Presentazione di Angela Joyce e Lesley Caldwell
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Presentazione di Angela Joyce e Lesley Caldwell
Sessualità infantile: il suo “posto”nello sviluppo concettuale di Donald Winnicott Relazione presentata da Angela Joyce in occasione della presentazione del libro “Leggere Winnicott a Urbino il 28/11/2014 e a Padova il 29/11/2014 Donald Winnicott Si potrebbe dire che l’esplorazione degli istinti (﴾pulsioni)﴿ e della sessualità infantile è stata un aspetto peculiare della psicoanalisi classica. Sebbene da esterno, Winnicott si considerava comunque uno psicoanalista freudiano, ma nell’esaminare i suoi scritti sulla sessualità infantile possiamo vedere che egli assumeva punti di vista diversi ed era influenzato dalle molteplici problematiche che la pratica clinica gli presentava, e forse anche da interessi molto diversi che lo guidavano nel suo lavoro. Il suo lavoro come analista infantile, pediatra e psicoanalista degli adulti interessato ai “casi di ricerca” influenzò radicalmente il suo pensiero teorico. Io sosterrò qui che nella sua descrizione della primissima infanzia l’importanza delle pulsioni è legata al costituirsi del sé e alla continua esperienza del sé di essere in vita. Questo rimane lo sfondo della descrizione di Winnicott dello sviluppo successivo a proposito del quale concordava ampiamente con la descrizione che Freud fa dell’infanzia più tarda dopo ciò che aveva descritto come lo stabilirsi del sé come persona intera che vive in un mondo di persone intere. Nel libro pubblicato dopo la sua morte “La Natura Umana” sostiene di partire dal presupposto che tutto quello che potrebbe dire sulla vita istintuale è già stato detto nell’ambito della vasta letteratura esistente e che la sua definizione non si discosta da quella di Freud: “Istinto è il termine attribuito alle potenti pulsioni biologiche che vanno e vengono nella vita del neonato e del bambino e che richiedono l’azione” (﴾Winnicott,1988 pg39)﴿. Tuttavia egli ha da dire molto di più. Riteneva che ogni teoria che aggirasse questi aspetti fosse inutile. Sebbene riconoscesse come freudiana (S. Freud, 1911 pg220) l’origine della sua famosa affermazione “non esiste un bambino senza cure 1 materne”, Winnicott era molto determinato nell’affermare il suo punto di vista che Freud e la Klein davano per scontata la “doppia dipendenza”( il termine doppia dipendenza significa che il bambino dipende dalla madre ma non ne è consapevole) del bambino dalle cure della propria madre. Nel contribuire a riposizionare l’attenzione psicoanalitica lontano dalle operazioni e dal funzionamento delle pulsioni ponendola sulla interrelazione fra i due corpi, quelli della madre e del bambino, scrisse: “Cominciamo con la relazione fra i due corpi, quello del bambino e quello della madre” (﴾Rickman, 19519)﴿… La capacità di relazione con un corpo solo viene dopo la relazione fra due corpi, attraverso l’ introiezione dell’oggetto…. Si vede una coppia in accudimento…. l’unità è l’ambiente che fornisce le basi perche si costituisca l’individuo…. (Winnicott,1952 pg 19). Non bisogna dedurre che Winnicott abbia rifiutato la teoria pulsionale e la sessualità infantile; piuttosto egli le ha riposizionate all’interno del suo schema evolutivo. Il loro posto era così non come motore dello sviluppo ma come aspetto (benché centrale) attraverso il quale viene mediata la relazione madre-bambino. Giannakoulas cita Winnicott “è il sé che deve venire prima dell’uso della pulsione da parte del sé.” (﴾Giannakoulas 2005 pg99). Quindi la pulsione non costituisce il sé, ma deve essere al suo servizio. Il bambino Winnicottiano: la fase bambino-ambiente La concezione di Winnicott dell’infanzia pone in primo piano ciò che le cure materne vanno significando per il bambino nello stabilirsi del suo sé: come lo stato mentale della madre (sano o patologico) contribuisce a formare la psiche del bambino. Attraverso cure abbastanza buone il bambino ha la possibilità di iniziare la sua vita in modo vitale e reale; ma questo può non accadere. In Sviluppo Emotivo Primitivo descrive il bambino come pieno di “urgenze istintuali ed idee predatorie”… che incontra la madre la quale “ha il seno e il potere di produrre latte e pensa di aver piacere di essere attaccata da un bimbo affamato”. In questo c’è la possibilità che il bambino istintualmente vivo e la madre si incontrino, confidando sulla “comprensione e sulla tolleranza della madre “perché l’incontro avvenga. Winnicott sostiene 2 che, attraverso la presenza contenitiva della madre (holding) che porta madre e bambino a “vivere insieme”, viene supportata la “creatività primaria” del bambino che consiste nel generare in lui l’illusione di aver creato il latte e il capezzolo da cui il latte fluisce. Questa “illusione di onnipotenza” permette al “vero sé” del bambino di fiorire arricchito di continuo da “aspetti reali che provengono dalla vista, dall’olfatto, dalle sensazioni…. elementi che provengono dall’esperienza corporea. Le cure materne supportano “le vivide esperienze istintuali che tendono a compattare la personalità dall’interno” (﴾pg 150). L’interesse precipuo di Winnicott, piuttosto che sulla realtà materiale delle pulsioni, è focalizzato sul processo attraverso il quale le urgenze pulsionali del bambino cominciano a essere parte di lui, integrandosi nel suo emergente senso di sé, o che al contrario contribuiscono alla disintegrazione del suo io primitivo. La soddisfazione dei desideri istintuali diventa secondaria rispetto all’incontro coi “bisogni dell’io” del bambino ed in molti scritti Winnicott rivisita le condizioni che permettono questo incontro. Se la madre, attraverso la qualità della sua presenza crea le condizioni in cui sia possibile al bambino avere esperienza del suo es, allora il bambino ha una “esperienza veramente personale”. Se ciò non accade “le pulsioni rimangono esterne bambino”….. così esterne come il boato di un tuono o lo scoppio di un colpo improvviso e tenderanno alla disgregazione del sé in boccio; in questo caso il bambino deve reagire a questi colpi con la conseguente formazione di un falso sé. Nel suo concetto di “personalizzazione” avanza la teoria che l’integrazione della psiche col soma, il raggiungimento di uno “stato di unità” consiste in sostanza nel “circoscrivere, mettere il sé nel proprio corpo”. Nel 1962 (﴾Winnicott,1962)﴿ chiarisce la relazione fra es ed io all’inizio della vita. In contrasto con la teoria freudiana, Winnicott inverte il processo dell’io che si sviluppa dall’es, affermando che non c’è nessun es prima dell’io. È attraverso il processo di integrazione dell’io che l’es comincia ad avere un significato per il bambino. 3 Ma non vuol dire che un es attivo non esista o sia andato perduto; si compatta all’interno dell’io e diventa parte dell’esperienza dell’io. Ciò è possibile attraverso la capacità di adattarsi della madre. (capacità di collegarsi). È la forza dell’io della madre “in prestito”al bambino che renderà il suo io forte o debole. Winnicott si discosta dall’’idea delle pulsioni istintuali che possono essere accolte o frustrate, evoca piuttosto un bambino che è continuamente sull’orlo di ciò che definisce “angoscia impensabile” dalla quale è protetto dalla propria madre che si è presa del tempo per arrivare a comprendere le peculiarità specifiche del proprio bambino. La disintegrazione è il risultato del fallimento di una copertura sufficientemente buona da parte della madre e costituisce una difesa contro un grado estremo di angoscia. Percorso evolutivo In accordo col pensiero teorico di Winnicott si può dire che il sé del bambino si è stabilito quando si sente come una persona intera:“ Sum , io sono”. Il ruolo della madre come promotrice di adattamento è quello di introdurre “la disillusione” creando le così condizioni affinché la realtà esterna sia “trovata” e usata per la crescita del bambino. Winnicott distingue fra il toddler nella situazione familiare “che elabora (esprime) la sua vita istintuale nelle relazioni interpersonali, e il neonato che è contenuto dalla madre che si adatta ai bisogni del suo io”(﴾pg 262)﴿. Fra le due situazioni c’è il piccolo bambino che sperimenta “le conseguenze delle esperienze istintuali” sempre “contenuto” dalla madre, che in questo modo viene reso capace di mettere a posto l’amore e l’odio che coesistono “in modo da metterli sotto controllo in modo sano”(﴾pg 263)﴿. Il posto delle pulsioni e della sessualità infantile rimane associato alla presenza continua della madre e poi del padre, sebbene Winnicott abbia dato via via sempre più importanza alla concezione che le pulsioni e la sessualità infantile sono elaborate autonomamente dalla mente e dalla psiche del bambino. “La sessualità infantile”, continua a manifestarsi nell’intergioco fra psiche e soma, e così contribuisce ad arricchire la realtà interna attraverso l’elaborazione in fantasia, aumentando il senso di sé anche mediante l’uso 4 concomitante del corpo per esprimere fantasie. Seguendo la sua definizione di psiche, egli sottolinea l’elaborazione immaginativa di tutte le funzioni del corpo e nel considerare l’eccitamento (﴾sentimento associato ai processi istintuali) spiega dettagliatamente le fonti locali e generali dell’eccitamento nel corpo del bambino e di conseguenza nella sua psiche. Così la bocca, l’ano, la pelle, i genitali, la muscolatura ecc.. nel suo schema concettuale hanno il loro equivalente psichico e di conseguenza forniscono materiale per l’immaginazione e la fantasia a livello conscio e inconscio. All’interno di questa sua concezione teorica Winnicott incorpora la sequenza classica degli stadi libidici di sviluppo freudiani descrivendo l’organizzazione di questi eccitamenti e delle loro elaborazioni immaginative tendenti ad avere caratteristiche proprie della fase libidica dominante. C’è una progressione in questi tipi di pulsioni dall’oralità della prima infanzia al suo culmine nel “dominio dell’eccitamento erotico genitale e delle fantasie che caratterizzano il toddler che si è sviluppato pienamente in tutti i livelli infantili”. Winnicott 1988 pg 40). Sebbene Winnicott sia d’accordo con una visione essenzialmente freudiana della sessualità infantile e delle pulsioni post-infanzia, il suo interesse si focalizza sul loro ruolo centrale nel funzionamento del bambino “al livello adeguato all’età” e sul continuo processo di maturazione che avviene all’interno di un ambiente facilitante. Maschi e Femmine Winnicott è d’accordo con l’asserzione freudiana che i bambini e le bambine cominciano a differenziarsi nel loro sviluppo libidico durante la fase fallica. In “Natura Umana” è d’accordo con molti aspetti della posizione classica relativa al periodo post-infanzia, mantenendo allo stesso tempo punti di vista molto diversi più vicini a quelli di Melanie Klein, per esempio a quelli che riguardano la sessualità femminile (Klein, 1945). Prendendo una posizione vicina a quella originale di Freud sulla relazione continua e stretta che le bambine hanno con la propria madre pre-edipica,(S. Freud, 1931&32), Winnicott avanza l’ipotesi che, nelle fasi di esperienza genitale matura, le femmine ‘richiamano’ gli aspetti pregenitali in modo diverso da quello dei maschi. L’esperienza pregenitale che la bambina ha del suo sistema 5 alimentare che comporta ingestione ed escrezione, è legata inconsciamente, nella elaborazione in fantasia, alle sue capacità procreative; rimanere incinta e dare la vita, allattare. La piccola bimba deve aspettare fino alla sua seconda fase genitale adolescenziale perché questo diventi possibile nella realtà materiale, poiché, al momento, questa possiblità si colloca in un lontano futuro tranne che nei suoi sogni e nei suoi giochi. Concorda con la Klein che c’è una sessualità femminile di base che probabilmente ha inizio nella prima infanzia. Nel considerare la fisiologia della parte nascosta dei genitali femminili egli afferma che le bambine hanno fantasie di nascondere, di mantenere segreti, di mettere insieme le cose. Asserisce anche che nella bambina c’è una stretta associazione tra desiderio sessuale e furto poiché considera il suo amore per il padre molto influenzato dalla fantasia di portarlo via alla madre. Associate con questi elementi di fantasia ci sono le opportunità che ha la bambina di identificarsi con la madre e con le donne. Riconosce il compito che le bambine hanno di venire a patti col loro corpo privo di pene e quanto ciò sia legato alla la bisessualità ammettendo questa connessione come generalmente accettata. Nella fase fallica la bambina deve riconoscere la differenza dal bambino, la sua invidia del pene e deve adattare il suo senso di sé a questo. A suo avviso la via che porta a un sentimento certo e adulto di essere donna è precaria con molte possibilità di sviluppare tendenze omosessuali e ampio spazio per disagio e infelicità dovute al confronto che la bambina fa con la sua controparte maschile. La fase fallica permette ai bambini di “vantarsi” ma Winnicott vede le bambine/ragazze tentare di colmare la loro presunta inferiorità usando tutto il corpo come rappresentazione del fallo. Questo punto di vista viene leggermente modificato in una nota a piè di pagina nella quale Winnicott annota: ”Nota per la revisione: deve essere chiarita l’invidia corrispondente del maschio per la femmina”. Nella sua conferenza alla BBC “Il bambino e la sessualità” rispetto alla bambina assume una posizione un po’ meno categorica, dicendo che è più probabile che l’invidia del pene abbia un peso centrale se ella regredisce alla fissazione precoce sulla madre trovandosi così in una situazione che interferisce col suo sviluppo eterosessuale normale. Questo poi si collega con 6 un bisogno difensivo di allontanarsi dalla madre identificandosi con l’uomo e da qui una tendenza all’invidia del pene. Nei sui scritti affronta anche il tema delle conseguenze che ha sulla bambina il non poter conoscere (né con l’aiuto dei genitori né da sola)﴿ le sue parti genitali più nascoste che comunque sono fonti di eccitamento, conseguenze che comportano anche un aumento della tendenza a invidiare il pene. Winnicott afferma che le fantasie interiori delle bambine e dei bambini sono evidenti nel loro gioco nel quale le funzioni dominanti del loro corpo determinano l’ elaborazione immaginativa. Nel testo Il Bambino, la Famiglia e il Mondo Esterno descrive come le paure dei bambini “al culmine della loro prima ondata sessuale” (﴾cioè al culmine della fase Edipica) riflettono la differenza fra bambini e bambine. I bambini tipicamente hanno paura di perdere il loro prezioso pene (angoscia di castrazione) a causa del loro timore che il padre li punirà per i loro desideri, mentre le bambine a causa dell’intensità maggiore del loro attaccamento pregenitale alla madre, temono non solo la castrazione ma anche un attacco ai loro corpi da parte della madre come ritorsione per il loro desiderio di rubare i bambini alle madri. I giochi dei bambini possono essere enormemente arricchiti dalle loro fantasie sessuali così come un’ inibizione in quest’area può portare a un restringimento nel gioco immaginativo. Winnicott accettava il concetto di bisessualità e lo teorizzava a partire sia dalla teoria pulsionale che dalla teoria delle relazioni oggettuali. Il bambino a suo avviso si identificava con l’uno o con l’altro genitore o con entrambi ma con l’uno o con l’altro in momenti particolari non necessariamente col genitore dello stesso sesso. Mette in guardia dal considerare immediatamente patologico il desiderio del bambino di identificarsi col genitore del sesso opposto, vedendo questa evenienza o come adattamento a circostanze particolari, o invece come la base per successive tendenze omosessuali che considerava di “anormali”. Queste “identificazioni incrociate” si verificano prevalentemente nel periodo di latenza. Nonostante il punto di vista che i bambini e le bambine nel loro sviluppo sessuale seguono percorsi separati ma collegati, Winnicott espresse il suo punto di vista su ciò che definì “ elementi maschili e femminili” in un articolo 7 intitolato “La separazione degli elementi maschili e femminili”. A livello pregenitale, prima del riconoscimento delle differenze sessuali, bambini e bambine hanno in sé elementi maschili e femminili. Gli elementi femminili appartengono all’”essere” e all’”esistere”, essere ed esistere che costituiscono una parte essenziale del periodo in cui si deve ancora costituire il sé, prima del periodo in cui si possa dire che le pulsioni abbiano un ruolo. Insisteva sul fatto che questo vale sia per i bambini che per le bambine, ma che durante lo sviluppo e in conseguenza del modo in cui l’oggetto reale (﴾la madre)﴿ vede il suo bambino questi elementi femminili possono essere eliminati dal sé. Anche gli elementi maschili possono subire lo stesso destino. Nella sua concettualizzazione essi presuppongono la separatezza; non appena c’è un io sufficientemente strutturato le pulsioni possono essere utilizzate per promuovere la separazione dall’oggetto. Afferma: “la relazione con l’oggetto messa in secondo piano dalle spinte pulsionali appartiene alla parte maschile della personalità non contaminata da elementi femminili “(﴾pg 96)﴿. Sviluppa l’idea che gli elementi puramente maschili siano evidenti nella descrizione classica delle pulsioni (orali, anali ecc..) ma che gli elementi femminili portano allo studio dell’”essere” fondamentale per il senso di esistere. In definitiva ‘ora voglio dire’ di questi elementi entrambi presenti nei bambini e nelle bambine: “dopo l’essere il fare e l’ essere fatto a. Ma prima l’essere” (﴾pg 99)﴿. Il Complesso Edipico Il complesso edipico, pietra miliare della teoria di S Freud sulla sessualità infantile, racchiude corpo e psiche, la parte fisica e quella immaginativa. Il bambino che ha avuto la fortuna di arrivare allo stadio in cui si sente una persona intera, viene catapultato in una matrice di relazioni estremamente complicata. “Sapete che molta parte dello sviluppo ha avuto luogo prima che il bambino sia in grado di percepire le cose in modo così sano come il complesso di Edipo”. In una situazione normale, dalla semplicità relativa della vita nella prima infanzia ora vive all’interno della prima relazione triangolare con una spinta che deriva nuove dalle pulsioni genitali. 8 Winnicott era fermamente d’accordo con il punto di vista freudiano che dal evolutivamente il complesso di Edipo apparteneva alla fase dopo l’infanzia e che qualcosa andava perduto se “confrontato con gli altri stadi in cui soltanto due persone erano coinvolte. Ognuno dei tre, bambino, madre, padre dal punto di vista del bambino è una persona intera. Prende anche le distanze dalla radicale riscrittura Kleiniana di questa teoria freudiana. A questo livello genitale infantile, le pulsioni sono ora “in carico” con il corpo e contemporaneamente con le rappresentazioni in fantasia. Il bambino è impegnato dalla piena forza dell’odio e dell’amore verso i suoi genitori, in uno stato in cui il conflitto intrapsichico, l’ambivalenza e il compromesso sono possibili. Riconosce che l’intensità dei suoi sentimenti, radicati in potenti urgenze istintuali, possono essere rapidamente rimossi e quindi resi inconsci ; molti degli eventi normali della prima infanzia come capricci, incubi, ecc. possono essere compresi alla luce dei periodici risvegli delle tensioni istintuali e delle “acute riaccensioni del conflitto nella mente dovuti all’odio e alla paura che si scontrano con l’amore”(﴾Winnicott, 1964pg 149)﴿. A suo avviso un bambino sano nel pieno della lotta del complesso Edipico è “capace di affrontare i sentimenti umani più tremendi senza dover ricorrere ad una eccessiva organizzazione difensiva contro l’angoscia”(﴾Winnicott, 1988 pg 509. Ciò non significa che non ci sia il rischio di patologia come accade in ogni stadio dello sviluppo. Tuttavia il bambino edipico, all’interno di una famiglia integra dove sia il padre che la madre sono presenti “può essere sostenuto in situazioni difficili da genitori che conosce bene, che tollerano le preoccupazioni e hanno una relazione abbastanza buona che permette loro di non temere il conflitto di lealtà che l’amore e l’odio del bambino suscitano in lui (Winnicott 1988 pg 50). Il complesso edipico non è soltanto una storia inerente ai desideri del bambino ma inevitabilmente riguarda il modo in cui egli sente la relazione fra i genitori, cioè la scena primaria. Questa sensibilità non è certamente soltanto la percezione del legame fra i genitori anche se certamente questo aspetto ne fa parte, ma è anche elaborata dalle sue fantasie, consce e inconsce su quella relazione e sul suo ruolo all’interno di essa. In questo lungo processo il 9 bambino nel gioco, nei sogni e nelle fantasie sperimenta la configurazione completa dei desideri edipici e delle loro conseguenze , includendo tutte le possibilità. In “La capacità di essere Solo (19589) Winnicott descrive il complesso edipico sano in cui il bambino “è in grado di padroneggiare l’odio e di convogliarlo al servizio della masturbazione” (﴾pg 31)﴿. Ritiene che questo bambino sano sia capace di stare solo con tutte le fantasie (consce ed inconsce) sulla relazione fra i suoi genitori percepita o immaginata, prendendosi la responsabilità di maturare uno sviluppo erotico adeguato all’età. Ciò implica la capacità di tollerare l’ambivalenza, comporta la fusione degli impulsi aggressivi ed erotici e anche la propensione ad identificarsi con uno o entrambi i genitori. Secondo Winnicott l’evoluzione del significato e dell’ identità sessuale si organizza normalmente attraverso il processo edipico e le sue rappresentazioni nella psiche, ma in ultima analisi dipende dal grado in cui si è stabilito il sé del bambino come individuo integrato durante le vicissitudini dello sviluppo nella prima infanzia. Per Sigmund Freud il complesso edipico è la struttura attraverso la quale la prima parte dello sviluppo della sessualità infantile si ri-organizza e come tale è il punto di cardinale importanza dello sviluppo per andare verso la salute o verso la psicopatologia. Con la sua risoluzione il bambino stabilisce il suo superio, che ora è una struttura interna impregnata della sua elaborazione della costellazione di desideri, difese e identificazioni implicate nel complesso edipico. Si potrebbe dire che nella schema teorico Freudiano a questo punto il sé del bambino è costituto. Nello schema teorico di Winnicott non è così. Secondo Winnicott le pulsioni sostengono la possibilità si sentirsi vivi e reali, ma il fatto che tutto ciò si attualizzi, dipende da come la madre del bambino accoglie queste pulsioni con reciprocità. Non disconosce il ruolo del padre ma colloca il padre e il processo edipico in secondo piano rispetto al processo che avviene prima. Il fatto che il padre possa entrare pienamente e possa avere una funzione paterna nella mente del bambino, dipende da come la madre, “sopravvivendo” ha permesso al bambino di passare dal sentire il mondo attraverso l’illusione, soggettivamente, all’ avere la capacità di relazionarsi alla 10 realtà esterna come persona intera, di trovare, piuttosto che di creare il mondo. Scuola di psicoterapia psicoanalitica anno accademico 2014 Traduzione di Nedda Papi 11 La sessualità nel ciclo di vita. Lesley Caldwell Relazione presentata da Angela Joyce in occasione della presentazione del libro “Leggere Winnicott a Urbino il 28/11/2014 e a Padova il 29/11/2014 In Inghilterra né le relazioni oggettuali in generale né Winnicott in particolare vengono associati immediatamente alla sessualità come focus clinico di primaria importanza e al suo ruolo nelle difficoltà e nei disturbi umani. Né la scelta dei 14 scritti fondamentali di Winnicott che noi abbiamo fatto in Leggere Winnicott svela una scelta che privilegia la sessualità. All’inizio anche la lettura di questi 14 scritti e più in generale la lettura di Winnicott potrebbe confermare questa impressione. Oggi vorrei riequilibrare la questione introducendo l’analisi complessiva di Winnicott sulla soggettività umana e sulle sue radici in una sua descrizione della sessualità che fa ampio uso di Freud, offre molti esempi clinici dei vari stadi dello sviluppo psicosessuale e ci mostra il suo modo di cercare approcci diversi al materiale clinico fondati sulla sessualità. Come clinici anche noi siamo attenti alla sessualità e alle sue manifestazioni nei nostri studi professionali. Forse in modo un po’ inaspettato credo che la mia lettura di Winnicott abbia realmente aumentato la mia consapevolezza della sessualità nelle dinamiche della seduta e così io voglio proporre il punto di vista che Winnicott, oltre alla ricchezza del suo approccio globale, ha molto da offrire in questo campo che normalmente non viene associato a lui. Nonostante la sua radicale riscrittura del ruolo e della collocazione nel tempo della sessualità infantile e delle pulsioni nella costituzione del sé e nello sviluppo umano, Winnicott mantenne con coerenza un punto di vista freudiano nel considerare il potere della vita istintuale nell’organizzare l’esperienza psichica soggettiva. L’impulso d’amore primitivo di cui parla Winnicott può essere collegato alle pulsioni poiché continua a costituire una base per le difficoltà inerenti alla vita e al vivere, specialmente per le difficoltà inerenti alla salute. Winnicott stesso suggerisce che le difficoltà in campo 1 sessuale e le relazioni della persona intera appartengono di più alla normalità che a coloro che non sono stati in grado di raggiungere la posizione depressiva la quale a sua volta permette il conseguimento della piena posizione del “concerning” (1988,pg 108). Torneremo più avanti a questo aspetto. Winnicott rivendicava il fatto che la teoria della sessualità freudiana “era nelle sue ossa” e nella sua antologia postuma La Natura Umana, afferma che il valore della sessualità infantile sta nell’uso che ne fece Freud come “descrizione dell’inizio dello sviluppo complessivo della vita istintuale” (﴾1988,pg 58)﴿ e aggiunge che “le teorie che aggirano questi contenuti sono inutili”(1988, pg 36). Quando afferma che la scena primaria, sebbene disturbante, costituisce la base della stabilità individuale, (1988 pg 58) conduce queste affermazioni generali molto più lontano e la spiegazione che dà è un ulteriore sviluppo della sua stessa posizione teorica. Perché la scena primaria è la base della stabilità dell’individuo? La risposta di Winnicott è “perché rende possibile il sogno di prendere il posto di uno dei due partners” (﴾pg 59)﴿. Cioè è la rappresentazione simbolica dell’unione con un altro, dimostra (nella realtà o in fantasia) quella possibilità.. e non semplicemente per rivalità che è forse l’ovvia associazione al “prendere il posto di”, piuttosto invece riguarda le basi di una esistenza umana condivisa e le sue origini nella sessualità per mezzo della spinta della pulsione verso un altro. Il ruolo di queste affermazioni nel resoconto sulla soggettività umana di Winnicott sembra portare il suo lavoro e, direi potenzialmente il lavoro analitico in generale, verso l’uso e lo sviluppo del secondo modello pulsionale di Freud discusso in Al di là del Principio di Piacere (1920) dove Freud propone l’antitesi fra l’istinto di vita e l’istinto di morte. L’importanza continua dell’istinto di morte nella psicoanalisi contemporanea è evidente nei numerosi dibattiti su questo tema, ma Winnicott era interessato particolarmente all’altro polo del dualismo, l’istinto di vita. Freud descrive l’istinto di vita come “quello che preserva le unità vitali esistenti ma anche come quello che ne costituisce delle altre nuove e 2 inclusive”. Come indicano Laplanche e Pontalys, la sessualità nelle sue forme manifeste viene definita da Freud come un principio di unione e in Compendio della Psicoanalisi (1938) il principio di vita viene visto anche “come principio di formazione di legami.” “Lo scopo dell’eros è quello di costituire le più grandi unioni e di preservarle, così in sintesi di legare insieme”. In ciò il modello freudiano degli istinti di vita e di morte rende gli istinti sessuali parte degli istinti di vita, Laplanche e Pontalys si chiedono se Freud stesso non stesse mutando il posto della sessualità nel suo schema e, in questo caso, quali sarebbero le implicazioni se la sessualità passasse dalla posizione sovversiva rappresentando “l’ energia libera, il processo primario e il principio di piacere” “all’altra sponda del legare insieme’”(L e P pg 242). Io interpreto anche Il Disagio della Civiltà come argomento a favore di questa posizione piuttosto che nel modo tradizionale che privilegia l’aspetto delle alternative, le pulsioni o la civiltà e la riluttante accettazione di Freud della rimozione a favore della civiltà. Io credo che l’ampliamento degli istinti di vita e il sostegno a loro favore (non solo l’igiene, le fogne, la pulizia ma anche l’arte, la letteratura ecc..)﴿ sia colto o che qualcosa di questo punto di vista sia colto nell’interesse crescente di Winnicott per i vasti temi della Natura Umana’ e della ‘salute’ e nello stretto legame di entrambi questi aspetti con la sessualità per la salute dell’uomo. Un particolare che io trovo sorprendente nel testo postumo ‘Natura Umana’ (1988) è l’uso frequente dell’aggettivo ‘biologico’ dovuto alla sua accurata attenzione all’origine somatica degli istinti sessuali e al legame tra psiche e soma con una puntuale enfasi sui processi psichici correlati. Faccio un esempio. “Istinto è il termine attribuito alle potenti pulsioni biologiche che vanno e vengono nella vita del neonato o del bambino e che richiedono azione”(﴾Winnicott, 1988)﴿. L’interesse di Winnicott verso le manifestazioni somatiche come indicatori dello stato psichico è strettamente collegato con la sua concezione del modo in cui il neonato diventa un essere umano e di ciò che gli deve essere dato affinché il neonato (e successivamente l’adulto) possa accettare ed essere in grado di vivere con l’inevitabile conflitto interno provocato dall’azione sovversiva delle 3 pulsioni. Questa è la condizione del vivere e dell’essere in grado di condurre una vita normale. Winnicott era convinto della centralità della sessualità infantile sia nello sviluppo emotivo che nella etiologia delle dinamiche psicopatologiche, ma era egualmente consapevole dell’importanza primaria del consolidamento del sé come base dalla quale può sortire l’incontro del bambino piccolo con le pulsioni. Come afferma Winnicott nel suo scritto inedito Dichiarazione didattica sullo sviluppo del bambino “È il sé che viene prima dell’uso delle pulsioni da parte del sé”. (citato in Giannakoulas, 2005, pg 61). Lo scritto precedente Sviluppo Emotivo Primitivo (Winnicott, 1945) sottolinea gli istinti del bambino che è descritto come “pieno di urgenze istintuali e di idee predatorie”… dando anche molta importanza anche all’istinto materno che richiede una madre che “ha un seno, il potere di produrre latte e pensa che le piacerebbe essere attaccata da un bimbo affamato” (1945, pg 152). La possibilità che il bimbo vivo istintualmente e la madre viva istintualmente si incontrino e si mettano insieme è la condizione per la costituzione del sé e per l’essere vivi. Se complessivamente per Winnicott la costituzione del sé e l’essere vitali vengono prima delle pulsioni, è il desiderio di entrambi, madre e bambino, così visceralmente presente in questa descrizione che rende l’essere vitali possibile. L’ambiente culturale, cioè il mondo esterno ed i suoi significati, fanno del desiderio il cardine della natura umana e delle umane difficoltà e questo tema compare più e più volte nel linguaggio comune usato sia in molte relazioni presentate ad un pubblico non specializzato che in Natura Umana. Per es. dice: “Se la madre si adatta abbastanza bene, il bambino crede che il capezzolo e il latte siano il risultato di un gesto che è nato dal bisogno, il risultato di un’idea che cavalca sulla cresta dell’onda di una tensione istintuale” (1988,pg 110). Io sottolineo un gesto che è nato dal bisogno, il risultato di un’idea associata a una tensione istintuale. Le onde di tensione istintuale che ci 4 assalgono dall’interno continuano per tutto il ciclo vitale con diverse intensità, posizionate e forgiate “dalla natura dei genitori, dal ruolo del bambino nella famiglia e da altri fattori che tutti insieme distorcono lo schema e alterano il quadro classico di ciò che è comunemente conosciuto come complesso edipico” (1986, pg 185). La sessualità, ancorata nella psiche/soma, nel corpo e nella mente è forgiata dalle relazioni familiari, personali, sociali, dall’ambiente in cui incontriamo noi stessi e gli altri dove, se tutto va bene, troviamo un posto nel mondo e siamo a casa anche internamente con noi stessi. Questa teoria è pressoché completamente fondata su casi ed esempi specifici ed io ho scelto due esempi dall’articolo che Winnicott scrisse nel 1964 ‘Questo femminismo’ che fa parte del testo ”La casa è da dove partiamo” (che noi non abbiamo inserito nel nostro libro). Winnicott si chiede che cosa accade al ragazzo che ama suo padre che però è schivo e incapace di rispondere agli approcci del figlio a causa della sua omosessualità rimossa… Che cosa accade al ragazzo quando restringe la sua eterosessualità poiché si sente deprivato di suo padre e non può odiarlo a sufficienza? O un altro esempio. Che cosa dire di un ragazzo, terzo di 4 fratelli, che intuisce il desiderio dei genitori di una figlia femmina e tende ad aderire al ruolo che gli è assegnato, nonostante che i genitori tentino di nascondere la loro delusione? (pg 185). Questi esempi, e ce ne sono molti altri, ancorano le teorie di Freud e Winnicott a un ambiente che non è soltanto esterno, che non è mai senza le sue componenti psichiche e senza l’ impronta delle pulsioni e delle complicazioni (e dalla vita!) che ne derivano. Collegando sesso e sessualità Freud e Winnicott ci spiegano le fondamenta del nostro essere. Per discutere la profondità delle conoscenze teoriche che sottendono queste descrizioni dei problemi dei pazienti occorrerebbe un intero seminario. Entrambi gli esempi mostrano i conflitti dei nostri incontri esperienziali precoci, i conflitti nel 5 gestire la realtà esterna e quella interna ed il loro sovrapporsi che prosegue a qualsiasi età. Questi due esempi parlano di sessualità in modo normale e illustrano la sua importanza per il bambino. Ma dimostrano anche l’importanza della relazione coi genitori e la loro relazione inconscia con la propria sessualità che sono elementi formativi sia degli impulsi sessuali del bambino sia del modo in cui questi impulsi sessuali sono affrontati e vissuti nell’infanzia e nella vita adulta. Si può dire così che l’impostazione di Winnicott ha in sé un modello di trasmissione transgenerazionale della sessualità. La storia estesa di un caso Sostenere e Interpretare mostra l’uso dell’interpretazione focalizzata sul complesso edipico e sul dott. A. e l‘accresciuta capacità del paziente di affrontare le relazioni con persone reali e col suo analista, il dott. Winnicott, in quanto persona reale. Il suo materiale è intessuto di temi apertamente edipici, per es. la fantasia della ragazza col pene che aveva sviluppato durante l’adolescenza. Leggere la storia di questo caso significa mostrare l’oscillazione fra le prime esperienze emotive e le influenze successive degli aspetti edipici. In una seduta del 9 maggio 1955 il paziente dice “sembra senza senso combattere se si sa già che si perderà”. Winnicott interpreta la mancanza di registro simbolico del paziente e, indirettamente, l’impoverimento dal quale deriva dicendo: “dal suo punto di vista si può parlare del soggetto soltanto in termini di lotta reale. Lei non può usare la fantasia o il gioco. Lei può pensare soltanto alla morte reale di uno di voi se ci fosse una lotta fra voi due”. Poi il dott. A. chiede se la seduta finirà fra 7 minuti e parla di come evita il senso di fine, il senso di essere interrotto. Descrive tutto ciò come “perdere o essere buttato via”. Prosegue “Arrivo gradualmente alla fine e non ho più nulla da dire ed è il momento in cui lei dice che è finita l’ora. Mi sono preparato in anticipo ma anche così è una sorpresa spiacevole…. Normalmente non mi arrabbio ma mi sento male. È molto difficile essere fermato in mezzo alla corrente.” Winnicott prende la palla al balzo “so che l’espressione “fermato in mezzo alla corrente” è una metafora ma è quella più vicina all’idea di castrazione che è riuscito a 6 trovare. Direi che era come se lei fosse stato fermato nel mentre stava urinando e questo fa venire in mente tre gradi di rivalità: uno nel quale c’è la perfezione e l’unica cosa che lei può fare è essere perfetto. La seconda è che lei e il suo rivale vi uccidete reciprocamente, e la terza, che è stata introdotta soltanto ora, è che uno di voi due viene mutilato”. Il paziente dice “accetto l’idea che è come se qui fossi fermato mentre urino, assomiglia anche molto alla situazione di uno interrotto durante un rapporto sessuale”. Winnicott collega la fine della seduta con l’inizio, “così arriviamo al suo uso della parola impotenza nel descrivere i suoi sentimenti dopo la fine della seduta di ieri. Vorrei collegare l’idea del suo essere interrotto durante un rapporto sessuale ai suoi impulsi di interrompere i suoi genitori quando erano insieme”. È difficile pensare a un passaggio che sia esplicitamente più concentrato sulla centralità della sessualità nell’ interpretazione dell’analista; è anche difficile pensare a una interpretazione che usi la teoria psicoanalitica di base così chiaramente. Leggete Winnicott! Ne vale la pena…. Scuola di psicoterapia psicoanalitica anno accademico 2014 Traduzione di Nedda Papi 7