CER309 pag_33-67. 5 minuti per il

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CER309 pag_33-67. 5 minuti per il
CERINDUSTRIA
PIASTRELLE,
un 2007 da dimenticare
di Andrea Serri
La concomitanza di
crisi immobiliare,
valutaria e inflattiva
deprime
la produzione italiana
In termini di criticità non
dovrebbe mancare proprio
nulla. Nemmeno la contemporanea
caduta delle diverse ‘tegole’. La fotografia 2007 dello scenario mondiale
registra una quotazione del petrolio
superiore ai 135 dollari al barile, un
dollaro fortemente deprezzato a 1,50
$ per €, una crisi immobiliare dei
mutui subprime che, per i soli Stati
Uniti, vale oltre 100 miliardi di dollari, il sopraggiungere della fase di
declino nei cicli immobiliari di diversi paesi europei, la riduzione del
tasso di crescita dell’economia e del
commercio internazionale su scala
mondiale, la riduzione del reddito
disponibile e la preoccupazione sul
futuro che riducono il reddito disponibile e con esso i consumi, le tensioni sui costi dei fattori produttivi che
minano la redditività aziendale.
All’interno della peggior congiunzione degli ultimi decenni, l’industria
italiana delle piastrelle di ceramica ha
posto in essere tutte le azioni neces-
Aziende, addetti e produzione
Valori espressi in unità (aziende ed addetti) e in milioni di metri quadrati (produzione)
Addetti Prod.
33.000 700
Aziende
400
350
32.000
600
300
31.000
500
250
30.000
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200
29.000
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150
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100
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0
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aziende
Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
34 CER maggio/giugno 2008
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addetti
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produzione
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sarie per limitare i danni, ristrutturare il settore e difendere le proprie
quote di mercato. Confermandosi
settore reattivo, ben determinato a
contrastare le avverse condizioni e a
cogliere le opportunità laddove queste si presentano.
La struttura del settore.
I dati dell’Indagine Statistica Nazionale sul settore delle piastrelle di
Ceramica, curato dal Centro Studi di
Confindustria Ceramica e giunto alla
sua 28a edizione, evidenziano che al
31 dicembre 2007 erano presenti in
Italia 206 imprese, una in meno
rispetto all’anno precedente, che operano in 300 stabilimenti (3 unità in
meno) dove sono attivi 641 forni (30
in meno rispetto a 12 mesi prima).
Una tenuta nei numeri al di sotto
della quale si evidenzia un intenso
processo di ristrutturazione del settore, ma assolutamente lontano dal
concetto di smobilitazione: il volume
degli investimenti nel 2007 è stato
pari a 302,5 milioni di euro, in crescita del 18,16% sull’anno precedente, e con un’incidenza pari al 5,23%
del fatturato.
La ristrutturazione è chiaramente
visibile anche in termini di occupazione complessiva, che su base nazionale era a fine 2007 pari a 27.210, in
calo di 883 unità (-3,14%). La flessione, che ha come epicentro la fase
manifatturiera, ha interessato 641
addetti inquadrati come “operai” e
146 ‘impiegati tecnici’. In termini
geografici, le aziende localizzate nelle
province di Modena e Reggio Emilia
ha contratto l’occupazione di 768
unità, arrivando ora ad avere a libro
matricola 18.550 addetti, mentre
flessioni più limitate si registrano
anche in altre parti d’Italia.
CERINDUSTRIA
La produzione in Italia
Lo scorso anno sono stati prodotti
559,1 milioni di metri quadrati, con
una ulteriore flessione (-1,67%) pari
a 9,5 milioni di metri quadrati
rispetto al 2006, con volumi che
riportano la produzione italiana ai
livelli del 1996. Relativamente al
portafoglio prodotti, si conferma la
leadership del gres porcellanato, che
con 390,7 milioni di metri quadrati
continua la sua crescita (+2%) anche
se a ritmi inferiori rispetto al passato
arrivando ora a sfiorare il 70% dei
volumi complessivi. Particolare è la
dinamica nelle due componenti,
dove lo smaltato (255,4 milioni di
metri quadrati; 45,7% dell’intera
produzione) conferma i propri volumi, mentre il non smaltato tecnico
(135,35 milioni di mq.) mette a
segno una espansione del 6%, tra le
più significative nel corso dell’ultimo
quinquennio. Le monocotture scendono a 101,44 milioni di metri quadrati, continuando nel trade off a
favore del porcellanato, come conferma la significativa contrazione (17,29%) della componente chiara.
La categoria ‘altri prodotti’ si è fermata a poco più di 20 milioni di metri
quadri.
Tra le zone di produzione, la provincia di Modena e Reggio si conferma al
78,63% del totale nazionale, con le
restanti province della Regione Emilia
Romagna al 10,81%. Di interesse, infine, il lieve calo dei volumi di attività
diretta (piastrelle prodotte e vendute
con il marchio del produttore ceramico) e la crescita dell’attività conto terzi
che è ora pari al 15,23% del totale. Su
valori non significativi il contoterzismo a livello internazionale delle
imprese italiane della ceramica.
Produzione forni / investimenti
Valori espressi in milioni di metri quadrati (produzione), in unità (forni) e in milioni di euro (investimenti)
700
1000
650
900
600
550
800
500
450
700
400
350
600
300
250
500
200
150
400
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produzione
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forni
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Investimenti
Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
Fatturato e vendite di imprese
operanti in Italia
Le quantità vendute nel corso del
2007 sono risultate essere pari a
547,2 milioni di metri quadrati, con
una flessione del -3,38%, pari a 19,1
milioni di metri quadrati. Tale calo
segue la crescita 2006 pari a 6 milioni e rappresenta una contrazione leggermente migliore rispetto a quella
subita dal settore nel 2005. Entrambe
le componenti mostrano segni meno:
le esportazioni hanno raggiunto i
379,4 milioni di metri quadrati, con
un -4,14%; le vendite sul mercato
domestico, in flessione del -1,62%,
sono state pari a 167,7 milioni di
metri quadrati ed ora coprono il
30,7%. Le quote per Regione si confermano in linea con quanto registrato nelle precedenti rilevazioni.
Le vendite tramite attività diretta
sono diminuite del –4,33% ed ora
sono pari all’ 84,4% del totale, il
materiale commercializzato da imprese ceramiche fatto però produrre da
altre imprese ceramiche italiane ora è
al 9,12% (in crescita del +4,9%),
mentre le società commerciali intermediano il 6,47% del totale.
Relativamente al fatturato, è bene
rilevare come a fine 2007 l’industria
italiana delle piastrelle di ceramica
abbia, seppur solo leggermente
(+0,75%), superato i valori dell’anno
precedente raggiungendo il nuovo
record di 5.785 milioni di euro. In
termini di valori assoluti, il fatturato
Italia è risultato pari a 1.601 milioni
di euro (+1,13%), mente quello all’esportazione è stato risultato pari a
4.184 milioni di euro (+0,61%). Per
quanto riguarda i mercati di destinazione, i quasi 380 milioni di mq. di
piastrelle italiane esportati sono stati
destinati, per il 55,89%, verso i mercati europei, mentre il restante
44,11% verso i continenti più lonta2008 maggio/giugno CER 35
CERINDUSTRIA
ni. A livello comunitario, la Germania (44,9 milioni di metri quadrati di
piastrelle di ceramica acquistati dall’Italia) registra la flessione maggiore (12,8%), che annulla le positive
performance di Slovenia (+17,28%),
Spagna (+12,73%), Repubblica Ceca
(+11,27%) e Lituania (+26,95%).
Segna il passo il primo mercato estero, europeo ma anche mondiale dell’Italia: la Francia, che lo scorso anno
ha importato dal nostro Paese 58,9
milioni di metri quadrati (-1,68%),
mentre la Grecia grazie a 19,5 milioni
di metri quadrati, cresce del +4,28%.
La marcata flessione dei mercati
extracomunitari (-6,49%) origina
dalla crisi del mercato immobiliare
americano (Stati Uniti –15,42%), a
cui si uniscono le flessioni di Asia
(export 2007: 27,6 milioni di metri
quadrati; -4,06%) ed Oceania (5,12%). Elementi positivi derivano in
generale da diversi Paesi europei non
comunitari, che nel 2007 hanno
acquistato dall’Italia 55,1 milioni di
metri quadrati (+3,77%), un raggruppamento all’interno dei quali si
segnalano le positive performance di
Le principali tipologie ed il portafoglio prodotti
Valori espressi in milioni di metri quadrati (produzione) e percentuali sul volume
450
400
350
300
250
200
150
100
alcuni Paesi, tra cui spicca la Russia
che con 6 milioni di metri quadrati
segna un +7,51% rispetto al 2006.
Di rilievo sono anche le evidenze
che emergono sul versante dei prezzi
medi di vendita. E’ proseguito, anche
nel corso dello scorso anno
(+4,28%), il progressivo innalzamento dei prezzi medi di vendita, un
fenomeno iniziato nel 2003. Tale
positiva variazione è il frutto di una
espansione del +2,79% per quanto
riguarda le vendite in Italia e di un
+4,95% derivante dalle esportazioni,
valore quest’ultimo di assoluta
importanza se si pensa che circa un
terzo delle vendite di piastrelle di
ceramica viene fatturato in dollari e
che la svalutazione del dollaro, nel
2006, è stata pari al 9,15%. Nonostante questo, le marginalità si sono
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WWW
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Monocottura
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Bicottura
Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
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grès porcellanato
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altri prodotti
L’indagine statistica è disponibile su:
www.confindustriaceramica.it
/bookstore/studiericerche
CERINDUSTRIA
ridotte, nel senso che l’incremento
nei costi totali del settore – misurato
attraverso un apposito campione – è
stato pari al +5,16%.
La presenza manifatturiera estera
L’internazionalizzazione produttiva
dell’industria italiana delle piastrelle
di ceramica, che nel corso del 2007
mostra nei suoi aggregati totali variazioni minime, in realtà è stata oggetto
di un fenomeno di profonda trasformazione durante lo scorso anno, con
dinamiche diverse tra le due sponde
dell’Atlantico. Le 20 le società manifatturiere di diritto estero, controllate
in modo totale o maggioritario da 9
35,7 milioni. In crescita anche la
bicottura, che arriva a 14 milioni
(+7,63%), mentre la categoria “altri
prodotti” ha realizzato 9,97 milioni
di metri quadrati (in calo del 1,33%).
In termini di aree di produzione,
nel 2007 il 77,29% dell’intero output
estero è stato realizzato in paesi europei (+5,38%), la restante parte negli
Stati Uniti. Le vendite sono pari a
123,3 milioni di mq e hanno generato un fatturato complessivo di 916,8
milioni di Euro (+4,67%).
gruppi ceramici italiani, operano
all’interno di 32 stabilimenti dove
sono attivi 77 forni; l’occupazione
totale raggiunge i 6.726 dipendenti
(+3,8% rispetto al 2006).
La produzione italiana di matrice
estera è stata pari a 116,4 milioni di
metri quadrati (+1,41%). In dettaglio, in modo analogo a quanto verificatosi in Italia, cala il peso della
monocottura (38,2 sono stati i milioni di metri quadrati prodotti, -9,19%),
mentre il gres porcellanato tecnico
supera di slancio i 18 milioni di
metri quadrati (+31,82%) e la versione smaltata si conferma (+0,44%) a
[email protected]
L’internazionalizzazione produttiva delle piastrelle italiane
Valori in numeri assoluti, in metri quadrati, in migliaia di euro
Produzione Vendite totali
totali in mq
in mq
Fatturato totale
in migliaia di €
Aziende
Stabilimenti
Forni
Addetti
2005
3
4
13
800
24.146.816
23.867.764
194.621
2006
4
6
20
1.527
29.405.234
30.305.377
307.956
2007
4
5
14
1.501
26.417.016
27.517.944
252.332
% 2007 su 2006
-
-
-
-1,70%
-10,16%
-9,20%
-18,6%
2005
15
26
64
3.333
77.008.951
75.170.187
503.958
2006
15
26
65
4.951
85.417.328
86.173.288
567.914
2007
16
27
63
5.225
90.023.168
95.810.409
664.425
% 2007 su 2006
-
-
-
5,53%
5,39%
11,18%
16,99%
2005
18
30
77
4.133
101.155.767
99.037.951
698.579
2006
19
32
85
6.478
114.822.562
116.478.665
875.870
2007
20
32
77
6.726
116.440.184
123.328.353
916.757
% 2007 su 2006
-
-
-
3,83%
1,41%
5,88%
4,67%
AMERICHE
EUROPA
TOTALE
Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
2008 maggio/giugno CER 37
CERINDUSTRIA
PIATTI MADE IN ITALY,
eccellenza a tavola
di Francesco Bergomi
Confindustria
Ceramica
ha realizzato
la prima Indagine
statistica nazionale
del comparto
WWW
L’indagine statistica è disponibile su:
www.confindustriaceramica.it
/bookstore/studiericerche
Nella moltitudine, pochi potrebbe essere il motto di una
compagnia di assalto, ma gli arditi ai
quali lo dedichiamo sono i produttori
a livello industriale di porcellana e
ceramica per uso domestico e ornamentale. Nell’ultimo censimento Istat
dell’industria e dei servizi (anno 2001)
sono state registrate 3806 unità produttive operanti nel settore con 16636
addetti. Oltre il 90% delle aziende
occupava però meno di 10 addetti,
mentre le aziende con oltre 50 addetti
erano soltanto 34. Per identificare il
nostro settore industriale di riferimento è necessario infatti distinguerlo e
isolarlo rispetto alle migliaia di piccole
e piccolissime aziende artigianali che
operano nei comuni di antica tradizione ceramica: Bassano, Faenza, Montelupo Fiorentino, Deruta, Caltagirone
(riunite nella Associazione Città della
ceramica http://www.ceramics-online.it
). La prima Indagine statistica sull’industria italiana della stoviglieria condotta da Confindustria Ceramica propone una fotografia del settore indu-
La produzione Italiana di porcellane da tavola
160,0
(Numeri indice Anno 2000 = 100)
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
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20
00
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01
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20
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20
07
-
Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
38 CER maggio/giugno 2008
striale (anno 2007) composto da 20
aziende produttrici, che occupano
complessivamente 1900 addetti: 1400
addetti in 9 aziende produttrici di porcellana da tavola, che comprende il
dettaglio, i corredi, le liste nozze, l’alberghiero e la torrefazione, e 500
addetti in 11 aziende produttrici di
ceramica da tavola. Ex pluribus, pauci.
Tanto premesso, la produzione
industriale di porcellana da tavola nel
2007 è stata valutata in 20 mila tonnellate, a fronte di un fatturato complessivo di 70 milioni di euro.
Senza entrare nel dettaglio dell’Indagine, si segnala che l’indice Istat della
produzione industriale per l’attività
economica considerata, che negli anni
Novanta dello scorso secolo si era
ridotto di un terzo, è sceso di un ulteriore 63,2% nel 2007 rispetto al 2000.
L’Italia, che strutturalmente importa
porcellana da tavola (un tempo da
Germania, Inghilterra e Francia) ed
esporta ceramica, è stato comunque un
esportatore netto sulla somma dei tre
prodotti (porcellana da tavola, ceramica da tavola e artistico/ornamentale)
fino al 2003 in termini di volume e
fino al 2004 in termini di valori.
Nel 2005, dopo la cessazione dei
contingenti di importazione, le importazioni dalla Cina sono quasi raddoppiate, mentre sono crollate le nostre
esportazioni di ceramica da tavola, uno
dei prodotti caratteristici della produzione di Civita Castellana. Questa antica e gloriosa manifattura ha subito
negli ultimi decenni un ridimensionamento radicale in Italia e in Europa,
stretta da una duplice e perversa trasformazione strutturale, sia sul versante della domanda, sia sul versante dell’offerta.
Sul versante della domanda le
CERINDUSTRIA
La bilancia commerciale delle stoviglie italiane
tons
Dati in volume (tonnellate) e valore (in milioni di €)
Fonte: Centro Studi Confindustria Ceramica
imprese incontrano una cronica debolezza del mercato, con livelli di consumo stagnanti a seguito di profonde trasformazioni negli stili di vita e nei
modelli di spesa. Il gusto e l’attenzione
per la tavola apparecchiata tende a
declinare presso le ultime generazioni,
trasformando una consuetudine famigliare in una raffinatezza: ciò che era
universale sta diventando raro. Senza
ripetere il grido d’allarme per le liste
nozze presso le agenzie di viaggio da
parte di sempre maggiori coppie di
giovani sposi, preferiamo segnalare il
movimento in contro tendenza delle
produzioni alberghiere, che comprendono anche le tazze e gli accessori da
bar in porcellana (cosiddetta torrefazione), un piccolo, significativo primato dell’industria italiana perfettamente
collegato all’italianissimo “espresso”.
Sul versante dell’offerta le nostre
imprese, penalizzate dall’altissima incidenza del costo del lavoro; devono
fronteggiare l’aggressiva e a volte sleale
concorrenza dei paesi a bassissimi salari, Cina in primis, che sono in grado di
offrire sul mercato, direttamente o tramite spregiudicate organizzazioni
commerciali domestiche, prodotti
imbattibili dal punto di vista del prezzo. I vantaggi competitivi dei produttori italiani si spostano necessariamente sulla qualità e sulla sicurezza dei
prodotti (sarà compito di Confindustria Ceramica trasmettere questi valori
ai consumatori), nonché sul servizio
sempre più accurato per la clientela.
Da queste note si possono ricavare le
linee di azione per l’industria e per
l’Associazione. La promozione del prodotto italiano non potrà prescindere
dall’intrinseca e delicatissima funzione
di oggetti destinati a venire a contatto
con gli alimenti. Insoddisfatti dalle
norme sull’etichettatura, i produttori
dovranno valorizzare le norme sulla
rintracciabilità, poste a tutela della
salute del consumatore, che prevedono
la compilazione di una dichiarazione
scritta di conformità sul rispetto dei
limiti di cessione di metalli pesanti
(cadmio e piombo), dichiarazione che
deve essere disponibile nelle varie fasi
di commercializzazione del piatto,
inclusa la fase di vendita al dettaglio.
I produttori di stoviglieria associati a
Confindustria Ceramica credono con
convinzione nell’importanza della
“Dichiarazione di conformità”. È fondamentale infatti, per la salute del cittadino, che gli oggetti di ceramica
destinati a entrare in contatto con gli
alimenti siano sicuri, ma è altrettanto
importante, a nostro avviso, che questa
conformità alle disposizioni sanitarie
inderogabili sia “comunicata” ai consumatori. La recente introduzione di
questi obblighi informativi a tutela
della salute esige infine la loro piena
attuazione e la massima vigilanza da
parte degli organi ispettivi.
2008 maggio/giugno CER 39
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SESSA AURUNCA (CE)
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“Global design”,
il meeting point di Vidres Italia
TERMINATO IL MEETING POINT di Vidres
Italia chiamato per l'occasione Global
design, dove smalti ceramici, colori e soluzioni
estetiche hanno voluto rappresentare quello che
per Vidres è la ceramica del futuro, un concentrato
di materia e innovazione sono alla base di prodotti altamente tecnologici, in una galleria del tempo
ambientata nel nuovo show room rinnovato per
l'occasione.
Concluso il primo anno di presenza sul mercato
italiano oltre ad aver raccolto eccellenti risultati,
Vidres si conferma come colorificio all'avanguardia e sempre attento alle richieste commerciali,
ottenendo un notevole successo nel distretto ceramico sassolese.
Il rosso colore madre del gruppo richiama il filo
conduttore di tutti i nuovi prodotti presentati nello
scorso Global design, passando dalle tinte pastello
alle sfarzose lacche, richiamando un gusto retrò
ambientato in una citta frivola alla ricerca di sè
stessa, ma con idee chiare per essere sempre
capita da ogni persona che la vive.
Chic è come si possono chiamare le nuove collezioni di graniglie micacee presentate nel meeting point, ambientato in un open space voluto
ricreare apposta da Vidres per valorizzare e far
capire come al meglio potrebbero essere interpretate le sue materie, ed essere valorizzate nella
La ceramica del futuro
tecnologia e materia
in mostra nel nuovo
show room
miglior soluzione possibile.
Giugno 2008 è stato un mese importantissimo, caraterizzato dalle numerevoli presenze di
aziende produttrici italiane che hanno fatto si di
concretizzare gli obbiettivi del gruppo ed essere
identificato come l'azienda produttrice di smalti e
coloranti trend del distretto ceramico.
Si ricorda che oltre ad essere presente alla fiera
internazionale della ceramica e dell’arredobagno
Cersaie 2008, grazie alla collaborazione con
architetti italiani verrà presentato anche il nuovo
stand completamente rinnovato al Tecnargilla, nel
complesso fieristico di Rimini.
CERINFORMAZIONI dalle aziende
CERPUBBLIREDAZIONALE
Vidres Italia S.r.l.
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2008 marzo/aprile CER 43
CERMERCATI
LE OPPORTUNITÀ
nascoste dell’India
di Silvia Saracino
Il subcontinente asiatico
presenta grandi
potenzialità di sviluppo
a condizione di
investire in loco
Un mercato ancora pressoché
sconosciuto dalle imprese italiane di ceramica ma dalle enormi potenzialità: è l’India, di cui Tiziano Bursi
nel suo ultimo volume “Industria ceramica italiana. Passaggio in India?” ne
descrive in modo dettagliato il contesto economico e sociale, il ruolo che
l’industria ceramica indiana sta assumendo nel contesto internazionale e il
suo rapporto con l’industria ceramica
italiana.
Sotto la lente del professore di
Economia e gestione delle imprese presso
l’Università di Modena, l’India prende
forma con tutte le sue contraddizioni
ma anche come grande potenza che si
affaccia sui mercati internazionali, con
un Pil che cresce a ritmo del 7,5%
annuo.
Tra i settori in crescita quello dell’industria ceramica, che segna un +15%
all’anno che dovrebbe salire al 1718% nei prossimi anni: un’offerta che
attualmente si colloca sugli stessi livelli della domanda ma che richiede un
aumento di produzione per far fronte
alla richiesta futura, trainata in primis
dal settore delle costruzioni. L’edilizia
ha infatti registrato una forte crescita
negli ultimi anni, sia nel settore residenziale che non residenziale, a seguito dell’aumento di investimenti privati
e della spesa pubblica nel campo delle
infrastrutture. Per far fronte al deficit
abitativo e alla contemporanea crescita
esponenziale della popolazione, il
governo ha posto la politica della casa
tra le priorità favorendo progetti di
costruzione di abitazioni a basso
costo. Il fabbisogno di abitazioni è stimato oggi in oltre 22 milioni di unità
e le stime di National Building
Association prevedono che nel 2021
salirà a 77 milioni nelle aree urbane e
oltre 63 milioni nelle campagne.
Anche sul fronte del non residenziale lo spazio per la crescita futura della
Settore ceramico organizzato in India: profilo dei top player
Valori al 2005
Impresa e
anno
di fondazione
Produzione
giornaliera
(000 sq. m.)
Fatturato
(mln €)
Export
(%)
H&R Johnson, 1958
Dewas (Madhya Pradesh); Pen
(Maharastra); Kunigal (Karnataka);
Karaikal (Tamil Nadu); Vijayawada
(Andhra Pradesh); Morb (Gujarat)
80
97
Kajaria Ceramics Ltd, 1988
Sikandarabad (UP); Bhivadi (Rajasthan)
50
SPL Ltd, (Somany ), 1968
Bahadurgarh (Haryana) 4 unità locali;
Meshana (Gujarat) 3 unità locali
Bell Ceramic, 1995
Localizzazione
Quota di mkt (%)
quantità
valore
25%
15
13,5
48
25%
9
6,7
35
37
25%
6,5
5
Bharuch (Gujarat); Hoskote
(Karnataka)
30
27
30%
5,5
3,7
Regency Ceramics, 1993
Yanam & Karaikal (Pondicherry)
55
13
n.d.
6
1,8
Asian Tiles Ltd, 2000
Idar (Gujarat); Sabarkantha (Gujarat)
20
-
n.d.
4
-
Murudeshwar Ceramics, Ltd, Hubli (Karnataka); Karaikal
(Pondicherry)
1988
25
16
n.d.
4,5
2,3
Nitco Tiles Ltd, 1997
10
18
n.d.
1,8
2,5
Alibag ( Maharashtra)
Fonte: Tiziano Bursi “Industria ceramica italiana: Passaggio in India?” Franco Angeli 2008
44 CER maggio/giugno 2008
CERMERCATI
domanda è molto ampio: lo sviluppo
del settore servizi - Information
Technology e Business Process
Outsourcing - ha fatto sì che nelle otto
maggiori città la domanda di office
space sia passata da 325 mila metri
quadrati del 1998 a 1,49 milioni di
metri quadrati nel 2004. E nel 20052008 le previsioni parlano di una
corsa inarrestabile fino a 7,9 milioni di
metri quadrati. Aumenti consistenti
nella domanda di immobili sono previsti anche nel settore della distribuzione commerciale e nel turismo, che
avrà bisogno nel periodo 2005-2009
di una superficie di 2,8 - 3,2 milioni
metri quadrati per realizzare strutture
ricettive.
Sono questi i principali fattori che
spingono la crescita dell’industria
ceramica indiana costituita da un
gruppo di 20 grandi e medie imprese
(organised sector) che controllano il
25,30% della produzione nazionale
ed una miriade di piccoli produttori
(unorganised sector) che rappresenta il
60% in volume e il 40% in valore. La
torta da spartire nel mercato della
ceramica è costituita per il 53% da
prodotti da pavimento, per il 35% da
prodotti da rivestimento, mentre i
prodotti vetrificati e di porcellanato si
assicurano il 12%.
In cima allo zoccolo dell’organised
sector si trova H&R Johnson Ltd, il
player principale: raggiunge un fatturato annuo di 97 milioni di euro e
serve il 30% del mercato nei prodotti
da rivestimento, il 15% nelle piastrelle
da pavimento e il 20% nei prodotti
vetrificati. Insieme a Johnson controllano il mercato Kajaria, Spartek
Ceramics Spl, Bell Ceramic, Regency
Ceramics (forti nella produzione di
rivestimenti), Asian Tiles, Murudeshwar
Ceramics e Nitco Tiles.
Il principale concorrente dei top
player è proprio dietro casa e si chiama unorganised sector, circa 250
imprese che coprono il 44% della produzione nazionale e che si rivolgono
alla fascia economica del mercato
domestico.
Un’aggregazione di imprese specializzate localizzate soprattutto nell’area
di Morbi, la Sassuolo indiana, con le
caratteristiche tipiche di un distretto
industriale: la loro competitività
rispetto alle imprese organizzate si
gioca sulla riduzione significativa dei
costi di produzione, circa il 30-35% in
meno, grazie all’utilizzo di macchinari
dimessi dalle imprese ceramiche europee o macchinari nuovi made in China
a costi molto contenuti. Il
distretto di Morbi, nello stato
del Gujarat a nord ovest del
Paese, è il cuore dell’industria
ceramica indiana, dove si concentrano il 65% delle aziende e
la quasi totalità del settore
unorganised.
Come possono inserirsi le
imprese italiane in questo scenario? Innanzitutto, sottolinea
l’autore, “il mercato indiano
non è un mercato servibile da
Sassuolo, ma potrà essere servito a
condizione che le imprese ceramiche
italiane lo ritengano degno - in termini
di ritorno economico con una prospettiva temporale non troppo differita nel
tempo - di una strategia di internazionalizzazione basata su forme di radicamento commerciale e produttivo”.
Questo perchè sono molteplici gli elementi di criticità che penalizzano un
approccio puramente “mercantile”, in
primis l’assenza di reti di distribuzione
e la carenza di infrastrutture.
Anche perché “il mercato indiano
della ceramica recepisce prevalentemente prodotti basici di prezzo molto
basso, mentre i produttori italiani puntano ai prodotti sostituti più qualificati”. E dati gli elevati costi di produzione a cui devono aggiungersi quelli di
trasporto e i dazi di ingresso, il made in
Italy riesce ad intercettare solo una piccola fetta della domanda locale.
Insomma, “il mercato indiano non è
un mercato per tutti e non può essere
servito e presidiato alla stregua degli
altri mercati internazionali sui quali le
imprese italiane hanno saputo conquistare posizioni di rilievo” sottolinea
Bursi.
[email protected]
2008 maggio/giugno CER 45
CERDISTRIBUZIONE
LA PRODUZIONE
bypassa la distribuzione
Avviato un tavolo di
confronto fra ANGAISA
e le principali
associazioni industriali
del settore
WWW
Per approfondimenti:
www.angaisa.it
46 CER maggio/giugno 2008
Riceviamo da parte di ANGAISA,
l’Associazione con sede a Milano
che riunisce i distributori di articoli
idrotermosanitari e di pavimenti e
rivestimenti, questo articolo che
pubblichiamo integralmente.
di Stefano Riolfi*
Nei mesi scorsi, il Comitato
Esecutivo di ANGAISA, l’Associazione Nazionale di categoria dei
distributori appartenenti al settore
idrotermosanitario, ha indirizzato
una “lettera aperta” (pubblicata sul n.
187 della rivista “Blu & Rosso”) rivolta a tutte le aziende produttrici del
comparto, prendendo spunto dalle
ripetute segnalazioni, provenienti
dalle aziende associate, relative a
dinamiche evolutive del mercato
ormai consolidate, che hanno dato
luogo a politiche commerciali distorte rispetto a quelle tradizionalmente
condivise da tutti gli attori della filiera.
Il fenomeno, che abbiamo ritenuto
necessario stigmatizzare, è quello del
“salto della distribuzione”, praticato
da un numero sempre più elevato di
produttori, che rischia di minare il
buon rapporto di partnership che lega
da tempo produzione e distribuzione;
un rapporto che oggi sembrerebbe
voler essere messo in discussione da
chi, fra i produttori, ha scelto di
avvalersi di canali di commercializzazione dei propri prodotti che prevedono il contatto diretto con i cantieri,
i progettisti, gli installatori, con conseguente esclusione dei distributori.
Se i primi preoccupanti “segnali”,
relativi a questo tipo di scelte commerciali, risale ormai a poco meno di
dieci anni fa, nel settore dei pavimen-
Stefano Riolfi
ti e dei rivestimenti si dovrebbe oggi
parlare di “pericolose consuetudini”
che si sono ormai consolidate al nord
soprattutto nei grandi lavori, mentre
al centro e al sud non solo sui grandi,
ma anche su quelli di dimensioni più
ridotte, sino al privato.
Si tratta di una logica di mercato
oggettivamente distorta, che ha portato alcune aziende produttrici ad
istituire una divisione interna dedicata ai “grossi lavori” o una divisione
allargata per i “clienti di direzione”,
talvolta affiancate da sale mostra
aperte dagli stessi produttori: tutti
strumenti utilizzati per gestire direttamente il rapporto commerciale
bypassando la distribuzione.
Secondo i dati in nostro possesso, i
settori nei quali il “salto” della distribuzione sta assumendo un peso sempre maggiore sono quelli del settore
alberghiero, nel quale per quanto
concerne le medie e grandi catene
CERDISTRIBUZIONE
viene attuata addirittura un’attività
trasversale che progetta una linea ben
specifica e un lay-out uniformi per
tutte le proprie strutture, degli interventi pubblici, e inoltre quelli nelle
grandi aziende industriali e commerciali e le realizzazioni civili da 300
fino a 500 appartamenti.
Se da una parte vi è la piena consapevolezza di quelli che sono i normali meccanismi del mercato (per cui
un’azienda produttrice che non trova
sbocchi attraverso i consueti canali
distributivi dovrà necessariamente
ricercare soluzioni alternative), riteniamo inconcepibile il comportamento di chi, nei fatti, si trasforma in
diretto concorrente delle aziende
distributrici, ignorando i progetti di
marketing ed i programmi di partnership precedentemente condivisi...
In occasione del Meeting Invernale
del 29 novembre scorso avevo ritenuto necessario rivolgere pubblicamente un primo forte richiamo ai rappresentanti della produzione presenti,
affinché non fossero sottovalutati i
rischi e le dimensioni del problema;
l’obiettivo era e resta quello di favorire uno “scambio di opinioni” che,
fatto salvo il pieno rispetto delle
regole che caratterizzano un sistema
di libera concorrenza, possa favorire
una miglior comprensione delle
rispettive posizioni e un rapporto di
collaborazione sempre più proficuo e
costruttivo fra tutti gli attori del mercato.
Per dare ulteriore voce al disagio
crescente che accomuna ormai larga
parte della nostra categoria, ho ritenuto opportuno affrontare più recentemente il problema a livello istituzionale, promuovendo la costituzione
FORMAZIONE
Confindustria Ceramica e Angaisa,
insieme per l’e-learning
L’e-learning è uno dei tanti “prodotti”
che utilizzano la tecnologia di Internet
e dà la possibilità ad un gruppo di persone di colloquiare direttamente senza
doversi muovere dalla propria postazione: ogni partecipante deve essere semplicemente dotato di un PC con connessione ad Internet senza particolari
software ed una banda minima di 500
kb, oltre ad una cuffia con microfono
per ascoltare e porre domande e ad
una web cam.
Sull’onda della precedente esperienza
di e-learning associativo di ANGAISA,
Confindustria Ceramica ha messo a
punto un corso dal titolo “Conoscenza
e vendita del prodotto ceramico” a cui
hanno preso parte 24 persone appartenenti a 16 aziende commerciali,
distribuite su tutto il territorio italiano.
Il corso è stato suddiviso in tre lezioni,
della durata di 90 minuti ciascuna, che
di un “tavolo di confronto” con le
principali associazioni di categoria
delle industrie del settore: nello scorso mese di febbraio, presso la nostra
sede associativa, una delegazione di
ANGAISA composta dal sottoscritto,
dal segretario generale Gianni Mari e
dai componenti del Consiglio Direttivo
Franco Bertani e Mauro Odorisio,
ha avuto modo di incontrare anche il
presidente di Confindustria Ceramica
Alfonso Panzani e il direttore generale Franco Vantaggi, che desidero
ringraziare nuovamente per la disponibilità manifestata. In un clima
si sono svolte nel mese di aprile: “Evoluzione tecnologica del prodotto” e
“Tecniche di vendita in sala mostra”
sono gli argomenti curati nel primo
incontro da Luigi Gallerani, consulente
di Confindustria Ceramica; “Il trattamento” è stato l’argomento approfondito da Jimmy Vardanega di Fila Spa,
mentre la lezione su “La posa del prodotto ceramico” è stata tenuta da Enrico Geronimi di Mapei Spa. A tutti i
partecipanti è stata poi inviata una
registrazione integrale del corso.
La collaborazione tra Confindustria
Ceramica e ANGAISA per la realizzazione di questo tipo di corsi è orientata
all’accrescimento culturale delle aziende e degli operatori del settore, con un
notevole risparmio di tempi e costi, utilizzando le più moderne tecnologie di
comunicazione.
Simone Ricci
estremamente costruttivo, ANGAISA
ha sottolineato l’importanza di una
riflessione comune, pacata ma lucida,
volta a ridefinire i termini di un rapporto di collaborazione “strategica” tra
produttori e distributori, all’insegna
della trasparenza e della chiarezza.
Un rapporto che ritengo più che
mai necessario salvaguardare, nel
rispetto del ruolo svolto da ognuno
degli attori della filiera e con il coinvolgimento diretto dei rappresentanti
istituzionali di ognuna delle categorie
coinvolte.
* presidente ANGAISA
2008 maggio/giugno CER 47
CERREAL ESTATE
CASERME A REDDITO
per riqualificare la città
di Simona Storchi
Un accordo
pubblico – privato
per recuperare il
centro storico di
Bologna
A fianco: Caserma S.Mamolo
Fonte Agenzia del Demanio
48 CER maggio/giugno 2008
Un’opportunità per Bologna,
per investitori pubblici e privati, per sviluppatori immobiliari. La
riqualificazione di circa 835 mila
metri quadrati all'interno del comune bolognese, relativi ad una ventina
di immobili militari dismessi, si
annuncia come uno dei principali
progetti urbanistici del secondo
dopo guerra.
Per la loro valorizzazione è stato
firmato un protocollo d’intesa tra
l'amministrazione comunale, il ministero dell’economia e delle finanze e
l’Agenzia del Demanio all'interno del
progetto “Valore Paese”. Gli immobili, originariamente in uso all’amministrazione della difesa, vanno
dalle grandi aree inedificate e coperte da ricca vegetazione, a caserme
costituite da diversi edifici anche di
interesse storico-architettonico.
Entro l’estate sono attesi i risultati
dello studio di fattibilità per la definizione delle destinazioni d'uso delle
diverse aree, aggiudicato poco prima
della primavera al raggruppamento
politecnica, ingegneria e architettura, San Paolo Partecipazioni Spa,
area Srl e Scs Azioninnova Spa. In
questo modo, in collaborazione con
rappresentanti del comune e dell’A-
genzia del Demanio, si arriverà alla
stesura di un programma unitario di
valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico (Puv) – strumento
previsto dalla legge finanziaria 2007
- che verrà attuato nei mesi successivi grazie alla concomitante approvazione del piano di sviluppo della
città (Psc). Gli interventi di riqualificazione e riconversione degli immobili ex militari saranno realizzati
anche attraverso la partecipazione di
enti pubblici e investitori privati. La
formula è quella della concessione a
lungo termine (fino a 50 anni). L’Agenzia del Demanio mette quindi a
reddito i beni oggi abbandonati tramite una concessione. I privati
riqualificano e ristrutturano l’immobile e lo gestiscono per 50 anni in
cambio di un canone. L’ente pubblico – il comune, nel caso di Bologna
– può utilizzare in convenzione con
i privati importanti spazi per aree
verdi, spazi pubblici, scuole o edilizia sociale. “Gli interventi di riqualificazione e riconversione delle 19
aree ex militari rappresentano la
valorizzazione di aree cittadine che,
in questo modo, possono essere
restituite ad un ruolo urbano – spiega l’assessore all’urbanistica del
Comune di Bologna, Virginio Merola -. Un’occasione per ridisegnare il
territorio in linea con il piano strutturale comunale che fa leva su queste aree, oltre a quelle industriali
dismesse, per una profonda riqualificazione di ampie parti della città. I
progetti di riqualificazione dei 19
immobili bolognesi saranno realizzati attraverso la partecipazione dei
privati, consentendo un’ottimizzazione degli investimenti attraverso
diverse forme di concessione”. Gli
CERREAL ESTATE
utilizzi saranno di interesse sociale,
culturale, sportivo, ricreativo, per l’istruzione, lo sviluppo delle attività
di solidarietà e per il sostegno alle
politiche per i giovani “in un mix
equilibrato e adatto per migliorare
l’abitabilità della città”, chiarisce
Merola, “rappresentando allo stesso
tempo uno stimolo allo sviluppo
locale e all’attrazione di investimenti
privati”. Per il direttore dell’Agenzia
del Demanio “il Puv di Bologna rappresenta un esempio avanzato di
valorizzazione del patrimionio
immobiliare che permetterà di riqualificare e rivitalizzare grandi aree,
immettendo sul mercato beni in
grado di attirare investitori qualificati”.
Fra le 19 aree che saranno oggetto
di significative trasformazioni e
riqualificazioni sono 5 le caserme
che rappresenteranno le opportunità
d’investimento più importanti. La
caserma Sani, nel quartiere Navile, è
un’area di 108.500 mq, facilmente
collegabile alle altre aree produttive
dismesse nelle vicinanze. Le caserme
Mazzoni e Chiarini, rispettivamente
nei quartieri Santo Stefano e San
Vitale coprono una superficie di
127.500 mq e sono immobili inclusi
in un territorio urbano già strutturato: offrono quindi occasioni di qualificazione e di arricchimento dei contesti che li ospitano (nuove porzioni
di città, mix funzionale). Le aree di
Prati di Caprara Est, Ovest e Orti
degli Anziani, nei quartieri Reno e
Porto (451.500 mq), assieme alle
aree ferroviarie dismesse della zona
denominata “Scalo Ravone”, costituiscono l’occasione per realizzare una
nuova parte di città e un nuovo
grande parco urbano. La caserma
San Mamolo, nel convento dell’Annunziata, e l’area ex Staveco, nel
quartiere Santo Stefano, sui viali di
circonvallazione coprono un’area di
93.400 mq. Sono il luogo ideale, con
edifici di valore storico-testimoniale
da recuperare, per aprire la città alla
collina e la collina alla città. La
caserma Masini, nel quartiere Santo
Stefano - all’interno del centro storico (7.500 mq) è invece un ex convento: offre quindi un’ottima occasione per migliorare le condizioni di
abitabilità nel centro cittadino in un
contesto di prestigio.
Sopra: Comparto Prati di Caprara Est e
Area ex Staveco
Fonte: Agenzia del Demanio
[email protected]
2008 maggio/giugno CER 49
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Ceramica
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CERDOSSIER
BANCHE TERRITORIALI
per il distretto ceramico
Di Roberto Faben
Le banche territoriali e a vocazione locale, non solo hanno
ricoperto un ruolo determinante nella
nascita e sviluppo di quella peculiarità
del sistema economico italiano che
sono i distretti industriali, ma continuano ancor oggi ad avere una funzione di primo piano nella loro evoluzione. E’ la tesi sostenuta da Marco Fortis, responsabile dell’ufficio studi economici della fondazione Edison e
docente di economia industriale e
commercio estero alla facoltà di scienze politiche della Cattolica di Milano,
nel volume da lui curato, “Banche territoriali, distretti e piccole e medie
imprese”, pubblicato nei tipi del Mulino (243 pagine).
Nonostante i grandi processi di trasformazione che hanno contraddistinto il sistema bancario italiano, con la
nascita, da una concatenazione di
aggregazioni, di pochi grandi gruppi,
come Intesa-San Paolo e UnicreditCapitalia, gli istituti di credito locali
manifestano ancora una presenza
significativa sul territorio e, in particolare, mantengono un rapporto nevral-
gico con il tessuto industriale dei circa
200 distretti industriali classificati in
Italia, che rappresentano circa un
terzo del comparto manifatturiero e
realizzano la metà del volume d’affari
con l’estero del made in Italy.
Per banche territoriali s’intendono
quegli istituti, soprattutto le banche
popolari, le casse rurali e artigiane (dal
1993, con la nuova legge bancaria,
trasformate in Banche di Credito Cooperativo) e le casse di risparmio (divenute, dopo la “legge Amato” del 1990,
e i successivi decreti attuativi, “Casse
di risparmio Spa”, ossia società commerciali private), nati a cavallo fra la
fine del ‘800 e gli inizi del ‘900, con
solide radici locali. In una società italiana che, en fin de siècle, soprattutto
nel Settentrione, stava attraversando
un’importante fase di sviluppo industriale pur essendo ancora interessata
da fasce di notevole arretratezza economica, sorgevano, infatti, enti rivolti
all’esercizio del credito e ad interventi
di utilità sociale per le comunità di
riferimento (le Casse di risparmio),
alla concessione di crediti ad agricoltori ed artigiani,
soprattutto nelle aree
Sportelli dei gruppi bancari nel distretto di Sassuolo
rurali, per aiutarli ad
Valori espressi in unità
affrancarsi dalla dipendenza dagli usurai (le
Altre:
Casse rurali e artigiaBanca di Cavola e Sassuolo
Banca Agricola Mantovana
Bper
ne, ispirate al magisteCassa di Risparmio di Mirandola
Banco Popolare di
15
21
ro sociale della chiesa
Credito
Cooperat
Reggiano
Verona e Novara
Banca Antonveneta
cattolica e alle RaiffeiUnicredit Banca
Banca Carige
sen tedesche), e a favoCredito Emiliano
Banca Modenese
Banca Pop Commercio e Industria
4
rire l’accesso ai finanBipop
Carire
16
Banca Sella
ziamenti per i ceti
Cassa
di
Risparmio
4
Cassa di Risparmio di Cesena
in Bologna
popolari e artigiani
Cassa di Risparmio di Cento
Cassa di Risparmio di Unipol Banca
6
delle città (le Banche
13
10
Parma e Piacenza
Bnl
Popolari, sul modello
Banca Intesa
Monte dei Paschi di Siena
della Volksbank tedeFonte: Marco Fortis “Banche territoriali, distretti e piccole e medie imprese” Il Mulino 2008
sca). Di qui il loro
2008 maggio/giugno CER 53
Condivisione
di valori
comuni
CERDOSSIER
ruolo di sostegno alla nascita progressiva degli agglomerati di pmi specializzati in un settore industriale, noti
come distretti industriali.
“I punti di forza della banca locale –
osserva Fortis – (…) sono i vantaggi
informativi (possibilità di avere più
informazioni sui debitori e sull’imprenditoria locale), il peer monitoring
(controllo reciproco dei soci), le relazioni di lungo periodo fra la banca e i
prenditori di fondi, e le sanzioni extraeconomiche ai debitori insolventi”.
Secondo l’analisi dell’autore del saggio, il numero medio della presenza di
sportelli di banche territoriali, fornito
dalla Banca d’Italia e relativo al 2006,
nelle 24 province italiane più manifatturiere (compresa Modena),è pari a
67, non solo supera quello delle banche interregionali (14), regionali (18),
interprovinciali (21), e provinciali
(13), ma è aumentato dal 1996, seppur di una unità (66), e vanta ancora
presenze, in alcune province, del 90
per cento sul complesso degli sportelli. Inoltre, da un campione dei 35
maggiori distretti industriali italiani
(fra cui quello delle piastrelle ceramiche di Sassuolo), corrispondenti a 196
Comuni distrettuali e a un volume
d’export di 31 miliardi di euro, emerge che, al 2006, le banche territoriali
si collocano in vetta alla graduatoria
degli istituti, per numero di sportelli,
in 29 distretti su 35 (con, in più, due
ex-aequo).
“Anche il distretto delle piastrelle
ceramiche di Sassuolo, che è tra i più
importanti d’Italia per numero di
addetti, fatturato ed export – spiega
Floris – è stato storicamente caratterizzato da un ruolo cardine delle banche
territoriali. Nel tempo, il distretto ha
potuto fare affidamento su ben tre
Marco Fortis
realtà bancarie locali significative,
mentre, più frequentemente, in altri
distretti italiani specie in quelli di
minori dimensioni, vi è stata la presenza caratteristica di un unico istituto
locale dominante. A Sassuolo le maggiori realtà bancarie territoriali sono
state la Banca Popolare dell’Emilia
Romagna, il Banco San Geminiano e
San Prospero (poi confluito nella
Popolare di Verona, oggi Gruppo
Banco Popolare) e l’ex Cassa di Risparmio di Modena (poi Rolo ed oggi
Gruppo Unicredit). Di queste tre
realtà bancarie la Bper è, indubbiamente, quella che ha mantenuto il
maggior radicamento con il territorio”.
“Nei 6 principali Comuni del distretto
delle piastrelle di Sassuolo (Sassuolo,
Fiorano Modenese, Castellarano,
Casalgrande, Castelvetro di Modena e
Maranello), nel 2006 le banche di tipo
territoriale detenevano una delle quote
più alte in assoluto per numero di
sportelli, comparativamente ad altri
distretti italiani: l’80% del totale (71
sportelli di banche territoriali su 89
complessivi). La Bper deteneva, a tale
data, 15 sportelli, costituendo la più
importante realtà bancaria locale. I
processi di aggregazione più recenti
(Intesa San Paolo, compresa Carisbo,
Unicredit, Banca di Roma, Popolare
Verona e Novara-Lodi, eccetera) non
hanno sostanzialmente modificato
questa situazione, che vede ancora
prevalere la banca di tipo territoriale
nel distretto, con Bper e Banco Popolare in testa”.
Tuttavia, se la rete delle banche territoriali continua a manifestare connotati di radicamento locale (ad esempio
l’alto tasso di permanenza dei direttori
di filiale, soprattutto nelle banche
popolari), sottraendosi ad una possibile standardizzazione del credito legata
a grandi aggregazioni, il localismo
potrebbe costituire un possibile freno,
come alcuni analisti hanno paventato,
al coinvolgimento delle imprese in più
ampi processi di sviluppo, anche
internazionale? “I processi che hanno
maggiormente interessato il distretto
negli ultimi anni – risponde l’autore –
sono quelli di concentrazione e,
soprattutto, d’internazionalizzazione.
In questo ultimo caso, le imprese
hanno aperto nuovi stabilimenti all’estero, non tanto per avvantaggiarsi dei
più bassi costi del lavoro (presenti
soprattutto nei paesi emergenti),
quanto per conquistare nuovi mercati
di consumo (ad esempio quelli dell’Europa dell’est) o rafforzarsi su alcuni mercati tradizionali (come gli Stati
Uniti). Le banche territoriali hanno
continuato a sostenere le operazioni di
import-export delle imprese del
distretto, e non hanno mancato di
sostenere, con finanziamenti ed operazioni-ponte, anche alcune esperienze
di internazionalizzazione, dove peraltro i grandi gruppi bancari nazionali
ed esteri hanno svolto e possono generalmente svolgere un ruolo di maggiore supporto alle imprese stesse, grazie
alla loro maggiore presenza nei Paesi
stranieri rispetto alla banca locale”.
[email protected]
2008 maggio/giugno CER 55
CERDOSSIER
EUROPA ORIENTALE: Export di
Lettonia
Estonia
Export (mq)*: 846.536
Fatturato (€)*: 11.768.220
Export (mq)*: 755.048
Fatturato (€)*: 9.197.730
RIGA
Slovacchia
Export (mq)*
1.799.847
Fatturato (€)*
13.342.023
BRATISLAVA
TALLIN
HVB Bank Latvia AS
HVB Group
Banca Popolare dell’Emilia Romagna
HVB Bank Slovakia a.s.
Unibanka AS
Banca Popolare di Vicenza
Tallin
Repubblica Ceca
PRAGA
Export (mq)*
3.343.838
Fatturato (€)*
31.922.139
HVB Bank Czech Republic a.s.
Intesa Sanpaolo
Zivnostenska Banca
Volksbank CZ AS
Volksbank CZ
Riga
BRNO
Volksbank CZ
Ungheria
Export (mq)*
6.893.395
Fatturato (€)*
53.418.401
Vilnius
BUDAPEST
Banca IFIS
Magyarorszagi Volksbank RT
HVB Bank Hungary Rt.
Inter-Europa Bank Rt.
Magyarorszagi Volksbank RT
Varsavia
Krakow
Praga
Brno
Slovenia
Export (mq)*
4.099.532
Fatturato (€)*
35.366.569
Croazia
Export (mq)
6.678.326
Fatturato (€)
55.224.613
KOPER
Bratislava
Banka Koper d.d.
LIUBLIANA
Volksbank-Ljudska Banka DD
Bank Austria Creditanstalt d.d.
Volksbank-Ljudska Banka DD
Budapest
Liubliana
Koper
Timisoara
Zagabria
Mostar
Volskbank DD
Intesa Sanpaolo
Zagrebacka Banka
HVB Splitska banka d.d.
Volskbank BH DD
Bosnia Herzegovina
Export (mq)
1.922.352
Fatturato (€)
10.115.346
Sofia
Plovdiv
MOSTAR
Unicredit Zagrebacka Banka D.D.
SARAJEVO
HVB Central Profit Banka d.d.
Volskbank BH DD
Volskbank BH DD
BANJA LUKA
Nova Banjalucka Banka
56 CER maggio/giugno 2008
Belgrado
Sarajevo
Split
ZAGABRIA
Bucarest
Banja Luka
SPLIT
HVB Splitska banka d.d.
Oradea
Bacau
Cluj-Napoca
Brasou
Arad
Serbia e Montenegro
Export (mq)
1.987.065
Fatturato (€)
13.650.954
BELGRADO
Volksbank AD
HVB Bank Serbia e Montenegro a.d.
CERDOSSIER
ceramica e reti estere di banche italiane
Polonia
Lituania
Export (mq)*
4.483.678
Fatturato (€)*
57.607.727
Export (mq)*: 1.020.306
Fatturato (€)*: 12.002.831
VILNIUS
HVB Group
Russia
Export (mq)*
6.052.799
Fatturato (€)*
131.081.150
Mosca
Ucraina
Export (mq)
1.499.588
Fatturato (€)
28.635.101
Kyiv
Romania
Export (mq)
5.213.548
Fatturato (€)
41.176.789
Kiev
KRAKOW
Bank BPH
VARSAVIA
Intesa Sanpaolo
Bank BPH
Bank Pekao SA
MOSCA
Banca Carige
Banca di Roma
ZAO Banca Intesa
Banca Monte dei Paschi di Siena
Mediobanca
International Moscow Bank
Intesa Sanpaolo (2 sedi)
Unicredit Group
KIEV
Bank Pekao Ukraine LTD
KYIV
Joint Stock Commercial Bank (HVB
Bank Ukraine)
ARAD
Banca Italo-Romena
Sanpaolo IMI Bank Romania S.A.
BACAU
Banca Italo-Romena
BRASOU
Banca Italo-Romena
BUCAREST
u
Banca Commerciala “Ion Tiriac” S.A.
Banca di Roma
Banca IFIS
Banca Italo-Romena
Volksbank Romania SA
HVB Bank Romania S.A.
Unicredit Romania
u
I flussi commerciali nel 2007
Esportazioni (mq):
48.763.941
Fatturato (€):
521.237.019
Fonte: Centro Studi Confindustria
Ceramica(*), ISTAT.
CLUJ NAPOCA
Banca Italo-Romena
ORADEA
Banca Italo-Romena
TIMISOARA
Volksbank Romania SA
Banca Italo-Romena
Volksbank Romania SA
Banca Transilvania
Legenda
Bulgaria
Export (mq)
2.168.083
Fatturato (€)
16.727.426
PLOVDIV
Hebros Bank AD
SOFIA
Bulbank AD
HVB Bank Biochim AD
Unicredit Group
Banca Popolare dell’Emilia Romagna
Veneto Banca
Intesa Sanpaolo
Banca Popolare di Vicenza
Banca Monte dei Paschi di Siena
Banca Nazionale del Lavoro
Banca Carige
Mediobanca
Banca IFIS
Fonte: ABI, Settore Crediti e Internazionalizzazione, aprile 2008
2008 maggio/giugno CER 57
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prodotta attraverso
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con un finanziamento
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dell’impianto.
L’energia solare diviene
dagli incentivi statali percepiti.
La durata massima è
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oltre a 6 mesi massimo
di preammortamento,
senza l’obbligo di nessuna
garanzia ipotecaria
o fideiussoria
(fatto salvo il merito
creditizio del cliente).
una scelta d’investimento
Il cliente può scegliere
che presenta una serie di
tra tasso fisso
vantaggi: dai minori costi
sull’energia consumata ai
maggiori ricavi generati dalla vendita dei kW
prodotti e non consumati, oltre all’incremento
del valore commerciale dell’immobile dove
è ubicato l’impianto.
Il nostro finanziamento
è personalizzato in base alle reali esigenze
del richiedente e permette di ridurre al minimo
o variabile,
indicizzato all’Euribor
3 mesi/IRS di periodo, maggiorato di uno spread
molto competitivo.
A maggior tutela per il cliente
è altresì disponibile una polizza
assicurativa All Risks che copre tutti i danni
diretti ed indiretti, inclusa la mancata
ricezione degli incentivi per danni all’impianto.
l’importo della rata semestrale,
Disponibile presso tutte le Filiali
che di fatto viene compensata
del Gruppo Banco Popolare.
CERDOSSIER
BANCA-IMPRESA
si consolida il rapporto
di Giulia Vellani
La già ricca gamma
di strumenti finaziari
si arricchisce
di nuove soluzioni
utili per meglio
approcciare il mercato
Giorgio Barbolini
La relazione tra istituti di credito
e imprese del comparto ceramico
vanta una lunga e consolidata tradizione. Le banche con forte connotazione
locale , infatti, da decine di anni si
pongono a fianco delle aziende del settore, favorendone dal punto di vista
finanziario il processo di crescita dal
punto di vista finanziario e non solo.
“La nostra banca - sottolinea Giorgio Barbolini, responsabile della Divisione Large Corporate della Banca Popolare dell’Emilia Romagna a Modena essendo cresciuta assieme alle aziende del distretto ceramico sassolese, ha
sviluppato nel tempo un’operatività
specifica, tarata sulle effettive esigenze
del settore, con particolare riferimento
alle transazioni con l’estero. Oltre ai
tradizionali strumenti che l’istituto
mette a disposizione degli operatori,
quali l’assicurazione crediti, i finanziamenti all’esportazione , la finanza di
progetto, preme sottolineare lo sforzo
fatto dalla banca nel supportare la
clientela nel processo di internazionalizzazione verso i paesi emergenti,
attuata attraverso partecipazioni dirette
in banche dell’est europa o uffici di
rappresentanza dislocati a Shangai ed
Honk Kong. Un prodotto che sta
incontrando il favore degli operatori,
destinato per larga parte ai produttori
di macchine e impianti per ceramica, è
rappresentato dallo sconto pro-soluto
del credito attraverso la formula “easy
export”. Si utilizza, come spiega Barbolini, per smobilizzare crediti, senza
rivalsa nei confronti del cedente, liberandosi in tal modo del rischio di credito e monetizzando il controvalore.
Tale operatività risulta particolarmente gradita a coloro che, dovendo dilazionare l’incasso del credito nel medio
termine, non hanno la possibilità di
anticiparlo attraverso le classiche
forme di smobilizzo utilizzate nel
breve termine quali il SBF o l’anticipo
su fatture . A livello di soluzioni business personalizzabili, invece, BPER
offre alle aziende produttrici di ceramica, la competenza e il supporto
della sezione crediti agevolati, attraverso la quale, spiega Barbolini, “ è possibile assistere un’azienda che intenda
ad esempio realizzare un insediamento al sud; tutta la pratica, dalla fattibilità del progetto alla domanda di contributo, viene predisposta, curata e
seguita direttamente da una struttura
creata ad hoc proprio per il credito agevolato”:
BPV - San Geminiano San Prospero
ha puntato su prodotti innovativi
destinati a supportare le necessità di
crescita e internazionalizzazione delle
imprese, affiancando l'imprenditore
nel processo decisionale. In particolare, come sottolinea Graziano Bertarini responsabile dell’Area
Affari Emilia Sud, “sono
stati messi a punto prodotti per supportare le
necessità di credito e
coprire i rischi, tra i
quali vale la pena di
citare il finanziamento
Jet (Joint Export Target),
la partecipazione al
Graziano Bertarini
capitale di imprese estere, il finanziamento del capitale circolante IT.EX (Italia Export). A questi servizi vanno aggiunte le operazioni di
finanza straordinaria nel caso di fusioni, quotazioni, costituzione new company, coperture rischio tassi e rischio
cambi, smobilizzo del credito tramite
voltura di Polizza Sace, coperture assicurative estero, factoring internazionale”. L’offerta BPV viene articolata con il
2008 maggio/giugno CER 59
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supporto di specialisti presenti all'interno del team Area Affari Emilia Sud
con sede a Fiorano Modenese, che si
compone di un Centro imprese, 7
gestori Corporate, uno specialista estero ed uno per i crediti speciali, un polo
di 9 risorse accentrato presso la filiale
di Fiorano dedicato all'operatività estero settore ceramico ed una struttura
Retail che conta 32 filiali operative sul
comprensorio ceramico. Alla clientela
del comparto ceramico la Cassa di
Risparmio di Cento riserva un servizio
finanziario ampio e personalizzato.
“Non a caso - sottolinea Luciano
Teneggi, vice direttore generale - la
nostra Cassa è conosciuta come “La
Banca di relazione”, per la sua capacità
di essere vicina alle comunità servite”.
Attraverso specialisti interni e consulenti esterni l’istituto di credito fornisce
consulenza su problematiche di commercio internazionale, per assistere le
aziende nelle attività di export o investimento all’estero e garantire quindi la
sicurezza della circolazione delle merci
A S S I C U R A Z I O N I
“Italia indietro rispetto all’Europa”
Per le imprese del comparto ceramico
è sempre più importante ricorrere alla
assicurazione dei crediti. I motivi? Lo
abbiamo chiesto a Federico Donati,
broker assicurativo che vanta una
esperienza ventennale maturata sul
campo dopo aver lavorato a lungo
come agente di una
primaria compagnia di
assicurazione crediti.
L’Italia, sottolinea
Donati, “è ancora
fanalino di coda nel
contesto europeo per
quanto riguarda l’assicurazione crediti (circa
un 20% delle aziende
Federico Donati
è assicurato), specie se
a confronto con altri Paesi come la
Germania (70%). Assicurare i propri
crediti è una scelta fondamentale oltre
che strategica, soprattutto se si considera che l’evoluzione del mercato è
molto più veloce e repentina rispetto a
qualche anno fa e i debitori rischiano
di diventare insolventi da un giorno
all’altro. Il mercato americano e tedesco hanno avuto un crollo enorme, le
aziende che puntavano molto su questi mercati hanno più che dimezzato il
fatturato e stanno cercando sbocchi
nei Paesi dell’Est”. L’assicurazione dei
crediti rappresenta quindi una sorta di
esame preventivo sui potenziali acquirenti, che a priori offre una valutazione della solvibilità del debitore oltre
che un monitoraggio costante di tutta
la clientela, per verificare o denunciare
un eventuale ritardo nei pagamenti e
intervenire con indennizzo in caso di
insolvenza. “Questo ramo - spiega
Donati - è particolarmente complesso,
le polizze non sono standard ma vengono costruite ad hoc a seconda delle
esigenze di ogni singolo cliente. Ecco
che l’abilità di una persona specializzata si concretizza nell’individuare la
polizza che meglio di tutte è in grado
di gestire globalmente i rischi assicurativi dell’azienda, alle condizioni economiche più convenienti”.
Simone Ricci
ed il suo regolamento.
Più sofisticati sono i
prodotti gestiti direttamente o attraverso
intermediari di fiducia,
ad esempio attraverso
la fornitura di assistenza nelle pratiche export
ed import. ParticolarLuciano Teneggi
mente apprezzati dalle
imprese del comparto, per la snellezza
e rapidità di risposta, sono i prodotti
parabancari e la consulenza fornita da
specialisti interni alla struttura “che
assistono il cliente – spiega Teneggi nelle trattative commerciali con i nostri
partners e lo supportano operativamente nelle fasi post vendita”. Per l’entità dei volumi e il numero di operazioni concluse, infine, sono da citare i
seguenti prodotti: leasing immobiliare,
strumentale (per acquisire grandi
impianti industriali come i forni ceramici), small ticket (per l’acquisto di
attrezzature di importo contenuto,
finanziamento erogato in massimo 48
ore), su autoveicoli ed autovetture;
noleggio di autoveicoli e flotte aziendali; assicurazione dei crediti commerciali. Inoltre, aggiunge Teneggi, “forniamo
assistenza sui principali incentivi ed
agevolazioni pubbliche mediante il
supporto dei servizi interni alla Cassa
o attraverso l’utilizzo di una primaria
importante società di consulenza specializzata che dopo aver accertato gratuitamente l’entità degli incentivi ottenibile, redige perizia giurata a costi
competitivi. La Cassa fornisce poi un
adeguato supporto alle aziende sotto il
profilo del risk management, sia con
riferimento al mercato interno, sia in
presenza di attività con l’estero”.
[email protected]
2008 maggio/giugno CER 61
CERDOSSIER
LA RISCHIOSITÀ
dei moderni servizi finanziari
di Alfredo Ballarini
La copertura
sul premio degli
approvvigionamenti
di materie prime, energia
e capitali finanziari
è attività primaria
nelle moderne imprese
La gestione aziendale moderna deve fare i conti con un
grado di rischio elevato dovuto ad
una maggiore instabilità dei mercati.
Mentre il classico rischio di impresa
negli anni passati era legato all’incertezza dell’efficienza aziendale, dell’assorbimento dei prodotti da parte del
mercato ed alla variabilità dei cambi,
oggi se ne aggiungono dei nuovi:
l’incertezza nei prezzi del mercato di
approvvigionamento delle merci e
dell’energia e l’incertezza dei prezzi (i
tassi) nel mercato di provvista dei
capitali; inoltre il grado di incertezza
è divenuto più ampio e meno prevedibile.
Dunque la gestione del rischio è
diventata per le imprese un discriminante qualitativo e la sua integrazione nelle strategie imprenditoriali sta
assumendo un’importanza via via
maggiore, anche se le tecniche sono
di difficile apprendimento ed applicazione e devono ancora entrare
appieno nella mentalità di managers,
imprenditori ed intermediari finanziari.
Che cosa è necessario conoscere
per essere in grado di coprire i
rischi aziendali?
Parlando di tutti i mercati interessati da rischio di variabilità dei prezzi, possiamo unificare il discorso in
un unico termine: “quotazione”.
Infatti parliamo di fattori il cui valore
è quotato giornalmente nei vari mercati ed è proprio sulla quotazione di
cambi, tassi, petrolio, ecc che ragioniamo per fare le considerazioni
necessarie al problema della copertura del rischio.
Dunque parlando di quotazioni
possiamo dire che, al fine di una effi-
62 CER maggio/giugno 2008
cace copertura dei rischi ad esse collegati; è necessario
1 Conoscere e saper interpretare il
trend o tendenza percorsa dalla
quotazione;
2 Identificare il rischio insito nell’andamento della quotazione;
3 Saper misurare tale rischio;
4 Conoscere gli strumenti finanziari
preposti alla copertura di tali rischi
ed i pericoli collegati ad un loro
utilizzo errato;
5 Essere in grado di definire una strategia precisa di copertura del
rischio secondo le necessità aziendali;
6 Saper definire il costo esatto della
strategia o comunque il suo limite
massimo; oltre a conoscere l’esistenza di strategie a costo limitato
ed altre a costo illimitato, scegliendo con sicurezza le une, e scartando sempre ed assolutamente le
altre.
Il trend è il percorso tracciato su
un grafico dalla quotazione.
Si chiama trend o tendenza in
quanto si tende a proiettarlo in avanti, studiandolo nel passato, per cercare di capire fino a dove può arrivare
il valore considerato, sia esso cambio,
tasso o energy. Saperlo interpretare
significa capire come strutturare la
propria azienda per affrontare il futuro, ma il trend da solo non definisce
il rischio.
Il rischio infatti, non è la variazione
di una quotazione, ancorchè in
aumento. Se i tassi di interesse avessero un trend di lungo termine ben
definito ed in aumento, questo non
costituirebbe un rischio, bensì si tratterebbe di un fatto reale al quale
dovremmo rispondere, ad esempio,
CERDOSSIER
strutturando l’impresa diminuendo il
ricorso alla leva finanziaria, al fine di
moderare l’incidenza degli oneri
finanziari.
Il rischio è invece dato dall’instabilità della quotazione considerata.
Ad esempio, il cambio Euro Dollaro Eur/Usd valeva a fine 1979 €
1,44; in questi giorni lo stesso
tasso di cambio vale 1,55 €
cioè il +7,6% dopo quasi 30
anni (fonte: dati e grafici forniti ed omogeneizzati da Prorealtime.it). La media trentennale
delle variazioni tra valore massimo e valore minimo annui, è
stata pari a circa 0,203, ovvero
circa il 14% annuo sul valore
del 1979. La variazione annua
maggiore l’abbiamo avuta nel
1981 con un delta di 0,3673,
pari a circa il 37,8% del valore
minimo di quell’anno.
Qual è il rischio tra questi
numeri?
Certamente non il 14%: esso ci
dice, semplicemente, che dobbiamo
aspettarci una variazione, in una
direzione o nell’altra, che in media
potrebbe essere attorno al 14%.
Un’azienda non riesce ad annullare
questa variazione normale, prima di
tutto perchè non è dato sapere in
che direzione avverrà e nemmeno se
avverrà per certo! Inoltre, è vero che
possiamo bloccare il tasso di cambio di una fornitura all’estero con
un forward sulla valuta del cliente,
ma alla fornitura seguente dovremo
comunque fare i conti con il nuovo
livello di cambio raggiunto dalla
valuta nella prosecuzione del suo
trend.
Il rischio è invece che, se ci sarà
una variazione annua e se si concretizzerà nella direzione a noi sfavorevole, potrebbe anche essere non del
14%, ma addirittura del 38% e se
non siamo preparati ad una tale
entità, il bilancio dell’azienda
potrebbe risentirne pesantemente:
ecco perché conviene comunque
coprire il cambio delle forniture
all’estero. Nella battaglia competitiva tra concorrenti, il fattore discriminante che distingue il competitor
migliore è quello di riuscire a minimizzare il costo della copertura (è
possibile essere in grado di assorbire senza problemi di budget un po’
di variazione del cambio e questa
potrebbe anche rivelarsi a nostro
favore!), evitando nel contempo di
esporsi ai rischi delle cosiddette
fiammate di volatilità.
L’esempio grossolano sopra riportato serve solo a evidenziare il concetto di fondo: matematicamente, la
vera misurazione del rischio si effettua considerando la volatilità annua.
Ma il concetto è simile in quanto la
volatilità, o dispersione dalla media,
indica di quanto la quotazione
“rischia” di allontanarsi dal suo
valor medio!
Le opzioni e i futures sono i principali strumenti finanziari inventati con
finalità specifica di copertura del
rischio legato alla volatilità di una
quotazione e tutti i vari derivati di
cui si sente parlare non sono altro
che collages di tanti contratti di
opzione, più o meno fantasiosi. Funzionano come una
polizza di assicurazione: chi
compra l’opzione si assicura
contro il rischio legato alla
instabilità del sottostante; chi
vende l’opzione è l’assicuratore che si assume totalmente il
rischio collegato al sottostante
e per questo si fa pagare un
premio.
Ora accade che mentre nella
realtà quotidiana il mestiere di
assicuratore viene svolto solo
da imprese specializzate in
materia e con solidità patrimoniale
adeguata e controllata, nei mercati
finanziari chiunque può decidere di
mettersi a fare l’assicuratore perché
chiunque può vendere opzioni e
assumersi di conseguenza i rischi
relativi, spesso su cifre molto elevate,
grazie all’effetto leva, che permette di
trattare importi notevoli muovendo
inizialmente cifre del tutto modeste.
Questa semplicità e mancanza di
regole nel compiere un negozio di
siffatta importanza e rilevanza, uniti
all’inesperienza (e spesso alla delega
troppo facile e senza adeguati controlli) nella gestione di questi strumenti ha nella pratica, causato gran
parte dei disastri sui derivati, come
riportati dalla stampa economica
negli ultimi mesi.
[email protected]
2008 maggio/giugno CER 63
CERDOSSIER
PIAZZA AFFARI E MAC
le due strade per la Borsa
di Silvia Saracino
Dimensione aziendale
costi di quotazione
e di negoziazione
e possibili sottoscrittori
sono i parametri
per scegliere
64 CER maggio/giugno 2008
Sebbene il momento congiunturale e dei mercati finanziari
non sia dei migliori, per le imprese
che vogliono compiere il grande
passo della quotazione oggi ci sono
due possibilità: Borsa Italiana e Mac,
il Mercato alternativo del capitale,
operativo da settembre 2007 e promosso dalle principali banche italiane, da Borsa Italiana, dalle associazioni degli imprenditori e dalle istituzioni finanziarie.
Due strade con caratteristiche
diverse ma un unico obiettivo: consentire alle aziende di reperire risorse
per finanziare progetti di crescita di
medio lungo periodo. Aprire un
nuovo stabilimento all’estero, innovarsi, piuttosto che acquisire un concorrente o una società strategica per
ampliare la propria gamma produttiva e sbarcare in nuovi mercati.
Cominciamo dalla strada tradizionale, la quotazione a Piazza Affari. Il
reperimento di risorse finanziarie da
impiegare in piani di sviluppo è la
motivazione principale che spinge
un’azienda a quotarsi: anziché sce-
gliere l’indebitamento – che in alcuni
casi appesantirebbe troppo i bilanci –
si sceglie di aprire il capitale a soggetti terzi mettendo così risorse ingenti
nelle casse aziendali. “Come dimostrano le quotazioni degli ultimi anni
– spiega Antonio Boccia relationship
manager di Borsa Italiana per l’Emilia-Romagna – scelgono la borsa non
solo le aziende di grandi dimensioni,
o che hanno già fatto entrare nel
capitale un fondo di private equity,
ma anche aziende medio-piccole con
il capitale interamente in mano alla
famiglia”. A differenza del private
equity - ma anche del semplice prestito bancario - la quotazione non
impatta direttamente sulla gestione
aziendale, in quanto l’investitore
entra con una quota di minoranza, ha
di solito alcuni posti nel Consiglio di
Amministrazione, e se non approva
la strategia aziendale semplicemente
vende il proprio pacchetto. Se la
borsa da un lato non chiede vincoli
particolari, è vero però che esige un
rigoroso rispetto dei requisiti di trasparenza: la comunicazione della trimestrale di bilancio alla borsa, alla
Consob e al mercato attraverso l’invio
di comunicati stampa.
Per quotarsi l’importante è avere
un chiaro progetto di evoluzione e
crescita a cui i potenziali investitori
possano interessarsi. Ma già il fatto
stesso di quotarsi produce appeal:
alla quotazione è connessa una maggiore visibilità che si acquisisce da
una più ampia presenza sui media e
che può anche impattare positivamente sulla clientela commerciale.
Inoltre la quotazione favorisce – laddove non siano già presenti - l’ingresso in azienda di figure manageriali
che scommettono sulle annunciati
CERDOSSIER
piani di crescita: un elemento importante per affiancare la famiglia nella
gestione dell’attività, ma anche nel
gestire l’eventuale passaggio generazionale.
La società può scegliere se quotarsi
in Borsa in due tipi di mercato, Mta e
Expandi. Il primo comprende i segmenti Blue Chip, Star e Standard e si
rivolge principalmente ad aziende di
medio-grandi dimensioni. I segmenti
si differenziano per la capitalizzazione richiesta: superiore a un miliardo
per Blue Chip e tra i 40 milioni e un
miliardo in Star e Standard, che si
caratterizzano per l precisi requisiti
di ingresso. Expandi è invece destinato soprattutto alle piccole e medie
società, che al momento della quotazione abbiano una capitalizzazione
inferiore a 40 milioni.
Quali sono le modalità di quotazione? Si può scegliere se effettuare un
aumento di capitale - emettendo
nuove azioni che generano immediatamente proventi, ed è la strada
seguita soprattutto dalle pmi - oppure vendere le azioni esistenti, favorendo il passaggio di capitale. Gli
interlocutori possono essere sia gli
investitori professionali (fondi di private equity, banche, fondi comuni di
investimento) che gli investitori pubblici.
È questa una delle principali differenze tra Borsa Italiana e Mac, un
sistema di scambio organizzato che si
rivolge solo a investitori professionali
(quindi vengono esclusi gli investitori
pubblici) ed è rivolto principalmente
alle piccole e medie imprese. Il Mercato alternativo del capitale ha regole
di funzionamento e requisiti di
accesso più semplici rispetto a Borsa
Italiana: i costi di quotazione sono
inferiori e la scelta di rivolgersi solo a
investitori professionali evita il
rischio di un eccessivo turnover dell’azionariato garantendo maggiore
stabilità all’azienda, che comunque
non rinuncia all’indipendenza gestionale. Inoltre, la possibilità di prescegliere gli investitori in una lista di
soggetti interessati supera il timore
da parte della piccola azienda di
vedere entrare partner sgraditi. È
costituito da banche che operano nel
territorio di riferimento dell’impresa
e quindi contribuisce a rafforzare il
rapporto tra sistema creditizio, produttivo e istituzionale.
Non esiste una dimensione minima
necessaria per quotarsi: è necessario
essere una Spa, garantire la libera trasferibilità dei titoli e avere l’ultimo
bilancio annuale certificato da una
società di revisione iscritta all’albo
Consob.
A vigilare sul corretto svolgimento
delle operazioni ci pensa Borsa Italiana che ha anche il compito di
ammettere le imprese alla negoziazione e gestire il mercato.
[email protected]
2008 maggio/giugno CER 65
CERENERGIA
GAS, UNA BORSA
per sbloccare il mercato
di Alessandra Ferretti
Dare avvio ad un sistema di
bilanciamento del gas basato su
criteri di mercato e realizzare una
"borsa" del gas naturale. Queste le
strade intraprese dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas per ovviare in
parte ad una situazione in cui il
nostro Paese necessiterà sempre più
di energia e quindi rischierà di
dipendere sempre più dall'estero.
Se ne è parlato ad una tavola rotonda organizzata in Confindustria Ceramica il 14 aprile scorso da Gas Intensive, società consortile che raggruppa
200 imprese appartenenti a nove settori manifatturieri (laterizi, calce e
gesso, piastrelle, ceramica, vetro,
metallurgia ferrosa e non ferrosa, fonderie e carta), che contano su un fatturato di 55 miliardi di euro e
235mila addetti.
Ma quali sono i problemi principali
che riguardano il settore del gas in
Italia? Premesso che la previsione è
quella di un aumento regolare della
domanda di energia globale, va considerato come il nostro Paese registri
un trend decrescente sul fronte della
produzione nazionale di gas naturale
e come, quindi, col crescere del suo
bisogno di energia, crescerà anche la
sua dipendenza dall'estero.
Per il 2010 si prevede che la
domanda nazionale di gas naturale
sarà di 99 miliardi di metri cubi contro gli attuali 89, ma la diminuzione
della produzione nazionale (8%
all'anno fino al 2010) aumenterà il
divario tra necessità e disponibilità di
importazione. “L'Italia”, ha specificato Simone Lo Nostro, di Enel Energia, “è costretta ad importare il gas da
Paesi che sanno che l'Europa continuerà ad andare a gas”.
Marco Brun, di Shell G&P Italia e
Francia, ha spiegato: “Dobbiamo
prendere atto di tre dure verità. Anzitutto, la domanda di energia globale
Gas: importazioni per paese di provenienza
Anno 2006
Algeria
Norvegia
Algeria(GNL)
Paesi Bassi
Russia
Libia
Altri
Altri(GNL)
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Fonte: Autorità per l’energia elettrica e il gas
66 CER maggio/giugno 2008
2002 2003 2004 2005 2006
è destinata a crescere regolarmente.
Una previsione, questa, che ci porta a
considerare il parallelo aumento delle
emissioni di anidride carbonica. Nel
contempo, la possibilità di ottenere
energia da risorse facili si sta riducendo, sia perchè le risorse stanno esaurendo, sia perchè si trovano in Paesi
inaccessibili. Dunque, chi sarà disposto a pagare il prezzo necessario per
approvvigionarsi nel mercato globale?”.
Intanto, è utile accompagnare il
cliente in un’ottica di risparmio energetico, come sta cercando di fare ENI
e come ha spiegato Francesco Caria,
della Divisione Gas & Power.
Tuttavia, si prevede che nel 2050 si
assisterà ad un gap tra produzione e
fabbisogno, tanto più che l'India, la
Cina e più in generale l'Oriente
avranno sempre più bisogno di energia.
“La sfida più importante”, ha concluso Brun, “è quella di garantire al
Paese di competere nel mercato globale”. In questo caso, il bilanciamento e la borsa gas potrebbero essere un
ottimo punto di partenza.
Massimo Ricci, dell’Autorità per
l’energia elettrica e il gas, ha riferito:
“Come primo passo è stato creato il
Punto di Scambio Virtuale (PSV), un
luogo virtuale per lo scambio di gas
naturale tra gli operatori senza determinazione di prezzi. In considerazione della scarsa liquidità del mercato
del gas in Italia, il PSV costituisce
oggi giorno soltanto un’opportunità
per gli operatori del settore per bilanciare la propria posizione”. Date le
prospettive di sviluppo di un quadro
CERENERGIA
competitivo stabile per il trading del
gas, si prevede, comunque, che il
PSV si trasformerà in una vera e propria “borsa” del gas naturale.
Quanto al bilanciamento, invece,
“l'importante”, ha dichiarato Luca
Dal Fabbro, di E.ON Italia, “è introdurre regole per aumentare offerte
diversificate. Infatti, al momento, l’offerta non solo non equivale alla
domanda, ma non è nemmeno concorrenziale”.
Un elemento di flessibilità dell’offerta è costituito dalle infrastrutture, in
primis, da nuovi rigassificatori. Che in
Italia sono previsti, ma che incontrano
resistenze enormi nella fase di autorizzazione senza contare che poi, per realizzarli, servono dai 2 ai 4 anni. Intanto, entro fine anno, dovrebbe ultimarsene uno a Rovigo.
Per via del ridotto grado di liberalizzazione e per la sua limitatezza oggettiva, dovuta a sua volta all'insufficienza delle infrastrutture, anche il servizio di stoccaggio rappresenta in Italia
un problema serio. Esso consiste in
pratica nell’immissione di gas in estate
in ex campi di produzione, che poi
dovranno erogarlo nei periodi invernali di punta della domanda. Lo stoccaggio permette ai venditori di modulare l’offerta di gas per far fronte alla
rigidità del profilo delle importazioni e
alla forte variabilità, dovuta ai cambiamenti di temperatura, che caratterizza
la domanda del mercato civile.
Sviluppando ulteriormente le infrastrutture e migliorandone il funzionamento anche in termini di accessibilità, un migliore servizio di stoccaggio potrebbe influire in maniera
sostanziale sulle dinamiche di mercato, ad oggi assai influenzate dall'andamento delle stagioni e del clima si pensi agli effetti di due inverni
diversi: quello rigido del 2005-2006
che portò un’emergenza gas, e quello
mite del 2006-2007, con effetti
opposti al precedente.
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Vendite per tipologia di mercato
M(m3); Anno 2006
20.706 M(m3)
27.124 M(m3)
5.602 M(m3)
23.911 M(m3)
Domestico
Commercio e servizi
Industria
Generazione Elettrica
Fonte: elaborazioni Autorità per l’energia elettrica e il gas su dichiarazioni degli operatori - novembre 2006
2008 maggio/giugno CER 67