Schede 2009-2010 - Diocesi di Ragusa

Transcript

Schede 2009-2010 - Diocesi di Ragusa
Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare
Anno pastorale 2009-2010
“Educhiamoci alla testimonianza della Carità”
Schede per gruppi famiglia
In seno all’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare è scaturita la proposta di preparare delle
schede da offrire ai gruppi familiari, sia allo scopo di venire incontro ad esigenze (degli animatori e
delle famiglie) fatte presenti precedentemente in un incontro del Vicariato di Vittoria, sia per
contribuire ad un percorso comune di riflessione per le famiglie sul tema della Carità.
S.E. il Vescovo, nel programma pastorale per l’anno 2009-2010: “Educarci alla testimonianza
della carità”, in un paragrafo espressamente dedicato alla famiglia, ha sottolineato:
“Una attenzione particolare dovrà essere rivolta alle famiglie che, consapevolmente o
inconsapevolmente, in maniera esplicita o implicita, chiedono non solo di non essere lasciate sole
ma di essere sostenute e accompagnate nel loro «difficile mestiere» di educatori. La famiglia è il
luogo privilegiato della custodia, della rivelazione, della comunicazione e dell’educazione
all’amore.”
Le schede possono essere utilizzate anche dai gruppi che hanno già un percorso programmato. I
contenuti di certe schede probabilmente non potranno essere sempre svolti in una unica serata e
forse si avrà bisogno di più serate per “masticare” i contenuti e meglio assimilarli.
E’ bene che i gruppi non siano troppo numerosi per consentire a tutti di intervenire.
Qualora ci fosse qualche comunità parrocchiale che ritenesse di non avere delle coppie animatrici
preparate e disponibili, l’Ufficio è lieto di venire incontro a questo bisogno fornendo gli aiuti
necessari perché ciò avvenga.
E’ auspicabile che ogni parrocchia promuova e valorizzi, così come è detto con forza ed insistenza
dal Direttorio di Pastorale Familiare al n. 126 e al n. 128, la creazione di gruppi familiari e ne curi
la formazione, aiutando a vivere la specifica vocazione e missione degli sposi (Direttorio di
Pastorale Familiare n. 93).
E’ importante per l’Ufficio poter incontrare i gruppi famiglia, per sostenerli nel prendere
consapevolezza del dono di grazia ricevuto, della grande responsabilità e dell’importanza che
rivestono nel cammino di crescita delle famiglie e della stessa comunità parrocchiale.
Sarebbe fruttuoso attuare, nei modi e tempi concordati insieme, degli incontri di formazione rivolti
a coppie desiderose di imparare ad animare un gruppo famiglia e attuati nei vari vicariati; come
pure ricevere delle osservazioni e dei suggerimenti sulle schede, sull’andamento dei gruppi e sulle
difficoltà incontrate allo scopo di migliorare l’animazione dei gruppi stessi.
Si ringraziano di cuore quanti hanno messo a disposizione i loro talenti e il loro tempo perché ciò si
verificasse e si augura a tutti gli operatori pastorali e alle famiglie un fecondo e nuovo anno sociale.
Pino e Maria Silvia Petrolito con Don Romolo Taddei
Le schede sviluppano una riflessione sull’amore-carità, a partire dallo Spirito Santo Sorgente
dell’Amore, nella coppia e nella famiglia, i riflessi nell’ambiente quotidiano, verso gli ultimi e i
lontani.
1
Le schede sono un esperimento di strumento semplice destinato alla fruibilità immediata dei gruppi.
Saranno consegnate in più riprese in modo da consentire un momento comune di verifica in itinere.
Lo schema prevede: - Accoglienza e momento di preghiera; - Presentazione del tema; - Parola di
Dio; - Commento e svolgimento del tema; - Domande di riflessione ed esperienze personali e di
coppia; - Condivisione di gruppo - verifica; - Preghiera.
Temi:
1° - Lo Spirito Santo sorgente dell'amore di coppia
2° - Educarci all'amore nella coppia – il Sacramento
3° - Educarci all'amore nella coppia - la spiritualità di coppia
4° - Educare alla carità i figli.
5° - Educarci a vivere la carità con i familiari.
6° - Testimoniare la carità nel quotidiano (vicini, colleghi, etc…).
7° - Educarci all’amore - Il perdono.
8° - Educarci a vivere la carità nelle parrocchie, nei gruppi e nelle comunità.
9° - Educarci ad amare ed accogliere il diverso.
Per l’approfondimento per gli animatori sono proposte delle schede realizzate da don Romolo
Taddei sull’Educarci all’amore-tenerezza, secondo il metodo dell'animazione.
Temi generatori:
1) La sorgente dell’amore: lo Spirito Santo e la vita di coppia (P.Romolo Taddei - P.Luca Tuttobene).
- Prima scheda: Lo Spirito Santo il grande Sconosciuto.
- Seconda scheda: Lo Spirito Santo sorgente del nostro amore.
2) Educarci all’amore – tenerezza (P.Romolo Taddei – P.Luca Tuttobene )
- Prima scheda: Amarci con amore di tenerezza coltivando l’intimità.
- Seconda scheda: Vivere la tenerezza di Dio.
- Terza scheda: Vivere la tenerezza verso noi stessi.
- Quarta scheda: Vivere la tenerezza verso il proprio partner.
- Quinta scheda: I segni concreti della tenerezza.
- Sesta scheda: Come alimentare la tenerezza.
Alcune indicazioni per la coppia animatrice:
- è importante avere uno stile accogliente e coinvolgente;
- creare un clima familiare in cui vivere la gioia di camminare insieme;
- prepararsi e svolgere con piacere l'incontro;
- non fare da maestra, non parlare troppo, ma stimolare gli altri al dialogo;
- guardare al tema, agli obbiettivi, ai tempi, ma soprattutto alle persone;
- essere disponibile all'ascolto;
- incoraggiare, esortare alla riflessione;
- apprezzare e valorizzare, sottolineare il positivo e rispettare i tempi di ciascuno;
- non giudicare, criticare, dare consigli;
- mantenere nel gruppo lo stile della condivisione;
- dare spazio a tutti, evitando che si faccia “salotto” allontanandosi dal tema.
2
Prima scheda
Lo Spirito Santo sorgente dell’amore di coppia
Accoglienza:
(con parole simili)
Siamo contenti di ritrovarci questa sera per vivere insieme una serata di riflessione… Come state?… Abbiamo alle
spalle una giornata chi più chi meno faticosa… iniziamo allora con la preghiera..
Preghiera:
Sequenza allo Spirito Santo
(a cori alterni mariti – mogli)
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen
Presentazione del tema
Questo incontro di oggi ci vuole aprire gli occhi e il cuore su una figura tanto sconosciuta quanto fondamentale nella
vita di coppia: lo Spirito Santo.
È lo Spirito Santo che nel Sacramento del Matrimonio viene donato agli sposi ma di cui essi stessi sanno ben poco.
Come Gesù disse alla Samaritana al pozzo di Giacobbe:
“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere
gli chiederesti tu stessa di darti quell’acqua viva che ti salverà…”,
così, se gli sposi conoscessero il grande dono che viene loro dato nella celebrazione del Sacramento del Matrimonio e
ogni giorno lo chiedessero, invocando quest’acqua viva, la loro unione coniugale e familiare porterebbe tanti frutti di
gioia e di serenità. Attraverso lo Spirito Santo Gesù dona se stesso, dona la sua unità col Padre che desidera la felicità
della coppia.
Anche nell’Epiclesi (preghiera di effusione dello Spirito Santo sugli sposi) del Sacramento del Matrimonio è chiara ed
evidente la consacrazione della coppia nello Spirito Santo. Durante il rito si ha, infatti, una vera e propria effusione
dello Spirito Santo.
Nella formula classica leggiamo:
“Guarda ora con bontà questi tuoi figli che, uniti nel vincolo del matrimonio,
chiedono l'aiuto della tua benedizione: effondi su di loro la grazia dello Spirito
Santo perché, con la forza del tuo amore diffuso nei loro cuori, rimangano
fedeli al patto coniugale”.
3
Ciò che dona lo Spirito Santo agli sposi lo possiamo leggere nella Familiaris Consortio al n.13:
“Lo Spirito Santo dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna
capaci di amarsi come Cristo ama.”
… e al n.19:
“Lo Spirito Santo offre agli sposi il dono di una comunione
nuova d’amore”
… e nel Catechismo della Chiesa Cattolica al n.1624 dove, parlando dello Spirito Santo si dice:
“...è Lui il sigillo della loro alleanza, sorgente sempre offerta del
loro amore, la forza in cui si rinnoverà la loro fedeltà…”.
Con lo Spirito Santo gli sposi amano del Suo stesso amore e sono quindi capaci di guardare l’altro/a come Lui lo/la
guarda, oltre i suoi limiti e difetti fino al suo essere immagine di Dio, donandosi una tenerezza che ha il sapore di
quella di Dio.
Gli sposi celebrano e vivono l’amore Trinitario, nella loro quotidianità, nelle cose di tutti i giorni, in un bacio quanto in
un caffè bevuto insieme. Ogni più piccolo loro gesto assume un significato importante, acquista un valore altissimo, la
loro vita quotidiana diventa luogo, spazio e tempo di santificazione e di culto.
Così si legge in Familiaris Consortio al n.56:
“Il matrimonio è in se stesso un culto liturgico di glorificazione a Dio…”,
vale a dire che ogni abbraccio, ogni dialogo tra sposi e ogni più piccolo frammento di vita è dar gloria a Dio: si tratta di
vivere in maniera straordinaria l’ordinarietà perché tutto è per la glorificazione di Dio.
Lo Spirito Santo è l’acceleratore dell’amore degli sposi, accresce la loro capacità di amore. Come l’Eucaristia, la coppia
diventa pane spezzato per questa umanità che non conosce Dio proprio attraverso la sua vita normale di tutti i giorni.
Guidati dallo Spirito Santo e da Lui plasmati “in un solo corpo”, gli sposi per primi gustano i frutti della presenza dello
Spirito di cui sono dimora e ne fanno partecipare ai loro cari.
Domanda:
Quale consapevolezza vivo della presenza dello S. Santo nella nostra unione sponsale?
(Riflessione personale, in coppia, condivisione in gruppo)
N.B. - La coppia animatrice faccia in modo che ognuno possa parlare senza essere interrotto, che si ascolti
in silenzio, evitando di fare “dibattito”.
Parola di Dio:
Ascoltiamo ora l’insegnamento di S. Paolo Apostolo.
Il brano esorta a non seguire il piano del mondo ma il piano di Dio. Nel forte contrasto tra l’uno e l’altro l’apostolo
mette in evidenza l’opposizione tra “l’uomo vecchio” e “l’uomo nuovo”.
Dalla Lettera di S. Paolo ai Galati (5, 16-26)
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il
desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito
ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi
non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono
ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie,
ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come
già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito
invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,
dominio di sé.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i
suoi desideri.
Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.
4
Commento
Rileggiamo questo brano nel contesto del nostro incontro, nell’ottica della relazione coniugale e familiare.
Ricordatevi - direbbe S. Paolo a noi, oggi - che la vostra non è una semplice unione di due persone ma una chiamata che
viene da Dio, una vocazione ad essere UN SEGNO della presenza dello SPIRITO SANTO che opera e agisce per
mezzo del vostro amore, la cui fonte è LUI stesso.
Vivere dunque nel matrimonio vuol dire lasciarsi da Lui guidare nella via del servizio reciproco e nella reciproca
accoglienza, sopratutto nelle proprie debolezze, nei limiti e nelle paure. In altre parole morire per se stessi e far morire
“i desideri della carne” cioè l’egoismo, la superbia, l’autosufficienza e la presunzione di non aver bisogno dell’altro.
Lo Spirito Santo che agisce nel Sacramento del Matrimonio è lo spirito di verità che ci rivela il nostro bisogno di essere
amati e di amare come Cristo ha amato offrendo la vita per la Chiesa sua Sposa.
Lo Spirito che è l’artefice della comunione sponsale dei cuori rivela il valore e la ricchezza della diversità dei caratteri e
dei temperamenti, che non sono una minaccia dell’unione ma una opportunità nell’essere la pienezza dell’umanità di
tutti e due i coniugi. Vivere dunque nello Spirito Santo significa gustare la gioia del matrimonio, sperimentare la pace
frutto del fraterno perdono, dominare se stessi nell’orgoglio e aprirsi all’ascolto dell’altro.
Dalla testimonianza di S.ta Giovanna Beretta Molla, sposa e madre, leggiamo:
“Il segreto del matrimonio duraturo e felice sta nella consapevolezza che non ci siamo scelti noi, ma il nostro stare
insieme è il frutto della sapienza divina, dello Spirito Santo Consolatore, che ci rende capaci di superare tutto con la
forza dell’amore più forte di ogni avversità e di ogni nostra debolezza”.
Domanda:
Cosa mi ha colpito in ciò che è stato detto sul ruolo dello Spirito Santo
nel Sacramento del matrimonio? Quale impegno mi porto da questo incontro?
(per es.: decidere di invocare lo Spirito Santo prima di una scelta; nel discernimento, per l'educazione dei figli; in un
momento difficile, di prova, di sfiducia....)
(Riflessione personale, in coppia, condivisione in gruppo)
N.B. - La coppia animatrice faccia in modo che ognuno possa parlare senza essere interrotto, che si ascolti
in silenzio, evitando di fare “dibattito”.
Preghiera
Come preghiera finale invochiamo lo Spirito Santo e chiediamo il suo aiuto nei bisogni che viviamo in questo
momento. Docili alla sua azione lasciamoci da lui guidare nei nostri pensieri e desideri.
“O Spirito Santo,
concedici di sposarci nella carne, nella mente, nel cuore e nello Spirito,
di accoglierci nelle nostre diversità,
di ritrovarTi ogni giorno nei nostri volti e nei nostri sguardi,
di sostenerci nelle diversità e difficoltà della vita,
di rispettarci nei nostri ritmi,
di donarci con passione e dedizione,
di scoprirci fascinosi e belli,
di stupirci delle azioni semplici e banali nel nostro quotidiano,
di amarci con un amore di tenerezza,
di perdonarci nelle piccole o grandi infedeltà,
di prenderci cura dei nostri figli con amorosa sapienza e forza.
Fa’ che possiamo essere testimoni fedeli della Tua presenza in noi e di stare insieme, finché non
ritorneremo uniti a Te nella Trinità beata”. Amen
(R. Taddei).
5
Seconda scheda
Educarci all'amore nella coppia: Il Sacramento del Matrimonio
Accoglienza:
Siamo contenti di ritrovarci questa sera ….
Preghiera
Sal 127
mariti – mogli)
( a cori alterni
Beato l’uomo che teme il Signore
e cammina per le sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai di ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
Nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Così sarà benedetto l’uomo
che teme il Signore.
Ti benedica Dio da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
Presentazione del tema
Questo nostro incontro vuole aiutarci a vivere meglio la nostra vocazione di sposi cristiani,
chiamati ad essere SEGNO di DIO attraverso il sacramento del nostro matrimonio. Abbiamo
bisogno di viverlo in modo consapevole e fruttuoso così come il Signore lo ha pensato per la nostra
felicità.
Dio desidera rivelarsi e manifestarsi in tutte le realtà create. Manifesta bellezza e munificenza nello
splendore dei fiori, nella varietà delle forme e dei colori, nei suoni e nei profumi, nella molteplicità
delle stelle e nell’immensità del firmamento. Tutto intorno a noi lo annuncia e narra il suo amore.
Ma nell’uomo creato al sua somiglianza e immagine manifesta la pienezza della sua sapienza:
l’uomo sa guardare, investigare, fissare “in alto lo sguardo”. Pensando alla coppia degli sposi Dio
ha voluto riporre in essa, come in uno scrigno, il suo Amore. Chiamando l’uomo e la donna alla
comunione “del corpo e dell’anima” chiede loro di rivelare in modo visibile il suo amore.
Chiamandoli ad essere una cosa sola li rende l’icona del suo Amore trinitario. Gli sposi, per la
natura della loro unione, diventano il segno visibile della realtà invisibile che è Dio. Sono il luogo
sacro della presenza dello Spirito- Amore; diventano un richiamo e la prova che Dio c’è, cioè che
Dio ( Agape, carità, amore ) esiste.
In poche parole, guardando la coppia di sposi cristiani, cominciamo a capire che cosa significa “Dio
è Amore”. Così l’amore tra l’uomo e la donna ci porta direttamente all’amore di Dio, di cui diventa
SIMBOLO E TESTIMONIANZA VIVENTE.
6
Questo amore “in una sola carne” non è un amore a parole, non è un vago sentimento o una
romantica sensazione, un emozione o solo una attrazione fisica ma è una scelta incarnata nella
quotidianità della vita, nella condivisione delle gioie e dei dolori, di notte e di giorno, in tutte le
stagioni della vita, nella diversità dei caratteri e nel reciproco perdono.
Non è l’aver pronunziato la formula o il solo aver scambiato gli anelli a realizzare il sacramento.
È l’amore degli sposi espresso in tanti modi nei gesti quotidiani che diventa il sacramento – segno
visibile e tangibile della vicinanza di Dio. Le espressioni del volersi bene di una coppia, cioè le
affettuosità, la tenerezza, le premure, gli sguardi, le carezze, l’amplesso, l’amore per i figli,
l’accettazione dei limiti, il saper chiedere il perdono, il perdonare, sono il segno visibile
dell’AMORE di DIO. Lo si vede e lo si sperimenta: lo vedono i figli e ne godono; lo vedono gli
altri: ed è testimonianza.
Domande:
Il Sacramento del Matrimonio esprime l’amore di Dio fedele, misericordioso, paziente,
generoso, umile, così è anche il nostro amore? In che cosa dobbiamo migliorarlo?
In quale misura la nostra relazione è per i nostri figli un segno della presenza di Dio e della
sua tenerezza?
(Riflessione personale, in coppia, condivisione in gruppo)
Comprendere, imitare, manifestare
Affinché l’uomo e la donna, che sono all’origine dell’umanità, meglio comprendessero, imitassero
e manifestassero il suo AMORE, Dio ha voluto che il suo Figlio si incarnasse e divenisse Gesù di
Nazaret. Lui è il primo Sacramento per eccellenza a cui si riferiscono tutti gli altri sacramenti, tra
cui il matrimonio.
IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO HA UN SUO MODELLO IN CRISTO, SPOSO
DELLA CHIESA,
PER CUI LUI, NEL SUO INFINITO AMORE, OFFRE LA PROPRIA VITA.
Sul suo esempio gli sposi, guidati dallo Spirito Santo, sono capaci di amare fino al dono di sé, fino
a soffrire per amore dell’altro. “Quando si amano nella reciproca oblazione, i due compongono il
nome di Dio e Lui in loro si manifesta in modo tangibile”(s. Agostino).
Così ad esempio alla domanda del catechismo “ Dove è Dio?”, ai nostri figli rispondiamo indicando
in chiesa il tabernacolo: perché non dire anche: “Quando il papà e la mamma si vogliono bene,
Gesù è qui, vivo, vicino, dentro di noi”.
Guardando il Maestro, gli sposi a loro volta imparano a testimoniare e rivelare l’ Amore di Cristo
generoso e fedele sino alla Croce.
Seguendo Cristo, rinnegando la propria autosufficienza e accettandosi nella loro diversità, gli sposi,
possono sperimentare la gioia dell’amore che genera la vera felicità.
Parola di Dio
Dalla lettera di s.Paolo agli Efesini 5,31-32
“Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli
siano sottomesse ai mariti come al Signore.
E come la Chiesa e sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano
soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la
Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa… Così
7
anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio
corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. (Ef 5,2528 ),
e aggiunge subito:
“Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla
sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è
grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!”
Commento
Con queste affermazioni S.Paolo vuole dire che tutta la vita cristiana degli sposi porta il segno
dell'amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Il marito e la moglie, infatti, nel piano di Dio si amano
come Cristo ama la Chiesa. Questo “grande mistero”, come lo sottolinea s. Paolo, vuole dire che i
due coniugi devono amarsi così tanto e bene come Cristo sposo ha amato la sua Chiesa. Ma vuol
dire anche che i due sposi che si amano tanto e bene sono il Sacramento, il segno visibile di
quell’amore che c’è tra Cristo e la Chiesa, sua sposa.
Quando diciamo “amarsi “ intendiamo il volersi bene nei modi umani ed espressivi e tipici che gli
sposi usano.
Sono sacramento dell’amore divino la tenerezza, i gesti di affetto che usano, il donarsi e perdonarsi
e il loro impegno per la vita fino al sacrificio di sé. Anche la tipica espressione coniugale che è la
sessualità diventa l’icona dell’amore divino che coinvolge il corpo e l’anima dei coniugi.
Cristo stesso, che li ha chiamati, è la sorgente della loro unione. Egli rimane con loro, dà loro la
forza di seguirlo, di rialzarsi dalle loro cadute, di accogliersi nella loro povertà e di perdonarsi
vicendevolmente.
“Non voi avete scelto me - ricorda loro – ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e
portiate frutto e il vostro frutto rimanga. (Gv 15,16)
“Famiglia diventa ciò che sei” (FC 17)… coniugi siate sacramento!
Alla luce di ciò che abbiamo sentito siamo chiamati ad imitare L’Amore perfetto, che è Dio, così
come ce lo ha mostrato Gesù, sposo dell’umanità, “ l’immagine visibile del Dio invisibile” (Col 1,5)
Domande:
-
Vivo il nostro matrimonio come chiamata che il Signore ci ha fatto avendo fiducia in
noi due? Quale proposito mi ispira l’insegnamento di s. Paolo agli Efesini ?
(Riflessione personale, in coppia, condivisione in gruppo)
Preghiera finale:
Rinnoviamo la promessa sponsale vincolo della nostra unione:
Ti accolgo come un dono dell' amore di Dio per me,
ti accolgo con gratitudine,
prometto di amarti, rispettarti e stimarti
nelle tue qualità e nei tuoi limiti.
Prometto di prendermi cura di te e di starti vicino,
di lasciarmi amare da te e di crescere insieme a te.
Ho bisogno di te!
Aiutami ad amarti sempre più!
Coloro che ci incontrano incontrino Dio in noi!
8
Terza scheda
Educarci all'amore nella coppia: la spiritualità di coppia
Accoglienza:
Siamo contenti di ritrovarci questa sera …
Preghiera
Signore,
insegnaci a riconoscere
in ogni circostanza
la via del bene
e la forza di compierlo,
per il bene della nostra famiglia
e del mondo intero.
Amen
Presentazione del tema:
La spiritualità è il modo in cui interiorizziamo il Vangelo per amare come ha fatto Cristo.
La spiritualità coniugale è quindi il modo in cui noi coppie sacramentali interiorizziamo e viviamo nella nostra unione
l’amore che Cristo ha per la sua chiesa. E’ camminare nell’amore ogni giorno in modo profondo e responsabile. E’ così
che possiamo diventare, con il nostro amore, manifestazione vera e concreta di Cristo nel mondo.
L’amore va coltivato ogni giorno, ma il cammino dell’amore è un cammino difficile. Nella nostra cultura
l'individualismo, l’autonomia, l’autosufficienza, la realizzazione del proprio io sono diventati quasi dei valori assoluti.
Ci scontriamo con le nostre diversità, facciamo i conti con le aspettative deluse. Spendiamo grandi energie per tentare
di cambiare l’altro. Scoprire che l’altro è diverso da noi è l’esperienza più difficile ma anche la più arricchente che una
coppia si trova ad affrontare. Invece nascono critiche, rimproveri, ironie, sarcasmi, che causano sconforto, rabbia,
solitudine, tristezza, insicurezze.
La nostra vita è messa alla prova del tempo; i sogni e gli ideali si misurano con la realtà della vita, del lavoro, della
fatica, talvolta della sofferenza e della malattia; il “mondo” intorno ci condiziona in mille modi e rende difficile amare il
nostro coniuge. Diventa sempre più difficile costruire relazioni solide e durature.
La presenza del coniuge allora appare scontata, i gesti di tenerezza e di dedizione si riducono, tutto diventa
abitudinario, la capacità di dedicarci del tempo e di donare valore all’altro perde forza. L’attenzione e l’apertura al
dialogo, la gratuità, la pazienza, la vicinanza, la capacità di fare i gesti di sempre con il cuore rinnovato, la capacità di
intendersi, piano piano si appannano. Diventano sempre più frequenti i periodi di silenzio, di musi lunghi, di rivalse che
fanno aumentare lentamente i risentimenti.
Domanda:
Ritrovo qualcuno di questi aspetti nella mia vita?
(Riflessione personale, in coppia, condivisione in gruppo)
Parola di Dio:
Dalla lettera di S. Paolo ai Romani
Cap. 12, 1-2. 9-18
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non
conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo
9
di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e
perfetto…
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni
gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel
fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella
speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le
necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con
quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i
medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza;
volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti
gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi da voi, vivete in pace con tutti.
Commento:
La radice e l’anima di tutta la morale paolina è l’amore-carità che è il cuore del messaggio di Cristo. Dalla grazia di Dio
effusa nei credenti nascono degli impegni esistenziali e morali. Il cristiano deve offrire come sacrificio perfetto e come
“culto spirituale” il suo “corpo”, cioè la sua stessa esistenza in tutte le manifestazioni concrete della vita.
Così dal sacramento del matrimonio scaturisce per la coppia l'impegno ad offrire la propria vita di tutti i giorni, con
tutte le gioie, le difficoltà, le fatiche...
S. Paolo esorta a non conformarsi con la mentalità del mondo, a non farsi condizionare da tutti i messaggi negativi, più
o meno subdoli, della società materialistica e individualistica, a saper andare anche controcorrente.
Rivolge un caloroso appello ai credenti in Cristo con una serie di esortazioni capaci di rendere i rapporti interpersonali
– e quelli di coppia sono i rapporti “più” interpersonali che esistono – sereni e generosi: un amore “senza ipocrisia”,
sincero cioè, aperto alla fiducia e al confronto di idee, attraverso un dialogo sincero con cuore aperto fatto di ascolto,
condivisione, sostegno e tenerezza.
Niente compromessi con il male (“detestate il male, attaccatevi al bene”),
“Amatevi” da veri fratelli, fino al punto da ingaggiare una vera “gara” nello stimarvi vicendevolmente: per i coniugi è
un invito ad impegnarsi ad amarsi così come si è, nella propria unicità, a credere nella propria bontà ed in quella
dell'altro, con i punti di forza e le debolezze, promuovendosi reciprocamente; niente pigrizia ma impegno fervoroso
come si conviene con il Signore con il quale non bisogna lesinare. Ancora: “Siate lieti”… “forti”… “perseveranti nella
preghiera: costanti nell'impegno di ricercare anche momenti per pregare insieme come coppia … “solleciti”…
“premurosi” : disponibili ad accogliersi, capaci di accettare l'altro, di confermarlo, con pensieri, parole, gesti affettuosi,
di donare rispetto, comprensione, perdono e guarigione. E ancora, sulla scia dell’insegnamento del Signore sull’amore
ai nemici: “Benedite quelli che vi perseguitano”. Un amore di condivisione e solidarietà con i fratelli nella gioia e nel
dolore: “Rallegratevi con” e “piangete con”. La coppia testimone dell'amore di Cristo con il proprio impegno ad amarsi
diventa aperta agli altri, vicina per esempio ad altre coppie per dare sostegno in un momento difficile o per condividere
un momento di gioia. Un amore che arriva fino alla condivisione dei sentimenti. Preferenza per le cose umili e
semplici, non montatevi la testa!...Non siate attaccabrighe! Ma “per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti”.
Domanda:
Dopo la riflessione di stasera, quali sentimenti, propositi, nascono in me? In che modo
mi sento interpellato?
(Riflessione personale, in coppia, condivisione in gruppo)
Preghiera conclusiva
Beati gli sposi
Beati gli sposi
che da autentici cristiani
non fanno dipendere la felicità
dal conto in banca
dall'automobile
dall'arredamento della casa.
Beati gli sposi
che affrontano
con coraggio
prove ed afflizioni,
1
il Signore li benedice.
Beati gli sposi
che nella mitezza
sanno ascoltare e perdonare,
si accolgono nelle diversità,
e non giudicano gli altri.
Beati gli sposi che amano la giustizia
e spalancano le porte del cuore
ai bisogni del vicino
e ai grandi problemi del mondo.
Beati gli sposi
che conservano un cuore puro
nel dono reciproco,
e accolgono la vita quale segno d'amore
di Dio creatore.
Beati gli sposi
se faranno della loro vita
ciò che insegna il vangelo.
Il Signore
si compiacerà di loro.
1
Quarta scheda
Educare alla carità i figli
Accoglienza:
Siamo contenti di ritrovarci questa sera …
Preghiera
O Dio,
che nella Sacra Famiglia ci hai lasciato un modello perfetto di vita familiare
vissuta nella fede e nell'obbedienza alla tua volontà,
aiutaci ad essere esempio di fede e d'amore ai tuoi comandamenti.
Soccorrici nella nostra missione di trasmettere la fede ai nostri figli.
Apri il loro cuore perchè cresca in loro il seme della fede
che hanno ricevuto nel battesimo.
Aumenta l'amore e la fedeltà in tutte le coppie di sposi.
In unione a San Giuseppe e Maria,
te lo chiediamo per Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore.
Amen.
Benedetto XVI
Presentazione del tema:
Educare i figli alla carità è un compito non sempre facile. Sono pochi in questo periodo i ragazzi e i giovani pronti a
scommettere sulla solidarietà andando contro corrente rispetto ai coetanei e alla società. Affiancarli in questo cammino
non è semplice perchè i ragazzi ed i giovani sono molto sensibili ai tanti condizionamenti aggressivi della realtà esterna:
il conformismo, una spiritualità di basso profilo, individualismo, e poi deviazioni e dipendenze.
Domanda:
Qual'è la mia esperienza al riguardo?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Parola di Dio:
Matteo 18, 1-4
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?”. Allora
chiamò a sè un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete
come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più
grande nel regno dei cieli.
1
Commento
Il Signore ci dice: “se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”.
Perché il bambino sente spontaneamente il bisogno di giustizia, di solidarietà, lo stimolo ad aiutare gli altri.
Tenendo presente allora che c’è un anelito naturale a questi valori, possiamo aiutare i ragazzi ed i giovani a sviluppare
queste potenzialità aiutandoli a scoprire alcune cose:
1) il dono di sé: avere fede nelle proprie capacità, sapere spendere bene i doni che Dio ci ha dato, capire che la vita è
bella non perché uno sa fare tutto, ma perché per fare tutto c’è bisogno di tutti;
2) l’incontro con gli altri: oggi non è scontato che l’incontro con gli altri sia positivo; mille timori favoriscono una
grande chiusura; aiutiamoli ad avere con tutti un rapporto profondamente positivo, di fiducia, di apertura; le capacità
dell’uno completano quelle dell’altro;
3) l’incontro con il mondo: il mondo che i nostri giovani incontrano spesso non è quello reale; il vero incontro con il
mondo è fatto di incontri con situazioni dure, difficoltà, opinioni diverse; aiutiamoli a ragionare in termini universali e
non individualistici.
La famiglia è un ottimo campo di apprendimento per la carità, per l'educazione del cuore. Soprattutto i genitori possono
educare a sentire realmente i bisogni e i desideri profondi degli altri. I genitori devono far sì che i figli si sentano amati
e che imparino ad amare gli altri. I figli devono essere coinvolti nella scoperta che il prossimo è prima di tutto chi è
vicino.
C'è però spesso in agguato nelle famiglie la tentazione di chiudersi nel proprio piccolo mondo, di esasperare le esigenze
quotidiane, la ricerca di certezze a buon mercato. Occorre dimostrare sempre il rispetto e l'accettazione degli altri, nelle
qualità e nei difetti; stimolare a non abbandonarsi all'individualismo, all'egoismo, alla morale di comodo, a non
lasciarsi condizionare dai modelli culturali dominanti.
E' essenziale educare all'accoglienza e alla condivisione, a mettersi in gioco lasciandosi sfidare dal valore della gratuità.
Se i genitori non manifestano anche nelle situazioni più semplici la capacità di saper rispettare i figli, difficilmente
potranno chiedere loro di sviluppare una personale sensibilità ed attenzione al rispetto. E' importante che ricevano
incoraggiamento, apprezzamento, approvazione, accettazione, pazienza, per crescere nel rispetto, nella fiducia,
nell'onestà, nella generosità.
Domanda:
Dopo la riflessione di stasera, quali sentimenti, propositi, nascono in me? In che modo mi sento interpellato?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Preghiera conclusiva
“O Signore ci consegniamo a te,
e consegniamo a te la nostra vita, i figli, il nostro futuro.
La tua Grazia supera infinitamente le nostre insufficienze o paure.
Noi lo crediamo, e vogliamo fondare su questa certezza la nostra esistenza.
Dio –Padre, Tenerezza donante,
aiutaci ad essere capaci di gratuità l’uno con l’altro,
a immagine dell’Unigenito che ci hai donato.
Dio – Figlio, Tenerezza accogliente,
insegnaci ad avere un cuore docile e umile come il tuo.
Dio – Spirito Santo, Tenerezza condividente,
sii per noi forza vivificante perché sappiamo amarci ogni giorno,
con stupore ed entusiasmo sempre nuovi.
Trinità adorabile ci fidiamo di te
e vogliamo consacrare al tuo nome la nostra famiglia.
Fa’ della nostra casa un luogo di grazia ed una scuola di tenerezza per i figli
e per tutti coloro che incontriamo.
A te la gloria nei secoli dei secoli”
Amen.
(Carlo Rocchetta)
1
Quinta scheda
Educarci a vivere la carità con i familiari
Accoglienza:
Siamo contenti di ritrovarci questa sera …
Preghiera
0 Dio, origine e fondamento della comunità domestica,
fa' che nelle nostre famiglie imitiamo le stesse virtù,
e lo stesso amore della santa famiglia, di Nazareth,
perché, riuniti insieme, nella tua casa,
possiamo un giorno, godere la gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Presentazione del tema:
Se guardiamo alla realtà intorno a noi constatiamo che esistono famiglie che riescono a vivere, nonostante difficoltà
soggettive e oggettive, relazioni serene e belle, rapporti di intesa e amore tra fratelli, sorelle, cognati e cognate, rapporti
di venerazione nei riguardi degli anziani, genitori o suoceri, di cura amorevole in caso di malattie, di rispetto e vera
fraternità anche nei riguardi di colf e badanti, trattati come membri effettivi della famiglia.
Ma in tanti casi, in molte famiglie, l’individualismo, l’egoismo, il materialismo, o più semplicemente lo stress e la
mancanza di tempo, impediscono di vivere buone relazioni familiari. I rapporti sono a volte inesistenti oppure
superficiali e frettolosi e si vivono come un peso. Spesso si fa fatica a relazionarsi con i genitori anziani che appaiono
esigenti e non si accontentano del tempo che si dedica loro (“Non vieni mai!”); risultano indiscreti e invadenti quando
si intromettono e criticano. Molte volte le loro mentalità diverse dalle nostre creano grossi contrasti; con atteggiamenti
di parzialità si determinano cattivi rapporti o addirittura rotture con e tra i figli. A volte si crea intorno a loro un clima
di durezza: si è rigorosi davanti alle loro esigenze, severi di fronte alle loro piccole manie, intransigenti verso i loro
difetti e ai loro sbagli.
Con i fratelli o i cognati possono nascere disaccordi, ostilità, per diverso modo di pensare; si fanno confronti, si misura
ogni comportamento, nascono invidie, gelosie, critiche, giudizi, forti condizionamenti.
Con i suoceri si vivono spesso gelosie, pesanti ingerenze, critiche, sottili sottolineature per mettere in cattiva luce.
Allora i rapporti sono quelli di “dovere”, di sopportazione o di tolleranza, mantenuti per forma e con scarso trasporto.
Questa sera vogliamo chiederci se, come e quanto viviamo la carità nei rapporti con i nostri familiari.
Domanda:
Qual'è la mia esperienza al riguardo?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Parola di Dio:
Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi
Cap. 3, 12-25
Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di
umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni
gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi
ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che
unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati
chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
1
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e
ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei
vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del
Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le
vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è
gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. Voi,
schiavi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni: non servite solo quando vi vedono,
come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore.
Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini,
sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità. Servite il Signore che è
Cristo! Infatti chi commette ingiustizia subirà le conseguenze del torto commesso, e non si
fanno favoritismi personali.
Commento
Il nucleo basilare, portante, della Famiglia Cristiana è costituito da un uomo e da una donna uniti in matrimonio “nel
Signore Gesù”, cioè uniti in un “matrimonio sacramento” in cui fondamentale è l’amore-carità fra i due coniugi, cioè
quell’amore che, non escludendo tutti gli elementi “umani” (sentimenti, emozioni ecc.), “supera, va oltre” e attinge al
“divino”, l’amore “pienamente umano e pienamente divino” di Gesù, che i primi cristiani indicarono con il termine
greco “agape”.
La carità quindi all’interno della coppia, ma che, proprio perché amore-carità, non può fermarsi solo all’interno della
coppia.
La carità è per sua natura “diffusiva”, “creativa”, così come è Dio-Amore stesso che ama anche “al di fuori di sé
stesso”. La coppia umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, deve necessariamente anch’essa amare al di fuori di
se stessa: ecco l’amore-carità che si estende ai figli, ai genitori, ai nonni, ai fratelli, ai cognati, ai nipoti, ai suoceri, ai
familiari in una parola, familiari che, secondo la cultura in cui è espressa la Bibbia, include anche le persone di
“servizio” (oggi colf, badanti) e ospiti di passaggio.
Nella lettera l’apostolo parla della dimensione morale con una serie di precetti che illuminano la vita della comunità
cristiana, soprattutto nella dimensione familiare: “rivestitevi”, cioè interiorizzate fino a farli diventare abituali “di
sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, (Col. 3,12) e perdonatevi “come il
Signore vi ha perdonato” (Col. 3,13).
Vivere la carità in famiglia significa, quindi, innanzitutto, educarsi all’accoglienza e all’ascolto paziente ed amorevole,
al rispetto, al dono di sé senza aspettative, sapersi perdonare, superare con misericordia ingratitudini e risentimenti. Non
lesinare i gesti affettuosi, un abbraccio, un bacio. Riuscire a ritagliare del tempo con buona disposizione e non come un
sacrificio. Lasciare che i genitori o i nonni raccontino per l’ennesima volta un episodio della loro vita. Accompagnarli
pazientemente nelle visite mediche; essere disponibili e meno intransigenti e fiscali verso suoceri, fratelli, cognati…
Saper dividere gioie e dolori; imparare ad accettare i difetti, i limiti, le povertà dell’altro con benevolenza, diventando
testimoni di amore solidale nella quotidianità davanti agli altri: per esempio una famiglia che si impegna nell’assistenza
di un familiare in ospedale è motivo di edificazione!
Come nell’Inno alla carità (1Cor.13,1-13), anche qui S.Paolo afferma il primato dell’amore-carità che unisce, fonda, da
senso a tutte le altre virtù “sopra tutte queste cose rivestitevi della carità che le unisce in modo perfetto (Col.3,14).
Fatevi “abitare” dalla ricchezza della Parola di Cristo e quindi ”istruitevi ed ammonitevi a vicenda” (Col.3,16),
“cantando a Dio nei vostri cuori” (v.16) la gioia di sapervi amati e perdonati da questo Dio d’amore.
Domanda:
Dopo la riflessione di stasera, quali sentimenti, propositi, nascono in me? In che modo mi sento interpellato?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Preghiera conclusiva
Insegnami l'Amore
Signore, insegnami a non parlare
come un bronzo risonante
1
o un cembalo squillante,
ma con Amore.
Rendimi capace di comprendere
e dammi la fede che muove le montagne,
ma con l’Amore.
Insegnami quell’amore che è sempre paziente
e sempre gentile;
mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso;
l’amore che prova gioia nella verità,
sempre pronto a perdonare,
a credere, a sperare e a sopportare.
Infine, quando tutte le cose finite
si dissolveranno
e tutto sarà chiaro,
che io possa essere stato il debole ma costante
riflesso del tuo amore perfetto.
(Madre Teresa di Calcutta)
1
Sesta scheda
Educarci a vivere la carità nel quotidiano (nel vicinato, negli ambienti di lavoro..)
Accoglienza:
Siamo contenti di ritrovarci questa sera …
Preghiera
Dammi Signore, un animo umile
docile, mite, remissivo,
paziente, caritatevole,
indulgente, sollecito, comprensivo
e fai che tutte le mie opere
le mie parole
i miei pensieri
siano rivolti a recepire
un po' del tuo Santo
Benedetto Spirito.
Amen
San Tommaso Moro
Presentazione del tema:
In questo nostro incontro vogliamo aiutarci a riflettere sul modo di vivere la carità nell'ambiente in cui si vive, con le
persone con cui si viene a contatto nella quotidianità.
In un contesto culturale come l'attuale, in cui si registra sempre più la tendenza a forme forti di
individualismo, si sperimenta un abbassarsi del senso di prossimità tra le persone.
Si incrociano vicende e storie nell'indifferenza, si affievolisce la solidarietà del buon vicinato, si vive l' estraneità di
gente che ha in comune solo la riunione di condominio, aumentano i litigi interminabili, si scambiano offese, ripicche,
piccole vendette.
Invece di vivere in serena e leale comunione con gli altri, molte volte le persone finiscono per farsi
trascinare in un genere di vita segnato dalla diffidenza e dall’inquietudine.
Nei luoghi di lavoro la diversità di funzioni e di talenti, di interessi e di opinioni, causano
frequentemente invidie, doppiezza, mormorazione, atteggiamenti egoistici o calcolatori.
Si va imponendo la logica del sopravanzare più che quella del condividere. Non si ha attenzione per
l'altro, molto spesso si incrociano le storie dei colleghi senza accorgersi o volersi accorgere di ciò
che avviene nella loro vita. A volte, se si guardasse un po' più in profondità, si vedrebbero
sofferenze, bisogni, richieste di aiuto non espresse.
Ascoltiamo ora l’insegnamento di S. Paolo Apostolo.
1
Parola di Dio:
Dalla prima lettera di S. Paolo ai Corinzi
Cap. 13, 4-8
La carità è magnanima, benevola è la carità;
non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio,
non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità.
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.
Commento
L'esortazione di S.Paolo alla comunità dei Corinzi è senz'altro rivolta anche a noi, cristiani di oggi, impegnati, nella
vita di tutti i giorni, in vari ambiti, familiari, lavorativi, parrocchiali, sociali. E' proprio in questi ambiti che viene messa
a dura prova e si sperimenta la carità.
Educarci come persone e come famiglia alla carità significa concentrarsi anzitutto su forme di
educazione alla prossimità nelle varie situazioni vitali che ci troviamo a sostenere. Soprattutto la
prossimità del quotidiano, quella spicciola, feriale.
Questo elemento va fatto percepire come concretezza della carità, adatta anche ai tempi moderni in cui la fretta la fa da
padrona.
Occorre crescere nella testimonianza della carità e della fede nell'ottica di un vero e proprio stile di
vita e di atteggiamenti di fondo che sostengono le concrete scelte quotidiane. Questi atteggiamenti,
poi, potranno trasformarsi in mille modalità fattive, a seconda delle situazioni e delle necessità. Uno
stile che sa fare attenzione all'altro perché sa fare attenzione all'interno della propria famiglia e
comunità. Uno stile che potrebbe anche diventare modello alternativo da proporre con più coraggio
alle persone singole e alle famiglie.
Può essere un modo per realizzare la missione che il Signore ci ha affidato di comunicare e
condividere la nostra fede.
Nel vicinato è auspicabile, perchè ci siano buoni rapporti, impegnarsi per una maggiore conoscenza, per una maggiore
disponibilità all' aiuto reciproco quotidiano, alla stima e al rispetto vicendevoli. Fa bene salutare, offrire un aiuto,
scambiare una parola cordiale, parlare con onestà e sincerità, cercare di superare l’irritazione per quelli di sotto che
ascoltano la musica a un volume troppo alto, cercando un dialogo aperto e rispettoso.
Vivere nella carità tra colleghi, significa superare l'orgoglio, accogliere, apprezzare, aiutare e lasciarsi aiutare,
accogliere con umiltà i consigli e gli ammonimenti fatti disinteressatamente e senza ferire; essere servitori buoni e
fedeli, amici leali, colleghi generosi e magnanimi, laboriosi e sacrificati, forti e affidabili. Significa cercare di guardare
gli altri con occhi benevoli, accorgersi dei bisogni e mettersi a disposizione soprattutto creando relazione. Il sostegno
al collega passa anche attraverso la capacità di accogliere la richiesta di un aiuto nel cambio turno per poter fare
qualcosa di davvero importante, o di sostituzione provvisoria per permettere una attenzione migliore alla famiglia..
Ovviamente tutto parte dalla carità vissuta in famiglia, non si può pensare alla carità se non è
vissuta nella famiglia. In essa si alimenta e da essa si irradia.
Le famiglie che vivono la carità possono rendere familiare il mondo in cui vivono. Le occasioni quotidiane di incontro
offrono infinite possibilità di rapporti, di aiuto, di conoscenza, a chi è attento e sogna un mondo fraterno.
Le famiglie che vivono sincerità d’affetti e l’umile fiduciosa pazienza del quotidiano possono
offrire un contributo decisivo: un aiuto, un sorriso che incoraggia, un silenzio che rispetta, una
discussione che chiarisce, un abbraccio che perdona, un’umiltà che si lascia perdonare, una
tolleranza vigile.
Lo stile di famiglie imperfette certo, ma docili allo Spirito, è come una specie di lievito che può far
fermentare l'ambiente in cui vivono.
1
Lo stile della quotidiana vicinanza che sa interpretare anche i momenti oscuri del lutto, della
malattia, della solitudine, delle relazioni trasformate in conflitti è un modo di comunicare la fede
che può trasformare l’abitare vicino in un camminare insieme.
La pratica abituale della virtù della carità, sprona a voler bene a tutti, a comprendere, a scusare, a
perdonare.
Domanda:
Come vivo la carità con i vicini, colleghi...
Come coltivo la conoscenza, il rispetto e come supero contrasti e delusioni?
Quale impegno posso assumermi stasera?
(Riflessione personale, condivisione in coppia, poi in gruppo)
Preghiera conclusiva
LA PREGHIERA DELL'AMORE
Signore, l’amore è paziente.
Donami la pazienza che sa affrontare un giorno dopo l’altro.
Signore, l’amore è benigno.
Aiutaci a voler sempre il suo bene prima del mio.
Signore, l’amore non è invidioso.
Insegnaci a gioire di ogni suo successo.
Signore, l’amore non si vanta.
Ricordaci di non rinfacciargli ciò che facciamo per lui.
Signore, l’amore non si gonfia.
Concedici il coraggio di dire "Ho sbagliato".
Signore, l’amore non manca di rispetto.
Fa che possiamo vedere nel suo volto il tuo volto.
Signore, l’amore non cerca l’interesse.
Soffia nella nostra vita il vento della gratuità.
Signore, l’amore non si adira.
Allontana i gesti e le parole che feriscono.
Signore, l’amore non tiene conto del male ricevuto.
Riconciliaci nel perdono che dimentica i torti.
Signore, l’amore non gode dell’ingiustizia.
Apri il nostro cuore ai bisogni di chi ci sta accanto.
Signore, l’amore si compiace della verità.
Guida i nostri passi verso di te che sei via, verità e vita.
Signore, l’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Aiutaci a coprire d’amore i giorni che vivremo insieme.
Aiutaci a credere che l’amore sposta le montagne.
Aiutaci a sperare nell’amore, oltre ogni speranza.
Amen
1
Settima scheda
Educarci all'amore – Il perdono
Signore Gesù,
rinnova i nostri cuori
di moglie e marito,
di genitori e figli.
Aiutaci a non ritenerci autosufficienti,
ma bisognosi gli uni degli altri
e tutti insieme
bisognosi del Tuo sostegno.
Aiutaci a saperci perdonare
e ad accogliere l'altro,
nonostante le sue
debolezze e miserie,
Ti ringraziamo
per averci rivelato
il Tuo amore
e Ti chiediamo
di sostenerci in questo cammino.
Amen
Presentazione del tema:
Nella vita di coppia e di famiglia e nei rapporti con gli altri, si verificano spesso momenti di
incomprensione, di intolleranza, di burrasca, di conflittualità fino ad offendersi, a ferirsi, a tenere il
broncio, a farsi del male con parole, atteggiamenti e gesti. Non è sempre facile perdonarci,
riaccoglierci, ridarci fiducia e così ripartire. Siamo frenati dal nostro orgoglio ferito. Tendiamo a
congelare la situazione incrinata, ci mostriamo incapaci di superarla con uno slancio di generosità e
di umiltà.
Domanda:
- Poniamo dei limiti al perdonare? Se si, quali?
-
C’è qualcosa che ci ostacola nell’accettare il perdono?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Parola di Dio:
2
Matteo 5,43-48
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo ed odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per quelli che vi perseguitano, affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui
cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne
avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Commento
Non si può seguire Gesù se non si perdona, se si osserva la legge del taglione: occhio per occhio... Non si può seguire
Gesù se si serba rancore, risentimento, odio e desiderio di vendetta. Tutto questo offende la dignità umana. E, tuttavia,
con quale facilità noi tutti esseri umani siamo preda di questi sentimenti. Quanto ci costa perdonare. Il perdono invece
rappresenta l’espressione più sublime e più avvincente del precetto cristiano dell’amore. E’ precisamente dall’amore, in
quanto si esprime in termini di perdono, che si riconosce la vera identità del cristiano. Nessuna concezione religiosa,
all’infuori del cristianesimo, ha potuto offrire ai suoi seguaci una regola di vita quale si riscontra nella pedagogia
evangelica del perdono, rivolto non solo agli amici, ma anche ai nemici. E’ questa, in realtà, la più grande rivoluzione di
tutti i tempi!
Nelle relazioni familiari e verso gli altri l'esperienza del perdono deve partire dalla capacità di
riconoscere con umiltà la nostra fragilità: solo se sappiamo accogliere la nostra debolezza potremo
accogliere la debolezza del coniuge, dei figli, di chi incontriamo.
Non è possibile un perdono pretendendo che l'altro dichiari tutto il male commesso, fosse anche
solo un piccolo sbaglio, quasi per voler fargliela pagare. E' essenziale, in queste situazioni, la
volontà di riconciliarsi trovando la forza di superare il nostro bisogno di rivalerci, a partire dal
nostro io sempre un po' orgoglioso. Non dobbiamo quindi attendere che l'altro faccia il primo passo
anche se si crede di aver ragione. La prima vera preoccupazione deve essere il bene dell'altro,
capaci di accoglierlo con tutti i suoi limiti.
Ognuno di noi vive il desiderio di essere accolto, capito e perdonato.
Le famiglie che riescono a vivere nella loro quotidianità l'esperienza dell'ascolto, del rispetto,
dell'accoglienza sincera e fiduciosa, dell'accettazione paziente e amorevole possono offrire una
testimonianza preziosa, con il loro modo di aiutarsi, di incoraggiarsi, di rispettarsi, di chiarire, di
perdonarsi e di lasciarsi perdonare umilmente.
Domanda:
Dopo la riflessione di stasera, quali sentimenti, propositi, nascono in me? In che modo mi sento interpellato?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Preghiera conclusiva
PREGHIERA
Nel tuo amore, o Gesù, il nostro amore;
nel tuo perdono, il nostro perdono;
nel tuo portarci, il nostro sopportarci;
nel tuo starci vicino e parlarci di speranza,
il nostro consolarci.
Grazie, Signore, perché ti sei dato tutto per noi,
affinché noi diventiamo tuoi nel reciproco amore coniugale.
Amen.
2
Ottava scheda
Educarci a vivere la carità nelle parrocchie, nei gruppi e nelle comunità
Accoglienza:
Siamo contenti di ritrovarci questa sera …
Preghiera
Salmo 133
Ecco quanto è buono e quanto è soave
che i fratelli vivano insieme!
E' come olio profumato sul capo,
che scende sulla barba,
sulla barba di Aronne,
che scende sull'orlo della sua veste.
E' come rugiada dell'Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Là il Signore dona la benedizione
e la vita per sempre.
In questo nostro incontro vogliamo aiutarci a riflettere sul modo di vivere la carità nella comunità e nei gruppi in
genere.
Presentazione del tema:
La carità è il biglietto da visita di una comunità, ma non sempre le comunità vivono al loro interno la realtà dell’amore:
piccole invidie, gelosie, discordie, mormorazioni e giudizi fatti e detti con superficialità. Si evidenziano i difetti
dell’altro. Si vivono atteggiamenti di superiorità. C'è chi mantiene un atteggiamento di distacco e non si fa coinvolgere;
c'è chi si tiene in disparte perchè pensa di avere poche capacità, di essere inutile, oppure pensa di non ricevere
attenzione, di non essere considerato. C'è chi cerca di conquistarsi uno spazio maggiore, un ruolo preminente, rispetto
agli altri.
Leggiamo l’insegnamento di S. Paolo Apostolo.
Parola di Dio:
1 Corinti 12, 12-31; 13, 1.13.
Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo
solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o
Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: “Poiché non sono mano,
non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: “Poiché non sono
occhio, non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove
sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in
modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le
membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi:
“Non ho bisogno di voi”. Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti
del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con
maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore
onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle
altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra
gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.
2
Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo
come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue.
Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni?
Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la
via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come
cimbalo che strepita.
Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
Commento
L’Apostolo Paolo, a questo punto della 1° Lettera ai Corinti, propone una riflessione sulla realtà profonda della Chiesa,
che è unica e unita come un corpo, ma che è ricca e molteplice nella varietà dei suoi doni (carismi), elargiti ai membri
della comunità dallo Spirito Santo. La sorgente, dice l’Apostolo, è unica come la meta, che è la professione di fede
comune e l’impegno nell’amore che edifica la Chiesa.
L’immagine che Paolo usa per rappresentare l’unità dei carismi, pur nella loro molteplicità, è quella del corpo. Tutti i
carismi e i doni, anche i più umili, sono essenziali alla vitalità del corpo di Cristo, secondo il principio fondamentale
della vita ecclesiale, cioè la complementarietà di tutti. Le membra possono esistere soltanto se sono incorporate alle
altre, se sono organizzate con le altre.
La Chiesa è il Corpo di Cristo e quindi ogni credente deve vedere se stesso come un membro di un corpo nel quale è
inserito.
Tutti sono necessari all’armonia e alla pienezza di questo corpo e tutti hanno bisogno di tutti, in un rapporto di
interdipendenza. E al vertice dei carismi, anzi, alla meta verso cui devono convergere, pone la carità, l’amore di
donazione, puro e assoluto.
“Aspirate ai carismi più grandi”, dice San Paolo, ma io “ vi mostrerò una via migliore di tutte”; invita a scoprire e a
percorrere una via che è la migliore di tutte, la più sicura, la più accessibile, ed è una via percorribile da tutti, quella
della carità.
La comunità è fatta di persone diverse, per classe, cultura, educazione, temperamenti, che devono cercare di superare
simpatie o antipatie per amare l’altro senza differenze e discriminazioni; è fatta di persone con le loro ricchezze, e anche
con le loro debolezze e povertà, che devono impegnarsi ad accettarsi a vicenda e perdonarsi. Per vivere la carità
occorrono l’umiltà e la fiducia: queste sono il fondamento della vita in una comunità.
Le diversità di ognuno sono ricchezze da accogliere e rispettare. E' importante sottolineare il positivo, le qualità: creare
comunione esige il riconoscimento e la promozione della diversità dell’altro, l'apprezzamento dei suoi talenti come doni
per tutti. E, soprattutto, nella comunità non vi è e non vi deve essere concorrenza, ma solo diversi compiti e ruoli
secondo i talenti di ognuno.
Così, come nella nostra coppia e nella nostra famiglia, dobbiamo avvicinarci agli altri in modo che si sentano amati e
importanti, quindi con un atteggiamento di disponibilità e apertura, di rispetto e considerazione, di simpatia e interesse,
di attenzione: uno sguardo benevolo e attento, un sorriso amichevole, una stretta di mano, un bacio di pace, ecco ciò
che accorcia le distanze, abbatte i muri, toglie la diffidenza e crea il clima di fraternità. Così si testimonia concretamente
la carità che non si gonfia, non guarda dall’alto in basso, non giudica dalle apparenze.
Come i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire giorno
per giorno la comunione, camminando insieme, accogliendo e rispettando le opinioni diverse, così i membri della
comunità, in modo da renderla anch'essa una scuola di umanità più completa e più ricca nella reciprocità, nella
disponibilità alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione.
Ci sono sempre in questo cammino battute d’arresto, conflitti ma anche riconciliazioni, guarigioni reciproche e perdono.
Tocca a noi porre dei gesti concreti di comunione, di cammino insieme, di rispetto e riconoscimento per la ricchezza e
l’originalità altrui. Occorre uno sforzo di conoscenza e un costante impegno di comunione e collaborazione; un cuore
libero da competizioni, antagonismi, rivalse e rancori. E’ un impegno di conversione. Non ci è concesso andare avanti
da soli.
Domanda:
Come vivo la carità dentro il mio gruppo, la mia comunità parrocchiale ,
Come coltivo la conoscenza, il rispetto e come supero contrasti e delusioni?
Quale impegno posso assumermi stasera.
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
2
(prima di concludere con la preghiera, leggiamo una riflessione di don Tonino Bello)
“Nella vita comunitaria familiare o parrocchiale la carità si esprime nel riconoscere l’altro come un dono di Dio
necessario per essere felici e per vivere in pienezza. La diversità dell’altro è più una ricchezza da scoprire che una
minaccia dell’unione. Essa richiede l’apertura senza pregiudizi e preconcetti e sopratutto l’umiltà nel dire: « Ho
bisogno di confrontarmi con l’altro non come con un nemico ma come con un fratello. Lo incontro, lo accolgo e lo
ascolto nella sua ricchezza e nei sui limiti simili ai miei. Con curiosità cerco di capire ciò che lo Spirito Santo mi offre
in lui »”.
(Don Tonino Bello)
Preghiera conclusiva
HO BISOGNO DI TE
Io, il Signore,
ho bisogno delle tue mani.
Da quando sono salito al cielo,
non ho mani per lavorare sulla terra,
né piedi per andare in giro,
né braccia per abbracciare e sostenere.
Per questo ho bisogno di TE.
Con le tue mani vorrei accarezzare i tuoi fratelli,
coi tuoi occhi vedere la loro anima,
coi tuoi piedi raggiungerli quando sono dispersi…..
Con la tua compassione voglio guarire chi è stato ferito,
con la tua presenza voglio confortare gli afflitti,
con le tue preghiere voglio liberare spiriti e cuori inquieti.
Si, ho bisogno di Voi,
della vostra collaborazione,
della vostra fraternità nella diversità,
della vostra testimonianza che la forza sta nell’amore
capace di vincere tutto.
Questo vi comando
amatevi e stimatevi reciprocamente
come fratelli e figli dello stesso Padre. Amen.
/Madre Teresa/
2
Nona scheda
Educarci ad amare ed accogliere il diverso
Non permettere mai
che qualcuno venga a te
e vada via senza essere
migliore e più contento.
Sii l'espressione
della bontà di Dio.
Bontà sul tuo volto
e nei tuoi occhi,
bontà nel tuo sorriso
e nel tuo saluto.
Ai bambini, ai poveri
e a tutti coloro che soffrono
nella carne e nello spirito
offri sempre un sorriso gioioso.
Dai a loro
non solo le tue cure
ma anche il tuo cuore.
Madre Teresa di Calcutta
Presentazione del tema:
In un contesto culturale come l'attuale, in cui si registra sempre più la tendenza a forme forti di
individualismo, materialismo e a meccanismi di delega, si sperimentano lontananza, indifferenza e
mancanza di attenzione diffuse. La nostra società stenta sempre più ad entrare nell'ottica di forme di
accoglienza, fatte col cuore, fatte al di là di ogni paura, con disponibilità e apertura. Non solo verso
le diversità di razza o di religione, ma anche verso le tante forme di diversità che stanno emergendo
e crescendo: i diversamente abili, coloro che sono marginali nella società, chi è difficilmente
omologabile, chi la pensa in modo diverso...
Domanda:
Qual'è la mia esperienza al riguardo?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
Parola di Dio:
2
Luca 10, 25-37
Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro,
che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”.Gesù gli disse: “Che cosa sta
scritto nella legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua
mente, e il tuo prossimo come te stesso. Gli disse: “Hai risposto bene; fa' questo e
vivrai”.
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù
riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei
briganti che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono
lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdotescendeva per quella medesima
strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un lewvita, giunto in quel luogo, vide e
passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e
ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino;
poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il
giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: “Abbi
cura di lui; ciò che spenderai in più te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre
ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello
rispose: “Chi ha avuto compassione di lui.” Gesù gli disse: “Va' ed anche tu fa'
così”.
Commento
Gli itinerari di educazione alla carità, che hanno come obiettivo primario l’incontro con l’altro – il diverso, l’ultimo,
l’emarginato - sono in realtà l’esperienza della scoperta di Dio attraverso il povero.
Jean Vanier, fondatore de L’Arche, ha definito tale incontro il mistero dei deboli, un mistero particolare di prossimità
dei poveri con Dio.
Bisogna allora promuovere forme di servizio incentrate sull’idea pedagogica del farsi carico, l’I Care (mi interessa) che
Don Milani aveva messo alla base della sua opera.
L’esperienza con chi soffre, oltre a costituire un lenimento per l’afflitto, è fonte di arricchimento per colui che abbraccia
il povero: “il samaritano non si è fermato perché ha visto, ma ha visto perché si è fermato”
La carità può aprire nuovi orizzonti per tutti coloro che sono alla ricerca della fede “la carità è al centro del Vangelo e
costituisce il grande segno che induce a credere al Vangelo” (C. E. I. Evangelizzazione e Testimonianza della Carità al
n. 9).
Occorre avviare un processo di riscoperta e di crescita dell' attenzione, dell'accoglienza e del servizio verso il prossimo;
sicuramente il senso della carità si costruisce a piccoli passi, ed è nella famiglia che si comincia, perchè le relazioni
familiari sono in se stesse espressione o occasione di carità. Non si tratta principalmente di “fare qualcosa” ma di
“essere qualcuno”: uno stile che sa fare attenzione diffusa al più piccolo e al più povero perché sa fare attenzione
all'interno della propria famiglia nei modi più diversi, a seconda delle situazioni e delle necessità, nelle piccole cose
della vita quotidiana. E' questo un cammino di conversione e di fede.
Sentirsi accolti, accettati, amati, è fondamentale per amare e crescere nel dialogo, nell'accoglienza e nella solidarietà.
Occorre il coraggio di non tirarsi mai indietro quando c'è da affermare la dignità di tutti e soprattutto delle persone più
fragili, da promuovere il riconoscimento dell'altro, il rispetto delle differenze, da imparare ad essere onesti, gentili,
rispettosi, tolleranti, partecipi al bene comune, solidali.
Domanda:
Dopo la riflessione di stasera, quali sentimenti, propositi, nascono in me? In che modo mi sento interpellato?
(Riflessione personale, condivisione in coppia e poi in gruppo)
2
Preghiera conclusiva
Signore,
quando ho fame,
dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;
quando ho sete,
mandami qualcuno che ha bisogno di una bevanda;
quando ho freddo,
mandami qualcuno da scaldare;
quando ho un dispiacere,
offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando sono povero,
guidami da qualcuno nel bisogno;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato,
fa' che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato,
mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso,
attira la mia attenzione su un'altra persona.
Madre Teresa di Calcutta
2