Abbiamo bevuto il vino bianco delle colline
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Abbiamo bevuto il vino bianco delle colline
Abbiamo bevuto il vino bianco delle colline Abbiamo bevuto il vino bianco delle colline alla tavola dell’amicizia con i suoi profumi della terra e gli umori del bosco e delle radici, frizzante e gioioso come il vulcano, salato, come il sudore che l’ha generato; abbiamo mangiato il riso nobile del Doge alla tavola dell’amicizia con i suoi matrimoni d’amore con tutti i frutti, le spezie tenaci, le umili erbe; disposto all’abbraccio con tutti i colori del mondo, col verde solitario dei piselli gentili, col giallo volubile dello zafferano generoso, col brumoso senape dei funghi odorosi; abbiamo assaggiato i piccoli frutti dell’incolto alla tavola dell’amicizia i figli prediletti della terra madre generati senza fatica, cresciuti con la pioggia come un dono d’amore, appartati e solitari, ricchi di sapori poveri (come noi anche siamo); abbiamo atteso il sorgere fumante della polenta alla tavola dell’amicizia sposa affettuosa e materna, tenera compagna dei formaggi dagli afrori intensi dei corpi che li hanno partoriti, dei ruvidi salami, che sanno tutti gli odori, dimenticati, delle aie perdute; venuta da miglia lontane, di là degli oceani, portata dal vento della storia per sfamare mille sofferenze di disumana ingiustizia; abbiamo sorseggiato il fuoco delle acque di vita alla tavola dell’amicizia perfide e malevole che hanno mitigato l’insanabile dolore degli uomini, che hanno avvolto con le tenebre dell’incoscienza una povertà indicibile; abbiamo diviso parole vere alla tavola dell’amicizia abbiamo acceso una luce di speranza nella nostra sorella notte che ci accompagna. 25 dicembre 2007