Lucchini diventa Aferpi. Rossi annuncia il viaggio in

Transcript

Lucchini diventa Aferpi. Rossi annuncia il viaggio in
LUCCHINI DIVENTA
AFERPI. ROSSI
ANNUNCIA IL
VIAGGIO IN
TUNISIA E ALGERIA
Roma – La firma definitiva per il rilancio della ex Lucchini e di Piombino. A Roma, presso il
Ministero per lo sviluppo economico, è stato infatti firmato, nella mattinata, l’accordo di
programma per la messa in sicurezza e la riconversione industriale dell’area ex Lucchini. Si tratta di
una firma indispensabile per il via all’atto di vendita vero e proprio, che sarà siglato in giornata a
Livorno in uno studio notarile, tra il commissario per la Lucchini Piero Nardi e l’amministratore
delegato di Aferpi (Acciaierie e ferriere Piombino) spa, Farid Tidjani.
La firma, questa mattina, è stata messa dal Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e
dal proprietario del gruppo Cevital, Issad Rebrab. Erano presenti anche il sottosegretario Silvia
Velo e i rappresentati del comune di Piombino, dell’Autorità portuale, dell’Agenzia del Demanio e
di Invitalia e l’ex commissario straordinario per Piombino Piero Nardi. Ha messo la firma in calce
all’accordo di questa mattina anche il presidente toscano Enrico Rossi. “Prima di tutto – il suo
commento – voglio ringraziare i lavoratori e la città di Piombino per la loro volontà di non piegarsi e
rinunciare ad una prospettiva industriale”. Un ringraziamento doveroso, da parte di Rossi, che ricorda
il comizio, che definisce disperato, di un anno e mezzo fa in piazza Bovio davanti a diecimila operai e
cittadini. E la scommessa di una riconversione ecologica della siderurgia. “Oggi – dice – quella
scommessa siamo in condizione di vincerla grazie ad un imprenditore algerino che ci ha permesso di
salvare quattromila posti di lavoro mentre se stavamo dietro agli imprenditori italiani quei posti li
avremmo perduti”. “Su Piombino – conclude il presidente toscano – con 160 milioni di euro abbiamo
fatto il più grande investimento in un’area industriale, che tra 18 mesi riprenderà a produrre acciaio.
Un’esperienza positiva che mi piacerebbe replicare in altre parti della Toscana“.
E’ una firma, osserva Rossi, che dopo il venerdi nero del terrorismo islamico della settimana scorsa,
diventa anche un scommessa sul Mediterraneo “come area di pace e di sviluppo”. Rossi ringrazia
anche il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, che “per Piombino si è impegnato
personalmente”, e i ministeri coinvolti, i funzionari regionali, l’autorità portuale e il commissario Nardi.
“Nei momenti di divergenza – ricorda – si era soliti darsi del lei e del tu in quelli di consonanza di
vedute. Da oggi si passerà decisamente e stabilmente al tu”.
Rossi andrà prima in Tunisia e poi in Algeria, dopo il Ramadan, il periodo di astinenza e digiuno per
i musulmani che quest’anno termina il 17 luglio. “Il mio viaggio – spiega – vuol essere una risposta
chiara a chi progetta di costruire muri che ci separino dall’Africa. Oggi grazie ad un imprenditore nord
africano possiamo salvare migliaia di lavoratori toscani e noi vogliamo costruire con l’Africa un ponte
di sviluppo e di pace con grandi opportunità di scambio tra la Toscana, l’Europa e l’Africa“.”Credo –
prosegue Rossi – che questo sia un bel messaggio per chi vuole alzare muri. La Cabilia è quel posto, in
Tunisia, dove nel 1170 il pisano Fibonacci andò ad imparare l’algebra. Oggi Rebrab, che non viene
dalla Brianza e nemmeno dalla zona del tondino di Brescia, è un grande imprenditore italiano, ha
investito e salvato posti di lavoro come altri imprenditori italiani non sono stati capaci di fare. Presto
andrò in Tunisia e andrò anche nella bella Cabilia“. Il viaggio farà tappa prima a Kasserine, nel sud
della Tunisia, realtà con quale la Toscana ha intessuto rapporti di amicizia e realizzato progetti di
sviluppo e contro la povertà. Rossi, a proposito degli intensi e stretti rapporti della Toscana con la
Tunisia, ha ricordato come l’Università di Siena abbia contribuito alla riscrittura della Costituzione
tunisina e come “la Toscana intenda sostenere la democrazia tunisina”.
Dopo Kasserine, il presidente Rossi si recherà in Algeria, dove, nel porto di Bejaia, ha sede il
comparto agroalimentare della Cevital e lì incontrerà il suo presidente Issad Rebrab con il quale oggi
a Roma ha preso accordi in tal senso.
Fonte : Toscana Notizie
Nei filmati: Nel primo Enrico Rossi commenta la firma definitiva per il cambio di proprietà della ex
Lucchini; nel secondo annuncia il viaggio in Tunisia e in Algeria
ENRICO ROSSI : LE
LUCI E LE OMBRE
DEL PRIMO
MAGGIO IN
TOSCANA
Sesto Fiorentino – E’ un Primo Maggio a due volti. Con una parte della Toscana che resiste, con
un’altra più debole. A Saline di Volterra è piombato, improvviso, l’annuncio della Smith
International Italia: dal 5 maggio scatteranno le procedure di mobilità per 193 dipendenti”. Due
manifestazioni, subito, per dire no : una ieri, dei sindaci, con una marcia a cui hanno preso parte
migliaia di persone, una oggi. Per capire la gravità della situazione: per Volterra la Smith è come la
Lucchini per Piombino. A proposito di Lucchini: ieri è stato firmato un verbale tra i sindacati e i
vertici del gruppo algerino: c’è scritto che saranno riassorbiti tutti i lavoratori della Lucchini Spa e
della Lucchini servizi all’interno della holding Cevital. Festa del Primo Maggio con belle notizie da
Piombino, festa con molta amarezza a Volterra. Sulla vicenda della Smith International, mercoledi
prossimo, sei maggio, alle 10.30, in Regione ci sarà un incontro con istituzioni e sindacati. I due volti
del Primo Maggio, come si diceva.
Il Presidente toscano Enrico Rossi ha partecipato al corteo organizzato dai sindacati confederali a
Sesto Fiorentino, chiuso dal segretario della Camera del Lavoro di Firenze Mauro Fuso. Rossi
parla delle “luci” e delle “ombre” della Toscana, riprendendo quanto già aveva detto due settimane fa
nel “discorso di Livorno”, in occasione della manifestazione d’apertura della campagna elettorale.
L’obiettivo finale è “allargare la sicurezza sociale, l’occupazione e la protezione dei precari”.
“La Toscana – dice – soffre, ma reagisce e rivela una capacità di resilienza sul fronte della perdita dei
posti di lavoro: quattro punti in meno della media nazionale e una disoccupazione giovanile inferiore di
dieci punti rispetto al quadro italiano. Abbiamo seguito 160 crisi aziendali e tenuto in piedi un sistema
diffuso di protezione sociale”.
L’export toscano va a mille: dal 2010 è volato al +23%. Un dato che però non si traduce in investimenti.
“Dobbiamo concentrare ogni sforzo – insiste Rossi – sui nuovi investimenti e sul cambio di cultura
politica. L’austerità è un vicolo cieco. La democrazia italiana è stata fondata dai lavoratori e dai loro
scioperi del ’44. Questo è il filo rosso che lega il 25 aprile al 1° Maggio.
Nello sforzo di emancipazione che accompagna la vita dei lavoratori c’è la radice dei nostri diritti e dei
nostri valori”.
Capitolo ombre – Rossi : “Penso ai lavoratori di People Care di Guasticce e della Smith di Volterra e
alle loro famiglie sulla cui testa grava il cinismo di un capitalismo finanziario che sta disumanizzando
l’Occidente e la sua cultura democratica”.
Capitolo luci – Rossi : “Ma la Toscana è un fortino di resistenza alla crisi, impegnata nella battaglia
per la dignità, il lavoro, i diritti”.
La sfida – Rossi : “La sfida più grande che abbiamo è quella di ricomporre la Toscana dinamica con la
Toscana più fragile che si concentra soprattutto nella fascia costiera, da Massa a Piombino passando
per Livorno”. “In quest’area della Toscana – è l’impegno del presidente Rossi – dobbiamo potenziare la
struttura produttiva e le infrastrutture”.
“A chi ritiene che la decrescita possa essere una prospettiva di futuro, vorrei dire che essa ha senso
solo per chi ha le tasche piene. Il nostro obiettivo – conclude il presidente toscano – è quello di
allargare la sicurezza sociale, l’occupazione e la protezione dei precari”.
Nel filmato: La clip che il presidente della Toscana Enrico Rossi ha inserito nel messaggio che ha
postato su Facebook per la Festa del Primo Maggio. La dignità – scrive Rossi – non conosce crisi.
Continua nel nuovo secolo la battaglia per il lavoro e per i diritti. Buon #PrimoMaggio!
Nella foto di copertina: Enrico Rossi sul palco del comizio finale della manifestazione sindacale per la
Festa del Primo Maggio durante il comizio del segretario della Camera del Lavoro di Firenze Mauro
Fuso
TUTTI A PIOMBINO,
UN PORTO DI
INVESTIMENTI
FIRENZE – Piombino da città simbolo di una crisi senza ritorno, sta diventando un inaspettato polo
d’attrazione di aziende che vogliono investire. La sua reindustrializzazione è una scommessa vinta,
commenta soddisfatto il Presidente della Toscana Enrico Rossi. Lo si deve innanzitutto agli
investimenti di Regione e Governo, grazie ai quali Piombino sta avendo una vera rinascita industriale.
#Piombinoriparte, dunque. Dopo l’acquisizione della ex Lucchini da parte di Cevital, altre due
importanti aziende hanno deciso di sbarcare nell’area portuale piombinese, la General Electric e il
gruppo costituito da Saipem, F.lli Neri e San Giorgio.
Piombino, che sembrava potesse vivere solo di siderurgia, dopo la crisi della ex Lucchinji, dopo la
chiusura dell’altoforno ( che ora riaprirà con Cevital), continuerà con la siderurgia che sarà però
affiancata dall’agricoltura (sempre Cevital) alle quali si aggiungeranno altre due attività industriali, la
demolizione navale (il gruppo Saipem-F.lli Neri-San Giorgio) e l’industria energetica (General Electric).
Nello specifico, alla Cevital, già impegnata ad investire un miliardo di euro e dare occupazione a 1.860
lavoratori, si affiancheranno la “GE Oil&Gas”, con un sito di assemblaggio per moduli energetici, e il
gruppo composto da Saipem, San Giorgio del Porto e F.lli Neri di Livorno con il primo polo nazionale
controllato per la demolizione delle navi. Non si è potuta demolire la Concordia, finita a Genova, ma i
lavori di ristrutturazione del porto non sono stati inutili. Quello della demolizione delle navi, sarà un
polo nazionale in grado di dare lavoro a circa 250 addetti, compreso l’indotto.
Si parla di un investimento da circa 40-50 milioni di euro per General Electric (previsti fino a 350 nuovi
occupati) e di un progetto da alcune decine di milioni da parte di Saipem-Fratelli Neri-San Giorgio del
Porto (previsti dagli 80 fino ai 250 occupati).
“Due anni fa – ricorda il Presidente della Toscana Enrico Rossi – Piombino era in lutto, ora è rinata
grazie ad una buona politica industriale pubblica ed a 240 milioni di investimenti di Regione e Governo,
che hanno attratto oltre 1100 milioni di investimenti privati. A Piombino il pubblico non è stato inerte,
ha lavorato seriamente per realizzare l’ammodernamento del Porto, per le bonifiche e per incentivi alle
imprese. Tutto questo l’ha resa altamente attrattiva”.
General Electric costruirà una piattaforma per assemblare moduli tecnologici alti più di un palazzo di 8
piani e dal peso di 4mila tonnellate. Un investimento tra 40-50 milioni e 350 posti di lavoro. Tutto
grazie al nuovo porto più attrezzato, competitivo e attraente
N
E
L
L
A
F
O
T
O : UN MODULO DELLA GENERAL ELECTRIC CHE SARÀ
SPEDITO VIA NAVE DAL PORTO DI PIOMBINO. GENERAL
ELECTRIC COSTRUIRÀ UNA PIATTAFORMA PER
ASSEMBLARE QUESTO TIPO DI MODULI TECNOLOGICI
ALTI PIÙ DI UN PALAZZO DI 8 PIANI E DAL PESO DI
4MILA TONNELLATE.
Il progetto della General Electric lo spiega il presidente Massinmo Messeri: “Siamo interessati
all’area di Piombino – dice – per realizzare un cantiere di assemblaggio moduli industriali per la
produzione di energia o la produzione del gas”. E’ un cantiere complementare a quello già operativo di
Avenza che utilizza il porto di Marina di Carrara. “Il mercato dei moduli industriali – osserva Messeri –
è in espansione. Sempre di più i clienti dell’industria del petrolio e del gas cercano soluzioni Plug&Play,
cioè pronte all’uso. Piombino sarebbe per noi una valida opportunità non solo quando il cantiere di
Avenza dovesse essere saturo, ma anche per sviluppare tecnlogie sempre più avanzate”.
Piombino polo per la demolizione delle navi: “Riteniamo che il porto di Piombino possa diventare un
polo nazionale di demolizione navale controllata”, dice Ferdinando Garrè, amministratore delegato di
San Giorgio del Porto. “Si tratta – spiega – di una grande opportunità di business e di sviluppo, che
dimostra anche la volontà di fare sistema e un segno di possibili sinergie fra i porti italiani”.
“Crediamo in questo progetto, che vede il nostro gruppo lavorare insieme a due grandi player globali
come Saipem e San Giorgio del Porto per il rilancio del Porto del Piombino e lo sviluppo del territorio.
Si tratta di una nuova sfida che ci aguriamo avrà successo e che riteniamo possa essere foriera di
ulteriori iniziative complementari”, dichiara Piero Neri, amministratore delegato di Neri Group.
Paolo Carrera, Environment and Renewables Commercial Vicepresident di Saipem, conclude
ricordando che “Con questo progetto Saipem mantiene e aumenta il proprio impegno nella gestione di
progetti di ingegneria fortemente indirizzati alla tutela della salute, della sicurezza sul lavoro e alla
salvaguardia ambientale, mettendo in campo tutte le proprie competenze di gestione di progetti
complessi”. Carrera ha inoltre ricordato che il porto di Piombino è l’unico in Italia con una profondità di
20 mt alla banchina e che potrebbe quindi smaltire l’80% delle navi.
Queste le ultime positive novità, che arrivano dopo l’incontro dell’altro ieri a Roma, al Ministero dello
sviluppo economico sul futuro della ex Lucchini, presenti il viceministro Claudio De Vincenti e il
commissario Piero Nardi assieme al presidente della Regione Enrico Rossi, l’assessore Gianfranco
Simoncini, il sindaco di Piombino Massimo Giuliani e il presidente dell’Autorità Portuale Luciano
Guerreri. Cevital, è l’impegno espresso da Isaad Rebram, riaccenderà, provvisoriamente, l’altoforno
della ex Lucchini. Una scelta maturata per rispondere alle esigenze di mercato più immediate e che
consentirà, entro cinque mesi, di tornare a produrre l’acciaio mantenendo l’occupazione. L’obiettivo
rimane però quello di realizzare nuovi impianti di cockeria, colate continue, laminatoi aggiuntivi e un
forno elettrico.
Piombino tornerà così a produrre acciaio nell’ambito di un piano di investimenti progressivo che, a
regime, supererà il miliardo. Cifra, peraltro, già annunciata a dicembre. Per costruire un forno elettrico
per la produzione di acciai speciali servono due anni. Riaccendendo provvisoriamente invece l’altoforno
la produzione potrà riprendere in appena cinque mesi.
Da parte di Cevital è stato confermato l’impegno a spostare le acciaierie in modo da liberare le aree più
vicine al centro abitato in cui sviluppare l’attività agroalimentare e la logistica.
Le parti si rivedranno il 9 aprile, giorno in cui Cevital presenterà il proprio piano industriale e
finanziario di partenza, con un approfondimento sulla parte relativa alla riaccensione dell’altoforno che
consentirà di riassorbire da subito i lavoratori ex-Lucchini.
LA GRANDE
RIFORMA DEL
PAESAGGIO
TOSCANO
Il Presidente toscano Enrico Rossi ha fatto il punto, questa mattina, su Facebook, sul lavoro che da tre
giorni a Roma sta facendo insieme al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ( vedi foto qui
sotto) sul testo del Pit. “Ieri – scrive Rossi – ho trascorso tutto il giorno al Ministero dei Beni culturali
per la rilettura, con i tecnici, del piano regionale del paesaggio. Nessuna cancellazione del lavoro fatto
nella commissione, ma una revisione degli elaborati, una risistemazione delle sue parti e un’ultima
verifica di conformità al codice dei beni culturali”.
“Insomma – assicura il presidente toscano – nessuna smentita per nessuno ma un lavoro serio e
collaborativo”. Ed annuncia la ripresa dl lavoro nella mattinata, dopo un altro incontro, molto
importante, questa volta al Ministero dell’Industria, sulla siderurgia a Piombino. Per capire e per
sapere delle reali intenzioni degli algerini di Cevital. A proposito, dall’incontro al Ministero
dell’Industria sarebbero uscite notizie molto positive sulla riapertura dell’altoforno della ex Lucchini
entro cinque mesi (questo avrebbe assicurato il patron di Cevital). Due gruppi di lavoro stanno
analizzando gli aspetti ambientali e delle infrastrutture portuali. Ci si rivedrà il 9 aprile, per fare il
punto e dare il via al Piano industriale di Cevital.
L’approvazione del PIT sarà l’ultimo atto dell’attuale Consiglio regionale. Dopo la seduta della
settimana prossima (martedi e mercoledi) non ci saranno più convocazioni. Sarà ufficialmente
campagna elettorale e il prossimo consiglio regionale che si riunirà sarà il nuovo che uscirà dalle
elezioni del 31 maggio. Un Consiglio, la novità della riforma adottata in Toscana, tra l’altro, di soli 40
membri (ed una giunta regionale di solo 8 assessori, più il Presidente).
Dopo la riforma della sanità, l’approvazione del Pit sarà la seconda grande riforma che ha segnato la
parte finale di questa legislatura, la prima di Enrico Rossi. Ma prima del Pit e della sanità, non si può
dire che sia stata una legislatura rimasta con le mani in mano nel campo della legislazione e dei
provvedimenti a difesa e tutela del territorio.
Un provvedimento, già approvato, blocca tutte le costruzioni nelle aree ad alto rischio idrogeologico; la
nuova legge urbanistica (a volumi zero) blocca le costruzioni nelle aere agricole e consente, di fatto,
solo opere di ristrutturazione del patrimonio esistente. Si è intervenuto anche in seguito ai ricorrenti
fenomeni atmosferici e climatici che hanno colpito pesantemente e ripetutamente la Regione (fino alla
tempesta di vento dei giorni scorsi), da nord a sud lungo la costa, ma anche per motivi più di fondo, che
testimoniano della grande attenzione che una regionale come la Toscana ha sempre posto alla difesa e
alla tutela del territorio. Un territorio plasmato dall’uomo, che ha prodotto, un esempio su tutti, la Val
d’Orcia, dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco.
N
E
L
L
A
F
O
T
O
:
I
L
PRESIDENTE DELLA TOSCANA ENRICO ROSSI E IL
MINISTRO DEI BENI CULTURALI DARIO FRANCESCHINI
AL LAVORO A ROMA PER ESAMINARE INSIEME IL TESTO
DEL PIT
Il lavoro e la mano dell’uomo stanno segnando e disegnando anche le Apuane, con l’attività d’estrazione
del marmo. Domanda: vi immaginate la reazione che susciterebbe oggi una legge regionale o nazionale
che permettesse la costruzione di nuovi edifici in Val d’Orcia, su un paesaggio unico al mondo? Certo, è
un paesaggio modellato e disegnata dall’uomo, ma oggi è diventato intoccabile, proprio in virtù di
questa attività umana, che fin dal Rinascimento ha portato alla creazione di un equilibrio che si può
definire in un solo modo, perfetto. Ormai come un affresco di un grande artista. Chi non ricorda , a
proposito, le polemiche e il gran dibattito nazionale che ne scaturi negli anni scorsi, per la costruzione
di un gruppo di villette a Montichiello, nel cuore proprio della Val d’Orcia? Ma a qual tipo di equilibrio
rischia di portare l’attività estrattiva del marmo sulle Apuane, se non dovesse essere regolata, come si
cerca di fare con il Piano del paesaggio? A forza di estrarre con le normative vigenti, le modificazioni
del paesaggio apuano che necessariamente un’attività del genere produce, rischiano di diventare
irreversibili. Un bosco, se tagliato, lo si potrebbe ripiantare e, nel giro di qualche anno, ritornare come
prima, non una montagna scavata e tagliata a blocchi. Il marmo non si può ripiantare! Pensare di poter
continuare ad aprire nuove cave oltre i 1200 metri appare una scelta che non va assolutamente nella
direzione di salvaguardare le Apuane.
Per cui, attività estrattiva e salvaguardia del lavoro e delle imprese devono avere la vista lunga, non
devono arrivare a ferire mortalmente le Apuane, servono regole nuove che tengano conto dell’esigenza
di tutelare il paesaggio. Come si cerca di fare col Pit e come sta cercando di fare da lunedi a Roma il
presidente toscano Enrico Rossi, quasi coperto, come testimonia la foto di copertina, da una montagna
di carte e con un pacchetto di pasticcini per vincere la stanchezza e tenere a bada la fame.
di Franco De Felice
DA LUCCHINI A
CEVITAL, IL
FUTURO RIPARTE
Entro in fabbrica nel febbraio del 1986 e mi inseriscono in un reparto importante ma sempre
considerato il niente, il centro rimpiazzi. Questo reparto consente ai lavoratori di farsi una idea della
fabbrica, perché ogni giorno ti inviano a rimpiazzare lavoratori in ogni reparto diverso, cosa che a
mio avviso, è mancata a tutti quei lavoratori entrati dopo il 1996, anno in cui è stato cancellato quel
reparto.
Sono anni in cui il numero dei lavoratori è sempre notevole, ma sono anche gli anni dei
prepensionamenti, molti lavoratori iniziano ad uscire dalla fabbrica, per diventare pensionati,
avendo minimo 55 anni di età e, dopo qualche anno, questo minimo scende a 50 anni. Si rinnovano
le maestranze e, nello stesso tempo, si riducono: si passa dai 7823 degli anni ’80 ai 3500 del
1993, quando da partecipazione statale IRI, la fabbrica viene ceduta a Lucchini dopo 38 giorni di
sciopero.
Con Lucchini si arriva al 2004, quando sta per portare i libri in tribunale e invece, come un colpo
di fulmine, subentra la russa Severstal, una grande multinazionale russa che poi cederà la fabbrica a
Mordaschov nel 2008, che la lascierà in mano alle banche nel 2009, quando ormai la crisi scoppiata
dalle banche statunitensi, stava prendendo a macchia d’olio.
Da quel momento iniziammo un periodo di lotte non solo caratterizzate da scioperi, ma spesso da
iniziative per far in modo di attirare l’attenzione ai massimi livelli.
Siamo andati in piazzetta Cuccia a Milano per farci ricevere dai massimi vertici delle banche a
cui si riuscì a strappare ancora dei milioni per tirare avanti l’altoforno, salimmo sul tetto di un
capannone all’interno della fabbrica, insieme al Sindaco Gianni Anselmi, per attirare la stampa e
per smuovere il Governo sulla vertenza Lucchini. Nel dicemnbre del 2012 lo stabilimento viene
Commissariato e messo sotto la guida di un Commissario Straordinario, il dott. Piero Nardi.
P
I
O
M
B
INO – L’ALTOFORNO DELLA LUCCHINI, IL SIMBOLO DELLA
STORIA DELLA SIDERURGIA E DELLE LOTTE SINDACALI
PIOMBINESI
Abbiamo occupato strade, il porto di Piombino, siamo andati ad incontrare il Presidente
dellaRepubblica Napolitano ed il Presidente del Consiglio Letta che ci ricevettero a Firenze dopo una
riunione dell’ANCI per poi andare ad occupare il Rivellino (una fortezza all’ingresso di Piombino) dove
rimanemmo giorno e notte, ancora con il Sindaco di Piombino Gianni Anselmi e i ragazzi del Collettivo
3 passi avanti. Si cercò di tenere acceso il più possibile il nostro altoforno fermato poi il 24 aprile del
2014, periodo di elezioni, quando si parlava di Piombino come la “peste rossa”.
Nel mese di Gennaio è stata fermata anche la cokeria, quindi l’area a caldo si ferma completamente
mentre
la laminazione, con i suoi tre impianti e la logistica, continua a lavorate dando la possibilità di
reggere con un ammortizzatore sociale, i Contratti di Solidarietà. Ora siamo in attesa di un contratto
definitivo di acquisto della fabbrica da parte della multinazionale dell’agroindustriale algerina
Cevital, che intende svilupparsi su due settori, l’agroindustriale e l’acciaio, con la costruzione
di una nuova acciaieria con due forni elettrici, valutando anche se è possibile e conveniente
riaccendere l’altoforno, anche temporaneamente, in attesa dei forni elettrici. Certamente dovrà far
fronte al costo dell’energia, che è il tema principale per essere competitivi.
Poi ci sono aspetti ancora da definire come le bonifiche, l’area portuale, che sta modellando il nostro
porto, facendolo diventare uno dei più importanti porti del Mar Mediterraneo, la costruzione del
bacino per la rottamazioni delle navi, la TAP, che è uno strumento mangiascorie, ma anche produttore
di una pavimentazione utile, ad esempio alla piattaforma agroindustriale di Cevital, ed, infine, la parte
logistica che dovrà far arrivare la strada 398 ma prevedere anche la ferrovia sulle banchine, come i
porti più competitivi del mondo.
di Mirko Lami