RASSEGNA STAMPA 4 MAGGIO 2009 www.corriere.it Epifani: oggi
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RASSEGNA STAMPA 4 MAGGIO 2009 www.corriere.it Epifani: oggi uniti, ma le divisioni restano I leader sindacali all'Aquila per il Primo Maggio. Angeletti: ricostruire anche il lavoro, non solo le case MILANO - Primo maggio all’insegna della solidarietà per i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno scelto l’Aquila per dare il via alle celebrazioni del primo maggio e allo stesso tempo manifestare la propria solidarietà alle popolazioni dell’Abruzzo colpite dal terremoto. Ma manifestazioni sono previste in tutta Italia e nell'arco dell'intera giornata. Nel pomeriggio a Roma prende il via il tradizionale concerto del Primo Maggio. E sempre nel pomeriggio il premier Silvio Berlusconi tornerà a l'Aquila per l'ottava volta dal terremoto. «VOGLIAMO TORNARE A VIVERE» - La giornata si svolge alla scuola della Guardia di finanza e la manifestazione, sobria nel numero dei partecipanti e nei toni, ha preso il via con l’intervento dal palco del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. «Oggi è il giorno della solidarietà e della lotta per il lavoro. Siamo indeboliti e sofferenti - ha detto il primo cittadino rivolgendosi ai leader sindacali ma vi accogliamo con la fierezza di chi vuole ricostruire. Noi vogliamo tornare a vivere. Vogliamo tornare a sognare il futuro dei nostri figli e ricostruire le nostre città e i borghi come erano e dove erano». «DIFFERENZE? NON OGGI» - Cgil, Cisl e Uil hanno scelto di dare un segretario di compattezza, nonostante nell'ultimo periodo il fronte sindacale non sia stato sempre compatto, come nel caso della trattativa sui contratti. «Le differenze restano e sono anche molto forti - ha ad esempio sottolineato Epifani prima dell'inizio dei comizi -, ma di fronte a una tragedia come questa e anche di fronte alla crisi industriale, laddove possibile le cose si fanno unitariamente». «RILANCIARE IL LAVORO» - Il segretario della Uil, Angeletti, ha invece sottolineato come l'Abruzzo e l'Aquila debbano avere tutte le risorse necessarie per rinascere dopo il terremoto spiegando che queste risorse «devono essere usate anche per il rilancio economico oltre che per la ricostruzione». «Siamo qui soprattutto - ha detto Angeletti dal palco - perché non vogliamo che si stenda, magari piano piano, lentamente, un velo e un oblio sulle tragedie che migliaia di persone vivranno nei prossimi mesi. E’ nelle tragedie che si misura la qualità morale e politica di un paese e delle istituzioni che lo rappresentano. Non si tratta di ricostruire solo le abitazioni, che è comunque un problema grave, ma occorre ricostruire anche il lavoro, i posti di lavoro, le università, gli ospedali, gli uffici e le aziende perché non c’è futuro senza il lavoro». IL MINISTRO SACCONI E I CONTRATTI: «I LAVORATORI PARTECIPINO ALLA VITA DELL'IMPRESA» Napolitano, monito sulle morti bianche «Fenomeno dolorosissimo e inquietante» Il capo dello Stato celebra il Primo Maggio ricordando i caduti sul lavoro. E avverte: «Non si cada nel sommerso» ROMA - Anche quest'anno il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. È «un segnale positivo ma non ancora sufficiente», ha detto, il dato che indica un calo delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. Alla cerimonia al Quirinale erano presenti proprio i famigliari delle vittime di incidenti sul lavoro e i rappresentanti dei lavoratori delle zone terremotate. Come di consueto nell'occasione sono state assegnate anche le «Stelle al merito del lavoro». «FENOMENO DOLOROSISSIMO» - Il tema degli incidenti sul lavoro è particolarmente caro a Napolitano, che fin dal suo insediamento, nel 2006, ha scelto di dedicarvi attenzione in tutte le occasioni ufficiali. «Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante - ha sottolineato il capo dello Stato - e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica». Questo rischio, ha precisato, si corre se di fronte alla crisi emergerà «qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale». «GARANZIE INSUFFICIENTI» - Napolitano ha parlato anche del calo dell'attività produttiva, «in primo piano anche in Italia». Il presidente si è concentrato sulle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro e ha evidenziato i limiti «dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro». Su questi temi, ha detto, «molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione». «L'ITALIA PUO' ESSERE FIERA» - Non è poi mancato un accenno all'intesa Fiat-Chrysler: «Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo. È un riconoscimento straordinario per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. È la conferma dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca». SACCONI E I CONTRATTI - Alla celebrazione ha partecipato anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo cui l'evoluzione delle nuove relazioni industriali recentemente impostate dalle parti sociali «può essere la libera e responsabile diffusione di forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell'impresa e di organismi bilaterali nei territori». Il ministro pensa in particolare che gli organismi bilaterali tra le parti possano condividere «i servizi rivolti alla sicurezza, all'apprendimento, al ricollocamento, alla protezione del reddito nel caso di riduzione del tempo di lavoro». Ed è proprio in questo contesto di relazioni industriali «cooperative» che, ha aggiunto Sacconi, «anche grazie all'accordo di leale collaborazione tra Stato e Regioni, è stato sin qui possibile conservare in Italia più che altrove, nel contesto della grande crisi globale, larga parte della base produttiva ed occupazionale attraverso strumenti di protezione sociale su base negoziale che presuppongono la sopravvivenza del rapporto di lavoro». TENSIONE IN TURCHIA: SI TEMONO SCONTRI VIOLENTI COME QUELLI DELLO SCORSO ANNO Primo maggio, scontri a Berlino e Istanbul Tafferugli anche ad Amburgo. Nella capitale tedesca lanci di bottiglie contro la polizia, 29 agenti feriti MILANO - Sono iniziate all’insegna della violenza le celebrazioni del primo maggio in Germania e in Turchia. A Berlino e ad Amburgo le autorità parlano di decine di poliziotti feriti tra gli agenti; a Istanbul gli scontri si sono avuti invece nella mattinata in concomitanza con la formazione dei primi cortei delle manifestazioni per la festa dei lavoratori. BOTTIGLIE SUGLI AGENTI - Nella capitale tedesca gli scontri si sono scatenati a margine di una festa di strada nel quartiere orientale di Friedrichshain. I manifestanti hanno scandito slogan anti-capitalismo e hanno dato vita ad un lancio di bottiglie e di pietre contro la polizia: il bilancio è stato di 29 agenti feriti e 12 persone fermate. Numerosi bidoni della spazzatura sono stati incendiati e alcune pensiline degli autobus distrutte. Danneggiati anche tram e auto parcheggiate lungo le strade. La polizia ha comunque precisato che in precedenza il raduno, a cui hanno partecipato circa 2mila persone, era stato pacifico. Ad Amburgo, nel corso di altri tafferugli, ci sono invece stati tre poliziotti feriti. Le forze dell’ordine si aspettano altri problemi nella giornata di oggi, dato il fitto programma di manifestazioni e cortei convocati con svariate piattaforme da estrema destra, sindacati e formazioni di sinistra. La crisi economica - che ha alimentato la disoccupazione e la rabbia collettiva per la diseguaglianza dei redditi, oltre che per la trasformazione di molti quartieri popolari in quartieri residenziali di lusso - ha fatto crescere i timori in tutto il paese di una festa dei lavoratori particolarmente tesa. ALTA TENSIONE A ISTANBUL - Non meno preoccupate le autorità turche. La polizia ha disperso e caricato in mattinata un primo gruppo di manifestanti che stava cercando di dirigersi verso piazza Taksim. E tutto lascia pensare a una giornata di scontri e semi-guerriglia urbana, come ormai avviene regolarmente almeno da tre anni. I sindacati, infatti, chiedono di manifestare a Taksim, la piazza centrale di Istanbul in cui nel 1977 persero la vita 36 persone. La prefettura e il governo negano puntualmente l’autorizzazione adducendo motivi di ordine pubblico. «Ci aspettiamo un atto di buon senso da parte delle sigle sindacali», ha detto giovedì il prefetto Guler. Le autorità si sono dette disposte solo a concedere l'accesso ad una delegazione di non più di 2 mila persone a cui sarà concesso di deporre corone di fiori per i caduti. Il problema, però, sono le oltre 70 sigle fra sindacati minori e associazioni che domani marceranno sulla piazza a ogni costo e senza compromessi. «Torneremo a Taksim perché vogliamo celebrare il Primo Maggio in modo degno e perché vogliamo farlo da popolo libero» hanno dichiarato alcuni sindacati indipendenti. Dalle 5.30 del mattino la città è quindi completamente bloccata e il comprensorio di Taksim transennato. Le principali sigle sindacali temono che la manifestazione possa avere lo stesso epilogo dell’anno scorso e di due anni fa, quando migliaia di manifestanti furono sgomberati a suon di manganelli, lacrimogeni e idranti da una polizia inferocita. Di mezzo ci andarono anche un centinaio di giornalisti, che furono percossi dalle forze dell’ordine, riportando in qualche caso ingenti danni anche alle apparecchiature tecniche. L’anno scorso a Sisli, un quartiere del centro di Istanbul, la polizia è arrivata a caricare i manifestanti fino alle porte di un ospedale. Il Primo Maggio quest’anno arriva in una Turchia sconvolta dalle indagini sull’organizzazione segreta Ergenekon, accusata di aver destabilizzato la vita politica turca almeno negli 11 anni e che potrebbe essere anche causa dei morti a Taksim. Le indagini si stanno allargando a macchia d’olio, coinvolgendo anche tanti esponenti curdi e di estrema sinistra. IL CASO VIA ALLA DIRETTIVA UE. I DUBBI BCE: LA LIQUIDITÀ VA CONTROLLATA Cellulari e supermarket, la moneta diventa hi-tech Pagamenti anche con le assicurazioni senza conto corrente MILANO — Sembra l’inizio di un nuovo ordine monetario europeo, se non mondiale, che potrebbe essere battezzato l’«anti- Gold Standard». Perché tanto il primo sistema in vigore fino agli anni Trenta richiedeva un rapporto fisico tra moneta in circolazione e riserve in oro, tanto quello che è stato adottato con 364 voti a favore e 30 contrari dal Parlamento Ue nel weekend non solo va oltre al concetto di banconote ma anche a quello di banca: in sostanza con le nuove regole in materia di moneta elettronica anche le «non-banche», come operatori telefonici, assicurazioni e supermercati, potranno «battere » moneta con le nuove tecnologie e dunque senza nemmeno l’ancoraggio psicologico del biglietto bancario, delle monete o del conto corrente. Per adesso manca il passaggio formale del Consiglio europeo e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Ue. Poi per le «non-banche » partirà un conto alla rovescia lungo, al massimo, 18 mesi e 20 giorni, limite entro il quale i paesi dovranno recepire la direttiva. Certo, non sarà una deregulation selvaggia. Se con l’introduzione della neutralità tecnologica non sarà più necessario essere una banca per gestire e fare da garante ai pagamenti, delle regole ci saranno: per agevolare l’ingresso di nuovi attori nel mercato delle carte di credito e di debito è stato ridotto da un milione a 350 mila euro il capitale iniziale per ottenere l’autorizzazione a gestire l’e- money. Inoltre i singoli Paesi dovranno garantire la rimborsabilità dei fondi. Ma, a parte questo, la stessa Antitrust italiana guidata da Antonio Catricalà, che solo due settimane fa aveva presentato un rapporto sulle carte prepagate in Italia, si attende una spinta concorrenziale dalle nuove regole con un taglio delle commissioni di questi servizi, soprattutto grazie all’uso del cellulare come canale di pagamento. Non a caso visto che con 1,2 sim pro capite siamo il Paese in Europa con la maggiore diffusione di cellulari. Cosa cambierà rispetto ad oggi? I pagamenti attraverso il cellulare sono già possibili, anche in Italia, con Poste Mobile. Ma ad oggi è ancora necessario avere come sottostante un conto per far transitare il denaro. Con la nuova normativa non sarà necessario e, per esempio, si potrà usare direttamente il conto prepagato del cellulare anche per le micro-transazioni. La tecnologia esiste già: c’è il Geldkarte in Germania, il Proton in Belgio, il Moneo in Francia e il Mondex nel Regno Unito. Sarà l’inizio dell’era glaciale per le carte di credito? No, perché sono previsti dei precisi limiti contro il riciclaggio dell’uso della moneta elettronica non-bancaria: 250 euro per supporti non ricaricabili e 2.500 euro annui per gli altri. Ma per capire che il fenomeno non sarà comunque di portata ridotta bastano due indicatori. La stima della GSMA, l’associazione mondiale del Gsm, che parla di 1,4 miliardi di clienti con accesso a questi servizi nel 2015. E il parere Bce del 5 dicembre 2008 in cui si dice che il nuovo sistema «potrebbe portare a modifiche della liquidità del sistema difficilmente controllabili dalle autorità monetarie». Massimo Sideri [email protected] E il sindacato va a Wall Street per salvare impianti e pensioni Soluzioni parallele: il controllo di Gm allo Stato, l'ex cenerentola Usa ai lavoratori e al socio italiano DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — «Motown» o «Ghost town»? Città dell'auto o degli spettri? Si chiedono, angosciati, i giornali di Detroit mentre si accavallano le notizie di accordi e piani di ristrutturazione per il salvataggio di General Motors e Chrysler. Gm di fatto nazionalizzata, controllata all'89% dai sindacati e dal governo federale. Chrysler per il 55% nelle mani dei sindacati, ma con la gestione affidata al partner industriale, Fiat, con una quota che salirà dal 20% iniziale al 35. Per le certezze bisogna aspettare ancora 24 o 48 ore: alla Chrysler l'accordo coi sindacati è fatto, le grandi banche titolari della maggioranza dei debiti (6,9 miliardi), hanno raggiunto l'intesa col Tesoro. Ma basta che uno degli altri 45 creditori minori rifiuti l'offerta del governo (2 miliardi cash) per rendere inevitabile una bancarotta «pilotata». C'è poi l'ultimo scoglio, i concessionari: molti dovranno chiudere, ma, per ora, resistono. Anche questo può portare alla bancarotta. Ormai, però, lo scenario generale è definito: la Ford tenta di farcela con le sue forze e rimane sul mercato da protagonista indipendente. GM, mutilata e nazionalizzata, che perde marchi e moltissimi stabilimenti. Nella migliore delle ipotesi, l'ex primo costruttore del mondo diventerà una società con soli quattro marchi (Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc) e una produzione di 2,6 milioni di veicoli l'anno. Infine Chrysler: dissanguata, era la cenerentola dell'industria americana, ma sembra uscire dal processo di ristrutturazione con meno «handicap» della General Motors: quattro marchi come i «cugini» di Detroit (Chrysler, Jeep, Dodge e Plymouth), più quelli che arriveranno coi prodotti Fiat e la forza di un partner industriale e tecnologico italiano, che nel caso Gm non c'è. Anche chi non ha risparmiato, nei mesi scorsi, le battute ironiche sul «soccorso italiano», oggi riconosce che Fiat è l'unica speranza, l'unico elemento di dinamismo nel deprimente panorama automobilistico americano. Sergio Marchionne, l'«italiano del Canada» che ha studiato a Windsor, città affacciata sul lago Michigan proprio di fronte a Detroit, diventa l'uomo della speranza non solo per Obama, che l'ha già «incoronato», ma per tutti quelli che scommettono su un recupero dell'industria manifatturiera. Non avrà vita facile, e non solo per la difficoltà di ridare slancio a un'industria a corto di modelli innovativi e costretta ad operare in un mercato difficilissimo, nel quale perdono anche i migliori, come Toyota. L'amministratore delegato della Fiat è chiamato a un esperimento senza precedenti: la gestione di un'azienda in condominio con un sindacato che è socio di maggioranza, non una semplice presenza nel consiglio di sorveglianza, come nel modello tedesco. Marchionne, che in gioventù fu un ammiratore del «turnaround» realizzato da Lee Iacocca in una Chrysler che anche allora rischiava di sparire, oggi deve realizzare un'impresa analoga ma senza poter usare — come fece il «condottiero» italo-americano — i meccanismi classici del capitalismo anglosassone. Il manager ha davanti a sé le pagine bianche di un quaderno nel quale deve provare a scrivere un nuovo capitolo della storia della democrazia economica. Una sfida assai stimolante, ma tra le più difficili da immaginare, anche perché i contorni non sono ben definiti: non è chiaro, ad esempio, in che modo il Tesoro proteggerà i 10 miliardi di denaro pubblico che sta investendo, se il capitale di Chrysler, come pare, verrà essenzialmente diviso tra sindacati e Fiat. Tutto da studiare anche il ruolo di un sindacato per la prima volta obbligato a comportarsi da imprenditore. Essendo in maggioranza non potrà nascondersi: dovrà perseguire la massimizzazione del profitto perché solo così l'azienda varrà abbastanza da compensare l'abbattimento degli altri fondi previdenziali e sanitari non più finanziati da Chrysler. Pensioni e qualità dell'assistenza medica del personale dipenderanno, insomma, dal successo della Chrysler «italiana». Massimo Gaggi www.americaoggi.info Crisi. Belusconi. Per superarla aggredire mercati esteri Creato 05/01/2009 - 04:18 ROMA. L'Italia uscirà dalla crisi "prima e meglio" e per farlo occorre avere "maggiore fiducia nella possibilità di aggredire i mercati stranieri". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel giorno dell'accordo fra Fiat e Chrysler non cita direttamente i due colossi automobilistici ma, parlando davanti alla platea degli agricoltori della Coldiretti, sottolinea che l'apertura verso l'estero è un ingrediente fondamentale per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche di questi mesi. Difficoltà che rischiano di essere acuite dalla nuova influenza che arriva dal Messico e che, a causa dell'effetto domino, mette sotto scacco anche gli allevatori. Per rassicurare i consumatori ecco allora che Berlusconi raccoglie la "sfida" degli agricoltori e davanti alle telecamere mangia un pezzetto di mortadella. "Buono, davvero buono", mima con i gesti il Cavaliere, che per l'occasione si improvvisa anche cameriere e serve alla platea salame e prosciutto su un vassoio d'argento. Il made in Italy non si deve arrendere e anzi deve andare "a bussare alle porte" dei Paesi stranieri, insiste dunque il presidente del Consiglio. Soprattutto "di quelli dell'Est - dice - dalla Federazione russa all'India e alla Cina". Lì gli italiani possono stare sicuri di trovare "interesse, simpatia e in molti casi anche amore", assicura il premier. Il governo da parte sua è "orgoglioso di aver mantenuto" gli impegni e promette di fare altrettanto nel prossimo futuro. Perché, dice ancora una volta il premier, "la gente non ne può più delle chiacchiere, vuole i fatti. E noi continuiamo a voler fare i fatti". Un esempio? L'intervento "tempestivo" in Abruzzo, quello "incisivo" per risolvere l'emergenza rifiuti. Simbolo di questa battaglia e, soprattutto, della vittoria è l'apertura del termovalorizzatore di Acerra: "Abbiamo utilizzato l'esercito e continueremo a usarlo per garantire la legalità in Italia. Sempre". Regina degli esempi è però, secondo Berlusconi, l'azione del governo di fronte alla crisi: "Il fatto che il nostro governo è intervenuto prima degli altri è un vanto e deve essere orgoglio di tutti". A favore dell'Italia non finisce solo il paragone con i Paesi europei, ma anche quello con l'America: "Negli Stati Uniti chi perde il posto di lavoro si trova nella disperazione. Noi abbiamo la fortuna di avere famiglie risparmiatrici, così come abbiamo - sottolinea - un sistema bancario solido". Ed è proprio alle banche, però, che il premier rinnova l'appello: è bene, dice, che continuino a fare il "loro mestiere dando a chi lavora ciò che è necessario per spostare avanti la loro attività". Obiettivo fondamentale, perché "la vera ricchezza - è la convinzione di Berlusconi - non si fa con la finanza, ma con il lavoro e il sudore della fronte". Source URL: http://www.americaoggi.info/2009/05/01/11845-crisi-belusconi-superarlaaggredire-mercati-esteri www.avvenire.it La precisazione di Befera: «Le spese per l’istruzione non sono un lusso» L’indicazione dell’Agenzia delle Entrate ai propri uffici di avere attenzione, ai fini degli accertamenti fiscali 'sintetici', per alcune spese dei contribuenti, come quelle per l’istruzione privata «non ha assolutamente l’intento di qualificare le spese per l’istruzione come un genere di lusso né che il loro sostenimento sia sempre e comunque indice di una particolare agiatezza economica. Le spese in questione vengono infatti prese in considerazione solo qualora siano di ammontare particolarmente rilevante». Lo precisa in una lettera il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, sottolineando che l’attenzione è sulle scuole «esclusive» che richiedono «significative disponibilità economiche». «È ovvio – rileva ancora Befera – che nessuno pensa di equiparare chi sostiene le spese più alte a un evasore fiscale». In ogni caso «la libertà di educazione dei propri figli non è proprio in discussione». «Una retta scolastica di poche centinaia di euro – fa notare Befera – è compatibile anche con redditi di non elevato ammontare, mentre l’iscrizione a scuole esclusive e particolarmente costose richiede significative disponibilità economiche ». Ma non spiega che cosa siano le «scuole esclusive» di cui parla, termine vago quanto quello di «scuole private». La precisazione dell’Agenzia delle Entrate arriva dopo che mercoledì scorso Avvenire aveva per primo dato spazio alla lettera aperta di nove associazioni – cattoliche e laiche – rappresentative del mondo scolastico paritario (Agesc, Fidae, Agidae, Cnos-Fap, Ciofsscuola, Fism, Foe-Cdo, Aninsei e Msc), che, riferendosi alla circolare dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 6 aprile, inserisce tra i servizi di lusso anche le scuole 'private'. «Prendiamo atto della precisazione dell’Agenzia delle Entrate – spiega Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc –. Condividiamo la lotta all’evasione fiscale, ma ribadiamo che bisogna fare chiarezza, poiché la circolare sembra comunque mettere sullo stesso piano servizi per il tempo libero e servizi educativi, puntando il dito contro le famiglie che mandano i figli nelle scuole cosiddette private. È necessario che venga chiarito a quali scuole si riferisce la circolare dell’Agenzia quando parla di 'scuole private', termine che non ha riferimenti legislativi. Ci si augura che queste indicazioni non intendano segnalare le scuole paritarie che, secondo la legge 62/2000, fanno parte del sistema nazionale pubblico di istruzione». «In un momento così grave di crisi morale ed economica – si chiede la Colombo – in cui le famiglie stanno cercando di sopperire a uno Stato inadempiente circa il riconoscimento della libertà di educazione, garantita invece in tutti i Paesi europei, cosa vuol dire evidenziare quale indicatore di situazioni 'di lusso ' la frequenza a 'scuole private'?». «In ogni caso – conclude la presidente dell’Agesc – vogliamo essere costruttivi. Occorre, però, fare chiarezza: si tratta di una questione culturale e di un pregiudizio nei confronti di quelle scuole che fanno risparmiare allo Stato. Purtroppo in Italia esiste ancora un sistema centralista, che non tiene assolutamente conto della sussidiarietà». Maurizio Carucci www.denaro.it Microaziende: fondo da 50 milioni Aiuti pari al 30 per cento delle spese sostenute. Sostegno anche all'occupazione Ai blocchi di partenza un fondo destinato alle microimprese in difficoltà temporanea. Lo stabilisce un disegno di legge in attesa di essere assegnato alla Commissione competente per iniziare il suo iter parlamentare. Il fondo prevede una dotazione iniziale di 50 milioni di euro per l'occupazione ed è pensato per le imprese con meno di quindici dipendenti, in regola con i versamenti contributivi che versano in uno stato di difficoltà, per un periodo non più lungo di tre anni e che dimostrino di poter risanare l'impresa. Il contributo sarà pari al 30 per cento del totale delle spese sostenute. Le domande andranno presentate alle Camere di Commercio del territorio di appartenenza. Pronto un disegno di legge che corre in aiuto delle microimprese in difficoltà temporanea. Il provvedimento, in attesa di essere assegnato alla Commissione competente per iniziare il suo iter parlamentare, prevede l'istituzione di un Fondo ad hoc per il sostegno alle piccole imprese che versano in una situazione di temporanea difficoltà quando sussistono e si possono provare possibilità di risanare l'impresa. La relazione parlamentare che accompagna la presentazione del disegno di legge parla di un "efficace e rapido strumento di supporto che consenta di superare eventuali e transitorie situazioni di difficoltà finanziaria senza ricorrere alla cessazione dell'attività, con effetti in termini economici e occupazionali". Ma vediamo nei dettagli il provvedimento. RISORSE E DESTINATARI Il Fondo avrà una dotazione iniziale di 50 milioni di euro a carico del Fondo per l'occupazione. Destinatarie saranno piccole imprese (cioè quelle con un numero di dipendenti inferiore a quindici) che vengono a trovarsi in uno stato di temporanea difficoltà qualora vi siano comprovate possibilità di risanare l'impresa. L'impresa deve inoltre risultare regolarmente iscritta al registro delle imprese e in regola con i versamenti contributivi previdenziali ed assicurativi obbligatori nei confronti dei propri dipendenti. I suddetti requisiti devono essere posseduti alla data di presentazione della domanda volta al riconoscimento dello stato di difficoltà temporanea dell'impresa e devono essere mantenuti per tutto il periodo di durata di tale stato, a pena della revoca del contributo erogato. DOMANDE La domanda volta al riconoscimento dello stato di difficoltà temporanea dell'impresa è presentata alla giunta della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura territorialmente competente che, ai fini della valutazione della medesima domanda, è integrata da un rappresentante della competente direzione provinciale del lavoro e, qualora ne facciano richiesta, dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale dei datori di lavoro e dei lavoratori. Entro un mese dalla data di presentazione della domanda, la giunta della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, ove ne riscontri i presupposti, dichiara lo stato di difficoltà temporanea dell'impresa, definendo, altresì, le date di inizio e di fine del periodo di crisi. Lo stato di difficoltà temporanea dell'impresa non può` avere durata superiore a tre anni. SPESE SOSTENIBILI L'ammontare del contributo che può essere concesso a valere sulle risorse del Fondo a ogni impresa per la quale sia stato dichiarato lo stato di difficoltà temporanea è pari al 30 per cento del totale dei versamenti contributivi previdenziali ed assicurativi obbligatori pagati dall'impresa nei cinque anni antecedenti alla data di presentazione della domanda. REVOCHE Qualora successivamente all'erogazione del contributo sia accertata l'insussistenza dei requisiti previsti ai fini della sua concessione, il ministero del Lavoro può disporre la revoca del contributo e procede al recupero delle somme già corrisposte, rivalutate in base alla variazione dell'indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati e maggiorate degli interessi legali dal momento dell'erogazione a quello della restituzione, fatto salvo l'eventuale risarcimento dei maggiori danni. In breve Obiettivo Sostenere le microimprese (con meno di quindici dipendenti) in situazioni di difficoltà economica che non duri da più di tre anni Risorse 50 milioni di euro Incentivi anche per l'occupazione Beneficiari Microimprese che versano in stato di difficoltà Domande Da presentare alla Camera di Commercio provinciale competente sul territorio. Le domande di agevolazione vanno presentate alle Camere di Commercio competenti a livello provinciale per sede dell'impresa. I requisiti da possedere - Avere un numero di dipendenti inferiore alle quindici unità - Trovarsi in uno stato di difficoltà temporanea, non superiore ai tre anni - Essere regolarmente iscritti al registro delle imprese - Essere in regola con i versamenti contributivi, previdenziali e assicurativi nei confronti dei dipendenti Requisito fondamentale è, oltre al numero di dipendenti inferiore a quindici, l'essere in regola con i versamenti contributivi. del 01-05-2009 num. 084 www.finanzaonline.com Bnl: eletto nuovo consiglio, Abete confermato presidente Finanzaonline.com - 30.4.09/16:52 L´assemblea di Bnl, svoltasi oggi a Roma, ha eletto il nuovo consiglio di amministrazione della banca, composto da 13 membri. Il consiglio resterà in carica per tre esercizi, fino all´approvazione del bilancio al 31 dicembre 2011. L´assemblea ha confermato presidente Luigi Abete e nominato consiglieri: Roger Abravanel, Philippe Blavier, Jean-Laurent Bonnafè, Jean Clamon, Sergio Erede, Fabio Gallia, Mario Girotti, Bernard Lemèe, Paolo Mazzotto, Stefano Micossi, Antoine Sire e Pierluigi Stefanini. www.milanofinanza.it Crisi, duetto su cause tra Tremonti e Padoa-Schioppa 30/04/2009 16.25 Duetto tra Giulio Tremonti e Tommaso Padoa-Schioppa sulle cause della crisi mondiale e il ruolo che vi ha giocato la globalizzazione. Occasione del confronto, la presentazione del nuovo libro di Padoa-Schioppa a Roma, "La veduta corta", in cui l'ex ministro dell'Economia del secondo governo Prodi lamenta l'incapacità di governi ed istituzioni finanziarie ad andare oltre il calcolo di breve periodo. Arrivando al convegno al termine del Consiglio dei ministri, Tremonti ha ribadito la sua convinzione che vi sia un rapporto di causa ed effetto tra crisi finanziaria e globalizzazione. "Quanto è venuto fuori è l'effetto a cascata di fenomeni che si sono sviluppati in 20 anni, un arco di tempo brevissimo dal punto di vista della storia", ha detto Tremonti. Secondo il ministro dell'Economia, è lo sviluppo troppo rapido della globalizzazione, avviatosi a partire dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, a portare agli squilibri finanziari che hanno causato la crisi. www.ilmanifesto.it Dio, banca e famiglia - Il futuro del gran bresciano I soci d’Intesa mugugnano e per Bazoli si apre la prospettiva dello Ior Ieri si è tenuta l’assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo per l’approvazione dei conti 2008. Ma le attenzioni di tutti sono già concentrate sull’assetto azionario e di vertice della prima banca italiana. Le grandi manovre su Ca’ de Sass guardano al 2010, per il rinnovo degli organi sociali. In ambienti finanziari milanesi c’è chi scommette su un colpo di scena: l’uscita di Giovanni Bazoli, artefice dell’aggregazione insieme con Enrico Salza. di Michele Arnese ed Elena Bonanni www.ilsole24ore.com Primo maggio, scontri in Germania, Francia e Austria I riflessi della crisi economica e lo scontento popolare si fanno sentire un po' ovunque in Europa in occasione della festa del Primo maggio. Teatro di manifestazioni violente, già nelle prime ore del giorno, la Germania. A Berlino e ad Amburgo leautorità parlano di decine di poliziotti feriti. Alta la temperatura sociale anche in Francia, dove il 71% della popolazione ritiene "giustificato" l'appello unitario dei sindacati contro Sarkozy e gli industriali (sondaggio BVAOrange per L'Express) e sono in programma ben 280 iniziative di protesta. La festa del lavoro non si celebra invece negli Stati Uniti, dove il Labor Day nazionale cade il primo lunedì di settembre (nonostante il primo maggio abbia origine proprio dalle manifestazioni della working class di Chicago nel 1886). A Berlino gli scontri si sono scatenati a margine di un raduno nel quartiere orientale di Friedrichshain. I manifestanti hanno scandito slogan anti-capitalismo, lanciando bottiglie e pietre contro la polizia: il bilancio è stato di 29 agenti feriti e 12 persone fermate. Numerosi bidoni della spazzatura sono stati incendiati e alcune pensiline degli autobus distrutte. Danneggiati anche tram e auto parcheggiate lungo le strade. La polizia ha comunque precisato che in precedenza la parata, a cui hanno partecipato circa 2mila persone, era stato pacifico. Ad Amburgo ci sono invece stati tre poliziotti feriti. Le forze dell'ordine si aspettano altri problemi nella giornata di oggi, dato il fitto programma di manifestazioni e cortei convocati con svariate piattaforme da estrema destra, sindacati e formazioni di sinistra. La crisi economica - che ha alimentato la disoccupazione e la rabbia collettiva per la diseguaglianza dei redditi, oltre che per la trasformazione di molti quartieri popolari in quartieri residenziali di lusso ha fatto crescere i timori in tutto il Paese di una festa dei lavoratori particolarmente tesa. In Francia, invece, per la prima volta si riuniranno tutte le organizzazioni sindacali, comprese quelle dei quadri. Sul fronte politico il Partito Socialista, il Nuovo Partito Anticapitalista, e altre dodici organizzazioni di sinistra hanno sottoscritto un appello comune per promuovere il 1 maggio 2009 e farlo diventare «una battuta d'arresto alla politica del presidente Nicolas Sarkozy e del Medef» (la Confindustria francese, ndr). Anche Francois Bayrou leader del partito centrista MoDem, ed ex sfidante di Sarkozy alle presidenziali di due anni fa, a suo modo si è unito ai promotori del 1 maggio, con la pubblicazione del suo libro intitolato "Abus de Pouvoir" (abuso di potere). Bayrou scrive che il presidente francese intende sviluppare un'«egocrazia» e un' «ideologia del denaro presentato come valore». Anche l'altra ex candidata all'Eliseo, Ségolène Royale, ha deciso di celebrare il 1° maggio sfilando con i dipendenti di Heuliez, azienda a rischio di chiusura con sede nel Poitou-Charentes, regione di cui Royale è presidente. Il Partito socialista non si presenterà dunque compatto alla manifestazione di Parigi e i due ex candidati alla presidenza della repubblica sembrano essere già orientati alle prossime elezioni del 2012. Gli ingredienti per una massiccia partecipazione alle manifestazioni ci sono tutti e i sindacati sperano di ottenere lo stesso successo di quelle precedenti del 29 gennaio e del 19 marzo scorsi. In Austria circa 100mila persone hanno partecipato al tradizionale raduno del Primo maggio del Partito social-democratico austriaco (Spoe) davanti al municipio di Vienna, dove gli oratori intervenuti hanno perorato una maggiore «equità fiscale». Dibattuta da diverse settimane, l'introduzione di una imposta sul patrimonio è stata difesa da diversi rappresentanti della Spoe, membro della coalizione sinistra-destra al potere in Austria, per tassare più i ricchi in tempi di crisi come l'attuale. «Nessun partito in questo Paese può decidere unilateralmente di escludere questo tema dal dibattito», ha dichiarato, a sua volta, presidente della federazione sindacale Oegb, Erich Foglar, rivolgendosi al partner conservatore della coalizione, l'Oevp, che si oppone alla misura. Capo del partito e cancelliere, Werner Faymann, ha assicurato che si opporrà al blocco dei salari chiesto dai rappresentanti della confindustria nazionale.«I social-democratici non lo permetteranno. Siamo con i sindacati», ha dichiarato Faymann, spiegando che tale misura annullerebbe la metà degli sgravi fiscali accordati per il 2009. 1° maggio 2009 Mutui: come si calcola la media mensile dell'Euribor Domanda (Fabio, 29 aprile). Ho un mutuo a tasso variabile indicizzato alla media mensile dell'Euribor 1 mese 365 che viene pubblicata dal Vostro quotidiano. Ho provato a calcolare il valore di marzo sulla base dei dati scaricati in un file excel disponibile nel sito www.euribor.org. ottenendo il valore 1,2867%. Questo valore è diverso da quello pubblicato su Il sole 24 ore, che invece è pari a 1,3240. Quali dati vengono presi in considerazione per il calcolo della media e dove sono disponibili? RISPOSTA Va detto anzitutto che i tassi disponibili sul sito www.euribor.org sono base 360 e non 365. Il lettore peraltro ha tenuto correttamente conto della differenza moltiplicando la media riscontrabile su www.euribor.org per 365 e dividendola per 360. I dati medi mensili diffusi da Il Sole 24 Ore, tuttavia, tengono per convenzione conto di due giorni di valuta: in pratica la media di marzo viene calcolata prendendo i valori pubblicati da Thomson Reuters dal 26 febbraio al 27 marzo compresi (e non dall'1 al 31 marzo). Gli stipendi dei manager nel 2008 compensi monetari pubblicati nei bilanci 2008, valori in euro al lordo delle tasse (classifica provvisoria in base ai bilanci disponibili) Nome e Cognome Incarichi Totale 1 Roberto Tunioli 2 Luca Majocchi 3 Enrico Parazzini 4 Gianluigi Gabetti 5 6 Fausto Marchionni Stefano Cao 7 Giovanni Castellucci 8 9 Pier Francesco Guarguaglini Ugo Ruffolo 10 Pietro Giordano 11 Massimo Castelli 12 Gioacchino Paolo Ligresti vp e a.d. Datalogic 8.265.000 (comprende 2.160.000 per indennità di fine mandato e 4.865.000 di incentivi a lungo termine maturati nel periodo 2004-2008 che verranno erogati nel 2009) c Piquadro 25.000, c Monrif 15.000, c Interpump 18.000 a.d. Seat Pg (comprende le quote di trattamento di fine mandato di competenza dell’esercizio per 5.746.897) d.g. Telecom Italia fino all’8 agosto 2008 (comprende incentivo all’esodo e transazione generale novativa) c Ifi 220.000 p Ifil fino al 13 maggio 2008 492.000, p onorario Ifil dal 13 maggio 2008 960.000, emolumento straordinario Ifil 5.000.000 a.d. e d.g. Fondiaria-Sai, p e a.d. Milano d.g. Eni divisione E&P (comprende 3,825 mln per risoluzione rapporto di lavoro), c Telecom Italia fino al 14 aprile 2008 (inoltre ha ricevuto 16.000 azioni gratis dell'Eni per un valore medio di mercato di 21,563 euro, pari a 345.000 euro complessive) a.d. e d.g. Atlantia 5.756.767 vp Impregilo 96.497 p e a.d. Finmeccanica a.d. e d.g. Alleanza fino al 7 maggio 2008 (comprende 4.200.000 per buonuscita) 8.323.000 7.958.000 7.173.000 6.672.000 6.483.707 6.163.000 5.853.264 5.551.000 5.354.000 vp Erg 5.090.465 d.g. Telecom Italia fino al 6 marzo 2008 4.984.785 4.492.000 (comprende incentivo all’esodo e transazione generale novativa) d.g. Seat Pg da giugno 2008 492.785 p Immobiliare Lombarda, vp Premafin, Milano, c 4.963.898 Fondiaria-Sai 13 Pietro Modiano d.g. vicario Intesa Sanpaolo fino al 12 dicembre (oltre a benefici non monetari per 197.000) 4.945.000 14 Giulia Maria Ligresti p Premafin, vp Fondiaria-Sai e c Milano 4.845.504, c Pirelli & C. 50.000, c Telecom Italia Media fino al 9 aprile 2008 16.274 p Fondiaria-sai, vp Premafin e c Milano 4.626.743, c Mediobanca 200.000, c Rcs 19.000, c Italmobiliare 16.600 p e a.d. Risanamento p Pirelli & C., p Pirelli Re e altre, p Camfin 272.000 p e a.d. Italmobiliare, p Italcementi e altre nel gruppo (compenso di 4.563.970)c Pirelli & C. 70.000, c Mittel 10.000 v.p. e a.d. Banco Popolare fino al 7/12/08 (comprende indennità per risoluzione di rapporto di lavoro) a.d. Prysmian p. Cementir Holding d.g. Italcementi fino al 4 giugno 2008 p Generali e altre cariche nel gruppo 3.441.508, vp Intesa Sanpaolo 352.000, c Mediobanca 150.000 4.911.778 15 Jonella Ligresti 16 Luigi Zunino 17 Marco Tronchetti Provera 18 Giampiero Pesenti 19 Fabio Innocenzi 20 21 22 23 Valerio Battista Francesco Caltagirone jr Rodolfo Danielli Antoine Bernheim 4.862.343 4.719.250 4.662.000 4.643.970 4.590.000 4.153.520 4.142.000 4.134.800 3.943.000 24 Umberto Quadrino a.d. Edison 25 Roberto Chemello c Luxottica chief operating officer fino a luglio 2008 (comprende parte dell'indennità per cessazione del rapporto di lavoro e il Tfr; la residua quota dell'indennità sarà versata nel 2009) 26 Andrea Guerra a.d. Luxottica 3.507.207 (oltre a 110mila euro di benefici non monetari), c Parmalat 58.300, c DeA Capital 35.000 27 Fedele Confalonieri p Mediaset 28 Alessandro Profumo a.d. UniCredit (bonus azzerato, era 5,5 milioni nel 2007) 29 Marco Benedetto a.d. Gruppo L'Espresso fino al 31/12 (comprende 1,2 milioni per un patto di non concorrenza) 30 Sergio Marchionne a.d. Fiat 31 Antonio Talarico vp Fondiaria-Sai, a.d. Immobiliare Lombarda, con 3.232.785, vp Impregilo 104.000 32 Luca Cordero di Montezemolo p Fiat e Ferrari 3.293.500, c Tod’s 24.700, c Poltrona Frau 10.000 33 Marco Milani a.d. Indesit 34 Cesare Geronzi p cds Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008) 35 Renato Pagliaro p cdg Mediobanca 3.150.000 (bilancio al 30 giugno 2008), c Rcs 57.000, c Pirelli & C. dal 29 aprile 2008 34.000 36 Fulvio Conti a.d e d.g. Enel 37 Claude Tendil c Generali e p Generali France 38 Nereo Dacci a.d. Banco di Desio (comprende un bonus di 1.527.333 deliberato in esercizi precedenti, ma soggetto a condizione sospensiva avveratasi nel 2008) 39 Paolo Scaroni a.d. e d.g. Eni 3.060.000 c. Generali 128.487 40 Alberto Nagel a.d. Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008) 41 Giuliano Adreani a.d. Mediaset 42 Tommaso Pompei a.d. Tiscali fino al 29 febbraio 2008 (comprende transazione per l'interruzione consensuale del rapporto di amministrazione; inoltre ha ricevuto 1.852.464 di benefici non monetari, non meglio specificati nel bilancio) 43 Stefano Parisi a.d. e d.g. Fastweb 44 Corrado Passera a.d. Intesa SanPaolo (di cui 750.000 di bonus e incentivi ed esclusi 311.000 di benefici non monetari). Compresi 19.000 per cda Rcs 45 Carlo Salvatori a.d. Unipol 46 Maurizio Costa vp e a.d. Mondadori 2.631.400 c Amplifon 89.000 47 Alcide Rosina p Premuda 2.674.000 e c Iride 23.000 48 Giovanni Perissinotto a.d. e d.g. Generali 2.454.344, cdg Intesa Sanpaolo 150.000, c Pirelli & C. 50.000 3.854.000 3.811.760 49 Sergio Balbinot 50 Massimo Moratti 51 Carlo Puri Negri 2.599.792 2.586.000 2.580.000 52 Vittorio Tabacchi 53 Antonio Campo Dall’Orto 54 Gian Marco Moratti a.d. e d.g. Generali a.d. Saras 2.536.000, c Pirelli & C. 50.000 vp Pirelli re, vp Pirelli & C. 2.580.000, vp Camfin 132.000 p. Safilo a.d. Telecom Italia Media fino al 7 maggio 2008 (comprende incentivi all’esodo e transazione generale novativa) p Saras 3.600.507 3.526.825 3.468.000 3.464.000 3.418.600 3.336.786 3.328.200 3.316.831 3.250.000 3.241.000 3.236.308 3.207.287 3.197.494 3.188.487 3.150.000 3.027.019 3.000.000 2.833.500 2.769.000 2.760.000 2.720.400 2.697.000 2.654.344 2.579.000 2.556.000 2.536.000 55 Fabio Tacciaria 56 Giuliano Zuccoli 57 Guido de Vivo 58 Francesco Trapani 59 Carlo d'Urso 60 61 62 63 Vittorio Merloni Massimo Di Carlo Francesco Saverio Vinci Jean-Claude Blanc 64 Giovanni Battista Mazzucchelli 65 Maurizio Cereda 66 Giorgio Zappa 67 Guido Leoni 68 Dieter Rampl 69 Alessandro Garrone 70 Carlo Pesenti 71 72 73 74 Roberto Colaninno Marco Sala Giampiero Auletta Armenise Francesco Micheli 75 Gabriele Galateri di Genola 76 77 78 79 Alberto Rubegni Mauro Moretti Polegato Franco Bernabè Andrea Riffeser Monti 80 81 82 83 84 85 86 87 Mario Ciliberto Luigi Francavilla Gianmario Tondato da Rous Rodolfo De Benedetti Luciano Benetton Carlo Barel di Sant’Albano Domenico Dispenza Giovanni Bazoli d.g. Gruppo Editoriale L'Espresso fino al 31/07/08 (comprende Tfr, indennità ferie non godute e altre indennità contrattuali) p cdg A2A 1.428.735 p Edison 799.000, c. Credito Valtellinese 222.000 d.g. Mittel fino all’8 novembre 2007 2.042.000 (comprende il Tfr dopo 18 anni, bilancio al 30 settembre 2008) ha ricevuto inoltre 381.000 euro per gestione e monitoraggio delle partecipazioni di private equity a.d. Bulgari c Premafin 20.000, c Fondiaria Sai 54.274, c Acedes 27.000, prestazioni professionali studio legale a Premafin e Fondiaria-Sai 2.143.500, vp Immsi 44.344 p Indesit c e vdg Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008) c e vdg Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008) a.d. e d.g. Fc Juventus (bilancio al 30 giugno 2008) a.d. Cattolica 2.474.308 c e vdg Mediobanca 2.109.000 (bilancio al 30 giugno 2008; c Ansaldo Sts 72.500) 2.181.500 d.g. Finmeccanica a.d. Banca Popolare Emilia-Romagna fino al 30 settembre 2008, vicepresidente dal primo ottobre 2008 p. UniCredit (compresi 350.000 come v.p. del cds di Mediobanca) a.d. Erg c e d.g. Italmobiliare, a.d. Italcementi e altre nel gruppo 1.903.900, c Rcs 38.000 2.169.000 2.165.000 p Immsi, p e a.d. Piaggio a.d. e d.g. Lottomatica a.d. Ubi Banca fino al 30 novembre 2008 d.g. Intesa SanPaolo di cui 625.000 di bonus ed esclusi 95.000 di benefici non monetari p Telecom Italia 1.644.000, vp Rcs 19.000, vp Generali 182.578, c Italmobiliare 2.660 1.930.000 1.911.868 1.905.227 1.875.000 a.d. Impregilo p Geox a.d. Telecom Italia p e a.d. Monrif, vp a.d. e d.g. Poligrafici Editoriale c. Cementir Holding c Luxottica a.d. Autogrill 1.522.000, c Lottomatica 97.500 a.d e d.g. Cir, a.d. Cofide p Benetton a.d. Ifil d.g. Eni divisione G&P p cds Intesa Sanpaolo 1.354.000, p Mittel 50.000, c Alleanza 50.000, cds Ubi banca 105.000 1.830.211 1.800.000 1.778.000 1.765.970 2.449.735 2.423.000 2.400.000 2.289.118 2.255.000 2.250.000 2.250.000 2.210.000 2.184.000 1.948.000 1.947.000 1.941.900 1.848.238 1.711.000 1.630.242 1.619.500 1.609.283 1.600.000 1.569.000 1.566.000 1.559.000 88 Fabrizio Viola 10 0 10 1 10 2 10 3 10 4 10 5 10 6 10 7 10 8 Antonio Vigni d.g. Banca Popolare di Milano fino al 31 luglio 2008 1.014.000, c Fiera di Milano 63.200, a.d. Banca Popolare Emilia-Romagna dal primo ottobre 2008 453.000 a.d. Premuda a.d. Safilo fino al 14/11/08 a.d. e d.g. Enigineeering e altre cariche nel gruppo p. Bombassei 1.359.000 c. Pirelli & C. 63.000 c. Italcementi 15.000; c Atlantia 58.000 p Azimut Holdind v.p. Mediaset 1.452.896, c Mondadori 10.000 p Luxottica 1.260.242, c Generali 132.486,c Beni Stabili 68.000 p Cofide 330.000, p Cir 520.000, p Gruppo Editoriale L'Espresso 530.000, p Sogefi 30.000 (totale 1,41 milioni riversati all Romed Spa, di sua proprietà), p Management e Capitali 45.000 Totale 1.455.000 (oltre a 100.504 euro benefici non monetari da Cofide) p. Saipem (inoltre ha ricevuto 30.300 azioni gratis della Saipem per un valore medio di mercato di 25,102 euro, pari a 760.000 euro complessive) p. Credito Valtellinese 1.402.000 c. Edison fino al 02/04/08 39.000 p Atlantia 1.096.000 c Edison 173.000 c Fiat 98.000 c Seat Pg 50.000 d.g. Banca Mps Miro Fiordi d.g. Credito Valtellinese 1.400.000 Enrico Salza p cdg Intesa Sanpaolo 1.350.000 Sergio De Luca a.d. Ansaldo Sts 1.341.902 Roberto De Vitis d.g. Intek (comprende compenso straordinario una tantum d auna società controllata) c Ifil 3.000 a.d. Alpitour 1.316.000 1.325.245 a.d. Il Messaggero, c. Caltagirone, Caltagirone Editoree Vianini Lavori p Erg 1.295.000 c Pininfarina 18.000 1.319.000 1.302.988 10 9 11 0 11 1 11 2 11 3 Pier Mario Motta d.g. Banco di Desio (comprende un bonus di 420.795, deliberato in esercizi precedenti ma soggetto a condizione sospensiva avveratasi nel 2008) d.g. Banca Generali Luigi Clementi p I Grandi Viaggi 1.290.000 Massimo Mazzega p Banca Italease 1.287.000 Giovanni Recordati p e a.d. Recordati 1.282.001 Angelo Moratti vp Saras 1.271.670 89 Stefano Rosina 90 Claudio Gottardi 91 Paolo Pandozy 92 Alberto Bombassei 93 Pietro Giuliani 94 Pier Silvio Berlusconi 95 Leonardo Del Vecchio 96 Carlo De Benedetti 97 Pietro Franco Tali 98 Giovanni De Censi 99 Gian Maria Gros-Pietro Daniel John Winteler Albino Majore Edoardo Garrone Alberto Mocchi 1.530.200 1.527.833 1.512.600 1.495.551 1.495.000 1.490.000 1.462.896 1.460.728 1.455.000 1.443.000 1.441.000 1.417.000 1.406.264 1.319.000 1.313.000 1.294.454 11 4 11 5 11 6 11 7 11 8 11 9 12 0 12 1 12 2 12 3 12 4 12 5 12 6 12 7 12 8 12 9 13 0 13 1 13 2 13 3 13 4 13 5 13 6 13 7 Guido Roberto Grassi Damiani p e a.d. Damiani (bilancio al 31 marzo 2008) 1.264.000 Giovanni Cavallini p Interpump 1.258.000 Vincenzo Manes p e a.d. Intek e vp Kme 1.257.792 Franco Moscetti a.d. Amplifon 1.240.000 Enrico Cavatorta 1.237.990 Adolfo Bizzotti c Luxottica e direttore amministrazione, finanza e controllo del gruppo d.g. Credem Fabrizio Di Amato p Maire Tecnimont 1.230.000 Yves René Nanot c esecutivo Italcementi 1.231.900 Raffaele Agrusti 1.229.692 Marco Giordani d.g. Generali 1.166.692, c. Rcs 43.000, c. Premuda 20.000 c e direttore finanziario Mediaset Marco Fiori a.d. D’Amico shipping 1.202.000 Giovanni Berneschi p Banca Carige 1.200.000 Stefano Sincini d.g. Tod’s 1.195.000 Emanuele Erbetta 1.187.176 Giovanni Ferrario c Milano e dirigente (retribuzione da lavoro dipendente) p Campari 1.045.000, c Fiat 89.000, c Indesit 45.000 d.g. Italcementi dal 9 giugno 2008 Gerolamo Caccia Dominioni a.d. Benetton 1.162.000 Pier Francesco Facchini c Prysmian 1.156.250 Giorgio Angeli Girelli a.d. Banca Generali, c Banca Profilo 35.000 1.154.200 Roberto Poli 1.153.000 Alessandro Benetton p. Eni 1.113.000, c. Mondadori 10.000, c Maire Tecnimont 30.000 vp Benetton 1.100.000, c Autogrill 49.800 Luciano La Noce a.d. Immsi, c Piaggio 1.147.000 Fulvio Montipò vp e a.d. Interpump 1.138.000 Giovanni Gorno Tempini 1.109.411 13 8 13 9 14 0 14 1 Francesco Monti d.g. Mittel dall’8 novembre 2007 988.100 (bilancio al 30 settembre 2008) c A2A dall’11 marzo 2008 121.311 p Esprinet Rosella Sensi a.d. As Roma (bilancio al 30 giugno 2008) 1.100.000 Alberto Franzone a.d. Management e Capitali fino al 31 dicembre 2008 (di cui 750.000 a seguito di dimissioni) a.d. Gruppo 24 Ore 1.100.000 Luca Garavoglia Claudio Calabi 1.236.000 1.223.819 1.179.000 1.162.000 1.149.800 1.108.800 1.096.000 14 2 14 3 14 4 14 5 14 6 14 7 14 8 14 9 15 0 15 1 15 2 15 3 15 4 15 5 15 6 15 7 15 8 15 9 16 0 16 1 16 2 16 3 16 4 16 5 16 6 16 7 16 8 16 9 17 0 Stefano Pileri d.g. Telecom Italia 1.095.000 Fabiano Fabiani p. Acea fino al21/10/08 1.093.000 Alberto Vacchi p e a.d. Ima 1.086.970 Emilio Zanetti p cdg Ubi Banca 1.086.853 Wolfgang Bauer c. Buzzi Unicem 1.081.864 André-Michel Ballester a.d. Sorin 1.076.000 Massimo della Porta Emanuele Bosio vp e a.d. Saes Getters (incluso 264.000 per Tfm 1.071.000 e Pnc) a.d. e d.g. Sogefi 1.045.000 Graziano Verdi p e a.d. Granitifiandre 1.045.000 Massimo Pini vp Fondiaria-Sai 1.043.787 Maurizio Rota vp Esprinet 1.030.600 Jaymin Patel c Lottomatica 1.030.455 Franzo Grande Stevens Giannino Lorenzon segretario cda Fiat e consulente 1.000.000, c Rcs 1.014.000 14.000 c Safilo 1.011.600 Alberto Pirelli v.p. Pirelli e c. Camfin 1.007.000 Antonello Perricone a.d. e d.g. Rcs 1.000.000 Piero Gnudi p Enel 910.000, c Unicredit 87.000 997.000 Carlo Cimbri d.g. Unipol 994.048 Ennio Doris 990.000 Alberto Meomartini a.d. Mediolanum 790.000, c. Mediobanca 150.000, c. Safilo 50.000 c Atlantia (incluso 888.098 compensi studio legale Tea per consulenze), c. Acea 48.000 p Snam Rg Carlo Malacarne a.d. Snam Rg 978.000 Gina Nieri c e direttore affari istituzionali Mediaset 976.131 Luca Luciani d.g. Telecom Italia 976.000 Carlo Borsari a.d. Carraro 976.000 Edoardo Lombardi vp Mediolanum 975.905 Nicola Greco a.d. Parmasteelisa 974.000 Hugh James O'Donnell a.d. Saipem 968.000 Massimo Ponzellini p Impregilo 963.759 Luisa Torchia 989.750 985.000 17 1 17 2 17 3 17 4 17 5 17 6 17 7 17 8 17 9 18 0 18 1 18 2 18 3 18 4 18 5 18 6 18 7 18 8 18 9 19 0 19 1 19 2 19 3 19 4 19 5 19 6 19 7 19 8 19 9 Mario Carraro p Carraro 960.000 Flavio Cattaneo a.d. Terna 950.000 Robert Kunze-Concewitz a.d. Campari 939.990 Luciano Camagni c e d.g. Credito Artigiano 937.198 Claudio De Conto d.g. Pirelli & C. 915.000, c Rcs 19.000 934.000 Stefano Carlino c d.g. Premafin 933.283 Giulio Canale 933.000 Alessandro Cattani a.d. Saes Getters (incluso 226.000 per Tfm e Pnc) a.d. Esprinet Rosario Fiumara direttore centrale corporate Impregilo 930.790 Massimo Minolfi d.g. Banco Popolare 929.000 John Elkann 925.700 Olivier De Poulpiquet vp Fiat 551.500, c e p Ifil dal 13 maggio 2008 e altre 336.200, c Rcs 38.000 a.d. Pirelli Re Michele Pallottini d.g. Piaggio 913.519 Sandro Panizza d.g. Alleanza 911.350 Jacques Léost c. Saipem 909.500 Giovanni Burani a.d. Mariella Burani 908.000 Aureliano Benedetti cdg Intesa Sanpaolo e presidente Banca Cr Firenze c e d.g. Ima 902.000 Andrea Malagoli Victor Massiah 931.000 920.699 894.170 Giuseppe Stefanel pd.g. Ubi banca fino al 30 novembre 2008, a .d. 885.505 dal primo dicembre p e a.d. Stefanel 869.372 Giulia De Luca c e d.g. Damiani 869.063 Luca Castelli a.d. Aedes 866.000 Giuseppe Mussari p Banca Mps 865.000 Emilio Biffi a.d. Pirelli Re 863.333 Massimo Ferretti p. Aeffe 855.000 Alessandro Falciai p. Dmt 850.000 Maurizio Di Maio a.d. Credito Bergamasco 845.254 Marco Boglione p BasicNet 845.000 Vittorio Di Paola p Astaldi 840.049 20 0 20 1 20 2 20 3 20 4 20 5 20 6 20 7 20 8 20 9 21 0 21 1 21 2 21 3 21 4 21 5 21 6 21 7 21 8 21 9 22 0 22 1 22 2 22 3 22 4 22 5 22 6 22 7 22 8 Mario Rosso a.d. Tiscali dal 29 febbraio 2008 e anche presidente dal 29 aprile 2008 d.g. Eni divisione R&M 837.500 832.000 Roberto Guarena a.d. e d.g. Ifi 682.000, cdg Intesa Sanpaolo 150.000 a.d. Vittoria Massimiliano Tabacchi vp Safilo 824.400 Paolo Marinsek a.d. Interpump 820.000 Mario Rizzante p e a.d. Reply 820.000 Fabio Ignazio Ronco c Prysmian 819.083 Pasquale Casale a.d. e d.g. Iw Bank 810.000 Paolo della Porta p Saes getters (inclusi 188.000 per Tfm e Pnc) 806.000 Carlo Benetton c Benetton 800.000 Giuliana Benetton c Benetton 800.000 Giovanni Tamburi p e a.d. Tip 798.206 Mauro Crippa c e direttore comunicazioni Mediaset 797.480 Salvatore Orlando p Kme e c Intek 797.327 Mimmo Guidotti d.g. Banca Popolare Emilia-Romagna 782.000 Claudio Bordignon p e a.d. Molmed 774.000 Domenico Cova c e d.g. Kme 770.596 Italo Romano c e d.g. Kme 766.905 Andrea Casalini a.d. Buongiorno 765.024 Giovanni Bossi a.d. Banca Ifis 757.000 Massimo Saraceni a.d. Marcolin 754.000 Piergaetano Marchetti p Rcs mediagroup 750.000 Agostino Gavazzi p Banco di Desio 746.971 Angelo Caridi Virgilio Marrone 833.000 825.000 Tiberto Ruy Brandolini d'Adda c Ifi, c Ifil e p Sequana 722.000, c Vittoria 20.000 Claudio Artusi d.g. Fiera di Milano 742.000 Carlo Fratta Pasini p.c.s. Banco Popolare 740.000 Dario Scaffardi c e d.g. Saras 736.522 Matteo Restelli c Esprinet 734.200 741.840 22 9 23 0 23 1 23 2 23 3 23 4 23 5 23 6 23 7 23 8 23 9 24 0 Pierluigi Stefanini p. Unipol 730.000 Paolo Astaldi vp Astaldi 723.801 Massimo Segre 721.168 Riccardo Nicolini c Cofide e prestazioni professionali 553.168, c Aedes e prestazioni professionali 168.000 c. Cementir Holding Luigi Rizzuti d.g. Alleanza 720.000 Roberto Mazzotta Piero Melazzini p Banca Popolare di Milano 696.000, c Aedes fino 719.000 al 20 ottobre 2008 23.000 p Banca popolare di Sondrio 718.000 Renzo Arletti a.d. Rdb 716.000 Sebastien Egon Furstenberg p Banca Ifis 715.000 Paolo Marchesini a.d. Campari 714.830 Giovanni Cobolli Gigli p Fc Juventus 711.000 Ugo Ravanelli a.d. Marr 702.210 Legenda p=presidente; vp=vicepresidente; a.d. =amministratore delegato; d.g.=direttore generale; cds=consigliere o consiglio di sorveglianza; cdg=consigliere o consiglio di gestione; c=consigliere di amministrazione Fonte: elaborazioni Il Sole 24 Ore sui bilanci delle società (a cura di Gianni Dragoni) Intesa Sanpaolo prevede nel 2009 un utile «robusto». E vola in Borsa L'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ha rassicurato in assemblea a Torino gli azionisti sulle prospettive per il 2009, visto in utile «robusto» anche se «inferiore al 2008». Previsto anche il ritorno alla distribuzione di dividendo dopo la pausa di quest'anno. Quanto alla crisi economica mondiale, secondo Passera non si sa quanto durerà, ma è certo che il suo gruppo può «guardare con serenità alla situazione». E la Borsa festeggia: il titolo vola a Piazza Affari. Passera ha espresso il convincimento che Intesa Sanpaolo uscirà dalla crisi rafforzata. Il manager nel suo intervento all'assemblea dei soci ha sottolineato il fondamentale equilibrio dei conti del gruppo. La redditività, ha detto, si mantiene solida, la liquidità pone il gruppo tra i meglio posizionati, i fattori di rischio sono sotto controllo, l'indebitamento è basso. Primo punto di forza, ha ricordato Passera, l'equilibrio tra raccolta e impieghi. «Il nostro bilancio - ha detto dice - ha visto crescere i finanziamenti all'economia del 12% con una crescita della raccolta del 10%. Non siamo dipendenti dal mercato dei capitali, né da quello interbancario che in questa fase possono rappresentare una debolezza», ha sottolineato. Quanto ai profili di rischio Passera ha osservato che nel 2008 sono aumentati gli accantonamenti e nel 2009 aumenteranno ancora, e nel 2009 Intesa Sanpaolo registrerà «un picco di quantità di perdite sui crediti». Tuttavia, ha sottolineato 721.000 Passera, la banca è ben coperta sul fronte del rischio sofferenze. Il rapporto tra patrimonio netto tangibile e totale degli attivi è a 3,9, il più alto del sistema bancario, i coefficienti patrimoniali in forza dell'impiego dei Tremonti bond, definiti una sorta di assicurazione contro le condizioni eccezionali del mercato, salgono per quanto riguarda il co tier 1 dal 6,3 al 7,4% e per quanto riguarda il total capital ratio dal 10,2 all'11,3. A proposito dei Tremonti bond Passera ha sottolineato che verranno «restituiti immediatamente non appena il mercato ridiventerà normale». Quanto al rischio dell'Est Europa l'amministratore delegato ha ricordato che gli impieghi valgono il 7% del totale e sono «ben equilibrati e gestiti», malgrado tensioni particolari. È una parte del mondo, ha aggiunto Passera, nella quale sono impegnati 30mila addetti «è una presenza importante, lo rimmarrà e costituirà un'area di crescita a cui guardiamo con serenità». Prima dell'assemblea il consiglio di sorveglianza e quello di gestione di Intesa Sanpaolo hanno «espresso il loro convinto apprezzamento all'intero management per avere significativamente rafforzato, in un esercizio connotato da un difficilissimo contesto di mercato, il posizionamento del gruppo». Lo ha sottolineato il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli. Anche il presidente del consiglio di gestione, Enrico Salza, ha definito «il lavoro di squadra» del gruppo «un prezioso e vincente asset per la nostra banca». Salza ha concluso il suo intervento «ringraziando sentitamente gli azionisti che ci hanno dato la loro fiducia e il consiglio di sorveglianza, in particolare nella persona del presidente professor Bazoli per la vicinanza e l'attenzione dedicata al nostro lavoro e attraverso noi ai dipendenti del gruppo. Tagli ai premi alla prima linea dei manager vale 5,5 milioni Vale circa 5,5 milioni il taglio dei premi sui conti 2008 alla prima linea dei manager di Intesa-Sanpaolo. È quanto si ricava dalla lettura del bilancio, sottoposto oggi all'approvazione dei soci. In particolare la parte variabile dei compensi dell'ad Corrado Passera è stata pari a 750mila euro (con un taglio quindi della stessa entità), mentre quella del direttore generale Francesco Micheli è di 625mila euro. A queste voci si aggiungono i 4,1 milioni di bonus e altri incentivi di competenza degli altri dirigenti con responsabilità strategica. Sul bilancio figurano anche i compensi dell'ex direttore generale Pietro Modiano, pari lo scorso anno a 1,2 milioni, più circa 197mila euro di benefit non monetari e 3,75 milioni di buonuscita (sotto la voce altri compensi). Complessivamente la cifra accantonata per i premi 2008 é stata pari a circa l'8% del costo del lavoro complessivo, indica una nota della banca, che nel 2008 è stato pari a 5,7 miliardi di euro. La componente premiante, come spiega una nota della banca, è ripartita per il 78% agli impiegati, per il 20% ai dirigenti e per il 2% ai top manager. 30 aprile 2009 Intesa Sanpaolo: Carron, patto con Generali tutela interessi Agricole "Il nostro obiettivo e' svolgere il nostro ruolo di azionisti significativi per valorizzare la nostra partecipazione". Così il presidente del Credit Agricole Sa, René Carron, in un colloquio con l'agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor sul patto della Banque Verte con Generali in Intesa Sanpaolo. "A causa della crisi, le condizioni del titolo Intesa sono tali che uscire dal capitale ora non e' una ipotesi che puo' essere presa in considerazione", sottolinea Carron. "Abbiamo dunque pensato che e' normale, avendo una partecipazione cosi' importante nella banca, potere concordare con un altro azionista la tutela dei nostri interessi. Questa e' la nostra sola volonta'', sottolinea il numero uno della Banque Verte rilevando il fatto che "avere una quota di oltre il 5% e non essere debitamente rappresentati nel cda puo' essere considerata un'anomalia". Sull'eventuale apertura del patto a Fondazione Cariparma, partner del Ca in Cariparma e socio di Intesa con l'1,4%, l'indicazione è che "per ora l'accordo è solo con Generali, ma è comunque aperto all'adesione di Cariparma, ne discuteremo con loro" . Il Credit Agricole, sottolinea, è "in relazione con tutti. Siamo stati azionisti significativi di Intesa e abbiamo fatto tutto per la banca. Non vedo cosa ci possa essere rimproverato". Nessuna contrapposizione con la Compagnia di Sanpaolo, che ha annunciato l'incremento della quota in Intesa al 9,9%: '"Nella nostra storia non c'e' mai stata alcuna opposizione con i nostri partner italiani". 30 aprile 2009 La Ue fissa i paletti contro gli hedge fund dal nostro inviato Enrico Brivio BRUXELLES - «È il primo tentativo al mondo di creare una cornice giuridica complessiva per la regolamentazione diretta e la supervisione del settore dei fondi alternativi». Così, con una punta di enfasi, il commissario Ue al Mercato interno, Charlie Mc Creevy, ha presentato ieri la proposta di direttiva per vigilare in Europa sulla gestione degli hedge fund con oltre 100 milioni di portafoglio, presentata assieme a una raccomandazione per limitare bonus eccessivi e paracadute dorati ai manager. E così proprio McCreevy, che in passato si era espresso contro la regolamentazione degli hedge fund, considerandoli non all'origine dell'attuale crisi, si è trovato a fare da battistrada sulle piste indicate dal G-20 per aumentare la vigilanza sulla gestione dei fondi speculativi. «Tutti i membri del G-20 – ha riconosciuto McCreevy – si sono espressi a favore di sottoporre tutti gli elementi dei mercati finanziari ad appropriata regolamentazione». Lo stesso commissario ha ammesso la difficoltà di muoversi su questo terreno, visto che c'è già «chi ci dice che ci siamo spinti troppo in là e chi ritiene che non ci stiamo muovendo abbastanza». In ogni caso spetterà a Consiglio Ue ed Europarlamento trovare un punto d'equilibrio nei prossimi mesi. Dopo un acceso dibattito, prolungatosi per ore tra i capi di gabinetto della Commissione europea, nella proposta finale è stata abbassata la soglia per l'obbligo di vigilanza sui gestori di hedge funds, facendola scattare sui fondi con 100 milioni di portafoglio, rispetto ai 250 milioni della bozza iniziale (vedi Il Sole 24 Ore di martedì 28 aprile), e includendo tutti i fondi che facciano uso di leverage. In base alle stime di Bruxelles, rientrano nel raggio d'azione della direttiva circa il 30% dei manager di hedge fund, che gestiscono circa il 90% delle attività di fondi domiciliati in Europa. Una soglia più elevata, di 500 milioni, sarà applicata ai fondi di private equity che vincolano gli investitori per cinque anni. Al di sotto delle soglie, Mc Creevy ha spiegato che le regole imporranno che «tutti i gestori, così come i fondi da loro gestiti, vengano notificati alle autorità», che «controlli stretti vengano attuati sui depositari di asset e sugli agenti che fanno valutazioni». Inoltre ai gestori verrà chiesto di dare regolarmente informazioni complete ai supervisori. Al bastone verrà accompagnata la "carota" di un passaporto europeo che permetterà agli hedge fund domiciliati in Paesi terzi anche off shore che si registrano e si adeguano agli standard europei di operare in tutto il Vecchio Continente. Le regole sui fondi extra-Ue scatteranno però tre anni dopo l'entrata in vigore del resto della direttiva (prevista nel 2011), perciò verosimilmente nel 2014. Diverse le prime valutazioni dei maggiori gruppi all'Eruoparlamento: la proposta sugli hedge fund «va nella giusta direzione» secondo il popolare francese Jean Paul Gauzés, mentre «manca d'ambizione» per il tedesco Martin Schulz, capogruppo dei socialisti. «Preoccupazione» è stata espressa anche dall'Aifi, associazione italiana del private equity, per una normativa che «potrebbe danneggiare gravemente lo sviluppo competitivo di lungo termine del settore». La Commissione Ue ha dato anche il via libera alla raccomandazione che invita gli Stati europei a dare l'atteso giro di vite sui cosiddetti "paracadute dorati" dei manager delle società quotate. Il testo varato da Bruxelles prevede di fissare un tetto alle liquidazioni dei manager (massimo di due anni della parte fissa della retribuzione), negando il diritto alla buonuscita in caso di fallimento della società. Nella raccomandazione si suggerisce anche di legare la parte variabile della retribuzione ai risultati effettivamente conseguiti. «La remunerazione dei manager deve essere necessariamente legata ai risultati conseguiti, e non un premio al fallimento» ha osservato McCreevy, per il quale nel campo delle politiche retributive è più che mai necessario «promuovere una sana gestione del rischio». Evitando quei tipi di retribuzione che incentivano strategie miopi da parte dei manager orientate sul breve periodo, a scapito delle prospettive di lunga durata delle aziende. LA PROPOSTA Sugli hedge La proposta di direttiva prevede una vigilanza in Europa sulla gestione degli hedge fund con oltre 100 milioni in portafoglio. La bozza iniziale aveva fissato il paletto a 250 milioni, ma poi la soglia è stata abbassata: secondo le stime di Bruxelles rientrano nel raggio d'azione della direttiva circa il 30% dei manager di hedge fund che gestiscono il 90% delle attività di fondi domiciliati in Europa. I paracadute dorati La Commissione ha dato via libera a una raccomandazione che invita gli Stati europei a un giro di vite sulla remunerazione dei manager. 30 aprile 2009 www.ilgiornale.it L’analisi Comitato stabilità: «Sistema solido ma rischio credito in aumento» di Redazione Nella riunione al Tesoro il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria ha fatto il punto economico individuando ancora segnali contrastanti sulla crisi. La riunione è stata come al solito presieduta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e ha visto la presenza del direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni (al posto del governatore), il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini e della Consob Lamberto Cardia. «È stata una riunione pacata nel corso della quale si è fatto il punto economico per vedere se ci sono segnali positivi oppure no» - ha spiegato a Reuters una fonte. Nel corso della riunione si è rilevato che «ci sono segnali ancora contrastanti: la velocità di caduta sta rallentando e c’è qualche segnale di allentamento della crisi». La nota del ministero dell’Economia ha poi cercato di sintetizzare le valutazioni espresse dal gruppo di esperti. Secondo il comunicato il comitato avrebbe rilevato «un sistema finanziario solido ma un rischio di credito in aumento». La Banca d’Italia ha infatti evidenziato in un suo comunicato «l’esigenza di mantenere sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un quadro congiunturale non favorevole». Secondo le indiscrezioni raccolte da Reuters, nella riunione, pur evidenziando la sostanziale tenuta dell’economia italiana in questa difficile congiuntura, si sarebbe rilevato che in Italia il credito continua a decelerare a causa della congiuntura economica che si mantiene comunque negativa. E dunque, nonostante la ripresa dei corsi di Borsa, per le imprese medio e piccole resta difficile l’accesso al credito. www.lastampa.it Il credito al consumo non conosce stretta e fa +1,4% nel 2008 Allarme dei mediatori: alcuni di noi sono poco seri LUIGI GRASSIA In tutto il mondo c’è la stretta del credito, ma per lo meno in Italia non c’è la stretta del credito al consumo. Nel 2008, quando già infuriava la crisi, il valore complessivo delle operazioni di credito al consumo in Italia è aumentato dell’1,4% rispetto al 2007, toccando i 60,6 miliardi di euro. Il dato in crescita si può variamente interpretare, come effetto negativo delle famiglie che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese e dunque sono costrette a indebitarsi, o invece come attestato favorevole della disponibilità del sistema finanziario a non tirarsi indietro e a continuare a fare il suo dovere in questo particolare settore (mentre, ad esempio, i rubinetti del credito alle imprese tendono a chiudersi, e questo è male). Per un giudizio equilibrato può essere utile dare un’occhiata in casa d’altri: nonostante la buona prestazione recente, in Italia il rapporto fra credito al consumo e prodotto interno lordo è il più basso fra i grandi Paesi europei (Italia 6% del Pil, Francia 7%, Germania 11% e Gran Bretagna 15%) e lontanissimo dal dato degli Stati Uniti (20% del Pil). Se l’America non è da prendere a esempio, visto che laggiù il risparmio è patologicamente basso rispetto alla propensione al consumo, il raffronto con l’Europa ci dice che una crescita del credito al consumo in Italia si potrebbe considerare fisiologica. In base ai dati ufficiali che il ministero dell’Economia e delle finanze ha presentato al 6° Meeting nazionale sul Credito al Consumo organizzato a Tirrenia (Pisa) dalla Fimec, Federazione italiana mediatori creditizi, si può notare che i prestiti finalizzati (cioè quelli accesi direttamente presso il rivenditore del prodotto acquistato) sono calati del 13%, mentre la cessione del quinto dello stipendio ha registrato un boom di richieste (+40%), seguita da un incremento dei prestiti personali (+12%) e delle carte revolving (+7%). Non mancano i problemi. Chi si indebita deve fare il conto delle proprie forze finanziarie, e questa è una sua responsabilità, ma ha anche il diritto di stabilire un rapporto economico con entità finanziarie serie, e questo non lo può sapere a priori, a meno che non siano le autorità di controllo a fornire le necessarie garanzie. Secondo i dati della Banca d’Italia, nel Belpaese ci sono più di 166 mila mediatori creditizi e agenti in attività finanziaria che si sono iscritti senza dover superare nessuna prova professionale. Per questo motivo l’istituto di Via XX Settembre, in attesa della riforma creditizia (richiesta più volte dal governatore Mario Draghi, dal Ministero e dalla Guardia di Finanza) ha messo in atto un’azione di controllo su mediatori e agenti, finalizzata a scovare quanti di loro non rispettano la legge a danno dei consumatori. L’Uif - Unità di informazione finanziaria di Bankitalia - nel 2008 ha registrato 14.600 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco, in netto aumento rispetto alle 12.544 segnalazioni dello scorso anno. Il Far West normativo favorisce gli improvvisati e i disonesti che senza regole hanno gioco facile e, oltre a danneggiare l’immagine dei mediatori e degli agenti che svolgono l’attività con correttezza e competenza, mettono a rischio la stabilità economica dei consumatori, inducendoli a sottoscrivere finanziamenti poco convenienti rispetto alle loro esigenze. Il Fimec per bocca del suo presidente Maurizio Del Vecchio chiede che la riforma del settore preveda «precisi requisiti di accesso alla professione, che oggi sono praticamente inesistenti». Quei bidoni che arrivano dall’estero Allarme delle varie Consob, crescono le segnalazioni di truffe transnazionali GLAUCO MAGGI NEWYORK Se un consulente vi propone un nome, verificate che non sia sulla lista nera Svezia, Austria, Belgio, Spagna: è dagli enti di vigilanza di questi Paesi che, nell’ultimo mese, sono arrivati alla Consob un totale di tredici allarmi su società finanziarie internazionali per illecita attività di sollecitazione di risparmio. Ogni settimana la Consob pubblica il suo notiziario con informazioni relative alle attività della Commissione e alle emissioni di titoli che vengono via via autorizzate. Ma c’è pure, messa in evidenza anche sulla prima pagina del sito www. consob.it, una rubrica fissa che va sotto il titolo «A tutela dei risparmiatori». Dovrebbe avere il sottotitolo più esplicito «Attenzione, rischio bidoni», ma non ci si deve aspettare questo gergo da una paludata istituzione pubblica. Che cosa contiene la rubrica? Le segnalazioni di offerte illegittime di prodotti finanziari, che la Consob riceve dalle agenzie sorelle europee, responsabili della vigilanza finanziaria ognuna nel proprio Paese. Con il regime di tutela internazionale approvato dai membri della Ue, se un operatore ha l’ok dell’ente di controllo nel proprio Stato diventa automaticamente autorizzato a offrire servizi e prodotti anche negli altri. Il buono della libera e legale circolazione dei beni e servizi nell’Unione europea, e soprattutto nell’area dell’euro, ha generato anche il rischio di una accresciuta diffusione oltreconfine di proposte di investimento illecite. Essendo non regolarmente autorizzate, dire che sono sospette e da evitare è il minimo: se le truffe possono venire da chi sfida le autorità chiedendo regolari permessi e subendo i controlli periodici (vedi il caso della Madoff Securities che poteva operare con l’ok della Sec Usa), non c’è che da temere il peggio da chi offre investimenti schivando i normali obblighi di legge. Le avvertenze che giungono dalle Consob europee sono dunque una lettura utile, tanto più che la loro frequenza dimostra che il rischio che serpeggia nelle zone grigie della consulenza finanziaria è più alto di quanto si possa immaginare. Abbiamo controllato i 5 ultimi Bollettini della Commissione italiana, pubblicati dal 23 marzo al 20 aprile, e in meno di un mese quattro Consob europee hanno mandato oltre una dozzina di allarmi su società finanziarie scoperte ad operare senza avere l’autorizzazione. La Finansinspektionen, autorità di vigilanza svedese, ha segnalato la Legacy Global Wealth, la Partners & Ru Asset Management, con sede dichiarata a Washington, la Sumitomo International, con sede dichiarata a Tokyo, la Midas International, con sedi dichiarate a Londra, Dubai, Hong Kong e Sydney, la New York Capital Investment, con sede dichiarata a New York, la Goldsmith & Harris, con sede dichiarata a New York e la Jacoby & Associates plc, con sede dichiarata a Filadelfia (Usa). La Commission bancaire financière et des assurances (Cbfa), belga, ha citato anch’essa la Legacy Global Wealth ma anche la London Equities, con sede dichiarata a Bruxelles. La Financial Market Authority (Fma), austriaca, ha denunciato la Portway Capital, con sede dichiarata a Bordeaux (Francia), la Private Equity Placement, con sedi dichiarate ad Hong Kong e a Varsavia (Polonia), la Peninsula Capital con sede dichiarata ad Hong Kong e la MyCredit- Brokers, con sede dichiarata a Kiev (Ucraina). La Comisiòn nacional del mercato de valores (Cnmv), autorità di vigilanza spagnola, ha dato l’allarme sulla Pesmir Trading sa, con sede dichiarata a Madrid, che sta offrendo servizi di investimento senza autorizzazione. In questo caso sono stati forniti anche i nomi degli agenti e dei soggetti "a rischio": Banco de Pesmir Trading, Fernando Martinez Gomez-Tejedor, Fernando Juan Castagno Schickedanzt, Janine Gomez Suarez e Juan Pablo Pastorini Mattos. Tenere a mente i nomi delle società denunciate per evitarle è impossibile, anche perché ogni settimana ne vengono sfornati di nuovi: è il numero elevato degli allarmi che deve convincere gli investitori a non fidarsi di nessuno che non abbia, come minimo, l’ok della Consob. Se un consulente vi offre una novità di una banca o di una finanziaria che non conoscete, chiedete conferma alla Consob che non sia nella Lista nera.