Amare è dare un`occhiata in paradiso Amare è

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Amare è dare un`occhiata in paradiso Amare è
32 domenica durante l’anno
anno B 2006
letture
1 Re
salmo
Ebrei
Marco
17,10-16
145
9,24-28
12,38-44
Amare è dare un’occhiata in paradiso
OMELIA
E’ bello ritrovarci ogni domenica qui insieme, nella nostra chiesa.
Facciamo memoria di Gesù, ascoltiamo la sua Parola, ripetiamo i suoi gesti che ci dicono che continua a volerci bene e
ci riconosciamo una comunità di fratelli dove tutti si vogliono bene; dove tutti si conoscono e si chiamano per nome,
dove tutti si cercano perché nessuno si smarrisca, dove tutti si aiutano perché nessuno sia nel bisogno, dove tutti portano
i pesi gli degli altri perché nessuno soccomba.
Anche con tutti i suoi peccati, la comunità parrocchiale rimane un ideale di fraternità in divenire,
destinato a mostrare a una società frammentata e divisa che possono esistere legami gratuiti e sinceri, che non ci sono
solo rapporti di convenienza o di interesse.
La parrocchia, nel suo insieme, con tutti suoi difetti è chiamata a diventare un segno di riconciliazione e di pace sul
territorio che abita.
La parrocchia quando coltiva relazioni belle, quando accoglie volentieri e con amore, vive nella gioia
La gioia viene a mancare quando ci si lascia prendere dall’invidia.
La gioia di una comunità per un fratello cercato, incontrato e trovato è il riflesso della gioia di Dio e di Gesù.
La nostra parrocchia vuole che la sua gioia sia sempre più grande
Ecco perchè, in queste settimane che ci separano dal Natale, vuole andare sulla strada, raggiungere tutte le
case, bussare a tutte le porte, per fare tre cose
1) cercare il volto del fratello, cioè incontrare tutte le famiglie
Cercare significa preoccuparsi dei bisogni, delle domande, dei desideri profondi dell’altro, fare attenzione a
ciò che si muove nel cuore, alle inquietudini magari doloranti che gridano nel silenzio; non dare mai per scontato che
tutti siano come noi, ma capire la fatica di ciascuno.
Ciascuno di noi fa fatica e deve comprendere la fatica degli altri, farsi cercatore, ascoltatore attento delle sofferenze, per
lenirle.
2) Mettersi in ascolto
Oggi le persone hanno più bisogno di ascolto che di parole.
Soltanto quando diamo ascolto all’altro con attenzione e non distratti, con pazienza e non di fretta, con
meraviglia e non annoiati, acquistiamo il diritto e l’autorevolezza di parlargli al cuore.
La gente ha bisogno di raccontare i propri problemi a qualcuno che li capisca, per sdrammatizzarli, per
non sentirsi solo di fronte a situazioni angoscianti, per confrontarsi sui modi di uscirne.
I problemi personali, quando non si trova a chi manifestarli, possono diventare giganteschi, paurosi,
affievoliscono il senso della vita, soffocano la speranza
(C.M. Martini)
3) Portare la lieta notizia della nostra parrocchia
• E’ la lieta notizia che la nostra parrocchia vuole essere attenta a tutti con la sua presenza, i suoi momenti, le sue
iniziative, le sue proposte che sono descritte nel giornale In Cordata che porteremo in tutte le case.
• E’ la lieta notizia che la nostra parrocchia desidera diventare sempre di più una casa aperta a tutti, le cui porte non
si chiudono a nessuno che chieda sinceramente asilo; una comunità di fratelli e fare, prima di Natale, la festa
della fraternità
MERCOLEDI SERA in Oratorio c’è l’incontro dei 72 discepoli come è detto nel Vangelo,
cioè di tutte le persone che si rendono disponibili ad andare nella case a nome della comunità.
Sarebbe bello fossimo davvero in tanti: ognuno lo può fare nel suo palazzo, nella sua via.
Mettiamoci, ora in ascolto della Parola di Dio:
ci presenta oggi due regole della vita cristiana.
1. REGOLA. "Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti, che divorano
le case delle vedove, che ostentano di fare lunghe preghiere. "
Il Cristiano è colui che rifugge e combatte contro ogni forma di ipocrisia.
L'ipocrita è colui che cura l'apparenza, l'esteriorità, la buona fama, il buon nome ,..
Non vive alla presenza di Dio, ma si preoccupa di appare davanti agli uomini.
Il Vangelo dice che non c'è scampo per gli ipocriti.
Non dimentichiamo che Dio guarda al cuore; non guarda al tuo vestito, ma guarda te.
Dice la lettera a Diogneto, uno scritto cristiano del l° secolo:
" I Cristiani si sono rivestiti di Cristo e, come Cristo non cercano i primi posti; ma come Cristo
vanno con quelli che sono oppressi, con i deboli, con quelli che non contano.."
2. REGOLA. "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri; essa, nella sua
povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere"
Il gesto della vedova ci dice in che cosa consiste la vera religione.
La vera religione è tutta racchiusa in questo gesto della vedova che consegna la propria vita a Dio, perchè ha compreso
che Dio è la sua unica ricchezza, .la sua vera casa, il suo baluardo, il suo sostegno.
E' anche il gesto fatto dalla vedova di Zarepta che ci ha raccontato la prima lettura:
dà tutto quello che ha, si fida della Parola di Dio che gli dice: "la farina nella giara non si esaurirà e l'olio
nell'orcio non si svuoterà finché il Signore farà piovere sulla terra".
La vedova non si lamenta.
Non va al tempio per protestare con Dio a proposito dei torti subiti.
Non va per accusare.
Neppure va per giustificare la sua evidente impossibilità di contribuire alle necessità del tempio,
ma per gettare nel tesoro del Tempio due spiccioli essenziali alla sua vita, "Tutto quanto aveva per vivere".
Gesù vede il gesto della vedova, e si rallegra: ecco, la buona notizia da comunicare subito ai discepoli e a tutti noi:
"E' in mezzo a voi il Regno di Dio, c'è un tesoro sicuro in cui gettare quei due spiccioli di vita che avete in mano.
" Tutti hanno dato del loro superfluo".
Per questo se ne tornano dal tempio tristi e preoccupati come prima.
Sanno bene che quel dono superfluo è esso stesso un gesto superfluo, marginale, insignificante
Quello invece che siamo chiamati a fare è fare della nostra povertà un'offerta a Dio, è mettere la nostra vita nel
tesoro di Dio.
Se dai solo il superfluo, e ciò che ritieni essenziale non lo doni, ma te lo tieni stretto, avrai sempre l'impressione che
l'essenziale ti manchi.
Il messaggio di questa domenica è molto chiaro: il Signore vuole tutto quel poco che abbiamo.
Mettiamo tutta la nostra vita nel tesoro di Dio.
Tutta la nostra vita va spesa per il suo Regno.
Che cosa fare?
1) Spendiamo bene la nostra vita: testimoniamo la speranza:
Diceva don Tonino Bello:
La speranza è parente stretta del realismo… Chi spera non fugge.
Si incarna nella storia, non si aliena.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Cambia la storia non la subisce.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario.
2)
Tutti noi che siamo qui, oggi, a celebrare questa Eucaristia sentiamoci corresponsabili della
nostra comunità, sentiamoci tutti impegnati a far diventare la nostra parrocchia (come diceva il Cardinal Martini) una
comunità fraterna, corresponsabile e missionaria, una comunità capace di silenzio e di ascolto, di dialogo e
di relazioni profonde, di amicizia e di accoglienza, di ospitalità e di operosità, di gratuità, di speranza e di
tenerezza, segno di "contraddizione" in questa nostra città.
La parrocchia non è fatta per autocontemplarsi: è fatta per "andare".
Non può rassegnarsi a celebrare l’Eucaristia senza tenere la porta aperta sulla pubblica piazza per
annunciare agli altri la gioia, la grazia, la luce, la speranza….
Questo vuole fare la nostra parrocchia per questo invito tutti mercoledì sera :
Concludo con un pensiero di Bernanos
Trovare uno spazio di solitudine per meditare, non è isolarsi dagli uomini
ma permettere che essi entrino a far parte di noi. (Georges Bernanos)
Ricorda che
Amare è come dare un’ occhiata in Paradiso