Mercoled 19 marzo, ore 21, Chiesa di S

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Mercoled 19 marzo, ore 21, Chiesa di S
Mercoledì 19 marzo, ore 21, Chiesa di S. Maria Maggiore
Il Sacro vocale in Beethoven e Schubert
Coro Lirico “G.B. Viotti” diretto da Mario Barasolo
Emanuela Barazia (mezzosoprano), Stefania Bellini e Fabio Grasso (pianoforte)
PROGRAMMA
Prima parte
Seconda parte
Emanuela Barazia (mezzosoprano), Stefania
Bellini (pianoforte)
Emanuela Barazia (mezzosoprano), Fabio
Grasso (pianoforte)
Franz Schubert
Ludwig van Beethoven
1797-1828
1770-1827
Mignon (D 321, Kennst du das land)
Wonne der Wehmut
testo tedesco da Wilhelm Meister di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
(Delizia della malinconia)
testo tedesco di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
Lied der Mignon
(D 877, Heiß mich nicht reden)
Sehnsucht
testo tedesco da Wilhelm Meister di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
testo tedesco di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
Gretchen am Spinnrade
Mit einem gemalten Band
(D 118, Margherita all’arcolaio)
testo tedesco di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
testo tedesco da Faust di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
Sehnsucht (D 123)
testo tedesco di W. Goethe
per mezzosoprano e pianoforte
Ständchen (D 957, Serenata)
per mezzosoprano e pianoforte
Ellens Gesang
(D 839, Canto di Elena, detto Ave Maria)
testo inglese da La donna del Lago di W. Scott
per mezzosoprano e pianoforte
Stabat Mater
per coro e pianoforte
Abendlied unter’m gestirnten
Himmel
testo tedesco di Goeble
per mezzosoprano e pianoforte
Fantasia corale
Testo della parte corale di C. Kuffer
per coro e due pianoforti
INTERPRETI
Il Coro Lirico “G.B. Viotti” è stato fondato dal prof. Joseph Robbone nell’ambito delle iniziative musicali legate
alla fondazione del Liceo Musicale “G.B. Viotti” nel 1953. In oltre cinquant’anni di attività ha partecipato alle
stagioni liriche di Zurigo, Tours, Besançon, Bastia, Marsiglia, Lione, Monza, Piacenza, Aosta, Novara e Vercelli.
Ha collaborato con l’orchestra Sinfonica di Sanremo e ha preso parte a diverse rappresentazioni di opere liriche in
forma di concerto e a numerosi concerti anche con solisti. Dal 1972 è diretta da Mario Barasolo.
Emanuela Barazia, mezzosoprano, ha frequentato i corsi all’Istituto “S. Cordero” di Pamparato (Cn) con il prof.
M. Uberti, con il Deller Consort di Londra, con R. Steward e l’Amis di Savona. Intensissima l’attività concertistica,
per la quale si avvale di un ampio e vario repertorio: ha lavorato per l’Accademia Nazionale “S. Cecilia” di Roma,
il Teatro “La Fenice” di Venezia e il Teatro “Bellini” di Napoli ed ha svolto tournée in Argentina, Stati Uniti e
Canada. Ha interpretato ruoli di soprano drammatico in Trovatore, Norma, Tosca e Madama Butterfly, riscuotendo
grandi successi in Italia e all’estero. In Spagna ha realizzato numerosi concerti su repertorio operistico e di
zarzuela, che ha perfezionato in questo paese negli ultimi anni.
Stefania Bellini, pianista, vercellese, ha iniziato giovanissima gli studi di pianoforte presso il Liceo Musicale “F.A.
Vallotti”, sotto la guida del m° Mario Barasolo. Si è diplomata presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano con il
massimo dei voti e la lode e, negli stessi anni, ha conseguito il Diplome d’einsegnement presso l’École Normale
“A. Cortot” di Parigi sotto la guida del m° Jean Micault. Vincitrice di concorsi nazionali ed internazionali sia come
solista che in formazioni cameristiche, dal 1991 si dedica anche allo studio della Musica Antica e nel 1995 ha
conseguito il diploma di Clavicembalo presso il Conservatorio di Vicenza. Fin da giovane ha iniziato, grazie al m°
Joseph Robbone, a dedicarsi all’accompagnamento dei cantanti, attività che svolge come docente presso il
Conservatorio “G. Cantelli” di Novara.
Fabio Grasso, pianista, è nato a Vercelli dove ha iniziato gli studi musicali presso il Liceo Musicale “G.B. Viotti”
con i maestri Mario Barasolo e Jean Micault; ha conseguito il Diploma di Pianoforte nel 1986, a 17 anni, col
massimo dei voti, lode e menzione ad honorem presso il Conservatorio di Torino. Nel 1994 si è diplomato in
Composizione sperimentale a Milano e nel 1995 si è laureato con lode in Letteratura Greca presso l’Università del
Piemonte orientale. Si è perfezionato in Pianoforte con Marco Vincenti, Maria Tipo e Klaus Hellwig e in
Composizione con Giacomo Manzoni e Franco Donatoni. Ha conseguito il nuovo Diploma Accademico di Laurea
di secondo livello in Pianoforte, con lode e menzione, presso il Conservatorio di Alessandria ed è attualmente
docente presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia. Nel 1996 ha vinto il Concorso pianistico internazionale
“XXème siècle” di Orléans, ed è stato invitato a suonare in più occasioni a Parigi e poi a Nizza, Montpellier,
Orléans, Maastricht, Colmar, Erfurt per recitals solistici, concerti cameristici e concerti con orchestra. Nel 1999 è
stato premiato al Concorso Busoni di Bolzano; ha suonato per il Festival Aujourd’hui Musiques di Perpignan, e per
le stagioni concertistiche delle Università musicali di Graz, Montreal e dell’Accademia “Chopin” di Varsavia. Ha
inciso composizioni di Busoni, Rubinstein (in prima mondiale), Schumann e le 5 Fughe e 9 Sonate di Scarlatti.
Come compositore, nel 1996 ha vinto il primo premio del Concorso “Ginastera” di Buenos Aires, con il brano
sinfonico Katoptroeidès, mentre nel 1999 ha ottenuto il Premio di Composizione “Journées de la jeune musique” di
Marsiglia con il brano per ensemble La Sérénade aux tristes sourires. Sue composizioni sono state eseguite a
Milano, Firenze, Roma, Berlino, Parigi, Orléans, Nizza, Colmar, Montpellier, Amsterdam e Buenos Aires. Sta
attualmente curando l’esecuzione integrale delle Sonate di Beethoven per la Società del Quartetto di Vercelli.
PRESENTAZIONE
Spiritualità ed impronta goethiana nella musica vocale di Beethoven e di Schubert
Questo programma si compone di brani tratti dalla produzione vocale di Schubert e di Beethoven. Alcune di questi
pezzi sono scritti su testi propriamente sacri (come lo “Stabat Mater” di Schubert) o dalla forte connotazione
spirituale, in sintonia con la collocazione temporale del concerto, preludio musicale alla Settimana Santa. È ad
esempio il caso del Lied di Goeble, musicato da Beethoven, intitolata “Abendlied unterm gestirnten Himmel”
(Canto della sera sotto il cielo stellato): la suggestione kantiana vi traspare evidentissima, quando il poeta descrive
lo slancio verso il bene e il desiderio di elevazione morale dell’anima, ispirati dalla visione di un cielo punteggiato
dagli astri scintillanti. Del resto la contemplazione del firmamento come spunto di riflessione etica ed esistenziale è
tema caro a Beethoven, che della lettura di Kant si era abbondantemente nutrito: non è casuale, nella sezione
centrale dell’Inno alla Gioia nel finale della 9a Sinfonia, la scelta dei versi schilleriani in cui il poeta si rivolge al
mondo dicendogli “Cerca il tuo Creatore al di sopra del firmamento, al di sopra delle stelle egli deve dimorare”.
Citiamo quest’opera in quanto universalmente conosciuta come simbolo dell’altissimo spirito filantropico
beethoveniano; in realtà ne esiste una meno nota anticipazione, che Beethoven aveva creato alcuni anni prima,
quasi fosse una più o meno conscia sperimentazione del suo futuro capolavoro sinfonico-vocale. Si tratta per
l’appunto della Fantasia Corale op. 80, un brano per pianoforte solista, orchestra e coro, in programma questa sera
nella riduzione con la parte dell’orchestra affidata al secondo pianoforte. Le analogie col finale della Nona sono
molte: l’ingresso del coro dopo un’introduzione strumentale, il carattere del motivo principale, semplice, gioioso e
comunicativo, la struttura di tema con variazioni, l’argomento del testo (opera del poeta Christophe Kuffner,
contemporaneo di Beethoven), nel quale pace e gioie dello spirito, amore e fratellanza sembrano costituire nella
vita umana una prodigiosa armonia di arcane consonanze, ben incarnata dalle solari sonorità beethoveniane. Certo
la scrittura è decisamente meno matura rispetto alla Nona e ad altri capolavori, dei quali non raggiunge le vette di
genialità sbalorditiva ed inarrivabile (in questo deve aver influito l’elevatissima velocità di composizione imposta
da ragioni pratiche), ma non al punto da giustificare la sottovalutazione, assolutamente ingenerosa ed immeritata,
che talora viene fatta di questo brano. Di grande valore, anzi, è anche l’introduzione solistica del pianoforte, dalle
tinte oscure in tono minore, quasi l’inizio di un percorso redentivo che culmina nel luminosissimo finale corale.
La parte di programma liederistica schubertiana include due lavori di grande fama, come “Ständchen” (Serenata)
dal ciclo Schwanengesang (Canto del cigno), ed “Ellens Gesang”, altrimenti detto “Ave Maria”, che, pur non
essendo composto sul canonico testo sacro, bensì su una traduzione tedesca di un passo da “La donna del lago” di
Walter Scott, ben si inserisce nel filone spirituale di cui si è detto finora.
Ma accanto a tale filone, come secondo tema del concerto, si è voluto dare rilievo all’immensa importanza che ebbe
la figura di Goethe in generale per la cultura tedesca ed europea, ed in particolare per la formazione culturale di
Beethoven e di Schubert. Beethoven ne fu amico personale, nonostante qualche piccolo dissapore, che tuttavia non
gli impedì di considerarsi onorato di essere stato il primo a musicare alcune delle sue liriche. L’ammirazione di
Schubert nei suoi confronti è testimoniata dall’enorme quantità di Lieder scritti sui suoi testi, e dalla leggendaria
capacità di farsi ispirare da essi (si narra che improvvisò davanti ai suoi amici uno dei più famosi, Erlkönig, pochi
secondi dopo aver letto i versi per la prima volta). Quelli proposti nel programma odierno sono senz’altro fra i più
riusciti.
L’infinita, misteriosa e dolcissima tristezza di Mignon, enigmatica figura femminile aggregata alla compagnia
viaggiante di attori guidata da Wilhelm Meister nel colossale romanzo di formazione goethiano, è resa
splendidamente dalle struggenti invenzioni armoniche schubertiane, sia nel celeberrimo “Kennst du das Land wo
die Zitronen blühn?” (“Conosci la terra dove fioriscono i limoni?”, omaggio dello scrittore all’amata Sicilia), sia
nel più intimo “Lied der Mignon”, nel quale la taciturna fanciulla evoca il suo destino, che le impone di serbare i
suoi inconfessabili segreti.
È invece tratto dal Faust “Gretchen am Spinnrade” (Margherita all’arcolaio), forse il Lied più noto ed amato del
repertorio vocale da camera di ogni tempo. In esso sulle figurazioni pianistiche che ricordano il moto dell’arcolaio
si innestano gli accorati lamenti di Margherita abbandonata da Faust, ormai completamente soggiogato dal potere
mefistofelica che lo trascina nel suo forsennato percorso alla ricerca della conoscenza.
Se meno conosciuti e più leggeri sono i testi dei Lieder beethoveniani “Wonne der Wehmut” (Delizia della
malinconia) e “Mit einem gemalten Band” (Con un nastro colorato), dedicati a temi d’amore più convenzionali
seppur trattati con raffinatissima eleganza, una menzione particolare merita la lirica intitolata “Sehnsucht”. Questo
termine intraducibile indica uno struggimento nel desiderio di infinito, inappagabile e tuttavia appagato proprio
nelle sensazioni generate dal suo stesso concepimento. Si tratta di un sentimento tipico dell’anima romantica, che in
Schumann conoscerà la sua massima sublimazione musicale. Il testo goethiano parla di visioni di alture e di nuvole,
sulle quali lo spirito ingabbiato vorrebbe librarsi, nonché della contemplazione dell’amata che rende ancora più
affascinante questo scenario naturale, apparendovi con lo splendore di una stella. Si è voluto espressamente
proporre nel programma sia il Lied di Schubert sia quello di Beethoven su questo stesso testo, così da rendere
possibile un confronto diretto. Si noterà che all’approccio schubertiano più meditativo, con un recitativo iniziale
che solo a brano inoltrato cede il passo ad un più lirico dispiegamento della melodia, fanno da contraltare la
vivacità e l’incisività ritmica di Beethoven, in un Lied dalla struttura strofica, vale a dire con ripetizioni uguali della
musica ad ogni strofa, che tuttavia, sugli ultimi versi (all’apparire della “wunderschönste”, cioè meravigliosa
fanciulla) lascia spazio a una geniale variazione, con modulazione alla tonalità maggiore, per un finale dalla
commovente dolcezza inondata di luce.
Fabio Grasso