storia del bauhaus

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storia del bauhaus
“A questo punto non ci saranno più confini tra
artigianato, scultura e pittura; tutti questi aspetti
saranno una cosa sola: Architettura”
Bruno Taut, nel suo programma sull’architettura del 1918
Gli antecedenti
Le origini del Bauhaus posso essere fatte risalire all’Ottocento. Con la rivoluzione industriale
dell’Ottocento l’Inghilterra divenne il traino per l’economia europea. D’altra parte però fu anche il
primo paese che subì le conseguenze sociali di questo rapido processo in termini di condizioni di
vita precarie per gli operai. In questo clima meccanizzazione e profondi mutamenti sociali, una
voce fuori dal coro fu quella di William Morris che con John Ruskin condivise l’ “odio contro la
civiltà moderna” e i suoi prodotti. Il loro ideale sognava un mondo senza meccanizzazione e un
ritorno all’artigianato medievale, ispirazione dal quale nacque il movimento “Arts and Crafts Stil”
con numerosi laboratori che re-inventarono i principali prodotti della società moderna in chiave
gotica e orientale.
Già in quel periodo l’Inghilterra aveva iniziato una riforma delle accademie e dei centri di
formazione professionale, che prevedeva un coinvolgimento degli studenti anche nelle fasi di
progettazione delle opere, soddisfacendo l’esigenza economica di fondo che consisteva nel
rafforzare il ruolo di paese guida nell’arte applicata. Da allora numerose furono le fondazioni di
“corporazioni artigianali” che in senso più ampio erano non solo comunità lavorative, ma veri e
propri centri di vita.
L’utopia Morrisiana finì nel convogliare nel movimento socialista inglese negli anni Ottanta e
Novanta. Da allora nacque l’idea di creare una cultura del popolo per il popolo e divenne un vero e
proprio movimento culturale all’origine della fondazione del Bauhaus. Già a partire dagli anni
Settanta si cercò di rinnovare sul continente i successi inglesi patendo da un rilancio
dell’artigianato industriale che poteva solo risiedere in una riforma polita scolastica e dei centri di
formazione professionale.
Questa tendenza fu assorbita in Europa grazie all’imperatrice Augusta, moglie di Guglielmo I, che
fece aprire a Vienna l’ Österreichiches Museum für Kunst und Gewerbe, il museo per l’arte e
l’artigianato, mentre a Berlino si aprì il Kunstgewerbemuesum, dedicato all’artigianato artistico. Gli
oggetti di artigianato erano ivi raccolti a scopo di studio. In seguito vennero aperte scuole che
furono progressivamente trasformate con l’aggiunta di laboratori e con l’inserimento di artisti
d’avanguardia come docenti. Le donne poterono accedervi in modo sempre maggiore per
soddisfare il crescente fabbisogno di forza-lavoro specializzata da parte dell’industria.
In Germania vennero aperti numerosi centri specializzati per la produzione di oggetti per la casa,
mobili, tessuti, attrezzi metallici, ma a differenza di quelli inglesi che ripudiavano la
meccanizzazione, quelli tedeschi mettevano a punto la produzione in serie e standardizzata che
ebbe ampio successo, come le produzioni seriali di mobili di Richard Riemerschmid e le unità
standard di Bruno Paul. Contemporaneamente la Gran Bretagna venne superata dalla Germania
industrializzata, che consolidò il proprio dominio fino allo scoppio della Grande Guerra. Fu sotto
questa spinta industriale che nel 1907 fu fondata la Deutscher Werkbund, una istituzione
prebellica volta a conciliare l’arte con l’industria. Ne fecero parte 12 artisti e i rappresentanti delle
aziende più importanti nel settore dell’artigianato artistico, il loro obiettivo era quello di un
“miglioramento qualitativo del lavoro industriale come prodotto della collaborazione di arte,
industria e artigianato da ottenersi attraverso l’istruzione,la propaganda e una presa di posizione
comune sulle questioni connesse.”
Il Bauhaus
L’esperienza del Bauhaus si inserisce nel contesto storico politico della Repubblica di Weimar.
Nonostante l’instabilità politica e la difficile situazione economica della Germania e l’addensarsi
della nube Nazionalsocialista, il primissimo dopoguerra fu ricco di esperienze e di sperimentazioni
in molti campi artistici. Il Bauhaus è proprio frutto di questo spirito propositivo e di ricerca.
Nell’intenzione del suo fondatore Walter Gropius che diresse la scuola fino al 1928, il Bauhaus
doveva costituire una sintesi tra un’accademia delle belle arti e una scuola di arti e mestieri,
riunendo e superando il secolare confine tra pittura e scultura. Le Arti Alte, Nobili, l’artigianato,
tutte quelle esperienze quindi di trasportare l’arte su un terreno funzionale, concreto,
rompendo il suo isolamento con la società e i suoi ritmi di produzione capitalistici.
Del resto Bauhaus è l’inversione di Hausbau, cioè la costruzione di case, e cosa meglio della
realizzazione di una casa può assorbire e richiedere il concorso di tutte le arti – architettura,
design, produzione di mobili, tappeti, quadri –.
Uno dei principali obiettivi del Bauhaus fu quindi unificare arte, artigianato e tecnologia. La
macchina veniva considerata un elemento positivo e quindi il design industriale e del prodotto ne
erano componenti importanti. Veniva insegnato il Vorkurs- letteralmente 'pre corso'; questa
materia, che corrisponde al moderno corso di fondamenti di design, è diventato uno dei corsi
fondamentali di tutte le scuole di architettura del mondo. Non c'era insegnamento di storia nella
scuola, perché si supponeva che tutto venisse disegnato e creato come se fosse la prima volta,
piuttosto che pensando ai precedenti.
Influenze
Il Bauhaus rappresentò, pur nella brevità della sua vita, un’esperienza ricca di implicazioni e stimoli
che vedremo ripresi soprattutto nell’attenzione per il design degli anni ’50 e ’60. D’altra parte è
evidente l’influenza del movimento De Stijl, fondato e promosso da Theo Van Doesburg. La
necessità di un incontro tra arti alte e basse per un miglioramento del benessere collettivo,
connotato da principi di armonia e funzionalità, verrà poi fatta propria e approfondita dal
Bauhaus.
L’attività della scuola, almeno nelle intenzioni iniziali di Gropius, era così strutturata: dapprima
c’era un corso semestrale propedeutico ai successivi studi in cui gli studenti erano incoraggiati ad
avvicinarsi a nuove discipline e materiali per scoprire la propria vocazione; successivamente gli
allievi iniziavano gli insegnamenti veri e propri e la selezione era durissima: il numero degli
studenti che vi parteciparono non fu mai superiore a 200. I vari laboratori erano gestiti da due
professori, uno di competenze pratiche, l’altro con un bagaglio teorico. Gropius era riuscito a
mettere insieme un corpo insegnanti di grandissimo livello.
A curare il corso iniziale era stato chiamato Johannes Itten, un astrattista svizzero che insegnava
prevalentemente i rapporti di scala cromatica e quella dell’evoluzione spirituale. Egli vi giunse
nell’autunno del 1919 dopo aver aperto, tre anni prima, una propria scuola d’arte a Vienna,
influenzata dalla parola di Franz Cizek. Cizek, aveva elaborato un personale metodo di
insegnamento che si fondava sulla possibilità di stimolare la creatività dell’individuo. Le basi di tale
insegnamento devono però essere ricercate all’interno del clima culturale in cui Cizek ha vissuto.
Infatti tale metodo maturò ricco di teorie pedagogiche progressiste, dei sistemi di Frobel e
Montessori e grazie al movimento Learning – Thought – Doing ( Imparare – Pensare – Fare ), il cui
iniziatore fu l’americano Jhon Dewey. L’insegnamento, all’interno del corso propedeutico di Itten,
fu estremamente influenzato dal metodo di Cizek, anche se venne arricchito con la teoria della
forma e del colore di Goethe.
Le finalità del corso di base di Itten, che era obbligatorio per tutti gli studenti del primo anno,
consisteva nella possibilità di liberare la creatività dell’individuo e di mettere in grado ogni
studente di valutare le proprie capacità. Successivamente egli si convertì al culto esoterico della
Mazdhazhan, che propugnava all’unione delle forse del corpo e della mente, entrò in contrasto
con il razionalismo di Gropius e fu sostituito.
Làslo Moholy-Nagy ne prese il posto: fotografo, scultore, designer e pittore astratto era un grande
sperimentatore; nella sua opera “Dal materiale all’architettura”1929 scrive che : “durante gli
ultimi cento anni, l’indulgenza soggettiva nel creare arte non ha contribuito in nulla alla felicità
delle masse” a indicare il suo desiderio di un’arte che si confrontasse con al produzione seriale,
arricchendola in termini estetici.
Per quanto riguarda il versante teorico parteciparono con tempi e con durata diversa Paul Klee,
Kandiskij e l’americano Feininger, l’unico che vide la definitiva chiusura della scuola. Quest’ultimo,
trasferitosi a Parigi, entrò in contatto con il gruppo cubista elaborando un proprio stile, fatto di
prismi e figure ritmiche. Diffuse l’utilizzo della xilografia che era già stata fatta propria
dall’esperienza tedesca con l’espressionismo.
Joseph Albers insegnò un corpo molto ricco di materie, dalla decorazione su vetro alla tipografia,
sviluppando una propria pittura fatta di variazioni di colore e ritmo in griglie geometriche ispirate
alla musica. Trasferitosi negli Stati Uniti iniziò la sua serie di quadri più famosa, gli Omaggi al
quadrato, dove l’unico utilizzo del colore smentisce l’illusione di profondità che ne deriva
dall’incastro dei quadrati.
Molte donne parteciparono al Bauhaus e contavano quasi la metà degli studenti; tra queste Gunta
Stolz che diresse il laboratorio di tessitura al quale lavorò anche Anni Albers.
Nel 1924 di fronte alle tensioni economico sociali delle prime avvisaglie nazional-socialiste, la
scuola si trasferì a Dessau, un centro più periferico. Il trasferimento offrì l’opportunità di
progettare un nuovo edificio che sarebbe diventato la sede della scuola. Questo fu progettato da
Gropius e diventò il simbolo stesso dei principi che guidavano il movimento. La costruzione fu
improntatala massimo razionalismo, utilizzando modelli cubici che rifiutavano ogni decorativismo,
orpello esteriore non corrispondente alle forme interne.
Il trasferimento comportò anche un cambiamento delle premesse del Bauhaus: si ridusse lo spazio
dedicato alla pittura e alla scultura per ampliare quello per l’architettura e il design, avvicinandosi
sempre di più all’orizzonte delle arti applicate. Secondo Gropius la scuola doveva permettere di
formare “..un tipo nuovo, assente in precedenza, di collaboratore dell’industria, per i mestieri e la
costruzione, che al tempo stessa ha competenze di tecniche e di forma.” Il profilarsi di un
superamento degli aspetti più oppressivi e inumani della produzione capitalistica, il crescente
interesse per il lato estetico degli oggetti, offriva l’opportunità agli artisti di mettere la propria
sensibilità del colore e della forma al servizio della produzione in serie con la nascita del design.
Dalle aule del Bauhaus uscirono progetti interessantissimi, precursore del design anni ’50 e ’60: la
poltrona Vassilij, la lampada Jucker sono magnifici esempi di sintesi tra l’armonia e la semplicità
delle forme e la funzionalità che deve essere propria dell’oggetto.
Già nel 1923, del resto, era stato presentato il progetto della Casa am Horn - nuovo quartiere.
Fortissima era l’influenza del De Stijl: stanze ampie, con grandi finestre da cui poteva entrare la
luce, suggeriva una sempre più forte relazione tra spazi interni e ambiente esterno. I locali erano
stati riprogettati in funzione della loro specifica destinazione d’uso.
La creatività positiva del Bauhaus andava però esaurendosi di fronte alle spinte conservatrici della
società ma anche a orientamenti diversi all’interno della scuola stessa: la contrapposizione tra chi
era fautore di una visione mistica della realtà e interpretava i numeri come chiave mistica, legge
suprema e misteriosa della natura, e chi dal versante opposto aveva una visione più razionale della
geometria e dell’aritmetica come discipline dell’ordine, applicabili alla produzione in serie, portò
Gropis ad abbandonare la scuola e a ritirarsi a vita privata. Al suo posto lo succedette Hannes
Meier, responsabile del laboratorio di architettura. In un ultimo tentativo di sopravvivenza, nel
1930, la scuola fu trasferita a Berlino e la direzione della scuola passò a Ludwig Mies Van der Rohe,
che la concepì come scuola privata in grado di sostenersi vendendo parte della propria
produzione.
Tuttavia l’elitarismo della concezione Nazionalsocialista della cultura non poteva tollerare
l’integrazione tra arte e vita e l’esigenza di diffondere a livello popolare le scoperte più elevate
dello spirito.
Nel 1932 la scuola venne spostata nuovamente, questa volta a Berlino.
La scuola fu chiusa per ordine del regime nazista nel 1933. I nazisti si erano opposti al Bauhaus per
tutti gli anni '20, così come altri gruppi politici di destra. Il Bauhaus era da loro considerato come
una copertura per i comunisti, soprattutto perché vi erano coinvolti molti artisti russi. Scrittori
nazisti come Wilhelm Frick e Alfred Rosenberg sentivano che il Bauhaus fosse "non-tedesco", e
non approvavano i suoi stili modernisti. Ad ogni modo il Bauhaus ebbe un grosso impatto sulle
tendenze dell'arte e dell'architettura nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti nei decenni a
seguire, e molti artisti che vi furono coinvolti vennero esiliati dal regime nazista.
Il più importante contributo del Bauhaus fu nel campo del design dei mobili.
Un esempio onnipesente e famoso a livello mondiale è la sedia Cantilever, del designer Mart
Stam, che sfruttava la proprietà tensili dell'acciaio
La scuola era focalizzata principalmente sull'architettura, e spesso costruì case popolari a basso
costo per il governo di Weimar, ma si occupò anche di altre discipline dell'arte.
In seguito alla chiusura della scuola le menti più brillanti emigrarono in America, arricchendo con
le loro esperienze il fertile campo culturale americano, il nucleo ideologico del Bauhaus tuttavia
sopravvisse: la concezione dell’arte come entità globale, in cui le singole discipline si travasano
l’una nell’altra, fu ripreso nel dopoguerra.
MARCEL BREUER
Marcel Lajos Breuer – Lajkó per gli amici – nacque il 21 maggio 1902 nella cittadina di Pecs in
Ungheria. I suoi studi iniziali e i suoi insegnamenti alla Bauhaus di Weimar e Dessau negli anni ’20
lo introdussero alla realtà cui appartenevano tre nomi importanti, Le Corbusier, Mies van der
Rohe, e Walter Gropius, che avrebbero influenzato tutta la sua vita professionale.
Quando nel 1935 lasciò la Germania per unirsi a Gropius a Londra, Breuer era uno dei più
conosciuti designer europei. La sua reputazione era allora basata sul suo arredamento di metallo
tubolare, una grande residenza, due appartamenti, qualche interno di negozi e numerose gare
d’appalto. Due anni dopo Gropius gli chiese di entrare a far parte della facoltà di arredamento di
Harvard e durante la Seconda Guerra Mondiale la loro collaborazione rivoluzionò il design delle
case americane mentre insegnavano ad una generazione di presto famosi architetti.
Mentre era a New York nel 1946 gli fu commissionato il palazzo dell’UNESCO a Parigi e due anni
dopo il primo di molti edifici per l’Abbazia di S.Giuseppe a Collegeville in Minnesota.
La sua azienda, con sede a New York, si espanse con una sezione nella sua amata Parigi, per
dirigere i lavori in sette paesi in Europa. Raccolse intorno a se cinque grandi partner durante
questo processo.
Nel 1968, quando vince la medaglia d’oro dell’AIA, poteva vantarsi di lavori quali il famoso
Whitney Muesum a New York, sede della collezione di arte americana, il Laboratorio La Gaude per
IBM, suo preferito, la sede centrale del HUD e HEW a Washington e Flaine, un’intera stazione
sciistica francese sulle Alpi. Nello stesso anno vinse la medaglia d’oro della Jefferson Foundation
che lo definì “l’architetto che tra tutti quelli viventi al mondo, eccelse per la qualità del suo
lavoro”. Si ritirò a vita privata nel 1976 e morì nel 1981 dopo una lunga malattia
Bibliografia
- “Bauhaus 1919-1933” di Magdalena Droste, 2006, Tashen.
- “Arti Visive – Il Novecento” di Gillo Dorfles e Angela Vettese, 2005, Atlas, Bergamo.
- http://www.marcelbreuer.org/Biography.html