Una bella foto della piazza di Bevagna campeggia nell`invito del

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Una bella foto della piazza di Bevagna campeggia nell`invito del
Seminario estivo 2008 - Riflessioni introduttive – Fabio Renzi, Segretario generale Symbola
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Una bella foto della piazza di Bevagna campeggia sull’invito del nostro Seminario estivo.
L’abbiamo scelta perché quelle nuvole vagamente magrittiane producono l’effetto di una sorta di tempo
sospeso, un’atmosfera di incertezza e di attesa che attraversa e sovrasta il cielo della piazza italiana.
Un po’ come il panorama della nostra vita nazionale che sembra essere sempre più segnato da ansie, da paure e
previsioni negative sul futuro. In una recente intervista al Corriere della Sera Luigi Campiglio ha descritto molto
bene questo atteggiamento psicologico, in grado anche di influenzare le scelte economiche. La figura è quella
della classica spirale negativa che si autoalimenta, dove il problema non è tanto quello di essere in difficoltà ma
soprattutto di sentirsi in tale condizione. E’ come se da quelle nuvole noi attendessimo solo maltempo. Eppure
non sono le prime nuvole che la piazza italiana ha visto passare e certamente non tutte hanno portato grandine
e tempesta.
L’invito di Campiglio è a cambiare clima e ad agganciare l’ottimismo a qualche impresa di successo. Qualche
giorno dopo, sempre sul Corriere della Sera, Giuseppe De Rita torna sulle paure che in questo momento
turbano la nostra psicologia collettiva, individuando nel rilancio delle speranze, anche solo al plurale, la vera
novità di risposta.
Non si tratta di un invito ad omettere o ad edulcorare i tanti ritardi, le inadeguatezze antiche e recenti, i difetti
e gli abusi della nostra vita nazionale. D'altronde non possiamo chiudere gli occhi davanti alle crescenti
diseguaglianze sociali e territoriali, a partire dal divario sempre più marcato tra il centro/nord e il sud, al peso di
un deficit pubblico che toglie risorse per gli investimenti necessari a modernizzare settori strategici per la vita
del Paese, ad una spesa pubblica cresciuta a dismisura a causa anche del proliferare di università, aeroporti,
parchi tecnologici e scientifici, centri di eccellenza condominiali. Sono tutti dati della realtà che oggettivamente
possono far naufragare anche un paese comunque tra i più ricchi e avanzati come il nostro. Quella realtà che
Stella e Rizzo hanno raccontato e rappresentato in tutte le sue derive - appunto - politiche, istituzionali, sociali
ed economiche.
Proprio per combattere più efficacemente questa Italia avvertiamo la necessità e l’urgenza di far conoscere e
apprezzare quell’Italia di successo che è all’opera tutti i giorni e che è capace di farsi valere a livello
internazionale nella ricerca, nella cultura e nell’economia. Un’Italia che vuole un paese più aperto - perché
consapevole della propria identità, del proprio ruolo nel mondo, della propria forza e capacità - più libero e
competitivo, più responsabile e solidale, per poter far valere i suoi talenti, i suoi saperi, le sue visioni. Il
racconto e la rappresentazione di questa Italia – che è parte importante dell’azione di Symbola nel
perseguimento della sua missione di indirizzare il futuro del Paese verso l’orizzonte della qualità – ha anche un
valore educativo e civile. Un antidoto contro il cinismo e il qualunquismo antropologico che ritiene molti
aspetti negativi della nostra vita sociale connaturati al carattere nazionale. Un alibi al quale troppo spesso gli
italiani ricorrono per sfuggire alle proprie responsabilità.
Per questo è importante far conoscere le tante realtà di successo alle quali agganciare l’ottimismo necessario a
rilanciare speranze reali, plurali come le esperienze da cui nascono. Come le eccellenze della regione che ci
ospita, protagoniste ieri dell’anteprima del Seminario estivo dedicato alla soft economy umbra, impegnate nella
costruzione di una rete di realtà imprenditoriali, associative e territoriali che pur appartenendo a settori
diversi, dalla meccanica di precisione all'industria tessile, dalle componenti aerospaziali alla chimica verde delle
bioplastiche, dal biomedicale all’agroalimentare fino alle filiere del legno, sono unite da un comune progetto
della qualità.
Abbiamo cercato il futuro che abita già nel presente di molte realtà che proprio per questo costituiscono dei
veri e propri prototipi di quel tempo. Per dimostrare che questa Italia è più grande e presente di quello che si
ritiene, quest’anno abbiamo cercato di intercettare nuovi protagonisti delle qualità italiane e di ampliare le
nostre alleanze oltre i prototipi di futuro che già aderiscono e animano la rete di Symbola.
Dal Consorzio 100% italiano, un’alleanza di imprese e di territori per difendere la qualità e l’autenticità del
Made in Italy al tessile hi-tech di Slam, scelto dai migliori velisti del mondo.
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Dal Distretto della meccatronica, con la sua innovazione spinta e molecolare, nata dalla grande tradizione
della meccanica emiliana alla COOP, grazie alla quale sono entrate nella grande distribuzione la tipicità, il
biologico e la qualità, una piattaforma di promozione e commercializzazione anche a livello internazionale
dell’agroalimentare made in Italy. Dai Calzaturieri del Brenta, capaci di dar vita ad un’alleanza per la qualità,
che producono la quasi totalità delle calzature griffate presenti sui mercati del mondo a Rainbow, uno dei
principali attori mondiali nella produzione dei cartoni animati per il cinema e la tv. Da MC Architects che
grazie all’approccio innovativo ai temi della sostenibilità e in particolare a quelli energetici si è affermato nel
panorama internazionale a Lanificio Leo che riattualizza con nuovi linguaggi la sua lunga tradizione artigianale
nel settore tessile. Dal Parco Nazionale delle Cinque Terre, che dimostra come da un progetto di
conservazione e di sviluppo locale possa nascere una delle più straordinarie realtà del turismo internazionale al
Gruppo Ferretti, leader mondiale della nautica da diporto, una vera e propria rete nazionale di imprese e
territori.
Un settore, quello della nautica, rappresentato da Ucina, in cui l’Italia è leader mondiale con oltre 3,5 miliardi
di euro di fatturato e il 60% della produzione destinata all’estero. Dalle Olimpiadi invernali del 2006 di
Torino, grazie alle quali sono nate imprese oggi impegnate nella realizzazione e nella fornitura delle più
importanti manifestazioni sportive internazionali - e che con il loro evento inaugurale hanno offerto
un’immagine positiva e suggestiva dell’Italia, della sua identità e delle sue grandi tradizioni anche nel campo
industriale- alla Fiera di Milano, secondo polo fieristico al mondo, che con il suo nuovo quartiere ha
dimostrato che l’Italia è ancora capace di realizzare opere di rilevanza internazionale. Hub espositivo che con
l’Expo 2015 sarà luogo di rappresentazione dei grandi temi planetari, a partire da quelli alimentari e ambientali
ma anche occasione di promozione delle nostre produzioni. In questo quadro si colloca l’alleanza tra Symbola e
Fiera Milano per fare de La Campionaria delle qualità italiane, la cui prossima edizione si terrà nella primavera
del 2009, la vetrina del nuovo made in Italy. I successi delle Olimpiadi invernali di Torino, la realizzazione del
quartiere fieristico di Rho-Pero e la vittoria dell’Expo 2015 dimostrano che quando vuole l’Italia sa anche
produrre una politica alta, capace di rappresentare gli interessi del Paese. E’ questa la politica di cui le imprese e
i territori hanno bisogno per essere sostenuti e accompagnati per competere nello scenario globale con
produzioni e servizi di qualità.
Come ha scritto recentemente Alberto Quadrio Curzio, l’Italia è diventata comparativamente più piccola in
quantità ma non meno significativa in qualità. Uno scenario che Symbola ha analizzato nel 2007 indicando il dato
del 44% del PIQ- Prodotto Interno Qualità sul PIL, come rappresentativo delle dinamiche di riposizionamento
del nostro sistema produttivo. I dati dell’export che Marco Fortis monitora e interpreta con continuità ci
raccontano di una straordinaria capacità delle produzioni italiane di muoversi su tutto lo scacchiere, dai mercati
tradizionali a quelli emergenti, compensando con le esportazioni nei paesi produttori di petrolio, quello che
perdiamo altrove. Vengono così smentite le previsioni che ancora qualche anno fa annunciavano la morte del
made in Italy, l’implosione dei distretti e l’obsolescenza del nostro sistema di piccole e medie imprese.
La stessa Commissione Europea, il 25 giugno scorso, ha emanato un Atto finalizzato a favorire il benessere e la
crescita delle PMI come chiave per la competitività futura dell’Europa, che ha per titolo “Innanzitutto pensare
piccolo”. Così come la Commissione Attali, istituita per indicare le 300 decisioni necessarie per liberare la
crescita francese, ha individuato prioritario agevolare le PMI transalpine.
Molte delle paure nei confronti della globalizzazione sono anche la conseguenza di quel messaggio depressivo e
smobilitante – rivelatosi clamorosamente sbagliato - che per anni da sedi autorevoli del mondo scientifico e
accademico, politico e anche del lavoro è calato sulle imprese e i territori. L’aggressività e la pressione sul
sistema delle nostre imprese, in particolare quelle medie e piccole, esercitato dalle troppe forme di
concorrenza sleale – alcune delle quali insediate nei nostri territori come e vere enclave schiavistiche – stimola
ulteriormente umori negativi e rancori nei confronti di un globale percepito come minaccia incombente. Per
questo è necessario approntare strumenti e strategie per combattere la contraffazione e il sommerso, dalle sue
forme più tradizionali e conosciute a quelle più recenti dai caratteri inediti e inquietanti. Così come ormai è
necessario correggere tutte quelle asimmetrie finanziarie e regolamentative che sono oggi il vero
“protezionismo” nei confronti di produzioni spesso realizzate in condizioni ambientali, sociali ed umane
inaccettabili.
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Insieme a Confartigianato abbiamo prodotto in questa occasione un primo documento per la tutela del made in
Italy.
Dobbiamo saper difendere i nostri territori, i nostri distretti, le nostre filiere affinchè l’Italia continui ad essere
un presidio avanzato di moderne e apprezzate produzioni manifatturiere. Questo è possibile anche grazie a
quella nuova geografia del sistema imprenditoriale italiano – descritta da Unioncamere nel suo Rapporto 2008 –
che a fronte della chiusura di 390.000 aziende ha visto nascerne 436.000 (ben 13.000 in più rispetto al 2006),
avviate secondo la Bocconi da imprenditori che nel 15% dei casi hanno meno di 24 anni, nel 37% tra i 25 e i 34
e nel 36% dei casi possiedono una laurea, una percentuale superiore a quella di Gran Bretagna e Stati Uniti.
Non è un caso che per competere e fare qualità sono ritornate in Italia produzioni che negli anni passati erano
state delocalizzate nella rincorsa alla contrazione dei costi, ed è di qualche giorno fa la notizia che alcuni dei
maggiori stilisti britannici hanno deciso di trasferire la produzione dei loro abiti da uomo e da donna
dall’estremo oriente al nostro Paese. Tutto ciò conferma che nel mondo globalizzato c’è spazio per la nostra
economia, per la nostra cultura, il nostro modo di essere, i valori e le visioni che siamo capaci di incorporare
nelle nostre produzioni e nei nostri servizi.
C’è al mondo una domanda di Italia, la sfida che abbiamo davanti è quella di saperla interpretare e soddisfare.
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