To dub or not to dub?

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To dub or not to dub?
La rivista dell’Inglese per Scopi Speciali
estratto dal n. 1/07
“To dub or not to dub?” Quando un buon doppiaggio favorisce il
successo di un film: il caso di “Frankenstein Junior”
di Consuelo Terenzio, studiosa nel campo della traduzione per il cinema
1. Introduzione
Sin dall’avvento del cinema sonoro il superamento delle barriere linguistiche, che
potevano ostacolare la circolazione commerciale dei film su circuiti al di fuori di quelli legati
alla lingua di partenza, ha rappresentato una sfida notevole anche a livello culturale.
Storicamente il problema in questione è stato risolto per gradi e con modalità differenti.
Inizialmente erano gli stessi attori della pellicola originaria a recitare varie versioni in lingue
diverse; in seguito venivano girate versioni “parallele” interpretate da attori di nazionalità e
lingua dei Paesi nei quali la pellicola veniva distribuita; infine, è nata la pratica del
doppiaggio.
In questo modo i dialoghi originali, attraverso un processo di traduzione ed elaborazione
attento ai contenuti linguistici, espressivi e visivi dell’opera originaria, vengono sostituiti da
nuovi dialoghi nella lingua di destinazione scelta.
In Italia, così come in tanti altri Paesi, il doppiaggio dei film è la regola. Sono sempre stata
una sostenitrice della visione dei film in versione originale, ma devo dire che in non pochi
casi il doppiaggio di alto livello, e quello italiano in particolare1, ha decretato il successo di
pellicole anche in Paesi diversi da quello della lingua di origine.
L’attore-doppiatore, senza volerne sminuire in alcun modo l’importanza e la bravura , non
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è il solo ad avere il merito del successo di un film doppiato: il personaggio chiave, il vero
“alchimista” responsabile del successo della versione doppiata è l’adattatore-dialoghista,
che non ha tanto il compito di tradurre le battute che recitano gli attori quanto soprattutto
quello di “plasmarle” tenendo conto di quella che è la “lingua” del film, formata dai vari
registri comunicativi ed espressivi che ne compongono l’essenza. A “complicare” il
La scuola italiana di doppiaggio è forte di una tradizione che vide i suoi “albori” in epoca fascista (il regime
non gradiva la circolazione di film in lingua originale), per poi consolidarsi durante il neorealismo, subito dopo
la Seconda Guerra Mondiale, dal momento che molti degli attori venivano presi “dalla strada”: in sala di
doppiaggio altri bravi attori, quasi sempre di “estrazione” teatrale, davano loro voci belle e altamente
espressive.
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Le invenzioni dei doppiatori possono anche lasciare una traccia nella lingua parlata. Nella versione italiana
del film “Rocky IV” il russo-cattivo-biondo (l’attore Dolph Lundgren) pronuncia la famosa frase minacciosa “Ti
spiezzo in due”, che è diventata famosissima e viene usata ironicamente nella lingua di tutti i giorni.
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compito dell’adattatore-dialoghista, già non “facile” in partenza, è la consapevolezza di
dover tener conto della lunghezza della battuta3, dell’espressione dell’attore, dei movimenti
del suo corpo e soprattutto delle sue labbra; la battuta tradotta deve sembrare uscita dalla
bocca dell’attore come se fosse veramente pronunciata da lui: non di rado questo
problema, in gergo chiamato sync o più “volgarmente” labiale, porta l’adattatore a
effettuare delle scelte di modifica del testo di partenza che lo vedono “tagliare” in alcune
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parti per poi “aggiungere” in altre, sempre cercando di non venire meno a quello che è
l’“equilibrio” generale dell’opera originaria.
Penso sia successo a ognuno di noi di aver visto film le cui frasi ed espressioni celebri (le
cosiddette memorable quotes) sono entrate “di prepotenza” a far parte del nostro vissuto.
Se è facile ripensare ai “classici” , non è raro che film brillanti e comici abbiano lasciato “il
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segno” per generazioni e generazioni. A maggior ragione ritengo che effettuare
l’adattamento ai dialoghi di un film comico sia un compito non facile. Il film comico ha dei
percorsi più “rischiosi” di altri generi più “letterari”, dal momento che le battute doppiate
devono arrivare al pubblico di destinazione in modo da suscitare ilarità e divertimento al
pari di quelli provocati dall’opera originaria. In questo caso l’adattatore si trova di fronte a
dover rendere brillanti e comiche battute in slang letteralmente intraducibili oppure giochi
di parole che non hanno un equivalente nella lingua di destinazione.
Il rischio più grande è quello di “snaturare” i contenuti dell’opera di partenza svilendoli
oppure scadendo nella demenzialità più assoluta o nella volgarità gratuita.
Alla luce di queste ultime considerazioni ho deciso di analizzare alcuni stralci dei dialoghi
di un famoso film comico le cui memorable quotes sono tuttora presenti nel repertorio di
almeno due generazioni: “Frankenstein Junior” di Mel Brooks.
A mio parere siamo di fronte a un lavoro di adattamento dei dialoghi veramente ben
riuscito a cui va data, senza nulla togliere all’estrema bravura degli attori italiani6 che
hanno doppiato i protagonisti, buona parte del merito di aver decretato il successo del film
nel nostro Paese.
R. Tartaglione, “Ad esempio, la battuta “Please wash softly my back” letteralmente significa “Per favore
lavami dolcemente la schiena”. Ma schiena non ha lo stesso movimento labiale di “back” che prevede una
consonante labiale (la “b”) e una vocale aperta. Una soluzione per l’adattamento di un film potrebbe essere
“Accarezzami la schiena con le mani” in articolo tratto dal sito www.scudit.net.
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Mario Paolinelli, Eleonora Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, Hoepli 2005.
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Come non pensare a frasi come “Francamente cara, me ne infischio!” (“Frankly my dear …I don’t give a
damn!”) o “Domani è un altro giorno” (“…Tomorrow is another day”), pronunciate dagli irrequieti amanti Rhett
e Rossella nel celeberrimo “Via col Vento”?
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Nel cast dei doppiatori figurano nomi noti di attori quali Oreste Lionello (Frederick Frankenstein), Livia
Giampalmo (Inga), Angiolina Quinterno (Elisabeth), Silvio Spaccesi (Eremita cieco).
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2. Breve scheda del film e analisi di una scena
“Frankenstein Junior” (titolo originale: Young Frankenstein) è un film del 1974 per la regia
di Mel Brooks (che assieme all’attore protagonista del film, Gene Wilder, è autore del
soggetto e della sceneggiatura).
Il film, che molti di voi avranno visto anche più di una sola volta, riguarda le grottesche
vicende del professore e medico americano Frederick Frankenstein (impersonato da un
ispirato Gene Wilder), che viene a sapere di aver ereditato dal nonno, il famoso scienziato
Barone Viktor von Frankenstein, un castello in Transilvania; il giovane professor
Frankenstein, affiancato da un folle “team” di personaggi come il gobbo Igor (Marty
Feldman), l’aiutante di laboratorio Inga (Teri Garr) e la “misteriosa” governante del
castello, Frau Blucher (Cloris Leachman), decide di riprendere gli azzardati esperimenti
scientifici del nonno che mirano a far rinascere la vita nei corpi inanimati.
Per una serie di errori commessi nel corso dei vari procedimenti descritti fedelmente dal
vecchio scienziato in alcuni appunti, Frederick Frankenstein e i suoi singolari collaboratori
finiscono per dar vita a un mostro (“the creature”) dal cervello subnormale, perdendone il
controllo e dando inizio a una serie di situazioni esilaranti che termineranno con le nozze
del protagonista, Frederick Frankenstein, con Inga, la sua assistente, e della “creatura”
con Elisabeth, la precedente e alquanto pretenziosa fidanzata dello stesso giovane
Frankenstein.
Prima di analizzare alcune parti dei dialoghi da vicino, mi preme ricordare che la comicità
di Mel Brooks è da sempre legata al genere della parodia molto vicina al nonsense, basata
sulla grande espressività degli attori e sulla “finezza” delle trovate linguistiche delle gag e
dei doppi sensi, che il più delle volte è impossibile tradurre letteralmente.
Esemplificativa di quanto appena menzionato è la scena che mi accingo a commentare, la
quale racchiude la memorable quote per eccellenza del film. Frederick Frankenstein è
ormai arrivato in Transilvania e alla stazione incontra lo stranissimo “gobbo” Igor
(interpretato da Marty Feldman), giunto apposta per riceverlo e per accompagnarlo al
castello dandogli un passaggio sul suo carro pieno di fieno nel quale si nasconde una
sorpresa: Inga, l’assistente di laboratorio mandata dal signor Rosenthal (fido collaboratore
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del vecchio Frankenstein) per coadiuvare il giovane Professor Frankenstein nelle sue
nuove ricerche. Vediamo cosa succede.
EXT. - NEARBY ROAD
EST. - VICINO ALLA STRADA
(accanto al carro)
Igor: Penso che starà più comodo
Igor: I think you'll be more comfortable
in the rear.
Freddy: Oh.
Inga: Oof.
Freddy: What was that?
Igor: Oh, that'll be Inga. Herr Falkstein
thought you might need a laboratory
assistant temporarily.
Freddy: Oh.
Inga: Oh, hello, would you like to have
a roll in the hay? It's fun. Roll, roll, roll
in the hay. Roll, roll, roll in the hay.
Roll, roll...
se sale di dietro.
Freddy: Ah!
Inga: Uh!
Freddy: Cos'è stato?
Igor: Oh è certamente Inga, Herr
Rosenthal ha detto che lei avrebbe
avuto bisogno di un'assistente di
laboratorio.
Freddy: Oh.
Inga: Oh, Gruss Gott, lei venire in
fieno con me, prego mi montare
subito, io tanto aspettare. Dai, dai,
fare anche tu...
EXT. - ROAD - LATER
EST. - SULLA STRADA
Inga: Uh. Uh, sometimes I'm afraid of
Inga: Certe volte io molta paura di
the lightning.
lampi.
Freddy: Just an atmospheric discharge,
Freddy: È una scarica atmosferica
nothing to be afraid of.
nient'altro, niente di cui impaurirsi.
Inga: Werewolf.
Inga: Lupu ùlula.
Freddy: Werewolf?
Freddy: Lupo ululà?
Igor: There.
Igor: Là!
Freddy: What?
Freddy: Cosa?
Igor: There wolf. There castle.
Igor: Lupu ululà e castellu ululì!
Freddy: Why are you talking that way?
Freddy: Ma come diavolo parli?
Igor: I thought you wanted to.
Igor: È lei che ha cominciato.
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Freddy: No, I don't want to.
Freddy: No, non è vero.
Igor: Suit yourself, I'm easy. Well, there
Igor: Non insisto, è lei il padrone.
it is. Home.
Beh, ecculu là. Casa!
Considerazioni:
Questa sequenza di battute tra Igor, Frankenstein e Inga rimane a mio parere tra le
migliori di tutta la pellicola e il fatto che sia spesso oggetto di “citazioni” rende eccezionale
il lavoro compiuto dall’adattatore.
All’inizio della scena l’adattatore deve rendere in maniera efficace le prime parole che
escono dalla bocca di Inga (l’attrice Teri Garr), che in entrambe le versioni (inglese e
italiana) ha un forte accento tedesco. Nella versione in inglese, Inga dice al Professor
Frankenstein “Hello, would you like to have a roll in the hay? It’s fun. Roll, roll, roll in the
hay” la cui traduzione letterale è “Salve, vorrebbe rotolarsi nel fieno? È divertente! Si rotoli,
si rotoli nel fieno”. Nella versione italiana abbiamo invece “Oh, Gruss Gott, lei venire fieno
con me, …….io tanto aspettare. Dai, dai, fare anche tu….”: la “trovata” dell’adattatore è
stata abile, dal momento che mentre Inga chiede al Professor Frankenstein di “rotolare nel
fieno” ne fa anche le mosse muovendosi velocemente e rendendo quindi fondamentale
trovare una parola breve che renda anche la cadenza ripetitiva, quasi da filastrocca, del
“Roll, Roll, Roll in the hay”, che diventa con successo il “Dai, dai, fare anche tu….”.
Il momento più brillante dell’intera scena rimane, comunque, il “gioco” di parole che nella
versione originale vede Inga, terrorizzata dai lampi, dal tetro paesaggio e da un sinistro
ululato, sussurrare spaventata la parola “Werewolf!”, che non significa altro che “lupo
mannaro”. Sempre nella versione originale Freddy Frankenstein le risponde “Werewolf?”,
per assicurarsi di aver capito bene. A questo punto Igor, giocando sull’assonanza di
“werewolf?” e “where wolf?” risponde indicando con la mano “There!”, innescando una
conversazione piena di equivoci (V. testo).
Come rendere questo fine scambio di battute nella versione italiana senza far perdere al
pubblico il senso originario della scena? L’adattatore, che “fa parlare” Inga in Italiano con
forte accento tedesco, ha risolto brillantemente il problema trasformando “Werewolf” in
“Lupo ùlula”, rendendo possibile “giocare” sulle espressioni verbali “….ululà” e “…ululì” (V.
testo) e facendole coincidere con i movimenti e le espressioni degli attori sullo schermo.
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Bibliografia
Testi:
Mario Paolinelli, Eleonora Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, Hoepli 2005
Siti web:
www.antoniogenna.net
R. Tartaglione, in articolo tratto dal sito www.scudit.net
www.michaela.it/frank/frank3.htm
www.frankensteinjunior.it/film_sceneggiatura.asp
http://en.wikipedia.org/wiki/Young_Frankenstein