Diario di Viaggio nel Brasile del Nord

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Diario di Viaggio nel Brasile del Nord
Diario di viaggio nel Brasile del Nord
Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
Come è possibile resistere alle tentazioni di assecondare le
nostre illusioni, di vivere con intensità nuove avventure, come è
possibile cancellare il bisogno di varcare i confini del mondo per
conoscere l’ignoto?
E’ inconcepibile non amare questa nostra terra tanto bistrattata,
amare la vita, la bellezza di essere e di esistere! Romano
Battaglia parla dell’uomo come un “navigatore dell’universo alla
ricerca di un punto luminoso”… Come ha ragione! Per questo
dobbiamo sempre essere pronti ad “alzare le vele” e partire
dovunque le onde ci spingano..
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
Per questo quando Marta, l’efficiente e simpatica guida che avevamo
conosciuto in Madagascar, ha proposto a me, al mio compagno e ad un
gruppo di amici un nuovo itinerario nel Brasile del Nord, non abbiamo
esitato: i fantastici scenari di mare e sole, le bianche sabbie, le dune e
i boschi di palme o di mangrovie, le lagune di acque cristalline e le isole
semiselvagge..
Tutto ci attirava anche il folklore, il caos legato al “Bumba meu boi”, la
manifestazione popolare che avrebbe trasformato la città di Sao Luis
do Maranhao in un palcoscenico, tutto ci intricava e così siamo partiti
alla volta di nuove esperienze ed avventure…
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Dopo un breve soggiorno a Lisbona, città di cui parlo con entusiasmo nella sezione “Destinazioni” di
questo sito, siamo ripartiti alla volta del Brasile del nord, con prima tappa a Fortaleza, “la fortezza”,
una città divenuta metropoli troppo in fretta, che forse non abbiamo saputo apprezzare… ci è
apparsa anonima con un’ampia battigia orlata da palazzi moderni che si protendevano verso il mare
come giganti invasori pronti a varcare le lunghe onde oceaniche.
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Lasciata la “Posada” dove eravamo alloggiati ci siamo concessi una breve passeggiata in un
clima più caratteristico dove i pescatori tornavano in rada con le loro barche colorate
spesso cariche di pesce.. il tutto rendeva quel piccolo angolo piacevole a vedersi..
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...l’acqua azzurra del mare riflessa dentro cieli liquidi ci allontanava dal resto dell’anonimo
paesaggio e ci spingeva verso un universo acqueo sospeso tra cielo e terra.
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Dopo Fortaleza ci siamo diretti verso nord, lungo la costa, per godere degli scenari fantastici ..
come era bello e rilassante osservare tutto ciò che ci circondava, isolare i dettagli che ci
interessavano, estrarli dal flusso del generico e poi tradurre in parole le osservazioni,
ricomporle, aiutandosi con le immagini.. creare mille percorsi, seguire ricordi, dare vita a nuove
storie emozionanti!
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E così sono iniziate a comparire lievi ondulazioni sabbiose, brulle, ma tanto suggestive quando,
sulla bianca sabbia, apparivano i riflessi argentei del sole...
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...la strada serpeggiante ci ha condotto alla Lagoa do Cauipe, colpita da un vento talmente forte
da far apparire vulnerabili le poche palme che spuntavano indifese, piegate, in quel mare di
sabbia.
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...proseguendo lungo la costa con il mare increspato dalla furia del vento, siamo arrivati al porto
di Pecém, il terzo per importanza del Brasile e poi via ancora attraverso piccole lagune che le
nostre jeep guadavano senza difficoltà...
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...via lungo la spiaggia infiltrati a zig zag tra le Jancadas, le barche dei pescatori, colorate e
caratteristiche...
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...via attraverso i palmeti fino al porto di Taiba che visto dall’alto a cornice di una pittoresca
insenatura, era un vero spettacolo...
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...e poi via con la jeep che sfiorava le onde del mare, fino alla bella Lagoinha, dove ci siamo
fermati per il pranzo in un ristorante a ridosso della larga spiaggia.
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Per smaltire la pesantezza del lauto
pasto, ci siamo poi concessi una piacevole
camminata con i piedi nell’acqua tiepida
dell’oceano, mentre il vento ci
scompigliava i capelli, ci sentivamo vivi e
soddisfatti, respiravamo quell’aria pura
ed incontaminata a pieni polmoni.. c’è
sempre troppo chiasso intorno alla vita
di ognuno di noi e spesso tutta la
bellezza si perde tra mille inutili voci..
qui eravamo nel silenzio della natura e
cercavamo di assimilare tutta la sua
intensa vitalità,
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...guardavamo qualche pescatore
solitario che con immensa fatica
tirava a riva la sua rete non
sempre ricca di bottino e
cercavamo di partecipare al suo
sforzo ...ogni immagine ci colpiva
e ci emozionava.
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Ripreso il viaggio abbiamo sfruttato la prima delle tante rudimentali zattere-traghetto per
attraversare la laguna di Cearà
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...e poi mentre il sole, già alle 5,30,
cominciava a calare siamo arrivati a
Rio Mundau e all’omonimo villaggio di
pescatori.
Prima di cena abbiamo fatto una
passeggiata lungo le viuzze
ciottolose del paesino, sbirciando
nei piccoli negozietti con prodotti
artigianali fino al faro, ma solo il
giorno dopo, lasciata la pittoresca
Pousada lo abbiamo visitato.
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Il villaggio alla luce brillante del sole mattutino ci è apparso allegro, con tante piccole case di
pietra un po’ diroccate, ma nello stesso tempo civettuole immerse nel verde e nei fiori.
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Ci siamo spostati poi sul mare per vedere il rientro dei pescatori, spettacolo sempre
suggestivo soprattutto per la bellezza di queste barche dalle vele colorate e tese al vento,
barche cariche di pesce di ogni tipo e forma..
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...e poi da un porticciolo gremito di natanti, in lontananza, abbiamo cominciato ad intravedere
le bianche dune protese sul mare con la loro magica bellezza.
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E più tardi ci siamo diretti proprio verso quelle bianche dune di sabbia per un primo approccio,
e durante la breve escursione a piedi in quel deserto latteo, abbiamo iniziato a pregustare la
bellezza del paesaggio, ci siamo resi conto di come le parole non avessero peso e solo i pensieri,
le immagini si affollassero prepotenti nella nostra mente.
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Dall’alto di una duna il
panorama sul rio Mundau
serpeggiante e ricco d’acqua
per le recenti piogge,
circondato dal verde dei
palmeti, creava un piacevole
contrasto con l’omogeneità
del colore della sabbia.
Ci sentivamo in Paradiso e
ancora non immaginavamo
che il vero Paradiso doveva
arrivare!
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Dopo la bella camminata ed il traghetto sul fiume Mundau abbiamo ripreso il percorso lungo la
spiaggia attraverso guadi che ci apparivano veri e propri torrenti e così siamo arrivati alla Praia
Bahia con una spettacolare bassa marea..
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...le lunghe onde avevano piccole creste bianche e la spiaggia era ridotta a metri quasi infiniti di
ciottoli misti a sabbia che venivano, ogni tanto lambiti dal mare che si era lentamente ritirato. Si
vedevano in lontananza delle barche ancorate che si stagliavano nel cielo limpido e terso.
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Più tardi un’altra breve sosta a
Praia Apichis per vedere le
alghe con l’aspetto di lucida plastica, prima raccolte in enormi
sacchi e poi stese al sole.. e lì, con i piedi nell’acqua per mitigare
il calore del sole che iniziava a farsi sentire prepotente, mi sono
guardata intorno.. tutto mi appariva una bella avventura, i vari
guadi, più o meno profondi che facevano esplodere tutti in
esclamazioni di meraviglia, questo paesaggio selvaggio che
nonostante la evidente povertà mi trasmetteva un canto di vita..
c’eravamo solo noi, tra cielo e mare e poi sembrava proprio che
la volta del cielo avesse indossato per noi il suo abito più
luminoso!
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Risaliti in jeep abbiamo proseguito sempre lungo la spiaggia attraverso una vera e propria
vegetazione tropicale con lussureggianti palmeti che spesso nascondevano alla vista modeste
case di pescatori
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...e cimiteri abbandonati che sembrava si protendessero verso il mare per regalarsi un’illusione
di vita. Ci siamo fermati in quel luogo di silenzio e di pace dove solo la voce del mare, con le sue
increspature sulle lunghe onde, si faceva sentire viva e sempre presente.
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Più avanti abbiamo anche visto uno steccato di legno che dava più l’idea di una
architettonica fortificazione creata ad opera d’arte, una barricata che i pescatori
avevano allestito per intrappolare i poveri pesci.
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La spiaggia a questo punto cominciava ad
allargarsi e la jeep affrontava sempre
nuovi guadi fino alla bella spiaggia di
Icaraizinho dove abbiamo ancora sostato,
ma questa volta per un salutare bagno.
L’acqua dell’Oceano però non era limpida
e cristallina.. troppa sabbia l’aveva resa
torbida e verdastra, eppure tutti noi vi
ci siamo buttati con entusiasmo: era il
primo bagno nell’Oceano e non potevamo
non essere entusiasti.. inoltre la calura
era talmente forte che anche una pozza
d’acqua ci avrebbe risollevato l’animo!
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A questo punto abbiamo abbandonato il mare e la costa per spingerci nell’interno attraverso i
tipici aridi paesaggi del “Sertao” fino alle lagune che invece, date le recenti piogge, erano
ricche d’acqua, fino alla Pousada di un bolognese che si era costruito in una insenatura
veramente pittoresca, la Lagoa Paraiso, un piccolo angolo di Brasile.
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Qui, nella deliziosa spiaggia sulla laguna, mentre il sole sembrava fare fatica ad illuminare con i
suoi raggi i poveri stanchi viaggiatori.. ci siamo concessi un altro bagno, finalmente in un’acqua
cristallina, trasparente, fresca ed invitante.
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Poi stesi ai pallidi raggi del sole
capriccioso, tra chiacchiere piacevoli
e partite di Burraco, ci siamo sentiti
in pace con noi stessi e la sera,
quando cenando all’aperto, abbiamo
guardato quell’angolo di laguna così
luminoso da scintillare nella notte,
ci è sembrato che avesse addirittura
rubato la luna e abbiamo ringraziato
il cielo per quei momenti magici che
la vita ci stava regalando.
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Il giorno dopo si è subito annunciato
unico ed avventuroso: lasciata la
Pousada, ci siamo imbarcati su una
jangada della Lagoa Paraiso fino alla
riva opposta dove abbiamo iniziato,
con molto entusiasmo un trekking
con guado lungo i vari acquitrini
delle lagune del Parco Nazionale di
Jericoacoara.
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È stato emozionante e devo confessare anche un po’ faticoso camminare immergendosi nella
melma, in quelle acque ricche di vegetazione e di animaletti vari, che si strusciavano sulle
gambe, tra le zanzare che pungevano dando un certo fastidio, camminare con lo zaino e la
macchina fotografica sul capo per non farla bagnare…
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...questo per circa un’ora fino all’arrivo ad una laguna di acqua blu cobalto, a ridosso di una
candida duna dove ci siamo buttati tutti cercando non solo di purificarci, ma anche di
rilassarci, di tonificarci in vista del secondo più importante trekking attraverso le dune di
sabbia.
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Corroborati, abbiamo dunque con
entusiasmo iniziato la scalata in
quell’universo di sabbia bianca un po’
accecati dal riverbero del sole
intenso.
La bianca estensione che ci
circondava non solo stimolava
continuamente il piacere di guardare
in un silenzio carico di emozione,
ma ci faceva anche capire che ogni
attimo che stavamo vivendo era un
momento speciale ed unico.
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Eravamo stanchi, un po’ provati, ma quando si arrivava in cima ad una duna lo spettacolo delle
lagune verde smeraldo, blu cobalto, piccoli laghi di ogni forma e dimensione, pittoreschi e
ricchi d’acqua, alcuni serpeggianti, immersi nel verde di una piatta, ma ricca vegetazione.. ci
lasciava senza parole.
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Ad un certo punto lo sguardo ha messo anche a fuoco una delicata palma che spuntava in quel
bianco tappeto e allora mi sono resa conto di come quella indifesa pianticella non fosse altro
che una vera e propria forma estetica di vita!
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Camminavamo un po’ in fila, un po’ sparsi, ci sentivamo ai confini di un mondo incantato,
immersi in un paesaggio lunare che ci commuoveva quasi!
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Così per buone due ore abbiamo percorso salite, scivolato in discesa e ancora abbiamo guadato
piccole lagune fino al campo base dove tutti, stremati, ci siamo buttati letteralmente nella
laguna ed abbiamo guazzato felici in quell’acqua fresca che ha subito riattivato le nostre
stanche membra e ha predisposto spirito e corpo ad affrontare altre meraviglie.
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Dopo aver sostato alla Lagoa Azul
rinfrescandoci con un delizioso succo
di cocco, siamo ripartiti su una
piccola Jangada un po’ rabberciata
alla meglioe sotto un sole cocente,
tra steli di Mangrovie che spuntavano
dall’acqua, abbiamo percorso un buon
tratto di laguna. Poi abbiamo proseguito per
un altro tratto a piedi, costeggiando la
laguna e spingendoci nell’interno fino alla
casa di una comunità di nativi, contadini di
Caicara de Baixo dove abbiamo
consumato un frugale pranzo. Immersi
nel verde di molti alberi da frutto
tropicali, abbiamo trascorso alcuni
momenti di tranquillità in un clima,
purtroppo, di calura tropicale.
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Devo dire che abbiamo lasciato con piacere quell’ambiente caldo umido,
pieno di insetti fastidiosi e in jeep ci siamo diretti verso la bella
Jericoacoara, un piccolo gioiello romantico, un villaggio da “mito”,
inserito in una baia protetta che serve anche da porto naturale per
canoe e jangadas.
Jeri , come la chiamano con affetto i suoi abitanti è, a detta di tutti i
suoi fans, la più bella spiaggia del Brasile, con un mare verde, tranquillo e
caldo, con un’infinità di dune che la circondano e che spingono la sabbia
ovunque, con centinaia di palme da cocco ed anche un affioramento
roccioso, il Serrote che la protegge dai forti venti dell’Atlantico.
Proprio dal Serrote, su cui non siamo saliti, viene il suo strano nome:
infatti l’enorme roccia assomiglia ad un alligatore disteso al sole,
“Jacaré na Coara”, poi diventato Jericoacoara.
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Qui abbiamo camminato tra le strade
coperte di sabbia, tra i pittoreschi
negozi, i bar sempre aperti, tra la
musica che risuonava nell’aria e
infine dalla duna “Do Por do Sol”,
seduti sulla sabbia abbiamo assistito
ad uno spettacolo naturale di luce e
colore che il sole ci ha voluto
regalare, mescolando nel cielo toni
rossastri e dorati che si riflettevano
sulla superficie liquida ed ondulata.
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Poi per stupirci di più ed occupare tutta la scena, con una forza inaspettata il sole ha
rovesciato nell’aria la sua luce arancione ed il cielo è diventato una vera e propria tavolozza
violenta. Eravamo tutti estasiati: quella luce infuocata aveva invaso i nostri occhi, era
penetrata nell’animo come un balsamo!
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A questo punto il sole ha riversato
colore anche sulla grande distesa del
mare che ha continuato per un po’ a
scintillare, poi ha raggiunto il mare ..
ci si è immerso con una velocità
crescente ed è sparito del tutto.
Quello che è rimasto nel cielo era
solo un bellissimo, intenso arancione..
lo spettacolo naturale era finito!
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Ma Jeri ci donava un altro spettacolo unico: arrivati nella nostra confortevole Pousada
abbiamo assistito anche all’eclissi parziale della Luna… che volere di più?
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Il giorno dopo tanto per non perdere l’allenamento abbiamo fatto una bella escursione a
piedi lungo le alture attorno a Jericoacoara, scendendo poi lungo la spiaggia tra le rocce di
vario tipo o forma.
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Ci siamo divertiti ad ascoltare i nomi
che i locali hanno dato a quegli
ammassi strani come “il viso del
frate”, “la tartaruga”.. ma molto più
suggestiva mi è apparsa la Pedra
Furada, il grande arco proteso verso
l’oceano da cui si intravedevano,
come in un quadro, gli spruzzi delle
onde del mare!
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Molti erano i pescatori che, tutti insieme, tiravano a riva le loro reti con notevole sforzo,
ma purtroppo, da quello che abbiamo visto, con poco bottino!
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Tutti in gruppo, uniti dallo stesso piacere di vedere, di scoprire, abbiamo costeggiato per
un lungo tratto il mare poi abbiamo arrancato verso il centro del paese dove in serenità
abbiamo trascorso un piacevole pomeriggio da turisti.. anche questa pausa ci voleva!
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Ripreso poi il giorno dopo il nostro percorso alla scoperta del Brasile del Nord, in barca abbiamo
perlustrato alcuni canali adiacenti al mare, per andare alla ricerca dei graziosi cavallucci marini che
le guide, dall’occhio di lince,riuscivano a vedere in quell’acqua torbida e orgogliosi li mostravano..
poi con un traghetto, l’ennesimo, abbiamo attraversato il fiume e raggiunto e costeggiato la
spiaggia con la nostra jeep che correva sull’acqua.
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Questa zona, un tempo era un rigoglioso bosco di Mangrovie, ora appariva invece un ammasso di
arbusti contorti ed essiccati, irreali, quasi fantascientifici tanto che guardandosi intorno si aveva
la sensazione che quei rami contorti e attorcigliati potessero d’un tratto risvegliarsi simili a
creature aliene.
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Per rendere più inquietante il luogo
enormi termitai erano nati in cima
agli alberi, neri e vivi, ed era
possibile vedere il lungo solco, cioè
il percorso a tunnel che dalla base
le termiti si erano scavate per
arrivare in vetta!
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Siamo così arrivati fino a Tatajuba,
al vecchio villaggio insabbiato.. erano
150 case, tutte sommerse nello
spazio di quarant’anni sotto le dune
del deserto, “le torri di sabbia”.. non
erano rimasti che pochi ruderi che
spuntavano dalla sabbia e una
vecchia signora che abitava vicino
alla chiesa sommersa, fu molto felice
di iniziare a raccontare di come la
sabbia, sospinta dal vento, era piano
piano avanzata tra le case, si era
ammucchiata alle pareti, e poi aveva
fatto cadere tutto.. non si riusciva a
spalarla per cui gli abitanti alla fine
avevano desistito e si erano dispersi
in altri villaggi.
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La donna, stimolata dalla nostra attenzione, ci ha anche
raccontato la storia della “Duna Incantata”: molte navi
passavano in questa zona di mare ma spesso a causa della
sabbia e della bassa marea, si incagliavano.
Una bianca duna ha coperto interamente una nave,
nascondendola alla vista, ma in quel luogo incantato si sono
continuate a sentire voci, discorsi, persino il suono di una
chitarra e poi luci strane.. la donna ha continuato a narrare
che una volta era stata vista una ragazza avvolta nella luce
della luna, simile ad una Madonna che pregava e poi era
scomparsa…
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Lasciata la gentile signora che avrebbe continuato a raccontare altre leggende ci siamo spostati
verso la nuova Tatajuba, ricostruita in luogo sicuro e ci siamo fermati alla piccola chiesetta di San
Francesco simile a quella che era stata sommersa. Devo però dire che quel piccolo villaggio di
pietra mi appariva deserto e pur essendo nuovo dava la sensazione di desolata solitudine!
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Tra vari sali e scendi dalla jeep per ammirare angoli particolari, siamo arrivati alle dune chiamate
anche “torri di pietra” perché, a causa del sale, del vento e del calcare si erano pietrificate.
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A piedi abbiamo percorso più avanti un panorama suggestivo tra le altre dune di sabbia intorno a
Tatajuba.. ogni attimo che stavamo vivendo ci appariva un’occasione speciale, ogni immagine che si
posava davanti al nostro sguardo riempiva il nostro animo di grande serenità.
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Abbiamo ammirato dall’alto lagune verdeggianti pittoresche dove alcuni cavalli correvano liberi e
felici con la criniera al vento.. anche noi ci sentivamo liberi, consapevoli di vivere in una dimensione
magica con la luce calda del sole che penetrava nel nostro cuore!
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In jeep siamo poi arrivati al lago Torta, un posto caratteristico e ci siamo seduti in un bar con
le sedie nell’acqua, dato l’afflusso notevole dell’alta marea.. qui abbiamo pranzato e poi via in
traghetto, verso Camocin.
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Camocin è un villaggio di pescatori con lagune, casette che si affacciano sull’acqua, palme da
cocco, un porticciolo caratteristico e colorato…
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...da Camocin che abbiamo visto di sfuggita
siamo arrivati alla cittadina di Parnaiba,
con il porto fluviale più importante dello
stato, e qui, con un’imbarcazione a motore,
abbiamo navigato attraverso il delta del
Rio Parnaiba fino all’isola das Canarias
dove ci attendeva il sano riposo in una
spartana Pousada.
Nel frattempo si era fatto buio e tutto
attorno a noi era avviluppato da un’ombra
di velluto nero.. alzando gli occhi però
vedevamo le stelle sparse nel cielo come
un tappeto orientale ben lavorato e la luna
piena immobile che proiettava un luce
tenue che non aveva il potere di
rischiarare del tutto l’ambiente.
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Il giorno successivo è stato interamente dedicato alla navigazione sull’unica foce della zona in
mare aperto, sto parlando del fiume Parnaiso e del suo delta che si apre in cinque bracci creando
oltre 80 isole fluviali semiselvagge per una superficie totale di 2700 Kmq. un’estensione enorme
in un luogo suggestivo dal delicato e ricco ecosistema.
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Il delta, tra un labirinto di igarapés (gli stretti canali), quasi nascosti dalle infinite mangrovie,
dune e lagune, mi è piaciuto molto.
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Dapprima su piccole jangadas abbiamo perlustrato proprio gli stretti canali dove le mangrovie
con le loro fitte ed aeree radici facevano da padrone. Tutto era intensa vegetazione tanto che il
sole faceva fatica ad intrufolarsi tra il fitto fogliame e la barca si creava a fatica un passaggio.
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Pochi gli animali, qualche macaco che però se ne stava troppo in alto, saltando da un ramo ad un
altro, incurante di chi lo voleva fotografare. Ogni tanto le nostre guide locali si fermavano,
spingevano le mani nella terra fangosa ed estraevano grossi granchi che mostravano con orgoglio.
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La natura che mi circondava disordinata
e selvaggia, libera di esistere senza
alcuna costrizione, spingeva dalle radici
e sconfiggeva qualsiasi forma di ordine.
La forza degli elementi consentiva agli
spiriti ed alle energie di fluire là dove
per gli uomini era impossibile radicarsi.
Un’armonia di suoni ci circondava e
tesseva il suo manto attorno a noi: il
fruscio delle foglie si mescolava
dolcemente con gli irrequieti richiami
degli uccelli, la lunga pertica batteva
nell’acqua, sprofondava nella melma e la
jangada scivolava lenta in quel paesaggio
surreale tra le mangrovie i cui rami
spesso strusciavano sul nostro viso,
costringendoci a piegarci.
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Lasciata poi la piccola barca siamo tornati al largo servendoci di barche più grandi provviste
anche di comode amache e così abbiamo navigato nel fiume calmo e tranquillo in un clima di
rilassatezza che diventava anche assenza di pensiero…
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...abbiamo navigato per tutto il giorno
mentre le nuvole in cielo, cumuli di varie
forme, ci accompagnavano benevole,
lasciando libero ogni tanto uno squarcio
di azzurro. L’aria era pesante ed umida,
ma ci stavamo abituando anche a quel
clima.. guardavamo le rive lontane, la
grandezza del Parnaiso abbandonati e
cullati.. senza fare nulla!
E così siamo arrivati la sera a Tutoia,
un porto di pescatori dello stato del
Maranhao.
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Qui la mattina successiva ci aspettava una bella giornata di avventura perchè dopo
l’attraversamento del ponte sul pittoresco Rio Novo a Paulino, saremmo entrati nei
Piccoli Lençois..
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...e già, per abituarc i alla bellezza delle nuove dune, nonostante il cielo umido e nuvoloso,
abbiamo nel pomeriggio fatto una breve escursione a piedi. Devo dire che abbiamo iniziato
subito ad entusiasmarci della particolarità di questa zona desertica cosparsa di dune e lagune,
percorsa dal fiume Preguiça (Pigrizia, chiamato così, perché scorre lentissimo verso il mare).
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Le dune intercalate da altrettante lagune, veri e propri crateri di acqua cristallina erano uno
spettacolo surreale, ondulate e sensuali, l’una diversa dall’altra.. in continuo movimento a causa
del forte vento.
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Poi con una velocissima “vodaidera” una lancia a motore che volava
sulle acque, attraverso il labirinto degli “igarapes”, abbiamo raggiunto
Atins, la porta d’ingresso del Parque Nacional dos Lençois
Maranhenses.
Il Lençois è l’unico deserto brasiliano protetto da un Parco
Nazionale: le dune di sabbia, un quarzo finissimo, corrono lungo il
litorale per 70 Km e si addentrano all’interno per altri 50 Km.. in
tutto sono 155.000 ettari quadrati di apparente nulla. Ma è un
Sahara molto particolare ovunque.. prima di tutto le dune mobili,
adagiate sulla terra come lenzuola su un letto (ecco il motivo del
nome) possono raggiungere anche i 40 metri d’altezza e spostarsi in
un anno di altrettanti metri e poi sono cosparse di lagune, una più
bella e pittoresca dell’altra.
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
Volevamo subito spingerci in
esplorazione, invece, il giorno dopo,
intabarrati con impermeabili,
giubbotti di salvataggio ci siamo
avventurati lungo gli stretti canali
dell’estuario del Rio Preguiça con
un motoscafo che correva ad una
velocità folle, sfiorando l’acqua,
che schizzava da ogni parte e con
il vento che batteva inclemente sul
viso.. ad un certo punto il
motoscafo ha rallentato ed un
getto d’acqua ci ha interamente
bagnati...
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
...così fradici, brontolando un poco, ma
in fondo allegri, siamo arrivati al Faro
di Mandacaru che ovviamente dominava
tutto il serpeggiante estuario del
fiume. Siamo saliti arrancando fino in
cima da dove il panorama che dominava
sulla valle, sul fiume, sui palmeti, sulle
mangrovie e sui Lençois era
superlativo.
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
Ritornati al motoscafo, a ritmo più moderato, abbiamo ancora percorso altri igarapés con la
caratteristica vegetazione di intricate mangrovie le cui radici spesso ostruivano il passaggio
per cui dovevamo cambiare strada, il tutto in un clima sempre di ambiente fantascientifico.
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Per concludere la giornata, prima di arrivare a Barreirinhas dove ci saremmo fermati
due giorni non potevamo farci mancare la solita escursione sulle dune attorno al fiume
Preguiça.. un panorama incantevole di dune bianche modellate da acqua e vento che si è
conclusa con un salutare bagno nelle lagune cristalline.
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L’avventura nei Lençois, stupenda ed unica, è avvenuta il giorno dopo quando abbarbicati su
alti ed enormi gipponi capaci di guadare anche i fossi più profondi, sobbalzando e saltando ad
ogni buca che pareva un baratro, su sentieri di terra e sabbia ormai rovinati ed erosi dalle
piogge, con il cuore che ogni volta saliva alle stelle, siamo penetrati nel Parco, fino alla base
delle dune che abbiamo iniziato a scalare..
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I panorami di bianca sabbia lunare ci accecavano, erano veri e propri paesaggi da sogno e
dall’alto di ogni duna, migliaia di lagune di acqua dolce alimentate dalle forti piogge di questo
periodo, si stendevano serpeggianti e sinuose davanti ai nostri occhi.
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Erano lagune verde smeraldo, blu intenso, marrone e addirittura nerastre.. il colore era
ovviamente causato dalla vegetazione, ma l’effetto ottico era incredibile!
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Siamo così arrivati alla Lagoa Azul, un lago favoloso di un azzurro intenso ceruleo che si
confondeva con quello del cielo.
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Immersi in quell’acqua fresca che ci ricordava quella delle Maldive ci siamo rinfrancati e
quindi abbiamo ripreso la scalata delle varie dune, intervallate, nei lunghi spostamenti,
da percorsi in jeep.
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Ricordo ancora in modo vivo
quel giorno, come uno spazio
dove il tempo e il movimento
mi sembravano cristallizzati,
volevo fermare, godere di
più quegli istanti magici di
bellezza pura, che non si
sarebbero ripetuti se non in
altro modo, quell’estensione
mi frastornava quasi e mi
sentivo proiettata
nell’immensità dell’universo.
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Dopo esserci rifocillati in un caratteristico ristorante di pescatori durante un guado abbiamo
anche avuto l’emozione dell’affossamento della nostra jeep, bloccata durante un guado nella
melma di sabbia.
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Con un po’ di emozione mista
a timore abbiamo seguito
tutte le fasi del salvataggio
e poi via attraverso quei
sentieri che mi riesce
difficile chiamare sentieri
tanto erano malconci...
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...poi via a piedi su quelle dune sempre più ripide, sempre più affascinanti sempre più lunari.
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Così in questo bianco abbagliante, lasciandosi ormai portare non solo dalle gambe, ma da
tutti i sensi, siamo arrivati alla Lagoa Bonita, un lago serpeggiante, basso e quasi tiepido
che ci ha subito invitato a fare l’ennesimo bagno.. ci sembrava di vivere nell’aria, tra colori,
odori e suoni…questo era vero Paradiso!
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Quella sera abbiamo atteso il tramonto del sole sulle dune e il cielo colorato di arancio,
giallo e rosso fiammante era una vera e propria carica sfolgorante per lo spirito già
inebriato dai paesaggi precedenti..
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
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La via del ritorno tra sobbalzi,
guadi ed un traghetto è stata un
po’ lunga, sembrava non avesse
mai fine… ma chiudendo gli occhi
i ricordi affioravano nitidi e
potevamo rivivere tutte le belle
immagini della giornata ormai
trascorsa!
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Un altro giorno, un altro percorso accidentato, un’altra bella
esperienza vissuta da tutti con entusiasmo attraverso il parco dei
Lançois… mentre il nostro gippone saltava traballando, cercando di
mantenersi in equilibrio sul sentiero sabbioso ed impraticabile,
attorno a noi la vegetazione, libera di espandersi, era estremamente
varia con arbusti secchi ed altri verdi e rigogliosi.
Ovviamente il tutto in un totale disordine naturale: ciascuna pianta
cresceva dove voleva e le più forti vincevano sui piccoli arbusti
soffocandoli quasi.
Il caldo umido ed estenuante riduceva le nostre forze, ma pur
sentendoci, chi più chi meno, tutti spossati avevamo ancora voglia di
vedere, di camminare, di provare emozione.
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
Per questo dopo esserci sistemati con i bagagli nella Pousada a Santo Amaro, ci siamo
subito messi in marcia per un’altra escursione sulle dune sempre più belle e pittoresche,
sempre uguali, eppure diverse, fino alla stupenda Lagoa das Gaivotas o dei gabbiani..che
però non abbiamo visto!
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Qui un altro bagno ristoratore, poi un altro percorso in quel panorama mozzafiato che ci
era ormai entrato nel cuore e che ci commuoveva quasi. Poesia di luce che sempre accecava,
poesia nelle voci di alcuni gitanti locali che risuonavano festose, il cielo era chiaro, ma ogni
tanto qualche nuvola, spinta dal vento ci deliziava trasformandosi nelle forme più strane,
misteriose ed artistiche.
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Le avventure di questo viaggio sono proseguite anche il giorno dopo, l’ultimo tra le “grandi
lenzuola”, quando ci siamo spinti, sempre sul traballante gippone verso l’interno, costeggiando il
percorso del rio Alegre siamo giunti alla famosa oasi di Betania che poi non ci è apparsa altro
che un villaggio sperduto senza nulla.. qui avremmo soggiornato presso la casa di alcuni nativi e
avremmo dormito in amaca!
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A dire il vero non ci siamo soffermati a lungo nel portico della casa dove avremmo trascorso la
notte sotto le stelle… eravamo tutti un po’ eccitati, ma anche perplessi.. e dopo il frugale pranzo
e una piacevole escursione in barca sul rio Alegre e ovviamente un bel bagno, ci siamo diretti
verso le nostre ormai amiche dune.. tra quella sabbia bianca che faceva risaltare ancora di più in
lontananza il blu scuro che rasentava il nero dell’acqua del fiume.
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Bisogna ribadire che ogni giorno ci rendevamo sempre di più conto di come quel luogo fosse
veramente “fuori dal mondo”, in piena atmosfera naturale, selvaggia.. per nulla comoda!
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Abbiamo camminato sulle dune, ed io mi sono chinata spesso a toccare quella sabbia fine,
consapevole che quello era l’ultimo percorso attraverso i Lençois, salutavo mentalmente quelle
dune avvolte nel silenzio mentre la luce assumeva colorazioni cangianti ed il sole si rifletteva
nelle pozze d’acqua.. abbiamo fatto un ultimo bagno in una laguna ferrosa, mentre le nostre
gambe assumevano sotto l’acqua una colorazione marrone.. per colpa, ci hanno detto, del tannino.
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Poi, stanchi morti ma molto emozionati per dover lasciare quel paradiso di bellezza, mentre il
sole tramontava ed il cielo si ricamava di nuvole azzurre, bianche e rosate, dalle strane forme
che imitavano quasi i pizzi ed i merletti prodotti nella zona..
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...siamo rientrati alla Pousada ed abbiamo trascorso tutti insieme, con chiacchiere allegre e
qualche partita di burraco, sotto un piccolo portico, la nostra tanto attesa (con trepidazione)
notte in amaca!
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Eravamo immersi in una fitta oscurità, ma il cielo stellato era
qualcosa di stupendo.. c’era la luna e le stelle sfavillavano, minuscoli
diamanti nel buio più assoluto. La via lattea si allargava sopra il
fiume e la nostra oasi, dominandola o forse proteggendola. Forse
lassù qualcuno vegliava sui poveri viaggiatori, forse qualcuno
conosceva il destino di ognuno…
Quella notte per me, ma anche per tanti altri, fu difficile restare
aggrappata al sonno che sfuggiva in continuazione, elusivo e
inafferrabile.
Troppi erano i rumori, di vario genere!
Alla fine è arrivato benefico il mattino, ed abbiamo guardato quasi
tutti con gratitudine il sole sorgere fra le tenebre nello sforzo di
conquistare il cielo.
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L’ultima tappa del nostro viaggio era la città di Sao Luis, ma il destino riservava un’altra avventura:
il cielo fino ad allora tranquillo si era risvegliato ed aveva riversato una pioggia scrosciante,
torrenziale, impaziente di raggiungere la nostra jeep, i poveri pellegrini seduti quasi all’aperto, una
pioggia violenta che formava nella terra rigagnoli e gonfiava gli acquitrini.. forse il cielo riversava
su tutti noi le sue lacrime? Era il saluto affettuoso e malinconico dei Lençois?
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Dopo un lungo percorso su strada asfaltata… non ci sembrava vero… siamo arrivati in una Sao Luis
chiassosa ed addobbata a festa per il Bumba meu Boi.. (di questa festa particolare per questioni di
spazio, parlo diffusamente nella sezione “Gallerie fotografiche” in “Volti e persone della festa del
Bumba Boi”).
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Abituati al silenzio delle dune e
lagune.. all’inizio ci siamo sentiti
un po’ frastornati.. la sera balli
e canti in costume, gente che
mangiava, beveva nei vari
ristoranti sempre affollati
un tripudio di colori, una musica
assordante, ritmica, sempre
uguale e ragazzi e ragazze che
ballavano, saltavano, ancheggiavano
simili a leggere libellule.
La simbologia del Bumba Boi
veniva dimenticata nel piacere
di ballare, divertirsi, annullandosi
quasi in un fracasso musicale che
è durato ben due giorni!
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Tra bianche sabbie e lagune di acque cristalline
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Dopo la serata di festa, il mattino
successivo ci siamo dedicati alla
visita di questa capitale del
Maranhao, dove abbiamo ritrovato
tutto il fascino delle città che
hanno avuto un grande passato.
Fondata su un’isola da alcuni
francesi che la battezzarono così
in omaggio al giovane re Luigi XIII,
ben presto venne occupata dai
portoghesi che le diedero
l’impronta architettonica decisiva
ricoprendo le case di splendidi
arabeschi ed edificando alcune
tra le più piacevoli chiese del
Brasile.
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Abbiamo camminato tra le viuzze in salita ed in discesa della città vecchia tra gli edifici, ben
3500, ormai in disarmo eppure tutelati dall’Unesco, edifici che mostravano un certo fascino nella
bellezza dei loro balconi in ferro battuto,
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...nei rivestimenti di azulejos, tipicamente portoghesi che servivano non solo ad abbellire, ma
anche a rifrangere i raggi del sole e garantire così all’interno il fresco.
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Ci siamo anche culturalizzati, visitando i vari musei ed alcune tra le più belle chiese della città
come quella del Buen Retiro posta in alto a dominare il mare o quella di Nostra Signora del
Carmine o ancora quella di Sao Francisco, in una piazzetta isolata.. e tra piazze, edifici pubblici,
balconi sul mare.. non ci siamo stancati di cogliere immagini, e la sera abbiamo ancora vissuto
l’entusiasmo della festa popolare e chiassosa che ha chiuso definitivamente la nostra vacanza.
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Rientrati a casa, riponendo nel cassetto della memoria le
stupende e quasi irreali giornate che abbiamo vissuto.. allora
ecco che le parole, non mi stanco mai di ripeterlo, possono
darci la possibilità di far continuare a vivere nella mente
quei ricordi, quelle immagini.
Tutto si mescola alla nostra quotidianità e diventa qualcosa
di diverso, ma altrettanto bello, magico e molto, molto
prezioso!
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Vi aspetto al prossimo diario di viaggio!