Il piccolo principe scheda

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Il piccolo principe scheda
Il piccolo principe
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Sinossi:
Ed ecco il mio segreto.
È molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi.
Un vecchio ed eccentrico aviatore e la sua nuova vicina di casa: una bambina molto matura
trasferitasi nel quartiere, insieme alla madre. Attraverso le pagine del diario dell'aviatore e i
suoi disegni, la bambina scopre come, molto tempo prima, l'aviatore fosse precipitato in un
deserto e vi avesse incontrato il Piccolo Principe, un enigmatico ragazzino, giunto da un
altro pianeta. Le esperienze dell'aviatore e il racconto dei viaggi del Piccolo Principe in altri
mondi contribuiscono a creare un legame tra l'aviatore e la bambina che affronteranno
insieme una straordinaria avventura, alla fine della quale la bambina avrà imparato ad usare
la sua immaginazione e a ritrovare la sua infanzia.
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Genere: animazione grafica e stop motion
Regia: Mark Osborne
Titolo Originale: The little Prince
Distribuzione: Lucky Red
Produzione: Orange Studio, M6 Films, LPPTV, On Animation Studios
Data di uscita al cinema: 1 gennaio 2016
Durata: 108’
Sceneggiatura: Bob Persichetti, Irena Brignull
Montaggio: Matthew Landon
Scenografia: Lou romano, Cèline Desrumaux
Destinatari: Scuole di ogni Ordine e Grado
NOTE DI PRODUZIONE
LA SFIDA DI ADATTARE UN CLASSICO
Tutti i grandi sono stati bambini una volta
(ma pochi di essi se ne ricordano)
Il lungo e gratificante percorso necessario ad adattare il classico di Saint-Exupéry in un
moderno film di animazione ha avuto inizio oltre otto anni fa, quando i produttori francesi
Aton Soumache, Dimitri Rassam e Alexis Vonard hanno avuto il via libera da Olivier
d'Agay, presidente della Fondazione per la gestione del Patrimonio Saint-Exupéry.
“Sentivamo l'enorme responsabilità di dover rendere giustizia ad un capolavoro senza
tempo, amato da tantissime persone in tutto il mondo”, racconta Soumache. “Chiunque
legga il libro si fa un'idea molto personale del Piccolo Principe e del suo mondo, per cui non
è possibile trarne un adattamento fedele e pedissequo. Ricordo che mio padre me lo leggeva
anche prima che cominciassi la scuola. Ciascuno di noi ha sviluppato un legame molto
personale con quest'opera. Era quindi molto importante trovare un regista che potesse
proporla utilizzando un approccio totalmente nuovo e originale”.
Il produttore Dimitri Rassam puntualizza: “Dato che il libro è così conosciuto e amato in
tutto il mondo, abbiamo pensato di coinvolgere un regista in grado di rispettare l'opera
originale, offrendone allo stesso tempo una versione divertente e coraggiosa. Era importante
che il team creativo rispettasse gli elementi fondamentali del libro ma anche che non si
sentisse intimorito nell'affrontare un grande classico”.
Quando il regista statunitense Mark Osborne ha accettato di dirigere il film Soumache e
Rassam si sono sentiti sicuri di aver centrato l'obiettivo. “All'inizio Mark non voleva saperne
perché la considera un'opera troppo importante, ma noi eravamo certi che avrebbe potuto
fare un ottimo lavoro”, dice Soumache. “Aveva già diretto il film della DreamWorks Kung
Fu Panda,nel quale sono presenti due elementi fondamentali della cultura cinese: il kung fu
e il panda; e il film in Cina era stato apprezzato e amato da tutti. Aveva preso molto sul serio
il compito di affrontare i temi di quel film. Quando ha detto che ci avrebbe pensato se n'è
andato e ci ha riflettuto a lungo. Sei mesi dopo è tornato con un'idea che ci ha lasciati tutti a
bocca aperta”.
Secondo i produttori Osborne è riuscito a creare una nuova storia a partire dal materiale
originale, una storia che permette di rivedere “Il Piccolo Principe” attraverso gli occhi della
bambina.“Siamo stati fortunati ad avere Mark, perché è un regista di talento che si fa
guidare da una visione chiara di quello che vuole ottenere”, afferma Soumache. “Il fatto di
aver raccontato la storia del Principe usando l'animazione in stop motion aggiunge al film un
ulteriore, meraviglioso elemento. Vediamo le celebri illustrazioni di Saint-Exupéry prendere
vita in modo reale, quasi tangibile, davanti ai nostri occhi”.
“All'inizio del film, quando la bambina trova il diario dell'aviatore per la prima
volta,scopriamo attraverso i suoi occhi questo mondo animato in stop motion, ed è un
momento molto emozionante”, racconta Soumache. “Si percepisce chiaramente il legame
che c'è tra il mondo in computer animation della bambina e l'universo in stop motion del
Piccolo Principe. Èun fantastico omaggio al libro”.
“Mark voleva innanzi tutto realizzare un grande film, ma il libro e il suo messaggio gli
stanno molto a cuore” dice Rassam. “Ormai ho visto il film molte volte e, ogni volta, torno a
commuovermi. Come padre di una bambina di tre anni mi tocca molto profondamente,
proprio come mi toccava nel profondo il libro quando i miei genitori me lo leggevano. Ero
piccolo. ‘Il Piccolo Principe” unisce le famiglie attorno a una grande storia. Credo che
questo sia il principale punto di forza del nostro film”.
IL PITCH PERFETTO DEL REGISTA
Devo pur sopportare qualche bruco
se voglio conoscere le farfalle
Mark Osborne ricorda il giorno in cui ha sentito parlare per la prima volta del progetto.“Nel
2009 il mio agente mi chiese se avevo letto il libro, perché due produttori francesi volevano
trarne un grande film di animazione” ricorda. “Conoscevo benissimo il libro, ecco perché il
mio primo istinto è stato quello di rispondere di no. Ero convinto che non vi fosse modo per
trarne un adattamento fedele. Poi ci ho pensato ancora e mi sono reso conto che il materiale
era troppo buono per lasciarselo sfuggire. Era l'occasione della vita, costruire una storia a
partire da lì; i temi trattati dal libro sono estremamente ricchi ecolpiscono nel profondo.
Inoltre sentivo di non volermi lasciare sfuggire la possibilità di 'proteggere’ il libro
attraverso il film. Quando ho suggerito l'ipotesi di creare una storia attorno al libro, anziché
espanderlo, mi ha fatto piacere sapere che l'idea era piaciuta alla Fondazione che gestisce la
proprietà dello scrittore”.
Osborne rivela che il libro, regalatogli molti anni prima dalla moglie, quando erano ancora
fidanzati, lo aveva colpito molto intimamente. I due all'epoca erano studenti universitari che
cercavano di mantenere viva una relazione vissuta a distanza. “'Il Piccolo Principe” ci ha
riavvicinati” racconta. “L'ho letto con grande attenzione. Significa molto per me e per
chiunque altro l'abbia letto, perché ti fa percepire l'importanza dellegame con le persone che
contano nella tua vita”.
Il regista racconta di essersi accostato al film come se si trattasse di un indovinello da
risolvere. “La questione principale era: come realizzare un'esperienza cinematografica
all'altezza della fortissima esperienza emotiva che deriva dalla lettura del libro?” racconta il
regista. “Ho fatto una verifica di fin dove avrei potuto spingermi durante un pranzo,
esponendo la mia idea a Dimitri, un'idea che comprendeva l'ipotesi radicale di combinare
l'animazione in computer grafica con quella in stop motion. La questione centrale per me era
esplorare la relazione commovente tra il vecchio ed eccentrico aviatore e la bambina che si
trasferisce nella casa accanto. In fondo pensavo che avrebbe dovuto trattarsi della storia
della bambina che impara a dire addio al suo amico, creando così un parallelismo con la
storia del libro. Mi sembrava il modo giusto per accostarmi ad un materiale molto delicato.
Ma in tutta onestà non credevo che quest'idea sarebbe stata accettata”.
Fortunatamente invece l'appassionato pitch del regista è stato apprezzato sia dai responsabili
della Fondazione Saint-Exupéry che dai produttori. Nell'ottobre del 2010 Osborne ha riunito
a Los Angeles una piccola squadra di artisti e scrittori per uno scambio di idee e per dar vita
al concept visivo e ad una prima stesura della sceneggiatura. Poi il regista si è trasferito con
la sua famiglia a Parigi per iniziare a lavorare alla pre-produzione del film.
Il regista racconta che in quel periodo non solo presentava il progetto ai disegnatori e agli
attori da coinvolgere, ma anche ai distributori di tutto il mondo usando una 'valigetta magica'
piena di schizzi fatti a mano creati specificatamente per comunicare lo stile del film e la
passione per il progetto. “Negli ultimi 4 anni credo di aver presentato il film circa 400 volte”
riflette. “Joe
Schmidt, artista di grande talento, ha creato questa valigetta contenente l'art book che
racconta la storia del film attraverso le immagini, ed è stato meraviglioso vedere come tutti
si stupissero di come avessimo trovato un modo per rispettare il libro e creare allo stesso
tempo una storia che lo contenesse, proteggendone così la sostanza. Chiunque sia stato
coinvolto nel progetto si è assunto un grosso rischio, maalla fine è stato molto gratificante
per tutti”.
Come appare evidente, la strada per portare “Il Piccolo Principe” dalla pagina scritta allo
schermo è stata caratterizzata da un percorso produttivo abbastanza inusuale. Il progetto,
nato con Osborne e la sua piccola squadra a Los Angeles, si è poi spostato a Parigi durante
la fase dello sviluppo e della realizzazione degli storyboard.
Per la fase finale dell'animazione, della produzione e delle riprese il team si è poi trasferito a
Montreal.“È un'esperienza molto diversa da quella di realizzare un film alla DreamWorks,
dove i talenti coinvolti sono tutti in-house”, spiega Osborne. “Abbiamo assunto tutti
professionisti esterni e creato una società di produzione indipendente, e abbiamo sviluppato
il nostro progetto di animazione sulla base di ciò che ci serviva. Si è dimostrato un sistema
molto efficace perché non avevamo alcun vincolo. D'altro canto però in questo modo
'costruivamo i binari con il treno già in corsa', per cui eravamo sempre un po' in ansia”.
Il partner di Osborne per la produzione, Jinko Gotoh (Alla ricerca di Nemo, Fantasia 2000,
9, L'illusionista) è convinto che l'approccio di Osborne sarà amato dal grande pubblico, tanto
quanto dai fan del libro. “Spero che questo film piaccia a tutti, non solo agli appassionati di
animazione. Coloro che amano il libro si renderanno conto di come abbiamo cercato di
rispettarne l'integrità. E coloro che non conoscono il libro scopriranno quanto questo sia
speciale, proprio grazie al film. Inoltre il mix di computer grafica e stop motion aggiunge
alla narrazione visiva una dimensione mai vista prima in un film di animazione”.
La tecnica di animazione Stop Motion
Cosa hanno in comune i cartoon Galline in fuga, Coraline, The nightmare before Christmas
e Wallace & Gromit? Facile: sono realizzati grazie a una particolare tecnica d'animazione
che si chiama stop motion, in italiano passo-uno.
La stop motion è una tecnica che usa, in alternativa al disegno eseguito a mano, oggetti
inanimati mossi progressivamente, spostati e fotografati a ogni cambio di posizione. La
proiezione, in sequenza, delle immagini, dà l’illusione di movimento: esattamente come
accade nel cinema con gli esseri umani.
Gabriele Spila
Antoine de Saint-Exupéry
Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, meglio conosciuto semplicemente
come Antoine de Saint-Exupéry, nacque a Lione da una famiglia di nobili origini, terzo di
cinque figli del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe, rimase a
quattro anni orfano di padre ma la sua infanzia fu comunque felice. Allevato dalla madre ottima pittrice - la famiglia si trasferì a Le Mans, dove cresce con i quattro fratelli nel
castello di Saint-Maurice-de-Rémens che ora si sta trasformando nella Maison du Petit
Prince.
Frequenta il collegio gesuita di Notre-Dame- de-Sainte-Croix, dove i compagni lo
soprannominano "Pique la lune" a causa della forma del suo naso malato. È il più fantasioso
ma anche il più prepotente. Solo, malinconico afferma: C'è una cosa che mi rattristerà
sempre, ed è essere diventato grande.
Proprio la guerra accentuò la solitudine del futuro scrittore: prima la separazione dalla
madre (infermiera all'ospedale di Ambérieu), poi il soggiorno - con il fratello François - al
Collegio di Montgré a Villefranche-sur-Saône e quindi a Friburgo (Svizzera) in un collegio
di padri maristi. Nel 1917 il reumatismo articolare del fratello, che non sopravvisse, li
riportò in Francia. Nello stesso anno si iscrisse prima al liceo Bossuet, poi al liceo SaintLouis di Parigi.
Dopo una breve e sfortunata esperienza alla Scuola navale (fu respinto all'esame di
ingresso), nel 1921 si arruola nel II reggimento di aviazione di Strasburgo e ottenne il
brevetto di pilota dapprima civile, poi militare.
Il 12 ottobre 1926 viene assunto come pilota dalla Compagnia Generale di Imprese
Aeronautiche Latécoère (poi Aéropostale): cinquemila chilometri per trasportare la posta, da
Tolosa a Dakar. Nel 1929 pubblica il suo primo libro, Corriere del sud (Courrier Sud),
seguito, due anni dopo, da Vol de nuit (premio Femina 1931).
Dopo l'avventura africana, Saint-Exupéry nel 1930 approda a Buenos Aires come direttore
della linea aeropostale Argentina-Francia. Il lavoro che fa è ottimo ed il servizio è molto
elogiato.
Nella metropoli incontra l'amore della sua vita, Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de
Gómez, scrittrice, pittrice e artista salvadoregna, che sposa nel 1931. Consuelo diverrà la
musa ispiratrice di Saint-Exupéry, ma il matrimonio sarà abbastanza turbolento: i lunghi
periodi di assenza e le relazioni extraconiugali di lui, il sodalizio artistico di lei con il gruppo
dei surrealisti (André Breton, Marcel Duchamp, Balthus ai quali sarà ispirata la sua pittura)
saranno narrati in un'autobiografia che verrà ritrovata, dopo la sua morte, (avvenuta nel
1979) e pubblicata, vent'anni più tardi, divenendo in Francia un best seller.
Nel 1932 la compagnia Aéropostale è minata dalla politica e destinata a essere assorbita da
Air France. Antoine mal sopporta la situazione e torna in Francia.
Si giunse al maggio 1933 e nasce la compagnia di bandiera francese Air France.
L'Aéropostale è ormai storia passata. Nel 1935 Saint-Exupéry tenta il raid aereo ParigiSaigon. L'avventura si tramuta in una sciagura nel deserto libico, dove viene prima aiutato
da un beduino poi tratto in salvo dagli aerei della Regia Aeronautica di base a Derna. Nel
1936 è inviato dal giornale Intransigeant, in Catalogna, durante la Guerra civile spagnola.
Nel 1939 pubblica Terra degli uomini. Il libro diventa un best seller e riceve un premio
anche dall'Académie française. Prima dell'inizio della Seconda guerra mondiale scrive per
Paris-Soir.
Il 3 settembre 1939, il capitano di complemento Saint-Exupéry si arruola nell'Armée de l'air
chiedendo il comando di una squadriglia di caccia, ma la sua età e le sue condizioni fisiche
glielo impediscono. Viene impiegato in una squadriglia di ricognizione aerea.
Il 22 maggio 1940 effettua una missione di ricognizione su Arras che gli ispirerà Pilota di
guerra (Pilote de guerre) e viene citato per la croce di guerra. Intanto scrive “Il Piccolo
Principe”e in piena seconda guerra mondiale (1943) saranno proprio gli statunitensi a
pubblicare, per primi e in inglese, “Il Piccolo Principe”, oggi uno dei libri più venduti.
Ripresa nello stesso anno l'attività aviatoria e tornato in Europa, gli viene affidata una serie
di cinque missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica. Dall'ultima non torna più,
precipitando, in circostanze non chiarite con assoluta certezza, nel Mar Tirreno .
Nel 1943 ad Algeri, per caso, aveva conosciuto la "petite fille" che sarebbe divenuta
"l'inconnue" (la sconosciuta) la bimba senza nome del suo libro. Ne nasce un amore
romantico e lui è, per lei, "il piccolo principe".
Questa breve corrispondenza ci svela molti aspetti intimi dell’autore e l’ultima lettera è tanto
enigmatica da rafforzare i dubbi che la sua insistenza a voler volare nelle forze francesi
libere e la sua morte in volo non siano altro che un suicidio “mascherato” e premeditato.
La stampa francese ha riportato con grande evidenza, il 7 aprile 2004, la notizia del
ritrovamento, a sessanta metri di profondità, al largo dell'Île de Riou (nella zona di mare
dove avvenne la tragedia), dei rottami dell'aereo su cui si trovava Saint-Exupéry quando
scomparve, durante la missione ricognitiva del 31 luglio 1944.
Un primo ritrovamento di parte dei rottami si era avuto due anni prima grazie a un sub di
Marsiglia. Successive indagini hanno permesso di accertare che si trattava realmente
dell'aereo con il quale era decollato lo scrittore, un Lockheed P-38 Lightning di produzione
statunitense.
Nel marzo del 2008 Horst Rippert, un ex-pilota della Luftwaffe che durante la guerra ebbe al
suo attivo 28 vittorie in scontri aerei ha dichiarato che, nella notte del 31 luglio 1944, stava
sorvolando il Mediterraneo a bordo di un Messerschmitt Bf 109, quando vide, più in basso,
un F-5 e decise di abbatterlo, senza ovviamente sapere chi fosse il pilota francese al quale
stava sparando.
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Spunti di Riflessione:
di L.D.F.
Il film
1) Secondo voi perché Fabio Ferzetti scrive su “Il Messaggero” del 2 gennaio 2016 che “Il
Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry “è stato gioiosamente tradito dal film di
animazione stop motion firmato da Max Osborne”?
2) Il tradimento di cui parliamo nella domanda precedente, viene legato alla tecnica mista
con cui il film è stato realizzato: in parte animazione a 3D al computer e in parte stop motion
a passo uno. Ormai tutti voi più o meno sapete cosa sia l’animazione al computer. Avete
idea di cosa significhi stop motion? Ed è giusto, secondo voi, per il suddetto motivo parlare
di tradimento?
3) Il primo cineasta che realizzò un brevissimo film in stop motion, si perde nella notte dei
tempi. Il film brevissimo era “Viaggio sulla luna”, creato, in Francia, dalla fantasia, nei
primi anni del XX secolo, da uno dei primi autori di storie filmiche. Chi era? Effettuate
ricerche in merito.
4) Perché alcuni puristi, nel rispetto dell’originale di Saint-Exupéry, si sono scagliati contro
il film di Mark Osborne accusandolo di “troppe infedeltà”. Se avete letto il libro siete
d’accordo con questi detrattori dell’opera filmica di Osborne?
5) Si può dire che Osborne, nel realizzare il suo film, abbia, in parte, rielaborato la trama del
libro mantenendo le caratteristiche essenziali nei fatti e nei personaggi dell’opera di SaintExupéry, togliendo però ad essa quel sottofondo di malinconia che ne permea ogni pagina?
6) La protagonista è una bambina cui nessuno (né Saint-Exupéry né Osborne) ha dato un
nome. E’ una ragazzina brava e intelligente. Che progetti ha la mamma per il suo futuro?
7) Si chiede mai la mamma ambiziosa se alla bambina piaccia il futuro che ella sta cercando
di costruire per lei?
8) La bambina vive nella periferia di una grande città, in mezzo a palazzoni che sembrano
soffocarla e, in più, abbandonata quasi sempre dalla mamma che la costringe a studiare in
completa solitudine. Che vita è questa per una bimba?
9) Quando e come la bambina esce dalla sua solitudine, incontrando un vecchio aviatore
pazzo che, con le sue storie, la fa uscire dal suo soffocante isolamento?
10) L’amicizia tra il vecchio aviatore e la bimba nasce perché i racconti del nuovo amico la
portano in contatto con cose, mondi e personaggi diversi. Aprono, insomma, il suo cuore a
una fantasiosa realtà. Non vi ricorda l’attenzione che in “Up” suscita la curiosa casa del
vecchio misantropo nel giovane protagonista?
11) E, come in “Inside out”, non assistete nei due film al passaggio delle due giovani
protagoniste, anche se in diverse situazioni, dall’infanzia all’adolescenza?
12) Il vecchio che, una volta, volava nel cielo le racconta una storia che affascina la bimba.
E’ quella del “Piccolo Principe” scritta nel libro lontano 1943 da Antoine Saint-Exupéry.
Chi è il Piccolo Principe di cui narra l’aviatore? Da dove è venuto, dove vive ora e dove
vorrebbe andare?
13) Quando l’aviatore parla del Piccolo Principe, narrando della sua solitudine, la bimba
riconosce, in quella solitudine, la sua e, a poco a poco, la fiaba narrata dall’amico, le sembra
sempre più vicina alla realtà. Dove è questo Piccolo Principe, visto che egli per lei non può
più non esistere realmente?
14) Perché quando il vecchio si ammala, la bimba decide di prendere il suo aereo e di
pilotarlo per andare alla ricerca di quei luoghi fantastici di cui l’amico le aveva narrato.
Perché parte la bambina lasciando il vecchio aviatore da solo? Vuole tentare di salvarlo? Ma
come potrebbe riuscirci?
15) Quando e come la bambina, volando in quei luoghi della fantasia, riesce a trovare il
Piccolo Principe? Ma questo principe è ancora un bambino?
16) Il principe è cresciuto ma non ha più memoria di chi sia stato, da dove sia venuto e non
rammenta più la rosa da lui tanto amata. Quando e come gli ritorna la memoria e ricorda chi
sia da dove provenisse e perché amasse ancora tanto quella rosa? E quale era il significato di
quel fiore?
17) Nel film la bimba vive attraverso le tecniche di animazione in 3D cui ora noi spettatori
siamo abituati. I racconti, il vecchio aviatore e l’incontro con il giovane Principe sono
mostrati con la tecnica della stop motion a passo uno. Dopo esservi chiariti (domanda 2) la
sostanziale differenza tra queste due tecniche di ripresa siete d’accordo sulla difficile scelta
del regista oppure...
18) La fine del film corrisponde a quella che avreste voluto?
Lo scrittore
19) Sia la bimba che il vecchio aviatore(prima di incontrarsi), sia il Piccolo Principe vivono
in un profondo senso di solitudine. Non è che questa solitudine sia quella che Saint-Exupéry
ha provato durante quasi tutta la sua vita?
20) Il “quasi” di cui scriviamo nella domanda precedente, è legata ai primi anni della
esistenza dello scrittore, vissuta nella serenità della sua famiglia. Poi la guerra. La mamma si
allontanò per andare a fare l’infermiera dei soldati feriti e Antoine nel 1917 perse un fratello,
François per una grave malattia a cui stette accanto fino all’ultimo. Quanti anni aveva SaintExupéry quando quell’immane perdita si abbatté su di lui e da cui, forse, egli non si riprese
più?
21) Antoine amava volare e volare rischiando (basti pensare al volo postale Tolosa-Dakar!)
ma, oltre che amare volare, quanto contava, nel rischio continuo cui si esponeva, la sua vita
per lui?
22) Saint-Exupéry ha vissuto sempre al limite, come se avesse qualcosa da farsi perdonare,
come se non accettasse il provare a essere felice. E’ per questo motivo che per lunghi
periodi di assenza, per ripetuti tradimenti, per lui sostanzialmente inutili, abbia distrutto il
rapporto con sua moglie, Consuelo, l’unica donna da lui veramente amata?
23) Nel 1943, mentre ormai membro di una squadriglia di ricognizione aerea de l’Armée de
l’air volava col suo aereo sul Tirreno l’apparecchio si inabissò. Perché molti di coloro che lo
conoscevano pensarono a un suicidio?
24) Per anni, i rottami dell’aereo non vennero trovati. Poi, i resti dell’aereo nel 2004, furono
scoperti nelle profondità marine del Tirreno tra Borgo in Corsica e Marsiglia. Nel 2008 un
ex pilota tedesco della Luftwaffe dichiarò che volava su uno Stukas nello stesso tratto di
mare e nel medesimo giorno e disse che era stato lui a colpire l’aereo di Saint-Exupéry.
Perché molti non gli cedettero pensando, sempre che Antoine avesse cercato la morte?
25) Saint-Exupéry scrisse vari libri, alcuni molto interessanti sul volo degli aerei ma è “Il
Piccolo Principe” che gli diede, la notorietà. Perché? In fin dei conti “Il Piccolo Principe” è
una fiaba sostanzialmente buona (mentre moltissime da Basile ai Grimm da Perrault ad
Andersen non lo sono) che parla sì della tristezza della solitudine ma anche di come,
aiutando gli altri si possa aiutare se stessi e del valore dell’amicizia. E’ una fiaba dolce,
semplice nell’evolversi della trama in cui, forse nei personaggi, soprattutto in ciò che essi
“sentono”, vorremmo riconoscersi. Questo, secondo voi, potrebbe esser un motivo del
successo dell’opera di Saint-Exupéry? E sempre secondo voi ce ne potrebbero essere altri?