Dal teatro romano al Palazzo dei Priori: storia e archeologia di un
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Dal teatro romano al Palazzo dei Priori: storia e archeologia di un
Anno 2005 Progetto di Jacopo Bruttini Dal teatro romano al Palazzo dei Priori: storia e archeologia di un’area centrale di Firenze 1. Introduzione 1.1 Tema della ricerca Il progetto si propone di indagare in maniera dettagliata lo sviluppo di un’area centrale della città di Firenze. La ricerca, iniziata da chi scrive come laureando, fa parte di un’ampia indagine avviata grazie alla collaborazione di più istituzioni ed enti (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Università degli Studi di Siena e Firenze, Soprintendenza Archeologica della Toscana ed il Comune di Firenze) ed è volta a ricostruire lo sviluppo storico-urbanistico di una parte della città di Firenze compresa fra Palazzo Vecchio e l’Arno1. L’intenzione di chi scrive è quella di contribuire ad ampliare la conoscenza di una delle città più indagate archeologicamente in Italia, ma di cui non esistono pubblicazioni esaustive in merito. Dalla seconda metà dell’800 ad oggi, infatti, a Firenze si sono alternati sterri e indagini stratigrafiche, che hanno riportato alla luce la città romana e quella medievale. La ricerca avrà come nodo centrale l’area corrispondente alla terza corte di Palazzo Vecchio (fig. 1), oggetto di scavi passati e di un progetto di indagine per l’anno 200506, e prenderà in considerazione anche gli aspetti prettamente architettonici oltre che archeologici2. 1 Il progetto “Grandi Uffizi” si propone di ricostruire il quadro storico dall’epoca romana ad oggi tramite lo studio di tre scavi archeologici ubicati rispettivamente a Palazzo Vecchio e in via de’Castellani. 2 Durante questi ultimi anni, nella terza corte di Palazzo Vecchio, grazie a lavori di ristrutturazione e consolidamento delle fondamenta dell’edificio, sono state eseguite alcune campagne di scavo; inoltre buona parte delle strutture murarie sono state stonacate per permetterne il restauro. 1 Figura 1. La terza Vecchio. corte di Palazzo Il range cronologico sul quale intendiamo indirizzare i maggiori sforzi interpretativi è compreso fra la prima urbanizzazione dell’area, avvenuta durante l’epoca classica, e la costruzione e successive modifiche del Palazzo dei Priori; ovvero su di un lungo periodo che comprende la transizione dalla città antica a quella altomedievale ed il successivo sviluppo bassomedievale e rinascimentale. Largo spazio, inoltre, sarà dedicato ad approfondire lo sviluppo della fabbrica di Palazzo Vecchio per capire quale sia stato il processo di formazione del massimo centro di potere cittadino nel bassomedioevo e oltre (anche con i successivi ampliamenti dell’edificio) e come il tessuto urbano sia andato trasformandosi tutt’intorno ad esso. Questa sezione della ricerca non potrà prescindere dall’analisi dell’area più prossima all’edificio e principalmente dall’attento studio dei dati provenienti dalla documentazione edita e dagli scavi eseguiti nell’antistante piazza della Signoria, la cui formazione è legata a filo doppio alla costruzione del Palazzo. Nello studiare Palazzo Vecchio, poi, sarà fondamentale il confronto con i contributi di tre massimi esperti del settore. In particolare ci si riferisce alle ipotesi del Trachtenberg, riguardanti il rapporto architettonico fra l’edificio e piazza della Signoria; per quel che riguarda l’aspetto istituzionale e le vicende costruttive della struttura, invece, non si potrà prescindere dall’analizzare gli studi del Rubinstein e del Lensi Orlandi. Un ulteriore indirizzo di ricerca, infine, è costituito dal tentativo di verificare se al mutare delle gerarchie del potere dominante corrisponda un cambiamento nella cultura materiale (ci si riferisce in particolare alla presa di potere da parte dei Priori 2 delle Arti e le successive modifiche urbanistiche della città)3. In sostanza tenteremo di appurare se è possibile documentare un riflesso di queste trasformazioni sociali nelle fonti archeologiche ed in particolare nei reperti mobili. Dal punto di vista della metodologia intendiamo sviluppare un approccio costituito da diverse fasi di analisi: lo studio della stratigrafia orizzontale e delle murature, la schedatura e quantificazione dei reperti ceramici e successivo confronto con altri contesti fiorentini e non, una attenta analisi della documentazione edita. I dati raccolti verranno inseriti in appositi database informatizzati, Gis e Cad, mentre il sito Web su Firenze sarà utilizzato per la divulgazione dei dati preliminari. 1.2 Problematiche della ricerca L’area di Palazzo Vecchio ha avuto una continuità insediativa molto estesa cronologicamente ed è quindi logico che sia stata oggetto di continue trasformazioni e modifiche -in particolar modo durante l’epoca rinascimentale- che ne hanno alterato la fisionomia originaria. Le ristrutturazioni si sono accavallate intaccando i depositi archeologici delle epoche precedenti e tuttora i lavori alla rete fognaria negli scantinati dell’edificio rischiano di danneggiare la stratigrafia sottostante. Questa continua frequentazione dell’area e la pesantezza degli interventi subiti richiedono una particolare attenzione nella valutazione dei dati archeologici: molto alta è, ad esempio, la presenza di materiale residuo e contemporaneamente non è da escludere la possibilità di infiltrazione di reperti recenti negli strati più antichi proprio a causa dei lavori passati. Come spesso avviene negli scavi urbani, soprattutto all’interno di edifici ancora in uso, la scelta delle aree da indagare archeologicamente e la strategia di scavo sono sostanzialmente vincolate dai cantieri di restauro che non possono prescindere dai problemi di stabilità della struttura. Per questo è praticamente impossibile pianificare gli interventi. Una situazione di questo genere chiaramente limita la possibilità di ricostruzione storica e nello specifico di interpretazione urbanistica. 3 L’antropologia dello spazio è una disciplina che si dedica alla ricerca di una relazione fondamentale tra una società, la sua struttura e lo spazio che ne è il prodotto. Grazie a questa disciplina è stato dimostrato che “il passaggio da una struttura sociale ad un’altra provoca delle trasformazioni nello spazio e delle trasformazioni nella rappresentazione dello spazio” (ROSSI L., MAZZOLENI D. 1974, pag. 17). Il riflesso di questi cambiamenti per noi archeologi si dovrebbe dimostrare in un cambiamento della cultura materiale, ovvero nel modo di rappresentarsi di una certa società. 3 2. Stato attuale della ricerca 2.1 Tra via dei Leoni e Piazza della Signoria: sintesi storica alla luce degli ultimi interventi archeologici Dalla seconda metà dell’800 fino ai giorni nostri l’area compresa fra via dei Leoni e Piazza della Signoria è stata spesso interessata da scavi archeologici o lavori di ristrutturazione che hanno riportato alla luce le vestigia della città romana e medievale. Di seguito sarà riportata una sintesi degli scavi degli anni 1997-98, associata alle poche informazioni desumibili dalla documentazione delle indagini del 19954. Seguirà, poi, una sezione dedicata allo status questionis dei reperti ceramici rinvenuti durante la stessa campagna di scavo. 2.2.1 Palazzo Vecchio: le indagini archeologiche degli anni ’905 L’indagine archeologica eseguita fra il novembre del 1997 e il maggio del 1998 ha interessato sette ambienti posti nella terza corte di Palazzo Vecchio6 (fig. 2). L’intervento ha consentito di riportare alla luce i resti dell’antico teatro romano (già conosciuto grazie a fonti archeologiche7 e archivistiche8; fig. 3-4), databili fra I e II sec. d.C., anche se non ha potuto confermare o smentire le fonti note riguardo alla sua fondazione. Le prime stratigrafie individuate consentono comunque di datare al V sec. la fine della funzione del teatro, come testimoniano le spoliazioni e successive obliterazioni della struttura con strati di natura antropica. 4 Per il momento la documentazione relativa allo scavo del 1994-95 è pervenuta solo parzialmente. Sono state consegnate agli studiosi circa 100 fotografie e dieci piante di scavo, mancano schede US, le restanti piante, probabilmente altra documentazione fotografica ed i materiali. 5 Tutte le informazioni di carattere archeologico che seguiranno sono state riprese dalla tesi di laurea (BRUTTINI J. 2003-04) e da successive rielaborazioni dei dati. 6 Lo scavo è stato svolto dalla “Cooperativa Archeologia”, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica della Toscana, mentre l’elaborazione dello scavo e lo studio dei materiali è stato affidato al Professor Riccardo Francovich. 7 MAETZKE 1948, Ricerche sulla topografia fiorentina nel periodo delle guerre goto-bizantine, serie VIII, rendiconti, volume III, fascicolo 3-4, Roma, pp. 97-112; MAETZKE G. 1941, Florentia (Firenze). Regio VII- Etruria, Italia romana: Municipi e Colonie I, 5, Roma; MINTO A. 1937, I teatri romani di Firenze e Fiesole, in “Dionisio”, Siracusa, VI; CORINTI C. 1924, Degli avanzi del teatro di Firenze romana, in “Atti della Società Colombaria, 1920-1924”; Notizie degli Scavi di Antichità, 1887, in “Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei”, Roma. 8 BRUNI L., detto ARETINO, Istoria fiorentina, ed. nel 1856, Firenze; MANNI D. 1746, Notizie istoriche intorno al Parlagio, ovvero Anfiteatro di Firenze, Bologna; 1290, 20 febbraio, ASF, Provv. II, f. 52(2) segg.; 1290, 3 febbraio, ASF, Consulte, I, 358; 1290, 26 luglio, ASF, Provv. II, f.73(2). 4 Figura 2. Gli ambienti indagati durante la campagna del 1997-98. Lo scavo del 1995 (non riportato nella cartina) è situato dove attualmente si trova l’edificio dell’anagrafe, a sud-est della terza corte. Figura 3. Ipotesi ricostruttiva del semicerchio dell’orchestra situata nella terza corte di Palazzo Vecchio. In blu le USM e US appartenenti al teatro romano. Figura 4. Ambiente I. I resti del teatro, di cui sono riconoscibili le volte e le successive costruzioni che si appoggiano su ciò che ne rimane. Immediatamente a sud del teatro, difficile dire se all’interno o all’esterno della struttura, sono state invece rinvenute tombe a cappuccina ed altre inumazioni in fossa terragna o racchiuse da tegoli9. (fig. 5-6-7) 9 Scavi 1994-95. 5 Figura 5-6-7. Tombe a cappuccina e sepolture rinvenute durante la campagna di scavo del 1994-95. Per quel che riguarda la funzione dell’edificio fra V e VII sec., i dati di scavo sono insufficienti a fornire un quadro sull’utilizzo che ne viene fatto in questo periodo. Nonostante tutto sembra che in un momento non precisato nel corso dell’altomedioevo la struttura fosse utilizzata come prigione. I dati rinvenuti nei locali dell’ambiente I, infatti, sembrano ricollegabili all’interpretazione elaborata dal Davidsohn, secondo cui, in epoca Longobarda, gli ambienti a volte che sorreggevano la cavea del teatro furono adibiti a carcere10 (fig. 8). Nessuna traccia, invece, è stata rinvenuta in merito al Guardingus, torre Longobarda con funzioni di avvistamento11. 10 DAVIDSOHN 1969a, pag. 105, che rimanda a DAVIDSOHN 1896, Forschungen zur àlteren geschichte von Florenz, Berlino, p. 22. 11 Il termine Guardingus compare la prima volta nei documenti di XII sec. e caratterizzerà l’area prossima al teatro nel bassomedioevo. Molti studiosi ritengono che il termine, di chiara origine germanica, indichi o ricordi la funzione assunta dalla struttura durante l’epoca longobarda, MIRANDOLA 1999, pag. 69; HARDIE 1965, pag. 139; MAETZKE 1948b, pag. 104; FANELLI 2002, pag. 8; DAVIDSOHN 1969a, pag. 100. Occorre specificare comunque che l’indagine archeologica è stata eseguita all’interno del vecchio teatro, mentre se una struttura turrita doveva esistere in 6 Per il periodo successivo, fino all’XI secolo, lo scavo non ha individuato depositi archeologici. Probabilmente l’intensa attività costruttiva dei secoli successivi ha compromesso in modo determinante i livelli stratigrafici delle fasi comprese fra VIII e XI secolo. Le prime US databili con certezza appartengono, infatti, alla prima metà del XII secolo. A questa epoca sono da attribuire una serie di strati di terra obliterati dal livello alluvionale del 1177 (datazione al C14). Figura 8. Ambiente I. Secondo il Davidsohn gli ambienti a volte, chiamati “burelle”, furono adibiti a prigioni in epoca longobarda. A partire dal XIII fino al XIV secolo d.C., poi, l’area fu oggetto di una intensa urbanizzazione. L’analisi degli ambienti ha consentito di documentare una nuova spoliazione del teatro, seguita dalla costruzione di due terrazzamenti (prima metà del XIII sec.; fig. 9) per regolarizzare l’inclinazione del terreno. Figura 9. Ambiente VIII. USM: 246, 247 (i due terrazzamenti), 259 (volta del teatro sorretta da muri radiali). Sempre in questi anni è documentata la posa in opera di vari edifici (fig. 10), alcuni con cortile e pozzo, della loggia dei Manieri (attestata la prima volta nel 133512), la pavimentazione di via di Bellanda e di altre strutture che riutilizzano i muri radiali romani forse al fine di creare cantine o smaltitoi. quell’epoca è probabile che fosse ubicata in prossimità della parte esterna del teatro. Dante ce ne ha lasciato un ricordo nella sua opera: Frati godenti fummo, e bolognesi, io Catalano e questi Loderingo Nomati, e da tua terra insieme presi come suole esser tolto un uom solingo, per conservar sua pace; e fummo tali, ch’ancor si pare intorno dal Gardingo, Inferno, XXIII, 103-108, edito in SAPEGNO 1986, Firenze. 12 FREY 1885, pag. 203, documento n. 95. 7 Figura 10. Ambiente II. Edificio di XIII sec. incorporato nella struttura di Palazzo Vecchio durante i successivi ampliamenti. L’analisi della stratigrafia ha inoltre permesso di documentare, tra la fine del XIV e il XV sec., l’obliterazione dei pozzi delle case del periodo precedente e della via di Bellanda, che viene coperta da strati di terra su cui si imposta un nuovo piano di calpestio. Se consideriamo la storia costruttiva di Palazzo Vecchio, all’epoca rinascimentale sono riconducibili gli ultimi ampliamenti dell’ edificio, che inglobarono l’area in cui sono state effettuate le indagini archeologiche. Queste ultime analisi, associate allo studio delle murature, hanno permesso di riconoscere, in alcuni dei vani indagati, i muri perimetrali costruiti nel XVI secolo. Lo scavo ha inoltre consentito di documentare il continuo riadattamento delle strutture romane, come nel caso della costruzione di una cisterna per la raccolta delle acque, realizzata tramite il riutilizzo dei muri del teatro, assieme alla posa in opera di smaltitoi, strutture di canalizzazioni e tamponamenti di porte pertinenti agli edifici precedenti. L’ultima fase, compresa fra i secoli XVII al XX, evidenzia una serie di interventi di adattamento o semplici modifiche dell’impianto strutturale preesistente, come la costruzione di canalizzazioni, tamponature, livellamenti, pavimenti, pozzi, strutture murarie e fogne. Ad essi va aggiunta la presenza di strati alluvionali, fra cui uno riconducibile agli anni ’60 del XX secolo, che caratterizzano la sequenza stratigrafica più recente. 2.2.3 Palazzo Vecchio: i contesti ceramici rinvenuti durante lo scavo del 1997-98 L’indagine archeologica ha riportato alla luce una consistente quantità di ceramica pertinente a stratificazioni databili dall’epoca romana ad oggi. Le prime Unità Stratigrafiche individuate durante lo scavo risalgono al V-VII secolo (Periodo II). I materiali individuati consentono di documentare la continuità dei commerci a Firenze, testimoniata da un’alta percentuale di anfore. A questi reperti sono da associare altre classi ceramiche di produzione locale, fra cui vale la pena di 8 ricordare una forma chiusa decorata a colature di ingobbio rosso, databile genericamente al V-VII sec. (fig. 11) Figura 11. Ceramica decorata a colature rosse. Per i secoli successivi al VII fino all’XI secolo, invece, non disponiamo di dati, né sono stati rinvenuti reperti residui in stratificazioni successive; occorrerà aspettare il XII secolo, periodo in cui è documentata una nuova frequentazione antropica. Per questi anni (Periodo III: ante 1177) il repertorio ceramico, completamente acromo, è costituito da morfologie e tecnologie pienamente bassomedievali e di esclusiva produzione locale. Fra la ceramica da cucina sono documentate olle, associate a coperchi, brocche e testi, mentre per la dispensa e mensa sono presenti forme chiuse decorate. Passando al XIII secolo (Periodo IV) assistiamo ad un incremento dei reperti ceramici -tuttora caratterizzati dall’assenza di rivestimenti vetrificati- sia dal punto di vista tipologico che del numero delle forme. A questo periodo appartengono casseruole, olle, coperchi, tegami, e una vasta gamma di testi; fanno anche la loro comparsa paioli e tegami con manico verticale che caratterizzeranno la stratigrafia fino al XV sec., periodo in cui possono essere considerati residui. Passando alle forme da mensa e dispensa sono presenti brocche, boccali e catini. Questo quadro delle attestazioni ceramiche del XIII secolo non sembra mutare nel XIV, tranne che per la comparsa della maiolica arcaica, dei catini figlinesi e per una diminuzione dei testi in favore dei paioli. Sembra importante notare, in un’area fulcro del potere politico della città, la bassissima attestazione di arcaica oltre che l’assenza della sua variante decorata in blu, della zaffera e di vasellame di importazione; non sono state rinvenute neanche ceramiche invetriate per la cucina o per la dispensa. Per il periodo VI (seconda metà XIV-XV sec.) si assiste ad una diminuzione delle attestazioni delle ceramiche acrome (soprattutto grezze), a fronte di un aumento della maiolica arcaica e dell’introduzione dell’ingobbiata e graffita. Fra la ceramica da mensa o da dispensa compaiono catini figlinesi, orci a beccaccia, brocche, catini, boccali con piede svasato in maiolica arcaica e bacili con versatoio, mentre è da 9 segnalare la quasi completa assenza di ceramica da cucina, visto che non sono stati rinvenuti pentole o tegami invetriati e le forme tipiche del periodo precedente (olle, paioli, testi) risultano essere residue. Nel XVI sec. (periodo VII), si assiste ad un aumento delle maioliche di produzione soprattutto montelupina, a cui si devono aggiungere le ingobbiate dipinte e graffite sotto vetrina e le invetriate. A partire dal XVII sec., infine, nelle stratificazioni di Palazzo Vecchio si riscontra ancora la presenza di materiali ceramici (maioliche, ingobbiate e graffite e invetriate) da considerare per lo più residui. Le attestazioni archeologiche arrivano fino al XX secolo con lo strato alluvionale relativo all’esondazione del 1966. 3 Obiettivi della ricerca 3.1 Premessa Nel paragrafo che segue sono riportati gli obiettivi e gli interrogativi contenuti nel progetto. Come già detto nell’introduzione, l’intenzione di chi scrive è quella di studiare un’area nel suo complesso senza tralasciare nessun aspetto dell’evidenza archeologica e tentando di focalizzare tutti gli argomenti (l’edilizia, i materiali mobili, la stratigrafia, l’urbanizzazione, il rapporto con le zone circostanti, la formazione di un centro del potere) nel loro insieme. Lo studio sarà indirizzato in particolare ad analizzare il riadattamento delle strutture medievali per consentire l’ampliamento di Palazzo Vecchio, in maniera da valutare l’impatto della nuova struttura di XVI sec. sul tessuto urbanistico precedente. Una volta isolato lo sviluppo di Palazzo Vecchio sarà possibile ricostruire, tramite un processo a ritroso, la precedente urbanizzazione. Da un punto di vista prettamente archeologico, invece, dovrà essere individuata l’età di fondazione del teatro e capito l’utilizzo dell’area e della struttura teatrale fra V e XII sec. La ricerca sarà indirizzata anche a stabilire quanto i resti dell’edificio abbiano influito sulle scelte costruttive delle epoche successive al suo abbandono. Andranno inoltre determinate con maggiore precisione la viabilità relativa ai secoli XIII e XIV caratterizzata in questa area da tre strade ed alcuni chiassi ricordati dalle fonti scrittee l’urbanizzazione della zona. 10 Per quel che riguarda la ceramica fondamentale risulterà l’individuazione delle stratigrafie di VIII-XI sec., stratigrafie non individuate nelle precedenti campagne di scavo. Grazie alle indagini archeologiche che verranno eseguite nell’immediato futuro sarà possibile rispondere a questi quesiti. Di seguito sono riportati in forma sintetica gli obiettivi che si intende perseguire nel triennio del dottorato suddivisi per argomento. 3.1.1 Analisi dell’area: archeologia, urbanistica e architettura • Evoluzione dell’area di Palazzo Vecchio dall’epoca romana fino all’epoca moderna: o fondazione del teatro, o perdita della funzione originaria della struttura teatrale e possibile riutilizzo come fortificazione nel periodo tardoantico, o riutilizzo della struttura nel periodo altomedievale, o definizione dell’area fra VIII e XII secolo, o urbanizzazione e viabilità di XIII-XIV secolo, o nascita e sviluppo del Palazzo dei Priori, o ampliamento di Palazzo Vecchio: riutilizzi e riadattamenti di strutture precedenti. o Palazzo Vecchio in rapporto al contesto urbanistico e sociale della città, o analisi del rapporto fra potere e cultura meteriale, in pratica verificare se cambiamenti sociali possano riflettersi sulle fonti archeologiche. 3.1.2 Analisi dei contesti ceramici • Analisi dei contesti ceramici di Palazzo Vecchio13: o studio dei reperti ceramici dall’età romana fino all’epoca moderna, o caratterizzazione delle officine ceramiche, o confronto con i reperti già studiati dello scavo del 1997-98, o confronto con gli altri contesti ceramici attualmente in corso di studio (Via de’Castellani e Biblioteca Magliabechiana), 13 Lo studio terrà conto dei reperti provenienti dagli scavi del 1994-95, 2004, 2005-06. 11 o confronto con gli altri centri cittadini toscani, o analisi della circolazione ceramica, o ricostruzione del quadro economico e, possibilmete, della cultura alimentare14. 4. Metodologia di studio Le metodologie utilizzate nel progetto sono dettate dalla necessità di integrare diverse fonti di informazioni, in modo da determinare un quadro esaustivo dello sviluppo dell’area di Palazzo Vecchio. 4.1 analisi della stratigrafia L’indagine archeologica verrà svolta dalla “Cooperativa Archeologia”, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica della Toscana e con la consulenza del prof. Riccardo Francovich. Gli ambienti da indagare saranno scelti dalla Soprintendenza in base alle esigenze del cantiere di ristrutturazione, mentre lo studio della stratigrafia, in particolare analisi e periodizzazione del matrix, sarà eseguita da chi scrive. 4.2 analisi delle murature L’analisi delle murature prevederà lo studio della successione stratigrafica verticale dei prospetti murari sia interni che esterni dell’edificio15. Particolare attenzione sarà dedicata alle strutture già in vista e a quelle che emergeranno durante l’intervento archeologico16 che si svolgerà nella terza corte di Palazzo Vecchio. Tramite questa indagine sarà possibile ricavare una datazione relativa delle singole murature o di interi corpi di fabbrica, che, associata ai dati provenienti dallo scavo e ad una attenta rilettura dei dati editi, potrà contribuire a fornire cronologie assolute. A queste analisi saranno affiancate quelle relative all’individuazione delle tecniche murarie, attraverso 14 Fondamentale sarà l’apporto dello studio archeozoologico e archeometrico eseguito da specialisti del Dipartimento senese. 15 In questo caso l’analisi, a differenza dell’indagine archeologica che può essere svolta solo nella terza corte, riguarderà l’intera struttura compreso il primo nucleo, il cosiddetto Dado Arnolfiano, in maniera da definire appieno lo sviluppo architettonico del monumento. In particolare verranno analizzati i prospetti esterni e dove possibile quelli interni. 16 Verranno analizzati le strutture appartenenti al teatro, la successiva urbanizzazione bassomedievale e particolare attenzione sarà dedicata allo studio dell’evoluzione di Palazzo Vecchio. 12 la classificazione del tipo di materiale da costruzione, della lavorazione, della finitura e dimensione dei pezzi, del tipo di legante utilizzato, della posa in opera. Seguirà, infine, l’individuazione delle cronotipologie delle aperture, ovvero lo studio di porte e finestre attraverso un’analisi delle dimensioni e del rapporto esistente tra le loro parti costituenti. 4.3 la cronologia La datazione della stratigrafia sarà ottenuta sia tramite i tradizionali metodi di studio (rinvenimento di monete e confronto dei reperti ceramici) sia grazie a datazioni calibrate al C14. Grazie a questo metodo è già stato datato uno strato alluvionale rinvenuto durante la campagna di scavo del 1997-9817. Per la datazione delle strutture murarie ci si appoggerà sempre alla stratigrafia e allo studio di fonti edite. 4.4 lo studio ceramico Lo studio dei manufatti ceramici consisterà, in una fase iniziale, nella schedatura e successivo disegno dei reperti notevoli, in modo da poter creare sequenze cronotipologiche confrontabili con altri contesti di scavo. Gli impasti che verranno individuati durante la schedatura saranno suddivisi nei vari periodi storici in base alle loro associazioni con classi ceramiche datanti18. Tramite questo accorgimento si tenterà di determinare anche una cronologia degli impasti, per cercare di individuare con buona attendibilità almeno parte delle officine produttive e la loro durata. Una volta periodizzato il matrix sarà possibile eseguire delle quantificazioni in modo da valutare l’indice di residualità presente nella stratigrafia; grazie ai grafici ottenuti tramite questi conteggi, invece, sarà possibile: 1) valutare l’incidenza19 di ciascuna 17 L’esecuzione di datazioni al C14 è vincolata alla disponibilità di risorse. In sostanza si tratterà di isolare gli impasti associati alle sigillate africane, da quelli associati ai paioli, a quelli associati alle arcaiche e cosi via, in maniera da avere delle cronologie degli impasti. Questo procedimento verrà adottato principalmente sulle ceramiche acrome grezze (generalmente di produzione locale), perché anche se le cave di argilla possono essere rimaste immutate nel corso dei secoli, quello che può essere cambiato è la tecnica di lavorazione dell’argilla per ottenere impasti con determinate caratteristiche (ci si riferisce per esempio all’aggiunta di chamotte, all’utilizzo di degrassanti quali il quarzo, la calcite, il gabbro, ecc.). 19 Le quantificazioni verranno eseguite sui numeri minimi. Successivamente questi indici numerici verranno tradotti in termini percentuali per ovviare al problema della diversa conservazione delle US; tramite questo accorgimento sarà possibile confrontare le percentuali di ciascun periodo con valori assoluti. 18 13 forma ceramica, classe, impasto, decoro, difetto di produzione20, annerimento superficiale21 per i periodi individuati; 2) indicare la presenza di officine specializzate nella produzione di singoli manufatti ceramici; 3) individuare il corredo ceramico di ogni periodo. 4) confrontare i tipi ceramici di ogni epoca per vedere l’evoluzione della cultura alimentare, tramite l’introduzione di nuove forme, 5) confrontare i dati ottenuti con la schedatura tuttora in atto sugli scavi di via de’Castellani e della Biblioteca Magliabechiana, 6) nel caso venissero eseguite analisi sulle sezioni sottili e indagini archeometriche, sarà possibile anche valutare rispettivamente l’area di provenienza di un determinato impasto ceramico e l’originario contenuto dei reperti fittili campionati. Grazie a queste analisi sarà possibile contribuire notevolmente alla ricostruzione della storia delle produzioni ceramiche della città di Firenze. 4.5 la tecnologia impiegata Data la grande quantità di analisi che verranno svolte all’interno del monumento è necessario procedere all’informatizzazione dei dati archeologici, in maniera che si possa velocemente accedere e incrociare le varie notizie ottenute grazie ai differenti approcci di studio. Schede US e USM saranno inserite in appositi archivi relazionali utilizzando come supporto informatico la scheda elaborata dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena; per la gestione del database sarà utilizzato il programma FileMaker Pro, mentre le piante di scavo verranno vettorializzate ed inserite nel Gis di Firenze, per poter disporre di una visione di insieme delle aree scavate ed avere immediato accesso a tutti i dati disponibili inerenti l’area oggetto del presente studio. Un altro programma che verrà utilizzato, al fine di poter avere una visione in 3D dell’area, è AutodeskMap, un Cad con funzioni di archiviazione di semplici tabelle e collegamento a database relazionali. Grazie a questo software è possibile confrontare immediatamente i rinvenimenti dei diversi periodi individuati sia che si tratti di strati di terra che di strutture murarie (entrambi posizionati correttamente nello spazio e quotati). 20 In particolare presenza di anima grigia, crettature, deformazioni, sbollature, forme ceramiche fratturate in fornace. 21 Particolare attenzione sarà dedicata all’analisi dei tipi di annerimento presenti sugli oggetti, ovvero se da cottura in fornace o da uso sul focolare, in modo da determinare le funzioni di ciascuna forma o la qualità delle fornaci operanti sul territorio. 14 Per il posizionamento ed il rilievo delle strutture murarie sarà utilizzata una stazione totale, mentre le foto delle murature saranno “raddrizzate” in maniera da eliminare la distorsione prospettica. La grande quantità di immagini che risulterà dall’indagine sia archeologica che architettonica sarà archiviata grazie al programma Canto Cumulus Desktop Plus. Lo scanner panoramico consentirà, inoltre, di acquisire immagini georeferenziate e quanto più vicino alla realtà in maniera da permettere un costante monitoraggio e documentazione dell’attività archeologica. Tramite questo strumento sarà possibile ripercorrere le fasi dello scavo con la possibilità di cogliere particolarità eventualmente sfuggite durante la rimozione degli strati. I disegni dei reperti ceramici, infine, saranno digitalizzati utilizzando come supporto informatico il programma VectorWorks, nel caso di rinvenimenti di reperti sufficientemente integri, invece, si provvederà ad una scansione tridimensionale dei pezzi. 5 Tempi di ricerca 5.1 Primo anno • Lavaggio, siglatura e inizio della schedatura dei reperti ceramici dello scavo del 1994-95, del 2004 e di quelli che emergeranno durante l’indagine del 2005. • Informatizzazione di schede US e USM inerenti agli scavi del 1994-95 e 2004. • Rilettura dei dati editi in merito allo sviluppo architettonico di Palazzo Vecchio. • Studio degli elevati: 1. rilievo delle strutture murarie a vista, 2. documentazione fotografica delle murature, 3. realizzazione grafica di prospetti attraverso fotoraddrizzamenti, 4. acquisizioni di immagini tramite lo scanner panoramico. 5.2 Secondo anno • Informatizzazione di schede US e USM inerenti l’intervento archeologico del 2005. 15 • Vettorializzazione delle piante di scavo e delle sezioni murarie documentate durante l’indagine. • Fine della schedatura dei reperti ceramici e quantificazione del materiale fittile. • Vettorializzazione dei disegni dei reperti ceramici. • Ricostruzione della sequenza stratigrafica. • Confronto dei dati emersi dagli scavi del 1994-95, 2004 e 2005-06 con quelli dell’indagine archeologica del 1997-98. • Implementazione della base Gis con i dati acquisiti durante lo studio. 5.3 Terzo anno • Creazione di tavole cronotipologiche delle forme e delle decorazioni delle varie classi ceramiche. • Confronto dei reperti ceramici di Palazzo Vecchio con altri contesti di scavo. • Scansione dei reperti ceramici rinvenuti integri. • Implementazione del sito web su Firenze per la divulgazione dei dati principali. • Elaborazione finale dei dati. L’analisi di Palazzo Vecchio, quindi, è una occasione irripetibile per ricostruire lo sviluppo storico-archeologico di un’area centrale della città di Firenze. Infine nella eventualità di una musealizzazione del complesso i dati raccolti potranno essere utilizzati per creare percorsi espositivi e didattici. 16 Bibliografia Ceramica AA.VV. 1986, Mensa e cucina nell’alto medioevo e medieovo V-XIII secolo, Firenze. AA.VV. 1988, Tavola e dispensa nella Toscana dell' Umanesimo, Firenze. AMICI S. 1996, La ceramica nell' iconografia Toscana dal XII al XV secolo, in Atti del XXIX Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola, pp.151-158. BALDI A. 2002-2003, La ceramica comune nella Firenze medievale: lo scavo di via de’ Castellani, tesi di laurea in Archeologia Medievale, Università di Firenze, a.a. 2002-2003, relatore prof. G.Vannini. BERTI F. 1990, Montelupo. La produzione ceramica dalle origini al XVII secolo, in BOJANI G.C. 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