1. il mercato dei ricambi: monopolio o liberta` di

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1. il mercato dei ricambi: monopolio o liberta` di
1. IL MERCATO DEI RICAMBI: MONOPOLIO O LIBERTA’ DI RIPARAZIONE?
Lo studio McKinsey ha dimostrato che i costruttori europei di automobili nell'anno 2000 hanno realizzato
il 39% del profitto lordo con la vendita di pezzi di ricambio – e soltanto il 18% con la produzione e la
vendita di automobili.
E’ per questo che i costruttori mirano ad estendere il loro predominio sul mercato dei pezzi di ricambio
visibili. Per oltre un decennio essi hanno presentato delle false argomentazioni nel tentativo di
convincere l’UE a concedere loro il monopolio sui pezzi di ricambio visibili.
Il monopolio assicurato dalla protezione legale dei disegni e modelli garantisce ai costruttori una
posizione giuridica tale da permettere loro di pretendere prezzi molto cari per i pezzi di ricambio,
trasformare oltre 250 milioni di automobilisti europei in consumatori non più liberi, eliminare dal mercato
molte Piccole e Medie Aziende, pregiudicare migliaia di posti di lavoro nell’UE nel settore della
distribuzione indipendente.
La Commissione Europea ha già riconosciuto questo pericolo. Essa, infatti, sta tentando giustamente di
liberare l'Europa da simili monopoli ovunque sia possibile. Nell'ambito dei pezzi di ricambio visibili, essa
si è posta al fianco di tutti gli Europei, e ha deciso di non privarli di tutti i vantaggi offerti dalla libera
concorrenza. Per fare ciò, la Commissione ha presentato la proposta di adottare la “clausola di
riparazione” per modificare la Direttiva 98/71/ EC sulla protezione legale dei disegni e dei modelli. In tal
modo si permetterebbe all'Europa di realizzare il Mercato Unico in questo settore.
La “clausola di riparazione” garantisce ai costruttori di automobili la completa protezione e tutela del
design dei loro veicoli. Essa definisce semplicemente che questa tutela non debba essere estesa ai
pezzi di ricambio corrispondenti.
Essa, dunque, lascia il consumatore libero di decidere di far riparare la propria vettura nel modo che più
lo soddisfa e, inoltre, essa assicura i diritti dei produttori di ricambi di vendere i loro prodotti ai
consumatori di tutti gli Stati della UE.
2. L’ESTENSIONE DEL MONOPOLIO AI PEZZI DI RICAMBIO E’ UN ABUSO
L'estensione della tutela del design ai pezzi di ricambio esattamente intercambiabili porterebbe ad un
risultato contrario.
Anziché promuove la concorrenza all'interno della stessa categoria di prodotti, la si elimina
completamente sul mercato dei pezzi di ricambio. Contrariamente al mercato delle automobili nuove,
l'applicazione della tutela del design sui pezzi di ricambio della carrozzeria: concede al costruttore di
autoveicoli il monopolio sui prodotti, priva gli automobilisti della possibilità di scelta, consente ai
costruttori di autoveicoli di ottenere, dai consumatori europei, un sovrapprezzo per la condizione di
monopolio.
Poiché i consumatori non possono scegliere tra design competitivi per pezzi di ricambio della
carrozzeria, la tutela sul design non offre alcun stimolo alla concorrenza per questo mercato. Favorisce
soltanto prezzi monopolistici.
3. IL CONSUMATORE PAGA GIA’ IL DISEGNO QUANDO COMPRA IL PRODOTTO
Una volta che si acquista e si paga un prodotto questo diventa di proprietà.
Quando si ripara una casa, è necessario acquistare i telai delle finestre dall'architetto che le ha
progettate? Se si sistema un abito è necessario ricorrere al negozio che lo ha venduto?
Naturalmente no.
Ma allora perché dovreste essere obbligati ad acquistare i pezzi di ricambio visibili dalla fabbrica che ha
costruito la vostra autovettura?
Quando un consumatore acquista un'automobile nuova, sceglie fra modelli diversi. Egli paga
spontaneamente la sua scelta. Il costruttore di automobili prescelto recupera il suo investimento nel
design sotto forma di premio sul design stesso. Tale ritorno non è una garanzia: è un ritorno ottenuto in
una situazione di libera concorrenza con altri modelli.
I pezzi di ricambio sono fondamentalmente diversi. Non è possibile alcuna alternativa di design e quindi
alcuna concorrenza.
Perché dunque l'automobilista dovrebbe essere obbligato a pagare due, tre o quattro volte per il design,
ogni volta che ha bisogno di un pezzo di ricambio per la carrozzeria?
Se la tutela del design fosse estesa ai ricambi visibili, gli automobilisti non avrebbero alcuna possibilità di
scelta fra design alternativi e, quindi, sarebbero soggetti alle decisioni dell’unico stilista. Questo non è
corretto.
Ma è ancora peggiore il fatto che il prezzo pagato una seconda volta venga deciso dal monopolista a
sua discrezione, creando un disservizio al consumatore. I fatti lo provano: in Europa le maggiorazioni di
prezzo su pezzi di ricambio soggetti alla tutela di design sono estremamente alte. Non è inusuale il fatto
che un costruttore di automobili ottenga un profitto dal monopolio su un singolo parafango di ricambio,
superiore al costo del design di tutta la carrozzeria del veicolo nuovo. Ciò viene anche confermato dallo
studio McKinsey2 prima citato.
Questo dimostra, per esempio, che un costruttore di automobili guadagna di più con la vendita di pezzi
di ricambio che con la vendita di automobili nuove.
L'Europa si trova di fronte ad uno scenario classico: l'industria automobilistica mira semplicemente a
rendite di monopolio estremamente elevate.
4. LE RUOTE IN LEGA DI UN AUTOVEICOLO SONO DEI PEZZI DI RICAMBIO E NON ACCESSORI
Per sfuggire alla clausola di riparazione, laddove vigente, le case automobilistiche non si fanno scrupolo
di eludere la norma per taluni componenti dell’autoveicolo arrivando a sostenere che essi non facciano
parte dell’autoveicolo e quindi non siano pezzi di ricambio.
A dispetto della chiara definizione di pezzo di ricambio che il Regolamento 1400/2002 (confermato
anche nel Regolamento 461/2010) estendeva a tutto quanto montato sul veicolo così come consegnato
dalla concessionaria, le case automobilistiche sostengono che, per esempio, le ruote in lega, anche
quando esse formino parte della dotazione di serie, non siano pezzi soggetti a ricambio ma accessori
destinati alla modifica estetica dell’aspetto originario del veicolo.
Tesi sorprendentemente condivisa da taluni giudici che, inconsapevoli delle conseguenze pratiche di
questa posizione, hanno consegnato al monopolio delle case costruttrici il mercato di un ricambio e
condannato il consumatore alla cattività se si è arrivati a sostenere che un consumatore per sostituire un
cerchio in lega danneggiato o compra un ricambio originale o cambia tutte e quattro le ruote cambiando
anche l’aspetto originario del proprio veicolo.
Cosa ancor più grave è che tale posizione di talune case costruttrici, ed in particolare di BMW, viene
ribadita a dispetto di un Regolamento UNECE che riconosce i cerchi in lega della dotazione di un veicolo
come ruote che sono soggette a ricambio e contro un costruttore di cerchi di ricambio come Acacia –
WSP Italy che omologa i propri cerchi in lega qualificandone lo status di cerchi di ricambio.
5. CHI E’ BMW
La società BMW AG è leader nel mondo per la costruzione di vetture di alta gamma, offrendo tutte le
dotazioni di serie del veicolo tra cui cerchi in lega assumendo una posizione di leadership che,
ovviamente, non rende legittime le sue pretese di imporsi come esclusivista e monopolista nel mercato
secondario. Pur essendo i diritti di proprietà industriale di BMW assolutamente validi ed efficaci, l’abuso
fa sì che si cada nel patent misuse , con i danni che tutto ciò comporta. Del resto, come conferma anche
il CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), dietro la protezione dei disegni si cela in maniera
ormai chiara il tentativo delle case costruttrici di imporre delle sacche di monopolio e rendita. Ed è quello
che fanno i costruttori di autoveicoli e BMW nei confronti del mercato secondario del ricambio che
vorrebbero controllare attraverso i diritti di proprietà industriale.
6. BMW SOSTIENE CHE LE RUOTE SIANO ACCESSORI E PRETENDE DI FAR PAGARE AL CONSUMATORE
LO STESSO DESIGN PIU’ VOLTE
Appare evidente che BMW cerca, anche su questo pezzo di ricambio, di estorcere al cliente finale il
pagamento ed il ristoro del proprio design più volte. Infatti, se il cliente come sappiamo paga il design
all’acquisto, la chiusura in cattività del mercato del ricambio lo costringe a rivolgersi al costruttore del
veicolo per comprare il solo pezzo originale in caso di bisogno ed in tal modo a pagare di nuovo i diritti di
design già pagati all’atto dell’acquisto del veicolo nuovo. L’alternativa del consumatore, come detto, è
rappresentata dalla scelta di un design diverso e quindi di quattro cerchi diversi (anche se BMW non
mostra alcun pudore nell’affermare che il consumatore potrebbe benissimo sostituirne uno solo di
disegno diverso perché tecnicamente nulla osterebbe). Appare evidente che BMW cerca, anche su
questo pezzo di ricambio, di estorcere al cliente finale il pagamento ed il ristoro del proprio design più
volte.
BMW sostiene che i cerchi non siano ricambi e non fanno parte dell’aspetto originario di un veicolo pur
facendo parte dell’equipaggiamento di un veicolo. Quando comprate la vostra auto, secondo BMW, i
cerchi in lega non fanno parte del suo aspetto originario ma è come se fossero indipendenti da essa.
Quando comprate un auto l’aspetto originario che pagate è per caso questo?
Accetteresti che la tua auto fosse riparata così? BMW sostiene che non esiste monopolio e in caso di
riparazione potete “liberamente” riparare il vostro veicolo montando un cerchio con un altro design.
7. BMW PERSEGUE POLITICHE DI MONOPOLIO IN RELAZIONE ALLE RUOTE IN LEGA E ATTUA PREZZI
PIU’ ELEVATI NEI MERCATI NON COPERTI DALLA CLAUSOLA DI RIPARAZIONE
Cosa dice la commissione europea circa il sovrapprezzo (a parità di ricambio originale) pagato dai
consumatori per taluni componenti di carrozzeria nei paesi in cui vi è un sostanziale monopolio: i
consumatori in tali paesi pagano dal 6 al 10% in più rispetto agli altri paesi. Lo stesso, identico fenomeno
si può osservare anche per le ruote in lega a dimostrazione che per esse si verificano condizioni
identiche a quelle dei pezzi di carrozzeria. Inoltre la forbice tra il costo delle ruote di ricambio di produttori
indipendenti e quelle delle ruote originali è molto più marcata con differenze anche dell’ordine del 250%.
Una verifica condotta in diversi paesi sulla ruota in lega BMW per X1 in misura da 18” Stile “Honeycomb”
323 porta a queste evidenze:
Paese
Italia
Spagna
Olanda
Francia
Germania
Svezia
Danimarca
Differenza
Prezzo della ruota ricambio originale
€
+ 143%
€ 365,00
+ 136%
€ 354,00
+ 160%
€ 390,00
+ 163%
€ 394,00
Massima differenza di prezzo
del ricambio originale
MERCATO LIBERO
Prezzo della ruota ricambio indipendente
± € 150,00
€
€
Fluttuazioni fino a 11% (Olanda/Germania)
Si evidenzia, quindi, come BMW anche per i cerchi in lega si comporta come per tutti gli altri ricambi, e
che le differenze rispetto al mercato
libero siano paragonabili a quelle
esistenti per il cofano (+102%) e inferiori
al parafango (+223%). Una situazione
che rivela una dinamica identica a quella
dei ricambi di carrozzeria.
8. LE AZIONI DI BMW PER MONOPOLIZZARE IL MERCATO DEI CERCHI IN LEGA, LE SCORRETTEZZE E
LA SLEALTA’ DI BMW
Ben peggiori sono le azioni che BMW, conscia della situazione vigente e della impari posizione di forza a
suo vantaggio, conduce per eliminare dal mercato i potenziali concorrenti e monopolizzare il mercato dei
cerchi in lega di ricambio cercando di costringere gli acquirenti dei suoi veicoli a rivolgersi solo ad essa.

Un legale specialista in Proprietà industriale consulente/dipendente di BMW che si dichiara
legale rappresentante e va a sedersi innanzi al Giudice
BMW pur di annientare i concorrenti ed ottenere la ragione dai tribunali a cui si rivolge non si fa scrupoli
di commettere azioni che, qualora si fossero verificate innanzi ad un tribunale italiano, sarebbero state
un’evidente frode processuale, ovvero un tentativo di ingannare il giudice facendogli credere di avere di
fronte il legale rappresentante di un’impresa ma in realtà avendo di fronte uno specialista della materia di
cui si discute. E’ come se durante una partita di calcio tra bambini sotto i 12 anni una delle due squadre
schierasse un calciatore professionista adulto e dichiarasse che ha meno di 12 anni: vi fidereste di gente
che pur di vincere non si fa scrupolo di imbrogliare?

Minaccia a libere imprese di non comprare i prodotti di un concorrente
Sembra inaudito ma BMW fa anche questo. A fronte di un concorrente che costruisce e commercializza
legittimamente i suoi prodotti (così afferma una sentenza di un tribunale), BMW minaccia i suoi clienti di
non comprare le merci di quella specifica azienda. Questo tentativo di fare terra bruciata intorno ad un
concorrente è un’azione anticoncorrenziale e scopre anche il vero volto di BMW, che pur di avere i
consumatori assoggettati al proprio monopolio ricorre a comportamenti di slealtà. E’ come se in una
partita di calcio una delle squadre ricorresse a falli e scorrettezze sistematiche: vi fidereste di gente che
pur di vincere non si fa scrupolo di commettere scorrettezze?