RASSEGNA STAMPA 4 MAGGIO 2009 www.corriere.it Epifani: oggi

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RASSEGNA STAMPA 4 MAGGIO 2009 www.corriere.it Epifani: oggi
RASSEGNA STAMPA 4 MAGGIO 2009
www.corriere.it
Epifani: oggi uniti, ma le divisioni restano
I leader sindacali all'Aquila per il Primo Maggio. Angeletti: ricostruire anche il
lavoro, non solo le case
MILANO - Primo maggio all’insegna della solidarietà per i segretari generali di
Cgil, Cisl e Uil. Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno scelto
l’Aquila per dare il via alle celebrazioni del primo maggio e allo stesso tempo
manifestare la propria solidarietà alle popolazioni dell’Abruzzo colpite dal
terremoto. Ma manifestazioni sono previste in tutta Italia e nell'arco dell'intera
giornata. Nel pomeriggio a Roma prende il via il tradizionale concerto del Primo
Maggio. E sempre nel pomeriggio il premier Silvio Berlusconi tornerà a l'Aquila
per l'ottava volta dal terremoto.
«VOGLIAMO TORNARE A VIVERE» - La giornata si svolge alla scuola della
Guardia di finanza e la manifestazione, sobria nel numero dei partecipanti e nei
toni, ha preso il via con l’intervento dal palco del sindaco dell’Aquila, Massimo
Cialente. «Oggi è il giorno della solidarietà e della lotta per il lavoro. Siamo
indeboliti e sofferenti - ha detto il primo cittadino rivolgendosi ai leader sindacali ma vi accogliamo con la fierezza di chi vuole ricostruire. Noi vogliamo tornare a
vivere. Vogliamo tornare a sognare il futuro dei nostri figli e ricostruire le nostre
città e i borghi come erano e dove erano».
«DIFFERENZE? NON OGGI» - Cgil, Cisl e Uil hanno scelto di dare un segretario
di compattezza, nonostante nell'ultimo periodo il fronte sindacale non sia stato
sempre compatto, come nel caso della trattativa sui contratti. «Le differenze
restano e sono anche molto forti - ha ad esempio sottolineato Epifani prima
dell'inizio dei comizi -, ma di fronte a una tragedia come questa e anche di fronte
alla crisi industriale, laddove possibile le cose si fanno unitariamente».
«RILANCIARE IL LAVORO» - Il segretario della Uil, Angeletti, ha invece
sottolineato come l'Abruzzo e l'Aquila debbano avere tutte le risorse necessarie
per rinascere dopo il terremoto spiegando che queste risorse «devono essere
usate anche per il rilancio economico oltre che per la ricostruzione». «Siamo qui
soprattutto - ha detto Angeletti dal palco - perché non vogliamo che si stenda,
magari piano piano, lentamente, un velo e un oblio sulle tragedie che migliaia di
persone vivranno nei prossimi mesi. E’ nelle tragedie che si misura la qualità
morale e politica di un paese e delle istituzioni che lo rappresentano. Non si tratta
di ricostruire solo le abitazioni, che è comunque un problema grave, ma occorre
ricostruire anche il lavoro, i posti di lavoro, le università, gli ospedali, gli uffici e le
aziende perché non c’è futuro senza il lavoro».
IL MINISTRO SACCONI E I CONTRATTI: «I LAVORATORI PARTECIPINO ALLA VITA
DELL'IMPRESA»
Napolitano, monito sulle morti bianche «Fenomeno dolorosissimo e inquietante»
Il capo dello Stato celebra il Primo Maggio ricordando i caduti sul lavoro. E
avverte: «Non si cada nel sommerso»
ROMA - Anche quest'anno il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha
celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli incidenti
mortali sul lavoro. È «un segnale positivo ma non ancora sufficiente», ha detto, il
dato che indica un calo delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. Alla
cerimonia al Quirinale erano presenti proprio i famigliari delle vittime di incidenti
sul lavoro e i rappresentanti dei lavoratori delle zone terremotate. Come di
consueto nell'occasione sono state assegnate anche le «Stelle al merito del
lavoro».
«FENOMENO DOLOROSISSIMO» - Il tema degli incidenti sul lavoro è
particolarmente caro a Napolitano, che fin dal suo insediamento, nel 2006, ha
scelto di dedicarvi attenzione in tutte le occasioni ufficiali. «Il fenomeno rimane
dolorosissimo e inquietante - ha sottolineato il capo dello Stato - e si rischia di
vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica». Questo rischio, ha precisato, si
corre se di fronte alla crisi emergerà «qualche tendenza a ricorrere più facilmente
al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale
di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la
guardia su questo versante sempre cruciale».
«GARANZIE INSUFFICIENTI» - Napolitano ha parlato anche del calo
dell'attività produttiva, «in primo piano anche in Italia». Il presidente si è
concentrato sulle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro e ha
evidenziato i limiti «dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza
delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro». Su questi temi, ha detto,
«molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione».
«L'ITALIA PUO' ESSERE FIERA» - Non è poi mancato un accenno all'intesa
Fiat-Chrysler: «Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra
grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo. È un riconoscimento
straordinario per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. È la conferma
dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse
umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca».
SACCONI E I CONTRATTI - Alla celebrazione ha partecipato anche il ministro
del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo cui l'evoluzione delle nuove relazioni
industriali recentemente impostate dalle parti sociali «può essere la libera e
responsabile diffusione di forme di partecipazione dei lavoratori alla vita
dell'impresa e di organismi bilaterali nei territori». Il ministro pensa in particolare
che gli organismi bilaterali tra le parti possano condividere «i servizi rivolti alla
sicurezza, all'apprendimento, al ricollocamento, alla protezione del reddito nel
caso di riduzione del tempo di lavoro». Ed è proprio in questo contesto di relazioni
industriali «cooperative» che, ha aggiunto Sacconi, «anche grazie all'accordo di
leale collaborazione tra Stato e Regioni, è stato sin qui possibile conservare in
Italia più che altrove, nel contesto della grande crisi globale, larga parte della
base produttiva ed occupazionale attraverso strumenti di protezione sociale su
base negoziale che presuppongono la sopravvivenza del rapporto di lavoro».
TENSIONE IN TURCHIA: SI TEMONO SCONTRI VIOLENTI COME QUELLI DELLO
SCORSO ANNO
Primo maggio, scontri a Berlino e Istanbul
Tafferugli anche ad Amburgo. Nella capitale tedesca lanci di bottiglie contro la
polizia, 29 agenti feriti
MILANO - Sono iniziate all’insegna della violenza le celebrazioni del primo maggio
in Germania e in Turchia. A Berlino e ad Amburgo le autorità parlano di decine di
poliziotti feriti tra gli agenti; a Istanbul gli scontri si sono avuti invece nella
mattinata in concomitanza con la formazione dei primi cortei delle manifestazioni
per la festa dei lavoratori.
BOTTIGLIE SUGLI AGENTI - Nella capitale tedesca gli scontri si sono scatenati
a margine di una festa di strada nel quartiere orientale di Friedrichshain. I
manifestanti hanno scandito slogan anti-capitalismo e hanno dato vita ad un
lancio di bottiglie e di pietre contro la polizia: il bilancio è stato di 29 agenti feriti
e 12 persone fermate.
Numerosi bidoni della spazzatura sono stati incendiati e alcune pensiline degli
autobus distrutte. Danneggiati anche tram e auto parcheggiate lungo le strade. La
polizia ha comunque precisato che in precedenza il raduno, a cui hanno
partecipato circa 2mila persone, era stato pacifico. Ad Amburgo, nel corso di altri
tafferugli, ci sono invece stati tre poliziotti feriti. Le forze dell’ordine si aspettano
altri problemi nella giornata di oggi, dato il fitto programma di manifestazioni e
cortei convocati con svariate piattaforme da estrema destra, sindacati e
formazioni di sinistra. La crisi economica - che ha alimentato la disoccupazione e
la rabbia collettiva per la diseguaglianza dei redditi, oltre che per la
trasformazione di molti quartieri popolari in quartieri residenziali di lusso - ha
fatto crescere i timori in tutto il paese di una festa dei lavoratori particolarmente
tesa.
ALTA TENSIONE A ISTANBUL - Non meno preoccupate le autorità turche. La
polizia ha disperso e caricato in mattinata un primo gruppo di manifestanti che
stava cercando di dirigersi verso piazza Taksim. E tutto lascia pensare a una
giornata di scontri e semi-guerriglia urbana, come ormai avviene regolarmente
almeno da tre anni. I sindacati, infatti, chiedono di manifestare a Taksim, la
piazza centrale di Istanbul in cui nel 1977 persero la vita 36 persone.
La prefettura e il governo negano puntualmente l’autorizzazione adducendo
motivi di ordine pubblico. «Ci aspettiamo un atto di buon senso da parte delle
sigle sindacali», ha detto giovedì il prefetto Guler. Le autorità si sono dette
disposte solo a concedere l'accesso ad una delegazione di non più di 2 mila
persone a cui sarà concesso di deporre corone di fiori per i caduti. Il problema,
però, sono le oltre 70 sigle fra sindacati minori e associazioni che domani
marceranno sulla piazza a ogni costo e senza compromessi. «Torneremo a Taksim
perché vogliamo celebrare il Primo Maggio in modo degno e perché vogliamo farlo
da popolo libero» hanno dichiarato alcuni sindacati indipendenti. Dalle 5.30 del
mattino la città è quindi completamente bloccata e il comprensorio di Taksim
transennato. Le principali sigle sindacali temono che la manifestazione possa
avere lo stesso epilogo dell’anno scorso e di due anni fa, quando migliaia di
manifestanti furono sgomberati a suon di manganelli, lacrimogeni e idranti da una
polizia inferocita. Di mezzo ci andarono anche un centinaio di giornalisti, che
furono percossi dalle forze dell’ordine, riportando in qualche caso ingenti danni
anche alle apparecchiature tecniche. L’anno scorso a Sisli, un quartiere del centro
di Istanbul, la polizia è arrivata a caricare i manifestanti fino alle porte di un
ospedale. Il Primo Maggio quest’anno arriva in una Turchia sconvolta dalle
indagini sull’organizzazione segreta Ergenekon, accusata di aver destabilizzato la
vita politica turca almeno negli 11 anni e che potrebbe essere anche causa dei
morti a Taksim. Le indagini si stanno allargando a macchia d’olio, coinvolgendo
anche tanti esponenti curdi e di estrema sinistra.
IL CASO VIA ALLA DIRETTIVA UE. I DUBBI BCE: LA LIQUIDITÀ VA CONTROLLATA
Cellulari e supermarket,
la moneta diventa hi-tech
Pagamenti anche con le assicurazioni senza conto corrente
MILANO — Sembra l’inizio di un nuovo ordine monetario europeo, se non
mondiale, che potrebbe essere battezzato l’«anti- Gold Standard». Perché tanto il
primo sistema in vigore fino agli anni Trenta richiedeva un rapporto fisico tra
moneta in circolazione e riserve in oro, tanto quello che è stato adottato con 364
voti a favore e 30 contrari dal Parlamento Ue nel weekend non solo va oltre al
concetto di banconote ma anche a quello di banca: in sostanza con le nuove
regole in materia di moneta elettronica anche le «non-banche», come operatori
telefonici, assicurazioni e supermercati, potranno «battere » moneta con le nuove
tecnologie e dunque senza nemmeno l’ancoraggio psicologico del biglietto
bancario, delle monete o del conto corrente.
Per adesso manca il passaggio formale del Consiglio europeo e la pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale Ue. Poi per le «non-banche » partirà un conto alla rovescia
lungo, al massimo, 18 mesi e 20 giorni, limite entro il quale i paesi dovranno
recepire la direttiva. Certo, non sarà una deregulation selvaggia. Se con l’introduzione della neutralità tecnologica non sarà più necessario essere una banca per
gestire e fare da garante ai pagamenti, delle regole ci saranno: per agevolare
l’ingresso di nuovi attori nel mercato delle carte di credito e di debito è stato
ridotto da un milione a 350 mila euro il capitale iniziale per ottenere
l’autorizzazione a gestire l’e- money. Inoltre i singoli Paesi dovranno garantire la
rimborsabilità dei fondi. Ma, a parte questo, la stessa Antitrust italiana guidata da
Antonio Catricalà, che solo due settimane fa aveva presentato un rapporto sulle
carte prepagate in Italia, si attende una spinta concorrenziale dalle nuove regole
con un taglio delle commissioni di questi servizi, soprattutto grazie all’uso del
cellulare come canale di pagamento. Non a caso visto che con 1,2 sim pro capite
siamo il Paese in Europa con la maggiore diffusione di cellulari. Cosa cambierà
rispetto ad oggi? I pagamenti attraverso il cellulare sono già possibili, anche in
Italia, con Poste Mobile. Ma ad oggi è ancora necessario avere come sottostante
un conto per far transitare il denaro.
Con la nuova normativa non sarà necessario e, per esempio, si potrà usare
direttamente il conto prepagato del cellulare anche per le micro-transazioni. La
tecnologia esiste già: c’è il Geldkarte in Germania, il Proton in Belgio, il Moneo in
Francia e il Mondex nel Regno Unito. Sarà l’inizio dell’era glaciale per le carte di
credito? No, perché sono previsti dei precisi limiti contro il riciclaggio dell’uso
della moneta elettronica non-bancaria: 250 euro per supporti non ricaricabili e
2.500 euro annui per gli altri. Ma per capire che il fenomeno non sarà comunque
di portata ridotta bastano due indicatori. La stima della GSMA, l’associazione
mondiale del Gsm, che parla di 1,4 miliardi di clienti con accesso a questi servizi
nel 2015. E il parere Bce del 5 dicembre 2008 in cui si dice che il nuovo sistema
«potrebbe portare a modifiche della liquidità del sistema difficilmente controllabili
dalle autorità monetarie».
Massimo Sideri
[email protected]
E il sindacato va a Wall Street
per salvare impianti e pensioni
Soluzioni parallele: il controllo di Gm allo Stato, l'ex cenerentola Usa ai lavoratori
e al socio italiano
DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — «Motown» o «Ghost town»? Città dell'auto o
degli spettri? Si chiedono, angosciati, i giornali di Detroit mentre si accavallano le
notizie di accordi e piani di ristrutturazione per il salvataggio di General Motors e
Chrysler. Gm di fatto nazionalizzata, controllata all'89% dai sindacati e dal
governo federale. Chrysler per il 55% nelle mani dei sindacati, ma con la gestione
affidata al partner industriale, Fiat, con una quota che salirà dal 20% iniziale al
35.
Per le certezze bisogna aspettare ancora 24 o 48 ore: alla Chrysler l'accordo coi
sindacati è fatto, le grandi banche titolari della maggioranza dei debiti (6,9
miliardi), hanno raggiunto l'intesa col Tesoro. Ma basta che uno degli altri 45
creditori minori rifiuti l'offerta del governo (2 miliardi cash) per rendere inevitabile
una bancarotta «pilotata». C'è poi l'ultimo scoglio, i concessionari: molti dovranno
chiudere, ma, per ora, resistono. Anche questo può portare alla bancarotta.
Ormai, però, lo scenario generale è definito: la Ford tenta di farcela con le sue
forze e rimane sul mercato da protagonista indipendente. GM, mutilata e
nazionalizzata, che perde marchi e moltissimi stabilimenti. Nella migliore delle
ipotesi, l'ex primo costruttore del mondo diventerà una società con soli quattro
marchi (Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc) e una produzione di 2,6 milioni di
veicoli l'anno. Infine Chrysler: dissanguata, era la cenerentola dell'industria
americana, ma sembra uscire dal processo di ristrutturazione con meno
«handicap» della General Motors: quattro marchi come i «cugini» di Detroit
(Chrysler, Jeep, Dodge e Plymouth), più quelli che arriveranno coi prodotti Fiat e
la forza di un partner industriale e tecnologico italiano, che nel caso Gm non c'è.
Anche chi non ha risparmiato, nei mesi scorsi, le battute ironiche sul «soccorso
italiano», oggi riconosce che Fiat è l'unica speranza, l'unico elemento di
dinamismo nel deprimente panorama automobilistico americano.
Sergio Marchionne, l'«italiano del Canada» che ha studiato a Windsor, città
affacciata sul lago Michigan proprio di fronte a Detroit, diventa l'uomo della
speranza non solo per Obama, che l'ha già «incoronato», ma per tutti quelli che
scommettono su un recupero dell'industria manifatturiera. Non avrà vita facile, e
non solo per la difficoltà di ridare slancio a un'industria a corto di modelli
innovativi e costretta ad operare in un mercato difficilissimo, nel quale perdono
anche i migliori, come Toyota. L'amministratore delegato della Fiat è chiamato a
un esperimento senza precedenti: la gestione di un'azienda in condominio con un
sindacato che è socio di maggioranza, non una semplice presenza nel consiglio di
sorveglianza, come nel modello tedesco. Marchionne, che in gioventù fu un
ammiratore del «turnaround» realizzato da Lee Iacocca in una Chrysler che anche
allora rischiava di sparire, oggi deve realizzare un'impresa analoga ma senza
poter usare — come fece il «condottiero» italo-americano — i meccanismi classici
del capitalismo anglosassone. Il manager ha davanti a sé le pagine bianche di un
quaderno nel quale deve provare a scrivere un nuovo capitolo della storia della
democrazia economica.
Una sfida assai stimolante, ma tra le più difficili da immaginare, anche perché i
contorni non sono ben definiti: non è chiaro, ad esempio, in che modo il Tesoro
proteggerà i 10 miliardi di denaro pubblico che sta investendo, se il capitale di
Chrysler, come pare, verrà essenzialmente diviso tra sindacati e Fiat. Tutto da
studiare anche il ruolo di un sindacato per la prima volta obbligato a comportarsi
da imprenditore. Essendo in maggioranza non potrà nascondersi: dovrà
perseguire la massimizzazione del profitto perché solo così l'azienda varrà
abbastanza da compensare l'abbattimento degli altri fondi previdenziali e sanitari
non più finanziati da Chrysler. Pensioni e qualità dell'assistenza medica del
personale dipenderanno, insomma, dal successo della Chrysler «italiana».
Massimo Gaggi
www.americaoggi.info
Crisi. Belusconi. Per superarla aggredire mercati esteri
Creato 05/01/2009 - 04:18
ROMA. L'Italia uscirà dalla crisi "prima e meglio" e per farlo occorre avere
"maggiore fiducia nella possibilità di aggredire i mercati stranieri". Il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi, nel giorno dell'accordo fra Fiat e Chrysler non cita
direttamente i due colossi automobilistici ma, parlando davanti alla platea degli
agricoltori della Coldiretti, sottolinea che l'apertura verso l'estero è un ingrediente
fondamentale per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche di questi mesi.
Difficoltà che rischiano di essere acuite dalla nuova influenza che arriva dal
Messico e che, a causa dell'effetto domino, mette sotto scacco anche gli allevatori.
Per rassicurare i consumatori ecco allora che Berlusconi raccoglie la "sfida" degli
agricoltori e davanti alle telecamere mangia un pezzetto di mortadella. "Buono,
davvero buono", mima con i gesti il Cavaliere, che per l'occasione si improvvisa
anche cameriere e serve alla platea salame e prosciutto su un vassoio d'argento.
Il made in Italy non si deve arrendere e anzi deve andare "a bussare alle porte"
dei Paesi stranieri, insiste dunque il presidente del Consiglio. Soprattutto "di quelli
dell'Est - dice - dalla Federazione russa all'India e alla Cina". Lì gli italiani possono
stare sicuri di trovare "interesse, simpatia e in molti casi anche amore", assicura il
premier.
Il governo da parte sua è "orgoglioso di aver mantenuto" gli impegni e promette
di fare altrettanto nel prossimo futuro. Perché, dice ancora una volta il premier,
"la gente non ne può più delle chiacchiere, vuole i fatti. E noi continuiamo a voler
fare i fatti". Un esempio? L'intervento "tempestivo" in Abruzzo, quello "incisivo"
per risolvere l'emergenza rifiuti. Simbolo di questa battaglia e, soprattutto, della
vittoria è l'apertura del termovalorizzatore di Acerra: "Abbiamo utilizzato l'esercito
e continueremo a usarlo per garantire la legalità in Italia. Sempre".
Regina degli esempi è però, secondo Berlusconi, l'azione del governo di fronte alla
crisi: "Il fatto che il nostro governo è intervenuto prima degli altri è un vanto e
deve essere orgoglio di tutti".
A favore dell'Italia non finisce solo il paragone con i Paesi europei, ma anche
quello con l'America: "Negli Stati Uniti chi perde il posto di lavoro si trova nella
disperazione. Noi abbiamo la fortuna di avere famiglie risparmiatrici, così come
abbiamo - sottolinea - un sistema bancario solido". Ed è proprio alle banche,
però, che il premier rinnova l'appello: è bene, dice, che continuino a fare il "loro
mestiere dando a chi lavora ciò che è necessario per spostare avanti la loro
attività". Obiettivo fondamentale, perché "la vera ricchezza - è la convinzione di
Berlusconi - non si fa con la finanza, ma con il lavoro e il sudore della fronte".
Source URL:
http://www.americaoggi.info/2009/05/01/11845-crisi-belusconi-superarlaaggredire-mercati-esteri
www.avvenire.it
La precisazione di Befera: «Le spese
per l’istruzione non sono un lusso»
L’indicazione dell’Agenzia delle Entrate ai propri uffici di avere attenzione, ai fini
degli accertamenti fiscali 'sintetici', per alcune spese dei contribuenti, come quelle
per l’istruzione privata «non ha assolutamente l’intento di qualificare le spese per
l’istruzione come un genere di lusso né che il loro sostenimento sia sempre e
comunque indice di una particolare agiatezza economica. Le spese in questione
vengono infatti prese in considerazione solo qualora siano di ammontare particolarmente rilevante».
Lo precisa in una lettera il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera,
sottolineando che l’attenzione è sulle scuole «esclusive» che richiedono
«significative disponibilità economiche». «È ovvio – rileva ancora Befera – che
nessuno pensa di equiparare chi sostiene le spese più alte a un evasore fiscale».
In ogni caso «la libertà di educazione dei propri figli non è proprio in
discussione». «Una retta scolastica di poche centinaia di euro – fa notare Befera –
è compatibile anche con redditi di non elevato ammontare, mentre l’iscrizione a
scuole esclusive e particolarmente costose richiede significative disponibilità
economiche ». Ma non spiega che cosa siano le «scuole esclusive» di cui parla,
termine vago quanto quello di «scuole private».
La precisazione dell’Agenzia delle Entrate arriva dopo che mercoledì scorso
Avvenire aveva per primo dato spazio alla lettera aperta di nove associazioni –
cattoliche e laiche – rappresentative del mondo scolastico paritario (Agesc, Fidae,
Agidae, Cnos-Fap, Ciofsscuola, Fism, Foe-Cdo, Aninsei e Msc), che, riferendosi
alla circolare dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 6 aprile, inserisce tra i servizi
di lusso anche le scuole 'private'. «Prendiamo atto della precisazione dell’Agenzia
delle Entrate – spiega Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc –.
Condividiamo la lotta all’evasione fiscale, ma ribadiamo che bisogna fare
chiarezza, poiché la circolare sembra comunque mettere sullo stesso piano servizi
per il tempo libero e servizi educativi, puntando il dito contro le famiglie che
mandano i figli nelle scuole cosiddette private.
È necessario che venga chiarito a quali scuole si riferisce la circolare dell’Agenzia
quando parla di 'scuole private', termine che non ha riferimenti legislativi. Ci si
augura che queste indicazioni non intendano segnalare le scuole paritarie che,
secondo la legge 62/2000, fanno parte del sistema nazionale pubblico di
istruzione». «In un momento così grave di crisi morale ed economica – si chiede
la Colombo – in cui le famiglie stanno cercando di sopperire a uno Stato inadempiente circa il riconoscimento della libertà di educazione, garantita invece in
tutti i Paesi europei, cosa vuol dire evidenziare quale indicatore di situazioni 'di
lusso ' la frequenza a 'scuole private'?».
«In ogni caso – conclude la presidente dell’Agesc – vogliamo essere costruttivi.
Occorre, però, fare chiarezza: si tratta di una questione culturale e di un
pregiudizio nei confronti di quelle scuole che fanno risparmiare allo Stato.
Purtroppo in Italia esiste ancora un sistema centralista, che non tiene
assolutamente conto della sussidiarietà».
Maurizio Carucci
www.denaro.it
Microaziende: fondo da 50 milioni
Aiuti pari al 30 per cento delle spese sostenute. Sostegno anche all'occupazione
Ai blocchi di partenza un fondo destinato alle microimprese in difficoltà
temporanea. Lo stabilisce un disegno di legge in attesa di essere
assegnato alla Commissione competente per iniziare il suo iter
parlamentare. Il fondo prevede una dotazione iniziale di 50 milioni di euro
per l'occupazione ed è pensato per le imprese con meno di quindici
dipendenti, in regola con i versamenti contributivi che versano in uno
stato di difficoltà, per un periodo non più lungo di tre anni e che
dimostrino di poter risanare l'impresa. Il contributo sarà pari al 30 per
cento del totale delle spese sostenute. Le domande andranno presentate
alle Camere di Commercio del territorio di appartenenza.
Pronto un disegno di legge che corre in aiuto delle microimprese in difficoltà
temporanea. Il provvedimento, in attesa di essere assegnato alla Commissione
competente per iniziare il suo iter parlamentare, prevede l'istituzione di un Fondo
ad hoc per il sostegno alle piccole imprese che versano in una situazione di
temporanea difficoltà quando sussistono e si possono provare possibilità di
risanare l'impresa.
La relazione parlamentare che accompagna la presentazione del disegno di legge
parla di un "efficace e rapido strumento di supporto che consenta di superare
eventuali e transitorie situazioni di difficoltà finanziaria senza ricorrere alla
cessazione dell'attività, con effetti in termini economici e occupazionali". Ma
vediamo nei dettagli il provvedimento.
RISORSE E DESTINATARI
Il Fondo avrà una dotazione iniziale di 50 milioni di euro a carico del Fondo per
l'occupazione. Destinatarie saranno piccole imprese (cioè quelle con un numero di
dipendenti inferiore a quindici) che vengono a trovarsi in uno stato di temporanea
difficoltà qualora vi siano comprovate possibilità di risanare l'impresa. L'impresa
deve inoltre risultare regolarmente iscritta al registro delle imprese e in regola
con i versamenti contributivi previdenziali ed assicurativi obbligatori nei confronti
dei propri dipendenti. I suddetti requisiti devono essere posseduti alla data di
presentazione della domanda volta al riconoscimento dello stato di difficoltà
temporanea dell'impresa e devono essere mantenuti per tutto il periodo di durata
di tale stato, a pena della revoca del contributo erogato.
DOMANDE
La domanda volta al riconoscimento dello stato di difficoltà temporanea
dell'impresa è presentata alla giunta della camera di commercio, industria,
artigianato e agricoltura territorialmente competente che, ai fini della valutazione
della medesima domanda, è integrata da un rappresentante della competente
direzione provinciale del lavoro e, qualora ne facciano richiesta, dalle
organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale dei
datori di lavoro e dei lavoratori.
Entro un mese dalla data di presentazione della domanda, la giunta della camera
di commercio, industria, artigianato e agricoltura, ove ne riscontri i presupposti,
dichiara lo stato di difficoltà temporanea dell'impresa, definendo, altresì, le date
di inizio e di fine del periodo di crisi. Lo stato di difficoltà temporanea dell'impresa
non può` avere durata superiore a tre anni.
SPESE SOSTENIBILI
L'ammontare del contributo che può essere concesso a valere sulle risorse del
Fondo a ogni impresa per la quale sia stato dichiarato lo stato di difficoltà
temporanea è pari al 30 per cento del totale dei versamenti contributivi
previdenziali ed assicurativi obbligatori pagati dall'impresa nei cinque anni
antecedenti alla data di presentazione della domanda.
REVOCHE
Qualora successivamente all'erogazione del contributo sia accertata
l'insussistenza dei requisiti previsti ai fini della sua concessione, il ministero del
Lavoro può disporre la revoca del contributo e procede al recupero delle somme
già corrisposte, rivalutate in base alla variazione dell'indice Istat dei prezzi al
consumo per le famiglie di operai e di impiegati e maggiorate degli interessi legali
dal momento dell'erogazione a quello della restituzione, fatto salvo l'eventuale
risarcimento dei maggiori danni.
In breve
Obiettivo Sostenere le microimprese (con meno di quindici dipendenti) in
situazioni di difficoltà economica che non duri da più di tre anni
Risorse 50 milioni di euro
Incentivi anche per l'occupazione
Beneficiari Microimprese che versano in stato di difficoltà
Domande Da presentare alla Camera di Commercio
provinciale competente sul territorio.
Le domande di agevolazione vanno presentate alle Camere di
Commercio competenti a livello provinciale per sede dell'impresa.
I requisiti da possedere
- Avere un numero di dipendenti inferiore alle quindici unità
- Trovarsi in uno stato di difficoltà temporanea, non superiore ai tre anni
- Essere regolarmente iscritti al registro delle imprese
- Essere in regola con i versamenti contributivi, previdenziali e assicurativi nei
confronti dei dipendenti
Requisito fondamentale è, oltre al numero di dipendenti inferiore a quindici,
l'essere in regola con i versamenti contributivi.
del 01-05-2009 num. 084
www.finanzaonline.com
Bnl: eletto nuovo consiglio, Abete confermato presidente
Finanzaonline.com - 30.4.09/16:52
L´assemblea di Bnl, svoltasi oggi a Roma, ha eletto il nuovo consiglio di
amministrazione della banca, composto da 13 membri. Il consiglio resterà in
carica per tre esercizi, fino all´approvazione del bilancio al 31 dicembre 2011.
L´assemblea ha confermato presidente Luigi Abete e nominato consiglieri: Roger
Abravanel, Philippe Blavier, Jean-Laurent Bonnafè, Jean Clamon, Sergio Erede,
Fabio Gallia, Mario Girotti, Bernard Lemèe, Paolo Mazzotto, Stefano Micossi,
Antoine Sire e Pierluigi Stefanini.
www.milanofinanza.it
Crisi, duetto su cause tra Tremonti e Padoa-Schioppa
30/04/2009 16.25
Duetto tra Giulio Tremonti e Tommaso Padoa-Schioppa sulle cause della crisi
mondiale e il ruolo che vi ha giocato la globalizzazione. Occasione del confronto,
la presentazione del nuovo libro di Padoa-Schioppa a Roma, "La veduta corta", in
cui l'ex ministro dell'Economia del secondo governo Prodi lamenta l'incapacità di
governi ed istituzioni finanziarie ad andare oltre il calcolo di breve periodo.
Arrivando al convegno al termine del Consiglio dei ministri, Tremonti ha ribadito
la sua convinzione che vi sia un rapporto di causa ed effetto tra crisi finanziaria e
globalizzazione. "Quanto è venuto fuori è l'effetto a cascata di fenomeni che si
sono sviluppati in 20 anni, un arco di tempo brevissimo dal punto di vista della
storia", ha detto Tremonti. Secondo il ministro dell'Economia, è lo sviluppo troppo
rapido della globalizzazione, avviatosi a partire dalla caduta del muro di Berlino
nel 1989, a portare agli squilibri finanziari che hanno causato la crisi.
www.ilmanifesto.it
Dio, banca e famiglia - Il futuro del gran bresciano
I soci d’Intesa mugugnano e per Bazoli si apre la prospettiva dello Ior
Ieri si è tenuta l’assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo per l’approvazione dei
conti 2008. Ma le attenzioni di tutti sono già concentrate sull’assetto azionario e
di vertice della prima banca italiana. Le grandi manovre su Ca’ de Sass guardano
al 2010, per il rinnovo degli organi sociali. In ambienti finanziari milanesi c’è chi
scommette su un colpo di scena: l’uscita di Giovanni Bazoli, artefice
dell’aggregazione insieme con Enrico Salza.
di Michele Arnese ed Elena Bonanni
www.ilsole24ore.com
Primo maggio, scontri in Germania, Francia e Austria
I riflessi della crisi economica e lo scontento popolare si fanno sentire un po'
ovunque in Europa in occasione della festa del Primo maggio. Teatro di
manifestazioni violente, già nelle prime ore del giorno, la Germania. A Berlino e
ad Amburgo leautorità parlano di decine di poliziotti feriti. Alta la temperatura
sociale anche in Francia, dove il 71% della popolazione ritiene "giustificato"
l'appello unitario dei sindacati contro Sarkozy e gli industriali (sondaggio BVAOrange per L'Express) e sono in programma ben 280 iniziative di protesta. La
festa del lavoro non si celebra invece negli Stati Uniti, dove il Labor Day nazionale
cade il primo lunedì di settembre (nonostante il primo maggio abbia origine
proprio dalle manifestazioni della working class di Chicago nel 1886).
A Berlino gli scontri si sono scatenati a margine di un raduno nel quartiere
orientale di Friedrichshain. I manifestanti hanno scandito slogan anti-capitalismo,
lanciando bottiglie e pietre contro la polizia: il bilancio è stato di 29 agenti feriti e
12 persone fermate. Numerosi bidoni della spazzatura sono stati incendiati e
alcune pensiline degli autobus distrutte. Danneggiati anche tram e auto
parcheggiate lungo le strade. La polizia ha comunque precisato che in precedenza
la parata, a cui hanno partecipato circa 2mila persone, era stato pacifico.
Ad Amburgo ci sono invece stati tre poliziotti feriti. Le forze dell'ordine si
aspettano altri problemi nella giornata di oggi, dato il fitto programma di
manifestazioni e cortei convocati con svariate piattaforme da estrema destra,
sindacati e formazioni di sinistra. La crisi economica - che ha alimentato la
disoccupazione e la rabbia collettiva per la diseguaglianza dei redditi, oltre che
per la trasformazione di molti quartieri popolari in quartieri residenziali di lusso ha fatto crescere i timori in tutto il Paese di una festa dei lavoratori
particolarmente tesa.
In Francia, invece, per la prima volta si riuniranno tutte le organizzazioni
sindacali, comprese quelle dei quadri. Sul fronte politico il Partito Socialista, il
Nuovo Partito Anticapitalista, e altre dodici organizzazioni di sinistra hanno
sottoscritto un appello comune per promuovere il 1 maggio 2009 e farlo diventare
«una battuta d'arresto alla politica del presidente Nicolas Sarkozy e del Medef»
(la Confindustria francese, ndr). Anche Francois Bayrou leader del partito
centrista MoDem, ed ex sfidante di Sarkozy alle presidenziali di due anni fa, a suo
modo si è unito ai promotori del 1 maggio, con la pubblicazione del suo libro
intitolato "Abus de Pouvoir" (abuso di potere). Bayrou scrive che il presidente
francese intende sviluppare un'«egocrazia» e un' «ideologia del denaro presentato
come valore».
Anche l'altra ex candidata all'Eliseo, Ségolène Royale, ha deciso di celebrare il 1°
maggio sfilando con i dipendenti di Heuliez, azienda a rischio di chiusura con sede
nel Poitou-Charentes, regione di cui Royale è presidente. Il Partito socialista non
si presenterà dunque compatto alla manifestazione di Parigi e i due ex candidati
alla presidenza della repubblica sembrano essere già orientati alle prossime
elezioni del 2012. Gli ingredienti per una massiccia partecipazione alle
manifestazioni ci sono tutti e i sindacati sperano di ottenere lo stesso successo di
quelle precedenti del 29 gennaio e del 19 marzo scorsi.
In Austria circa 100mila persone hanno partecipato al tradizionale raduno del
Primo maggio del Partito social-democratico austriaco (Spoe) davanti al municipio
di Vienna, dove gli oratori intervenuti hanno perorato una maggiore «equità
fiscale». Dibattuta da diverse settimane, l'introduzione di una imposta sul
patrimonio è stata difesa da diversi rappresentanti della Spoe, membro della
coalizione sinistra-destra al potere in Austria, per tassare più i ricchi in tempi di
crisi come l'attuale. «Nessun partito in questo Paese può decidere unilateralmente
di escludere questo tema dal dibattito», ha dichiarato, a sua volta, presidente
della federazione sindacale Oegb, Erich Foglar, rivolgendosi al partner
conservatore della coalizione, l'Oevp, che si oppone alla misura. Capo del partito
e cancelliere, Werner Faymann, ha assicurato
che si opporrà al blocco dei salari chiesto dai rappresentanti della confindustria
nazionale.«I social-democratici non lo permetteranno. Siamo con i sindacati», ha
dichiarato Faymann, spiegando che tale misura annullerebbe la metà degli sgravi
fiscali accordati per il 2009.
1° maggio 2009
Mutui: come si calcola la media mensile dell'Euribor
Domanda
(Fabio, 29 aprile). Ho un mutuo a tasso variabile indicizzato alla media mensile
dell'Euribor 1 mese 365 che viene pubblicata dal Vostro quotidiano. Ho provato a
calcolare il valore di marzo sulla base dei dati scaricati in un file excel disponibile
nel sito www.euribor.org. ottenendo il valore 1,2867%. Questo valore è diverso
da quello pubblicato su Il sole 24 ore, che invece è pari a 1,3240. Quali dati
vengono presi in considerazione per il calcolo della media e dove sono disponibili?
RISPOSTA
Va detto anzitutto che i tassi disponibili sul sito www.euribor.org sono base 360 e
non 365. Il lettore peraltro ha tenuto correttamente conto della differenza
moltiplicando la media riscontrabile su www.euribor.org per 365 e dividendola per
360. I dati medi mensili diffusi da Il Sole 24 Ore, tuttavia, tengono per
convenzione conto di due giorni di valuta: in pratica la media di marzo viene
calcolata prendendo i valori pubblicati da Thomson Reuters dal 26 febbraio al 27
marzo compresi (e non dall'1 al 31 marzo).
Gli stipendi dei manager nel 2008
compensi monetari pubblicati nei bilanci 2008, valori in euro al lordo delle tasse
(classifica provvisoria in base ai bilanci disponibili)
Nome e Cognome
Incarichi
Totale
1
Roberto Tunioli
2
Luca Majocchi
3
Enrico Parazzini
4
Gianluigi Gabetti
5
6
Fausto Marchionni
Stefano Cao
7
Giovanni Castellucci
8
9
Pier Francesco Guarguaglini
Ugo Ruffolo
10 Pietro Giordano
11 Massimo Castelli
12 Gioacchino Paolo Ligresti
vp e a.d. Datalogic 8.265.000 (comprende
2.160.000 per indennità di fine mandato e
4.865.000 di incentivi a lungo termine maturati
nel periodo 2004-2008 che verranno erogati nel
2009) c Piquadro 25.000, c Monrif 15.000, c
Interpump 18.000
a.d. Seat Pg (comprende le quote di trattamento
di fine mandato di competenza dell’esercizio per
5.746.897)
d.g. Telecom Italia fino all’8 agosto 2008
(comprende incentivo all’esodo e transazione
generale novativa)
c Ifi 220.000 p Ifil fino al 13 maggio 2008
492.000, p onorario Ifil dal 13 maggio 2008
960.000, emolumento straordinario Ifil
5.000.000
a.d. e d.g. Fondiaria-Sai, p e a.d. Milano
d.g. Eni divisione E&P (comprende 3,825 mln per
risoluzione rapporto di lavoro), c Telecom Italia
fino al 14 aprile 2008 (inoltre ha ricevuto 16.000
azioni gratis dell'Eni per un valore medio di
mercato di 21,563 euro, pari a 345.000 euro
complessive)
a.d. e d.g. Atlantia 5.756.767 vp Impregilo
96.497
p e a.d. Finmeccanica
a.d. e d.g. Alleanza fino al 7 maggio 2008
(comprende 4.200.000 per buonuscita)
8.323.000
7.958.000
7.173.000
6.672.000
6.483.707
6.163.000
5.853.264
5.551.000
5.354.000
vp Erg
5.090.465
d.g. Telecom Italia fino al 6 marzo 2008
4.984.785
4.492.000 (comprende incentivo all’esodo e
transazione generale novativa) d.g. Seat Pg da
giugno 2008 492.785
p Immobiliare Lombarda, vp Premafin, Milano, c 4.963.898
Fondiaria-Sai
13 Pietro Modiano
d.g. vicario Intesa Sanpaolo fino al 12 dicembre
(oltre a benefici non monetari per 197.000)
4.945.000
14 Giulia Maria Ligresti
p Premafin, vp Fondiaria-Sai e c Milano
4.845.504, c Pirelli & C. 50.000, c Telecom Italia
Media fino al 9 aprile 2008 16.274
p Fondiaria-sai, vp Premafin e c Milano
4.626.743, c Mediobanca 200.000, c Rcs 19.000,
c Italmobiliare 16.600
p e a.d. Risanamento
p Pirelli & C., p Pirelli Re e altre, p Camfin
272.000
p e a.d. Italmobiliare, p Italcementi e altre nel
gruppo (compenso di 4.563.970)c Pirelli & C.
70.000, c Mittel 10.000
v.p. e a.d. Banco Popolare fino al 7/12/08
(comprende indennità per risoluzione di rapporto
di lavoro)
a.d. Prysmian
p. Cementir Holding
d.g. Italcementi fino al 4 giugno 2008
p Generali e altre cariche nel gruppo 3.441.508,
vp Intesa Sanpaolo 352.000, c Mediobanca
150.000
4.911.778
15 Jonella Ligresti
16 Luigi Zunino
17 Marco Tronchetti Provera
18 Giampiero Pesenti
19 Fabio Innocenzi
20
21
22
23
Valerio Battista
Francesco Caltagirone jr
Rodolfo Danielli
Antoine Bernheim
4.862.343
4.719.250
4.662.000
4.643.970
4.590.000
4.153.520
4.142.000
4.134.800
3.943.000
24 Umberto Quadrino
a.d. Edison
25 Roberto Chemello c Luxottica chief operating officer fino a luglio 2008
(comprende parte dell'indennità per cessazione
del rapporto di lavoro e il Tfr; la residua quota
dell'indennità sarà versata nel 2009)
26 Andrea Guerra a.d. Luxottica 3.507.207 (oltre a 110mila euro di benefici non
monetari), c Parmalat 58.300, c DeA Capital
35.000
27 Fedele Confalonieri
p Mediaset
28 Alessandro Profumo
a.d. UniCredit (bonus azzerato, era 5,5 milioni
nel 2007)
29 Marco Benedetto
a.d. Gruppo L'Espresso fino al 31/12 (comprende
1,2 milioni per un patto di non concorrenza)
30 Sergio Marchionne
a.d. Fiat
31 Antonio Talarico
vp Fondiaria-Sai, a.d. Immobiliare Lombarda,
con 3.232.785, vp Impregilo 104.000
32 Luca Cordero di Montezemolo p Fiat e Ferrari 3.293.500, c Tod’s 24.700, c
Poltrona Frau 10.000
33 Marco Milani
a.d. Indesit
34 Cesare Geronzi
p cds Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008)
35 Renato Pagliaro
p cdg Mediobanca 3.150.000 (bilancio al 30
giugno 2008), c Rcs 57.000, c Pirelli & C. dal 29
aprile 2008 34.000
36 Fulvio Conti
a.d e d.g. Enel
37 Claude Tendil
c Generali e p Generali France
38 Nereo Dacci
a.d. Banco di Desio (comprende un bonus di
1.527.333 deliberato in esercizi precedenti, ma
soggetto a condizione sospensiva avveratasi nel
2008)
39 Paolo Scaroni
a.d. e d.g. Eni 3.060.000 c. Generali 128.487
40 Alberto Nagel
a.d. Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008)
41 Giuliano Adreani
a.d. Mediaset
42 Tommaso Pompei
a.d. Tiscali fino al 29 febbraio 2008 (comprende
transazione per l'interruzione consensuale del
rapporto di amministrazione; inoltre ha ricevuto
1.852.464 di benefici non monetari, non meglio
specificati nel bilancio)
43 Stefano Parisi
a.d. e d.g. Fastweb
44 Corrado Passera
a.d. Intesa SanPaolo (di cui 750.000 di bonus e
incentivi ed esclusi 311.000 di benefici non
monetari). Compresi 19.000 per cda Rcs
45 Carlo Salvatori
a.d. Unipol
46 Maurizio Costa
vp e a.d. Mondadori 2.631.400 c Amplifon
89.000
47 Alcide Rosina
p Premuda 2.674.000 e c Iride 23.000
48 Giovanni Perissinotto
a.d. e d.g. Generali 2.454.344, cdg Intesa
Sanpaolo 150.000, c Pirelli & C. 50.000
3.854.000
3.811.760
49 Sergio Balbinot
50 Massimo Moratti
51 Carlo Puri Negri
2.599.792
2.586.000
2.580.000
52 Vittorio Tabacchi
53 Antonio Campo Dall’Orto
54 Gian Marco Moratti
a.d. e d.g. Generali
a.d. Saras 2.536.000, c Pirelli & C. 50.000
vp Pirelli re, vp Pirelli & C. 2.580.000, vp Camfin
132.000
p. Safilo
a.d. Telecom Italia Media fino al 7 maggio 2008
(comprende incentivi all’esodo e transazione
generale novativa)
p Saras
3.600.507
3.526.825
3.468.000
3.464.000
3.418.600
3.336.786
3.328.200
3.316.831
3.250.000
3.241.000
3.236.308
3.207.287
3.197.494
3.188.487
3.150.000
3.027.019
3.000.000
2.833.500
2.769.000
2.760.000
2.720.400
2.697.000
2.654.344
2.579.000
2.556.000
2.536.000
55 Fabio Tacciaria
56 Giuliano Zuccoli
57 Guido de Vivo
58 Francesco Trapani
59 Carlo d'Urso
60
61
62
63
Vittorio Merloni
Massimo Di Carlo
Francesco Saverio Vinci
Jean-Claude Blanc
64 Giovanni Battista
Mazzucchelli
65 Maurizio Cereda
66 Giorgio Zappa
67 Guido Leoni
68 Dieter Rampl
69 Alessandro Garrone
70 Carlo Pesenti
71
72
73
74
Roberto Colaninno
Marco Sala
Giampiero Auletta Armenise
Francesco Micheli
75 Gabriele Galateri di Genola
76
77
78
79
Alberto Rubegni
Mauro Moretti Polegato
Franco Bernabè
Andrea Riffeser Monti
80
81
82
83
84
85
86
87
Mario Ciliberto
Luigi Francavilla
Gianmario Tondato da Rous
Rodolfo De Benedetti
Luciano Benetton
Carlo Barel di Sant’Albano
Domenico Dispenza
Giovanni Bazoli
d.g. Gruppo Editoriale L'Espresso fino al
31/07/08 (comprende Tfr, indennità ferie non
godute e altre indennità contrattuali)
p cdg A2A 1.428.735 p Edison 799.000, c.
Credito Valtellinese 222.000
d.g. Mittel fino all’8 novembre 2007 2.042.000
(comprende il Tfr dopo 18 anni, bilancio al 30
settembre 2008) ha ricevuto inoltre 381.000
euro per gestione e monitoraggio delle
partecipazioni di private equity
a.d. Bulgari
c Premafin 20.000, c Fondiaria Sai 54.274, c
Acedes 27.000, prestazioni professionali studio
legale a Premafin e Fondiaria-Sai 2.143.500, vp
Immsi 44.344
p Indesit
c e vdg Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008)
c e vdg Mediobanca (bilancio al 30 giugno 2008)
a.d. e d.g. Fc Juventus (bilancio al 30 giugno
2008)
a.d. Cattolica
2.474.308
c e vdg Mediobanca 2.109.000 (bilancio al 30
giugno 2008; c Ansaldo Sts 72.500)
2.181.500
d.g. Finmeccanica
a.d. Banca Popolare Emilia-Romagna fino al 30
settembre 2008, vicepresidente dal primo
ottobre 2008
p. UniCredit (compresi 350.000 come v.p. del
cds di Mediobanca)
a.d. Erg
c e d.g. Italmobiliare, a.d. Italcementi e altre nel
gruppo 1.903.900, c Rcs 38.000
2.169.000
2.165.000
p Immsi, p e a.d. Piaggio
a.d. e d.g. Lottomatica
a.d. Ubi Banca fino al 30 novembre 2008
d.g. Intesa SanPaolo di cui 625.000 di bonus ed
esclusi 95.000 di benefici non monetari
p Telecom Italia 1.644.000, vp Rcs 19.000, vp
Generali 182.578, c Italmobiliare 2.660
1.930.000
1.911.868
1.905.227
1.875.000
a.d. Impregilo
p Geox
a.d. Telecom Italia
p e a.d. Monrif, vp a.d. e d.g. Poligrafici
Editoriale
c. Cementir Holding
c Luxottica
a.d. Autogrill 1.522.000, c Lottomatica 97.500
a.d e d.g. Cir, a.d. Cofide
p Benetton
a.d. Ifil
d.g. Eni divisione G&P
p cds Intesa Sanpaolo 1.354.000, p Mittel
50.000, c Alleanza 50.000, cds Ubi banca
105.000
1.830.211
1.800.000
1.778.000
1.765.970
2.449.735
2.423.000
2.400.000
2.289.118
2.255.000
2.250.000
2.250.000
2.210.000
2.184.000
1.948.000
1.947.000
1.941.900
1.848.238
1.711.000
1.630.242
1.619.500
1.609.283
1.600.000
1.569.000
1.566.000
1.559.000
88 Fabrizio Viola
10
0
10
1
10
2
10
3
10
4
10
5
10
6
10
7
10
8
Antonio Vigni
d.g. Banca Popolare di Milano fino al 31 luglio
2008 1.014.000, c Fiera di Milano 63.200, a.d.
Banca Popolare Emilia-Romagna dal primo
ottobre 2008 453.000
a.d. Premuda
a.d. Safilo fino al 14/11/08
a.d. e d.g. Enigineeering e altre cariche nel
gruppo
p. Bombassei 1.359.000 c. Pirelli & C. 63.000 c.
Italcementi 15.000; c Atlantia 58.000
p Azimut Holdind
v.p. Mediaset 1.452.896, c Mondadori 10.000
p Luxottica 1.260.242, c Generali 132.486,c Beni
Stabili 68.000
p Cofide 330.000, p Cir 520.000, p Gruppo
Editoriale L'Espresso 530.000, p Sogefi 30.000
(totale 1,41 milioni riversati all Romed Spa, di
sua proprietà), p Management e Capitali 45.000
Totale 1.455.000 (oltre a 100.504 euro benefici
non monetari da Cofide)
p. Saipem (inoltre ha ricevuto 30.300 azioni
gratis della Saipem per un valore medio di
mercato di 25,102 euro, pari a 760.000 euro
complessive)
p. Credito Valtellinese 1.402.000 c. Edison fino
al 02/04/08 39.000
p Atlantia 1.096.000 c Edison 173.000 c Fiat
98.000 c Seat Pg 50.000
d.g. Banca Mps
Miro Fiordi
d.g. Credito Valtellinese
1.400.000
Enrico Salza
p cdg Intesa Sanpaolo
1.350.000
Sergio De Luca
a.d. Ansaldo Sts
1.341.902
Roberto De Vitis
d.g. Intek (comprende compenso straordinario
una tantum d auna società controllata)
c Ifil 3.000 a.d. Alpitour 1.316.000
1.325.245
a.d. Il Messaggero, c. Caltagirone, Caltagirone
Editoree Vianini Lavori
p Erg 1.295.000 c Pininfarina 18.000
1.319.000
1.302.988
10
9
11
0
11
1
11
2
11
3
Pier Mario Motta
d.g. Banco di Desio (comprende un bonus di
420.795, deliberato in esercizi precedenti ma
soggetto a condizione sospensiva avveratasi nel
2008)
d.g. Banca Generali
Luigi Clementi
p I Grandi Viaggi
1.290.000
Massimo Mazzega
p Banca Italease
1.287.000
Giovanni Recordati
p e a.d. Recordati
1.282.001
Angelo Moratti
vp Saras
1.271.670
89 Stefano Rosina
90 Claudio Gottardi
91 Paolo Pandozy
92 Alberto Bombassei
93 Pietro Giuliani
94 Pier Silvio Berlusconi
95 Leonardo Del Vecchio
96 Carlo De Benedetti
97 Pietro Franco Tali
98 Giovanni De Censi
99 Gian Maria Gros-Pietro
Daniel John Winteler
Albino Majore
Edoardo Garrone
Alberto Mocchi
1.530.200
1.527.833
1.512.600
1.495.551
1.495.000
1.490.000
1.462.896
1.460.728
1.455.000
1.443.000
1.441.000
1.417.000
1.406.264
1.319.000
1.313.000
1.294.454
11
4
11
5
11
6
11
7
11
8
11
9
12
0
12
1
12
2
12
3
12
4
12
5
12
6
12
7
12
8
12
9
13
0
13
1
13
2
13
3
13
4
13
5
13
6
13
7
Guido Roberto Grassi Damiani p e a.d. Damiani (bilancio al 31 marzo 2008)
1.264.000
Giovanni Cavallini
p Interpump
1.258.000
Vincenzo Manes
p e a.d. Intek e vp Kme
1.257.792
Franco Moscetti
a.d. Amplifon
1.240.000
Enrico Cavatorta
1.237.990
Adolfo Bizzotti
c Luxottica e direttore amministrazione, finanza
e controllo del gruppo
d.g. Credem
Fabrizio Di Amato
p Maire Tecnimont
1.230.000
Yves René Nanot
c esecutivo Italcementi
1.231.900
Raffaele Agrusti
1.229.692
Marco Giordani
d.g. Generali 1.166.692, c. Rcs 43.000, c.
Premuda 20.000
c e direttore finanziario Mediaset
Marco Fiori
a.d. D’Amico shipping
1.202.000
Giovanni Berneschi
p Banca Carige
1.200.000
Stefano Sincini
d.g. Tod’s
1.195.000
Emanuele Erbetta
1.187.176
Giovanni Ferrario
c Milano e dirigente (retribuzione da lavoro
dipendente)
p Campari 1.045.000, c Fiat 89.000, c Indesit
45.000
d.g. Italcementi dal 9 giugno 2008
Gerolamo Caccia Dominioni
a.d. Benetton
1.162.000
Pier Francesco Facchini
c Prysmian
1.156.250
Giorgio Angeli Girelli
a.d. Banca Generali, c Banca Profilo 35.000
1.154.200
Roberto Poli
1.153.000
Alessandro Benetton
p. Eni 1.113.000, c. Mondadori 10.000, c Maire
Tecnimont 30.000
vp Benetton 1.100.000, c Autogrill 49.800
Luciano La Noce
a.d. Immsi, c Piaggio
1.147.000
Fulvio Montipò
vp e a.d. Interpump
1.138.000
Giovanni Gorno Tempini
1.109.411
13
8
13
9
14
0
14
1
Francesco Monti
d.g. Mittel dall’8 novembre 2007 988.100
(bilancio al 30 settembre 2008) c A2A dall’11
marzo 2008 121.311
p Esprinet
Rosella Sensi
a.d. As Roma (bilancio al 30 giugno 2008)
1.100.000
Alberto Franzone
a.d. Management e Capitali fino al 31 dicembre
2008 (di cui 750.000 a seguito di dimissioni)
a.d. Gruppo 24 Ore
1.100.000
Luca Garavoglia
Claudio Calabi
1.236.000
1.223.819
1.179.000
1.162.000
1.149.800
1.108.800
1.096.000
14
2
14
3
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5
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6
16
7
16
8
16
9
17
0
Stefano Pileri
d.g. Telecom Italia
1.095.000
Fabiano Fabiani
p. Acea fino al21/10/08
1.093.000
Alberto Vacchi
p e a.d. Ima
1.086.970
Emilio Zanetti
p cdg Ubi Banca
1.086.853
Wolfgang Bauer
c. Buzzi Unicem
1.081.864
André-Michel Ballester
a.d. Sorin
1.076.000
Massimo della Porta
Emanuele Bosio
vp e a.d. Saes Getters (incluso 264.000 per Tfm 1.071.000
e Pnc)
a.d. e d.g. Sogefi
1.045.000
Graziano Verdi
p e a.d. Granitifiandre
1.045.000
Massimo Pini
vp Fondiaria-Sai
1.043.787
Maurizio Rota
vp Esprinet
1.030.600
Jaymin Patel
c Lottomatica
1.030.455
Franzo Grande Stevens
Giannino Lorenzon
segretario cda Fiat e consulente 1.000.000, c Rcs 1.014.000
14.000
c Safilo
1.011.600
Alberto Pirelli
v.p. Pirelli e c. Camfin
1.007.000
Antonello Perricone
a.d. e d.g. Rcs
1.000.000
Piero Gnudi
p Enel 910.000, c Unicredit 87.000
997.000
Carlo Cimbri
d.g. Unipol
994.048
Ennio Doris
990.000
Alberto Meomartini
a.d. Mediolanum 790.000, c. Mediobanca
150.000, c. Safilo 50.000
c Atlantia (incluso 888.098 compensi studio
legale Tea per consulenze), c. Acea 48.000
p Snam Rg
Carlo Malacarne
a.d. Snam Rg
978.000
Gina Nieri
c e direttore affari istituzionali Mediaset
976.131
Luca Luciani
d.g. Telecom Italia
976.000
Carlo Borsari
a.d. Carraro
976.000
Edoardo Lombardi
vp Mediolanum
975.905
Nicola Greco
a.d. Parmasteelisa
974.000
Hugh James O'Donnell
a.d. Saipem
968.000
Massimo Ponzellini
p Impregilo
963.759
Luisa Torchia
989.750
985.000
17
1
17
2
17
3
17
4
17
5
17
6
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6
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7
19
8
19
9
Mario Carraro
p Carraro
960.000
Flavio Cattaneo
a.d. Terna
950.000
Robert Kunze-Concewitz
a.d. Campari
939.990
Luciano Camagni
c e d.g. Credito Artigiano
937.198
Claudio De Conto
d.g. Pirelli & C. 915.000, c Rcs 19.000
934.000
Stefano Carlino
c d.g. Premafin
933.283
Giulio Canale
933.000
Alessandro Cattani
a.d. Saes Getters (incluso 226.000 per Tfm e
Pnc)
a.d. Esprinet
Rosario Fiumara
direttore centrale corporate Impregilo
930.790
Massimo Minolfi
d.g. Banco Popolare
929.000
John Elkann
925.700
Olivier De Poulpiquet
vp Fiat 551.500, c e p Ifil dal 13 maggio 2008 e
altre 336.200, c Rcs 38.000
a.d. Pirelli Re
Michele Pallottini
d.g. Piaggio
913.519
Sandro Panizza
d.g. Alleanza
911.350
Jacques Léost
c. Saipem
909.500
Giovanni Burani
a.d. Mariella Burani
908.000
Aureliano Benedetti
cdg Intesa Sanpaolo e presidente Banca Cr
Firenze
c e d.g. Ima
902.000
Andrea Malagoli
Victor Massiah
931.000
920.699
894.170
Giuseppe Stefanel
pd.g. Ubi banca fino al 30 novembre 2008, a .d. 885.505
dal primo dicembre
p e a.d. Stefanel
869.372
Giulia De Luca
c e d.g. Damiani
869.063
Luca Castelli
a.d. Aedes
866.000
Giuseppe Mussari
p Banca Mps
865.000
Emilio Biffi
a.d. Pirelli Re
863.333
Massimo Ferretti
p. Aeffe
855.000
Alessandro Falciai
p. Dmt
850.000
Maurizio Di Maio
a.d. Credito Bergamasco
845.254
Marco Boglione
p BasicNet
845.000
Vittorio Di Paola
p Astaldi
840.049
20
0
20
1
20
2
20
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4
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5
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6
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1
22
2
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3
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4
22
5
22
6
22
7
22
8
Mario Rosso
a.d. Tiscali dal 29 febbraio 2008 e anche
presidente dal 29 aprile 2008
d.g. Eni divisione R&M
837.500
832.000
Roberto Guarena
a.d. e d.g. Ifi 682.000, cdg Intesa Sanpaolo
150.000
a.d. Vittoria
Massimiliano Tabacchi
vp Safilo
824.400
Paolo Marinsek
a.d. Interpump
820.000
Mario Rizzante
p e a.d. Reply
820.000
Fabio Ignazio Ronco
c Prysmian
819.083
Pasquale Casale
a.d. e d.g. Iw Bank
810.000
Paolo della Porta
p Saes getters (inclusi 188.000 per Tfm e Pnc)
806.000
Carlo Benetton
c Benetton
800.000
Giuliana Benetton
c Benetton
800.000
Giovanni Tamburi
p e a.d. Tip
798.206
Mauro Crippa
c e direttore comunicazioni Mediaset
797.480
Salvatore Orlando
p Kme e c Intek
797.327
Mimmo Guidotti
d.g. Banca Popolare Emilia-Romagna
782.000
Claudio Bordignon
p e a.d. Molmed
774.000
Domenico Cova
c e d.g. Kme
770.596
Italo Romano
c e d.g. Kme
766.905
Andrea Casalini
a.d. Buongiorno
765.024
Giovanni Bossi
a.d. Banca Ifis
757.000
Massimo Saraceni
a.d. Marcolin
754.000
Piergaetano Marchetti
p Rcs mediagroup
750.000
Agostino Gavazzi
p Banco di Desio
746.971
Angelo Caridi
Virgilio Marrone
833.000
825.000
Tiberto Ruy Brandolini d'Adda c Ifi, c Ifil e p Sequana 722.000, c Vittoria
20.000
Claudio Artusi
d.g. Fiera di Milano
742.000
Carlo Fratta Pasini
p.c.s. Banco Popolare
740.000
Dario Scaffardi
c e d.g. Saras
736.522
Matteo Restelli
c Esprinet
734.200
741.840
22
9
23
0
23
1
23
2
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3
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5
23
6
23
7
23
8
23
9
24
0
Pierluigi Stefanini
p. Unipol
730.000
Paolo Astaldi
vp Astaldi
723.801
Massimo Segre
721.168
Riccardo Nicolini
c Cofide e prestazioni professionali 553.168, c
Aedes e prestazioni professionali 168.000
c. Cementir Holding
Luigi Rizzuti
d.g. Alleanza
720.000
Roberto Mazzotta
Piero Melazzini
p Banca Popolare di Milano 696.000, c Aedes fino 719.000
al 20 ottobre 2008 23.000
p Banca popolare di Sondrio
718.000
Renzo Arletti
a.d. Rdb
716.000
Sebastien Egon Furstenberg
p Banca Ifis
715.000
Paolo Marchesini
a.d. Campari
714.830
Giovanni Cobolli Gigli
p Fc Juventus
711.000
Ugo Ravanelli
a.d. Marr
702.210
Legenda
p=presidente; vp=vicepresidente; a.d.
=amministratore delegato; d.g.=direttore
generale; cds=consigliere o consiglio di
sorveglianza; cdg=consigliere o consiglio di
gestione; c=consigliere di amministrazione
Fonte: elaborazioni Il Sole 24 Ore sui bilanci delle società (a cura di Gianni Dragoni)
Intesa Sanpaolo prevede nel 2009 un utile «robusto». E vola in Borsa
L'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ha rassicurato in
assemblea a Torino gli azionisti sulle prospettive per il 2009, visto in utile
«robusto» anche se «inferiore al 2008». Previsto anche il ritorno alla
distribuzione di dividendo dopo la pausa di quest'anno. Quanto alla crisi
economica mondiale, secondo Passera non si sa quanto durerà, ma è certo che il
suo gruppo può «guardare con serenità alla situazione». E la Borsa festeggia: il
titolo vola a Piazza Affari.
Passera ha espresso il convincimento che Intesa Sanpaolo uscirà dalla crisi
rafforzata. Il manager nel suo intervento all'assemblea dei soci ha sottolineato il
fondamentale equilibrio dei conti del gruppo. La redditività, ha detto, si mantiene
solida, la liquidità pone il gruppo tra i meglio posizionati, i fattori di rischio sono
sotto controllo, l'indebitamento è basso. Primo punto di forza, ha ricordato
Passera, l'equilibrio tra raccolta e impieghi. «Il nostro bilancio - ha detto dice
- ha visto crescere i finanziamenti all'economia del 12% con una crescita della
raccolta del 10%. Non siamo dipendenti dal mercato dei capitali, né da quello
interbancario che in questa fase possono rappresentare una debolezza», ha
sottolineato.
Quanto ai profili di rischio Passera ha osservato che nel 2008 sono aumentati gli
accantonamenti e nel 2009 aumenteranno ancora, e nel 2009 Intesa Sanpaolo
registrerà «un picco di quantità di perdite sui crediti». Tuttavia, ha sottolineato
721.000
Passera, la banca è ben coperta sul fronte del rischio sofferenze. Il rapporto
tra patrimonio netto tangibile e totale degli attivi è a 3,9, il più alto del sistema
bancario, i coefficienti patrimoniali in forza dell'impiego dei Tremonti bond,
definiti una sorta di assicurazione contro le condizioni eccezionali del mercato,
salgono per quanto riguarda il co tier 1 dal 6,3 al 7,4% e per quanto riguarda il
total capital ratio dal 10,2 all'11,3.
A proposito dei Tremonti bond Passera ha sottolineato che verranno «restituiti
immediatamente non appena il mercato ridiventerà normale». Quanto al rischio
dell'Est Europa l'amministratore delegato ha ricordato che gli impieghi valgono il
7% del totale e sono «ben equilibrati e gestiti», malgrado tensioni particolari. È
una parte del mondo, ha aggiunto Passera, nella quale sono impegnati 30mila
addetti «è una presenza importante, lo rimmarrà e costituirà un'area di crescita a
cui guardiamo con serenità».
Prima dell'assemblea il consiglio di sorveglianza e quello di gestione di Intesa
Sanpaolo hanno «espresso il loro convinto apprezzamento all'intero management
per avere significativamente rafforzato, in un esercizio connotato da un
difficilissimo contesto di mercato, il posizionamento del gruppo». Lo ha
sottolineato il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli. Anche il
presidente del consiglio di gestione, Enrico Salza, ha definito «il lavoro di
squadra» del gruppo «un prezioso e vincente asset per la nostra banca». Salza ha
concluso il suo intervento «ringraziando sentitamente gli azionisti che ci hanno
dato la loro fiducia e il consiglio di sorveglianza, in particolare nella persona del
presidente professor Bazoli per la vicinanza e l'attenzione dedicata al nostro
lavoro e attraverso noi ai dipendenti del gruppo.
Tagli ai premi alla prima linea dei manager vale 5,5 milioni
Vale circa 5,5 milioni il taglio dei premi sui conti 2008 alla prima linea dei
manager di Intesa-Sanpaolo. È quanto si ricava dalla lettura del bilancio,
sottoposto oggi all'approvazione dei soci. In particolare la parte variabile dei
compensi dell'ad Corrado Passera è stata pari a 750mila euro (con un taglio
quindi della stessa entità), mentre quella del direttore generale Francesco
Micheli è di 625mila euro. A queste voci si aggiungono i 4,1 milioni di bonus e
altri incentivi di competenza degli altri dirigenti con responsabilità strategica. Sul
bilancio figurano anche i compensi dell'ex direttore generale Pietro Modiano,
pari lo scorso anno a 1,2 milioni, più circa 197mila euro di benefit non monetari e
3,75 milioni di buonuscita (sotto la voce altri compensi). Complessivamente la
cifra accantonata per i premi 2008 é stata pari a circa l'8% del costo del lavoro
complessivo, indica una nota della banca, che nel 2008 è stato pari a 5,7 miliardi
di euro. La componente premiante, come spiega una nota della banca, è ripartita
per il 78% agli impiegati, per il 20% ai dirigenti e per il 2% ai top manager.
30 aprile 2009
Intesa Sanpaolo: Carron, patto con Generali tutela interessi Agricole
"Il nostro obiettivo e' svolgere il nostro ruolo di azionisti significativi per
valorizzare la nostra partecipazione". Così il presidente del Credit Agricole Sa,
René Carron, in un colloquio con l'agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor sul patto della
Banque Verte con Generali in Intesa Sanpaolo. "A causa della crisi, le condizioni
del titolo Intesa sono tali che uscire dal capitale ora non e' una ipotesi che puo'
essere presa in considerazione", sottolinea Carron. "Abbiamo dunque pensato che
e' normale, avendo una partecipazione cosi' importante nella banca, potere
concordare con un altro azionista la tutela dei nostri interessi. Questa e' la nostra
sola volonta'', sottolinea il numero uno della Banque Verte rilevando il fatto che
"avere una quota di oltre il 5% e non essere debitamente rappresentati nel cda
puo' essere considerata un'anomalia". Sull'eventuale apertura del patto a
Fondazione Cariparma, partner del Ca in Cariparma e socio di Intesa con l'1,4%,
l'indicazione è che "per ora l'accordo è solo con Generali, ma è comunque aperto
all'adesione di Cariparma, ne discuteremo con loro" . Il Credit Agricole, sottolinea,
è "in relazione con tutti. Siamo stati azionisti significativi di Intesa e abbiamo
fatto tutto per la banca. Non vedo cosa ci possa essere rimproverato". Nessuna
contrapposizione con la Compagnia di Sanpaolo, che ha annunciato l'incremento
della quota in Intesa al 9,9%: '"Nella nostra storia non c'e' mai stata alcuna
opposizione con i nostri partner italiani".
30 aprile 2009
La Ue fissa i paletti contro gli hedge fund
dal nostro inviato Enrico Brivio
BRUXELLES - «È il primo tentativo al mondo di creare una cornice giuridica
complessiva per la regolamentazione diretta e la supervisione del settore dei fondi
alternativi». Così, con una punta di enfasi, il commissario Ue al Mercato interno,
Charlie Mc Creevy, ha presentato ieri la proposta di direttiva per vigilare in Europa
sulla gestione degli hedge fund con oltre 100 milioni di portafoglio, presentata
assieme a una raccomandazione per limitare bonus eccessivi e paracadute dorati
ai manager.
E così proprio McCreevy, che in passato si era espresso contro la
regolamentazione degli hedge fund, considerandoli non all'origine dell'attuale
crisi, si è trovato a fare da battistrada sulle piste indicate dal G-20 per aumentare
la vigilanza sulla gestione dei fondi speculativi. «Tutti i membri del G-20 – ha
riconosciuto McCreevy – si sono espressi a favore di sottoporre tutti gli elementi
dei mercati finanziari ad appropriata regolamentazione». Lo stesso commissario
ha ammesso la difficoltà di muoversi su questo terreno, visto che c'è già «chi ci
dice che ci siamo spinti troppo in là e chi ritiene che non ci stiamo muovendo
abbastanza». In ogni caso spetterà a Consiglio Ue ed Europarlamento trovare un
punto d'equilibrio nei prossimi mesi.
Dopo un acceso dibattito, prolungatosi per ore tra i capi di gabinetto della
Commissione europea, nella proposta finale è stata abbassata la soglia per
l'obbligo di vigilanza sui gestori di hedge funds, facendola scattare sui fondi con
100 milioni di portafoglio, rispetto ai 250 milioni della bozza iniziale (vedi Il Sole
24 Ore di martedì 28 aprile), e includendo tutti i fondi che facciano uso di
leverage. In base alle stime di Bruxelles, rientrano nel raggio d'azione della
direttiva circa il 30% dei manager di hedge fund, che gestiscono circa il 90% delle
attività di fondi domiciliati in Europa. Una soglia più elevata, di 500 milioni, sarà
applicata ai fondi di private equity che vincolano gli investitori per cinque anni.
Al di sotto delle soglie, Mc Creevy ha spiegato che le regole imporranno che «tutti
i gestori, così come i fondi da loro gestiti, vengano notificati alle autorità», che
«controlli stretti vengano attuati sui depositari di asset e sugli agenti che fanno
valutazioni». Inoltre ai gestori verrà chiesto di dare regolarmente informazioni
complete ai supervisori. Al bastone verrà accompagnata la "carota" di un
passaporto europeo che permetterà agli hedge fund domiciliati in Paesi terzi
anche off shore che si registrano e si adeguano agli standard europei di operare in
tutto il Vecchio Continente. Le regole sui fondi extra-Ue scatteranno però tre anni
dopo l'entrata in vigore del resto della direttiva (prevista nel 2011), perciò
verosimilmente nel 2014. Diverse le prime valutazioni dei maggiori gruppi
all'Eruoparlamento: la proposta sugli hedge fund «va nella giusta direzione»
secondo il popolare francese Jean Paul Gauzés, mentre «manca d'ambizione» per
il tedesco Martin Schulz, capogruppo dei socialisti. «Preoccupazione» è stata
espressa anche dall'Aifi, associazione italiana del private equity, per una
normativa che «potrebbe danneggiare gravemente lo sviluppo competitivo di
lungo termine del settore».
La Commissione Ue ha dato anche il via libera alla raccomandazione che invita gli
Stati europei a dare l'atteso giro di vite sui cosiddetti "paracadute dorati" dei
manager delle società quotate. Il testo varato da Bruxelles prevede di fissare un
tetto alle liquidazioni dei manager (massimo di due anni della parte fissa della
retribuzione), negando il diritto alla buonuscita in caso di fallimento della società.
Nella raccomandazione si suggerisce anche di legare la parte variabile della
retribuzione ai risultati effettivamente conseguiti. «La remunerazione dei manager
deve essere necessariamente legata ai risultati conseguiti, e non un premio al
fallimento» ha osservato McCreevy, per il quale nel campo delle politiche
retributive è più che mai necessario «promuovere una sana gestione del rischio».
Evitando quei tipi di retribuzione che incentivano strategie miopi da parte dei
manager orientate sul breve periodo, a scapito delle prospettive di lunga durata
delle aziende.
LA PROPOSTA
Sugli hedge
La proposta di direttiva prevede una vigilanza in Europa sulla gestione degli
hedge fund con oltre 100 milioni in portafoglio. La bozza iniziale aveva fissato il
paletto a 250 milioni, ma poi la soglia è stata abbassata: secondo le stime di
Bruxelles rientrano nel raggio d'azione della direttiva circa il 30% dei manager di
hedge fund che gestiscono il 90% delle attività di fondi domiciliati in Europa.
I paracadute dorati
La Commissione ha dato via libera a una raccomandazione che invita gli Stati
europei a un giro di vite sulla remunerazione dei manager.
30 aprile 2009
www.ilgiornale.it
L’analisi Comitato stabilità: «Sistema solido ma rischio credito in
aumento»
di Redazione
Nella riunione al Tesoro il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria
ha fatto il punto economico individuando ancora segnali contrastanti sulla crisi. La
riunione è stata come al solito presieduta dal ministro dell’Economia Giulio
Tremonti e ha visto la presenza del direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio
Saccomanni (al posto del governatore), il direttore generale del Tesoro Vittorio
Grilli, il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini e della Consob Lamberto Cardia.
«È stata una riunione pacata nel corso della quale si è fatto il punto economico
per vedere se ci sono segnali positivi oppure no» - ha spiegato a Reuters una
fonte. Nel corso della riunione si è rilevato che «ci sono segnali ancora
contrastanti: la velocità di caduta sta rallentando e c’è qualche segnale di
allentamento della crisi». La nota del ministero dell’Economia ha poi cercato di
sintetizzare le valutazioni espresse dal gruppo di esperti. Secondo il comunicato il
comitato avrebbe rilevato «un sistema finanziario solido ma un rischio di credito
in aumento». La Banca d’Italia ha infatti evidenziato in un suo comunicato
«l’esigenza di mantenere sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un
quadro congiunturale non favorevole». Secondo le indiscrezioni raccolte da
Reuters, nella riunione, pur evidenziando la sostanziale tenuta dell’economia
italiana in questa difficile congiuntura, si sarebbe rilevato che in Italia il credito
continua a decelerare a causa della congiuntura economica che si mantiene
comunque negativa. E dunque, nonostante la ripresa dei corsi di Borsa, per le
imprese medio e piccole resta difficile l’accesso al credito.
www.lastampa.it
Il credito al consumo non conosce stretta e fa +1,4% nel 2008
Allarme dei mediatori: alcuni di noi sono poco seri
LUIGI GRASSIA
In tutto il mondo c’è la stretta del credito, ma per lo meno in Italia non c’è la
stretta del credito al consumo. Nel 2008, quando già infuriava la crisi, il valore
complessivo delle operazioni di credito al consumo in Italia è aumentato dell’1,4%
rispetto al 2007, toccando i 60,6 miliardi di euro. Il dato in crescita si può
variamente interpretare, come effetto negativo delle famiglie che fanno sempre
più fatica ad arrivare a fine mese e dunque sono costrette a indebitarsi, o invece
come attestato favorevole della disponibilità del sistema finanziario a non tirarsi
indietro e a continuare a fare il suo dovere in questo particolare settore (mentre,
ad esempio, i rubinetti del credito alle imprese tendono a chiudersi, e questo è
male). Per un giudizio equilibrato può essere utile dare un’occhiata in casa d’altri:
nonostante la buona prestazione recente, in Italia il rapporto fra credito al
consumo e prodotto interno lordo è il più basso fra i grandi Paesi europei (Italia
6% del Pil, Francia 7%, Germania 11% e Gran Bretagna 15%) e lontanissimo dal
dato degli Stati Uniti (20% del Pil). Se l’America non è da prendere a esempio,
visto che laggiù il risparmio è patologicamente basso rispetto alla propensione al
consumo, il raffronto con l’Europa ci dice che una crescita del credito al consumo
in Italia si potrebbe considerare fisiologica.
In base ai dati ufficiali che il ministero dell’Economia e delle finanze ha presentato
al 6° Meeting nazionale sul Credito al Consumo organizzato a Tirrenia (Pisa) dalla
Fimec, Federazione italiana mediatori creditizi, si può notare che i prestiti
finalizzati (cioè quelli accesi direttamente presso il rivenditore del prodotto
acquistato) sono calati del 13%, mentre la cessione del quinto dello stipendio ha
registrato un boom di richieste (+40%), seguita da un incremento dei prestiti
personali (+12%) e delle carte revolving (+7%).
Non mancano i problemi. Chi si indebita deve fare il conto delle proprie forze
finanziarie, e questa è una sua responsabilità, ma ha anche il diritto di stabilire un
rapporto economico con entità finanziarie serie, e questo non lo può sapere a
priori, a meno che non siano le autorità di controllo a fornire le necessarie
garanzie. Secondo i dati della Banca d’Italia, nel Belpaese ci sono più di 166 mila
mediatori creditizi e agenti in attività finanziaria che si sono iscritti senza dover
superare nessuna prova professionale. Per questo motivo l’istituto di Via XX
Settembre, in attesa della riforma creditizia (richiesta più volte dal governatore
Mario Draghi, dal Ministero e dalla Guardia di Finanza) ha messo in atto un’azione
di controllo su mediatori e agenti, finalizzata a scovare quanti di loro non
rispettano la legge a danno dei consumatori.
L’Uif - Unità di informazione finanziaria di Bankitalia - nel 2008 ha registrato
14.600 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco, in netto
aumento rispetto alle 12.544 segnalazioni dello scorso anno. Il Far West
normativo favorisce gli improvvisati e i disonesti che senza regole hanno gioco
facile e, oltre a danneggiare l’immagine dei mediatori e degli agenti che svolgono
l’attività con correttezza e competenza, mettono a rischio la stabilità economica
dei consumatori, inducendoli a sottoscrivere finanziamenti poco convenienti
rispetto alle loro esigenze.
Il Fimec per bocca del suo presidente Maurizio Del Vecchio chiede che la riforma
del settore preveda «precisi requisiti di accesso alla professione, che oggi sono
praticamente inesistenti».
Quei bidoni che arrivano dall’estero
Allarme delle varie Consob, crescono le segnalazioni di truffe transnazionali
GLAUCO MAGGI
NEWYORK
Se un consulente vi propone un nome, verificate che non sia sulla lista
nera
Svezia, Austria, Belgio, Spagna: è dagli enti di vigilanza di questi Paesi
che, nell’ultimo mese, sono arrivati alla Consob un totale di tredici allarmi
su società finanziarie internazionali per illecita attività di sollecitazione di
risparmio. Ogni settimana la Consob pubblica il suo notiziario con
informazioni relative alle attività della Commissione e alle emissioni di
titoli che vengono via via autorizzate. Ma c’è pure, messa in evidenza
anche sulla prima pagina del sito www. consob.it, una rubrica fissa che va
sotto il titolo «A tutela dei risparmiatori».
Dovrebbe avere il sottotitolo più esplicito «Attenzione, rischio bidoni»,
ma non ci si deve aspettare questo gergo da una paludata istituzione
pubblica. Che cosa contiene la rubrica? Le segnalazioni di offerte
illegittime di prodotti finanziari, che la Consob riceve dalle agenzie sorelle
europee, responsabili della vigilanza finanziaria
ognuna nel proprio Paese. Con il regime di tutela internazionale
approvato dai membri della Ue, se un operatore ha l’ok dell’ente di
controllo nel proprio Stato diventa automaticamente autorizzato a offrire
servizi e prodotti anche negli altri.
Il buono della libera e legale circolazione dei beni e servizi nell’Unione
europea, e soprattutto nell’area dell’euro, ha generato anche il rischio di
una accresciuta diffusione oltreconfine di proposte di investimento
illecite.
Essendo non regolarmente autorizzate, dire che sono sospette e da
evitare è il minimo: se le truffe possono venire da chi sfida le autorità
chiedendo regolari permessi e subendo i controlli periodici (vedi il caso
della Madoff Securities che poteva operare con l’ok della Sec Usa), non c’è
che da temere il peggio da chi offre investimenti schivando i normali
obblighi di legge. Le avvertenze che giungono dalle Consob europee sono
dunque una lettura utile, tanto più che la loro frequenza dimostra che il
rischio che serpeggia nelle zone grigie della consulenza finanziaria è più
alto di quanto si possa immaginare. Abbiamo controllato i 5 ultimi
Bollettini della Commissione italiana, pubblicati dal 23 marzo al 20 aprile,
e in meno di un mese quattro Consob europee hanno mandato oltre una
dozzina di allarmi su società finanziarie scoperte ad operare senza avere
l’autorizzazione.
La Finansinspektionen, autorità di vigilanza svedese, ha segnalato la
Legacy Global Wealth, la Partners & Ru Asset Management, con sede
dichiarata a Washington, la Sumitomo International, con sede dichiarata
a Tokyo, la Midas International, con sedi dichiarate a Londra, Dubai, Hong
Kong e Sydney, la New York Capital Investment, con sede dichiarata a
New York, la Goldsmith & Harris, con sede dichiarata a New York e la
Jacoby & Associates plc, con sede dichiarata a Filadelfia (Usa). La
Commission bancaire financière et des assurances (Cbfa), belga, ha citato
anch’essa la Legacy Global Wealth ma anche la London Equities, con sede
dichiarata a Bruxelles. La Financial Market Authority (Fma), austriaca, ha
denunciato la Portway Capital, con sede dichiarata a Bordeaux (Francia),
la Private Equity Placement, con sedi dichiarate ad Hong Kong e a
Varsavia (Polonia), la Peninsula Capital con sede dichiarata ad Hong Kong
e la MyCredit- Brokers, con sede dichiarata a Kiev (Ucraina). La Comisiòn
nacional del mercato de valores (Cnmv), autorità di vigilanza spagnola,
ha dato l’allarme sulla Pesmir Trading sa, con sede dichiarata a Madrid,
che sta offrendo servizi di investimento senza autorizzazione. In questo
caso sono stati forniti anche i nomi degli agenti e dei soggetti "a rischio":
Banco de Pesmir Trading, Fernando Martinez Gomez-Tejedor, Fernando
Juan Castagno Schickedanzt, Janine Gomez Suarez e Juan Pablo Pastorini
Mattos. Tenere a mente i nomi delle società denunciate per evitarle è
impossibile, anche perché ogni settimana ne vengono sfornati di nuovi: è
il numero elevato degli allarmi che deve convincere gli investitori a non
fidarsi di nessuno che non abbia, come minimo, l’ok della Consob.
Se un consulente vi offre una novità di una banca o di una finanziaria che
non conoscete, chiedete conferma alla Consob che non sia nella Lista
nera.