Rassegna_OminPanPepato

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Rassegna_OminPanPepato
04/dic/2013
Christmas Time: Scented Menu - Stifado Vegetariano
Una strana sensazione, che non so come spiegare… mi sembra di non vivere niente appieno, ma non perché non mi
senta coinvolta emotivamente, al contrario… è solo che le mie giornate mi sembrano ridotte a una lotta contro il tempo:
non c’è più la mattinata dedicata ai ravioli, il pomeriggio per la ricerca dei regali, la giornata degli addobbi natalizi e del
confezionamento dei pacchettini, seguita, perché no, da una serata intima con tisane speziate e bruciaessenze che
gorgoglia sprigionando effluvi di pino.
C’è stato un tempo in cui nella mia vita c’era posto persino per le mattinate di beauty farm casalinga.
Adesso tutte queste attività vengono frammentate nei ritagli di tempo, tra un’urgenza e una scadenza, un appuntamento
e un orario da rispettare.
Preparo il fondo del soffritto la sera subito prima di uscire per andare da mia suocera, mentre qualcosa precuoce/fonde/scongela nel microonde, mi trucco in macchina o anche per niente, all’indomani avvio la macchina del
pane prima di entrare in doccia, ma asciugo i capelli solo dopo aver controllato la consistenza dell’impasto e
chiaramente li piastro mentre lo stufato cuoce, interrompendomi di tanto in tanto per dargli una mescolata. Ovviamente
crema idratante e depilazione sono rinviati a un giorno in cui non avrò perso tempo con lo shampoo, ma forse, prima del
termine della lievitazione del pane, riesco a incartare un paio di regali, comprati alla rinfusa nella pausa pranzo, tutti
nello stesso negozio, per ottimizzare.
Nessuno è scelto con cura e niente biglietti, solo segnapacchi, ma l’importante è essersi tolti il pensiero.
Magari un giorno troverò il modo di montare l’albero per metterceli sotto, mentre aspetto che il pavimento della zona
notte asciughi, poi un po’ per volta appenderò gli addobbi, tra un impegno e l’altro, magari se dormo vestita la mattina
prima di andare a lavoro, riesco anche a fissare la ghirlanda fuori della porta.
Dicono che tenersi impegnati sia il modo migliore per scacciare i brutti pensieri. Temo che l’unica ragione per cui
questo accade è che la frenesia ti porta via il cuore e ti impedisce di metterlo in qualsiasi cosa tu faccia.
Lo “stifado” è un piatto tipico della cucina greca, che, originariamente, si prepara con manzo o agnello, cucinati
lentissimamente, per ore e ore, in una miscela di verdure, spezie, aceto e miele, e rifiniti con abbondante feta. Io te ne
propongo una versione vegetariana, resa solo un poco più delicata per l’utilizzo del primosale, ma comunque molto
succulenta. L’uso della soya abbrevia anche un po’ i tempi di cottura, cosa che, vista la mia lamentosa premessa, è un
altro punto a favore del vegetarianismo.
Ingredienti:
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Olio extravergine d’Oliva (Borges)
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150 gr di verdure miste per soffritto cubettate
due cucchiaini di cumino
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due cucchiai colmi di brodo granulare vegetale (Bauer)
due bicchieri di vino rosso (io ho usato un blend di Nero d’Avola e Shyrah Quattrocieli)
due tazze d’acqua
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una lattina di cipolle confit (Eurocebollas)
due vasetti piccoli di peperoni rossi in pasta (Azienda Agricola Duca Carlo Guarini)
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2 cucchiai di bacche di goji
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tre cucchiai di vincotto primitivO balsamico
un cucchiaino di miele di castagno (Cascina San Cassiano)
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una stecca di cannella
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10 chiodi di garofano
due confezioni di polpettine di soya (Amica Natura Alcass)
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180 gr di primosale (Caseificio Conrado)
Procedimento:
Versa sul fondo di una casseruola, preferibilmente di coccio o di ghisa (più adatte alle lunghe cotture) abbondante olio,
scaldalo e aggiungi le verdure, il cumino e il brodo granulare. Soffriggi finché non si sarà formato un fondo cremoso e
le verdure non saranno tenere. Deglassa con il vino e unisci tutti gli altri ingredienti, ad eccezione delle polpettine e del
primo sale.
Fai sobbollire dolcemente per circa un’ora, finché non avrai ottenuto un composto denso e sciropposo.
Come sempre, la cosa migliore con i piatti molto speziati, sarebbe farli raffreddare totalmente e riportarli, poi, a bollore,
per permettere agli aromi di infondersi, ma, se non hai tempo, procedi subito ad aggiungere le polpette, ancora
surgelate, e cuoci altri 10 minuti, senza mescolare (o le polpette, essendo molto delicate, si romperanno).
Nel frattempo, dadola il primosale e incorporalo delicatamente allo stifado. Fai andare per un altro paio di minuti, il
tempo necessario ad ammorbidire il formaggio e servi caldissimo.
Individuare il vino adatto per una pietanza agrodolce non è sempre semplicissimo: la componente agre rischia di
sovrapporsi a quella tannica dei rossi, ma, del resto, un bianco rischia di rivelarsi troppo acido e, in entrambi i casi,
si rischia un retrogusto sgradevole, al punto che, secondo certe teorie, vino e aceto sono due mondi inconciliabili e,
in casi come questo, è preferibile bere acqua.
A me, però, in presenza di un piatto così gustoso, rinunciare al vino mette un po’ di tristezza. Dopo una lunga
ricerca in rete, richieste di consigli a tutti gli esperti che conosco e un’attenta selezione, ho sposato la filosofia del
Nero d’Avola, per la precisione il Perciata biologico delle Cantine Adamo: rispetto ai cuginetti dell’Etna, il Nero
d’Avola del trapanese è arrotondato dalle sferzate dello scirocco e dal clima decisamente caldo. Ne risultano vini
delicati e non troppo carichi nei profumi, che richiamano alla prugna succosa e a qualche spezia morbida; al gusto
sono giustamente tannici e non eccessivamente alcolici, secchi, ma non spigolosi, gradevoli e beverini, molto
equilibrati.