01-Fiore, frontespizio.p65

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01-Fiore, frontespizio.p65
Dante Alighieri
FIORE
DETTO D’AMORE
a cura di Paola Allegretti
Casa Editrice Le Lettere
Dante Alighieri
FIORE
DETTO D’AMORE
a cura di Paola Allegretti
Casa Editrice Le Lettere
INDICE
Presentazione
1
Nota al testo
I.
I testi
1. 1 Volgarizzamento e compendio
1. 2 Fiore: la catena di sonetti e i personaggi. Vendetta,
spergiuro, Falsembiante
1. 3 La metrica (e Falsembiante)
1. 4 Le proporzioni interne
1. 5 Detto d’Amore: distici di rime equivoche
II. Il modello
2. 1 Il Roman de la Rose miniato e rubricato
2. 2 Le Scritture
2. 3 Ovidio minore (ovvero Amico e Vecchia)
III. Il manoscritto
3.
3.
3.
3.
1
2
3
4
L’impaginazione del manoscritto di Montpellier
La sequenza dei due testi
La grafia: la grafia della presente edizione
Perché il manoscritto non è autografo? Gli errori
del copista
3. 5 Gli altri testimoni della prima quartina del sonetto 97
13
20
62
72
84
95
114
120
131
137
141
143
177
IV. L’autore
4. 1 La datazione del volgarizzamento: la Decretale
e il Privilegium
4. 2 L’autonominazione
4. 3 La lingua
4. 4 La cultura poetica in lingua di sì: le farciture
XI
183
206
214
217
INDICE
V. Dante
5. 1 Un nodo e la mano
5. 2 Palinodie?
231
232
VI. La presente edizione
6. 1 Lista delle divergenze
237
Fiore
250
Detto d’Amore
484
Indice delle rubriche e degli incipit del Fiore
Indice alfabetico degli incipit
Indice dei nomi propri di luogo, persona, personificazione
e opere
Indice dei nomi
Indice dei nomi degli studiosi e critici
Indice dei manoscritti
519
525
XII
531
545
549
553
II
IL MODELLO
2. 1 Il Roman de la Rose miniato e rubricato
L’immagine del Dio d’Amore con l’arco teso, che si legge nella prima
elegia dei libri Amorum di Ovidio (cfr. § 1. 1), compare nella miniatura che i codici illustrati del Roman de la Rose associano al verso
1678 (ovvero 1681). In questo luogo nei manoscritti si trova anche
una rubrica, non confluita nel testo delle edizioni,62 che dice «Li
deus d’Amors», e che è la prima a lui dedicata (e in molti manoscritti l’unica) con questo dettato. L’attacco del Fiore, che parte
proprio da qui, non è quindi né fortuito, né casuale.
Il fatto che la traduzione inizi da questo punto del Roman de la
Rose non dipende cioè dall’aver il traduttore adoperato un manoscritto fortuitamente lacunoso o acefalo e la scelta non è nemmeno
casuale, posto il modello ovidiano dell’immagine «Li Dieus d’Amors
qui arc tendu / [...] / Et quant la corde fu en coche / Il entesa jusqu’a l’oreille / L’arc qui estoit forz a merveille» (R 1678-89), che
diventa l’attacco «Lo Dio d’Amor con su’ arco mi trasse». L’attacco del Fiore non è fortuito, perché il volgarizzamento impiega e
traduce anche porzioni di testo prima di questo luogo, fatto che
dimostra come il volgarizzatore non abbia lavorato su un esempla-
62
Una stimolante messa a punto del problema delle illustrazioni e della paragrafatura del Roman de la Rose è nei lavori di Silvia Huot, tra i quali si ricordi almeno “Romance of the Rose” and Its Medieval Readers: Interpretation, Reception, Manuscript Transmission, Cambridge, Cambridge University
Press, 1993.
95
NOTA AL TESTO
re del Roman de la Rose in cui mancassero, per un qualche accidente, i 1680 versi precedenti. Né, quanto qui si segnala per la prima
volta a proposito dell’incipit legato alla rubrica «Li Deus d’Amors»,
il rilievo del v. 1678 è determinato da un espediente episodico o
casuale, perché il volgarizzatore si appoggia, anche per altri sonetti,
sulle divisioni che rubriche e miniature tagliano nel continuum del
testo oitanico. La procedura compendiaria del traduttore non si basa
però solo sulle partizioni del modello, ma ne anticipa o posticipa
versi, coagulandoli tematicamente. L’intervento macroscopico è la
soppressione della lunga digressione didascalica dei vv. 15888-20710
della Rose, all’altezza dei son. 219 e 220. Nella scelta incipitaria in
medias res si impone il modello ovidiano (§ 1. 1), ma il motivo della
ferita è stabilmente classico, si pensi infatti all’apertura del virgiliano libro di Didone: «At regina graui iamdudum saucia cura / uolnus alit uenis» (Aen. IV 1-2). Il dettato ‘medievale’ del Roman de
la Rose, «Au vuintieme an de mon aage» (R 21), è, a parere di Contini,
compensato nella dicitura incipitaria di «Nel mezzo del cammin di
nostra vita» (Inf 1, 1). Si potrebbe aggiungere l’osservazione che il
sonno (R 24-25), il sogno (R 26) e il sogno messo in versi (R 31)
caratterizzano, nel primo paragrafo della Vita nova (1, 12-20 [Barbi III 1-9]), l’esperienza dell’autore diciottenne. Se si vuol dar credito all’attribuzione a Dante, bisognerà individuare anche quale tipo
di rapporto il Roman de la Rose, via Fiore e Detto d’Amore, intrattiene con il libello giovanile. A tal fine andrebbe meditato un ampio passo di Guillaume, nel discorso che Li Dieus d’Amors tiene a
Amans, precisamente tra i modelli puntuali del sonetto 5, dell’attacco del Detto e il luogo da cui riparte il sonetto 6 (R 2263-2502).
Per sottolineare però quanto risultino pertinenti le partizioni
antiche del Roman de la Rose si noti che il primo sonetto del Fiore
ricostruisce dal verso «Li Dieus d’Amors qui arc tendu» (R 1678,
ovvero 1681), che è un verso accompagnato dalla prima rubrica e
dalla prima miniatura in cui c’è il Dio d’Amore con l’arco, ma anche
da versi molto precedenti a questi, cioè «A lui se trait de l’autre
part / Li Dieus d’Amors» (R 864-65) prima comparsa nel testo
96
IL MODELLO
oitanico del personaggio divino, rilevata da maiuscola grande paragrafale in molti testimoni (aspetto importante per un lettore di
quell’epoca, come si scopre vedendone la rilevanza per il traduttore del Fiore).
I sonetti del Fiore sono preceduti fino al sonetto 209, ad esclusione del primo, da didascalie coi nomi dei personaggi (cfr. § 3. 1),
che vanno messe in rapporto alle analoghe didascalie, che accompagnano le miniature, o a quelle sotto forma di semplice rubrica,
che segmentano la sequenza continua dei couplets d’octosyllabes del
Roman de la Rose. L’attacco Lo Dio d’Amor con su’ arco mi trasse
coincide con la prima miniatura in cui compare, secondo la rubrica
inserita prima del v. 1681, «Li deus d’Amors» (R 1681) nel corredo
illustrativo fisso della parte più antica di Guillaume de Lorris.
Correndo il rischio di generalizzare troppo, si può dire che la parte
più antica di Guillaume de Lorris ha partizioni sulla base di miniature e grandi iniziali ornate, la parte di Jean de Meun (ad esempio
nel manoscritto di Parigi, B. N. f. fr. 378) ha invece rubriche interposte al testo, soprattutto come indicazione dei singoli locutori, a
partire da quella celeberrima, e particolarmente lunga, che dice: «Ci
endroit fina maistre Guillaume de Lorriz cest roumanz, que plus
n’en fist, ou pour ce qu’il ne vost ou pour ce qu’il ne pot. Et pour
ce que la matiere embelissoit a plusors, plot a maistre Jean Chopinel de Meun a parfaire le livre et a ensivre la matiere. Et commence
en tele maniere come vous porroiz oïr ci apres ». Questo passaggio
corrisponde nel Fiore ai sonetti 33-34. Il traduttore si appropria
quindi di uno strumento di partizione e di chiarificazione del Roman de la Rose, che ha anche un’importanza fondativa metatestuale (come dimostra la rubrica succitata), uniformandone l’applicazione all’intero lavoro (forse progettando anche un corredo illustrativo). Elemento genialmente aggiuntivo, il volgarizzatore sfrutta
tali indicazioni paragrafali come partizione della materia da tradurre in pensa delimitati. Le trasposizioni da un luogo ad altro del
Roman de la Rose, come si vedrà poi in dettaglio, sono in realtà
irradiazioni da punti diegeticamente e metatestualmente forti, come
97
NOTA AL TESTO
il nodo in cui compaiono il nome dell’autore francese (cfr. § 4. 2)
e il personaggio di Falsembiante (cfr. § 1. 2).
Per schematizzare i dati ci si potrà limitare all’elenco dei sonetti
il cui incipit coincide con una maiuscola di corpo maggiore nel
modello, che si potrebbe equiparare a un’indicazione di paragrafo,
anche perché in un manoscritto ‘povero’ del Roman de la Rose non
saranno state realizzate le illustrazioni,63 ma saranno plausibilmente sopravvissute, accanto alle rubriche, le maiuscole paragrafali:
TAVOLA
7
Fiore e B. N. f. fr. 12786 = Da
1 «Lo Dio d’Amor con su’ arco mi trasse» e «Li Dieus d’Amors qui, arc
tendu» (R 1678); 2 «Sentendomi ismagato malamente» e «Quant j’oi einssi esté bersez» (R 1696); 4 «Con una chiave d’oro mi fermò il core» e
«Lors a de s’aumoniere traite» (R 1997); 6 «Partes’ Amor, [le] su’ ale
battendo» e «Tout maintenant qu’Amors m’ot» (R 2763); 7 «Molto vilmente mi buttò di fora» e «N’osai iqui plus remenoir» (R 2941); 9 «Dogliendomi in pensando del villano» e «En ce point ai grant piece esté» (R
2969); 10 «Udendo che Ragion mi gastigava» e «Quant j’oi ce chastiement» (R 3071); 12 «Tutto pien d’umiltà verso ’l giardino» e «A Dongier
sui venuz honteus» (R 3149); 13 «Sì com’ i’ stava in far mia pregheria» e
«Si com j’estoie en ceste poine» (R 3244); 15 «Lo Schifo disse: “Giente
messagiere [...]”» e «Lors ne pot plus Dongier durer» (R 3315); 21 «Del
molto olor ch’al cor m’entrò basciando» e «Des or est droiz que je vos
conte» (R 3497); 26 «Lo Schifo, quando udìo quel romore» e «Lors leva
63
Per un regesto di miniature e rubriche di un manoscritto illustre del Roman de la Rose si può rimandare al lavoro di Simonetta Mazzoni Peruzzi, Il
codice Laurenziano Acquisti e Doni 153 del ‘Roman de la Rose’, Firenze, Le
Lettere, 1986, che effettua in maniera pioneristica questo lavoro di repertorio
del paratesto in un famoso testimone che contiene ben 89 illustrazioni: «secondo soltanto, nell’ambito della tradizione illustrata della Rose, al codice parigino
[B.N. f. fr. 24392] che detiene il primato con 115 miniature» (p. 3). Lì si troveranno anche le descrizioni delle miniature presenti in questo testimone: quella
che coincide con l’attacco del Fiore è a c. 23v del codice (cfr. p. 12 e p. 35), e la
rubrica recita «Li dieus d’amour trait la premiere saiete c’est Biautés». Rubrica
fregia lì anche i luoghi da cui iniziano a prendere materia i sonetti 3, 45, 49, 77,
78, 80, 94, 105, 115, 132.
98
IL MODELLO
li vilains la hure» (R 3729); 27 «Gielosia, che stava in sospeccione» e «Des
or est tans que je vos die» (R 3795); 30 «Quand’ el’ ebe il castel di guernigione» e «Jalousie a garnison mise» (R 3865); 31 «Bellacoglienza fu nella
forteza» e «Tout maintenant que Jalousie» (R 3935).
Fiore e B. N. f. fr. 378 = ϑα
35 «Languendo lungiamente in t[a]l manera» e «Tant comme ainsi me
dementoie» (R 4218); 46 «Quando Ragion fu assa’ dibattuta» e «Quant
j’oy bien Raison entendue» (R 4356); 38 «Ragion, tu sì mi vuo’ trar d’amare» e «Vous ne finastes huy de dire» (R 5371); 45 «Ancor non vo’ t’incresca d’ascoltarmi» e «Biaus Amis – dist ele – ore escoute» (R 5430); 41 «Del
dilettar non vo’ chiti tua parte» e «Nepourquant, si ne vueill je mie» (R
5791); 51 «Inpresso vo’ che·ttu agie astinenza» e «Or vous dirai que vous
ferez» (R 7309); 52 «La Vechia, che Bellacoglienz’ à ’n guarda» e «La
Vieille qui Bel Acueil garde» (R 7401); 63 «S’a scachi, o vero a·ttavole,
giocassi» e «Se Bel Acueil povez trouver» (R 7769); 68 «Quand’ ebi inteso Amico, che leale» e «Douz Amis, qu’est ce que vous dites ?» (R 7797);
69 «A te sì non convien far disfidaglia» e «Conpainz, conpainz, ce doivent querre» (R 7821); 70 «Po’ mi convien ovrar di tradigione» e
«Conpains, a cest conseill m’acort» (R 7879); 71 «S’uom apella il camin
Troppo-Donare» e «Oill, ·i· chemin bel et gent» (R 7887); 58 «Le giovane,
e le vechie, e le mezane» e «Si sont eles voir presque toutes» (R 8285); 62
«Ancor convien che·ttu saccia ’lcun’ arte» e «Mais comment que la chose
preingne» (R 9683); 66 «Se·ttu ài altra amica procacciata» e «Et s’il est tels
qu’il ne veult mie» (R 9779); 67 «E se·ttua donna cade in malatia» e «Et
s’ele chiet en maladie» (R 9873); 72 «Or sì·tt’ò detto tutta la sentenza» e
«Or vous ai jusque ci chanté» (R 9899); 57 «Quando fai ad alcuna tua
richesta» e «Briement, de toutes les pulceles» (R 9939); 73 «Così mi confortò il buon Amico» e «Ainsi Amis m’a conforté» (R 10007); 74 «Intorno dal castello andai ciercando» e «Lors emprés cele departie» (R 10033);
76 «Per Dio, gientil madonna, e per merzede» e «Dame, pour Dieu, se je
seüsse» (R 10239); 79 « Madonna Oziosa venne la primiera» e «Dame
Oiseuse la jardiniere» (R 10453); 87 «Amor sì disse : “Per cotal convento
[...]”» e «Faus Samblant, par tel couvenant» (R 1935); 88 «Po’ ch’e’ vi piacie, ed i’ sì ’l vi diròe» e «Sire, quant vous vient a plesir» (R 11003); 89 «I’
sì mi sto con que’ religiosi» e «Qui Faus Samblant vorra connoistre» (R
11011); 97 «Chi della pelle del monton fasciasse» e «Qui de la toison dant
Belin» (R 11127); 98 «Sed e’ ci à guari di cota’ lupelli» e «S’il a gaires de
tels loviaus» (R 11137); 104 «Falso-Senbiante si volle sofrire» e «Ci se
vost taire Faus Samblant» (R 11227); 109 «Io dico che ’n sì grande dan-
99
NOTA AL TESTO
nazione» e «Nepourquant autressi grant perte» (R 11273); 110 «Ancor sì
non comanda la Scrittura» e «Si puis bien jurer sanz deloi» (R 11297); 113
«Ver è ch’e’ ci à persone ispeziali» e «Vez ci les cas especiaus» (R 11441);
114 «Ad alcun altro, che·ffa lavoraggio» e «Ou s’il a son labour gaaingné»
(R 11469); 120 «Questo buonuon volea ch’i’ rinegasse» e «Ma mere en
essill le chaça» (R 11513); 116 «Ancor una crudel costuma abiamo» e «Une
autre coustume ravons» (R 11641); 122 «Ancor, s’i’ m’intrametto in far
mogliazo» e «Si m’entremet de corratages» (R 11683); 121 «I’ sì nonn-ò
più cura d’ermitagi» e «Je n’ai mais cure d’ermitages» (R 11705); 127 «Dì,
Falsenbiante, per gran cortesia» e «Faus Samblant – dist Amours – di moi»
(R 11985); 137 «Tutti quatro passarono il portale» e «Ez vous Cortoisie
et Largece» (R 12385); 141 «Dritta a la camera a la donna mia» e «La Vieille
illuec plus ne sejorne» (R 12545); 146 «Se del giuoco d’amor i’ fosse essuta» e «Sachiez, se je fusse ausi sage» (R 12765); 148 «I’ era bella, e giovane, e folletta» e «Bele ere, jeunne, nice et fole» (R 12805); 151 «Ancora
d’altra parte cuore humano» e «D’autre part, mes enfes gentis» (R 12861);
156 «Figluola mia, chi vuol gioir d’Amore» e «Biau filz, qui veust jouir
d’amer» (R 13015); 165 «Or sì·tti vo’ parlar del guernimento» e «Si
n’estuet ja que je m’atour» (R 13083) ; 159 «Buon acontar fa huon, c’abia
danari» e «Bon acointier fait hommes riches» (R 13109); 163 «Tutti quanti le vann’ ogi blasmando» e «Briement, tuit les boulent et trichent» (R
13269); 164 «Ne·libro mio so ben che studierai» e «Biau tres douz filz, se
vous vivez» (R 13503); 166 «E s’ella nonn-è bella di visagio» e «E s’ele
n’est bele de visage» (R 13579); 172 «E quando tu udirai la sua domanda»
e «Et quant ele orra la requeste» (R 13667); 174 «Chi ’l su’ amico non
pensa di pelare» e «Fole est qui son ami ne plume» (R 13701); 177 «E se·lla
donna punto s’avedesse» e «Et s’ele voit que il s’aperçoive» (R 13745);
179 «E s’alcun altro nonn-à che donare» e «Et s’il ne li a qu’aporter» (R
13785); 180 «Sì dé la donna, s’ell’ è ben sentita» e «Si doit fame, s’el n’est
musarde» (R 13799); 183 «S’a l’altra parte elle son franche nate» e «D’autre part, els sont franches nees» (R 13879); 184 «E se quell’uon desdir
non si degniasse» e «Et s’il ne s’en daignne escondire» (R 14207); 187
«Quand’ a quel lavorio messi saranno» e «Et quant se seront mis en l’oevre» (R 14297); 188 «Se l’uon può tanto far ched ella vada» e «Et s’il, pour
euls asseürer» (R 14315); 191 «Ma ciascun uon, c’avesse in sé ragione» e
«Mais hons qui bien sages seroit» (R 14433); 192 «Al ben guardar fallì’,
lassa dolente» e «Hé! lasse! ainsi n’a je pas fait» (R 14461); 193 «S’i’ fosse
stata, per l’anima mia» e «Se je fusse sage, par m’ame» (R 14475); 194 «Così
à quella Vechia sermonato» e «Ainsi la Vieille a sermonné» (R 14551); 196
100
IL MODELLO
«Del bel valetto, che vo’ mi parlate» e «Mais dou vallet que vous me dites»
(R 14627); 197 «La Vechia sì la va rasicurando» e «Et la Vieille li asseüre»
(R 14667); 198 «Alor sì fecier fine al parlamento» e «Leur paroles atant
faillirent» (R 14683); 200 «La Vechia disse allor: “Amico mio [...]”» e «La
Vieille atant de moi se part» (R 14723); 207 «Francheza si venne primiera
mente» e «Franchise vint premierement» (R 15307); 211 «Molt’ era buon
guerrier, quel Buon-Cielare» e «Bien-Celer fu mout bons guerriers» (R
15491); 215 «Francheza sì s’è de l’oste partita» e «De l’ost se partent li
message» (R 15663); 218 «Di gran vantagio fu ’l carro prestato» e «Toute
leur chose ont aprestee» (R 15791); 220 «Venùs, che d’assalire era presta»
e «Venus, qui d’assaillir est preste» (R 20715); 221 «Quando Venùs intese
che Vergogna» e «Quant la deesse entendi Honte» (R 20723); 225 «Venùs
allora già più non atende» e «Venus n’i va plus atardant» (R 21255); 227
«Figluola mia, per Dio e per merzede» e «Biau tres douz filz, pour Dieu
merci» (R 21315); 230 «Pe·più volte fallì’ a·llui ficcare» e «Se bohourder
m’i veïssiez» (R 21623).
Fiore e B. N. f. fr. 1573 = Ab
231 «Quand’i’ mi vidi in così alto grado» e «Quant an si haut degré me
vi» (R 21713).
Questi 90 sonetti trovano rispondenza con un attacco paragrafale dei manoscritti della Rose privilegiati nelle edizioni moderne. Esula
dal presente lavoro dimostrare se queste partizioni paragrafali siano stabilite su basi mensurali (ma si noti però la ricorrenza delle
stesse cifre finali nelle indicazioni dei versi del testo oitanico), oppure
su basi argomentative, e quale sia la paragrafatura ricostruibile per
il Roman de la Rose.
Interessante anche la casistica dei versi incipitari che non mutuano un attacco paragrafale del modello. L’incipit del sonetto 20
«Udendo quella nobile novella» è divisibile nella formula di 10, 1:
«Udendo che Ragion mi gastigava» (su «Quant j’oi ce chastiement»
R 3071, che servirà anche per 134, 1 «Udendo Mala-Bocca c’Astinenza»), e nella clausola, paraetimologica e rimata internamente, il
cui sostantivo è da 193, 3-4 «Ch’i’ era allor sì bella, e sì piaciente, /
Che ’n ognie parte novelle ne gia» e 146, 6-7 «Che per tutto corea
la novella / Com’ i’ era cortese, e giente, e bella» (cfr. § 1. 2). Oppure
101
NOTA AL TESTO
il caso dell’incipit del sonetto 27 «Gelosia, che stava in sospeccione», che elimina dal modello il distico immediatamente precedente
e incipitario di paragrafo: «Des or est tans que je vos die / La contenance Jalousie, / Qui est en male soupeçon» (R 3795-7), perché
tali formule allocutorie «je vos die» sono fatte convergere nel sonetto 21 (sonetto-sommario).
Può essere utile un quadro sinottico degli attacchi dei sonetti del
volgarizzamento rispetto all’originale francese, che consenta anche
di individuare le famose trasposizioni o agganci del materiale da un
luogo del modello a un punto del poemetto che ne sarebbe ben
distante in base alla semplice disposizione sequenziale. Ecco quindi la successione delle traduzioni del Fiore rispetto al testo del Roman
de la Rose. In grassetto i sonetti che infrangono l’ordine sequenziale (quando non è incipitario, si dà anche il verso interno del sonetto
che si avvicina di più al testo del modello):
TAVOLA
8
Detto 167 «Chevous ot blonz com .i. bacins» (R 527, Parodi) – Detto 239
«Tant estoit cil chanz douz et biaus» (R 669, Formisano in Contini) – 1,
4 «A lui se trait de l’autre part» (R 864) – 1, 12 «Noviaus pansers fu sanz
doutance» (R 965) – 1 «Li Dieus d’Amors qui, arc tendu» (R 1678) – 2
«Quant j’oi einssi esté bersez» (R 1696) – Detto 6 «Qu’orandroit me faces
homage» (R 1931, Contini) – Detto 17 «Qu’Amors porte le gonfanon» (R
1943, Parodi) – 3, 4 «Amis - fait il - j’ai mes homages» (R 1957) – Detto
71 «Et te veil si a moi lier» (R 1968, Parodi) – 4 «Lors a de s’aumoniere
traite» (R 1997) – 5 «Ainssi fist sa volente toute» (R 2009) – Detto 63 «Ton
servise penré en gre» (R 2023, Parodi) – Detto 441 «Or te garde bien de
retraire» (R 2085, Contini) – Detto 443 «Toutes fames sers et honore» (R
2113, Contini) – Detto 430 «Si qu’eles oient bones noveles» (R 2120,
Contini) – Detto 397 «Apres tout ce, d’orgueil te garde» (R 2123, Contini) – Detto 427 «Moine toi bel, selonc ta rente» (R 2139, Contini) – Detto
436 «A tel qui la sache taillier» (R 2144, Contini) – Detto 437 «Solers a laz
et estivaus» (R 2149, Contini) – Detto 412 «Par quoi tu puisses au genz
plaire» (R 2188, Benedetto) – Detto 425 «Chascuns doit faire en totes
places» (R 2190, Contini) – Detto 409 «Se tu te sanz haitiez et legiers» (R
2193, Contini) – Detto 421 «Et se tu ses lances brisier» (R 2197, Contini)
102