n. 5 9 FEBBRAIO - Settimanale La Vita
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Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia clicca su “ 5 dal 1897 La Vita è on line www.settimanalelavita.it G LaVita Anno 117 I O R N A L E La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza”, afferma solennemente Giovanni Paolo II al termine di un lungo processo di riflessione iniziato formalmente con l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI e continuato con ritmo crescente fino ai nostri giorni. Il primato della testimonianza è oggi per tutti una legge fondamentale dell’evangelizzazione. Evidentemente ci si riferisce alla persona singola, ma anche, ma soprattutto, all’intera comunità. Non esiste una evangelizzazione a buon mercato, essa si paga con la coerenza e la fedeltà al messaggio che viene annunciato, si paga con la conversione. Come affermava ancora Paolo VI: “La chiesa che vuole evangelizzare comincia con l’evangelizzare se stessa”. L’efficacia della testimonianza, ha valore universale, tenendo presente che per i lontani questa è l’unica arma a disposizione. Si dirà che i cristiani autentici sono pochi, ma sono sufficienti per continuare l’opera silenziosa di Dio: è a questi pochi che è richiesto di sostenere con la loro forza i deboli e i ritardatari. L’esempio ha la capacità di attrarre specialmente coloro che hanno ormai perduto la fiducia nelle parole. Certo, il messaggio divino ha in sé una forza interiore che lo raccomanda per se stesso. La Parola di Dio è viva ed efficace, ci ripete la Scrittura con l’uso delle immagini più significative, ma non tanto da sostituire e dispensare almeno normalmente l’opera dell’evangelizzatore. “Uomini di questo stampo - afferma J.H. Newman una delle più grandi figure della chiesa del secolo XIX erano gli apostoli; si potrebbero fare altri nomi di eredi della loro santità, generazione dopo generazione. Pochi uomini grandi basteranno a salvare il mondo per secoli. Nel passato un singolo uomo [Atanasio] ha impresso sulla chiesa un’immagine che con l’aiuto di Dio non sarà cancellata fino alla fine dei tempi. Tali uomini sono posti, come il profeta, sulla torre di guardia, ed accendono in alto i loro fari. Ciascuno riceve e trasmette la sacra fiamma, ravvivandola a gara con chi l’ha preceduto e deciso a conservarla non meno splendente di quando l’ha ricevuta; ed è così che lo stesso fuoco acceso un giorno sul monte Moriah, pur sembrando a tratti spegnersi, ci ha infine raggiunto senza subire alterazioni e confidiamo che ugualmente verrà tramandato fino alla fine del secoli”. Naturalmente non sono solo i grandi santi come Atanasio a svolgere questo importante compito di mediazione nella trasmissione del messaggio divino. “Anzi è già capitato -aggiunge Newman- che dei posti relativamente oscuri fossero occupati da persone che hanno esercitato la maggiore influenza sui successivi destini della religione; C A T T O L I C O 9 FEBBRAIO 2014 T O S C A N O e1,10 1,10 e L’evangelizzatore è un testimone come nelle arti e nelle occupazioni di questo mondo, spesso i grandi benefattori dell’umanità rimangono sconosciuti”. È così che l’impegno della testimonianza incombe su tutti i cristiani, in modo particolare sui laici che vivono spalla a spalla con i loro vicini nella vita di ogni giorno. Ma oggi, nel tempo della globalizzazione ormai compiuta, tutti gli uomini sono vicini e così tutti possono avvertire la forza di una vita diversa, alternativa, eterogenea, che prende forma e si manifesta intorno a loro. Il mondo, è ancora Paolo VI che parla, ha oggi più bisogno di testimoni che di maestri e i maestri vengono ascoltati nella misura in cui anch’essi sono autentici testimoni che nella loro esistenza riflettono la bellezza di quanto stanno insegnando. Questi pensieri si completano se vengono applicati alla comunità come tale. Allora la testimonianza assume forme più appariscenti e più visibili e la chiesa realizza la sua vocazione di essere segno levato sulle nazioni. La chiesa è la comunità riconciliata, la comunità diversa, alternativa, l’inizio nel mistero del Regno di Dio che è già venuto e sta crescendo, la convocazione dei “figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa”, chiamati a risplendere “come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita” (Fil 2, 15s.), il “popolo puro, […] pieno di zelo per le opere buone” (Tt 2, 14). La categoria della comunità alternativa si sta facendo sempre più strada nella riflessione ecclesiale di oggi. Una categoria che può produrre nuovi problemi pastorali, perché la chiesa non si può ridurre a una piccola MESSAGGIO DEL PAPA PER LA QUARESIMA setta di perfetti e di santi, dal momento che essa è l’intero popolo di Dio, comprendente sani e malati, cristiani fervorosi e cristiani della soglia, persone impegnate e persone trascinate, vicini e lontani, buoni e cattivi. La chiesa è sempre stata fedele a questa concezione “popolare” e ha rifiutato sempre come una vera tentazione concezioni elitarie e aristocratiche, che pure si sono affacciate più volte nel corso della sua storia. Tuttavia la legge del “piccolo gruppo”, del “pusillus grex” non può essere ignorata e disattesa. La soluzione va ricercata e forse potrà essere trovata nella concezione della pastorale a cerchi concentrici. Anche questa, in varie forme, largamente sperimentata nel corso della storia. Giordano Frosini LA CORRUZIONE CONTINUA a dilaniare la società italiana Un tempo per vincere la situazione di peccato e di miseria morale che gravano sulla società di oggi La nostra corruzione rappresenta la metà del totale europeo PAGINA 2 LA CONDANNA DELL'USURA Le dure parole che Papa Francesco ha rivolto ai volontari impegnati nella lotta contro questo cancro che continua a produrre vittime specialmente fra i meno abbienti PAGINA 4 PAGINA 14 NEL MONDO LA GRANDE DISPARITà NUOVA MINACCIA SOCIALE In tutto il mondo è aumentato il livello di diseguaglianza tra i più ricchie e i più poveri PAGINA 15 2 primo piano La Quaresima è per tradizione uno dei tempi più forti dell’anno liturgico, destinato alla preparazione dell’evento fondamentale della nostra storia che è la morte e resurrezione di Gesù. Papa Francesco da alcune indicazioni alla chiesa di oggi per un cammino comune e impegnativo n. 5 9 FEBBRAIO 2014 PAPA FRANCESCO Il messaggio per la Quaresima “ Cari fratelli e sorelle, in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico? La grazia di Cristo Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum.Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22). Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – ‘…perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà’. Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! E’ invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. E’ questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le ‘impenetrabili ricchezze di Cristo’ (Ef 3,8), ‘erede di tutte le cose’ (Eb 1,2). Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo “giogo soave”, ci invita ad arricchirci di questa sua “ricca povertà” e “povera ricchezza”, a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm 8,29). È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo. La nostra testimonianza Potremmo pensare che questa “via” della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo. Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione. Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, Vita La dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera. Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana. Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole. Lo Spirito Santo, grazie al quale ‘[siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto’ (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca”. Vita La 3 n. 5 UN’OTTIMA LETTURA 9 FEBBRAIO 2014 Orgoglio Arancione “La vita gratis. Il resto a pagamento” Orme dei cercatori di Dio “ Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c’era nell’animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi”. Enrico Fermi deve starsene un po’ di tempo nella campagna umbra per curarsi un esaurimento. Di notte capita per caso vicino ad un gruppo di contadini analfabeti, uno dei quali contemplando il cielo stellato esclama:“Com’è bello! E pure c’è chi dice che Dio non esiste”. Nella citazione di questo episodio giovanile di uno dei più grandi scienziati mai esistiti sta il senso ultimo di “Dio esiste, me l’ha detto Kant. I filosofi che parlano di Dio spiegati a tutti” (San Paolo, 125 pagine), del giovane filosofo Simone Fermi Berto. Perché se il libro ripercorre in breve, ma con le dovute e azzeccate citazioni dirette, cosa che nei testi scolastici di filosofia di solito non accade, la storia delle “prove” dell’esistenza di Dio, il sospetto è che l’autore la pensi A I Dalla speculazione all’azione in un testo del giovane filosofo Simone Fermi Berto di Marco Testi diversamente. Nel senso che, come aveva intuito Kant, provare davvero l’esistenza di Dio è impossibile, e che semmai, le tracce, non le prove, di Dio vanno cercate altrove, nel comportamento morale, nell’amore, nel sacrificio e nell’accettazione del dolore. Fin da quando Berto affronta l’esistenzialismo di Kierkegaard, si ha la sensazione che egli veda lì il vero problema: le pur generose fatiche degli Agostino, degli Anselmo, dei Tommaso erano di natura soprattutto speculativa, anche se sostenute, soprattutto in Agostino, dalla nuova forza della conversione nella carità. Kierkegaard, attaccando Hegel, in realtà fa capire che le pure speculazioni intellettive sono inutili se non sostenute dalle prove cui ci sottopone l’esistenza, dall’accettazione del limite. In poche parole il danese invitava ad uscire dai polverosi e umidi studi i poeti e altre poesie, di Emanuel Carnevali (Firenze, 4 dicembre 1897 – Bologna, 11 gennaio 1942). Questo il titolo del volumetto numero 47 (pagg. 36, euro 4, Via del Vento edizioni), della collana quadrimestrale “acquamarina”, curata da Fabrizio Zollo, che da alcuni anni propone, agli appassionati bibliofili, testi inediti e rari di poesia prevalentemente straniera. Duemila gli esemplari numerati, impressi su carta avorio, per i tipi della Stamperia Elle Emme di Pieve a Nievole (Pistoia), con una selezione che raccoglie diciotto fra le sue migliori poesie, scritte fra il 1918 e il 1931, tradotte da Elio Grasso, che ha curato anche la nota al testo. Il volumetto, dato alle stampe nel settantesimo della scomparsa del poeta, costituisce un’eccezione alla linea della collana, non solo perché questo erede spirituale del ‘maledettismo’ di Arthur Rimbaud e di Dino Campana scrisse tutte le sue poesie in inglese, ma anche perché le scrisse in quell’ambiente di poeti americani di avanguardia che influenzò fortemente con la sua singolare presenza. Elio Grasso, nella nota al testo, rileva come “I canali amarissimi dell’esistenza di Carnevali non sigillano la diversità d’espressione e l’inventario lucido di quel che non va: prima e dopo gli stenti, prima e dopo la malattia, egli sa bene come distinguere l’impasse psichica, e sa come prendersela con gli scrittori che, misteriosamente restano affascinati e influenzati da questo ragazzo in fin dei conti estraneo, straniero. Il ‘black poet’ utilizza l’esilio affondando la percezione per affrontare la strada, con tutti i suoi rischi, e la strada è il confronto con l’altro, la sfida, i v ari stadi dell’esistenza comune, da quello estetico del don Giovanni fino a quello etico del rischio di Dio, non della sua certezza. E d’altronde lo stesso autore ce lo dice apertamente, intervenendo nella narrazione in prima persona:“In cuor mio penso che la conversione sia e debba essere un monito quotidiano e perenne, per il cristiano”. Vale a dire che la conversione è sempre in corso, che il deserto appare sempre ai margini e talvolta ripresenta minacciosamente le sue sabbie, così come altre tentazioni e altri vuoti, ma come diceva san Paolo (1Cor 13,1-13) “se non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita”. Ed infatti, quando si stagliano sulle pagine del volume le figure di Karl Barth e soprattutto di Albert Schweitzer, coloro che hanno teorizzato il fare, la partecipazione, l’adesione interiore unita all’azione verso l’altro, il volume sembra avere un’impennata: se prima con indubbia capacità esplicativa e con un certo - e rispettoso - humor, Berto aveva passato in rassegna gli sforzi intellettuali dei cercatori delle prove di Dio, ora appaiono sulla scena gli uomini di Dio, vale a dire coloro che cercano e nel contempo mostrano l’esistenza del Numinoso senza troppe chiacchiere, con il loro fare. Schweitzer abbandonò carriera e comodità per curare malati senza nome per noi occidentali, in nome di “uno sconosciuto senza nome” che due millenni fa si avvicinò a dei pescatori che non sapevano chi fosse. Più “prova” di così dell’esistenza di Dio, sembra dire l’autore... acquamarina Ai poeti e altre poesie di Emanuel Carnevali a cura di Franco Benesperi dove capisce di potersi incastrare: le strade americane sono evidenti, gli sporchi lavori e i pochi dollari diventano nelle sue mani il movimento totale della scrittura, in prosa e in poesia. L’inglese statunitense diventa il suo dialetto. La lingua ne subisce l’effetto, e probabilmente anche tutte le menti, certamente non banali, che avvicinano le sue pagine”. “Di certo nei suoi versi Carnevali trancia in modo aperto quel che si stava producendo - prosegue Elio Grasso -, e investe della propria sensibilità la cognizione poetica affermata oltreoceano, con strenua caccia di immagini e con gli ‘insulti’ di quel Rimbaud che lo spinge alla massima libertà, a cui la salvezza deve essere per forza legata. E dal suo punto di vista, come dargli torto? Ogni poesia è fiera delle analogie che egli vi inietta, qualcosa che ai titolari allora in voga pareva troppo europeo ma che ben presto venne riconosciuto come una scheggia che, pur impazzita, avrebbe dato una svolta alla ricerca poetica”. La collana quadrimestrale “acquamarina” è in distribuzione nelle migliori librerie mentre, per maggiori informazioni e curiosità sulla piccola ma qualificata casa editrice pistoiese, è attivo il sito internet all’indirizzo www.viadelvento.it. Ai poeti Essenze di ogni bellezza popolare, violini dalle corde vibranti lunghe, soffici, delicate armonie – anche se sfiorati dalle ruvide dita del mondo, anche se sfiorati dalle fredde dita del dolore – pensate al giorno in cui, dormendo nelle vostre tombe, sarete svegliati dal tuono delle vostre voci e dal vento forte e gelido della vostra musica: poiché nel suolo fertile degli anni le vostre voci fioriranno mutando in tuono, la vostra musica muterà in vento che monda e genera. Emanuel Carnevali nvitò gli italiani a comprare titoli di Stato, nel 2011, per salvare l’Italia. Lui stesso li comprò. Si tratta del quarratino Giuliano Melani, che il 4 novembre 2011 acquistò una pagina di pubblicità sul quotidiano Corriere della Sera per sostenere il suo appello, sborsando 20 mila euro. Tre giorni dopo, mantenendo la promessa, andò alla filiale di Quarrata (dove Melani vive e lavora come agente di leasing) della Cassa di Risparmio di Lucca, Pisa e Livorno, acquistando 20 mila euro di titoli di Stato, che gli fruttavano il 6 per cento arrivando a 40 mila euro di Bot. «Da quel 4 novembre –raccontava Melani alla stampa locale- il Paese è cambiato. Fino al 3, gli italiani volevano vendere i Btp perché temevano che fosse carta straccia e non sapevano nulla di debito pubblico. Oggi sanno di cosa si tratta e ne hanno meno paura. In un anno molti, come mai in precedenza, hanno seguito il mio esempio. Negli ultimi 12 mesi c’è stata una cavalcata gigantesca sul debito: la mia iniziativa ha fatto la differenza. Agli italiani e al Paese è servita moltissimo». Giuliano ricevette quindi almeno 2 mila e-mail di complimenti dopo la pubblicazione dell’articolo di stampa, «al 90% di queste –aggiungeva Melani- era stata allegata la copia del documento che attestava l’acquisto di Btp». Poi telefonate da parte di giornalisti e politici, «Matteo Renzi mi chiamò il 4 novembre dicendomi che condivideva l’iniziativa». A caccia di pubblicità? «Il mio lavoro –ribatteva lui- non ne ha tratto benefici. Tutto quello che ho fatto è stato dettato dalla massima spontaneità. Se esiste qualcuno che vuol farsi pubblicità spendendo 40 mila euro in pochi giorni, si faccia pure avanti». Da qui il libro scritto da Melani su questa sua indimenticabile esperienza di successo, “La vita gratis. Il resto a pagamento”, contenente ipotesi rivoluzionarie superanti i dualismi, compreso quello sinistra-destra, che vanno dritte alla soluzione. «Nel libro contesto anche il primo articolo della Costituzione –dice- al posto del lavoro io vorrei un reddito per tutti!». Leonardo Soldati Poeti Contemporanei Prigionieri C’è una domanda che ogni giorno m’interroga: “Se non è d’aiuto provare sensi di colpa (o sollevare la spada), cosa sto facendo per dare soccorso ai fratelli tormentati dall’ìngiustizia avviliti dalla povertà prigionieri di una notte che non conosce l’alba”? Orazio Tognozzi 4 attualità ecclesiale Fanno spicco le parole di indirizzo e di elogio rivolte alle religiose “ La festa della Presentazione di Gesù al Tempio è chiamata anche la festa dell’incontro: nella liturgia, all’inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l’incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna. Quello fu anche un incontro all’interno della storia del popolo, un incontro tra i giovani e gli anziani: i giovani erano Maria e Giuseppe, con il loro neonato; e gli anziani erano Simeone e Anna, due personaggi che frequentavano sempre il Tempio. Osserviamo che cosa l’evangelista Luca ci dice di loro, come li descrive. Della Madonna e di san Giuseppe ripete per quattro volte che volevano fare quello che era prescritto dalla Legge del Signore (cfr Lc 2,22.23.24.27). Si coglie, quasi si percepisce che i genitori di Gesù hanno la gioia di osservare i precetti di Dio, sì, la gioia di camminare nella Legge del Signore! Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino, e sono tutti animati dal desiderio di compiere “ Quando una famiglia non ha da mangiare e deve pagare il mutuo ricorre all’usura: non è umano!”. Sono le parole forti pronunciate oggi da Papa Francesco al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, rivolgendo anche un forte appello affinché “le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale che ferisce la dignità della persona umana”. Presenti in piazza oltre 4000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno capo a 28 fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II”. T Ancora commosso e tremante per l’importante giornata è monsignor Alberto D’Urso, segretario generale della Consulta. Si aspettava queste parole forti di condanna dell’usura da parte di Papa Francesco? “Il Papa ha detto poche parole ma molto significative, probabilmente a braccio. Questo vuol dire che sente profondamente il problema. C’è in me ancora tanta commozione: l’autorevolezza del Papa ci ricompensa di venti anni di lotta. Quando abbiamo cominciato non si parlava di questo problema. Crediamo che il messaggio del Papa possa avere una risonanza notevole attraverso i mass media. Purtroppo il fenomeno dell’usura è in crescita a causa delle difficoltà economiche delle persone, sulle quali gli usurai si precipitano come avvoltoi. Per n. 5 9 FEBBRAIO 2014 2 FEBBRAIO: L’OMELIA DEL PAPA Giovani e anziani possono collaborare insieme quello che è prescritto. Questo non è un fatto esteriore, non è per sentirsi a posto, no! E’ un desiderio forte, profondo, pieno di gioia. E’ quello che dice il Salmo: «Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia IN PIAZZA CON IL PAPA Contro l’usura crescono la coscienza del popolo e la presenza di Chiesa Oltre 4000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno capo a 28 fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” hanno partecipato all’udienza di Patrizia Caiffa i volontari, le persone a rischio di usura e le persone usurate, le sue parole sono un grande incoraggiamento. Tra noi c’è anche un pullman di ex-giocatori d’azzardo: hanno capito che il tentare la fortuna non risolve i problemi della perdita di lavoro ma affama ancor più le famiglie, portando ad altre più gravi tragedie”. Con la crisi e la perdita del lavoro sono aumentate le persone che vi chiedono aiuto. O è anche frutto della vostra presenza e azione? “È aumentato il disagio ma anche la sensibilità della gente. E abbiamo una Chiesa molto più vicina. C’è una coscienza di popolo che cresce. Per noi è stato importante celebrare l’eucarestia nella basilica di San Pietro, per passare simbolicamente dal pane negato (l’usura), al pane donato e al pane condiviso. Sono per noi passaggi fonda- mentali, educativi, e appartengono alla cultura pastorale che è alla base dell’attività di prevenzione”. Il Papa ha fatto riferimento al problema dei mutui che le famiglie talvolta non riescono a pagare. Un appello implicito alle banche? “Certamente sì. Le banche in questo periodo hanno ristretto le possibilità di mutui, pur avendo concesso la sospensione di un anno per chi non riesce a pagare le rate. Ma le persone che hanno iniziato anni fa a pagare un mutuo e hanno perso il lavoro oggi stanno rivendendo le case. E tanti vendono le case per sopravvivere. Chiedo anch’io alle banche, che usufruiscono del deposito dei fondi delle fondazioni, di essere più attente, vicine e veloci nell’approvazione delle nostre richieste. La sospensione di un anno è stata, per certi versi, una provvidenza. Ma se, dopo un anno, le persone non riescono a lavorare di nuovo, i problemi continuano”. Cosa chiedete invece, di nuovo, al governo italiano? “Non basta fare una legge contro l’usura, bisogna anche rifinanziarla annualmente. Lo Stato non può fare delle leggi per combattere l’usura e poi tenere in vita esperienze come il gioco d’azzardo, che sono una delle cause principali. Con la mancanza di lavoro le persone diventano dipendenti dal gioco, che poi affama e disgrega le persone, causando suicidi e altre tragedie. La gente non può vivere sotto minaccia e nella paura. Noi ci auguriamo che lo Stato dia il lavoro e non l’incentivazione della fortuna attraverso il gioco d’azzardo, in modo che la gente possa ricominciare a pagare il mutuo e a fare una vita normale. Ma devono essere messi in condizione di poterlo fare”. Vita La gioia … La tua legge è la mia delizia (119,14.77). E che cosa dice san Luca degli anziani? Sottolinea più di una volta che erano guidati dallo Spirito Santo. Di Simeone afferma che era un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e che «lo Spirito Santo era su di lui» (2,25); dice che «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato» che prima di morire avrebbe visto il Cristo, il Messia (v. 26); e infine che si recò al Tempio «mosso dallo Spirito» (v. 27). Di Anna poi dice che era una «profetessa» (v. 36), cioè ispirata da Dio; e che stava sempre nel Tempio «servendo Dio con digiuni e preghiere» (v. 37). Insomma, questi due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami… Ed ecco l’incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. E’ Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre. E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione? Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira al Tempio, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo. Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto: è bello pensare così alla nostra vocazione! Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie. Nella vita consacrata E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e profezia. Non vediamole come due realtà contrapposte! Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe, e il segno di questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita; e la gioia di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte.” Poche parole ma illuminanti quelle che Papa Francesco ha rivolto alle consacrate, aggiungendo, parlando a braccio, che le religiose sono come gli avamposti della chiesa nelle frontiere umane e sociali, grandi donne e pilastro della chiesa visto che senza di loro non si può parlare di questa. Vita La 9 FEBBRAIO 2014 Dal 10 al 13 febbraio si terrà il convegno nazionale di pastorale giovanile. Il tema: “Tra il porto e l’orizzonte. Le direzioni della cura educativa” di Daniele Rocchi “T ra il porto e l’orizzonte. Le direzioni della cura educativa”. E’ il tema del XIII convegno nazionale che il Servizio per la pastorale giovanile della Cei (Snpg) organizza a Genova dal 10 al 13 febbraio. Il convegno è indirizzato agli incaricati diocesani di pastorale giovanile e a coloro che si occupano dell’animazione del mondo giovanile. La scelta del tema si inserisce nel decennio che la Chiesa italiana ha deciso di vivere all’insegna della “cura educativa”, inserito in un contesto di fede cristiana.Ad aprire i lavori sarà monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, e a concluderli il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova. Abbiamo chiesto a don Michele Falabretti, responsabile del Snpg, di illustrarci l’appuntamento. Da dove trae origine il tema del convegno? “L’ispirazione è venuta dal luogo scelto, ovvero il porto antico di Genova. Il porto esprime bene l’idea di accoglienza, di riparo. E la cura educativa è innanzitutto la capacità di custodirti soprattutto nei momenti di difficoltà. Nello stesso tempo, una cura educativa vera è quella che ti permette di ripartire e che ti apre nuovi orizzonti. Un educatore in gamba è pronto ad accogliere il giovane e a lasciarlo ripartire con un percorso di vita senza lasciarlo in mare aperto. Così accende il faro per orientarlo”. Cosa si propone di dire a chi si occupa dell’animazione e della cura del mondo dei giovani? “Questo convegno si rivolge a tutti quelli che hanno il coraggio e la responsabilità di farsi carico N ella lettura evangelica di questa domenica (Mt 5, 13-16), Gesù specifica, con immagini suggestive e, soprattutto, immediatamente efficaci, le caratteristiche cheEcontraddistinguoanc no coloro che lo accettano come maestro: sale, città sul monte, lampada accesa. Non si tratta di un invito o di una esortazione, ma di una constatazione. Egli, infatti, egli non dice «Voi dovreste essere» o, magari, «Mi raccomando che siate», ma, semplicemente e lapidariamente, «Voi siete». I discepoli di Gesù, dunque, non possono considerare queste tre dimensioni elencate da Gesù come un fatto privato, come se l’ambiente in cui vivono ne fosse impermeabile, ma devono essere consapevoli dell’impatto che, mediante il loro comportamento, volenti o nolenti, necessariamente eserciteranno, in maniera positiva o negativa, sulla comunità più o meno vasta a cui appartengono. Il sale conserva i cibi, preservandoli dalla corruzione, se mantiene questo suo potere, perché altrimenti non soltanto è da gettare, ma è anche da disprezzare nel peggiore dei modi (“calpestato dalla gente”): il credente, cioè, deve essere coerente non soltanto per sé, ma anche per la sua comunità, alla quale deve servire da “sale” incarnando il vangelo senza scendere a compromessi e senza lasciarsi vincere dal rispetto umano. La città sul monte è, per la sua posizione, necessariamente visibile, ovverosia il credente non ha mai il diritto di dire “sono fatti miei nei quali gli altri non si devono intromettere”, perché con il suo esempio o edificherà, se è buono, o attualità ecclesiale n. 5 5 APPUNTAMENTO A GENOVA Fare spazio ai giovani nelle comunità cristiane è promessa di futuro dei giovani. Le direzioni della navigazione della vita non sono sempre certe, a volte si tratta di provare ad uscire in mare aperto e se necessario tornare indietro. La capacità dell’educatore è quella di riconoscere il bisogno di gradualità. Il mare aperto è un bisogno di tutti, ci possono essere false partenze. L’educatore è a fianco del giovane perché non si perda”. Ma come interloquire con giovani sempre più istruiti, che abitano con i genitori, che non hanno lavoro, che non riescono a mettere su famiglia, che non hanno fiducia nelle Istituzioni? “Ripartendo dalla centralità della comunità cristiana. Non è più il tempo degli esperti di pastorale giovanile cui caricare il tema dei giovani come fosse un problema. Un concetto questo bene espresso nel documento del 1999 ‘Educare i giovani alla fede’. La comunità deve farsi carico dei giovani. La situazione è drammatica ma se ne viene fuori insieme. Non possono essere un prete, due suore e quattro educatori a tenere in piedi una bella esperienza e battere la mano sulla spalla ad un giovane dicendogli, ‘stai tranquillo che tanto prima o poi un lavoro salta fuori’. Di educatori che sanno suonare la chitarra e che sorridono ma non riescono a cogliere i problemi reali dei giovani non sappiamo che farcene. E’ urgente ridisegnare la figura dell’educatore”. Che tratti distintivi deve avere questa nuova figura? “Innanzitutto deve avere una passione profonda, che sappia spendersi nel momento in cui accetta la sfida educativa, che a volte ti fa andare a mille e a volte ti fa perdere colpi. Ma senza abbandonare i ragazzi. Un educatore che non costruisce solo momenti di festa ma che condivide tutto con i giovani, anche le lacrime, quando non sa più che fare. La Rio de Janeiro 28 luglio 2013: don Michele Falabretti, responsabile del servizio nazionale di pastorale giovanile a Casa Italia cura educativa non è legata solo al ‘saper fare’ ma al ‘saper essere’. C’è bisogno di una passione che torni senza paura alla domanda: perché lo facciamo?”. Prima parlava di comunità cristiana. Ma in che modo la Chiesa deve ricalibrare la propria azione pastorale? “Deve essere una comunità che attiva delle reti e che tiene lo sguardo aperto sui suoi giovani. La pastorale giovanile non sono le cose che fai per e con i giovani ma è la capacità degli educatori di tornare dagli adulti e fare in modo che abbiano l’attenzione alta sulle nuove generazioni. Una pastorale giovanile non può basarsi su una fiducia smisurata negli eventi davanti ai quali non ci si deve tirare indietro, e penso alle Gmg, che sono bellissime. Se tornare a casa, per un giovane, vuol dire non aver futuro anche quei momenti rischiano di essere un tradimento. Sono l’offerta di un sogno che mai si potrà realizzare. Occuparsi dei giovani a 360 gradi ma non perché li La Parola e le parole V Domenica del Tempo Ordinario anno A Is 58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16 distruggerà se è cattivo, con merito e premio nel primo caso o con vergogna e punizione nel secondo caso. Anzi, quanto più ci troviamo in posizione di rilievo, con conseguente maggiore visibilità, tanto più aumenta la nostra possibilità di influenzare chi ci vede e, di conseguenza, cresce la nostra responsabilità. Così certi recenti scandali provenienti dal clero -anche se da piccole minoranze- hanno avuto effetti devastanti per la Chiesa, mentre i protagonisti, che forse non si aspettavano questa risonanza, sono stati letteralmente “calpestati dalla gente”. Non è qui fuor di luogo ricordare che gli incarichi pubblici, compresi quelli politici, non vanno rifiutati per principio dal credente, se ne viene richiesto e ne ha la vocazione, come se fossero situazioni nelle quali è inevitabile “sporcarsi”, ma vanno invece accettati come occasioni preziose di testimonianza di servizio, da vivere -rigorosamente- nello spirito suggerito da Gesù-capo, venuto “non per farsi servire, ma per servire” fino al dono della propria vita. La lampada ha bisogno, per adempiere alla sua funzione, di essere accesa e poi di mantenersi così. La luce si accende con la lettura o l’ascolto della Parola di Dio e con la meditazione del messaggio che attraverso di essa ci giunge. Questa luce, poi, si mantiene accesa mediante l’attenzione all’opera che lo Spirito Santo svolge dentro di noi e che si percepisce soprattutto quando facciamo silenzio specialmente nella preghiera prolungata. Allora si attua la promessa di Gesù: «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Non ha senso, poi, che la lampada si nasconda, perché è suo compito -se no che lampada è?- far «luce a tutti quelli che sono nella casa». Gesù, a questo punto, esce dalla similitudine e conclude ordinando perentoriamente ai suoi discepoli: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Come? Nella sua omelia della III Domenica di Pasqua, il 14 aprile 2013, papa Francesco così lo ha spiegato: «Ricordiamolo bene tutti: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio! Mi viene in mente adesso un consiglio che san Francesco d’Assisi dava ai suoi fratelli: predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole. Predicare con la vita la testimonianza. L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere, mina la credibilità della Chiesa». Il modo più qualificante per diventare luce ci si considera malati. La cura educativa va intesa come il collocare i giovani dentro la vita di una comunità, accanto agli adulti, agli anziani, ai bambini. Mettere i giovani in condizione di essere persone in grado di ricevere dalla comunità ma anche di donare”. Come dire aiutare i giovani a vivere e non a campare… “Aggiungerei anche aiutare i giovani a collocarsi nel mondo. La comunità cristiana può mostrare al mondo che esiste un modo attento e pieno di carità di fare spazio alle nuove generazioni. Allo stesso modo i giovani devono sapere che la vita si conquista e che non possiamo portargli i pesi in eterno. Nessun giovane, infatti, si è mai conquistato uno spazio perché gli adulti o chi gli stava davanti lo ha fatto passare. Nella vita si entra formandosi. La fede non è fuga dal mondo ma lo strumento che ti permette di entrarci avendo in mano la forza della verità del Vangelo”. viene suggerito dalla prima lettura, tratta dal “terzo Isaia (Is 58, 7-10), che afferma la supremazia della carità addirittura sulla pratica del digiuno e la capacità della carità di trasformarci in luce perfino quando siamo in stato di peccato, simboleggiato da una ferita non rimarginata: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto». Nella seconda lettura (1 Cor 2, 1-5), l’apostolo Paolo ci dice, portando ad esempio la sua esperienza, che, per essere sale della terra, città sul monte e luce del mondo, non occorrono doti speciali: «Quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza». «Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione.[…] La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio». Dunque la nostra debolezza e l’esserne consapevoli non è penalizzante per essere sale della terra, città sul monte e luce del mondo, ma, anzi -può sembrare un paradosso-, è addirittura una carta vincente: quanto più ne saremo convinti, tanto più diventeremo trasparenti all’azione di un Dio che vuole manifestarsi proprio anche attraverso la nostra debolezza, così come lo ha fatto attraverso quella dell’apostolo Paolo. Don Umberto Pineschi 6 U na “Reginella santa” che mette d’accordo notabili e persone semplici. Sabato 25 gennaio alla beatificazione di Maria Cristina di Savoia, sposa di Ferdinando II di Borbone, morta a 23 anni il 31 gennaio 1836 dopo aver dato alla luce il figlio Francesco tanto desiderato dopo 3 anni di matrimonio, a gremire la basilica di Santa Chiara a Napoli c’erano duemila persone, tra nobili, come i discendenti dei Borbone e dei Savoia, uniti, per una volta, dall’amore e dalla devozione per la nuova beata, ma anche tanta gente del popolo. Il rito di beatificazione è stato presieduto dal cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e rappresentante del Papa; la celebrazione eucaristica è stata presieduta, invece, dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli; hanno concelebrato, oltre al cardinale Amato, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace; monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari dove la nuova beata nacque nel 1812; monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta; monsignor Mario Milano, emerito di Aversa; monsignor Armando Dini, emerito di Campobasso-Bojano; padre dom Beda (Umberto) Paluzzi, abate ordinario di Montevergine; fr. Giovangiuseppe Califano, postulatore della causa di beatificazione, che ha letto una biografia di Maria Cristina; padre Agostino Esposito, ministro provinciale dei Frati minori di Napoli, e più di sessanta sacerdoti. La festa liturgica per la nuova beata, le cui spoglie mortali sono custodite proprio nella basilica di Santa Chiara, è stata fissata il 31 gennaio. I n Italia nascono sempre meno bambini. Secondo i dati provvisori Istat, riferiti ai primi sette mesi del 2013, il saldo negativo è il peggiore da 33 anni: rispetto al 2012 sono nati 62 neonati in meno al giorno. Più di 22mila bambini che mancano all’appello. Se la cifra forse non rende l’idea, è meglio ricorrere all’esempio di una vecchia Pubblicità Progresso che sensibilizzava sulla perdita quantitativa della foresta amazzonica. Ebbene, i bambini non nati corrispondono all’incirca alla popolazione di un medio comune della provincia italiana. Quindi quest’anno ci siamo giocati, a scelta: Lumezzane, Colleferro oppure Ariano Irpino. Una cittadina intera sparita, cancellata, dissipata. Interpretati così, i numeri cambiano decisamente la prospettiva e forniscono nuova linfa apprestandoci a celebrare domenica prossima la 36esima Giornata per la vita. Anche per rispondere a chi si chiede se ancora c’è bisogno di festeggiare questa ricorrenza o se in fondo non si perda nella lunga processione ormai pressoché quotidiana di “giornate per qualcosa”, che vogliono ricordare un po’ tutto e poi spesso passano senza colpo ferire. Basti pensare che la prima volta fu nel 1979. Si era all’indomani della legge sull’aborto e la Chiesa italiana voleva ribadire che non si sarebbe mai rassegnata o arresa nella difesa della vita e decise di organizzare, ogni anno, un momento dedicato espressamente alla necessità e alla n. 5 9 FEBBRAIO 2014 BEATIFICAZIONE A NAPOLI La «Reginella santa» Nobili e popolo a celebrazione per Maria Cristina di Savoia di Gigliola Alfaro lo consigliava alla moderazione e alla clemenza, come nel caso della commutazione delle condanne a morte alla pena del carcere anche per cospiratori e nemici”. Quadruplice Dono prezioso Maria Cristina di Savoia “è dono prezioso per la Chiesa di Napoli e per la Chiesa universale. La sua vita e le sue opere di carità rimangono per tutti un tesoro da custodire e da imitare anche oggi”, ha osservato nell’omelia il cardinale Crescenzio Sepe, che indossava una casula confezionata, per l’occasione, dalle seterie di San Leucio. Opera rilanciata proprio dal “coraggioso impegno” della nuova beata. “Ella - ha aggiunto - fu una straordinaria donna di carità con una predilezione speciale per i poveri, i malati, le donne in difficoltà; carità autentica e incarnata nella realtà del suo tempo, carità vissuta come promozione umana e cristiana del suo popolo”. Maria Cristina è stata “la regina dei poveri perché ha posto l’amore evangelico alla base del suo stile di vita semplice e sobrio, del suo impegno per il perdono e la pace in famiglia e nella società; per il sostegno alla gioventù esposta, anche allora, a pericoli di ogni genere; per la difesa dei diritti inalienabili della persona umana, consapevole che nulla è estraneo a Cristo e al suo Vangelo di quanto è veramente umano”. Il cardinale Sepe ha ricordato anche che la regina “fu consigliera del suo sposo, adoperandosi per la difesa e la promozione del popolo a lui affidato” e che “Ferdinando II, nella sua azione di governo, fece suoi i desideri di bene della sua sposa che messaggio “La beata Maria Cristina è stata talmente conquistata dall’amore di Gesù da trasformare la nobiltà del censo in nobiltà di grazia, diventando un’autentica regina della carità”, ha affermato il cardinale Angelo Amato, alla fine della messa. Per il porporato, la beata ci consegna oggi un quadruplice messaggio. Innanzitutto,“ricorda a tutti i battezzati che tutti siamo chiamati alla santità”. Il secondo messaggio consiste “nel riconoscere che la vera ricchezza e nobiltà è il nostro essere cristiani, figli del Padre celeste, salvati da Gesù Cristo”. In terzo luogo,“i santi come Maria Cristina risvegliano il mondo facendolo uscire dal torpore della mediocrità e del male per aprirlo al dinamismo del bene”. Infatti,“i santi bonificano la nostra vita sociale dall’inquinamento dei vizi, restituendo valore alla virtù e dignità alla vita”. Infine, ha concluso il cardinale Amato, “la nostra beata, giovane mamma, morta nel dare alla luce il suo bambino tanto atteso, ci ricorda che la nostra esistenza, breve o lunga che sia, avrà il suo approdo nella vita eterna”. GIORNATA PER LA VITA Trentasei anni dopo… “generare futuro” È più di un tema, di un titolo per un documento. È l’invito a essere promotori e custodi responsabili dell’unica vera e sorprendente energia in grado di rimettere la società in movimento: la vita di Emanuela Vinai bellezza del suo pulsare. A trentasei anni di distanza molte cose sono mutate, ma le emergenze che riguardano la tutela della vita, di tutta la vita nel suo svolgersi, sono ancora qui. Eppure lo sguardo è ancora rivolto in avanti, alla speranza, e non a caso il messaggio della Conferenza episcopale italiana pone a tema “Generare futuro”. È un bel verbo generare. Significa dare la vita, procreare, dare origine, ma anche cagionare, provocare, suscitare.Tutti sinonimi, seppure con venature diverse. E poi un generatore è quello che dà energia: quale energia è più forte di quella vitale? Colui che è generato, è dello stesso “genere” di chi lo genera, quindi generare è trasmettere qualcosa di sé, di generazione in generazione. Ma che succede se questa trasmissione si interrompe, se non ci sono più bambini cui i nonni possano raccontare com’era, per far loro immaginare come sarà? Cer- to c’è la crisi che frena, che inibisce, che spaventa. Oggi la fascia di età compresa tra il 25 e i 35 anni, quella più fertile, in cui storicamente si “fa famiglia” e si accolgono i figli, è anche quella che più risente della precarietà economica. La recessione blocca la speranza e posticipa le decisioni. A questo si aggiunge la miopia della politica che invece di promuovere e adottare politiche di sostegno alla genitorialità, ristagna affidandosi a un welfare familiare che non regge più la supplenza alle carenze dello Stato sociale. A ciò si aggiunge una dichiarata sfiducia dei giovani nel futuro e nel mondo in generale, visto come irrimediabilmente corrotto e insicuro. Però non posso fare a meno di pensare che la mia generazione è quella nata negli anni ’70. Per capirsi basta un rapido e non esaustivo bignami di storia: conflitto mediorientale, crisi energetica mondiale, guerra civile in Irlanda, violenza di piazza, lotta armata, terrorismo e anni di piombo. Serve altro? I nostri genitori, spesso monoreddito, devono essere stati davvero degli incoscienti a pensare a metterci al mondo in un contesto simile! Eppure hanno avuto fiducia nel futuro. Quella cosa nebulosa, indistinta, ipotetica, sognata che ci sta di fronte. Come lo si affronta nei tempi bui? “Il futuro non è più quello di una volta” ammoniva Paul Valery. E meno male! Il futuro è nuovo ogni giorno e serve a costruire il presente, a dare una meta su cui costruire i nostri progetti. Un domani molto prossimo dove “accogliere con stupore la vita, il mistero che la abita, la sua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre”. Per questo “generare futuro” è più di un tema, di un titolo per un documento. È l’invito a essere promotori e custodi responsabili dell’unica vera e sorprendente energia in grado di rimettere la società in movimento: la vita. Vita La Samaritana della strada in onore di santità di Alessandro Orlando Sono passati tre anni da quando il 19 febbraio 2011, nella Basilica della SS. Annunziata di Firenze, alla presenza del cardinal Giuseppe Betori, vi è stata la celebrazione della chiusura del processo diocesano di beatificazione della fondatrice delle suore passioniste di San Paolo della Croce, la Serva di Dio Maria Maddalena Frescobaldi Capponi, laica e madre di famiglia. Maria Maddalena nacque a Firenze l’11 novembre del 1771. Sposata con il marchese Pier Roberto Capponi visse a Firenze da dove esiliò a causa delle invasioni napoleoniche. Finita la guerra e tornata ad abitare il palazzo vicino a piazza SS. Annunziata iniziò a prestare la sua mirabile opera all’ospedale Bonifazio di via S. Gallo imbattendosi nella piaga della prostituzione che coinvolgeva giovani donne. Decise quindi, con la collaborazione di alcune amiche, di fondare una scuola dove in seguito molte delle ragazze salvate vollero consacrarsi al Signore ed offrire la propria vita per il bene delle persone bisognose, povere e dimenticate. Nel 1817, Maria Maddalena, chiese ed ottenne dal generale dei Passionisti di affiliare la piccola comunità alla paternità spirituale del grande mistico e apostolo S. Paolo della Croce. Maria Maddalena morì a Firenze l’8 aprile del 1839 circondata dall’affetto delle figlie Passioniste e da tante persone che avevano ricevuto da lei amore e dedizione comunione e dell’amore divino. Ricordata anche per la sua lotta all’usura e come una delle fondatrici della Cassa di Risparmio di Firenze, quella di Maria Maddalena è una figura particolarissima, una nobile donna sollecita nell’operare il bene e testimoniare l’amore verso gli altri, in special modo verso i più poveri, gli ultimi e le giovani senza speranza, abbruttite dalla prostituzione ma desiderose di cambiare vita. Ella non obbligò mai nessuno a seguirla, ma individuò le potenzialità e le attitudini del prossimo valorizzandole in ogni singola libertà e suscitando disponibilità al cambiamento e all’incontro con la fede e l’infinita comprensione di Dio. Maria Maddalena si è avvicinata al mistero della Passione di Cristo e i dolori di Maria che non sono una porta chiusa e un luogo sconosciuto, ma il posto dove risiede l’amore senza fine e la condivisione di ciò che non separa mai il divino dall’umano e lo integra perfezionandolo nelle opere di misericordia. Nel ricordare la vita e le opere di Maria Maddalena mi tornano alla mente le parole di Gesù di fronte agli scribi e ai farisei che condannavano l’adultera e volevano lapidarla,“Chi di voi” - disse- “è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei” e poi rivolgendosi alla donna “Dove sono coloro che ti condannano? Nemmeno io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Maria Maddalena praticò la vera misericordia, una misericordia che è compassione nel senso originario della parola, del “patire con”, del “soffrire insieme”, lasciandosi toccare dal male, dalle ingiustizie e dal dolore altrui, nella certezza che chi ha fatto misericordia è stato colui che si è fatto povero tra i poveri e ultimo tra gli ultimi. La sua opera continua nella dedizione e nel lavoro delle oltre mille suore appartenenti alla congregazione delle suore Passioniste di S. Paolo della Croce presenti in tantissime nazioni del mondo e, ovviamente, nella casa madre di Signa. Pistoia Sette N. 5 9 FEBBRAIO 2014 Q uest’anno la Giornata per la vita è stata celebrata da don Tommaso, parroco della chiesa della Vergine che ringraziamo anche per la festosa e amorevole accoglienza di tutta la sua comunità. La Messa è stata celebrata alle 11 da monsignor Mansueto Bianchi, vescovo ddi Pistoia. È seguito un incontro conviviale al Centro Giovanni Paolo con il vescovo, il parroco, numerosi parrocchiani e gli operatori del Movimento per la vita e Centro di aiuto alla vita. Durante il pranzo, la responsabile del Centro ci ha intrattenuto raccontandoci le sue esperienze al servizio della vita. “Mi chiamo Vanda Ferrari, sono la responsabile del Centro di aiuto alla vita di Pistoia sin dal 2003. Voglio comunicarvi alcune mie riflessioni. 5 settembre 2003, mi sembra, 1° giorno. Mi ero “catapultata” da una scuola elementare di Pistoia al Centro di aiuto alla vita, dove attualmente svolgo la mia attività come responsabile, circondata da 10 colleghe che si prodigano nell’operare con me. A scuola ho sempre avuto esperienze e rapporti profondi con i genitori, nonni e bambini e devo affermare che ho risolto più volte situazioni difficili, nel dare consigli alle famiglie per un lavoro proficuo per tutti. Mi interessavo molto al dialogo che cercavo di costruire con empatia e correttezza. Desideravo soprattutto prendermi cura dei bambini più deboli che difendevo con ostinità e forza. Tornando al 5 settembre 2003, ricordo. Era una bella giornata, piena di sole, che infondeva fiducia e speranza. Mi sentivo emozionata nel salire le scale del nostro Centro. Mi dicevo: “Come andrà a finire? Sarò all’altezza? (Per fortuna ho anche un diploma di assistente sociale). Mentre questi pensieri mi affollavano la mente, vidi una figura esile, occhi che esprimevano tristezza, ma sincerità e rispetto. Una nomade stanziale, ma che non sembrava tale. Le figlie bambine, un marito che la picchiava spesso. La povertà. Ascoltavo in silenzio quel vissuto, cercai di aiutarla.Ancora oggi la vedo e la saluto.. Mi farà presto conoscere la figlia in attesa di un bambino. TESTIMONIANZE Cronaca di una “Giornata per la vita” di Giuliana Zoppis Così ebbi la mia prima esperienza al Centro. Quante madri in situazioni difficili di disagio, ma le persone cui tenevo maggiormente erano e sono le ragazze madri di qualsiasi nazionalità esse siano, con i loro bambini non riconosciuti, ma con tanta voglia di combattere e di andare avanti. I primi tempi, tornando a casa, pensavo e ripensavo alle confidenze che si erano create durante i colloqui. Mi faceva male il ripensare. Le esperienze si sono susseguite. Ricordo con affetto una ragazza madre italiana che presenta una minorazione ad una mano e all’avambraccio. Un figlio che ora frequenta la scuola elementare; un misero contributo per il suo handicap; per fortuna vive con la madre che percepisce una pensione minima di reversibilità. Per Natale mi ha telefonato, sono andata a trovarla. Sto cercando di trovarle un lavoro nelle categorie protette. Spero di riuscirci; per questo motivo ho coinvolto la mia famiglia. Il lavoro del centro non si esaurisce qui; moltissimi stranieri, troppi, che spesso chiedono aiuto pretendendo ed è allora che bisogna far capire che quello non è l’atteggiamento giusto. Molti di loro dicono che non lavorano; c’è quindi da dubitare, nonostante i documenti richiesti. Una recente esperienza di pochi giorni fa. Una signora albanese ha dato alla luce una bambina. Non sapeva di essere in attesa, raccontava la figlia ventenne, mentre ascoltava le mie perplessità, toccava il suo cellulare di ultima generazione. Una famiglia di 5 persone, ora di 6, con figli maschi di 23 e 22 anni, un babbo giovane. Nessuno lavora solo il primo figlio. Come fanno a vivere? Come è possibile? C’è da crederci? Ascoltare le persone è difficile, faticoso, coinvolgente, per cui occorre prendere le dovute distanze in alcuni momenti e prestare molta attenzione ai vissuti. Devo confessare con amarezza che le donne italiane sono più riservate, più timorose, hanno vergogna di chiedere, di esternare i loro problemi psicologici ed economici. Bi- sogna metterle a proprio agio, favorendo la verbalizzazione dei sentimenti, senza forzature e con la massima discrezione. Naturalmente dopo i colloqui, le utenti vanno dalle altre volontarie, le quali si affannano con amore per cercare e consegnare vestitini, carrozzine, passeggini e corredini. Altre esperienze significative sono quelle delle mamme in stato interessante, che sono a volte sole, ma che affrontano la decisione di scegliere la vita, in piena libertà, superando ogni intimazione e ostacolo dei parenti che vorrebbero farle abortire. Perché non menzionare le donne di colore? Fra loro anche Abel, una mamma bellissima, sembra una modella, ma il marito l’ha lasciata per un’altra. Ha una bambina con forte rachitismo lo si vede dalle gambine fortemente arcuate e una andatura non adeguata. Quando me ne sono accorta, l’ho mandata subito dal pediatra che ha confermato i miei timori. La madre e la figlia sono andate in Africa per un mese e, quando sono tornate la piccola stava meglio. Ora viene seguita dai medici dell’ospedale Mayer di Firenze. Molte donne di colore arrivano al centro con i loro piccoli “cavalcati” (caricati) sulle spalle, credendo nella vita, pur nella loro povertà, mostrandoci con fierezza i loro piccoli bellissimi, dagli occhi neri, lucidi e penetranti. Il nostro centro è questo: un via vai di mamme, bambini che ci aspettano, che ridono, che piangono, che chiedono aiuti, che raccontano… Non è sempre facile. Ma tutto ciò è un inno alla vita. Quest’anno abbiamo aiutato a nascere e crescere 51 neonati con latte e pannolini che saranno seguiti fino a due anni. In tutto abbiamo assistito 154 famiglie. Si ricorda che il Centro di Aiuto alla Vita ha la sua sede in Vicolo dei Pazzi, 16 a Pistoia ed è aperto il lunedì e il mercoledì dalle 15,30 alle 17,30 e il venerdì dalle 9,30 alle 11,30.” Durante la Messa il presidente del Movimento e Centro di aiuto alla vita,Tommaso Braccesi, ha ricordato che il Movimento per la vita ha invece una funzione soprattutto culturale ed educativa informando l’opinione pubblica su varie tematiche. Si serve di concorsi scolastici dalle scuole materne alle superiori, pubblica il periodico Sì alla Vita, organizza incontri e seminari per giovani e famiglie, ha raccolto firme, come è avvenuto quest’anno, per sensibilizzare la vita politica al rispetto dell’uomo dal concepimento alla morte naturale. Non tutti sanno che dal 1978 al 2012, con la legge 194, le interruzioni di gravidanza in Italia sono state 5.437.553, come si facessero scomparire singolarmente città come Roma, Milano, Napoli, Bologna. Si dice che il numero degli aborti in Italia sia diminuito ad opera della legge 194, in realtà, gli aborti sono diminuiti per la vendita di 400mila confezioni di pillole del giorno dopo, l’azione educativa svolta dalla Chiesa e dai Movimenti per la vita e per l’azione dissuadente e assistenziale dei 338 Centri di Aiuto alla vita sparsi in tutta Italia. Una buona notizia riguarda l’obiezione di coscienza di medici, infermieri e farmacisti, che è in costante crescita. Il presidente del Movimento per la vita italiano, Carlo Casini, con una sua lettera, ringrazia tutti coloro che hanno collaborato alla raccolta delle firme per l’iniziativa europea “Uno di noi” che è stata presentata al Parlamento europeo con 1.896.852. Si apre ora una seconda fase. Occorre che la nostra domanda sia accolta, comunque tutto ciò è stato un segno di rinnovamento civile e morale. Intanto un risultato è già stato raggiunto: un risveglio delle coscienze ed una ripresa di coraggio in tutta l’Europa. Ringraziamo il parroco che ci ha accolto e monsignor vescovo che ci guida e ci sostiene sempre in questa nostra attività. CELEBRATA IN CATTEDRALE Giornata per la vita consacrata D omenica 2 febbraio, Festa della presentazione di Gesù al tempio, la chiesa ha celebrato la Giornata mondiale della vita consacrata. Anche i consacrati e le consacrate di Pistoia si sono trovati in Cattedrale alle 18 per celebrare l’eucaristia presieduta dal nostro vescovo. È stato un momento importante di comunione ecclesiale di tutti i consacrati. I quali, sono una significativa testimonianza evangelica e, come ci ha ricordato il vescovo una vita donata, offerta in particolare per i più poveri, una vita in cammino ed una vita di luce (il simbolo della candela), che poi si traduce in fedeltà. La vita consacrata nei suoi diversi carismi è un dono per tutta la chiesa, sia quelle che si esprimono nel servizio pastorale, educativo, caritativo, ma anche quelle che vivono in clausura donando la loro vita nella preghiera, tutte esprimono il primato di Gesù e la bellezza di donarsi totalmente a lui. Anche Papa Francesco ha esortato tutti i consacrati con queste parole: “Questa offerta di se stessi a Dio riguarda ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella fa- miglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia. Tuttavia, tale consacrazione è vissuta in modo particolare dai religiosi, dai monaci, dai laici consacrati, che con la professione dei voti appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo. Questa appartenenza al Signore permette a quanti la vivono in modo autentico di offrire una testimonianza speciale al Vangelo del Regno di Dio. Totalmente consacrati a Dio, sono totalmente consegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristo là dove più fitte sono le tenebre e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati.” Gabriella D’Agostino 8 comunità ecclesiale ASSOCIAZIONE MEDICI CATTOLICI Progetti per l’anno in corso MONASTERO DELLE BENEDETTINE Una nuova arrivata a cura di Daniela Raspollini D opo la messa in memoria di Marco Tamburini, che è stato per lungo tempo presidente dell’Associazione medici cattolici di Pistoia, abbiamo effettuato un’intervista a Franco Niccolai, attuale presidente Quale è lo scopo dell’Associazione medici cattolici Iitaliani (Amci)? L’Amci ha, tra i suoi scopi principali, quello di provvedere alla formazione morale e professionale dei medici, di promuovere studi in ambito della bioetica ispirandosi ai principi cristiani e di animare e difendere lo spirito di autentico servizio umano e cristiano del medico verso gli ammalati. Quale è l’impegno e il progetto dell’Amci in questo anno pastorale? I temi proposti per approfondimento in questo anno dal Consiglio nazionale sono: - rapporto tra economia e gestione della sanità: come coniugare responsabilità, trasparenza e carità con efficiacia e efficienza manageriale - il volto umano dell’embrione. Gli Ordini dei medici stanno preparando la stesura del nuovo Codice deontologico che andrà a sostituire quello del 2006. Come medici cattolici, sia a livello nazionale e regionale che diocesano, ci stiamo impegnando perché i principi in esso contenuti siano rispettosi della sacralità della vita e della dignità della persona. Come Amci diocesana abbiamo deciso di aiutare concretamente persone ammalate con problemi economici. Siamo infatti a conoscenza che sempre più persone bisognose non sono in grado di comprare medicine, di pagare ticket sanitari e cure odontoiatriche. Abbiamo perciò deciso, autotassandoci per un euro al giorno, di costituire un fondo sanitario che sarà gestito direttamente dalla Caritas. Stiamo inoltre predisponendo un elenco di medici generici e specialisti disponibili, su diretta chiamata telefonica del personale della Caritas, a visitare persone bisognose. Il 2 febbraio è stata celebrata una messa in ricordo di Marco Tamburini: quale è stato il suo ruolo nell’Amci? Marco è stato presidente dell’Associazione per sette anni e, grazie al suo impegno di medico che esercitava la professione come una missione al servizio dei malati ed alle sue doti manageriali, ha contribuito al rilancio dell’Amci organizzando convegni e conferenze sui problemi della bioetica e portando avanti progetti di aiuto economico a donne in gravidanza tramite il Movimento per la vita. La sua morte improvvisa è stata una grave perdita per tutti noi, ma il suo ricordo è uno stimolo per continuare l’opera da lui iniziata. Lei è anche presidente della onlus “Insieme per la Terra Santa”. Quali sono i vostri scopi e gli impegni L’associazione “Insieme per la Terra Santa” è nata quattro anni fa per iniziativa di un gruppo di persone che aveva fatto esperienza di pellegrinaggi in Terra Santa sotto la guida di don Cesare Tognelli. Lo scopo dell’associazione è quello di far conoscere le realtà della Terra Santa, favorire il dialogo fra ebrei, cristiani e musulmani e aiutare le popolazioni cristiane che là vivono. Il nostro impegno è quello di organizzare pellegrinaggi in Terra Santa (il prossimo nella prima metà del mese di aprile). Nei nostri pellegrinaggi non ci limitiamo a visitare i luoghi sacri, le pietre calpestate da Gesù, ma cerchiamo anche di incontrare le “pietre vive”, cioè le comunità cristiane, le parrocchie, gli istituti, gli ospedali, ecc. In particolare abbiamo un rapporto di vicinanza con la Casa dei Bambini Gesù di Betlemme, un istituto gestito dalle Suore del Verbo Incarnato che ospita bambini palestinesi disabili. In questi ultimi anni ci siamo impegnati a raccogliere fondi per contribuire alla ristrutturazione ed ampliamento della Casa. Ed ancora oggi continuiamo ad aiutare economicamente la Casa per sopperire alle ingenti spese di gestione. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO L’attività dell’ente Camposampiero I A Pistoia, in perifieria, nella zona del popoloso quartiere delle Fornaci, tra il rione di S. Marco e Candeglia sulla via Antonelli ha sede l’Ente Camposampiero. Sorto il 20 gennaio 1946 per onorare la memoria del professor Giuseppe Camposampiero, eminente studioso, apprezzato insegnante appassionato sostenitore del riscatto e delele necessità dei più poveri di Pistoia, così come lo era stato in Firenze a fianco del prof. La Pira. La Camposampiero oggi come ieri opera con lo stesso spirito di servizio di allora e con le stesse aspirazioni che hanno motivato e mosso Giusepe Camposampiero e e signorine Borgioli, in particolare la prof.ssa Angela Borgioli, che hanno dato seguito concreto alle idee di giustizia sociale e solidarietà umana e cristiana promosse dal fondatore. Anche oggi, come ieri, sembra che la povertà bussi alla porta di tante famiglie che vivono nella nostra città e nei nosti quartieri. È povertà materiale, che riduce i consumi delle famiglie, ma è di Luca Traversari anche e soprattutto mancanza di entusiasmo, di energia per realizzare il futuro e perdita di speranza. Quale risposte avrebbe dato Giuseppe Camposampiero oggi a questa sfida? Non lo sapremo mai, ma possiamo vedere quello che si cerca di realizzare oggi alla Camposampiero. La sede di via Antonelli è un piccolo villaggio della solidarietà, dove operano varie cooperative che si occupano d inserimenti lavorativi per fasce deboli (ex carcerati, di- Vita La n. 5 9 FEBBRAIO 2014 sabili) , un centro adolescenti che raccoglie i ragazzi della zona, una nuova cooperativa di produzione, Manusa, che si occupa di riuso di vestiti usati e messa a nuovo degli stessi, una scuola materna comunale e la Fabbrica delle emozioni che rappresenta uno spazio aperto ad assciazioni e realtà del quartiere. L’Ente Camposampiero, associazione di soli volontari , nell’ultimo periodo si è impegnato per la realizzazione di un impianto fotovoltaico, che produce circa il 50% dell’ener- gia elettrica di cui la struttura necessita di un centro Caritas, per l’ascolto e distribuzione di vestiti e aiuti alle famiglie in difficoltà del quartiere. Ultimamente con un gruppo di ragazzi aiutati da dei volontari sta recuperando le zone verdi circostanti la struttura e in abbandono, creando un orto sociale e un frutteto biologico. In questo modo i ragazzi coinvolti ricevono un contributo economico che offre aiuto in un momento della loro vita non certo facile e contribuiscono a migliorare l’ambiente della zona. A breve l’Ente in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia proporrà un bando rivolto ai giovani per progettare una parte dello spazio esterno alla Camposampiero da destinare a giardino della pace, dove giovani e anziani, persone con origini etniche, culturali e religiose diverse possono incontrarsi e sperimentare momenti di condivisione e amicizia. I sogni vissuti da pochi rimangono nel cassetto, se condivisi da tanti possono diventare realtà. La consacrazione di suor Maria Marcella Mondombo Kane avverrà domenica 9 febbraio S uor Maria sarà consacrata a Dio nella vita monastica domenica 9 febbraio. La solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi, avrà luogo alle 16 nella Chiesa del Monastero “Santa Maria degli Angeli” (in piazzetta Civinini). A suor Maria Marcella rivolgiamo alcune domande sulla sua vocazione. Come è nato il suo desiderio di entrare nell’ordine benedettino come monaca di clausura? Ho avuto la chiamata alla vita contemplativa quando ero studentessa di storia. Un’insegnante ci parlava della vita monastica e io sognavo di poter fare una vita di preghiera e lavoro, ma senza andare a lavorare fuori del convento (in quel tempo ero suora di vita attiva). Allora mi sono documentata sul motto ‘ora et labora’ e ho capito che era quello lo stile di vita che sognavo. Ho chiesto di entrare nel Monastero Benedettino per poter condurre una vita semplice, cercando l’umiltà e praticando l’ubbidienza al Vangelo, alla regola di san Benedetto e all’abbadessa. Mi attirava anche l’amore delle Benedettine per la Lectio, per la Liturgia e per il Canto Gregoriano. Questo ho trovato e questo sto vivendo con convinzione. Qual è il suo messaggio per la chiesa di Pistoia? Vorrei dire alla nostra diocesi che la vita contemplativa è un ‘sì’ gioioso, quotidiano, al Signore. La clausura non è chiusura ma trampolino di lancio della propria vita. E’ un modo per esprimere la propria amicizia con Dio e con il prossimo, nell’intimità del chiostro, nella solitudine scelta e nel silenzio interiore, pregustando in questo modo la gioia della vita eterna. Per noi monache è molto importante sentirci nel cuore della chiesa, dunque essere presenza ‘endogena’ nella nostra diocesi è una responsabilità e noi lo viviamo con grande impegno. Per questo chiediamo a chi legge di pregare il Signore per noi e per tutte quelle donne che lui starà preparando ad unirsi a noi nel canto della lode, in questa sua santa casa”. D.R. IN CATTEDRALE Vespro d’organo con Matteo Bonfiglioli Domenica 9 febbraio 2014 alle 17, in Cattedrale, ci sarà il Vespro d’organo con Matteo Bonfiglioli che eseguirà musiche su organo Tronci 1793 e Costamagna 1969. Matteo Bonfiglioli ha un nutrito calendario di esecuzioni: è stato invitato invitato ad esibirsi per rassegne, festival e associazioni musicali in Italia e all’estero. Sue esecuzioni sono state trasmesse da enti radiofonici e televisivi. Si è esibito in alternanza con il Coro del Teatro Comunale di Bologna per la Rassegna Il nuovo l’antico organizzata da Bologna Festival. a presentato musica in prima esecuzione assoluta. È organista presso la Basilica di San Martino Maggiore di Bologna, dove è conservato un organo risalente al 1556, capolavoro di Giovanni Cipri. SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA Alto riconoscimento per il segretario Martedì 4 febbraio, prima dell’inizio delle lezioni ordinarie, la scuola di teologia ha vissuto un momento di festa per la consegna, fatta da monsignor vescovo, della bolla di nomina di cavaliere di San Silvestro Papa al segretario della scuola Giacomo Poncini, visibilmente commosso e contento. Il direttore della scuola, monsignor Frosini, ha introdotto la breve cerimonia ringraziando il neo-cavaliere per l’attenzione continuata da diversi anni nell’adempimento della sua funzione. Vita La È passato un anno da quel 10 gennaio del 2013 in cui Don Ferrero è morto, in quel tempo pareva non volesse lasciare la sua amata Valdibure, tanto è che è rimasto nella sua chiesa per ben 5 lunghi giorni, per poi continuare a dormire nel piccolo cimitero accanto alla pieve. E’ proprio vero che nel Regno di Dio non c’è distinzione fra noi, i morenti, e loro, i viventi in Dio. In realtà non se n’è mai andato, continua a starci vicino, a guidarci, a volerci bene, noi lo sentiamo, lo sente tutta la sua gente che a distanza di un anno, ha voluto riempire di nuovo la chiesa di Valdibure la sera del 10 gennaio, quando si è celebrata una messa e Padre Paul ha benedetto la bella lapide che è stata apposta in sua memoria in fondo alla chiesa. E così è successo anche a Santomoro, domenica 12 L o scorso lunedì 3 febbraio la comunità parrocchiale pistoiese di San Biagio in Cascheri ha festeggiato con particolare solennità il suo patrono San Biagio. Per avere notizie sulla figura del Santo Biagio, vescovo e martire, occorre compiere un immaginario lungo viaggio nel tempo e nello spazio: vissuto tra il III e il IV secolo, Biagio era un medico e fu nominato vescovo della città di Sebaste, in Armenia. Non si hanno molte notizie sulla vita di San Biagio, mentre molte sono le leggende fiorite attorno alla sua figura: a lui si attribuiscono vari miracoli, tra cui il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, e poiché si rifiutava di rinnegare la fede cristiana, fu torturato con i pettini di ferro che si usano per cardare la lana. Il suo martirio si concluse nel 316 con la decapitazione, nell’ambito di una feroce persecuzione contro i cristiani, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per 9 FEBBRAIO 2014 comunità ecclesiale n. 5 Associazione degli amici di don Ferrero Battani Grazie Ferrero gennaio, con una messa seguita da un pranzo, organizzato dalla gente del paese, presso la casa del popolo, con più di 100 persone, il cui ricavato è stato destinato all’Associazione degli amici di don Ferrero per fini di beneficienza. L’associazione ha fatto stampare un giornalino intitolato “Grazie Ferrero”, che raccoglie una serie di racconti di tante persone che nel tempo lo hanno conosciuto, e non lo hanno più dimenticato. La famiglia ha fatto scolpire sulla sua tomba un bel bassorilievo in pietra serena che lo raffigura con le braccia protese in avanti in segno di accoglienza e vicino i simboli delle realtà che più ha amato, Valdibure, la montagna, il deserto, i campeggi. Son tutti piccoli gesti di amore che la sua gente ha sentito il bisogno di offrirgli per questo primo anniversario della sua morte, perché l’amore che continuiamo a provare per don Ferrero ci accompagna immutato e ricordarlo ci fa stare bene. Lui è stato per noi un padre, un grande maestro ed il suo insegnamento è vivo dentro di noi e ci permette di andare avanti con responsabilità e autonomia, come figli ormai adulti. Continuiamo a sentirlo vicino, e cerchiamo ogni giorno di aderire al presente, di sentirci costruttori del Regno, attenti a scorgere quel “ frammento di Infinito “ che è in ognuno di noi. Paola Vivarelli La parrocchia di San Biagio in Cascheri festeggia il proprio Patrono un vescovo dal cuore gonfio di amore, per Dio e per gli uomini, e quell’amore non lo ha mai abbandonato fino alla morte, proprio come ha insegnato Gesù. Come tutti gli anni, la parrocchia di San Biagio in Cascheri ha festeggiato la solennità del santo patrono con tre celebrazioni religiose: una mattutina alle ore 8, una alla vecchia chiesa presso l’Ombrone, che era stata sede parrocchiale fino all’edificazione della nuova chiesa più grande, ed una solenne alle ore 17.30. La partecipazione dei parrocchiani è stata sentita e abbondante a tutte le celebrazioni, e nel corso della celebrazione solenne pomeridiana si è vista la chiesa piena come nelle grandi occasioni: la liturgia è stata assistita da un valido servizio di coro, ed in chiesa si sono visti molti devoti di San Biagio provenienti anche da altre parrocchie cittadine, come ad esempio Vicofaro o le Casermette. Per l’occasione alcune signore della Caritas parrocchiale si sono impegnate a cucinare e confezionare alcune ceste di biscotti decorati di pasta frolla a forma di pesce, da distribuire ai fedeli in memoria del miracolo per il quale il santo viene principalmente ricordato e venerato; il ricavato delle offerte è stato interamente devoluto alla Caritas parrocchiale per l’acquisto dei generi alimentari per i bisognosi. Al termine di tutte le celebrazioni don Piero Vannelli ha somministrato ai numerosi fedeli presenti la benedizione della gola con le candele incrociate, come da tradizione. Ma i festeggiamenti del patrono nella parrocchia di San Biagio in Cascheri proseguiranno ancora per qualche giorno: prossimamente il coro polifonico di San Biagio organizzerà una rassegna corale, mentre domenica prossima, al termine della celebrazione delle ore 11, la comunità parrocchiale di San Biagio si ritroverà per un pranzo comunitario organizzato presso i locali della chiesetta vecchia presso l’Ombrone da un’equipe di volontari parrocchiali. Esso si concluderà – come vuole la tradizione originaria di Milano, dove il culto di San Biagio è molto vivo – con il panettone appositamente conservato dalle festività natalizie per essere consumato proprio in questa occasione. Nicola Ponsillo La Rai intervista le donne del Moica A breve distanza di tempo dal ricevimento del dono di un prezioso ricamo da parte del Presidente della Repubblica, un altro importante evento riguardante il Moica si preannuncia per il prossimo 7 febbraio. In questo caso si tratta di un’intervista che una troupe della Rai verrà a fare alle socie e alla presidente dell’associazione, Anna Maria Michelon Palchetti, nei locali del Museo del ricamo. Que- sta potrà essere una buona occasione perché, attraverso l’interesse dimostrato dalla Rai per il Moica e il Museo del ricamo, si possa diffondere l’immagine della nostra città sul piano nazionale. Nel frattempo il Movimento della casalinghe ha iniziato i lavori dell’anno 2014 con la prima riunione assembleare, avvenuta il 28 gennaio, relativa in primo luogo al tesseramento. Era presente il nuovo presidente della Misericordia, Sergio Fedi, venuto ad assicurare la continuità del positivo rapporto col Moica instaurato dal precedente presidente, Aligi Bruni, a giusto titolo ricordato con gratitudine dalle socie. Si è successivamente delineato il programma operativo per l’anno 2014, sia in riferimento al corso di ricamo già in essere dal 17 gennaio, sia in riferimento all’incontro del 10 marzo per celebrare la festa delle donne (con due giorni di ritardo per motivi pratici), sia per quanto con- I cento anni di don Giuseppe Vignozzi Da 75 anni al servizio dei religiosi e della chiesa Festa di San Biagio i cristiani e condanne a morte per i vescovi. Per questi motivi oggi viene ancora venerato San Biagio, vescovo e martire, quale protettore delle malattie della gola e patrono degli otorinolaringoiatri, nonché protettore dei cardatori di lana. Anche se non molte sono le notizie certe che si hanno sulla vita di San Biagio, una certezza è giunta comunque intatta fino a noi oggi: che cioè la sua figura è quella di PITEGLIO 9 cerne la gita culturale del 1 aprile, giornata del “lavoro invisibile” delle casalinghe. La gita avrà per meta una villa della Lucchesia, villa Mansi, proseguendo così un itinerario che si snoda tra le più belle dimore artistiche di Toscana e che ha già toccato le ville medicee di Cerreto Guidi e di Poggio a Caiano. Un altro argomento all’ordine del giorno è stato il Convegno nazionale del Moica che si svolgerà a Cascia il 5 e 6 giugno prossimi: in particolare si è discusso della modalità più adatta per prendervi parte. Ma l’argomento principale dell’incontro sono state le due celebrazioni che cadono quest’anno: i venticinque anni del Moica e i dieci anni del Museo del ricamo. Sono già in preparazione le iniziative per solennizzare questi due anniversari e tutte le socie sono state invitate ad esporre idee e proposte utili al coinvolgimento della cittadinanza pistoiese. Piera Petracchi Don Giuseppe Vignozzi in questo 2014 ha tagliato il record di cento anni; infatti è nato a Montelupo Fiorentino nel settembre del 1914. Orfano di guerra, fu ordinato sacerdote nel 1939 dal vescovo di Pistoia Giuseppe Debernardi. Dopo l’ordinazione sacerdotale fu inviato a San Marcello Pistoiese nella veste di cappellano. Nel ‘40 ebbe la nomina nelle chiese: di Santa Maria Assunta di Piteglio, della Madonna del Carmelo di Prataccio e degli oratori della Pieve vecchia (chiesa Matildica) e Migliorini. Fino ad oggi don Vignozzi ha trascorso settantaquattro anni di sacerdozio in montagna., dove è stato animatore anche del cinema parrocchiale. Tante sono le cose che realizzò in questo tempo: fu professore di scuola media, insegnò hai ragazzi la religione, diresse per oltre cinquanta anni il bollettino pastorale “Voce-Amiche” che fu organo di informazione fra il paese di Piteglio e gli emigranti di queste zona sparse in ogni angolo della terra. Questo piccolo giornale ebbe attenzione da parte di una prestigiosa università di New-York. Tempo fa ne venivano stampati 1200 copie che venivano distribuite ai parrocchiani. Nel luglio 1999 potè celebrare in occasione di festeggiamenti ad anziani sacerdoti la Messa a Castel-Gandolfo con papa Giovanni Paolo II. I suoi parrocchiani lo ricordano così: basco in testa, la sciarpa, una borsa nera dalla quale uscirono sempre lezioni di bontà e nella quale entrò ben poco, e quando vi entrò fu per il bene di tutti. Umile e povero si congeda dalla vita rimanendo lo stesso mentre le sue cose un giorno saranno per i giovani che verranno perché il suo cuore vuole battere sempre con loro. Giorgio Ducceschi 10 comunità e territorio Coldiretti invoca un maggiore coinvolgimento delle aziende agricole nella gestione del territorio. Per Capecchi (Commissione urbanistica) occorrono interventi preventivi MALTEMPO Ancora frane e allagamenti pagina a cura di Patrizio Ceccarelli vori pubblici del Comune di Pistoia -, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La nostra montagna, le nostre colline, in assenza dell’intervento dell’uomo, dei terrazzamenti, della cura quotidiana di scoli e piccoli fossi, della pulizia di argini e briglie, si sbriciolano. Crollano, letteralmente, pezzo dopo pezzo, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza delle poche famiglie ed imprese che ancora costituiscono un presidio». Coldiretti da tempo invoca un maggior coinvolgimento delle aziende agricole nella gestione del territorio. «Sono in grado – sostiene Mario Carlesi, presidente dell’associazione - di svolgere un ruolo ancora più attivo nell’ambito della piccola manutenzione e monitoraggio del territorio, in montagna ed in pianura». «È in assenza di un’opera costante di manutenzione di boschi e pendii, di rinforzo e ripulitura – riprende Alessandro Capecchi -, che le forze circostanti tendono a riprendere il loro posto, mettendo a rischio strade, ponti e ferrovie, costruzioni e capannoni. Non vi è nulla di eccezionale in ciò che accade, e la ripetizione costante di certi fenomeni testimonia la loro inevitabilità, sistematicità, dannosità. Perché a fronte di un uomo che si ritira, e abdica al proprio ruolo, vi è una natura che tende a riprendere spazio. Così accade che il sistema idraulico non riesca più a trattenere a monte ciò che, con troppa velocità, pressione, violenza, si riversa a valle, determinando il costante rigonfiamento dei normali recettori idraulici e la conseguente esondazione di gore INFRASTRUTTURE Nuovo parcheggio da 97 posti a Pistoia ovest L’area di sosta sarà collegata a centro e stazione da bus navetta. Realizzata anche una rampa per disabili nel sottopasso ferroviario È stato inaugurato il nuovo parcheggio di interscambio di Pistoia Ovest nei pressi di viale Adua a ridosso della stazione ferroviaria (dietro gli istituti tecnici Fedi e Fermi). Il parcheggio, realizzato su un terreno di circa cinquemila metri quadrati che il Comune ha acquistato dalla Provincia, ha 97 posti auto di cui 4 riservati a disabili. L’opera ha un costo complessivo di 900mila euro di cui 450mila sono serviti per l’acquisto dell’area. L’importo è finanziato per metà dal Comune e per metà dalla Regione. «Si tratta di un’opera importante - sottolinea il sindaco Samuele Bertinelli - in una zona di particolare rilevanza strategica per la città. Il parcheggio servirà, infatti, un’utenza molto ampia e diversificata: dai pendolari che utilizzano il treno, ai residenti, dagli avventori degli esercizi e delle funzioni private e pubbliche presenti sul viale Adua a chi proviene dalla montagna. Rappresenta anche una struttura di servizio per l’uso della linea Porrettana, infrastruttura fondamentale per l’intero nostro territorio. Da qui sarà possibile spostarsi comodamente con i mezzi pubblici, ma anche a piedi o in bicicletta. Si tratta dunque di un intervento coerente con i principi che ispirano le politiche della mobilità dell’Amministrazione, volte a favorire la mobilità dolce, il trasporto pubblico e l’interscambio modale». Dal parcheggio di Pistoia Ovest, con sosta gratuita, si potrà quindi raggiungere facilmente il centro storico grazie alla linea 3 dell’autobus con corse ogni quindici minuti nei giorni festivi e ogni ora in quelli feriali. Il biglietto, che costa 90 centesimi ed è valido per l’intera giornata, potrà essere acquistato sul posto alla macchinetta emettitrice. La fermata della linea 3 più vicina al parcheggio è in via Savonarola, all’uscita del sottopasso di attraversamento della ferrovia. Si tratta di un collegamento pedonale dal parcheggio di attestazione in direzione del centro cittadino migliorato con un intervento grazie alla realizzazione di una rampa per l’accesso ai disabili. L’opera, costata complessivamente 210mila euro, è stata finanziata con gli oneri destinati all’abbattimento delle barriere architettoniche. Infine nel parcheggio sono stati installati quattordici punti luce per illuminare l’area nelle ore notturne. e, con ragionevolezza, ripensare al rapporto tra uomo e ambiente, ed in particolare alla necessità di una montagna viva, abitata, gestita, sviluppata». SANITà L’Asl annuncia 25 assunzioni entro l’anno « « Appena piove la montagna frana e la pianura si allaga. Una situazione non più tollerabile, secondo Coldiretti, sia per i rischi diretti alla vita e ai beni delle persone, sia per l’assoluta incertezza che produce all’attività economica pistoiese, e in particolare alle aziende agricole. «In pianura – denuncia l’associazione agricola - di nuovo vivai e campi allagati con i consueti disagi per abitanti e aziende delle zone di Chiazzano, Quarrata e non solo. In montagna il rischio isolamento è purtroppo concreto». Praticamente tutto il territorio di Pistoia e della Toscana è a rischio idrogeologico (il 98% dei comuni). Il clima cambia, ma i continui disagi sono dettati dalla mancanza di manutenzione ordinaria. Gli interventi si effettuano solo a seguito di eventi drammatici. «Dopo decenni di ubriacatura ecologista – tuona Alessandro Capecchi, presidente della Commissione urbanistica e la- e torrenti.A loro volta impossibilitati a drenare tutta l’acqua generata da una pianura nel frattempo riempita di costruzioni, di impermeabilizzazioni, di ostacoli. Occorre invertire la rotta Vita La n. 5 9 FEBBRAIO 2014 Saranno rinnovati anche 44 contratti a termine Entro la fine del 2014 verranno assunte 25 persone e rinnovati 44 incarichi a tempo determinato. Molto prima, già nelle prossime settimane, verrà presentato il piano per la riorganizzazione dei servizi». Lo annuncia l’Asl 3 di Pistoia rispondendo all’affondo dell’Intersindacale medica, sul piede di guerra per carenza di personale e organizzazione del nuovo ospedale San Jacopo con il suo modello per intensità di cura. Nel mirino dei sindacati sono finiti poi ancora una volta i compensi dei dirigenti Asl, considerati sproporzionati rispetto a quelli del resto del personale. «Non applichiamo che i contratti nazionali di lavoro», replica l’Azienda diretta da Roberto Abati, rispondendo punto per punto alle critiche. «Grazie all’azione di razionalizzazione realizzata nel 2013 – sostiene l’Asl - l’Azienda potrà presentare nei prossimi giorni il piano delle assunzioni per il 2014 prevedendo il rinnovo di 44 incarichi a tempo determinato e circa 25 ulteriori assunzioni, così come aveva fatto per il 2013, con la presentazione del piano assunzioni nel quale erano chiaramente definiti i vari profili». In quest’ottica, la prossima è prevista la presentazione del progetto generale di riorganizzazione dell’Azienda, con la revisione del regolamento e delle strutture interne che, come annunciato da tempo, punta allo snellimento della struttura organizzativa accompagnato dall’indizione dei concorsi per la nomina dei nuovi primari che si affiancheranno ai tre nominati di recente. COMMERCIO E SERVIZI Da giugno scatta l’obbligo del Pos per imprese e professionisti Critica la posizione di Confcommercio: «l’economia riparte tagliando le tasse, non introducendo nuovi obblighi» N on dal 30 giugno 2015, come voleva un emendamento al Milleproroghe approvato in precedenza, bensì già dal prossimo 30 giugno 2014 sarà vigente la norma che obbliga commercianti e professionisti ad accettare pagamenti con il bancomat per transazioni superiori a 30 euro. Fino al 30 giugno 2014 saranno sottoposte alla norma solo le attività con fatturato superiore ai 200 mila euro ma entro il 26 giugno 2014 è possibile che venga pubblicato un ulteriore decreto per i soggetti per adesso esclusi. «Un vincolo – commenta Tiziano Tempestini, direttore di Confcommercio Pistoia - che, se da una parte vorrebbe imprimere modernità ai servizi della rete distributiva italiana, dall’altra viene imposto come nuovo balzello per imprenditori e professionisti e in pratica sembra un regalo al sistema bancario da parte del Governo». «Se la norma è stata fatta con l’intenzione di rendere più efficienti, comodi e sicuri i pagamenti, oltre che rintracciabili – prosegue il direttore di Confcommercio -, allora andrebbero immediatamente calmierate le commissioni bancarie sulle transazioni. Da noi sono ancora troppo alte. Il decreto Salva Italia del dicembre 2011 prevedeva la revisione delle commissioni bancarie per il Pos, che non mi risulta abbia ancora avuto un suo decreto attuativo. Per avere il Pos in negozio si arriva a pagare un canone di 15-20 euro al mese, oltre alle commissioni su ogni transazione: spese basse per il bancomat (0,50-1%), più alte per le carte di credito (dall’1 al 3-4%). Per una struttura commerciale che fattura sui 500mila euro l’anno si tratta di una spesa di 15.000 euro annui». Ma i problemi maggiori riguardano ovviamente i piccoli commercianti, «molti dei quali – precisa Tempestini - sprovvisti di Pos proprio alla luce dell’entità irrisoria dei singoli pagamenti che ricevono, e i professionisti, come commercialisti e avvocati, che non sempre dispongono dei sistemi per l’accettazione di pagamenti con moneta elettronica». «È urgente far ripartire l’economia tagliando le tasse e il costo del lavoro – conclude Tempestini -, invece di accatastare vincoli e obblighi sulle spalle delle piccole imprese». Vita La n. 5 PROVINCIA DI PISTOIA I dati dell’osservatorio turistico di ottobre 2013 C rescono gli arrivi ma calano le presenze. E’ questo, in sintesi, quello che è emerso dalla statistica dei dati di ottobre 2013 rispetto ad ottobre 2012. Il settore più in difficoltà è quello alberghiero mentre quello extraalberghiero è molto migliore sia per quanto riguarda gli arrivi (+18,67%) che per le presenze (+0,32%). Il trend complessivo è composto da una flessione marcata del movimento dall’Italia e da una crescita di quello estero. La Valdinievole è quella che presenta risultati più positivi ( +3,84% per gli arrivi e -2,94% per le presenze) grazie al movimento dall’estero. Anche Montecatini presenta risultati positivi per gli arrivi (+5,80%) e negativi per le presenze (-2,07%) con una sensibile crescita dall’estero ed una flessione dall’Italia di entità moderata per quanto riguarda gli arrivi e molto estesa per quanto riguarda le presenze. Fra gli altri comuni che spiccano segnaliamo Lamporecchio con un +103,79 di arrivi e +34,30 di presenze mentre a Pescia le variazioni positive riguardano siano il movimento estero che quello interno. In calo invece i comuni di Larciano e Chiesina Uzzanese. Decisamente peggiore il trend nell’area pistoiese che ha registrato una diminuzione degli arrivi del 13,25% e del 15,% delle presenze con evidenti diminuzioni sia del movimento interno che di quello estero. In forte discesa il comune di Pistoia oltre a quello di Serravalle e più ancora di Quarrata. Per quanto riguarda la parte montana un trend positivo si registra per San Marcello che ha fatto registrato un +50,44% di arrivi e un -15,68% di presenze non da meno tuttavia i dati fatti registrare anche da Abetone, Cutigliano e Piteglio. L’area del Montalbano presenta invece un andamento negativo (-14,51 di arrivi e -7,70% di presenze) causato dalle notevoli flessioni del movimento interno che influiscono sul risultato positivo da parte dell’estero. Considerando invece il periodo Gennaio ottobre notiamo che non ci sono state molte differenze rispetto a quello dei primi nove mesi dell’anno sia per il movimento estero sia per quello interno. Stesso discorso per l’andamento settoriale con una flessione dell’alberghiero ed un incremento dell’extralberghiero. Nella zona della Valdinievolei i risultati si attestano sul -4,48% per gli arrivi e-3,94% per le presenze. Fra gli arrivi trend positivo per il comune di Lamporecchio le proprie quote di arrivo insieme a Monsummano Terme mentre i migliori risultati li ha raggiunti il comune di Larciano con un +55,63% di arrivi e +18,24% di presenze grazie al movimento estero. Trend positivo per gli arrivi anche per l’area pistoiese (+2,05%) con una stabilità delle presenze e con i valori migliori per il movimento interno rispetto a quello estero. La parte montana registra una netta ascesa degli arrivicon un +5,66% e presenze stabili grazie anche al minore, ma migliore movimento estero. Fra i comuni in crescita troviamo Abetone (+15,19% di arrivi e +10,63% di presenze) mentre in lieve flessione i comuni di Cutigliano e San Marcello. La zona del Montalbano, infine, è l’area che si mantiene su incrementi significativi (+9,80% di arrivi e +4,19% di presenze) grazi anche al decisivo apporto del movimento estero. Edoardo Baroncelli Bilancio incoraggiante per l’Avis di Quarrata umeri fatti di persone. Il 2013 si è chiuso con numeri molto incoraggianti per Avis Quarrata. La sezione guidata da Franco Burchietti ha fatto registrare infatti segni positivi in tutte le voci dell’attività donazionale, superando anche gli obiettivi fissati dalla Regione. Le unità donate dai donatori quarratini in tutto il 2013 ammontano a 1971 (203 in più di quelle del 2012 con un + 11,3% ). L’incremento di donazioni totale si è registrato sia per quanto riguarda il sangue intero, sia per quanto riguarda il plasma, superando in entrambi i casi gli obiettivi minimi stabiliti dalla Regione: le sacche di sangue raccolte sono state 1389 (168 in più rispetto al 2012, pari ad + 13,8%, 131 in più rispetto all’obiettivo regionale); le unità di plasma raccolte invece sono state 582 (35 in più rispetto al 2012 con un incremento del 6,4%, 30 sacche in più rispetto all’obiettivo regionale). «Questi risultati dimostrano come l’impegno paghi sempre – afferma Franco Burchietti, presidente Avis Quarrata – La nostra sezione si sta consolidando come la seconda più importante in tutta la provincia e tra tutte le altre associazioni similari. Gli obiettivi raggiunti oltre ogni più rosea aspettativa nel 2013 dall’Avis, hanno permesso di far conseguire risultati importanti anche al Centro di raccolta dell’Asl3 di Quarrata che infatti si è attestato su un valore di circa l’11,3% del totale Asl». Se si tiene conto anche delle donazioni effettuate nel centro raccolta di Quarrata dai donatori iscritti all’Avis di Serravalle o di altre associazioni, il numero delle donazioni sfonda quota 2 mila: precisamente 2.023, con un incremento rispetto al 2012 di 169 unità, pari al + 9,1% I donatori effettivi che hanno reso possibile il raggiungimento di questi traguardi sono stati 905 (586 maschi, 319 femmine), anche se i donatori complessivi iscritti all’Avis di Quarrata sono mille. L’Avis comunale di Quarrata, insieme al Centro di raccolta sangue gestito dell’Asl3, conta nel 2013 un incremento di circa 200 unità trasfusionali donate/ raccolte rispetto al 2012: un numero significativo se si tiene conto che l’incremento totale in tutta la provincia di Pistoia è di circa 600 unità. «I numeri dicono molto, ma non tutto – conclude Burchietti - Perché sono “aridi” se non vengono supportati dalle persone: volontari, membri del consiglio, personale medico, incaricati alle chiamate e naturalmente i donatori. A tutti rivolgo il mio più sentito grazie. Un grazie inoltre anche all’Ail provinciale, per il miglioramento delle attrezzature e del supporto tecnico alla donazione». Luca Giuntini (Avis Quarrata) AGLIANA A Laboratorio di lettura l via dal corrente mese fino al prossimo maggio, ad Agliana, un laboratorio di lettura e non solo per bambini (da 3 a 6 anni) e genitori. L’iniziativa è organizzata dalla Biblioteca comunale “Angela Marcesini” in collaborazione con la Cooperativa sociale Pantagruel. Gli incontri prenderanno spunto dalla lettura di una storia per trasformarsi poi nel “Laboratorio dell’artigiano” dove verranno costruiti piccoli oggetti o fatti disegni da portare poi a casa, magari insieme a qualche libro o dvd preso in prestito in biblioteca. Il tutto si svolgerà nella Sezione ragazzi della Biblioteca comunale di via Goldoni a San Piero Agliana due volte al mese il sabato mattina (i primi due ogni mese) a partire dalle 10 e fino a mezzogiorno. Gli incontri sono totalmente gratuiti. 11 Il miracolo di Pistoia, premio dell’Unione Europea come città accessibile P RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO N comunità e territorio 9 FEBBRAIO 2014 istoia premiata dall’Unione Europea come destinazione emergente d’eccellenza per il turismo accessibile e sostenibile, unica città italiana tra le 19 segnalate da più parti d’Europa, alla quale sono stati riconosciuti armonia tra natura ed arte, centro storico chiuso alle automobili e visitabile facilmente in sedia a rotelle, itinerari con informazioni specifiche sull’accessibilità per chi ha una disabilità fisica. Due le particolarità della città segnalate, il percorso sotterraneo, il più lungo in Toscana, di quasi settecento metri accessibile lungo l’antico alveo del torrente Brana sotto l’ex ospedale cittadino del Ceppo, ed il museo tattile per ciechi ed ipovedenti allestito al piano terreno di Palazzo dei Vescovi in piazza Duomo. Nella Pistoia sotterranea si vedono mulini, ponti medievali, opifici, resti delle vecchie mura, nel percorso in superficie anche l’anfiteatro anatomico più piccolo del mondo, scelto da History Channel come set per il docufilm su Leonardo da Vinci in onda a marzo 2014, con la collezione di ferri chirurgici tra i quali l’antenato del bisturi, L’itinerario, interamente accessibile per persone con disabilità motorie, è dotato anche di pannelli braille. Nel museo tattile, invece, mappe e modellini smontabili dei monumenti più importanti, con accanto i campioni dei materiali con cui sono stati realizzati, cotto, marmo, pietre, per far scoprire la città a chi non può vederla con i propri occhi ma anche per farla vedere agli altri sotto una luce diversa. Ritiene che sia meritato il premio a Pistoia Lamberto Tozzi, già funzionario della Regione ed oggi presidente dell’associazione no profit “Cittadinanze. Turismo senza barriere” di Sesto Fiorentino (FI) che promuove le buone pratiche nell’accessibilità in Toscana, occupandosi anche dell’omonimo sito Internet. «Ho verificato personalmente –dice alla stampa, lui che si muove sulla sedia a rotelle- i percorsi della città. Niente a che vedere con gli Stati Uniti o con alcune città europee nate già nell’impostazione urbanistica senza barriere, ma il livello di accessibilità nella regione è alto rispetto al resto d’Italia, dove s’incontrano situazioni veramente incresciose. Sarà tuttavia impossibile in Italia avere città totalmente accessibili, a causa della loro conformazione. Le strade dei centri storici sono quasi tutte in lastroni o in pietra, quindi irregolari. I palazzi sono antichi e spesso non si può intervenire su scale e ripiani. Attenuanti che però non giustificano la mancanza di attenzione sistematica, a parte alcuni casi, sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Tanti altri interventi si possono programmare, dalle informazioni e segnalazioni degli ostacoli all’inserimento di pedane e rampe ed alla realizzazione di percorsi alternativi. Il problema non riguarda solo i disabili, ma anche gli anziani, mamme con bambini piccoli e chiunque abbia difficoltà di movimento anche temporanei. Spesso, invece, sono interventi sporadici, affidati alla buona volontà dei singoli enti o di privati, senza un coordinamento. In controtendenza, però, la Toscana che effettivamente si sta distinguendo in questo». Leonardo Soldati PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected] 12 comunità e territorio CYBER-BULLISMO Confartigianato Pistoia in prima linea La degenerazione della comunicazione in rete Aziende in piazza per ribellarsi di Marina Zampolini S ono in corso di definizione in ambito governativo misure volte a contrastare l’espandersi del fenomeno del cyber-bullismo, ovvero della prevaricazione, derisione o persecuzione di gruppo attraverso i social network nei confronti di soggetti ,per lo più giovanissimi, individuati come potenziali vittime a causa di loro particolari caratteristiche o presunti difetti, delle loro inclinazioni o comportamenti sessuali, e, fatto gravissimo, perfino della loro disabilità. Questa forma di bullismo telematico, come e ancora di più del bullismo tradizionale, può avere effetti devastanti sulla psiche della vittima, specie se adolescente (a causa della intrinseca vulnerabilità di una identità ancora in fase di consolidamento) e specie se già in difficoltà ad elaborare psicologicamente alcune condizioni personali, quali l’omosessualità, la presenza di problematiche corporee o di salute ,familiari ecc. L’opinione pubblica è stata infatti profondamente colpita da episodi, anche recenti, di suicidi di adolescenti additati al pubblico disprezzo sulla rete per la loro tendenza sessuale o perché, nel caso di una ragazzina, tacciata di essere una “ragazza facile”: le loro giovani menti non hanno retto alla vergogna prodotta da questa “gogna virtuale” e non hanno quindi potuto attivare misure di autotutela psicologica né chiedere efficacemente aiuto, ma sono sprofondati nella disperazione senza ritorno. La normativa in corso di definizione, che punta soprattutto sull’autocontrollo dei social network per arginare il dilagare di violenza e volgarità nella comunicazione in rete, potrà raggiungere la massima efficacia se sarà accompagnata da un incremento di consapevolezza circa questa problematica nell’ambito delle agenzie formative primarie: se la scuola quindi cesserà di considerare la comunicazione attraverso i social network come un fatto privato ed appartenente alla vita extrascolastica degli allievi, ma ne riconescerà l’importanza, in positivo e in negativo, per lo sviluppo psicosociale degli adolescenti; se la famiglia quindi cesserà di considerarla una semplice “moda” comunicativa degli adolescenti di cui gli adulti non debbono interessarsi più di tanto, ma ne coglierà anche i potenziali pericoli per il benessere psichico dei figli. Ai fini di questo aumento di consapevolezza gioverà ricordare che la particolare pericolosità del bullismo cibernetico rispetto al bullismo tradizionale è legata soprattutto alla sua pervasività; esso non si esplica infatti solo in determinati ambienti ( la scuola, l’ambito sportivo ecc) ed in determinati momenti, ma colpisce la vittima attraverso l’uso di pc, tablet, smartphone ecc in qualunque momento ed in qualunque luogo, compresa l’intimità della cameretta, divenuta non più protettiva. Inoltre la comunicazione in rete consente un ampliamento teoricamente illimitato del gruppo dei persecutori, così da provocare nella vittima una sensazione di accerchiamento ,reso ancora più inquietante dal fatto che il persecutore può mascherare in rete la propria identità, conferendo così ad insulti e minacce la capacità di provocare nella vittima dubbi, sospetti e distanziamenti interpersonali che peggiorano ancora di più la qualità del suo mondo relazionale. Un’ ultima, non secondaria considerazione, è relativa alla scarsa autocoscienza degli adulti rispetto alla propria comunicazione in rete: volgarità ed aggressività non sono infatti patrimonio esclusivo della comunicazione degli adolescenti, ma anche gli adulti fra un tweet e un retweet possono perfino arrivare ad augurare la morte a persone malate, come accaduto di recente. spor t pistoiese ELEZIONI Silvana Innocenti a capo del Panathlon S Vita La n. 5 9 FEBBRAIO 2014 arà ancora Silvana Innocenti Giovannini (nella foto) a rappresentare il Panathlon Club: la signora Innocenti Giovannini, infatti, è stata eletta presidente del Panathlon International Club Pistoia -Montecatini Terme per il terzo biennio consecutivo (2014, 2015). La “signora dello sport pistoiese”, sposata con Rinaldo Giovannini, ex dirigente dell’atletica leggera e telecronista della Pistoiese ai tempi della serie A, è stata votata all’unanimità dai 34 soci presenti all’assemblea elettiva, tenutasi nella suggestiva cornice dell’Hotel Tettuccio di Montecatini Terme. Nell’occasione sono stati eletti anche nove consiglieri, tra i quali, prossimamente, saranno scelti i due vice presidenti, il segretario, il tesoriere e le altre persone che si occuperanno di fair play, del controllo del doping, dei diversamente abili, delle quote rosa e dei rapporti con la stampa. La presidentessa, visibilmente emozionata e che si è detta “contenta di poter proseguire la propria opera”, ha assistito poi all’approvazione del bilancio 2013; da menzionare, inoltre, che la relazione sull’attività del club ha ottenuto molteplici elogi. Silvana Innocenti Giovannini ha avuto modo di ricordare e sottolineare le manifestazioni organizzate dalla prestigiosa associazione, quali l’assegnazione del III Premio Nazionale di Giornalismo Sportivo al giornalista/scrittore Franco Esposito, la cerimonia di premiazione degli studenti segnalati da Coni e Provveditorato agli Studi per meriti scolastici e l’etica nello sport praticato e ancora l’aver insignito gli atleti e i dirigenti sia dello sport professionistico che di quello dilettantistico di Pistoia e provincia. Ha inoltre chiesto ai soci l’autorizzazione a portare avanti i contatti con il Club di Verona per giungere a un proficuo gemellaggio, ottenendo disponibilità e una convinta approvazione. Dulcis in fundo, ha salutato con gioia l’ingresso di un nuovo, autorevole membro. È entrato a far parte del Panathlon International Club Pistoia-Montecatini, infatti, il sindaco di Montecatini Terme Giuseppe Bellandi: è stato associato per la categoria ippica, in considerazione dei suoi successi da gentleman driver con le redini lunghe. Il primo cittadino termale ha ricevuto il tradizionale distintivo, letto il decalogo del panathleta ed è stato applaudito a lungo. Gianluca Barni C onfartigianato Pistoia in prima linea per la manifestazione di protesta delle imprese prevista per il 18 febbraio a Roma. In piazza Santi Apostoli si ritroveranno artigiani e commercianti di Rete Imprese Italia con lo slogan “Senza impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro”. “Da mesi _ sottolinea il presidente provinciale di Confartigianato Simone Balli _ stiamo sollecitando i livelli nazionali per scendere in piazza tutti insieme e finalmente vediamo concretizzarsi la nostra richiesta” Obiettivo della manifestazione è rappresentare in modo costruttivo l’esigenza di dare un forte impulso alla ripresa economica, con misure urgenti che consentano alle aziende di resistere alle difficoltà presenti e tornare rapidamente a fare la loro parte in modo efficace per riattivare lo sviluppo. Questo è peraltro ciò che Confartigianato chiede con insistenza da quando è cominciata la crisi: che il sistema fiscale non penalizzi le imprese e le famiglie sottraendo risorse, che si tolgano i vincoli e si abbattano i costi che gravano sul lavoro, che si provveda alla semplificazione e all’eliminazione dei costi impropri della pubblica amministrazione, che le banche tornino ad investire sull’economia reale, che lo Stato saldi i suoi debiti con le aziende e che le regole siano uguali per tutti e fatte rispettare da tutti. “Le aziende si ribellano a questa situazione insostenibile _ concluede Balli _ e Confartigianato cerca di interpretare la loro rabbia”. Calcio - Basket Tempi Supplementari N di Enzo Cabella essuno si sarebbe immaginato che il Pistoia Basket potesse disputare un campionato così entusiasmante e ricco di vittorie. Se torniamo indietro di quattro, cinque mesi, non possiamo non ricordare le preoccupazioni che tutto l’ambiente pistoiese manifestava. L’essere una matricola, l’aver costruito la squadra in economia, l’aver puntato su cinque americani giovani, senza esperienza, sconosciuti al grande pubblico e, forse, anche a qualche addetto ai lavori erano argomenti validi per un futuro cupo. ‘Punteremo solo alla salvezza e speriamo che vada bene’ era il ‘refrain’ lamentoso che si ascoltava nell’ambiente, aggrappandosi alla speranza e al dio della palla a spicchi. Dobbiamo onestamente dire che quelle preoccupazioni era più che fondate. Non era metter le mani avanti, cautelarsi se le cose fossero andate male, era invece fotografare una realtà che non ammetteva alibi. E i primi passi nell’olimpo del basket hanno confermato quelle preoccupazioni: dopo le prime partite la squadra di Moretti si è trovata all’ultimo posto della classifica. Ma il coach, la squadra, la società, i tifosi hanno saputo reagire con caparba convinzione. Gli americani poco alla volta, e prima del previsto, si sono inseriti egregiamente nell’ambiente pistoiese, hanno capito il basket italiano, trovato l’intesa e migliorato il loro rendimento, bene assecondati dagli italiani Galanda, Cortese e Meini. Insomma, in breve tempo la squadra biancorossa ha compiuto passi da gigante sulla strada del gioco e della personalità, conquistando alcuni successi di grande prestigio. Il PalaCarrara si è confermato ancora una volta una vera roccaforte, dove il Pistoia Basket ha conquistato ben sette vittorie su nove partite: anche le squadre di primo piano, le squadre più accreditate e titolate, quelle di maggior tradizione e carisma non hanno avuto scampo. L’ultima a dover soccombere è stato il Bando di Sardegna di Sassari, sconfitta di ben 12 punti dalla squadra biancorossa che ha messo in campo le sue caratteristiche peculiari, fisicità, ardore combattivo, spirito di sacrificio e di gruppo. Già nel precedente incontro casalingo, contro Cantù, i ragazzi di Moretti furono straordinari, contro Sassari hanno ripetuto la performance, dimostrando che anche contro le grandi sanno offrire il meglio di sé. Wanamaker, Johnson, e anche Gibson e Washington sono stati bravissimi, ma la rivelazione è stato Cortese, mattatore sia in difesa che in attacco. Un talento che meritava di essere confermato. Ed anche in questo, il direttore sportivo Iozzelli ci ha visto giusto. Pensate: la squadra pistoiese ha ben otto punti di vantaggio sull’ultima, può dormire su due guanciali. Domenica 9 il campionato osserva un turno di riposo per dar modo di giocare le finali di coppa Italia.Tornerà con la grande sfida casalinga contro l’Armani Milano. La Pistoiese ha osservato la sosta di campionato in coincidenza con lo svolgimento del Torneo di Viareggio, Coppa Carnevale, nel quale sono impegnati gli arancioni Belli e Giordani. Il campionato riprenderà il 9 con la partita in casa contro la Narnese. Vita La 9 FEBBRAIO 2014 IL DRAMMA ELECTROLUX AI BORDI DELLA CRONACA La parole svuotate di Paolo Bustaffa I l turbinio che in questi giorni, anche nelle alte sedi istituzionali, sembra andare sempre più fuori controllo sconcerta per la cattiva qualità del parlare ma preoccupa ancor più per il riflesso che questo vociare ha sul piano dell’educazione e della formazione della coscienza. È un segnale triste e che in tempi così difficili non contribuisce a rafforzare quell’etica della responsabilità di cui anche questo nostro Paese ha necessità. Non si tratta di esprimere giudizi sui contenuti politici che, nella loro diversità o contrapposizione, devono avere garantito il diritto di essere manifestati. Sempre nel reciproco rispetto. La preoccupazione nasce nel prendere atto che il significato di molte parole, più gridate che pronunciate, è spesso impoverito, smarrito, tradito. Che cosa ha provocato e provoca questa deriva che, seguendo i racconti mediatici di questi giorni, non si rileva solo nello spazio politico? Cosa è successo al vocabolario? Chi e perché lo ha manipolato? Sarà possibile restituire alle parole la loro dignità? Potrà essere recuperato un significato autentico, libero cioè dall’ ideologia, dall’improvvisazione, dal rancore, dall’assenza di memoria, dalle invasioni pubblicitarie? Come sempre in questi casi ci sono più domande che risposte, più dubbi che certezze. Ed è comprensibile che sia così perché restituire significato alle parole è possibile solo se viene restituita la dignità alla persona, se viene ricomposto il rispetto dell’altro, se viene ridata nobiltà al confronto tra le diversità. Preoccupa lo svuotamento del vocabolario delle parole ma ancor più preoccupa lo svuotamento del vocabolario della vita. Si sta con il fiato sospeso. E non è questa un’esagerazione perché se il parlare si allontana dal vivere inevitabilmente si affievolisce e rischia di spegnersi il pensiero sul futuro di ognuno e di tutti. Non ci si può allora rassegnare al furto di significato ed è incoraggiante incontrare alcuni che invitano a prendere coscienza della deriva e a porvi rimedio. Papa Francesco è tra questi. I media di tutto il mondo lo seguono perché “è notizia” ma forse ancora non si sono sufficientemente resi conto che nella sua comunicazione così diretta e così efficace c’è l’appello, a riscoprire il significato autentico delle parole. C’è anche l’indicazione per ritrovarlo. Se si passa in rassegna l’elenco delle parole che Francesco ha rivolto al mondo fin da primo istante del pontificato si scopre che non ha coniato parole nuove ma ha dato e dà significato autentico alle parole di sempre, alle parole della vita perché le radica nella verità nella bontà e nella bellezza. E chiede di camminare con lui su questa strada. Non è una richiesta di poco conto e neppure è solo la domanda ad andare controcorrente.. C’ è qualcosa di più, c’è un appello che va dritto al cuore e alla mente delle persone perché custodiscano, cioè facciano crescere e non si lascino rubare il significato delle parole a cominciare da quelle che danno sapore alla vita, invitano all’incontro, aprono alla speranza. Troppo distante questo parlare dal turbinio vociante che ogni giorno entra nelle case? Più il tempo passa e più ci si accorge che le parole di Francesco sono le parole di tutti i giorni e per questo è credibile quando, al bivio tra le parole vane e le parole folli come sono le parole del Vangelo, indica la strada da prendere e per primo si incammina. dall’Italia n. 5 13 Ha scatenato una guerra fra poveri D ecretata la fine, anzi la morte, dell’Electrolux di Porcia. Pessimismo il nostro? Ce lo auguriamo di tutto cuore.Anzitutto, per le maestranze che non se lo meritano. Sono di qualità. Secondo, perché quando le cose vanno male la colpa non può essere sempre dei più piccoli, degli operai, dei dipendenti. E mai del capitale, dei manager. Irricevibile va invece considerata la proposta del team dirigenziale italo-svedese di abbassare gli stipendi da 1400 euro fino a 700. Proposta fatta anche per gli altri impianti industriali dell’Electrolux: Susegana, Solaro e Forlì, dove per lo meno sono previsti degli investimenti. Lo è sul piano umano. Porcia e gli altri siti italiani non sono la Polonia o qualunque altro Paese sfruttato da queste multinazionali. Sfruttare è una parola divenuta desueta nella mentalità comune, ma non ha perso tutta la sua verità. Basti dire, per riferirsi solo all’Italia, che il 10 per cento della popolazione detiene quasi il 50 per cento della ricchezza dell’Italia intera. Il fenomeno riguarda in termini più o meno uguali tutta l’Europa. In tempi di crisi i ricchi sono diventati più ricchi, mentre con il loro strapotere economico ingaggiano tra noi e la Polonia, tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, una guerra tra poveri. Si dirà o si vuol far credere che le difficoltà di Porcia sono da addebitarsi al costo del lavoro in Italia, che come sappiamo tra l’altro è inferiore alla Germania e in genere ai Paesi nordici. Ma è questa la causa? Circa L’ hanno definita la terza fase della crisi economica che attanaglia il mondo da quando scoppiò la bolla immobiliare a Wall Street, sei anni fa. Dopo appunto il tracollo americano, in buona parte già assorbito, e la crisi dell’euro, i cui riflessi si fanno ancora sentire qui in Europa, sta arrivando l’onda (pesante) dei problemi che stanno attraversando in queste settimane alcune delle economie cosiddette “emergenti”: Brasile,Turchia e India in primis. E, in un mondo globalizzato, i problemi di Rio de Janeiro e Ankara sono pure problemi per noi. La miccia l’ha innescata l’Argentina, un Paese che si era risollevato dal crack del 2001, ma è stato gestito politicamente ed economicamente così male che le condizioni per un nuovo default ci sono ormai tutte. E l’Argentina è pure un mercato di esportazioni per le merci brasiliane, il potente vicino di casa che non corre più come un tempo, quando con i Brics (Cina, India e Sudafrica) trainava il mondo. Ma la miccia argentina s’innesca su una bomba costruita, come sempre, da certe economie occidentali, Usa E questa volta a contenderci il lavoro con polacchi e ungheresi, ci siamo noi italiani. Un epilogo impensabile per lo stabilimento di Porcia, per il quale sono gravi le responsabilità dei manager, incapaci di garantire l’innovazione necessaria di Bruno Cescon quattro anni fa l’Electrolux elaborò un piano industriale per Porcia. È già decotto? Ve la immaginate una Volkswagen che sbaglia in questo modo la programmazione? Impensabile! In effetti, non si dice che la filiera degli elettrodomestici è satura in termini di prodotto, proprio perché non è stata avviata l’innovazione necessaria. Di fatto a Porcia si è sbagliato posizionamento sul mercato, suggeriscono gli analisti e gli economisti.A chi toccava questo compito? Proprio ai manager che non hanno avuto il coraggio di avanzarlo alla proprietà e che ora hanno proposto la riduzione vergognosa degli stipendi. Eppure, anche dall’interno della fabbrica erano venute delle proposte interessanti. Del resto alla società svedese non interessa il fatturato prodotto in Italia per distribuire i dividendi. Il fatturato si può raggiungere con i grandi numeri di una produzione dequalificata come si può attuare in Polonia o in Ungheria, utilizzando persino i fondi europei, che sempre soldi nostri sono. Ora s’invoca l’intervento della regione Friuli Venezia Giulia e del governo, che dovrebbero stanziare altri fondi. Come se l’Electrolux non avesse alcun obbligo etico nei nostri riguardi, visto che per l’acquisizione della Zanussi negli anni Ottanta ha ricevuto un consistente pacchetto di miliardi di lire forniti dalla regione Friuli attraverso la sua finanziaria. Ora un’azienda è costituita dalle risorse del capitale, del lavoro e del patrimonio. I sacrifici si chiedono solo al lavoro. Per Pordenone, dove è nata la fabbrica con Lino Zanussi, morto in un incidente aereo in Spagna il 18 giugno 1968, la fine dell’azienda, oramai quasi certa, è una sconfitta storica e un dramma per migliaia di famiglie. Anzi rischia d’essere una sconfitta della speranza, della fiducia. Eppure i talenti non mancano. E anche i capitali. S’investa con coraggio e intelligenza come il pioniere Lino. ECONOMIA Gli “emergenti’’ traballano Effetti collaterali della stretta creditizia americana di Nicola Salvagnin in primis, che in questi sei anni hanno inondato il mondo di carta moneta stampata per colmare i propri debiti pubblici e rianimare le (loro) economie. Una valanga di soldi dati a costo zero e da allora impiegati un po’ ovunque alla ricerca di rendimenti: dal rand sudafricano alla lira turca, dalla Borsa di Shanghai all’immobiliare di Mumbai. Ma da qualche settimana è partita la manovra inversa, sempre dalla Fed americana: l’eccesso di liquidità va riassorbito, il credito facile sarà meno facile. Ecco quindi che i soldi scappano dagli scenari più incerti (Turchia), fragili (India), gonfiati. Meglio rifugiarsi nei titoli in euro (compresi i Bot italiani, mai così bassi nei rendimenti), facendo sprofondare più di un Paese emergente, costretto a svalutare pesantemente la propria moneta per cercare di attrarre capitali in fuga. Si dirà, cinicamente: dopo qualche anno di vacche grasse, tocca a loro sperimentare quelle magre... A parte il fatto che in molti casi le avevano sperimentate già nel passato, e pesantemente, le difficoltà di certe economie rischiano di essere le nostre (cioè dell’Italia) per due motivi. Anzitutto l’Italia in questi sei anni è rimasta a galla per aver esportato a man bassa in mezzo mondo. Se pure certi mercati si raffreddano, c’è poco da stare allegri, visto che gli Usa non sono ancora fuori dalla crisi e l’Europa naviga a vista. E poi c’è una paura di fondo. I soldi sono “emotivi”, si muovono anche in base a timori, entusiasmi, panico. Se l’Occidente, pro domo sua, comincia a fare la gara ad attrarre queste colossali masse finanziarie, l’Italia può essere concorrenziale con Germania, Usa, Gran Bretagna o addirittura la Spagna? No, perché i suoi titoli rendono poco (il “vantaggio” di avere uno spread basso) rispetto alle preoccupazioni che da troppo tempo gravano sul nostro sistema-Paese: debito pubblico spaventoso, economia che non si riprende, dirigenza politica inadeguata. Quest’ultima non è una considerazione nostra né oggettiva: è quanto si pensa a Berlino come tra i grandi investitori mondiali. Gente che ci misura con i numeri e i fatti, e vede i primi costantemente negativi e i secondi sostanzialmente assenti. Nel momento in cui ci considereranno più vicini all’Argentina che alla Germania, scapperanno - di nuovo - dai nostri titoli di Stato. Un film già visto nel 2011, con una trama da brivido. 14 dall’italia Il magistrato Gian Carlo Caselli analizza il fenomeno denunciato in sede europea. Le gravi responsabilità della politica La corruzione continua a dilaniare la società italiana di Luigi Crimella N ella giornata del 3 febbraio, alla diffusione del primo Rapporto dell’Unione europea sulla corruzione, c’è stato in Italia chi ha subito suonato la grancassa dell’Italia Paese più “corrotto” d’Europa coi suoi 60 miliardi stimati di “mazzette” rispetto al totale europeo di 120, un ben triste primato. I siti internet dei principali quotidiani andavano in questa direzione. Qualcun altro, invece, ha dubitato sulle stime diffuse dalla Commissaria Ue agli affari interni, Cecilia Malmström. Tra i “dubbiosi”, c’è Michele Polo, docente di economia politica alla “Bocconi” di Milano, che ha affermato su “lavoce.info” quanto segue: “Il dato di 60 miliardi di euro l’anno nasce da una grossolana stima, figlia di un curioso passaparola: nel 2004 stime mondiali indicano nel 3-4 per cento del Pil il costo della corruzione, percentuale che, applicata al Pil italiano, genera quella cifra. Chi per primo fa questo calcolo abborracciato ottiene la cifra di 60 miliardi di euro. Un numero che poi viene passato di rapporto in rapporto, ogni volta precisando che è una stima approssimativa, ma continuando nella sua fortunata carriera di unico numero disponibile”. Sulla corruzione nel nostro Paese, il Sir ha scelto di approfondire più che gli aspetti economici, di difficile quantificazione, quelli giuridici. E lo ha fatto con l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, famoso per il suo impegno come procuratore della Repubblica a Palermo e da ultimo per il suo contrasto alla violenza perpetrata dai No Tav, in qualità di procuratore della Repubblica a Torino. Dottor Caselli, cosa pensa della cifra dei 60 miliardi di cui ha parlato la commissaria europea Malmström. Ritiene questa cifra attendibile per l’Italia, visto che la stessa Commissione fa riferimento, nel rapporto, a “stime” risalenti al 2011? “Le stime di profitti illeciti sono sempre approssimative. Ma le cifre della corruzione nel nostro Paese sono certamente imponenti. E purtroppo i dati del report Ue non sembra che difettino troppo per eccesso”. L’adozione in Italia nel 2012 della legge anticorruzione viene apprezzata dalla Commissione Ue come un buon passo avanti. Si suggerisce d’introdurre Codici etici e ulteriori strumenti di trasparenza e rendicontazione. Lei cosa c’indicherebbe tra lo stru- Vita La n. 5 9 FEBBRAIO 2014 mentario giuridico-tecnico perché gli appalti pubblici in infrastrutture, sanità, acquisti, spese militari e di funzionamento siano più controllabili ed evitino fenomeni corruttivi? “Ritengo sia bene diffondere i ‘Codici etici’, purché abbiano finalmente conseguenze concrete in termini di effettiva responsabilità disciplinare e politica e non si ridu- M entre la situazione economica dei giovani è critica, gli anziani tirano un sospiro di sollievo. Ce lo dimostrano i recenti dati pubblicati dalla Banca d’Italia sul bilancio delle famiglie: nella popolazione tutti dichiarano di sentire un deterioramento nella loro situazione economica, eccetto i pensionati, i quali, invece, negli ultimi 10 anni hanno migliorato “significativamente la loro posizione relativa, passando dal 95 al 114 per cento della media generale”, spiega l’istituto di via Nazionale. La “forza” degli anziani si conferma, al netto delle variazioni temporali, anche sul reddito che si riduce per tutte le fasce d’età tranne che per gli over 65. A pagare lo scotto più alto sono i giovani. Ci dice il rapporto che “il calo è di circa 15 punti percentuali per le persone tra i 19 e i 35 anni e di circa 12 punti percentuali per quelli tra 35 e 44 anni”. Inoltre tra i più giovani riscontriamo l’aumento più rilevante della quota di persone a basso reddito: aumentata tra i 19 e i 35 anni dell’11,2%. La situazione economica influisce sulle relazioni tra giovani e adulti: mutano i comportamenti e le abitudini e con essi l’atteggiamento culturale. Nel patrimonio del nostro immaginario collettivo troviamo Enea che porta sulle spalle Anchise, il suo vecchio padre, oggi forse dovremmo cambiare questa narrazione che ha sintetizzato nei secoli la solidarietà, l’attenzione cano ad enunciazioni velleitarie. Ai Codici devono poi affiancarsi altre misure. L’elenco completo sarebbe quasi interminabile. Tra i punti principali ricordiamo: l’anagrafe dei candidati alle elezioni nazionali e locali; i test di integrità per politici e funzionari; la reintroduzione del reato di falso in bilancio; la previsione di indagini sotto copertura; l’estensione alle indagini sulla corruzione delle norme che favorisco- no le collaborazioni; la riforma della prescrizione; la punizione dell’autoriciclaggio”. Sembra di capire che la classe politica, in fondo, sia la prima responsabile di queste carenze che sono sia di tipo legislativo sia semplicemente operativo per applicare le leggi che già ci sono, magari da decenni. Cosa potrebbe suggerire ai nostri politici? “Faccio un esempio molto semplice e calzante proprio circa il rapporto di cui stiamo parlando. In applicazione della legge anticorruzione 6 novembre 2012 n.190 ogni amministrazione pubblica dovrebbe dotarsi di un piano triennale di prevenzione della corruzione: era stabilito il termine del 31 gennaio 2014, ma non sembra che sia stato rispettato. Del resto persino l’A.N.AC (Autorità nazionale anticorruzione) esiste più che altro sulla carta. Ha solo cambiato nome: prima era CIVIT (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche). Come si vede, siamo bravi a creare un bel ‘carrozzone’, salvo poi dimenticarci di farlo funzionare...”. Non si sente un po’ “offeso” come italiano nel sentire una Commissaria europea dire che il nostro Paese da solo assomma il 50% degli importi della corruzione continentale? Lo trova credibile, visto che non sono state fornite cifre e dati di controprova inoppugnabili? “Che la ‘nostra’ corruzione rappresenti la metà del totale europeo sconcerta, soprattutto se il dato viene riferito all’Europa a 27 Stati. Credo per altro che la visibilità del fenomeno in Italia sia fortemente accentuata dalle grandi difficoltà di prevenzione e di contrasto della corruzione che si registrano, anche sul versante delle forze di polizia e della magistratura”. SOCIETà Giovani a basso reddito Storia rovesciata: ora è Anchise che porta sulle spalle Enea di Andrea Casavecchia e la cura della relazione tra le generazioni; almeno per quanto riguarda le risorse economiche sono proprio i “vecchi padri” a dover sentire la responsabilità di non abbandonare i propri figli. Certo rimane il legame di solidarietà, anche se a parti invertite, nel quale i figli faticano a trovare una modalità di “restituzione” per quello che hanno ricevuto. Si vedrà a regime cosa porterà questa reciprocità amputata, che implica una doppia “disabitudine”: quella di non occuparsi dei propri genitori e quella di non affidarsi, di non essere di peso, ai propri figli. Certo con il sostegno dei propri genitori (il 46,6% degli italiani tra i 25 e i 34 anni vive ancora con loro), e a volte, con il sostegno dei propri nonni i nostri giovani potranno accettare lavori scarsamente remunerati, potranno continuare a cercare lavori migliori, anche attraverso nuovi investimenti formativi, potranno continuare a mantenere un alto livello di consumi, nei confronti della maggioranza dei loro coetanei nel mondo. C’è però un problema di pro- gettualità verso il futuro, perché anche le indicazioni economiche ci lasciano intuire le difficoltà per le giovani generazioni di proiettare la propria vita nel tempo. Non ci si può stupire poi se il numero delle coppie e delle coppie con figli stia costantemente scemando. Senza autonomia finanziaria diventa arduo immaginare un futuro personale, e ancor di più un futuro comune. Lo stesso costo sociale si sta rivelando pesante con la crisi della natalità e con la carenza di giovani nel nostro paese. Vita La 9 FEBBRAIO 2014 n. 5 La grande disparità nuova minaccia sociale In tutto il mondo è aumentato il livello di diseguaglianza tra i più ricchi e i più poveri di Angela Carusone L e elite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco economico e il funzionamento delle istituzioni democratiche, generando un mondo dove 85 super ricchi posseggono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale. Comincia così il rapporto di Oxfam diffuso di recente, che sottolinea come l’estreme diseguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti più abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza. “Le pari opportunità stanno diventando un miraggio a livello globale”, e ciò rappresenta una nuova e forte minaccia sociale, rilevano gli analisti, ma le lobby finanziarie continuano imperterrite nella loro politica speculativa. Una minaccia che riguarda i Paesi sviluppati, oltre a quelli in via di sviluppo, dove l’opinione pubblica ha sempre più la consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi condotti in India, Sudafrica, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte della popolazione si è detta convinta che le leggi sono scritte e concepite per favorire i più ricchi. In Africa le grandi multinazionali, in particolare quelle dell’industria mineraria ed estrattiva, sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governo potrebbero utilizzare per combattere la povertà, sottolinea il rapporto. In India il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni grazie a politiche fiscali che hanno diminuito la tassazione sulle grandi rendite, mentre il Paese è tra gli ultimi del mondo per l’accesso a un’alimentazione sana e nutriente. Peggio negli Stati Uniti, dove il reddito dell’uno per cento della popolazione è aumentato ed è ai livelli più alti dalla vigilia della grande depressione del 1929. L’uno per cento dei più ricchi ha intercettato il 95 per cento delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90 per cento della popolazione si è impoverito. E recenti studi statistici hanno dimostrato che gli interessi della classe benestante statunitense sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media o dei poveri, le cui esigenze non hanno impatto sulle politiche sociali. In Europa la politica di austerità adottata a seguito della crisi degli ultimi anni è stata imposta alle classi povere e alle classi medie a causa dell’enorme pressione dei mercati finanziari, dove i ricchi investitori hanno invece beneficiato del salvataggio statale delle istituzioni finanziarie. “Il rapporto dimostra che viviamo in un mondo nel quale le elite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rafforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole –rileva Winnie Byanyima, direttrice dall’estero di Oxfam International–. Un sistema che si perpetua perché i più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”. Lo dimostra il fatto che dalla fine degli anni Settanta le tasse per i più ricchi sono diminuite in quasi tutti i Paesi, il che vuol dire che in molti Stati i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse. Queste conquiste dei ricchi a spese delle classi povere e medie ha contribuito a creare una situazione per cui sette persone su dieci vivono in Paesi dove la diseguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni, e l’uno per cento delle famiglie possiede il 46 per cento della ricchezza mondiale, 110mila miliardi di dollari. Le disparità di reddito minano la stabilità sociale e minacciano la sicurezza su scala globale, avvertono gli studiosi, ricordando che se non si combatte la diseguaglianza non solo non si può sperare di vincere la lotta contro la povertà, ma non si potranno neanche costruire società basate sul concetto di pari opportunità, rischiando di rimanere tutti prigionieri della rete finanziaria. TRISTE CONFERMA Per i cristiani l’Asia è il continente delle persecuzioni Dei 50 Paesi messi sotto osservazione da “Open Doors International”, 9 dei primi 10 sono asiatici. I cristiani subiscono torture, vessazioni, incarceramenti o, nella peggiore delle ipotesi, sparizioni e uccisioni per mano degli estremisti islamici I più feroci nella persecuzione dei cristiani sono i Paesi asiatici. La World Watch List 2014 di Porte Aperte (Open Doors International) - un’agenzia missionaria attiva da oltre 55 anni nel campo del sostegno ai cristiani perseguitati compilata da specialisti, ricercatori ed esperti sul campo della persecuzione contro i cristiani, che identificano il rispetto della libertà religiosa nel privato, in famiglia, nella comunità in cui risiedono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del Paese in cui vivono, a cui si aggiunge una sesta area che serve a misurare l’eventuale grado di violenze che subiscono, presenta nei primi 10 posti, 9 Paesi del continente asiatico: insieme alla Corea del Nord, per il 12° anno consecutivo al primo posto, sono presenti la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, l’Arabia Saudita, le Maldive, il Pakistan, l’Iran e lo Yemen. Come avviene per 36 dei 50 Paesi che compongono la lista, 9 dei primi 10 sono a maggio- di Umberto Sirio ranza islamica. A conferma del fatto che si è rilevato negli ultimi 15 anni: è l’estremismo islamico la fonte principale di persecuzione contro i cristiani, che subiscono torture, vessazioni, incarceramenti o, nella peggiore delle ipotesi, sparizioni e uccisioni. La situazione in Corea del Nord, Siria, Pakistan, Iraq Se in Corea del Nord un cristiano trovato in possesso della Bibbia può essere messo a morte o rinchiuso per anni in un campo di prigionia del regime - si stima che siano attualmente tra i 50 e i 70mila - la vita dei cristiani è divenuta ad altissimo rischio in Siria, in ragione della guerra civile e lo è altrettanto in Pakistan, dove agli islamici radicali vengono garantiti ampi spazi di agibilità e i loro crimini non vengono neanche puniti. In Iraq, la pressione sui cristiani è elevata in tutte le sfere della vita: la costituzione recita che ogni individuo ha libertà di pensiero, coscienza e credo, ma la Sharia è la principale fonte legislativa, che proibisce la conversione dei musulmani ad altre religioni. Questo rende legalmente impossibile l’applicazione della libertà di credo nel caso di convertiti dall’Islam, poiché non sono in grado di cambiare la designazione religiosa sulla loro carta d’identità. Pertanto i figli che prendono la religione automaticamente dal padre saranno considerati musulmani, sebbene il padre non lo sia più in quanto ex musulmano. Essendo una minoranza, i cristiani sono un facile bersaglio dei rapitori. Si sono rifugiati nel nord, affrontando la discriminazione delle autorità curde e a causa della forte emigrazione, si verifica il fenomeno della mancanza di membri di chiesa o di leader in alcune zone centrali e meridionali dell’Iraq che spinge alla vendita delle chiese. La vita dei cristiani in Iran, Arabia Saudita, Maldive, Yemen e Afghanistan In Iran, ogni musulmano che abbandona l’islam rischia la pena di morte e le funzioni religiose non musulmane sono controllate dalla polizia segreta. La maggior parte dei cristiani perseguitati in Arabia sono stranieri provenienti da nazioni vicine e che vivono e lavorano temporaneamente nel paese: lavoratori asiatici e africani, oltre ad essere sfruttati e mal pagati, sono esposti a violenza anche a causa della loro fede cristiana. Nelle Maldive, per i cristiani non esiste una sfera privata: non ci sono riunioni di culto o chiese, i pochi cristiani prendono tutte le precauzioni possibili per non essere scoperti. I cristiani yemeniti convertiti dall’Islam si sono dovuti nascondere nel paese o addirittura espatriare. In Afghanistan, chiunque decida di abbandonare l’Islam viene considerato apostata e si trova in una situazione pericolosa. 15 Dal mondo Petrolio in Messico Per assenza di investimenti, la produzione di petrolio in Messico è calata da 3,4 milioni di barili al giorno del 2004 al 2,5 milioni del presente. Per invertire tale tendenza, il presidente Enrique Pena Nieto ha varato la legge che apre il mercato petrolifero messicano agli investimenti stranieri e che modifica tre articoli della costituzione: decade così il monopolio detenuto dal 1938 dal gigante petrolifero statale Pemex (Petroleos mexicanos che necessariamente entrerà in contatto di collaborazione con aziende private, nazionali o straniere. La nuova normativa ha le potenzialità per condurre il paese latinoamericano ad una rapida crescita economica e per creare posti di lavoro. Risorse di Groenlandia Il sottosuolo della Groenlandia è ricco di risorse naturali come il gas, il petrolio, l’uranio ed il ferro; sono elementi numerari, fondamentali perché il comparto industriale del continente europeo possa competere con successo sulla via dello sviluppo e nel campo della produzione - con l’apparato industriale internazionale. La Groenlandia possiede questi beni m natura, e tanto da potere fare fronte ad una porzione consistente della domanda mondiale nel prossimo futuro. L’estrazione di tali elementi è stata incrementata, per offrire all’Europa una accresciuta certezza di approvvigionamento. Anche la Cina dispone di minerali, quali l’apatite e l’uraninite. Venti del Nordafrica Il governo marocchino è orientato e determinato a coprire, entro il 2020, il 42% del fabbisogno energetico del paese mediante lo sfruttamento della forza del vento una risorsa che sovrabbonda fra la catena montuosa dell’Atlante e l’oceano Atlantico e grazie all’utilizzazione dell’energia idroelettrica e termosolare. Si tratta di fonti pulite, delle quali il territorio nordafricano vanta considerevoli entità e dalle quali conta di ricavare vantaggi economici negli assetti dei piani energetici nazionali. Percorsa da vigorose correnti aeree, anche la terra egiziana sta concentrando le proprie attenzioni e sviluppando le proprie attitudini sulla risorsa naturale, il vento. 16 musica e spettacolo Vita La n. 5 9 FEBBRAIO 2014 Philip Seymour Hoffman, da comprimario a primattore La morte a 46 anni di Francesco Sgarano È stato rinvenuto nel suo appartamento di Manhattan il corpo senza vita di Philip Seymour Hoffman, uno dei più dotati ed intelligenti attori del nuovo corso statunitense. La gloria eterna gli toccherà per il ruolo di Truman Capote nel film del 2005 “Capote”, in cui si racconta perlopiù la vita dello scrittore americano durante i sei anni trascorsi a dedicarsi al libro “A sangue freddo”, un romanzo-inchiesta sullo sterminio di un’intera famiglia avvenuto in Kansas per mano di due assassini. Hoffman riesce a rendere, con capacità mimetica sorprendente, le movenze e le gestualità dell’autore -gay confesso-, il suo eloquio quasi stridulo, il suo atteggiamento dandy, che all’epoca ne fecero un personaggio assai discusso per i suoi modi ostentata- L’ impressionante ascesa e discesa di Jordan Belfort, giovane broker di New York (Usa) che accumula una fortuna incredibile truffando milioni di investitori, utilizzandola poi per comprarsi un’infinità di afrodisiaci: cocaina, donne, automobili, una moglie supermodella, ed altri acquisti senza limiti. Mentre la società di Belfort, la Stratton Oakmont, è sulla cresta dell’onda tra il 1987 ed il 1997, Sec ed Fbi tengono d’occhio il suo impero basato sulla gratificazione edonistica. Martin Scorsese racconta una storia realmente accaduta, riletta in chiave di commedia nera, avvalendosi di Leonardo Di Caprio come protagonista, facendola narrare allo stesso (Belfort) che si rivolge direttamente in macchina agli spettatori, compatendoci perché non possiamo capire i complicati meccanismi finanziari che lo hanno portato al successo, applicando un vademecum di rapina alla religione del prendere a tutti per arricchire se stesso fino all’inverosimile, lenendo lo stress con diversivi, fomentando gli accoliti.Vediamo solo Belfort/Di Caprio, infatti, spendere milioni di dollari in droghe, accompagnatrici di lusso, vizi vari e mente effeminati e per le sue vanità salottiere prima ancora che per le indubbie qualità artistiche, di cui Hollywood si avvide subito, trasportando sullo schermo, con casti rimaneggiamenti, “Colazione da Tiffany”. Furono per Hoffman molti premi in tutto il mondo, tra cui l’Oscar. Ma quest’attore corpulento -che si è conquistato una propria identità con un cognome certo impegnativo per un attore, impresa non da poco- io lo ricordo più volentieri in un altro film, capolavoro questo -non solo l’interpretazione-, anzi, dirò, forse l’ultimo grande film americano che abbia avuto occasione di vedere: “Onora il padre e la madre”, canto del cigno del colossale Sidney Lumet, una tragedia familiare, piena di invidie, inganni, mancanza di scrupoli della più spregevole fattura. Qui Hoffman è un dirigente immobiliare avido di denaro che, servendosi del succube fratello minore, progetta una rapina nella gioielleria dei genitori. Ma il piano, minuziosamente studiato per condurre in porto l’operazione senza spargimento di sangue, non andrà come nelle previsioni. Una narrazione basata su incastri temporali pressochè prodigiosa, regia asciutta e recitazione da manuale -Hoffman in testa, ma bravi anche Ethan Hawke e Albert Finney- fanno di questo lavoro un gioiello. Lo si ricorda anche in tre film di Paul Thomas Anderson, di cui il secondo,“Magnolia”, è certo il più bello (Hoffman fa un infermiere sensibile); il primo è un ritratto d’autore dell’industria del porno agli inizi, “Boogie nights”, un filmetto interessante, al contrario di “Ubriaco d’amore”, dove comunque Hoffman ricopre un ruolo alquanto marginale, che CINEMA The wolf of Wall Street è una pellicola sfasata sotto molteplici aspetti. Nella mia memoria di spettatore lo ricordo giovanissimo studente costretto ad ascoltare i tuoni e i fulmini del colonello cieco di Al Pacino in “Scent of a woman”, imbranato poliziotto che lascia partire un colpo di pistola a un Paul Newman che viaggia col furgone sul marciapiede innevato di una paesino dove tutti sanno tutto di tutti in “La vita a modo mio”, passa con abile diplomazia nel volutamente sgangherato apologo della “diversità” dei fratelli Coen, “Il grande Lebowski”, nel nostalgico ritratto dei ‘70 in “Almost famous”, opera prima di Cameron Crowe, nel movimentatissimo amarcord -pure questo- degli anni delle radio libere,“I love Radio Rock”, che -piaccia il film o no- sfodera comprensibilmente una delle più belle soundtrack di tutta la storia del cinema. E soprattutto Hoffman lo ricordo, al fianco di un nervoso Edward Norton e di una sensuale Rosario Dawson, nel più bel film di Spike Lee,“La 25ma ora”, di cui resta impressa la sequenza di una Ground Zero ancora fumante per le macerie. E’ un attore che, nella sostanziale penuria di talenti, mancherà molto al cinema Usa. Sostieni LaVita Abbonamento 2014 Sostenitore 2014 Amico 2014 euro 45,00 euro 65,00 euro 110,00 c/c postale 1 1 0 4 4 5 1 8 I vecchi abbonati possono effettuare il bollettino postale preintestato, e chi non l’avesse ricevuto può richiederlo al numero 0573.308372 (c/c n. 11044518) intestato a Settimanale Cattolico Toscano La Vita Via Puccini, 38 Pistoia. Gli abbonamenti si possono rinnovare anche presso Graficamente in via Puccini 46 Pistoia in orario di ufficio. Un film di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio di Leonardo Soldati pure futilità, con 569 “fuck” (parola universale inglese) pronunciati complessivamente nei dialoghi di una storia tragica raccontata un po’ a barzelletta, rendendo il protagonista una simpatica canaglia amato dai suoi dipendenti e capace di tutto per loro, le vittime invece non vengono mai messe in scena. Tanto che Christina McDowell, figlia di uno dei soci fregati da Belfort, ha scritto una lettera aperta agli autori del film, dicendogli: “Voi siete gente pericolosa. Il film è l’ennesimo tentativo maldestro di rendere simpatico e divertente un mondo di banditi. Che modello culturale rappresentate? State dalla sua parte, consacrate l’ossessione paranoica per i soldi”, pur nella consapevolezza che la signora è parte in causa e molto colpita ovviamente nei propri sentimenti. Nel film, poi, Belfort ed i suoi compari sono abili nel fare soldi, ma ancora più facilmente sono bravi a rovinarsi, facendo credere che Wall Street e magari il capitalismo in generale siano in mano ad un gruppo essenzialmente di smidollati. Il diligente agente dell’Fbi che gli dà la caccia viene invece presentato come una figura grigia, senza interesse. Eppure il cinema statunitense non è mai stato tenero verso il mondo della finanza, basta pensare a “Wall Strett” di Oliver Stone alla fine degli anni Ottanta, riconoscendo, da parte di molti, nel protagonista impersonato da Michael Douglas proprio Jordan Belfort, che raccoglieva soldi anche soltanto con una telefonata persuasiva ma subdola, finendo per scrivere un libro sulla sua vita, edito da Bur, nel quale si autodefiniva “Il lupo di Wall Street”. Questa pellicola, di quasi tre ore, scritta da Terence Winter (la cui sceneggiatura è nominata all’Oscar) autore televisivo della serie “Sopranos”, presenta dialoghi spesso ironici, una novità per Scorsese che magari gli farà aggiudicare la Statuetta d’Oltreoceano, con immagini forti, ritmi frenetici, musiche assordanti, alcune scene che probabilmente rimarranno nella storia del cinema, un Maelstrom nella sostanza, con una voce di Di Caprio addirittura ringhiosa nell’edizione originale. L’attore ha voluto fortemente interpretare un vero finanziere “gangster” in realtà mai entrato nel salotto buono di Wall Street, vedendone la metafora della corsa all’arricchimento degli anni Ottanta e Novanta. L’opera ha acceso inevitabilmente un dibattito negli Stati Uniti sulla questione se sia corretto portare sullo schermo le gesta di un truffatore tossicomane, con il rischio di celebrarlo. Probabilmente ha attirato l’attenzione di Scorsese più lo spaccato di vita che ne emerge che il personaggio, una società dove un tipo del genere può prosperare rimanendo impunito è una società infatti in decadenza. Di Caprio, vitale nell’interpretazione, bravo nella mimica con la quale dà proprio il senso della fame di denaro, da un po’ di tempo aspetta l’Oscar, ma essendo giovane, prima di ottenerlo con un ruolo da Caligola moderno, può attendere ancora un po’. LaVita Settimanale cattolico toscano Direttore responsabile: Giordano Frosini STAMPA: Tipografia GF Press Masotti IMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia FOTOCOMPOSIZIONE: Graficamente Pistoia tel. 0573.308372 e-mail: [email protected] - [email protected] Registrazione Tribunale di Pistoia N. 8 del 15 Novembre 1949 e-mail: [email protected] sito internet: www.settimanalelavita.it CHIUSO IN TIPOGRAFIA: 5 FEBBRAIO 2014