L`era dei nuovi ingegneri progettati per stare a galla

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L`era dei nuovi ingegneri progettati per stare a galla
18
18
IL
IL
SECOLO
SECOLO
XIX
XIX
MERCOLEDÌ
MERCOLEDÌ
22NOVEMBRE
NOVEMBRE2011
2011
genova
genova
LE PROFESSIONI E LA CRISI / 3
GLI “ANZIANI” DELLA CATEGORIA COSTRETTI AL TRASFORMISMO. I GIOVANI PER FARE CARRIERA ESPATRIANO
L’eradeinuoviingegneri
progettatiperstareagalla
Gli ingenieri
in numeri
FACOLTÀ DI INGEGNERIA
DI GENOVA
ISCRITTI 2009/2010
4.642
ISCRITTI 2010/2011
Parola chiave: flessibilità. Con la mente a Steve Jobs e la valigia pronta
gliori è un po’ appannato dagli anni.
Gli ingegneri oggi sono (spesso) la­
L’INCHIESTA
voratori dipendenti che si conside­
rano sottopagati. Oppure liberi pro­
fessionisti che incontrano difficoltà
BRUNO VIANI
crescenti per farsi saldare le fatture.
Nei rapporti con gli enti pubblici, il
GIOVANIcheguardanoaSteveJobs cosiddetto “patto di stabilità” (la
come un’icona e intanto si lanciano norma che chiude le borse dei Co­
sul mercato del lavoro con la valigia munisuperatoiltettodispesaprevi­
inmanomoppuresiaccontentanodi sto) è un dramma: «Le conseguenze
stipendi poco gratificanti dopo un siavvertonosempredipiù­riprende
lungo curriculum di studi. E profes­ l’ingegnerCalzetta­ èfrequentetro­
sionisti maturi che si mantengono varsidavantialComunechenonpuò
giovani per tenere testa a un merca­ pagare. E se salti un giro, il tuo ono­
to che cambia sempre più veloce­ rario arriva l’anno dopo».
L’ingegneria resta un’isola in net­
mente: ingegneri meccanici che non
si curano dei motori tradizionali ma ta maggioranza maschile (solo 580
si occupano di gestione aziendale e donne contro 4183 uomini). Però la
biotecnologie, informatici che si “quota rosa” cresce in campo infor­
lanciano nel mondo della robotica. matico e si impenna nel settore bio­
Ingegneri navali che guardano oltre medico. «Inoltre ­ precisa la preside
la crisi della cantieristica (che ha pe­ Paola Girdinio ­ se guardiamo ai ri­
rò provocato un netto calo delle sultati universitari, la presenza fem­
iscrizioniaquestocorsodilaureanel minile si rivela molto più preparata.
2011, meno 10%) e ingegneri civili A livello di dottorati di ricerca le stu­
chelavoranodietrolequintedistudi dentessepareggianoesuperanoico­
diarchitetturasenzamaiapparire.E etanei maschi».
Lei, la preside Girdinio, non si è
poi le punte di diamante dell’eserci­
todegliingegnerichehannosceltola mai pentita della sua scelta profes­
carriera manageriale o sono diven­ sionale e di vita. Ma i suoi studenti?
«Oggi ingegneria dà ancora lavoro,
tati imprenditori di successo.
anche se gli stipendi
Impossibilefermare
iniziali non stimolano
con un’immagine il
ad affrontare un per­
mondo dell’ingegneria
corso molto pesante di
a Genova. I tratti co­
studi. Senza ingegneri
muni sono la flessibili­
non avremmo nulla di
tà dall’inizio alla fine
ciò che ci circonda, dal­
della carriera e la vo­
la sedia al ponte all’im­
glia di creare. Ma nel
pianto elettrico».
2011 il percorso dal­
Poi confessa un det­
l’idea alla creazione
taglio della sua vita pri­
passando per la fase
vata. «Mio figlio ha 19
progettuale è sempre
anni, a lui interessava
più un lavoro di equi­
pe. Un processo com­ La preside Paola Girdinio investire per il suo fu­
turosuuncorso cheof­
plesso in cui ogni pas­
frisse prospettive oc­
saggio è affidato a spe­
cupazionali. Non mi ha
cialisti diversi. «Sì, oc­
chiesto consiglio. Ma si
cupiamo tutta la
è iscritto al primo anno
panoramica delle atti­
diingegneriaedèentu­
vità produttive, qua­
siasta, sa che il numero
lunque oggetto ha die­
deilaureatièancorain­
tro di sé conoscenze di
feriore alle richieste
ingegneria», dice a
del mercato, anche se
botta calda Gianluigi
c’è molta variabilità tra
Calzetta,58anni,inge­
un’ingegneria e l’altra.
gnere civile e tesoriere
E, ovviamente, soprat­
dell’Ordine.
tutto i neolaureati de­
Sono 4.761gli iscrit­
vono mostrare flessi­
tiall’Ordinedegliinge­ Gianluigi Calzetta
bilità: questa è davvero
gneri a Genova, divisi
(dopo la riforma del 2001 che ha in­ unagenerazioneconlavaligiainma­
trodottolalaureabrevetriennale)in no, la globalizzazione è questo, è im­
una sezione”A” che conta 4.663 in­ possibilepensaredipoterrestarese­
gegneri con laurea quinquennale e duti sotto casa».
La professione tradizionale era
una ristretta sezione “B”, un centi­
naio di professionisti con laurea fatta di oggetti materiali e cantieri,
triennale. Pochi. «Sì, a dieci anni di polvereemacchine. UgoSalerno,Ad
distanza la riforma non ha ottenuto delGruppoRina,parladelsuolavoro
i risultati sperati: chi si ferma non è comeuninnamorato:esemoltecose
né carne né pesce, il biennio di com­ cambiano, dice, Genova non può co­
pletamento e specializzazione lo munque prescindere dal mare. «La
fanno quasi tutti». Più liberi profes­ professione di ingegnere navale è af­
sionisti o dipendenti? «A Genova si­ fascinante perchè permette di dedi­
curamente più dipendenti, diciamo carsi, sotto il profilo tecnico, alle di­
il 70% ­ racconta il portavoce del­ verse fasi che hanno attinenza con la
l’Ordine ­ A livello nazionale il rap­ vita della nave: progettazione, rea­
porto è più bilanciato, cinquanta e lizzazione, trasformazione, eserci­
zio, manutenzione e demolizione».
cinquanta».
Flessibilità è l parola chiave: gli in­ Non c’è spazio per le star: «L’inge­
gegneri fanno di tutto, anche in ruoli gnere navale di oggi deve essere ca­
non strettamente legati alla forma­ pacedifaresquadra,abordoillivello
zione universitaria. Hanno una lau­ tecnologico è talmente elevato che è
rea in ingegneria il comandante dei necessario il contributo di diversi
vigili del fuoco, svariati amministra­ professionisti capaci soprattutto di
tori delegati di importanti aziende, applicare sulle navi le applicazioni
imprenditori e soci di studi di archi­ industriali derivate da altri settori».
tettura.
[email protected]
Il problema vero è che il mito della © RIPRODUZIONE RISERVATA
laureacheapreleportedeilavorimi­ (3/continua)
4.216
ORDINE GIOVANE,
È IL MOMENTO
DEI TRENTENNI
GLI INGEGNERI genovesi so­
no giovani. L’età più rappre­
sentata, nella torta che suddi­
vide i professionisti iscritti al­
l’ordine in base all’anno di na­
scita (dati forniti dall’Ordine
degli ingegneri), è quella dei
nati a metà degli anni Settan­
ta. La “leva” record è quella
di chi oggi ha tra i 32 e i 35 an­
ni, record assoluto per questi
ultimi:i trentacinquenni sono
bel 179. A seguire chi a 38 an­
ni (164), 39 (163), 36 (162), 37
(157) e 34 (145). I picchi estre­
mi per età. Tra i senior: 98 an­
ni (1), 91 (3. Tra i giovani:
25(4) e 26 anni (35)
La prima puntata dell’inchiesta
La seconda puntata riguardante gli
sulle professioni e la crisi è uscita il architetti è uscita sul Secolo XIX del
27 settembre: riguarda gli avvocati 30 settembre
4.663 GLI ISCRITTI
Per sesso
P
87,9%
12,1%
Femmine
I diversi “volti” della professione
IL MANAGER DI ERZELLI
PIERO MENSI
LO STRUTTURISTA
ALDO SIGNORELLI
IL DOCENTE DELLE IMPRESE
FABIO LAVAGETTO
PIERO MENSI, 76 anni,
ingegnere meccanico e
amministratore delega­
to di Genova high tech ,
ovvero la società costi­
tuita nel marzo del
2003 (e sottoscritto da
62 persone tra mana­
ger e imprenditori) che
è impegnata nell’ope­
razione milionaria lega­
ta al parco scientifico­
tecnologico degli Er­
zelli dove si trasferirà anche la facoltà di Inge­
gneria. «La mia vita professionale è iniziata
vincendo un premio dell’associazione Termo­
tecnica italiana, poi ho lavorato a lungo nel set­
tore edilizio in senso classico»
ALDO SIGNORELLI, 59
anni, ingegnere edile
strutturista, è titolare di
uno dei più grandi studi
genovesi dove lavorano
8 persone tra cui 2 di­
pendenti e un pool di li­
beri professionisti (ma
fino a pochi anni fa, pri­
ma della crisi, erano 12).
Tra gli ultimi lavori in
città: l’intervento di via
Pacinotti e la realizza­
zione al porto antico dei nuovi spazi di Eataly .
Traduce così la sua professione: «L’ingegnere edi­
le è colui che prende un progetto architettonico e
realizza un progetto strutturale, colloquiando sia
con l’archiettto che direttamente con l’impresa»
FABIO LAVAGETTO, 49
anni, è ingegnere elet­
tronico, professore or­
dinario di Telecomuni­
cazioni e prorettore
con delega per la ricer­
ca e il trasferimento
tecnologico. In tre pa­
role: è l’uomo preposto
alla promozione delle
imprese spin off, chia­
mato a sostenere il pro­
gramma dell’Ateneo
che accompagna alcuni studenti dalla ricerca
universitaria alle realizzazioni concrete destina­
te al mercato: il progetto “Uniti” finanziato dalla
Regione (2 milioni) ha portato finora alla nascita
di 18 imprese, al 50% in ambito ingegneristico
IL DECANO, PAPÀ GEOMETRA E MAMMA CASALINGA: «DEVO TUTTO AI LORO SACRIFICI»
«HO INIZIATO SENZA COMPUTER
CONTA IL TEAM NON LA TECNOLOGIA»
Vernazza: nel ’70 c’erano le schede perforate... Per capire il futuro serve conoscere il passato
PASSIONE NATA
SUL CAMPO
Mio padre era
un geometra e mi
portava nei cantieri
della ricostruzione
nel dopoguerra
GIOVANNI VERNAZZA
docente di Telecomunicazioni
Gianni Vernazza
vorazioni dava emozione. L’ho rivi­
sto,mio padre, all’opera in alcuni fil­
mati della Fondazione Ansaldo».
Studiare ingegneria era il salto
in avanti, per seguire le orme del
padre geometra?
«Ero incerto, la fisica mi affascina­
va ma l’ingegneria era la strada per
affrontare problemi concerti.
Lei si è laureato nel 1971: i pc non
esistevano.
«L’ingegneria elettronica esisteva
da pochissimi anni e non esistevano
sicuramente i personal computer.
R
ALBO DEGLI INGEGNERI
DI GENOVA
Maschi
PER CAPIRE il futuro bisogna guar­
dare prima al passato. E Gianni Ver­
nazza, ex preside della facoltà di In­
gegneria anche se è ancora al lavoro
come docente di Telecomunicazioni
è un testimone della professione che
cambia. Parla delle schede perforate
che isuoi studenti non hanno mai vi­
sto. E accetta di parlare anche di se
stesso. «Dire “ingegneria” voleva di­
re ingegneria civile oppure navale».
Professione di famiglia?
«No, papà era geometra, mamma
casalinga, quelli della mia generazio­
ne potevano studiare solo con sacri­
fici familiari: io vedevo mio padre
Giovanniimpegnatoneicantieridel­
la ricostruzione dopo la guerra, Sci
Oscar Sinigallia. Lui era un dipen­
dente Fiac, l’embrione dell’Italsider.
Mi portava a vedere l’impiantistica
di Cornigliano, le colate. la propen­
sioneversoilmondodellatecnologia
e l’applicazione ingegneristica na­
scono da bambini, il rumore delle la­
I
d
Avevamo la possibilità di utilizzare
uncalcolatorecentraleenorme,con­
tanti nastri, in via Leon Battista Al­
berti, Funzionava con le schede per­
forate: erano come cartoncini forati,
fori che venivano letti in termine di
segnali binari, dove passava la luce e
dove non passava. Noi matricole
consegnavamo le nostre schede agli
addetti al macchinario».
I suoi studenti riconoscerebbe­
ro valvole e transistors?
«Forse no. Ma quello che è cam­
biato al di là delle evidenze è il ruolo
più nascosto dell’ingegnere che oggi
è, quasi sempre r parte di una gran­
dissima squadra. L’ingegnere solista
unico, dopo gli anni Settanta, non
esiste più. Chi è dipendente di una
grande azienda entra a far parte di
una squadra multidisciplinare: i pro­
getti hanno dimensioni così ampie
che servono competenze diverse e
complementari. Come in medicina».
B. V.
5
genova
genova
> 10.000
4.000
Il progetto per il villaggio high-tech degli Erzelli
dove dovrebbe trasferirsi la facoltà di Ingegneria
1.500
REDDITO (stime in euro)
600/900
professionisti affermati
Per età
top manager
Per settore
48,7%
30,5%
33,1%
15,5%
5,0%
20/30
18,2%
4,7% 2,9%
30/40
40/50
50/60
60/70
Malpagati e precari,
la corsa all’oro
dei giovani dottori
70/80
80/90
0,3%
>90
Civile e
Industriale Informazione ambientale
SOTTOPAGATI. Spesso precari per
anni. Però (almeno) mai disoccupati
e con buone prospettive di crescita
professionale, a patto di essere di­
sposti a mettersi in gioco in prima
persona. Con una certezza: i contrat­
tid’oro,nel2011,noncisonopernes­
suno. Eccetto i supermanager.
È un mondo dai mille volti, quello
di chi si affaccia sul mercato del lavo­
ro con una laurea in ingegneria in ta­
sca. Per moltissimi neodottori anda­
re all’estero è una necessità e un’op­
portunità,ancheafrontediprimisti­
pendi in Italia che (in qualche caso)
sonocrollatisottoi7­800euroalme­
se: contratti di consulenza, contratti
interinali, persino contratti di for­
mazione­lavoro.
L’UOMO DEL RINA
UGO SALERNO
IL DIRIGENTE DI ESAOTE
PIETRO AMORETTI
IL COSTRUTTORE
DAVIDE VIZIANO
UGO SALERNO, 58 an­
ni, napoletano, è inge­
gnere navale e meccani­
co. Nato e laureato a
Napoli, dopo una paren­
tesi come assistente
universitario e una bre­
ve esperienza in Ibm, ha
iniziato la carriera ma­
nageriale che l’ha con­
dotto alla carica di am­
ministratore delegato
del Registro navale ita­
liano: tre anni con Italcantieri a Genova, poi la
carriera a Ravenna fino alla nomina nel 1996 ad
amministratore delegato dei settori shipping e lo­
gistica del gruppo guidato da paolo Clerici. Quin­
di alla vigilia dell’estate 2022 l’incarico al Rina
PIETRO AMORETTI
50 anni, ingegnere
meccanico con indiriz­
zo in Bioingegneria è
Direttore Operations di
Esaote. Il suo volto può
rappresentare le appli­
cazioni della vecchia
meccanica al campo
della diagnostica medi­
ca non invasiva. Ma è
anche un esempio della
flessibilità di una pro­
fessione: «La formazione di un ingegnere­ dice ­
non è solo di natura tecnica, ma anche di orga­
nizzazione industriale. Le basi tecnologiche e di
studio dei processi costituiscono un bagaglio
fondamentale nella vita aziendale»
DAVIDE VIZIANO, classe
1949, laureato in Inge­
gneria civile (con spe­
cialità Trasporti) può le­
gittimamente rappre­
sentare il mondo dei co­
struttori. Titolare della
ditta “Progetti e costru­
zioni spa”, presidente
della Consulta provin­
ciale per l’edilizia, vice­
presidente di Ance As­
sedil Genova (oltre che
prsidente dell’Unione cristiane imprenditori e diri­
genti della Liguria). «Ho iniziato occupandomi di
cemento armato come ingegnere strutturista, og­
gi il mio lavoro è più inquadrabile nel campo del­
l’ingegneria gestionale». Il lavoro del manager
LA SCHEDA
19
19
«Più occasioni e soldi all’estero. Qui è dura»
dopo tre anni
21,6% 19,7%
MERCOLEDÌ
MERCOLEDÌ
22NOVEMBRE
NOVEMBRE2011
2011
LE STORIE DI CHI SI LAUREA E AFFRONTA IL MERCATO
BRUNO VIANI
inizio carriera
IL
ILSECOLO
SECOLOXIX
XIX
IL PROFESSOR REGAZZONI E LE AZIENDE NATE IN UNIVERSITÀ
LA STRUTTURA
E LE COMMISSIONI
DEI DUE ALBI
«VI RACCONTO I RAGAZZI “SPIN­OFF”
DA RICERCATORI A MANAGER»
••• L’ORDINE nasce all’inizio del
Novecento e ancora oggi la pro­
fessione di ingegnere è consenti­
ta solo a chi è iscritto all’Albo.
Ecco come è organizzato.
Gli iscritti sono chiamati a eleg­
gere il consiglio direttivo, all’in­
terno del quale vengono eletti
presidente, segretario e tesorie­
re. Dopo la riforma universitaria
che ha introdotto la “laurea bre­
ve” l’albo è stato diviso in due se­
zioni: sezione “A” (ingegneri con
laurea specialistica della durata
di 5 anni) e sezione “B” (diploma
universitario o laurea di primo li­
vello della durata di 3 anni). Il
consiglio dell’Ordine è poi affian­
cato da commissioni specializza­
te in vari settori dell’ingegneria.
Attualmente: acustica, ambiente,
attività civili, attività navali e por­
tuali, biomedica e sanità, compa­
tibilità elettromagnetica, dipen­
denti, giovani ingegneri e occu­
pazione, grandi rischi e sicurez­
za, impianti ed energia,
informazione, qualità, taratura
parcelle e Tigullio.
CREARE impresa a partire dalla ri­
cerca universitaria.L’apripista di un
sistemacheoggihatrovatouninqua­
dramento istituzionale (malgrado le
difficoltà a reperire fondi) è stato a
Genova il docente di Telecomunica­
zioni Carlo Regazzoni. A indicarlo
sono i “suoi” ragazzi di ieri, diventati
manager. «Oggil’Universitàhavara­
to il progetto “Uniti” coordinato dal
prof Lavagetto ­ racconta ­ che ha ot­
tenuto fondi per incentivare la crea­
zione di spin off all’interno dell’Ate­
neo. Questo è importante. Io, in pas­
sato,nonhofattoaltrocheaiutareal­
cuni ragazzi del mio gruppo in due
occasioni:nel 1993enel2003.Realtà
chepoisonoandateavanticonleloro
gambe».
Partiamo dalle parole: cos’è
un’impresa spin off?
«In senso lato, si parla di spin off
quando nasce un’attività di impresa
da una ricerca di gruppi universitari,
senza implicare necessariamente la
partecipazione dell’Ateneo come
partner».
È una risposta alle difficoltà ad
entrare nel mondo del lavoro?
«Può esserlo, in molti casi è il pri­
mo lavoro. Con tutte le difficoltà
connesse: in Italia e più ancora a Ge­
nova è difficile trovare chi è disposto
a investire su un progetto, altrove
non è così. Steve Jobs è partito da
un’idea di ricerca e ha trovato ventu­
re capital per realizzarla. Carlo De
Benedetti raccontava di aver perso
l’occasione più importante della sua
vitaproprioconJobsche,giovanissi­
mo, gli aveva chiesto invano 100 mila
dollari. Tra buone idee e favori del
mercato, spesso, c’è un abisso».
Che sviluppo hanno avuto le
due spin off che ha accompagnato
nei primi passi?
LA RISPOSTA ALLA CRISI
«Un’impresa
può nascere
da gruppi di studio
ma è difficile
trovare chi finanzi»
«Nel 1993 i tempi non erano anco­
ra adeguati, il progetto si chiamava
“Et” e non era ben visto a livello di
Ateneo. Però quella spin off si è evo­
luta e a distanza di tempo è stata ven­
duta ed è diventata un dipartimento
di Esaote».
E la seconda?
«È partita dalle ricerche di un
gruppo di studenti ne campo dei si­
stemi di videosorveglianza. Il punto
di partenza: se una vasto territorio è
controllatodacentinaiaditelecame­
re,nessunopotràmaicontrollareco­
stantemente i filmati delle riprese.
Per questo, già negli anni Novanta, è
iniziata la ricerca di algoritmi che
consentano di interpretare le situa­
zioni anomale di un filmato: un og­
getto abbandonato, movimenti ano­
mali. Nel 2003 avevamo in mano dei
buoni risultati».
Dov’è il business?
«Tre studenti genovesi che aveva­
no portato avanti quello studio.met­
tendosi insieme, hanno dato vita a
una società che oggi commercializza
nel nord Europa un software vendu­
to come componente aggiuntiva di
sistemi di videosorveglianza».
«Agli studenti dei miei corsi di Te­ portato a Nantes per la laurea magi­
lecomunicazioni e a tutti quelli che strale. «Nell’estate 2010 ho avuto
mi chiedono consiglio ­ racconta il l’opportunità di seguire un corso a
prorettore alla Ricerca dell’Univer­ Shanghai, in Cina. Poi a fine agosto
sono partito per il Qué­
sità Fabio Lavagetto ­ di­
bec per iniziare un dotto­
co sempre che nei loro
ratoiningegneriamecca­
progetti di vita non pos­
nica e robotica su un pro­
sono limitarsi alla ricerca
getto di ricerca incentra­
di un lavoro dipendente:
to sul design ed il
esiste anche l’opportuni­
controllodiunamanoro­
tà di creare impresa».
botica antropomorfa».
Eccoli,igiovaniegliex­
SCELTE
Irene Minetti, 30 an­
giovani che si racconta­
DI VITA
ni,
laurea magistrale in
no. Emanuele Tedone:
Lavoro a
Ingegneria
delle Teleco­
«Ho 37 anni, mi sono lau­
Parigi, i miei
municazioni
conseguita
reato in Ingegneria Civile
amici rimasti
nel
luglio
2006,
ha deciso
a Genova nel 1999. Dopo
in Italia sono
di fermarsi a Genova al­
la laurea, ho lavorato a
insoddisfatti
l’Università.«Hoiniziato
Genova in uno studio di
del loro lavoro
con un assegno di ricerca
ingegneria sino al 2003,
EMANUELE
della durata di un anno,
anno in cui mi sono tra­
TEDONE
1280euronettialmese,al
sferito a Parigi: qui vivo e
espatriato
terminehoiniziatoildot­
lavoro tuttora in qualità
torato ­ racconta ­ con
di Project Manager nel
unaborsada800euro di­
settore costruzioni, per
ventati mille dopo un an­
contro di una Società
no, ma con la possibilità
d’Ingegneria internazio­
di integrare con collabo­
nale». A Parigi l’ingegner
razioni occasionali che
Tedone ha trovato l’amo­
mi hanno consentito di
re di una compagna. Spa­
arrivare a 1500­1600 eu­
gnola, perchè l’amore e il
SCOPRIRE
ro al mese». Oggi Irene
lavoro non conoscono
IL MONDO
Minetti lavora in Esaote
confini. Gli ingegneri so­
A Nantes con
e spera di restarci. mal­
no persone con la valigia
Erasmus, poi
grado sia ancora una pre­
in mano? «Non necessa­
a Shangai. Ora
caria. «Ho un contratto
riamente ­ risponde ­
mi occupo
interinale e guadagno
quasi tutti i miei compa­
di robotica
sempre sui 1.500 euro al
gni di studio sono rimasti
in Canada
mese, esattamente come
inItaliaetantinonhanno
NICOLÒ
unamiatesistaneolaure­
neppure lasciato Genova.
PEDEMONTE
ata che ha molti meno ti­
Purtroppo, da quello che
viaggiatore
toli ma è entrata in Esao­
so, molti di loro non sono
te insieme a me».
soddisfatti del proprio la­
Logico pensare che sia
voro, delle condizioni at­
andata meglio a chi ha af­
tuali e delle prospettive
frontato subito un’espe­
offerte». È soprattutto a
causa di questo, spiega,
rienza aziendale. «No,
che per lui è difficile im­
tutti gli amici che studia­
maginare una prospetti­
vanoconme alprimoim­
va di ritorno in patria:
piego guadagnavano e
«Ero partito per restare
continuanoaguadagnare
CREARE
due anni al massimo ma,
come me e anche meno ­
LAVORO
otto anni e tre lavori do­
risponde ­ Nessun con­
Nove anni fa
po, sono ancora qui».
tratto a tempo indeter­
abbiamo
Chi è appena uscito
minato: forme di appren­
avviato
dall’Università ascolta le
distato da 8­900 euro al
un’impresa,
esperienze degli “anzia­
mese o stage».
ora iniziamo
ni” e accetta la sfida. An­
L’alternativa è diven­
ad assumere
drea Collo, classe 1987,
tare imprenditori. Simo­
ha ottenuto la laurea
ne De Titta, 37 anni, in­
SIMONE
DE TITTA
triennale in Ingegneria
gegnere elettronico. «Io
imprenditore
biomedica a Genova nel
due compagni di corso,
2009, poi ha proseguito:
Gianluca Gera e Lucio
Marcenaro, ci siamo
laurea magistrale in Ro­
messi insieme per creare
boticsEngineering,ilpri­
un’attività imprendito­
moannoancoraaGenova
riale, con l’aiuto del pro­
poi la conclusione degli
fessor Vernazza che si è
studi a Nantes.
impegnato
personal­
«Adesso mi trovo a
mentequandononsipar­
Brest per un dottorato
A GENOVA
lava ancora di spin offi
che qui è impostato come
È DURA
universitari. Adesso do­
unverolavoro:houncon­
L’esperienza
po 9 anni si vedono i pri­
tratto per tre anni di pro­
universitaria è
mi frutti, dopo aver lotta­
getto, con giorni di ferie e
fantastica ma
to con una burocrazia re­
ufficio condiviso con altri
ora sono felice
gionalechestanziaaiutie
ricercatori, discreta ela­
del mio lavoro
poi non li dà. E abbiamo
sticità di orari, ottima or­
interinale
iniziato a dare lavoro».
ganizzazione e ottime
Alla Techno Aware s.r.l.
strutture.
Percepisco
IRENE
MINETTI
uno stipendio che è il
oggi lavorano dieci per­
dottore di ricerca
50% più alto di una borsa
sone. «E vendiamo i no­
italiana.».
striprodotti,softwareca­
Ha scelto di giocarsi al­
paci di interpretare im­
l’estero le sue carte Nico­
magini video, a casa degli
lò Pedemonte, classe
americani e degli israe­
1987.percorsoinizialeanalogoalsuo liani».
collega (e amico) Collio, fino al bi­ [email protected]
gliettodiviaggiodiErasmuscheloha © RIPRODUZIONE RISERVATA