Third Industrial Revolution Rifkin ITA

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Third Industrial Revolution Rifkin ITA
La Terza Rivoluzione Industriale:
Come Internet, l’Energia Elettrica Rinnovabile e la Stampa 3-D Stanno Determinando l’Avvento di
una Nuova Era Sostenibile di Capitalismo Distribuito
(The Third Industrial Revolution:
How the Internet, Green Electricity, and 3-D Printing are
Ushering in a Sustainable Era of Distributed Capitalism)
Di Jeremy Rifkin
La nostra cultura industriale è giunta ad un bivio. Il petrolio e gli altri combustibili fossili, che
costituiscono l’industria, stanno giungendo al loro tramonto e le tecnologie attivate da queste forme
di energia sono ormai antiquate. L’intera infrastruttura industriale, plasmata sui combustibili fossili,
sta divenendo obsoleta ed è in declino. Di conseguenza la disoccupazione sta raggiungendo livelli
di guardia in tutto il mondo. I governi, le imprese e i consumatori si stanno indebitando e gli
standard della qualità della vita si stanno abbassando ovunque. Ben un miliardo di persone - circa
un essere umano su sette - patisce la fame. Peggio ancora, i cambiamenti climatici, dovuti
all’utilizzo di combustibili fossili per l’industria, sono incipienti, mettendo in pericolo la capacità di
sopravvivenza della nostra specie.
Sin dall’inizio della Grande Recessione nell’estate del 2008, i governi, il mondo delle
imprese e la società civile sono stati costretti a portare avanti un duro dibattito su come riattivare
l’economia globale. Le misure di austerità e le riforme fiscali, del lavoro e del mercato saranno
sempre necessarie ma non sono sufficienti per far ripartire l’economia.
Vi riporto un aneddoto: pochi mesi dopo l’insediamento della nuova cancelliera tedesca, Angela
Merkel, fui invitato a Berlino per aiutare lei e la sua amministrazione ad affrontare la questione dei
nuovi posti di lavoro e dell’espansione dell’economia tedesca nel ventunesimo secolo. Iniziai
facendo una domanda alla cancelliera: Come si fa ad espandere l’economia della Germania,
dell’UE o, per esempio, quella globale, nelle ultime fasi di una grande era energetica e una
rivoluzione industriale costruita su essa?”
Diventa sempre più chiaro che la seconda rivoluzione industriale sta morendo e che le
emissioni di CO2, prodotte dalle industrie, stanno minacciando la vita sulla terra. Ciò che ci serve
ora è una nuova e coraggiosa narrativa economica che ci possa portare in un futuro sostenibile,
post-combustili fossili. Per accettare una nuova visione, si richiede una comprensione degli aspetti
tecnologici che hanno provocato profondi cambiamenti nella società.
Diventa sempre più chiaro che la seconda rivoluzione industriale sta morendo. Ciò che ci
serve ora è una nuova e coraggiosa narrativa economica che ci possa portare ad un futuro
sostenibile, post-combustili fossili.
Una Nuova Narrativa Economica
Le grandi rivoluzioni economiche della storia avvengono quando le nuove tecnologie della
comunicazione convergono con nuovi sistemi energetici.
Nuove rivoluzioni energetiche permettono un commercio più esteso e integrato. Le conseguenti
rivoluzioni nella comunicazione, gestiscono il complesso di attività commerciali grazie a nuovi
flussi energetici. Nel 19° secolo, l’economica tecnologia della stampa a vapore e l’introduzione di
scuole pubbliche fecero nascere una forza lavoro alfabetizzata, con doti comunicative adatte alla
gestione di un incrementato flusso di attività commerciali, reso possibile grazie alla tecnologia a
carbone e al vapore e provocando l’avvento della prima rivoluzione industriale. Nel 20° secolo,
impianti elettrici di comunicazione centralizzati - il telefono e successivamente la radio e la
televisione - divennero il mezzo di comunicazione per gestire un’era più dispersa e complessa,
basata sul petrolio, sulle auto, sull’espansione dell’area suburbana e sulla cultura del consumo di
massa della seconda rivoluzione industriale.
Oggi la tecnologia di internet e le risorse rinnovabili si stanno fondendo per creare una
nuova infrastruttura per una terza rivoluzione industriale (TRI) che cambierà il modo di distribuire
l’energia nel 21° secolo. Nell’era a venire, centinaia di milioni di persone produrranno la propria
energia rinnovabile nelle loro case, uffici e fabbriche e condivideranno l’energia elettrica verde,
l’una con l’altra, per mezzo di una “Internet dell’energia” proprio come ora generiamo e
condividiamo informazioni online.
La tecnologia di internet e le risorse rinnovabili si stanno fondendo per creare una nuova
infrastruttura per una terza rivoluzione industriale (TRI) che cambierà il modo di distribuire
l’energia nel 21° secolo.
La realizzazione di una infrastruttura per la terza rivoluzione industriale creerà migliaia di
nuove imprese e milioni di posti di lavoro e porrà le basi per un’economia globale sostenibile del
21° secolo. Permettetemi, tuttavia, un appunto a titolo precauzionale. Come ogni altra infrastruttura
di comunicazione e di energia che si sono avute nella storia, i vari pilastri della terza rivoluzione
industriale devono essere istituiti simultaneamente o le fondamenta non reggeranno. Questo perché
ogni pilastro può svolgere la propria funzione solamente in relazione con gli altri. I cinque pilastri
della terza rivoluzione industriale sono: (1) il passaggio a fonti di energia rinnovabile; (2) la
trasformazione del patrimonio edilizio di ogni Paese in micro-centrali energetiche per la raccolta di
energia rinnovabile sul posto; (3) l’impiego dell’idrogeno e altre tecnologie di stoccaggio in ogni
edificio e infrastrutture per immagazzinare risorse energetiche a intermittenza; (4) l’utilizzo della
tecnologia di internet per trasformare la rete energetica di ogni Stato in una rete internet energetica
che agisca come internet (quando milioni di edifici produrranno una piccola quantità di energia
locale, sul posto, potranno rivendere il surplus di energia alla rete e condividere l’elettricità con i
loro vicini di continente); e (5) la transizione della flotta dei trasporti verso l’adozione di veicoli
elettrici a plug-in e a pila a combustibile che possano acquistare e vendere energia basandosi su una
rete intelligente, interattiva e continentale.
La creazione di un regime energetico rinnovabile, supportato dagli edifici, in parte immagazzinato
sotto forma di idrogeno, distribuito attraverso una internet dell’energia e connesso a un sistema di
trasporto plug-in e a emissioni zero, apre la strada verso la terza rivoluzione industriale. L’intero
sistema è interattivo, integrato e uniforme. Quando questi cinque pilastri si uniranno, creeranno una
piattaforma tecnologica indivisibile - un sistema emergente le cui proprietà e funzioni sono
qualitativamente differenti rispetto alla somma delle parti. In altre parole, le sinergie tra i pilastri
costituiranno un nuovo paradigma economico che trasformerà il mondo.
Il finanziamento pubblico e privato delle infrastrutture della terza rivoluzione industriale
realizzato in tutto il mondo sarà la priorità della comunità bancaria e finanziaria internazionale nella
prima metà del 21° secolo.
Il Passaggio al “Potere Laterale”
La terza rivoluzione industriale è l'ultima delle grandi rivoluzioni industriali e fisserà le fondamenta
delle infrastrutture per una emergente età collaborativa. Il suo completamento sarà il segnale della
fine di una saga commerciale bicentenaria caratterizzata da una mentalità industriale, mercati
imprenditoriali, forza lavoro di massa e l’inizio di una nuova era contraddistinta da un
comportamento collaborativo, network sociali e forze lavoro professionali e tecniche. Nella prima
metà del secolo a venire, le convenzionali e accentrate e operazioni imprenditoriali della prima e
della seconda rivoluzione industriale verranno sempre più assorbite da pratiche imprenditoriali
distribuite della terza rivoluzione industriale; e la tradizionale organizzazione gerarchica del potere
politico ed economico lascerà spazio a un potere laterale organizzato in punti diffusi nella società.
Il potere laterale è una nuova forza nel mondo. Steve Jobs e gli altri innovatori della sua
generazione ci hanno distolto da costosi e accentrati mainframe, posseduti e controllati da un esiguo
numero di imprese multinazionali, per portarci economici computer e telefoni cellulari, permettendo
a miliardi di persone di entrare in contatto tra di loro con network peer-to-peer negli spazi sociali di
internet. La democratizzazione delle comunicazioni ha fatto si che quasi un terzo della popolazione
del mondo potesse condividere musica, sapere, notizie e vita sociale su un campo aperto e attivo,
segnando uno dei grandi progressi nella storia della nostra specie.
Tuttavia, pur essendo un traguardo impressionante, è solo metà della storia. Le nuove
industrie a energia rinnovabile stanno migliorando le prestazioni e diminuendo i costi a un ritmo
accelerato. E proprio mentre le generazioni e la distribuzione di informazioni stanno divenendo
praticamente libere, anche le risorse rinnovabili saranno tali. Il sole, il vento, le biomasse, la
geotermia e l’energia idrica sono disponibili per tutti e, come l’informazione, non si esauriranno
mai.
Quando le comunicazioni internet gestiscono energia rinnovabile, ogni essere vivente sulla
terra diventa la propria risorsa energetica, nella teoria e nella pratica. Miliardi di esseri umani,
condividendo la propria energia rinnovabile lateralmente con una internet dell’energia verde e
continentale, creano le fondamenta per la democratizzazione di un’economia globale e una società
più equa.
Capitalismo Distribuito
I regimi energetici plasmano la natura delle civilizzazioni - il modo in cui sono organizzate, come i
prodotti del commercio e degli scambi sono distribuiti, come si esercita il potere politico e come
sono condotti i rapporti sociali.
La natura distributiva delle risorse energetiche rinnovabili necessita la collaborazione
piuttosto che una gestione gerarchica del comando e del controllo dei meccanismi. Questo
nuovo regime energetico laterale stabilisce un modello organizzativo per innumerevoli attività
economiche.
Per capire come l’infrastruttura della terza rivoluzione industriale muterà drasticamente la
distribuzione del potere economico nel ventunesimo secolo, sarebbe utile fare un passo indietro e
esaminare il modo in cui la prima e la seconda rivoluzione industriale, basate su combustibili
fossili, riordinarono i rapporti di potere nel diciannovesimo e nel ventunesimo secolo.
I combustibili fossili - carbone, petrolio e gas naturali - sono energie elitarie per la semplice
ragione che sono presenti in poche aree. Esse richiedono ingenti investimenti militari e geopolitici
per assicurarne la disponibilità. L’abilità di accentrare la produzione e la distribuzione - l’essenza
del capitalismo moderno - è decisiva per una efficace prestazione dell’intero sistema.
L’infrastruttura accentrata dell’energia, in cambio, pone in essere le condizioni per il resto
dell’economia, incoraggiando modelli imprenditoriali simili in ogni settore.
Praticamente tutte le altre industrie che sono sorte a seguito della cultura del petrolio finanza moderna, telecomunicazioni, industria automobilistica, potere e utilità e costruzioni
commerciali - e che aprono i rubinetti al consumo di combustibili fossili erano similmente
predisposte ad essere estese in modo da realizzare le proprie economie di scala. E, come l’industria
petrolifera, richiedono enormi quantità di capitale per operare e sono organizzate con uno schema
accentrato.
Tre delle quattro maggiori imprese al mondo sono industrie petrolifere - Royal Dutch Shell,
Exxon Mobil e BP. Alle dipendenze di questi giganti dell’energia, vi sono circa cinquecento
multinazionali che rappresentano ogni settore e industria - con un fatturato annuo di 22.500 miliardi
di dollari, che è l’equivalente di un terzo del PIL mondiale che si attesta attorno i 62.000 miliardi di
dollari - e che sono interconnesse tra loro e dipendono da combustibili fossili per la loro
sopravvivenza.
L’emergente terza rivoluzione industriale, di contro, è basata su energie rinnovabili
distribuite, reperibili ovunque e, per la maggior parte, gratuite - il sole, il vento, l’energia idrica, la
geotermia, le biomasse, il moto ondoso e le maree oceanici. Queste energie disperse saranno
raccolte da milioni di siti localizzati, accatastate insieme e condivise con altri su una piattaforma
internet di energia elettrica rinnovabile e continentale, per ottenere livelli di energia ottimali e
mantenere un’economia dalle alte prestazioni e sostenibile. La natura distributiva delle risorse
energetiche rinnovabili necessita la collaborazione piuttosto che una gestione gerarchica del
comando e del controllo dei meccanismi.
Questo nuovo regime energetico laterale stabilisce un modello organizzativo per
innumerevoli attività economiche. Una rivoluzione industriale più distribuita e collaborativa, in
cambio, porterà inevitabilmente a una condivisione ridistribuita del benessere prodotto.
I costi impressionanti per possedere e gestire imprese telefoniche, radiofoniche e le
tecnologie di telecomunicazione e centrali nucleari o basate su combustibili fossili nei mercati, sta
facendo sì che si realizzi un “capitalismo distribuito”, nel quale i bassi costi di entrata nei network
laterali rendono possibile praticamente per tutti l’ingresso nel mondo imprenditoriale e di
collaborazione, creando e condividendo informazioni e energia su piattaforme comuni. Si è assistito
alla fondazione di Google, Facebook e altri network di comunicazione globali e migliaia di piccole
imprese convertite in micro-centrali elettriche verdi - connesse l’una con l’altra tramite network
elettrici regionali - da parte di venti o più giovani, letteralmente nelle stanze dei loro dormitori.
Ciò che sto descrivendo è un cambio fondamentale nel modo in cui il capitalismo funziona e
si sta sviluppando all’interno dell’economia, mutando il comportamento delle imprese nella
conduzione delle proprie attività. La flessione dei costi di transazione nel mondo della discografia e
dell’editoria, con l’emergenza della condivisione di file musicali, eBooks e news blogs, sta creando
scompiglio in queste imprese tradizionali. Possiamo aspettarci un simile impatto distruttivo nella
riduzione dei costi di transazione per l’energia rinnovabile, che permetterà a produttori, imprese di
servizi e dettaglianti di produrre e condividere beni servizi in network molto vasti con un ridotto
impiego di capitali di finanziamento.
La Democratizzazione della Produzione
Per esempio, prendiamo in considerazione la produzione. Niente è più suggestivo dello stile di vita
industriale di giganti e accentrate fabbriche altamente capitalizzate, dotate di macchinari pesanti e
gestiti da operai dal colletto blu, che realizzano prodotti di massa su catene di montaggio. Come
sarebbe se milioni di persone potessero produrre lotti o semplicemente manufatti nelle proprie case
o imprese, economicamente, più velocemente e con lo stesso controllo qualità delle fabbriche più
all’avanguardia del mondo?
Mentre l’economia TRI permetterà a milioni di persone di produrre la propria informazione
ed energia virtuale, una nuova rivoluzione di produzione digitale darà la possibilità di fare lo stesso
con la produzione di beni duraturi. In questa nuova era tutti potranno essere produttori, possedere il
proprio sito internet e la propria centrale di energia. Il processo si chiama stampa 3-D e parrebbe
fantascientifico ma si sta già sviluppando e promette un cambiamento nel modo di interpretare la
produzione industriale. Immaginate di premere un pulsante sul vostro computer e di inviare un file
digitale ad una stampante a inchiostro, solo che, con la stampa 3-D, la macchina sfornerà un
prodotto in tridimensionale anziché mono. Con l’utilizzo del design digitale, il software dirigerà la
stampante 3-D nella realizzazione di strati in sequenza del prodotto con polveri, plastica fusa o
metalli per creare la struttura. La stampante 3-D può riprodurre più copie proprio come una
fotocopiatrice. Qualsiasi tipo di bene, dalla gioielleria al telefono cellulare, componenti di
automobili o aeroplani, impianti medicali e batterie, viene “stampato” in quello che viene chiamata
“produzione additiva”, distinguendola dalla “produzione sottrattiva”, che implica la separazione dei
componenti per poi ricomporli tra loro.
In questa nuova era tutti potranno essere produttori, possedere il proprio sito internet e la
propria centrale di energia. Il processo si chiama stampa 3-D
Gli imprenditori 3-D sono alquanto fiduciosi della produzione additiva, perché il processo
richiede meno del 10% delle materie prime impiegate nella produzione tradizionale e utilizza meno
energia rispetto alla convenzionale produzione in fabbrica, riducendo sensibilmente i costi.
Nello stesso modo in cui internet ridusse drasticamente i costi d’ingresso, generando e
disseminando informazione e dando la luce a imprese come Google e Facebook, la produzione
additiva ha il grande potenziale di contenere i costi di produzione di beni duraturi, rendendo i costi
di ingresso abbastanza bassi da incentivare centinaia di migliaia di mini-produttori - piccole e medie
imprese (SME) - e farli competere e potenzialmente battere i giganti delle imprese di produzione
che erano al centro dell’economia della prima e seconda rivoluzione industriale.
Una grande quantità di imprese start-up stanno facendo il proprio ingresso nel mercato della
stampa 3-D con denominazioni quali Within Technologies, Digital Forming, Shape Ways, Rapid
Quality Manufacturing, Stratasys, Bespoke Innovations, 3D Systems, MakerBot Industries,
Freedom of Creation, LGM e Contour Crafting; esse sono determinate a reinventare l’idea stessa di
produzione nell’era della terza rivoluzione industriale.
L’energia risparmiata in ogni fase del processo di produzione digitale, dalla riduzione dei
materiali utilizzati al minor consumo di energia nella produzione, quando applicata all’interno
dell’economia globale, si aggiunge a un incremento qualitativo dell’efficienza energetica oltre
qualsiasi aspettativa che si poteva avere durante la prima e la seconda rivoluzione industriale.
Quando l’energia utilizzata per il processo produttivo è rinnovabile e generata sul posto, l’impatto
di una terza rivoluzione industriale laterale diviene particolarmente evidente. Dal momento che
l’84% dei ricavi della produttività nell’industria e nelle imprese di servizi è attribuibile
all’aumentata efficienza della termodinamica - solo il 14% dei ricavi della produttività è il prodotto
di investimenti di capitale per ogni lavoratore - iniziamo a comprendere il significato dell’enorme
incremento di produttività che accompagnerà la terza rivoluzione industriale e ciò che significherà
per la società.
Costo di Marketing e Logistica Pressoché Zero
La democratizzazione della produzione sarà accompagnata dal crollo dei costi di marketing. Poiché
la natura centralizzata delle tecnologie di comunicazione della prima e della seconda rivoluzione
industriale - quotidiani, riviste, radio e televisione - i costi del marketing erano elevati e
avvantaggiavano le grandi imprese che potevano permettersi un sostanzioso investimento nella
promozione dei propri prodotti e servizi. Internet ha trasformato il marketing da una spesa
consistente a un costo irrisorio, permettendo alle start-up e alle piccole e medie imprese di
promuovere i loro prodotti e servizi su siti internet che si diffondono su spazi virtuali, facilitando la
competizione e persino farle battere le grandi imprese del 21° secolo.
Prendete in considerazione Etsy, una piccolissima impresa web di start-up che è decollata
negli ultimi sette anni. Etsy fu fondata da un giovane laureato dell’Università di New York, Rob
Kalin, che produceva mobili nel suo appartamento. Frustrato perché non poteva entrare in contatto
con potenziali acquirenti interessati all’acquisto di mobili artigianali, Kalin e alcuni suoi amici
crearono un sito internet che diede la possibilità a artigiani di tutto il mondo, che lavorassero in
proprio, di entrare in contatto con potenziali clienti. Il sito divenne uno showroom virtuale, dove
milioni di clienti e migliaia di venditori da più di cinquanta Paesi possono contattarsi, dando una
nuova vita all’artigianato - un’arte che era pressoché scomparsa con l’avvento del capitalismo
industriale.
Mettere in contatto una moltitudine di venditori e acquirenti tramite spazi virtuali è
praticamente gratuito. Rimpiazzando gli intermediari - dai grossisti ai dettaglianti - con un network
virtuale e distribuito di compratori e venditori, eliminando i costi di transazione che incrementano
ad ogni passaggio, Etsy ha creato un nuovo bazar per l’artigianato globale, che si sviluppa
lateralmente piuttosto che gerarchicamente, e con un approccio collaborativo piuttosto che topdown per la vendita dei beni.
Internet ha trasformato il marketing da una spesa consistente a un costo irrisorio,
permettendo alle start-up e piccole e medie imprese di promuovere i loro prodotti e servizi su
siti internet che si diffondono su spazi virtuali, facilitando la competizione e persino farle
battere le grandi imprese del 21° secolo.
Etsy porta ad un’altra dimensione il mercato - la personalizzazione delle interazioni tra
compratori e venditori - il sito web supporta chat room, coordina dimostrazioni online e conduce
seminari, permettendo ai venditori di interagire, scambiare idee, personalizzare i prodotti e creare
legami sociali duraturi. I prodotti standardizzati, creati su catene di montaggio attivate da
un’anonima forza lavoro, delle grandi multinazionali, non possono competere con queste interazioni
personali tra artigiani e committenti.
Malgrado sia ancora agli albori, Etsy è un’impresa in rapida espansione. Nel 2011, le
vendite di Etsy raggiunsero quasi $500 milioni. In una recente conversazione, Kalin mi spiegò che
la sua missione consiste nell’aiutare a diffondere una “consapevolezza empatica” nell’arena
dell’economia globale e fissare le fondamenta per una società più coinvolgente. La sua visione di
connettere “milioni di economie locali attive, che creeranno nuovamente un senso di comunità
nell’economia”, è l’essenza del modello per la terza rivoluzione industriale. Etsy è l’unica tra le
centinaia di imprese internet multinazionali che sta mettendo in contatto produttori e consumatori in
mercati virtuali e, contemporaneamente, democratizzando i costi di mercato nell’economia globale.
Con l’espansione a livello mondiale della tecnologia 3-D - rimanendo in loco - la
produzione personalizzata ridurrà anche i costi di logistica, con la possibilità di enormi risparmi
energetici. Il costo del trasporto dei prodotti crollerà nei decenni a venire perché una crescente
varietà di beni sarà prodotta localmente in migliaia di micro-fabbriche e trasportate regionalmente
da autoarticolati spinti da energia elettrica pulita e idrogeno prodotti in ambito locale.
La crescita laterale della terza rivoluzione industriale permette alle piccole e medie imprese
di prosperare. Tuttavia, le multinazionali non scompariranno. Piuttosto, compiranno una
metamorfosi, passando da produttori e distributori primari a aggreganti. Nella nuova era economica,
il loro ruolo sarà quello di coordinare e gestire la molteplicità di network che muovono il
commercio e lo scambio su una catena di valori.
Nuovi Modelli d’Impresa e Posti di Lavoro nel 21° Secolo
La Germania sta aprendo la strada per l’ingresso della nuova era economica. Il Governo Federale si
è associato con sei regioni tedesche per sperimentare l’introduzione di una internet dell’energia che
permetterà a decine di migliaia di imprese tedesche e milioni di proprietari di immobili, di
recuperare energia rinnovabile sul posto, immagazzinarle sotto forma di idrogeno e condividere
elettricità pulita in tutta la Germania con una intelligente piattaforma energetica internet. Intere
comunità stanno trasformando i loro edifici commerciali e residenziali in micro-centrali verdi.
Attualmente, in Germania più di 1 milione di edifici sono stati convertiti in parziali micro-centrali.
Imprese come Siemens, Bosch e Daimler stanno creando nuovi e sofisticati software di tecnologia
informatica, hardware, elettrodomestici e veicoli che si uniranno alla comunicazione internet
distribuita e all’energia distribuita, per creare edifici intelligenti, infrastrutture e mobilità ecologica
per le città del futuro.
La transizione verso la terza rivoluzione industriale richiederà una riconfigurazione
dell’intera infrastruttura economica all’ingrosso di ogni Paese, creando milioni di posti di
lavoro e innumerevoli beni e servizi.
La transizione verso la terza rivoluzione industriale richiederà una riconfigurazione
dell’intera infrastruttura economica all’ingrosso di ogni Paese, creando milioni di posti di lavoro e
innumerevoli beni e servizi. Le nazioni dovranno effettuare investimenti nelle tecnologie
rinnovabili su grande scala; convertire milioni di edifici in micro-centrali; inserire tecnologie di
stoccaggio di idrogeno nelle infrastrutture nazionali; sviluppare una internet dell’energia e
trasformare le automobili con motori a combustione interna in veicoli elettrici a pile plug-in.
Il rifacimento delle infrastrutture di ogni nazione e l’ammodernamento delle industrie
richiederà un’importante formazione dei lavoratori su una scala paragonabile all’addestramento
professionale avutosi con l’avvento della prima rivoluzione industriale. La nuova forza lavoro hitech della terza rivoluzione industriale dovrà essere esperta nelle tecnologie di energie rinnovabili,
costruzioni eco-sostenibili, nella tecnologia dell’informazione incorporata nella programmazione di
computer, nanotecnologia, chimica sostenibile, sviluppo di pile a combustibile, gestione delle
centrali energetiche, trasporto ibrido e a idrogeno e centinaia di altri campi tecnici.
Imprenditori e amministratori dovranno essere aggiornati sui vantaggi dei più recenti
modelli d’impresa, includendo strategie di ricerca e sviluppo distribuiti e collaborativi, commercio
open source e in rete, una logistica sostenibile a basse emissioni e la gestione della offerta. I livelli
di capacità e gli stili di gestione della terza rivoluzione industriale saranno qualitativamente diversi
da quelli della forza lavoro risalenti alla prima e seconda rivoluzione industriale.
Lo sviluppo in senso laterale della terza rivoluzione industriale provoca lo spostamento del
fulcro del potere economico da imprese multinazionali accentrate a network di piccole e medie
imprese distribuite. Il rapido calo dei costi di transazione che porterà la terza rivoluzione industriale
sta portando verso la democratizzazione l’informazione, l’energia, la produzione, il marketing, la
logistica e sta facendo strada ad una nuova era di capitalismo distribuito che probabilmente
cambierà il nostro modo di interpretare il commercio. La terza rivoluzione industriale offre la
speranza di poter arrivare ad una era sostenibile e post-combustibili fossili entro mezzo secolo.
Abbiamo la ricerca scientifica, tecnologica e un piano per per poterla attuare. Ora è questione di
capire se coglieremo le opportunità economiche che si prospettano e avere la forza di volontà
necessaria per sfruttarle in tempo.
Note sull’autore
Jeremy Rifkin è autore del best seller del New York Times “La Terza Rivoluzione Industriale:
Come il “Potere Laterale” Sta Trasformando l’Energia, l’Economia e il Mondo”. E‘ consigliere
dell’Unione Europea e di vari capi di stato del mondo. E‘ Senior Lecturer del Wharton School’s
Executive Education Program dell’Università della Pennsylvania e presidente della Foundation on
Economic Trends in Washington, D.C.