proteine.
La dieta a basso indice glicemico è stata basata su cereali minimamente raffinati, verdure, grassi (specie
insaturi, contenuti ad esempio nel pesce o nell’olio di oliva o nelle noci), legumi e frutta. Col 40% delle
calorie giornaliere provenienti dai carboidrati, il 40% dai grassi insaturi e il 20% dalle proteine.
La dieta povera di carboidrati è stata basata sulla famigerata dieta Atkin (che ultimamente è stata riciclata
da Dukan). Col 10% delle calorie giornaliere provenienti da carboidrati, il 60% dai grassi e il 30% dalle
proteine.
17/07/2012 15:14
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Insomma lo studio è uno dei primi a mostrare come, per mantenere il peso, sia più importante ridurre ad
esempio i carboidrati raffinati che ridurre tutti i grassi indistintamente.
“Abbiamo scoperto che” afferma David Ludwing “adottando una dieta povera di grassi, rispetto a una dieta
povera di carboidrati, si bruciano 300 calorie in meno. Il che corrisponde a quanto si consuma in un’oretta di
media attività fisica”.
Lo studio è stato portato a compimento su 21 adulti (dai 18 ai 40 anni), che prima hanno dovuto ridurre il
peso corporeo del 10-15%, e poi dopo la stabilizzazione del peso, hanno adottato tutte e tre le diete in ordine
casuale: ciascuna per 4 settimane. E i risultati sono apparsi evidenti, per quanto l’ordine di successione delle
diete variasse da persona a persona.
La dieta povera di carboidrati ha avuto i risultati metabolici più impressionanti ma aumentando i rischi di
stress, insulino-resistenza e malattie cardiovascolari. Ma anche adiposità.
La dieta povera di grassi, raccomandata ad esempio dal governo degli Stati Uniti, oltre a far bruciare meno
calorie delle altre, e dunque a non far mantenere il peso, è risultata la meno favorevole per i livelli di
colesterolo HDL e trigliceridi.
La dieta a basso indice glicemico è risultata la migliore anche perché, sottolinea Ludwig, “è la più facile da
praticare a lungo termine. In quanto non elimina intere classi di cibi, ma mantiene una varietà di alimenti”.
In conclusione, una caloria non è affatto solo una caloria, e una dieta non vale l’altra per contrastare la
“diabesity”. Abbiamo bisogno di una corretta informazione, non è un caso che in America si stia riducendo il
consumo di carne, mentre in Italia si sta per smantellare ciecamente l’INRAN, cioè l’Istituto Nazionale di
Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. Camminiamo all’indietro.
17/07/2012 15:14